Eolie in autunno, un viaggio magico

Lipari, Stromboli, Vulcano
Scritto da: artemisia59
eolie in autunno, un viaggio magico

È inizio autunno di un anno pieno di restrizioni, un anno in cui, nonostante tutto, la voglia di viaggiare ci ha ugualmente spronato a muoverci, dove consentito. È l’occasione giusta per realizzare un sogno da tempo nel cassetto: le isole Eolie. Qui il mese di ottobre è in realtà una pigra stagione di fine estate, la migliore, ci confermeranno poi gli isolani, per godere appieno la bellezza e i colori delle isole.

Come arrivare alle Isole Eolie

Il comodo traghetto diretto da Napoli della Siremar viaggia solo una volta a settimana, e non nei giorni a noi opportuni, per cui optiamo per un volo su Catania. Da Pescara (la nostra città) con la Compagnia Volotea, troviamo un prezzo bassissimo e con circa 70 euro a/r in due, e un’ora di volo, siamo in Sicilia. La comodità di Volotea è che offre il bagaglio a mano gratuito delle dimensioni 55-40-20 fino a 10 kg, oltre una borsa piccola. Per le nostre esigenze ciò è più che sufficiente, e non necessitiamo di bagagli aggiuntivi a pagamento.

Atterrare a Catania, con la vista fumante dell’Etna, è un’emozione sempre rinnovata.

Dall’aeroporto ci sarebbero i bus diretti Giuntabus per il Porto di Milazzo (da dove ci imbarcheremo per Lipari), ma con le restrizioni Covid gli orari sono ridotti, e il nostro aereo atterra dopo l’ultima corsa. Così prendiamo l’Alibus per il centro (4 euro) e passiamo la notte quasi di fronte la stazione dei treni, al b&b Platamone Rooms. Consigliato, tranne a chi ha problemi di deambulazione o bagagli pesanti: non c’è ascensore e ci sono da fare 2 piani di scale ripide e strette.

Cena veloce, visto anche l’orario, approfittando dei furgoni di street food con tavolini di fronte alla stazione, dove, per chi piace, si possono mangiare anche hamburger e polpette di cavallo. Avremmo voluto approfittarne anche al ritorno per il pranzo, ma purtroppo sono presenti solo di sera.

Giorno 2 – Da Catania alle Eolie

La mattina successiva, prima di prendere il treno per Milazzo, una passeggiata per il centro dell’amata Catania ci sta tutta. Villa Bellini, l’Anfiteatro Romano, il Teatro Bellini, la Via Etnea, la Cattedrale di sant’Agata, il mercato del pesce, o, semplicemente, qualunque strada in cui si respiri quell’inconfondibile aria di antica Sicilia.

Anche il viaggio in treno sarà poi piacevole e panoramico, costeggiando il mare: i faraglioni di Aci Trezza, Giardini Naxos, lo Stretto di Messina. Dalla stazione di Milazzo al porto c’è un bus urbano non proprio frequentissimo, oppure si può optare per i taxi che fanno pagare circa 5 euro a persona. All’andata prenderemo il bus, al ritorno (sotto la pioggia) il taxi.

Fatto al botteghino il biglietto per l’aliscafo Liberty Lines per Lipari (la prima delle nostre tre isole), iniziamo finalmente la nostra nuova avventura. La prima fermata dell’aliscafo è l’isola di Vulcano, ed è incredibile come l’isola si lasci annunciare da un penetrante odore di zolfo. Sono felice: per me che tanto amo i vulcani, questo fetore è elettrizzante. Il viaggio prosegue, e dopo pochi minuti siamo a destinazione nella dirimpettaia Lipari. Ad attenderci al porto il titolare dell’Eolian Residence, un personaggio davvero unico e di una disponibilità e gentilezza imbarazzanti.

Il trasporto è compreso nel prezzo dell’alloggio, e in più il signor Nino ci accompagnerà più volte di sua iniziativa in diverse situazioni. L’appartamento è ampio e bellissimo, con una vista pazzesca, e un prezzo irrisorio, vista la bassa stagione. L’Eolian è in una posizione alta e panoramica, nel paesino di Pianoconte, e per scendere a Lipari città (se non disponete di un mezzo) occorrono una quarantina di minuti a piedi tra sentiero e statale, oppure il signor Nino si offrirà di accompagnarvi. Alla città di Lipari dedicheremo il pomeriggio dell’arrivo, girando per gli stretti vicoli, salendo alla Cattedrale Normanna di San Bartolomeo attraverso la bellissima Scalinata del Concordato, e infine all’imponente Castello che domina il mare. Tutte le stratificazioni storiche, a partire dal neolitico eoliano (3000 a.C.) sono ben visibili nel Museo archeologico. Sempre all’interno del parco del castello, ma con un affaccio sul mare, alle spalle della Chiesa della Madonna delle Grazie, resto colpita dai resti dell’antica necropoli. Il tutto spazzato da un vento potente e sibilante, ma del resto siamo alle Eolie.

Ora è il momento di rinfrancarci con meravigliosi arancini, che in ogni viaggio in Sicilia sono sacri. In questa zona orientale del catanese declinati al maschile, nella Sicilia palermitana occidentale detti arancine; cambia la forma ma non la bontà.

Risaliamo a piedi al Residence, e per stanchezza restiamo a cenare al ristorante interno. Non ce ne pentiremo, e siccome saremo stanchi ogni sera, quello sarà il nostro ristorante per tutte e 3 le serate. Cucina apprezzabile, semplice e locale, con buoni prodotti del territorio.

Giorno 3 – Lipari

Camminare mi sembra il modo migliore per onorare queste terre, e quindi nei giorni precedenti il viaggio, mi ero studiata un po’ di percorsi trekking. Dovendo necessariamente sceglierne uno, optiamo per il Sentiero delle Cave di Caolino. Si parte dalla località Quattropani, dopo un’azienda vinicola. Inutile dire che verremo accompagnati a inizio sentiero dal nostro gentile ospite. Si tratta di circa 8 km di sentiero panoramico ad ovest dell’isola, che scende a sud fino alla chiesa di Pianoconte, di media difficoltà, ma con punti al momento un po’ indaginosi per via della manutenzione meno minuziosa a causa della lunga chiusura per il Covid. Bellissimo l’inizio, con una serie di piccole fumarole e rocce di ogni colore. Pazzesca poi la limpida vista sull’isola di Salina. A fine percorso, arrivati al borgo di Pianoconte, ci si può rifocillare nei numerosi bar e ristorantini pronti ad accogliere gli escursionisti.

Dopo la camminata mattutina, nel pomeriggio non ci facciamo mancare altri km a piedi, arrivando al Belvedere di Quattrocchi, che in effetti non è molto distante dal nostro alloggio, ma poi proseguendo fino alla scenografica spiaggia nera di Valle Muria, che non sembra lontana, ma va raggiunta nell’ultimo tratto con una lunga scalinata. E’ ottobre, ma il caldo e la fatica si fanno sentire.

Stasera ci aspetta una sorpresa: il signor Nino, aspettando il momento opportuno per limpidezza del cielo, ci accompagna con altri due ospiti al tramonto secondo lui più bello del mondo. Al nord dell’isola, davanti al Santuario della Madonna della Catena, ammireremo in effetti un tramonto di commovente bellezza.

Giorno 4 – Lipari

Oggi noleggeremo uno scooter da Luigi, di fronte al porto al costo di 20 euro, per girare un po’ tutta l’isola. Prima tappa sarà l’Osservatorio Geofisico: basta lasciare il mezzo sotto la struttura e incamminarsi a piedi lungo un breve sentiero tra la sterpaglia, per avere una visuale fantastica di Vulcanello e Vulcano.

Con un mezzo a motore è molto facile e veloce compiere il periplo della piccola isola, che sebbene sia la più grande delle Eolie non misura che 38 kmq. In breve arriviamo alle abbacinanti ex Cave di Pomice, ma meglio sarebbe dire che in breve arriviamo a parcheggiare lo scooter sulla statale per poi scendere a piedi. E scendere, almeno per me, non è facile: il terreno è ripido e scivoloso, ma men che meno avremmo potuto affrontarlo con lo scooter.

Dopo la mia solita ridicola performance di equilibrio, e dopo aver ammirato questo mare turchino dopo tanto cobalto, si risale per continuare il giro. Spiagge Bianche (dove farò anche un piccolo bagno), Canneto (da dove la vista sulla fumante Stromboli mi ricorda l’appuntamento di domani).

Ultima cena stasera all’Eolian, che ci proporrà stuzzicanti antipasti eoliani (formaggi, verdure sott’olio e cucunci come se non ci fosse un domani), tonno e spada affumicati, pasta all’eoliana, e per finire dolcetti fatti in casa accompagnati da Passito.

Giorno 5 – Stromboli

Sono emozionatissima. Questa è la tappa che sogno da tempo: l’aliscafo per Stromboli sta per caricarci. Purtroppo la traversata sarà pesante per via del mare mosso, e arriverò in condizioni penose. Per fortuna l’ Hotel Ossidiana, da noi prenotato, si trova a pochi passi dallo sbarco. Avrò bisogno di alcune ore per riprendermi, nel giardinetto della nostra camera a piano terra.

Da casa avevo preso contatti e prenotato con una delle varie agenzie per la salita al vulcano: la Magmatrek. Arrivati sul posto, verremo uniti al gruppo di un’altra agenzia, per via dello scarso afflusso turistico: saremo solo in 12. Purtroppo, dopo la violenta eruzione del 2019, per ragioni di sicurezza non è più possibile salire fino a oltre 900 metri, proprio sulle bocche del vulcano. Sarà possibile salire fino a quota 400, ma sempre con una guida. Il costo è di 20 euro a persona, e si parte dal centro del paese, poco sotto la chiesa di San Vincenzo. Si potrebbe salire in autonomia soltanto fino all’Osservatorio, a quota 270 mt. Lo scopo è ammirare le eruzioni con il buio, e in questo periodo dell’anno si parte intorno alle 16.30. Ad accompagnarci è una guida alpina, abituata a ben altre “fatiche”, che si gode per tutta l’estate il clima e la pace di Stromboli, unita alla “passeggiatina” quotidiana sul vulcano. La salita a 400 si percorre in circa 2 ore, a un passo veloce e con una sosta intermedia. Correndo dietro alla guida, non è certo possibile fermarsi lungo il percorso per fare foto o ammirare il paesaggio. E questo, oltre l’obiettiva fatica, mi pesa un po’. Sono necessarie scarpe da trekking (si possono anche noleggiare), abbigliamento a strati con un giubbino pesante finale, acqua, qualcosa da mangiare, luce frontale (anche questa noleggiabile) e magari bastoncini da trekking. Il caschetto viene fornito.

Non è facile descrivere quello che si prova quando si arriva nel punto della sosta per l’osservazione. Già il tramonto è qualcosa di fantastico, col sottofondo del brontolìo del Vulcano, sempre presente. Man mano che il cielo scurisce, le stelle diventano una coperta luminosa: solo questa visione basterebbe a giustificare la fatica. Siamo tutti lì, muti, attoniti, col fiato sospeso in attesa dei boati e degli spruzzi di lava rossa nella notte. Posso solo immaginare cosa dovesse essere poter salire fino ai crateri sommitali, e praticamente guardare dall’alto una simile meraviglia della natura. Non si sentono più la stanchezza, né la fame o la sete.

La discesa viene effettuata lungo un’altra via, affondando nel terreno sabbioso, fino all’Osservatorio. Qui alcuni si fermeranno, in quanto c’è un ristorante dove si cena a lume di candela, con vista sulla sciara.

Noi proseguiamo fino al paese insieme alla guida, lungo le strade non illuminate, ascoltando i suoi divertenti racconti di vita isolana.

Giorno 6 – Stromboli e Vulcano

L’aliscafo partirà alle 11.30, per cui c’è tutto il tempo per una passeggiata dal porto lungo la costa nord, verso le spiagge di Scari e Ficogrande, con la vista di Strombolicchio. Una pace incantata pervade il paesaggio, così come i vicoli ancora sonnolenti. Il vulcano sbuffa in una sorta di saluto.

Mi spiace molto lasciare quest’isola incantata, ma dopo 2 ore di navigazione, l’odore pungente della variopinta Vulcano mi fa spostare la mente su un nuovo e magico punto di interesse. Anche qui il nostro alloggio sarà proprio sul porto, dirimpetto all’arrivo dei traghetti: il comodo Hotel Faraglione, dotato anche di un bar ristorante esterno, dove è possibile consumare colazione, pizza o uno spuntino veloce. Appena depositati i bagagli e rifocillati, ci dirigiamo con una brevissima passeggiata a destra del porto, verso i fanghi termali, purtroppo sottoposti a sequestro per ragioni di sicurezza (pare una bimba si sia sentita male), ma più che altro per motivi di abuso edilizio. Non possiamo che guardare il gorgogliante laghetto termale dall’esterno, e dirigerci alla adiacente Spiaggia delle Acque Calde, dove è possibile bagnarsi in un’acqua cristallina, riscaldata da numerosi getti di vapore sulfureo. Ma voglio fare un breve bagno anche nella Spiaggia Nera poco distante: basta fare qualche centinaio di metri fino al lato opposto dell’isola. Anche qui, nonostante il fondale di sassolini neri, acqua cristallina e per niente fredda, nonostante il periodo.

Dopo il bagno, iniziamo la nostra camminata verso l’attrazione principale: la salita alle bocche vulcaniche. In meno di un paio di km su strada asfaltata, si arriva all’inizio della salita al cratere. Qui non è necessaria una guida, la salita è libera e non particolarmente faticosa, tranne forse la parte finale leggermente più impegnativa. In circa un’ora, procedendo con calma, si è in cima. E anche qui lo spettacolo è una giostra di colori e di emozioni: il giallo dello zolfo è il colore predominante, tra sbuffi violenti di vapore, anche abbastanza pericolosi. La mascherina diventa utile. Il panorama sottostante è una cartolina irreale: forse la luce autunnale contribuisce a rendere i colori ancora più puliti e decisi.

Ridiscesi dal vulcano, è quasi ora di cena, e vorrei andare a mangiare il “pane cunzatu” nel locale che dovrebbe essere il migliore allo scopo. Armati di telefonino con mappa, ci avviamo verso la destinazione, ma il telefonino servirà soprattutto come torcia, visto che le strade non sono illuminate. Dopo parecchia strada verso l’esterno del paese, ecco l’annuncio “sei arrivato a destinazione”, ma il locale è chiuso. Un poco contrariati, ripieghiamo sulla pizzeria a fianco all’hotel, uno dei pochi ristoranti aperti. Niente pane cunzatu, ma ottima pizza siciliana.

Giorno 7 – Vulcano e Milazzo

Pensiamo di prendere l’aliscafo per Milazzo appena dopo pranzo, sfruttando così un’altra mattinata per una bella passeggiata a Vulcanello, l’isolotto unito a Vulcano e formatosi da un’eruzione marina nel 183 a.C. A destra dei fanghi termali, si procede per un paio di km lungo una bella strada tra vegetazione mediterranea e fichi d’india. L’attrattiva di Vulcanello è la cosiddetta Valle dei Mostri, cioè le forme fantasiose che la lava solidificata e i detriti hanno assunto durante l’eruzione. In realtà ci vuole una buona dose di fantasia, e la zona è parecchio mal tenuta, ma ha comunque la sua suggestione.

Le corse di aliscafo tra Vulcano e Milazzo sono molto frequenti, per cui non è necessario programmare più di tanto, o temere di restare a piedi.

Arriviamo a Milazzo nel primo pomeriggio, e prendiamo possesso della nostra camera all’Hotel Medici, buona struttura, centrale, con ottima colazione. Lasciamo i nostri bagagli minimali, e ci incamminiamo verso il Castello Svevo Aragonese. Avrei voluto visitare tutta la città fortificata racchiusa dalle mura, ma oggi è lunedì, unico giorno di chiusura. Così ci accontentiamo di salire sui bastioni esterni, ammirando una vista strepitosa.

Al ritorno ci fermiamo al Bar Nettuno, quasi di fronte al Porto, per una merenda a base di favolosi cannoli. E anche le cassatine non sono da meno. Purtroppo è iniziato improvvisamente il diluvio, e siamo costretti a restare al tavolo sotto la tettoia del bar, per cui non possiamo che assaggiare le specialità della casa mentre attendiamo che spiova.

La serata finisce alla Trattoria La Campagnola, con stoccafisso in insalata di cipolle e pomodori, involtini di pescespada superbi, frittura di calamari e vino bianco. La Sicilia in cucina non ha rivali.

L’ultimo giorno è quello del percorso all’inverso: taxi per la stazione, treno con sosta di un paio d’ore a Messina (siamo in anticipo), arrivo a Catania e taxi per l’aeroporto (i taxi offrono la stessa tariffa dell’Alibus).

Un viaggio un po’ articolato, ma di massima soddisfazione. Abbiamo goduto di sole 3 isole, ma sono state spettacolari, e soprattutto diversissime tra loro, sebbene così vicine. Non mancheremo di visitare anche le altre in un prossimo viaggio: la scintilla è scoccata.

Guarda la gallery
eolie in autunno

img_20201008_183234_burst1

img_20201010_190426

img_20201011_170354



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari