Enduro soft nel nord Italia
Ed è cosi che a metà maggio si decide di incuneare la nostra avventura tra lunedì 3 luglio e giovedi 6 compresi..
Restava un piccolo particolare da definire.. La destinazione!! Prendiamo in considerazione la Toscana, l’Umbria, il Friuli, e infine decidiamo che la nostra vera e propria meta sarà il passo Dordona che unisce la Valtellina allaVal Brembana.
Per arrivarci decidiamo di passare per lo Stelvio, St. Moritz e il Bernina, e lasciamo invece al caso le tappe successive, decideremo di volta in volta il tragitto da percorrere il giorno successivo.
Decidiamo di partire in completa tenuta da enduro, casco compreso, e di mettere tutti i nostri bagagli in zaini da montagna, cosi che borse serbatoio o bauletti vari non ci possano infastidire lungo i tracciati più impegnativi.
Decidiamo anche il modo per segnalarci le belle ragazze che passeggiano.. Una grattata in cima al casco… Terminiamo la nostra preparazione al viaggio partecipando domenica 02 luglio al Tour Su&Zo par i monti, organizzato da Moto & Turismo On/Off Road, cosi da far capire alle nostre Dominator cosa le aspetta per i giorni successivi.
Domenica sera ci salutiamo e ci diamo appuntamento in centro a Feltre per le 7:30 della mattina successiva.
LUNEDI 3 LUGLIO 2006 – Feltre – Passo Rolle – Passo Costalunga – Passo Stelvio – St. Moritz – Passo Bernina –Teglio Lunedì mattina ci incontriamo puntuali, ed è gia un buon inizio, diamo una controllata alla gomma posteriore di Zeus che sembra dare noie, le diamo una gonfiata, e partiamo… Troviamo poco traffico e le nostre Dominator ci portano rapidamente a raggiungere San Martino di Castrozza prima, e il Passo Rolle poi, dove ci fermiamo per una prima veloce sosta.
Qui Dez si rende conto di essersi dimenticato la biancheria di ricambio, e tra le risa di Zeus (e la consapevolezza che anche lui potrebbe essersi scordato qualcosa) ripartiamo… Scendiamo dal Rolle e passando per Predazzo arriviamo a Moena.
Qui accade un primo aneddoto che merita una parentesi.
Appena fuori il centro abitato di Moena, troviamo dei lavori stradali, ed un semaforo per il senso unico alternato. Superiamo la fila di auto in colonna, superiamo anche il semaforo rosso, e ci fermiamo circa una trentina di metri oltre, con le moto di traverso sulla strada, in modo che, mentre Zeus da un occhiata alla cartina, Dez tenga sotto controllo le auto, così da partire appena notiamo un movimento..
Spegnamo le moto, e Dez spadroneggia distendendosi sulla sella e accavallando le gambe sul manubrio.. E’ probabilmente per questa eccessiva spavalderia che verrà punito qualche istante dopo..
Le macchine partono, Dez grida “VIA!!”, Zeus intasca la cartina velocemente e parte. Dez accende la moto, cerca di partire dimenticandosi di essersi fermato in terza, la moto muore, lui perde l’equilibrio, e, cercando di appoggiare la moto per terra il più delicatamente possibile, si sbilancia ancora in avanti e finisce nel fosso erboso un metro e mezzo sotto il ciglio stradale..
Le macchine ci superano sghignazzando, Zeus fatica a riprendere fiato da quanto ride, e Dez bestemmiando si arrampica dal fosso fin sulla strada e con un ultima bestemmia raddrizza la moto.. Si riparte..
Voliamo su per il passo Costalunga. attraversiamo Bolzano e Merano, e nei pressi di Silandro ci fermiamo a fare un po’ di spesa, pane e speck alto atesino per la precisione..
Abbiamo infatti deciso di pranzare al sacco e di concederci ristoranti e trattorie solo per la sera.
Con 3 hg di speck nello zaino, 4 panini e qualcosa da bere, iniziamo a salire uno dei passaggi più belli del nostro viaggio: il Passo dello Stelvio! Le nostre moto salgono velocemente lungo i tornanti, non risentono minimamente nè della pendenza né dell’altitudine, e tra qualche sosta per fare una foto e qualche sorpasso a moto stradali, arriviamo alle 13:15 in cima al passo.
Ci concediamo un’ oretta di pausa: panini, caffè… E ripartiamo! E’ in prossimità della frontiera svizzera che Zeus si rende conto della SUA dimenticanza.. La carta d’identità!! Parlottiamo un po con il finanziere della dogana, che ci da l’assenso per varcare il confine, ma ci consiglia di tornare in Italia per dormire, cosi da evitare problemi nel caso un albergo ci richiedesse i documenti per passarvi la notte.
Accettiamo il consiglio, e imbocchiamo la valle che da appena sotto il Passo dello Stelvio conduce a Santa Maria , da cui poi attraverso la Valle Engadina, giungeremo sino a St. Moritz.
In questo tragitto attraversiamo paesaggi stupendi, dai prati verdi solcati da limpidi ruscelli, a infinite distese di larici, giudicati tra i piu belli d’Europa, tanto belli e imperiosi da darci l’impressione di essere in Canada, o in Alaska… Bellissimo! Alle 5 del pomeriggio arriviamo nella tanto rinomata St. Moritz, e mentre ci ordiniamo una birra, e ci rendiamo conto che Cortina d’Ampezzo e senza dubbio una città piu bella, decidiamo di ripartire in breve per valicare il Bernina, e trovare un posto per dormire in Italia prima che divenga troppo tardi.
Ripartiamo e in una quarantina di minuti siamo in cima al Passo Bernina. Il tempo di ammirare la maestosità del grande ghiacciaio, e di scattare qualche foto, e iniziamo a scendere velocemente verso Tirano e l’Italia.
Chiediamo informazioni in un bar, e ci indicano l’abitato di Teglio quale buon posto per trovare da mangiare e dormire.
Individuato un buon albergo e preso possesso della nostra stanza, ci diamo finalmente alla pazza gioia con la cena, e ovviamente con piatti tipici Valtellinesi: Pizzoccheri, Tshatz (frittelle ripiene al formaggio) e una bella tagliata..
Stanchi e satolli, alle 11 crolliamo a letto, il giorno dopo ci aspetta un’altra giornata molto lunga.
MARTEDI 4 LUGLIO 2006 – Teglio – Fusine – Passo Dordona – Foppolo – S. Giovanni Bianco – Colle di Zambla – Passo della Presolana – Lovere.
Martedì mattina ci alziamo alle 8:30, rapida colazione, spesa per il pranzo (bresaola e prosciutto crudo della Valtellina), e attraversato Sondrio, alle 11 arriviamo a Fusine, dove presso lo stabile del comune acquistiamo per 3 euro a testa il permesso per transitare attraverso il Passo della Presolana, meta principale del nostro viaggio.
Non stiamo nella pelle, e appena consegnatici i documenti, iniziamo la salita.
Dapprima la strada sale ripida e asfaltata, con secchi tornanti tra il sottobosco, fino a che, attraversato un ponte con un cartello che indica l’inizio della zona dove è necessario avere il permesso per transitare, inizia il vero e proprio Passo.
La vallata ci si apre innanzi con tutto il suo splendore, e saliamo piano i tornanti e i brevi rettilinei tra le mucche al pascolo.
Ci concediamo molte soste, per scattare fotografie, ammirare il paesaggio, e trovare una piccola rana in una laghetto di acqua limpidissima, che ovviamente liberiamo dopo averle scattato una bella foto ricordo.
Trionfanti arriviamo in cima al passo, stupiti per non aver incontrato nemmeno una persona lungo il tragitto, e parcheggiate le moto lungo la strada, ci accingiamo a consumare il pranzo su un altura poco distante.
Non passa un quarto d’ora e sentiamo in lontananza un rumore familiare.. UN ENDURISTA!! Per la precisione un trial-ista, un signore di mezza età che vedendoci da lontano ci raggiunge per scambiare due parole.
E’ sul passo perché è li che ha appuntamento con un amico, che infatti non tarda ad arrivare.
E cosi ci troviamo in 4 a chiacchierare, a complimentarci per le rispettive zone di residenza e a condividere la passione per l’off-road in moto.
Dato che i nostri programmi di viaggio finivano li, ci facciamo consigliare sulla strada da percorrere una volta sceso il passo, e cosi ci consigliano di raggiungere Lovere, sul Lago d’Iseo, passando per il Colle della Zambla e il passo della Presolana.
Si ride e si scherza insieme, e il primo trial-ista giunto sul passo ci racconta di come quella mattina, accendendo la sua moto con la pedalina, con un forte contraccolpo sia finito con lo sbattere violentemente il ginocchio sul manubrio.. Resterà per sempre nelle nostre menti la sua esclamazione in perfetto accento bergamasco: “POTA, GH’HO CIAPA’ NA VIULENTADA…” Troppo grande!! Salutati i nuovi amici, iniziamo la discesa, tra comitive di bambini in escursione, e marmotte che ci guardano dal ciglio della strada.
Il versante bergamasco del passo è molto piu rapido, e in pochi minuti siamo a Foppolo e in Val Brembana; la nostra prossima meta è il piccolo abitato di Dossena.
Ci arriviamo in circa un ora, stanchi e accaldati, e fermatici per bere una birra e cercare cartine topografiche della zona, iniziamo a sentire nel bar la febbre della semifinale Italia – Germania che sale..
Recuperate le forze, rimontiamo in sella, e procediamo spediti..
La strada che porta al Colle della Zambla, e poi, attraverso Clusone, al Passo della Presolana, la percorriamo in un soffio.. Le dominator salgono velocemente sui larghi tornanti che ci si presentano, e alle 18 siamo in vista del Lago d’Iseo.
Con la scusa di un’altra birra chiediamo consigli su dove passare la notte in un bar di Lovere, ed è cosi che ci imbattiamo nell’ “Ostello del Porto”..
Non siamo convintissimi del parcheggio per le moto, un po troppo vicino alla strada, ma siamo fiduciosi nell’onesta del prossimo, e dopo una doccia rinfrescante, siamo seduti in piazza a cenare con specialità di lago e a gustarci la semi-finale dei mondiali..
Com’è, come non è, dal giorno dopo non abbiamo piu incontrato motociclisti che sventolavano bandierine tedesche sulle moto..
A mezzanotte andiamo a dormire, mentre dalle finestre sentiamo ancora Lovere in festa per la vittoria dell’Italia MERCOLEDI 5 LUGLIO 2006 – Lovere – Montecampione – Boario – Passo Croce Domini.
E’ mercoledì mattina, ci alziamo, rapida colazione, e saltiamo in sella… Raggiungiamo il primo supermercato, e al banco dei formaggi e affettati, dove facciamo provviste per la giornata, chiediamo consigli sul tragitto da intraprendere al salumiere, che è ben disposto ad aiutarci!! Ci parla di diversi luoghi della zona, Montecampione, il Passo Croce Domini, il Maniva, e parla di una certa base missilistica Americana, alla quale però non diamo molta attenzione… Salutiamo il salumiere, riempiamo gli zaini, e accendiamo le moto, certi di essere lontani da li entro sera… Mai supposizione fu tanto sbagliata!! Lasciamo Lovere, attraversiamo Pisogne, velocemente saliamo lungo le pendici dei monti che costeggiano il lato orientale del lago d’Iseo e in breve arriviamo in cima al passo, che divide la Valcamonica dalla Valtrompia, nei pressi di Palot.
Essendo la nostra meta successiva il Passo Croce Domini, decidiamo di non scendere sull’altro versante, ma di gironzolare un po su quelle cime alla ricerca di sentieri che possano eventualmente avvicinarci alla nostra tappa successiva..
Iniziamo con una variante a destra in cima al passo: passiamo dal sentiero in sottobosco, a strade sterrate in costa alla montagna, e tra passaggi piu o meno difficili, dove in paio di occasioni è Zeus a tirar fuori dalle peste entrambe le moto, chiudiamo dopo circa un ora e mezza l’anello del percorso, e ci ritroviamo nuovamente in cima al passo. Nonostante la stanchezza siamo soddisfatti, abbiamo appena percorso il nostro primo tratto veramente “off” e avventuroso, quello che cercavamo da questo viaggio… Siamo al punto di prima: alle nostre spalle la Valcamonica, di fronte a noi la Valtrompia, e alla nostra destra montagne e sentieri che abbiamo appena percorso..
Ci resta la sinistra: creste e colli erbosi fino all’orizzonte, sulla cui cresta pare passare una mulattiera, anche se non ben definita.
Sarà in disuso, pensiamo, e senza ragionare troppo la imbocchiamo! Procediamo in un continuo sali scendi, e i dislivelli e le pendenze da superare si fanno via via piu impegnativi, così come il fondo stradale..
Dopo un po iniziamo a capire..Si tratta di uno scavo, probabilmente per qualche condotta del gas, altro che mulattiera! Ormai siamo in ballo, e decidiamo di ballare. Continuiamo a salire pendici sempre piu irte, fino a trovarci di fronte ad una parete quasi verticale e piena di buche e barriere anti-frana.. Troppo anche per noi! Valutiamo se prendere il lato destro della montagna, su cui ci accorgiamo passa un sentiero stretto, lo percorriamo prima a piedi e sembra fattibile, ma lungo e molto esposto..
Decidiamo di attaccare la montagna sul lato sinistro dove ci pare ci sia un altro sentiero un po piu semplice.
Parte Zeus, scompare dietro il costone della montagna, e pochi minuti dopo riappare sulla cima, ce l’ha fatta!! Scende a piedi dal versante, e dopo aver comunicato le notevoli difficoltà del percorso, decidiamo unanimemente, che sia Zeus a portare in cima anche il Domy di Dez, che non si sente sicuro.
Zeus parte, direzione sinistra, Dez parte a piedi, dritto sul versante, convinto di arrivare in cima praticamente insieme a Zeus… Ma Zeus non arriva.. E rimasto bloccato con il posteriore in un fosso scavato dall’acqua.. Dez lo raggiunge sui ripidi fianchi della montagna, e in due, spingendo e bestemmiando riusciamo a liberare la moto, che finalmente arriva in cima. Ce l’abbiamo fatta, in lontananza vediamo gli impianti e le infrastrutture di Montecampione, la civiltà.. SIAMO SFINITI!! Prendiamo fiato, e solo guardandoci, ci accordiamo tacitamente per evitare strade non sicure per il resto del viaggio.
Manca mezz’oretta all’ora di pranzo, la passiamo rilassandoci sui facili sterrati che circondano il comprensorio di Montecampione e infine ci regaliamo un buon panino.. Le difficoltà sono finite, pensiamo.. Ma siamo in errore di nuovo!! Riposatici, imbocchiamo la comoda strada asfaltata che ci porta verso Boario. Dopo un paio di tornanti, Dez sente il posteriore della sua moto sbandare.. Una foratura, pensiamo, e per nulla intimoriti accostiamo su una piazzola: siamo attrezzatissimi, abbiamo camere d’aria, leve per tallonare le gomme, e una pompa a pedale, le forature non ci spaventano… Ma la gomma resta gonfia.. Messa la moto su un cavalletto naturale costituito da un pietrone, smontiamo il posteriore, e con gli occhi sbarrati ci rendiamo conto di quanto è successo: uno dei due cuscinetti della ruota posteriore è totalmente disintegrato! Siamo impietriti: pensavamo di aver previsto tutti i possibili inconvenienti che ci potessero accadere, ma questo andava oltre la nostra immaginazione..
Vabbè, cosi è, ragioniamo un attimo.. Zeus prende quel che resta del cuscinetto e scende di nuovo verso il lago d’Iseo, Dez resta inerme a far la guardia alla sua domy ferita.
Passa un quarto d’ora, mezz’ora, un ora.. Dopo circa un ora e mezza riappare Zeus, seguito a ruota da un furgone bianco: è un meccanico di Pisogne, specializzato in moto… Nella sfortuna ci è anche andata bene..
Un’ora dopo, la moto di dez è di nuovo operativa, costo dell’operazione di soccorso + riparazione, 55 euro.. Onesti tutto sommato.
Sono le 6 di sera, e siamo nello stesso punto dove eravamo al mattino.. Ma che giornata!! Nonostante tutto siamo pervasi da una strana tranquillità, quella specie di consapevolezza che ormai la nostra dose di sfortuna non può che essere finita… E infatti questa giornata tanto piena deve ancora concludersi, e regalarci un bel momento di fratellanza motoristica!! Procediamo a bassa velocità in direzione del Croce Domini attraverso i paesini della vallata, tra colpetti di clacson per segnalarci le cime che si stagliano sulla nostra destra, dove abbiamo trascorso la mattinata, e grattate sul casco per segnalare minigonne sui marciapiedi..
Da un po, notiamo sugli specchietti una stano motoretta che ci segue, all’incirca da un paio di km.
Di punto in bianco la motoretta si accosta a Dez, e il motociclista chiede: “Ma siete da Belluno???” “Si, dalla provincia di Belluno” risponde Dez, sempre in movimento.
“Bravissimi” continua lo sconosciuto, “la conosco quella provincia, che bei posti” A quel punto si esige un po di calma, con un rapido scambio di colpi di clacson accostiamo alla prima piazzola, e iniziano le presentazioni..
Abbiamo il piacere di conoscere Marco e la sua gloriosa Yamaha TW.
Ci chiede del nostro viaggio, di come l’abbiamo organizzato e della nostra prossima meta.
Appena nominiamo il Croce Domini, Marco strabuzza gli occhi, e con la bava alla bocca esclama: “IL CROCE DOMINI?? MA è BELLISSIMO”.
Non occorre aggiungere altro, fino al passo saremo in 3, solo il tempo di accompagnare Marco a casa, permettergli di cambiarsi, e di uscire dal garage con un’altra moto, una Kavasaki Z750, una naked.. Ci piaceva di più la TW, ma fa lo stesso.
Marco ci fa anche fare un giro turistico per Bienno, splendido borgo ricco di mulini ad acqua utilizzati da secoli per la lavorazione del ferro battuto.
Lasciato Bienno, imbocchiamo il Croce Domini, e lo saliamo velocemente, con quel po di animo di sfida nei confronti di una naked stradale, che non riusciamo a staccare, ma nemmeno lui riesce a superarci! E’ stata una bellissima salita, abbiamo corso ma senza stupidi rischi, con quella complicità che ti permette di stare a pochi cm dalla ruota di chi ti precede.. Arriviamo sul passo al tramonto, uno spettacolo fantastico.
Ceniamo al rifugio che troviamo sul valico, piatti tipici dice il cartello, e fortunatamente ci dicono anche di avere posti letto disponibili, il massimo.
Ci godiamo una serata con un nuovo amico, tra vino rosso, pasta fatta in casa condita con lardo e formaggio di malga, una gran varietà di affettati, e conversazioni su moto, enduro e viaggi.
Salutiamo Marco, con la promessa di risentirci e rivederci, e andiamo a letto, felici per la giornata tanto piena, ma un po tristi per la consapevolezza che il giorno dopo dormiremo a casa nostra.
GIOVEDI 6 LUGLIO 2006 – Passo Croce Domini – Maniva – Bagolino – Passo Tremalzo – Limone sul Garda – Rovereto – Borgo Valsugana – Feltre Sveglia alle nove, scendiamo dalle camere alle sale sottostanti del rifugio e troviamo la miglior colazione del nostro viaggio: biscotti e torte fatte in casa, burro di malga, pane fresco e marmellate! Voto 10 al rifugio Croce Domini, ottimo cibo e prezzi bassi, consigliato! Chiediamo informazioni al gestore sul tragitto che intendiamo percorrere: fino al Maniva non ci sono problemi, percorreremo la “Tre valli Bresciane”, poi sulla cartina stradale vediamo uno sterrato che dovrebbe portarci fino ad Anfo, sul Lago d’Idro, ma il gestore ci informa che c’è stata una frana, e che per quanto ne sa lui, quel tratto non è percorribile.. “vedremo”, pensiamo tra noi, e partiamo! La “Tre Valli” ci diverte moltissimo, un bello sterratone largo, senza incontrare anima viva, curve morbide e fondo perfetto, divertentissimo. D’un tratto, dietro ad una curva, restiamo a bocca aperta: sulla sommita di una collina, la cui cima sembra tagliata di netto, vediamo sei ripetitori enormi, ed altri edifici.. La base militare di cui ci hanno parlato il giorno prima! La raggiungiamo in un attimo, e come due giovani marmotte la esploriamo metro per metro, con un sentimento misto di stupore, sgomento, curiosità e paura. Una volta a casa, e consultato internet, scopriremo che si tratta della ex base NATO di DOSSO DEI GALLI, che fungeva da centro di raccolta informazioni che scambiava via radio con altre basi europee.
Scattata la tradizionale foto di rito al posto della sentinella, ripartiamo.
In un attimo siamo al Maniva, e proseguiamo direttamente lungo la sterrata che ci dicevano chiusa per frana: procediamo piano, e infatti, dietro ad una curva, troviamo sassi e pietre che invadono totalmente il fondo stradale. Non ci fideremmo ad attraversarli a piedi, figuriamoci in moto: di qui non si passa! Dal maniva troviamo comunque una stradina che scende direttamente verso Bagolino, e da li, costeggiando il Lago d’Idro, puntiamo direttamente al Passo Tremalzo.
Questo passo resta uno dei piu divertenti affrontati lungo il viaggio: i tratti rettilinei sono rari e molto corti, è un susseguirsi di curve e stretti tornanti: lo saliamo tutto d’un fiato e le nostre domy sembrano ringraziarci ad ogni staccata, con le gomme che stridono! In cima al passo la scelta, sembrerebbe facile: c’è uno sterrato di 14 km e 1200 metri di dislivello che ci porterebbe direttamente sulle rive del Garda, peccato che sia vietato.
Beh, non ditelo a nessuno, ma noi ci siamo guardati un po intorno, e l’abbiamo preso! Sterrato facile, ma lunghissimo e un po monotono, non ci lascia particolari ricordi, sicuramente percorrerlo in salita sarebbe stato molto piu divertente.
E’ quasi l’una e in una trattoria ci godiamo l’ultimo pranzo fuori del nostro tour, una bella e ricca frittura di pesce! Dà sempre una certa soddisfazione vedere i clienti che arrivano a pranzare e si fermano un secondo a guardare due moto infangate e palesemente in viaggio.. Da piccolo ti fermavi a guardarle anche tu, ed ora invece pensi: “si, è mia, e sono io ad essere in viaggio!” Siamo ormai alle battute finali del viaggio: costeeìggiamo il Garda, e gia siamo infastiditi per tutto quel traffico a cui non eravamo piu abituati. Fuggiamo di lì, imbocchiamo la Val Lagarina, passiamo per Rovereto, Matterello, e scolliniamo sul lago di Caldonazzo.Gia iniziamo a sentire aria di casa. Le curve cominciano ad essere conosciute.
Percorriamo la Valsugana, e nei pressi di Borgo, decidiamo di fare una variante fino al Rifugio Cruccolo, per cercare di capire cosa lo rende tanto famoso! Ebbene la fama era meritata: presa subito confidenza col cameriere presente in quel momento nel locale, ci facciamo mostrare le cantine, una forma di formaggio da guinnes dei primati, e il salame piu lungo del mondo! Il cameriere ci lascia con un ultimo consiglio, una variante per tornare in Valsugana, sterrata e con un bel guado. Ne approfittiamo per dare una bella sciacquata alle moto, e per fare l’ultimo filmatine di questo splendido viaggio, che ci ha fatto conoscere bellissimi tratti del nord Italia che c’erano sconosciuti.