Enjoy Guadalupa

Scritto da: Maps
enjoy guadalupa
Partenza il: 21/01/2020
Ritorno il: 29/01/2020
Un fantastico viaggio attraverso l’arcipelago della Guadalupa, tra profumi esotici, spiagge meravigliose, scenari mozzafiato immersi tra il mare dei Caraibi e dell’Oceano Atlantico.

9 giorni di permanenza sull’arcipelago ed un programma di attività in cui ho cercato di visitare le migliori spiagge tropicali, i paesaggi più pittoreschi, ed i principali siti storico-culturali.

In sintesi, vacanza meravigliosa! Un’esperienza unica che consiglio a tutti coloro che amano trascorrere momenti indimenticabili in questi angoli di paradiso.

E’ da precisare che alcuni importanti siti, come la foresta pluviale tropicale, le varie cascate, e la spiaggia le Caravelle (tutto splendido) sono già state oggetto di escursione in concomitanza di due precedenti crociere, quindi li ho esclusi a priori dal tour, ma il mio intendimento sarà quello di tornarci e approfondirne la conoscenza dedicando alle due principali isole, Grande-Terre e Basse-Terre, un viaggio ad hoc.

Il viaggio che descriverò mi ha consentito di fare degli approfondimenti sull’intero arcipelago e di scrivere il testo di un documentario dal titolo in “In volo sulle ali di una farfalla”, che al mio rientro utilizzerò, con musiche a tema e una voce narrante professionale, per un reportage dedicato a questo fantastico angolo dei Caraibi.

Buona lettura!

21 gennaio 2020

La partenza

Bene! Il fatidico giorno è arrivato. Un mio grande desiderio sta per realizzarsi. Dopo essere giunto a Roma Fiumicino ed essermi imbarcato per Parigi Charles De Gaulle, e aver proseguito per Parigi Orly, prima dell’imbarco per l’aeroporto internazionale Pôle Caraïbes di Pointe-à-Pitre, mi concedo qualche minuto per scrivere le prime impressioni di questo viaggio. Racconterò, giorno dopo giorno, le bellezze naturali di questo arcipelago sperando che le emozioni che sto percependo nel partire in solitaria, non prendano il sopravvento. Per vari motivi questo è il viaggio delle prime volte e, come in tali occasioni normalmente accade, un po’ di ansia sembra già prendere corpo. In effetti mi sento leggermente spaesato, ma il desiderio di coronare un sogno da tempo inseguito dovrà prevalere su qualsiasi sentimento. Più che una vacanza con programma turistico ben definito, la considero un’avventura con spazi di mistero, volti a rendere questa esperienza di viaggiatore solitario,una pietra miliare dalla quale trarre insegnamenti importanti per i miei futuri viaggi. Guadalupa, in particolare Grande Terre, l’avevo in parte già visitata in passato grazie ad uno scalo croceristico. Ricordo che fu un amore a prima vista, soprattutto quando con un’escursione ci portarono a St. Anne sulla favolosa spiaggia del Club Méditerranée, La Caravelle, per goderci qualche ora di sole. Questa spiaggia probabilmente non la visiterò ma la documenterò nel reportage che al mio rientro intendo scrivere e montare in video dal titolo “In volo sulle ali di una farfalla”. Come andrà Stefano? Tranquillo, sarà tutto meraviglioso.

22 gennaio 2020

A St. Anne, calore e colori caraibici Buongiorno da St. Anne (Grande Terre) località balneare a est della Guadalupa, terra dalle meravigliose spiagge bianche e dalle rigogliose palme di cocco, che rendono l’atmosfera suggestiva già alle prime ore del mattino. E già, il risveglio odierno (3,00 locali!) mi ha portato alle 4,40 (9,40 in Italia) a uscire per una rigenerante corsetta di un’ora, durante la quale, nel familiarizzare con la cittadina (memorizzando vie e negozi d’interesse), già dalle prime ore del mattino molti locali affrontavano con encomiabile energia ed un pizzico di fantasia una sana ed originale attività sportiva. La curiosità è andata soprattutto verso coloro che nelle calde acque trasparenti del lido comunale, Plage le Burg, a soli 100 metri dal mio appartamento, stamane illuminatissima non solo dalla luce di potenti lampioni, ma da un romantico spicchio di luna e da un cielo stellatissimo, praticavano del foot fitness in acqua percorrendo avanti e dietro l’incantevole spiaggia caraibica. C’era pure chi, come me, faceva del normale footing, ma quella pratica in sportiva in acqua, sicuramente salutare sotto il profilo muscolare, mi ha veramente incuriosito. Praticamente piccole comitive (età medio alta) passeggiavano chiacchierando in acqua. Domani mattina replico l’uscita (più tardi però!) e spero di documentarla meglio. E dell’acqua bike in mare ne vogliamo parlare? In effetti non si fanno mancare nulla, e soprattutto senza molte pretese e sempre con il sorriso in viso. Alla faccia dei moderni e costosi centri fitness. Altra cosa che mi ha colpito sono i numerosi e colorati mercatini locali, i bar ed i ristoranti disseminati lungo la strada del lido di St. Anne. Alle 5,30 era già un fermento di preparativi in vista di una giornata che sembrava presagire numerose presenze turistiche. In serata, infatti, ne ho approfittato per fare un giro. St. Anne non mi è sembrata però una cittadinanza dall’ordinato e rigoroso assetto urbanistico, classico dei principali porti caraibici americani o inglesi. La città si presentava in alcune zone molto dismessa, direi anche un po’ abbandonata, non certo il massimo per chi pensa di trovare un posto simile alle Bahamas o all’isola di Antigua. A St. Anne comunque, si respira aria di caraibi ed è questo l’essenziale; con i suoi scorci naturali, gli odori e i sapori di una cucina creola e soprattutto con una popolazione i cui tratti somatici non tradiscono minimamente le radici di un passato caratterizzato da deportazioni e schiavitù, l’atmosfera è veramente surreale. I ricordi di quel periodo buio sono ancora vivi e sentiti tra gli abitanti di colore dell’isola, ed i numerosi murales che richiamano i secoli scorsi, sono una chiara testimonianza di come certi ricordi sono sempre presenti nei cuori della stragrande maggioranza della popolazione dell’isola. Il finale di questa giornata? Dopo essermi svegliato con i ritmi caraibici vado a dormire sulle note del nostro Va Pensiero, rigorosamente cantato, in un programma televisivo locale, in francese.

23 gennaio 2020

Alla conquista di Basse Terre

Sveglio già da molto (effetto fuso ancora non assorbito), sono uscito presto per un buon allenamento di nuoto nelle acque cristalline di St. Anne, battute da una leggera brezza e un sole pallido ed una temperatura di circa 26 gradi. I soliti foot runner e tanti podisti che correvano sugli oltre 300 metri della spiaggia de le Burg. Oggi in programma gran tour per visitare la parte occidentale dell’isola, quella più selvaggia, caratterizzata da scenari naturali mozzafiato. Il tour è cominciato dalla cascata di Carbet in Campesterre Belle-Eau. Salto d’acqua immerso nella umida foresta tropicale del Parco Nazionale della Guadalupa, raggiunto dopo 3km di: – Chi me lo ha fatto fare (fango e radici scivolatissime) – 45 minuti dopo, la natura si è poi dimostrata generosa, restituendo uno spettacolo mozzafiato. Esperienza direi positiva, ma abbigliamento proprio no. Lasciata la cascata, via per la capitale, Basse Terre posta ai piedi del vulcano Soufrière. La città si caratterizza per i suoi importanti siti storico-culturali come l’imponente Forte Delgrès. 30 minuti di tour con cartina, modello orientista, per visitarlo tutto, quindi meritato pranzo sul lungomare di Basse Terre opportunamente ventilato. Sosta quanto mai necessaria visto che i 29 gradi si facevano sentire. Da quel momento una lunga cavalcata lungo l’estenuante e soleggiata strada litoranea, fatta di continui saliscendi, in direzione Deshaies, passando per le Trois Rivieres, piccolo porto l’imbarco per le isole di Les Saintes e sede di un parco archeologico, RochesGravées, che conserva oltre 230 incisioni rupestri risalenti al IV secolo d.C. che rappresentano una straordinaria testimonianza lasciata dai primi abitanti della Guadalupa, ovvero gli indiani Arawak. Lungo la strada incontro spiagge non belle come quelle di Grande Terre, fino ad arrivare alla tappa programmata de la Grande Anse di Deshaies. Oltre 1 km di sabbia dorata coperte da un suggestivo palmeto di cocco sotto i quali un gran numero di turisti (Italiani compresi), si riparavano dal sole che con i suoi 28 gradi si faceva sentire. Prima di riprendere la strada in direzione Sainte-Rose, un bel sorbetto al cocco artigianale mi ha rigenerato. Ci voleva proprio! Rientro da scordare! Quasi tre ore di traffico per un incidente sulla strada per Point-a-Pitre, per non parlare poi di quello per arrivare a St. Anne. Una colossale perdita di tempo che non mi ha consentito di toccare la parte nord-est di Basse Terre per vedere altre meraviglie locali, come la località balneare di Sainte-Rose e la meravigliosa riserva marina di Grand Cul-de-Sac Marin. Pazienza. 24 gennaio 2020 I gioielli di Grande Terre 1^ p. E come promesso la giornata odierna l’ho dedicata esclusivamente alle spiagge di Gosier, St. Anne e nel pomeriggio a quelle di St. Francoise. La curiosità di scovare delle piscine naturali l’ho esaudita deviando dal programma che mi ero preparato. Niente spiaggia di Tabarin, anche perché non l’ho trovata, e sosta su due piccole anse consigliate da un locale, quella de Le Havre e quella di Jacques. Indicazione azzeccata! La prima si presentava come una insenatura di sabbia chiara con la solita vegetazione fatta di mangrovie e palme e un mare bellissimo. Per la sua bellezza era abbastanza affollata, però ne è valsa sicuramente la pena fermarsi. Sosta doverosa di un paio d’ore poi il passaggio alla spiaggia adiacente, la plage de Jacques. Quest’ultima più selvaggia e carina, non certo paragonabile alla precedente. Infine, sulla strada del rientro a St. Anne, sosta sulla spiaggia deserta e lunga de Salines. Cosa dire, oltre ad essere deserta, giusto qualche pescatore, lo scenario si presentava desolante, forse perché il bagnasciuga era ricoperto da piccoli filamenti di alghe nere, che contrastavano pesantemente con il chiarore della sabbia. Un peccato! Tolta anche questa curiosità (a fine viaggio farò la top ten delle più belle spiagge visitate a Guadalupa), rientro per il pranzo facendo una sosta sulla spiaggia di le Bourg di St. Anne. Oggi il litorale offriva uno scenario incredibile per la bellezza del mare, per le presenze turistiche (c’erano pure i croceristi Costa!), e per i colori dell’affollatissimo mercatino. Quando da queste parti splende il sole gli scenari cambiano, e vi assicuro che oggi St. Anne, è qualcosa di speciale. Ne approfitto per distendermi sulla sabbia e descrivere questa prima parte di giornata a Grande Terre e organizzarmi per l’escursione di domani sulla isola della Dèsirade. Fine 1^ parte.

A plus tard!

24 gennaio 2020

I gioielli di Grande Terre 2^ p.

St. Francoise, ultima fermata Pomeriggio a St. Francoise e ancora paesaggi e luoghi che mi lasciano d’incanto. Questa città, dal centro, si estende con una lingua di terra lunga circa 6/7 chilometri, sino ad arrivare alla punta sud-est della Grande Terre, chiamata Pointe de Châteaux. Praticamente la punta sud-est di Grande Terre. Molte le spiagge e le anse più o meno grandi che costellano entrambi i lati di questa estensione territoriale, tutte caratterizzate da una vegetazione variegata. Dalle fitte mangrovie direttamente sul mare a piccole anse di sabbia o di scogli dove trovano dimora innocue iguane. Insomma, un luogo ideale, sia per chi piace stare a diretto contatto del mare, in piena privacy e senza affollamento di bagnanti, sia per le famiglie. Avendo poco tempo a disposizione, chiaramente non le ho visitate tutte, ma ho scelto di andare su quelle pubbliche più rinomate, come quella cittadina di Raisins Clair e quella un po’ fuori da St. Francoise, di Gros Sable, conosciuta come il paradiso del surf locale. Ma prima di arrivarci, la prima sosta, doverosa per lo scenario mozzafiato che offriva, è stata la punta estrema dell’isola chiamata Pointe de Châteaux. La visione del luogo mi ha lasciato senza parole; da un lato la grande scogliera sulla quale svettava un enorme crocifisso con un ansa che spingeva le onde a riva a grande velocità, dall’altra si apriva un’insenatura dalle acque calme e celesti. Insomma da un lato la maestosità dell’oceano aperto, dall’altra le tranquille acque del mar dei Caraibi. Un luogo speciale con vista speciale dell’isola di Dèsirade. Lasciato Pointe de Châteaux, il via alla ricerca delle altre due spiagge. Sulla prima, quella di Raisins Clair, batteva un modesto vento, rendendo increspato un mare dai colori vivaci tra il verde e il celeste; l’altra, quella di Gros Sable, paradiso del surf, si presentava con una piccola insenatura all’interno della quale si estendeva una spiaggia ricoperta da grossi ciottoli di pietra. In sintesi due spiagge diverse ma entrambe, come si può ben capire, frequentate da un target completamente diverso. E con questo anche per oggi e tutto. Bon nuit per voi, mentre per me è ancora vita!

Insomma!

25 gennaio 2020

La Dèsirade, paradiso selvaggio 1^ p.

Con un’alba variopinta così come impressa stamane in foto, non poteva certo che iniziare bene la giornata. Sarà che sono un po’ troppo previdente ma l’arrivo al porto di St. Francoise è avvenuto con troppo anticipo! Primo bus da St. Anne alle 6,00, venti minuti di viaggio, ed eccomi arrivato al alla partenza delle navette per l’isola de la Dèsirade con 1 ora e 40 minuti di anticipo rispetto all’ora di partenza del battello previsto per le 8,00. Chiaramente non c’era nessuno, e la stazione marittima era completamente serrata. Da queste parti ho notato che il servizio dei bus locale non è molto affidabile nel rispettare gli orari, quindi meglio fare le cose con congruo anticipo, soprattutto in giornate prefestive come questa. Attesa dedicata allo scatto di alcune foto, quindi una sana lettura di un testo interessante dedicato alla scrittura creativa, qualche idea buttata giù velocemente sul mio smartphone, e finalmente alle 8,15 (in ritardo!) si parte per la Dèsirade. La Dèsirade è una piccola isola di origine vulcanica scoperta nel 1493 da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio verso le Antille. Essa conserva testimonianze risalenti alla fase più antica della storia geologica delle Piccole Antille ed il suo nome è stato dato dai membri dell’equipaggio del navigatore genovese. Dopo circa un’ora di traversata eccomi mettere piede sull’isola insieme a tanti turisti. Il programma prevede sole e solo sole sulla spiaggia di Souffleur, ma l’astinenza da bici mi suggerisce di noleggiarne una per ampliare le conoscenze del posto e nel contempo non impigrire i miei quadricipiti! E così sia. Ispirato da un signore che sulla maglietta riportava scritto: “Ride a bike keep moving”, la prendo e via per l’isola alla scoperta delle sue bellezze naturalistiche e storiche.

A plus tard!

25 gennaio 2020

La Dèsirade, paradiso selvaggio 2^ p.

Ed eccomi a raccontare questa splendida giornata trascorsa sulla piccola isola de la Dèsirade in compagnia di una mountain bike e una cartina. La Dèsirade è un piccolo gioiello selvaggio, immerso nelle calde e celesti acque del mar dei Caraibi, con spiagge bellissime, quasi a fotocopia, qualche rovina di antichi manufatti, e parti dell’isola dalle caratteristiche lunari, aride che scivolano in ripidi pendii direttamente a mare. Il tour mi ha visto percorrere per lungo e largo tutte le strade che portavano a vedere qualcosa d’interessante, facendo particolare attenzione agli attraversamenti delle iguane, così come indicato dalla segnaletica stradale (ne avessi incrociata una di iguana!), molto ben posizionata lungo tutte le strade. Seguendo il modello di navigazione dei bikers orientisti, ho iniziato il mio tour con un’efficace lettura della cartina, quindi con la memorizzazione dei siti sui quali sostare, e infine con la visita degli stessi. L’unica strada percorribile vedeva nell’ordine ben 5 spiagge, due manufatti, ormai decadenti, uno era un’antica stazione meteo, l’altro un cotonificio, una piccola cappella dedicata alla nostra Signora del Calvario, il grande faro e le due estremità dell’isola con caratteristiche ambientalistiche molto diverse. Quella a est, con davanti l’ansa dal nome Devant-y-Bon, proponeva uno scenario lunare molto caratteristico come tutte le punte estreme delle isole aperte al mare. L’altra, posta nella direzione opposta dell’isola, denominata Point des Colibris, vedeva la presenza di vecchi cannoni arrugginiti puntati verso l’oceano ed un albero sul quale cinguettavano, per davvero, dei colibrì. Visto tutto ciò, non proprio uno spettacolo esaltante (giusto l’ansa Devant-y-Bon è stata degna di nota), non mi restava che dedicarmi alle spiagge, così come programmato. Qui nulla da dire. Tutte belle, alcune molto simili, come la spiaggia a Fifi, quella del Souffler e della Petite Riviere, tutte rigorosamente di sabbia chiarissima con ampi spazi coperti da palme di cocco, e, nel pieno rispetto dell’ambiente, qualche punto ristoro, piccoli bar e alcuni ristoranti. A questo punto il tour volgeva a termine, e dopo oltre tre ore di stancanti pedalate per quelle strade dall’altimetria nervosa, finalmente mi lasciavo andare ad un po’ di relax. Cosa trovo collocata nelle verdi acque della spiaggia a Fifi? Una piscina da 25 metri composta da cubi galleggianti con una passerella di altrettanti metri ed un’area perimetrale sulla quale è possibile distendersi per prendere il sole, oggi caldo più che mai! Non perdo un secondo, mi spoglio e mi tuffo, e nuoto su e giù per una ventina di minuti. Nuotatina tonificante e di recupero che mi ha tolto di dosso sudore e fatica. Ora sono pronto per il pranzo e quindi per il rientro a St. Anne. Pensierino finale: “Oggi posso dire di aver fatto l’en plain, turismo, sport e relax.” Dopo aver minuziosamente raccolto le idee, selezionate le foto e, come ogni giorno, raccontato quest’altra favolosa esperienza, mi imbarco per il rientro, rosso come un aragosta (maledetta crema dimenticata!). Voto per tutto quello che ho visto e fatto? Un bell’8.

Au revoir mes amies.

26 gennaio 2020

Alla scoperta di Marie-Galante – 1^p.

E mentre alla Marina di Civitavecchia, nonostante la pioggia, il sole è già alto e fa un gran freddo, da queste parti invece sta facendo lentamente capolino, illuminando di un arancione intenso l’orizzonte. A detta dei locali, un colore così forte è sinonimo di gran caldo. Ore 06,15 sono già in piedi per partire in un tour che mi vedrà toccare tutti i punti più caratteristici dell’isola, ma prima una bella corsa lungo la strada litoranea che porta a Ground Borg, quindi una sostanziosa colazione, ed infine una accurata lettura della mappa di Marie-Galante per ripassare itinerari e siti da visitare. Marie-Galante tra poco sarai mia. 26 gennaio 2020 Marie-Galante, sognare a 360° 1^ p. Con qualche rammarico ma con il desiderio di scoprire sempre nuove mete, oggi si chiude l’esperienza Grande Terre – St. Anne, e se ne apre un’altra chiamata Marie-Galante, l’isola più grande dell’arcipelago e, forse anche la più bella. Avrò comunque modo di verificarlo in questi tre giorni di permanenza. Marie-Galante, denominata dai locali terra dei cento mulini e terra della canna da zucchero, oltre che di turismo, vive di agricoltura finalizzata alla produzione di rum. Numerose sono infatti le distillerie sparse in ogni angolo dell’isola. Tre le città più importanti. Grand-Bourg situata a sud, è il principale porto di imbarco e sbarco per Point-a-Pitre, sulla Grande Terre; Capesterre a sud-est, è una città caratterizzata dalla presenza di una sottile barriera corallina che fa da protezione ad una grande e favolosa ansa, direi mega piscina, frontale alla cittadina, nonché il posto che ho scelto per il mio soggiorno; infine Saint-Louis situata a nord-ovest dell’isola, è un piccolo porto per le tratte da/per St. Francoise e Les Saintes e a quanto sembra dalle spiagge idilliache. Più che una città è un borgo, accogliente, con un bosco adiacente e in questi giorni location di una competizione internazionale di moto d’acqua (Alla faccia dell’inquinamento!). Come da programma ritiro l’auto a St, Louis e via per Capesterreper prendere possesso dell’appartamento. Le bellezze delle acque che ho intravisto scendendo per Capesterre mi hanno portato a deviare la direzione di marcia verso il mare, e portarmi sulla spiaggia cittadina della Feullière. Posto incantevole, acqua dai colori smeraldo e celeste che brillavano come pietre preziose al sole, una spiaggia d’incanto, con le immancabili palme di cocco. Sulla base delle mie precedenti ricerche già sapevo che lo scenario naturale di questa piccola città, simile a tutte quelle visitate nei giorni scorsi, mi avrebbe restituito un panorama favoloso, ma vederlo dal vivo vi posso assicurare che è tutto un’altra cosa.

Visto l’orario, ne approfittato allora per godermi lo spettacolo da un bungalow posto sulle bianche sabbie e riflettere sul fascino che questi angoli di paradiso sanno infondermi. La natura da queste parti è stata veramente generosa, e trovarsi qui ad ammirare così tanto splendore paesaggistico sembra di vivere in un sogno. Bene, mi risveglio e via per l’appartamento Gites aux Mengueres. Risalgo la strada e inizio a vagare come uno scemo per lungo e largo alla ricerca di una segnaletica che mi indicasse la casa. Nulla e ancora nulla e intanto la temperatura interna aumentava. La prenotazione non riportava un civico, e l’impossibilità di trovare l’appartamento, in quel momento m ha riportato alla famosa pubblicità che diceva: “No Alpitour?? Ahia, iahi”. Mi faccio coraggio entro in una macelleria, (uno dei tre negozi presenti sulla strada) e chiedo informazioni. Niente, il proprietario mi dice che non conosce il residence. Gli mostro la prenotazione e nel leggerla, d’iniziativa compone il numero di telefono che era riportato sul foglio. Riceve indicazioni dal proprietario e prontamente me le rigira. La casa era a 100 metri dentro la natura ma le chiavi dovevo ritirarle da altra persona, abitante lì vicino. Lo ringrazio e vado a cercarla. Giro un po’ fino a che busso ad un alloggio. La fortuna vuole che la persona che cercavo era quella giusta. Prende le chiavi e mi accompagna. L’appartamento riportato in bella mostra sulla foto non era più disponibile, quindi me ne proponeva un altro adiacente, grezzo e per giunta senza internet. Squallidino! Rappresento il disappunto, e le dico di darsi da fare per trovarmene un altro, consono, con internet, e soprattutto senza alcun pagamento di extra. La trattativa diventa dura, il caldo aumenta e la pazienza piano piano inizia scemare. 35 gradi all’ombra si facevano sentire, eccome, come anche la fame e la sete. Finalmente la situazione si sblocca. Dalla proprietaria arrivano buone notizie: “Pour vous, monsieur Stefano” (con l’accento sulla o!) è disponibile un certo hotel, vada che la riceveranno. Le rispondo: “Tres bien madame, merci becoupe”. Tutto e bene è quello che finisce bene, ripagato con un Resort Spa, il cui alloggio era un appartamento dalle dimensioni allucinanti con vista mare dei Caraibi, e non aggiungo altro. Ne prendo possesso e mi rilasso, l’ho vista veramente brutta! Ora il meritato riposo, domani Marie Galante avrà molto da offrirmi e per questo devo organizzarmi per bene. Voglio ringraziare la signora che oggi mi ha risolto il problema con pazienza, e la proprietaria che su mio pressing mi ha trovato un’alternativa da favola.

Devo ammettere che qui le persone sono gentili ed educate e sanno riconoscere gli errori.

26 gennaio 2020

Marie-Galante, sognare a 360° 2^ p.

Come da previsione, quest’oggi Marie-Galante mi ha regalato emozioni a non finire. Considerato le sue modeste dimensioni, girarla tutta in tondo non è che richieda molto tempo, però se dovessimo fermarci a contemplare ogni singola bellezza naturale presente sull’isola, sono convinto che ci vorrebbero giorni e giorni. Giù dal letto di buon ora, l’itinerario vedeva, in successione, la visita delle spiagge più belle (qui lo sono tutte!), la visita della punta più a nord, denominata Geule Grand Gouffre (paesaggio mozzafiato a picco sul mare), l’antico mulino de Bezard, la tipica distilleria locale, Bellevue, ed infine la città di Grand Bourg. Parlando di spiagge, la caratteristica che ho notato che dal versante est dell’isola le acque sono cristalline, verdi e celesti, trasparenti e con sabbia chiarissima farinosa, coperte da palme di cocco, tipo quelle viste ieri a Capesterre, (la Feulliere e la PetiteAnse), mentre quelle poste sul lato ovest, nel comune di St. Louis, essendo collocate in aree protette hanno una vegetazione variegata. Esse, infatti, pur essendo coperte da sabbia chiarissima, ed avere acque è di color turchese denso, sono invece prive di palme. Entrambe le tipologie comunque ti lasciano senza fiato. Cinque le spiagge sulle quali mi sono soffermato per ammirarne le bellezze. La prima, ancora nel comune di Capesterre, è stata la lunga Anse Fuillard. Selvaggia, raggiungibile dopo aver percorso un sentiero di circa 1 chilometro a piedi sotto il sole cocente e brevi tratti di vegetazione. La spiaggia, poco frequentata, si estende per circa 500 metri con molti tratti di bagnasciuga coperto da rocce piatte, alghe e piccole baracchette dove credo trovino ristoro i naturisti. Il tempo di documentare il posto, scambiare qualche bonjour ai pochi frequentatori, e via sulla mia Toyota per andare a visitare il mulino Bezard ed a seguire la distilleria Bellevue. Lascio l’ansa Feuillard e facendo del leggero fuoristrada, imbocco un sentiero che mi permette di guadagnare del tempo prezioso. La maestosità del mulino risalente ai secoli scorsi mi lascia esterrefatto per l’ingegneria utilizzata nella costruzione. Grandi ingranaggi messi in funzione da enormi pale poste su una struttura di oltre 15 metri di altezza, danno l’esatta dimensione di quanto poteva essere potente questo mulino quando era in piena attività. Una visione nuova per me, e nel contempo molto affascinante. Dopo averlo osservato tutto in tondo, decido di avviarmi verso la distilleria Bellavue, un’azienda florida come tutte quelle esistenti sull’isola, che ricordo essere tra le principali fonti di guadagno degli abitanti di Marie.

Pochi chilometri e arrivo. Un’accogliente ingresso dal quale svetta un altro imponente mulino perfettamente ristrutturato, da già la sensazione di essere entrati in mondo dove però la tecnologia ha preso il posto delle antiche strutture utilizzate nella lavorazione della canna da zucchero. Parcheggio e via alla scoperta della distilleria e relativa conoscenza della filiera produttiva, che dalla coltivazione ed alla lavorazione della canna, arriva ai tanti shops disseminati sull’isola. Il tour tra gli enormi contenitori si dimostra interessante come anche le spiegazioni fornite ai turisti da un operaio del posto. Sono le 13,00 ed è ora di velocizzare il tour per pranzare e dirigersi sulle splendide spiagge di St. Louis, quindi visitare il Ground Bourg ed infine portarmi in riva al mare, distendermi, ed organizzare l’escursione di domani sulle isole di Les Saintes, ultima tappa del mio viaggio.

Per fortuna, la macchina aveva delle buone sospensioni, e dopo aver fatto del fuoristrada, anticipo la visita al Greule Grand Gouffre, un enorme cratere scavato nella roccia che si lancia per circa 60 metri a picco nel mare e che nella parte bassa si apre con un maestoso arco.

Uno spettacolo della natura. Preciso che mi trovavo sulla punta più a nord dell’isola, quindi a mare aperto con la stupenda visione in lontananza della Dèsirade e di Grande Terre (per capirci St. Anne e St. Francoise). Mi soffermo anche qui ad ammirare il paesaggio e penso che questa esperienza sta andando oltre più la impensabile previsione.

A plus tard.

27 gennaio 2020

Marie-Galante, sognare a 360° 3^ p.

Ed anche questa giornata è giunta lentamente al termine, e come promesso, il mio racconto evidenzierà tutti i passaggi escursionistici che hanno contraddistinto questa secondo giorno di permanenza sull’isola di Marie-Galante. Prima di iniziare il tour delle spiagge di St. Louis si è reso però necessario un break presso un ristorantino ubicato sulla spiaggia della città tra le tipiche palme con una veduta romantica dell’azzurro mare. Al pranzetto ha fatto seguito una breve siesta sulla stessa spiaggia, quindi il via lungo la statale 9, alla scoperta delle bellezze marine di St. Louis. Purtroppo, la mancanza di tempo, distratto dalla visita non pianificata dei resti dell’abitazione di Roussel-Trianon, non mi hanno consentito di scoprire la città di Grand Bourg. Spero comunque di farlo tra martedì sera o al massimo mercoledì prima di imbarcarmi per Point-a-Pitre. Ma torniamo a noi. Al termine della visita al Greule Grand Gouffre, come accennato, ho consumato un pasto tipico del posto. Un giro perlustratore della zona, e ne ho scelto uno caratteristico, abbordabile come prezzi, e molto trend! Senza indugi ho preso posto e mi sono fatto servire del pesce grigliato con insalata e una porzione di riso, il tutto accompagnato da una birretta. Eccezionale! Mi sento rinato e anche un po’ assonnato, il caldo della giornata si è fatto sentire, si è quindi resa necessaria una siesta rigenerante. Mi sono infatti bastati una ventina di minuti ed eccomi pronto per iniziare l’escursione tra le favolose anse di St. Louis. Lungo la strada che si allunga verso il nord dell’isola, ho visto una spiaggia più bella dell’altra. Mare celeste denso, sabbia chiarissima, e tanta vegetazione. La grande sorpresa è stata quella di non vedere le classiche palme, però lo spettacolo è stato comunque eccezionale. La prima ansa sulla quale mi sono fermato è stata quella di Canot. La spiaggia, immersa in una folta vegetazione, si raggiunge dopo aver percorso un breve sentiero che porta ad un ampio parcheggio e ad una adiacente area attrezzata con tavoli da pic nic e barbecue. Qui, infatti, molte le famiglie erano presenti per consumare il pranzo. La spiaggia si allunga per molte centinaia di metri con la splendida veduta frontale delle due isole di Guadalupa, Grande Terre e Basse Terre, dal quale svetta imponente il vulcano Soufriere. Qualche minuto di contemplazione, quindi il trasferimento alla spiaggia successiva, situata nel comune di Vieux-Fort. Questa location oltre ad attirare molti bagnanti, ospita un piccolo porto fluviale. Dal lato opposto alla spiaggia infatti, c’è un grande parcheggio con un area attrezzata all’imbarco sul fiume che prende il nome dall’omonimo comune, con tanto di pedalò e canoe da prendere a noleggio. Il tempo di fare qualche foto e video, darmi una rinfrescata nello splendido specchio d’acqua, quindi il via alla ricerca dell’ultima meraviglia della giornata. Pochi chilometri, e in uno spazio raccolto di una cinquantina metri, trova posto la piccola ansa di Bambou, una cartolina dai colori pastello, tale da sembrare un quadro d’autore. Il mare è stupendo, un celeste così denso lo avevo visto soltanto in un viaggio croceristico ad Antigua. Questa me la godo un po’ di più, tanto da concedermi un altro bagno rigenerante. Qui l’indice di gradimento ha toccato l’apice, anche perché al bagno, ho abbinato una bella nuotatina sul ritmo. Con questa spiaggia chiudo la prima parte del tour pomeridiano ed inizio quello programmato a Grand Bourg. Lungo la strada che porta a questa cittadina, un’eccezionale manifattura d’altri tempi si apre alla mia visione, una grande area all’interno della quale un prato curato ospita un antico zuccherificio appartenente nei primi anni del 1800 alla famiglia Roussel-Trianon. La struttura è troppo bella e interessante per non essere visitata, ed allora in barba dell’escursione a Grand Bourg, riprogrammabile in altro momento, decido di dedicarmi a questo gioiello d’altri tempi risalente al XVII secolo. Dai cartelli informativi apprendo che l’antico zuccherificio, nel periodo 1720-1740 fu di proprietà di Nicola Bonhomme, un creolo di Marie-Galante, poi della famiglia Fossecave, e prima di passare definitivamente nelle mani di Roussel-Trianon, appartenne a Botreau-Roussel. Si narra infine che il mulino fatto ergere da Trianon sarebbe uno dei più belli dell’intera isola, e ciò grazie anche alla sua maestosa solidità, eretto con tecniche di costruzione e tecnologie di funzionamento, innovative per quei tempi. In sintesi, un complesso architettonico interessante da visitare senza esitazioni. Con questa interessante scoperta chiudo la seconda giornata di permanenza sull’isola di Marie-Galante, una giornata ricca di emozioni e conoscenze che hanno fatto di questo viaggio un’indimenticabile esperienza culturale e professionale.

Ore 21,34 locali, 2,34 da voi, passo e chiudo.

28 gennaio 2020

Les Saintes, l’ultimo paradiso

Con l’escursione odierna a Les Saintes, si è quasi conclusa questa fantastica esperienza di viaggiatore in solitaria tra le perle dell’arcipelago di Guadalupa. La meta di oggi mi ha portato a visitare Terre-de-Haut l’unica, tra le 6 isolette di Les Saintes, raggiungibile attraverso il servizio traghetto partente da St. Francoise in Grande Terre. Terre-de-Haut, rispetto alle restanti isole dell’arcipelago, che ricordo essere Terre-de-Bas, la Coche, Ilet a Cabrit e Grand Ilet, è un luogo veramente incantevole, molto turistica, al punto che nel 2019 è stata la meta caraibica preferita dai francesi, e dove i tempi della vita sono rigorosamente lenti. Tra i siti culturali e naturali di particolare interesse ci sono il Forte di Napoleone, la chiesa della Nostra Signora dell’Assunzione, e chiaramente alcune spiagge rinomate, come quella de Pompierre, l’ansa a Cointe con la caletta Pain de Sucre dal quale è visibile il famoso Pain de Sucre. Dalla strada principale, posta sul versante ovest dell’isola, si snodano stradine e sentieri che consentono di ammirare magnifici scorci naturali e raggiungere belle anse, il tutto attraverso un vertiginoso saliscendi di circa 2 chilometri. Il centro abitato è ricco di negozi, ristoranti, bar e uffici per il noleggio di auto, scooter e bike elettriche, il tutto all’interno di case e locali colorati dallo stile tipicamente caraibico. Nell’ansa di Bourg, quella sulla quale attraccano i ferry boat e si colloca il centro commerciale dell’isoletta, si estende un porticciolo ricco di piccole imbarcazioni, mentre a largo, frontalmente a Terre-de-Bas, sono ormeggiati gli yacht e i catamarani a conferma di una numerosa presenza turistica d’élite. Bene, giunto al porto ho dedicato qualche minuto per fare una sorta di inquadramento topografico con la mia preziosa compagna di viaggio, la mappa, quindi, dopo aver preso a noleggio un bike elettrica (qui le asperità sono proibitive con pendenze del 13-15% per lunghi tratti), inizio l’escursione dirigendomi al Forte Napoleon, posto imponente sulla collina Mire dalla quale si può ammirare un panorama mozzafiato e variopinto della sottostante baia di Bourg. La fortezza, costruita tra il 1844 e il 1867, come detto, offre una visuale incredibile. Oltre alle isolette dell’arcipelago, in lontananza è possibile vedere la Dominica, la Dèsirade e Guadalupa. All’interno c’è un giardino botanico e un museo che racconta la storia di Les Saintes. Lascio il forte e mi dirigo sulla spiaggia tanto decantata da molte pubblicazioni, la spiaggia de Pompierrepassando, senza soffermarmi a lungo per l’incantevole baia de Marigot che prontamente immortalo con una foto panoramica. Ancora qualche centinaio di metri ed eccomi sulla spiaggia di Pompierre. Lunga circa 200 metri, la spiaggia presenta una grande area attrezzata coperta da alte palme di cocco, sabbia chiarissima e un mare non troppo spettacolare. Le spiagge visitate ieri a St. Louis, in confronto, sono paradisi. Mi fermo con la tentazione di bagnarmi (la temperatura alta inizia a farsi sentire), ma poi ci ripenso e proseguo in direzione anse a Counte per ammirare la piccola insenatura di Pain de Sucre. Strada facendo incrocio la pittoresca chiesa dedicata alla Madonna dell’Assunzione fermandomi per visitarla. Molti i turisti presenti, alcuni dei quali seduti irrispettosamente sugli scalini ad ammirare la strada sottostante. Entro, una preghiera e via per il Pain de Sucre. Giunto sul punto dove non era più possibile proseguire con la bike, la parcheggio accanto a tante altre, e mi avvio lungo un sentiero molto sconnesso coperto dalla vegetazione e ristorantini affollati posti ai bordi della discesa. Esco da questa stradina e si apre una visione stupenda. Acque verdi smeraldo, sabbia chiarissima e alle spalle del piccolo bagnasciuga un parco puntellato da alte palme di cocco. Il famoso Pain de Sucre, una collinetta di una trentina di metri d’altezza coperta da una fitta vegetazione, compreso qualche cactus, svetta imponente dalle splendide acque lasciandomi senza respiro. Visto che il posto meritava, decido quindi di sostare, pranzare e iniziare a raccontare, con la giusta ispirazione, la prima parte della giornata a les Saintes. Dopo oltre un’oretta di relax, mi ricompongo per riprendere il cammino per dirigermi verso l’ansa Crawen. Duecento metri di insenatura, molto selvaggia, con una colonia di polli e galline variopinte che girano tranquillamente sotto la piccola pineta speranzosi di ricevere qualcosa da mangiare dai pochi turisti fermatisi per pranzo. La piccola insenatura è posta frontalmente all’isoletta di Grad Iletcon l’enorme scoglio de La Coche a destra e quello de La Redondesulla sinistra. Il posto non è che mi abbia impressionato più di tanto, pertanto lascio l’anse Crawen, e per chiudere la giornata mi dirigo all’ansa di Friguier. Anch’essa molto selvaggia, ma niente di che. E con questa spiaggetta, la giornata a les Santies volge lentamente al termine. Nel suo complesso, Terre-de-Haute si presenta come un un’isola elegante, con le sue abitazioni colorate tutte rigorosamente coperte da tetti rossi come quello del pittoresco palazzo del Comune, con una conformazione del territorio molto accattivante per effetto dei tanti promontori e collinette che restituiscono in superficie seducenti insenature. Tra le spiagge, lo scettro lo darei al Pian de Sucre, al secondo posto metterei la spiaggia de Pompierre (un po’ deluso, credo che molti testi vadano aggiornati), e come terza l’ansa di Crawen. Ci sarebbe ancora molto da visitare, ma il tempo è tiranno ed il battello delle 17,30 non aspetta. Un voto all’isola? 9. Au revoir mes amies.

29 gennaio 2020

La fine di un sogno

Bene amici e non di Facebook che in questi sette giorni di vacanza a sfondo culturale mi avete virtualmente seguito, in giro per l’arcipelago francese, attraverso la pagina Enjoy Guadalupa. Sono stati sette giorni di assoluto relax durante i quali ho attraversato per lungo e per largo le due grandi isole, o ali di farfalla vista la loro conformazione, Basse Terre e Grande Terre, e visitato le isole de la Dèsirade, di Marie-Galante e de Les Saintes. Una settimana non è stata però sufficiente per avere una conoscenza completa dell’arcipelago. A mio avviso ne occorrerebbero almeno 14 di giorni. Guadalupa non è soltanto mare e spiagge, Guadalupa è anche storia, con i resti delle sue origini e le strutture ottocentesche come le fortezze e le vecchie aziende agricole; natura, con i suoi parchi, cascate e giardini botanici; agricoltura, con le sue immense piantagioni di canna da zucchero e le distillerie; le sue riserve marine, e gli itinerari off road. Insomma un grande arcipelago che sa offrire opportunità di turismo per tutti i gusti. Nel mio viaggio non avuto il tempo di visitare, né la parte nord di Grande Terre (Sainte-Rose), note per le sabbie nere delle spiagge, né la stupenda laguna di Petite Terre visibile da la Dèsirade, classificata riserva naturale e marina per i suoi fondali e le varietà di animali e pesci. Ma torniamo a noi. Il giorno 25 gennaio mi sono spinto sull’isola della Dèsirade per un’escursione giornaliera, il giorno seguente invece, mi sono trasferito per tre giorni a Marie-Galante dove ho portato a termine il mio tour visitando con un’altra escursione anche Les Saintes. In sintesi, cinque magnifiche isole dal fascino esotico bagnate, a seconda della loro posizione rispetto al nord, dalle splendide acque del mar dei Caraibi e dell’oceano Atlantico. Prima di imbarcarmi per il volo di rientro dall’aeroporto Internazionale di Point-a-Pitre, le ultime ore di permanenza a Guadalupa le ho dedicate, come promesso in un mio precedente racconto, a Grand Bourg, la città più importante di Marie-Galante. Grand Bourg è il centro cittadino più grande dell’isola; il suo porto consente di raggiungere Grande Terre, e la maggior parte degli autonoleggio di Marie-Galante sono concentrati in questa città. Oltre ad avere una bella spiaggia, tipica caraibica, è custode dell’antico zuccherificio della famiglia Roussel-Trianon. Altro, d’interessante, non mi e sembrato di vedere. In sintesi, GrandBourg è un grande borgo portuale dove i turisti vanno e vengono per ammirare, in autonomia o tour organizzati, le principali attrazioni dell’isola che ricordo, vive di turismo e di coltivazioni di canna da zucchero per la produzione del Rum. Molte infatti le aziende sparse per l’intera isola con i relativi shop. Volendo dare un voto alle tre principali città di Marie-Galante, mi sbilancerei in tal misura: a St. Loius un bel 9 per il suo pittoresco piccolo borgo e locali sulla spiaggia; per alcuni siti naturali come il Geule Grand Gouffre, e storici, come l’antico mulino Bezard, e per le magnifiche spiagge; Capesterre un bell’8 soltanto per le spiagge; infine Grand Burg un 7 striminzito, grazie ai resti ben conservati del zuccherificio della famiglia Roussel-Trianon. La lunga attesa, prima del volo serale, nonché tappa obbligata, è stata la principale città di Grande Terre. A mio parere, Point-a-Pitre è una cittadina di medie dimensioni, molto frenetica, con la presenza di moltissimi negozi e mercatini. Un po’ sporchina, ma tutto sommato non si discosta di molto da molte nostre città. Curiosando qua e la per il centro ho notato due lunghe vie affollate per lo shopping, due grandi piazze adibite a mercati, uno per i prodotti alimentari tipici e la frutta, e uno per il pesce. Una città comunque vivibile. Non avendo nient’altro da vedere, con congruo anticipo, mi porto alla fermata dei bus che conducono all’aeroporto per trascorrere le ultime ore da viaggiatore in solitaria. 1,20 euro il costo del biglietto, rispetto ai 62,00 del taxi pagati al mio arrivo sull’isola per raggiungere St. Anne. Alla soddisfazione dell’esperienza vissuta, si aggiunge anche quella di essere stato in grado di organizzarmela su misura e di aver completato il testo del documentario “In volo sulle ali di una farfalla”. Al termine di questo viaggio, posso quindi considerare la Guadalupa un vero paradiso terrestre; un favoloso angolo del mondo immerso tra il mar dei Caraibi e l’oceano Atlantico dove il calore del sole, i colori degli scenari naturali, e i sapori e le fragranze dei suoi frutti e dei prodotti, fanno delle piccole Antille francesi un eden unico da vivere armonicamente a stretto contatto con la briosa verve di un popolo saldamente radicato alle centenarie tradizioni creole, un popolo cordiale e ospitale capace di rendere uniche ed entusiasmanti le esperienze turistiche dei moltissimi villeggianti che annualmente visitano il meraviglioso arcipelago d’oltremare francese.

Guadalupa, merci becoupe!

A tout à l’heure.

Stefano

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