Emozioni nella laguna di Venezia

Da Piazza San Marco alle vivaci Murano e Burano
Scritto da: alvinktm
emozioni nella laguna di venezia
Partenza il: 20/09/2014
Ritorno il: 21/10/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Dalla Francia, al Belgio, all’Olanda fino in America, sono molti i borghi paragonati senza eccessivi meriti a Venezia, tuttavia l’autentico scampalo di case, costruito su solidi pali che sprofondano nel fango per poggiare sul più consistente terreno detto ‘caranto’, sorge in Italia nella laguna veneta. Solo qui, passo dopo passo e dietro a ogni angolo si catturano scorci talmente romantici da farci commuovere. Lì, dove l’intrico di strette calle affollate di turisti s’interseca con placidi e solitari canali custoditi gelosamente dai muri umidi che affondano le radici nell’acqua. Lì, dove affabili gondolieri remano al ritmo di una canzone dialettale deliziando una coppia di attempati stranieri accoccolati nel velluto rosso di comode poltroncine. Lì, dove un gatto sonnecchia in un andito seminascosto che pare impossibile da raggiungere senza un tuffo e una ragazza, seduta sul davanzale di una finestra a picco sul Canal Grande, si gode il tiepido sole di settembre.

A Venezia molti abitanti accedono al proprio cortile direttamente dai canali; la barca sostituisce l’auto, il vaporetto la metropolitana e i canali le autostrade. Non ci sono lunghe file ai semafori o l’odioso strombettare dei clacson ma solo il lento tamburellare dei passi della gente e il gorgogliare dei motori delle imbarcazioni. A Venezia floridi giardini dall’inimmaginabile bellezza si schiudono verso l’acqua, stretti balconi accolgono un orto casalingo e pittoreschi ponticelli fungono da viale d’accesso al portone di casa. Qui l’odore del pesce al mercato e della brezza lagunare non fanno arricciare il naso perché sono una parte inscindibile di questo luogo unico sulla terra. La città infatti è un mondo a parte sempre in mutamento e in balia delle maree, dove le conseguenze dell’aver costruito sul mare si manifestano nel pavimento a tratti avvallato della Basilica di San Marco, sui muri scrostati degli edifici, nella nebbiolina invernale che riempe il vuoto sopra i canali e negli sguardi a volte spazientiti dei residenti che devono farsi spazio fra una pigra folla di turisti affascinati dall’irresistibile atmosfera.

Consiglio per risparmiare un po’

Soggiornare a Venezia soprattutto durante i week-end è molto costoso, inoltre si rischia che il servizio offerto dagli alberghi non corrisponda alle stelle dichiarate. Perciò, a meno che prenotiate con ampio anticipo e godiate di un po’ di fortuna, consiglio di scegliere la cittadina di Mestre dalla quale si raggiunge Piazzale Roma in centro a Venezia in circa 15 minuti di autobus. Noi abbiamo pernottato tramite Booking.com alla locanda Cavalli in Via Francesco Baracca, 50, (sito internet: http://www.booking.com/hotel/it/locanda-cavalli.it.html) che ha un ottimo rapporto qualità prezzo e dove abbiamo potuto lasciare l’auto gratuitamente per ben due giorni; dettaglio da non sottovalutare visto che le rimesse in laguna non sono proprio economiche.

Inutile dire che Venezia bisogna scoprirla a piedi, spostandosi eventualmente da una zona all’altra con il vaporetto dal quale si possono ammirare gli edifici da un’altra interessante prospettiva. A tal proposito si può usufruire di un abbonamento valido 24 ore al costo di 20 euro a persona che comprende anche gli spostamenti alle isole (come Murano, Burano, Torcello…) e acquistabile al punto informazioni di Piazzale Roma.

Per quanto riguarda il cibo, la città regala una grande varietà di scelta. In ogni vicolo si trovano piccole pizzerie ad esporto, paninoteche e osterie affiancate da bar di tendenza e ristoranti stellati: ce n’è quindi per tutti i gusti e per tutte le tasche. I bigoli, la pasta e fasioi insieme alla celebre minestra risi e bisi magari seguiti da un fegato alla veneziana o dal baccalà mantecato, sono solo alcune specialità culinarie che si mischiano a tantissimi altri alimenti come la verdura, la carne e la polenta, frutto di un luogo adagiato sul mare ma fermamente legata ai gusti della terraferma. I locali dove si possono assaggiare tali prelibatezze senza spendere una fortuna sono i Bacari, (sito internet dei migliori bacari: http://www.dissapore.com/mangiare-fuori/nei-peggiori-bacari-di-venezia-cit-dove-mangiare-bene-con-poco-si-puo/) piccole trattorie senza troppi ornamenti dove potrete provare il classico ‘cicheto’ veneziano. Attenzione, a volte è molto difficile trovare un posto a sedere e bisogna adattarsi a rimanere in piedi, però ne vale proprio la pena.

Un giusto compromesso per visitare qualche museo senza esagerare, dato che la vera bellezza di Venezia sono le calle e i canali, è acquistare il biglietto cumulativo anche online dei Musei di Piazza San Marco che con un costo di 16 euro comprende l’accesso all’imperdibile Palazzo Ducale, al Museo Correr, al Museo archeologico nazionale e alle splendide Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana. (Sito internet: http://palazzoducale.visitmuve.it/it/pianifica-la-tua-visita/biglietti/)

SABATO-PRIMO GIORNO: VENEZIA

Iniziamo la scoperta della città percorrendo il moderno Ponte della Costituzione in acciaio, vetro e ottone, progettato dal famoso architetto spagnolo Santiago Calatrave. Superata la stazione ferroviaria di Santa Lucia ritorniamo sulla sponda destra del Canale più famoso di Venezia grazie al Ponte degli Scalzi che, insieme a quello di Rialto, dell’Accademia e appunto a quello più recente della Costituzione, è uno dei quattro ponti che attraversano sua maestà il Canal Grande. Subito si è fagocitati nell’intrico di calle e corsi d’acqua stretti tra due file continue di abitazioni ai piedi delle quali il cielo s’intravede fra un vaso di fiori, una persiana spalancata e un minuscolo terrazzino, sembrando così ancora più lontano. Nelle viuzze più strette e sconosciute, quelle per intenderci che la maggior parte dei visitatori non nota nemmeno e che hanno la larghezza di un portoncino, il sole non arriva mai a sfiorare i piani più bassi delle case e i gatti sono costretti ad arrampicarsi fin sui tetti per scaldarsi un pochino. Qui non c’è la ressa anche se ci si trova a pochi passi dal famoso e antico Ponte di Rialto. I turisti invece si accalcano sulle sue scalinate che rivestono la massiccia struttura in pietra, risalente agli ultimi anni del XVI secolo, e davanti alla varietà di negozi che si aprono sotto il doppio porticato che lo attraversa. Percorrerlo è di certo interessante ma l’atmosfera romantica che dovrebbe emanare è in parte sciupata dalla moltitudine di persone e dal loro vociare.

Sulla riva opposta si è catapultati nel Sestiere San Marco e in quel ricco dedalo di attività commerciali chiamate delle Mercerie. Senza indugiare troppo davanti alle vetrine giungiamo finalmente in Piazza San Marco, sbucando per la precisione nella Piazzetta dei leoni (con le massicce statue dei felini accovacciati) accanto alla Basilica e trovandoci sulla destra i toni di colore azzurro intenso della Torre dell’orologio e la serie di portici delle Procuratie vecchie. Di fronte ai nostri occhi si estende l’immensità e l’eleganza di una Piazza che racchiude più di dieci secoli di storia e mischia sapientemente, senza stonature, diversi stili costruttivi, monumenti e opere d’arte di ogni genere.

Rimaniamo incantati con la testa all’insù ammirando le cinque grandi arcate della BASILICA in stile bizantino arricchite da mosaici, bassorilievi, colonnine, statue e decorazioni. Da notare anche i quattro magnifici cavalli in bronzo adagiati sopra l’arcata centrale. L’interno è sontuoso e lascia senza parole con i suoi ben 4200 metri quadrati di mosaici che ornano cupole e pareti e la variegata tassellatura in marmo, se pur rovinata, del pavimento. Interessante sapere che l’altare maggiore custodisce l’urna di San Marco e dietro di esso si nasconde un’opera di oreficeria bizantina d’indiscutibile bellezza: la Pala d’Oro.

Di fronte alla Basilica si erge il CAMPANILE, completamente crollato e ricostruito in modo identico agli inizi del 1900. Alla cima, una volta attraversata la loggetta di Sansovino, si accede tramite un ascensore e certamente dalla balconata si gode di una vista splendida sui tetti di Venezia e sulla laguna; purtroppo per mancanza di tempo abbiamo dovuto rimandare la salita a un prossimo week-end.

(Info pratiche: l’ingresso alla Basilica è gratuito, mentre sono a pagamento le visite al Museo, al Tesoro e alla Pala d’Oro. Per il Campanile il costo dell’ascensore è di 8 euro. Sito internet: http://www.basilicasanmarco.it e per il Campanile http://www.basilicasanmarco.it/ita/basilica_camp/campanilepage_appr.bsm?cat=1&subcat=6).

Accanto alla Basilica, come fosse un tutt’uno con essa, prosegue un edificio capolavoro dell’arte gotica: il PALAZZO DUCALE. Varcata la Porta del Frumento ci si ritrova sotto il porticato del grande cortile con al centro due ‘vere da pozzo’, ovvero due balaustre che proteggono il foro del pozzo, e di fronte i marmi della piccola ma riccamente decorata cappella del Doge. Sull’ala destra rinascimentale, in contrasto con l’ala sinistra più antica e severa, troneggia la scala dei giganti con le statue di Marte e Nettuno e poco prima si apre la scala dei Censori a cui si accede per il percorso di visita.

Il piano superiore, quello delle logge, consente una passeggiata su tre lati del Palazzo Ducale e regala delle vedute suggestive sia sulla corte interna che su Piazza San Marco.

Percorrendo la volta splendidamente ornata con stucchi bianco e oro della scala d’Oro si arriva all’appartamento del Doge e alle Sale Istituzionali (tra cui la Sala del Maggior Consiglio, del Senato, del Collegio, del Consiglio dei Dieci e delle Quarantie) nelle quali si svolgevano importanti riunioni capaci di assicurare la stabilità e il rispetto della legalità. La nobiltà riuscì a garantire per secoli la pace sociale tanto da acquisire potere e rispetto e, sotto il simbolo del leone marciano, il suo governo prosperò a lungo senza essere messo in discussione.

La Sala del Senato, chiamata anche dei Pregadi perché il Doge raccomandava ai membri di partecipare alle assemblee, esibisce pareti e soffitti pieni di meravigliosi intarsi color oro insieme a stupendi affreschi realizzati per la maggior parte da Tintoretto e la sua bottega, le cui figure trasmettono movimento ed espressione. Il Consiglio dei Dieci (la cui nascita è strana perché istituito nel 1310 per giudicare un gruppo di nobili che avevano tentato di rovesciare le istituzioni dell’epoca) avrebbe dovuto essere provvisorio ma in realtà divenne un vero e proprio tribunale permanente in grado di prendere decisioni in campo religioso, politico, della difesa e al servizio di una élite di aristocratici. La sala che accoglieva il Consiglio dei Dieci, oltre che per i magnifici affreschi del Veronese e i decori del soffitto, risulta particolare per i diciassette riquadri posti a semicerchio che simboleggiano il reale numero del ‘Consiglio dei dieci’. Infatti ai dieci candidati eletti dal Senato e dal Maggior Consiglio si aggiungeva il Doge insieme ai suoi sei fidati consiglieri.

La Sala del Maggior Consiglio è una sala enorme, la più grande di tutto Palazzo Ducale e misura 53 metri di lunghezza per 25 metri di larghezza. Sotto il soffitto vi sono i dipinti dei primi 76 dogi della storia di Venezia. Provate a immaginare una domenica mattina di settembre del lontano 1400 quando al rintocco delle campane di San Marco circa 2000 nobili, dai ranghi più semplici a quelli più prestigiosi, salivano la Scala d’Oro e camminavano attraverso i saloni nei loro morbidi mantelli per affollare la Sala del Maggior Consiglio, presieduta dal Doge, per votare e prendere decisioni riguardanti il futuro di Venezia. Se anche col passare del tempo il Senato tentò di limitarne i poteri, questo Consiglio rappresentò la sola e unica forma di democrazia, se pur ristretta ai ceti sociali più alti.

Dalle Sale Istituzionali il percorso prosegue fino all’Armeria, ovvero un susseguirsi di ambienti dove sono conservate armature, spade, balestre da fuoco, accette, archibugi, strumenti di tortura, di varie provenienze e diverse epoche.

Attraverso una scala si scende poi fino a uno dei due stretti corridoi che attraversano il celebre Ponte dei Sospiri e collegano il Palazzo Ducale all’edificio dall’altra parte del canale che ospitava le Prigioni Nuove. Costruito nel 1614, il Ponte dei Sospiri deve il suo nome ai prigionieri che uscivano dal tribunale per raggiungere le proprie celle e, sospirando, gettavano un’ultima occhiata attraverso le finestre alla laguna e all’isola di San Giorgio, per loro simbolo di una libertà ormai negata.

Confinante con le Sale Istituzionali, l’altra ala del Palazzo Ducale era destinata agli appartamenti del Doge, suddivisi in saloni riservati alla vita privata e stanze di rappresentanza. Curioso sapere che quelle private, di norma erano meno vistose e in numero minore rispetto a quelle che il Doge aveva a disposizione nella sua dimora di famiglia (forse per non farlo rilassare troppo!). Di questi locali certamente non passano inosservati i grandi camini in marmo, i soffitti in legno intagliato e gli innumerevoli stucchi. (Sito internet: http://palazzoducale.visitmuve.it/)

Con gli occhi ancora pieni degli splendori di Palazzo Ducale percorriamo i portici delle Procuratie Nuove pieni di eleganti boutiques, gioiellerie e caffè (dov’è meglio non sedersi al tavolino a meno che non si vogliano spendere 20 euro per una cappuccino) per arrivare sul lato opposto di piazza San Marco rispetto alla Basilica ed entrare al MUSEO CORRER. Anello di congiunzione tra le Procuratie Nuove e le Procuratie vecchie, fu edificato in era napoleonica e riflette un accurato stile neoclassico sia nelle architetture che negli arredi ed ornamenti interni. Bellissime le sale imperiali del Palazzo Reale, stupendo il Salone da Ballo con le slanciate colonne, i capitelli decorati e i sontuosi lampadari.

Dal Palazzo Reale si prosegue nelle Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana dove il meraviglioso salone sfoggia il lungo soffitto dagli incredibili dipinti. La visita si conclude con il Museo Archeologico Nazionale, curioso ma non entusiasmante, soprattutto se non si è interessati alla materia. (Sito internet: http://correr.visitmuve.it/)

Dopo questa scorpacciata di Musei apprezziamo ancora di più il lento passeggiare fra le calle e i ponticelli di Venezia, accompagnati dal tiepido sole di un pomeriggio ormai inoltrato. Consiglio di visitare Campo San Moisè con l’omonima chiesa e di proseguire fino al Teatro della Fenice, in Campo San Fantin, conosciuto in tutto il mondo per l’acustica straordinaria. Senza fretta ci si può dirigere al Ponte dell’Accademia dal quale si gode di una vista particolare sul tratto finale del Canal Grande e magari visitare la Galleria dell’Accademia che raccoglie i maggiori esponenti della pittura veneta dal 1300 al 1800.

Poi è scontato raggiungere la Basilica di Santa Maria della Salute costruita in stile barocco in onore della Madonna che liberò la città dalla peste e che spicca per la sua grande cupola e la statua di Maria Vergine poggiata sopra la lanterna. Giunti fin qui, non si può rinunciare alla splendida vista che si gode da punta della Dogana verso l’isola di San Giorgio e Piazza San Marco.

Col vaporetto ci spostiamo a San Tomà per addentrarci nel Campo omonimo e poi in Campo San Polo, il più grande di Venezia. Degni di nota anche la vicina Basilica dei Frari e la Scuola di San Rocco, nata con fini religiosi e che ora ospiti magnifiche opere del Tintoretto.

Con molti chilometri nelle scarpe, centinaia di scorci negli occhi e mille emozioni nel cuore, lasciamo Venezia già a notte inoltrata per rientrare a Mestre dove ci attende una camera accogliente nella quale ritemprarci delle fatiche di giornata.

DOMENICA-SECONDO GIORNO: LE ISOLE

Non si è conosciuta davvero Venezia senza aver visitato almeno una delle sue isole più importanti. Così, scesi dall’autobus in Piazzale Roma, ci imbarchiamo sul vaporetto che dopo aver attraversato tutto il Canal Grande, attracca in Piazza San Marco da dove partono i traghetti per Murano.

Inutile dire che la visione della città dal centro del canale è suggestiva, unica, indimenticabile; si scoprono piazzette, androni, eleganti facciate adornate con colonnine e affreschi, terrazzi sull’acqua e giardini altrimenti impossibili da scorgere dalle calle. Come ho affermato all’inizio si tratta di un mondo a parte, difficile se non impossibile da replicare e che proprio per questo ci ammirano e invidiano tutti i continenti.

Non dobbiamo attendere molto per raggiungere la prima meta di giornata: MURANO. La storia dell’isola inizia nel lontano 453 quando un gruppo di persone impaurite vi trovò rifugio per sfuggire dalle scorribande degli Unni. Le sue vicende tuttavia, non destarono particolare interesse fino al 1291 quando il Maggior Consiglio decise, come precauzione contro gli incendi, di demolire tutte le vetrerie di Venezia per ricostruirle a Murano. E’ da questo momento che comincia la rapida crescita demografica, economica, culturale dell’isola, la quale attira inoltre l’interesse dei ricchi veneziani che qui vi costruirono ville prestigiose.

Scendiamo al porticciolo di Navagero e subito entriamo in una fabbrica del vetro dove vediamo nascere un vaso e un cavallo con il metodo della soffiatura.

Il cicerone ci spiega che il vetro si ricava da polveri di silicio (cioè formate quasi esclusivamente da ossido di silicio) importati in italia da una cava francese e che le varie colorazioni sono il risultato dell’aggiunta di altre sostanze come l’ossido di ferro per ottenere il verde, il cromo e il cobalto per le sfumature di blu e l’oro per la colorazione rubino.

Dopo l’affascinante dimostrazione costeggiamo il canale fino al Ponte San Donato dal quale si ha una vista meravigliosa della Basilica dei Santi Maria e Donato e del vicino possente campanile a pianta quadrata. Risalente al XII secolo, la Basilica presenta una facciata davvero particolare in stile bizantino dal caldo colore ocra dei mattoncini con cui è stata costruita. Spicca l’abside poligonale che emerge dalla facciata con le sue dolci linee curve e due fila di sottili colonnine in marmo bianco che al piano terra fluiscono in una serie di volte e al piano superiore sorreggono una loggia con transenne dello stesso colore. All’interno, la grande navata centrale affiancate dalle due più piccole laterali conduce inevitabilmente all’abside maggiore che strega per i suoi mosaici con il fondo in oro. Non scordatevi di guardare sotto i vostri piedi perché anche il pavimento è composto da migliaia di tessere colorate di forme e dimensioni differenti, a tratti sbiadite dall’inesorabile trascorrere del tempo, e pazientemente accostate per creare scacchiere, pavoni, draghi, aquile, falchi e figure concentriche che sembrano ipnotizzare.

Superiamo il Museo del Vetro senza visitarlo perché qui a Merano tutti i negozietti sono in fondo delle piccole esposizioni e per le calle non mancano delle belle produzioni artistiche come l’enorme cristallo di neve, il giardino fiorito con tanto di farfalle e uccellini e il gruppo di anatre pronte a spiccare il volo sopra l’acqua della laguna.

Ovviamente non si può rinunciare a entrare in qualcuna delle tantissime botteghe, ma attenzione al prezzo e alla qualità. Non abbiate fretta di acquistare il vostro ricordo, confrontate fra loro i prodotti e sono certa che troverete la stessa creazione a due o tre prezzi differenti.

La seconda isola nel mirino del nostro viaggio è BURANO. Anche lei è nata per colpa delle invasioni barbariche che costrinsero gli abitanti della laguna a ritirarsi fin qui. Inizialmente questo scampolo di sopravvissuti viveva di pesca e agricoltura ma col passare degli anni, l’abilità delle lavoratrici di merletti regalò a Burano una fama mondiale.

Tra i suoi campielli dominati da quel bizzarro campanile storto, le anziane ricamano ancora pazienti il merletto sul tombolo, una specie di supporto rotondo sopra il quale le dita agili e precise intrecciano capolavori d’artigianato. L’atmosfera rilassata di tranquillo villaggio lagunare non ancora totalmente invaso dall’indiscriminata bolgia di turisti, è rallegrata dai colori pastelli delle abitazioni. Non è stato seguito un metodo logico per dipingere le facciate, o almeno così sembra dato che accanto a un tenue color pesca spicca un rosso brillante e un rosa pallido quasi scompare vicino a un verde intenso, tuttavia la veduta d’insieme toglie il fiato ed è davvero piacevole e originale. E’ inevitabile scattare una fotografia dietro l’altra per immortalare ogni angolo di questo colorato isolotto.

Curioso sapere che su Burano aleggiano diverse leggende e quella a mio parere più affascinante narra di un pescatore che durante un viaggio in oriente resistette al canto ammaliatore delle sirene. La regina, colpita dalla volontà dell’uomo, batté la sua coda sul fianco della nave provocando delle onde che, infrangendosi sul vascello, crearono una schiuma biancastra mutata in un pregiatissimo velo da sposa ricamato. Il pescatore, tornato a casa, donò il velo alla futura consorte e il giorno del matrimonio tutte le ragazze del paese ne rimasero incantate e iniziarono così la pregiata arte del ricamare nell’intento di realizzare anche loro un velo di tale bellezza.

Sulle note di questa romantica favola lasciamo Burano e con lei la splendida laguna di Venezia che grazie alle sue meraviglie ci ha regalato un fine settimana indimenticabile ricco di monumenti e opere d’arte, semplici suggestioni, scorci, sapori e odori di uno dei luoghi più belli al mondo.



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