Elena & Camilla in Messico!
Alla fine, pero’, mi sono decisa: per mesi mi sono appassionata ai racconti di tanti altri TPC, ed ora voglio anch’io dare il mio contributo nella speranza di riuscire a comunicare la magia provata durante queste settimane di viaggio.
Quindi, si parte, allacciate le cinture che il Messico ci aspetta!!!. I protagonisti di questa avventura sono Camilla, mia grande amica e compagna di mille avventure, e io, Elena.
Siamo partite il 30/10 da Malpensa, e dopo aver salutato genitori e morosi (veramente solo uno…) ci guardiamo in faccia e quasi non riusciamo a crederci che il D-day sia davvero arrivato… Bhe’, forse è meglio che cominciamo a svegliarci da questo stato di beatitudine, poiche’ la signorina del check-in stava simpaticamente sbagliando a darci la carta d’imbarco, quindi d’ora in avanti attiviamo il neurone e occhi aperti!!.
Il volo Milano-Madrid passa veloce, un po’ meno le 4 ore trascorse in aereoporto in attesa dell’imbarco per Citta’ del Messico, tuttavia mettiamo subito all’opera il nostro kit di cuscini da viaggio, che si rivelera’ uno dei migliori investimenti per la vacanza (www.Dmail.It) rendendo molto piu’ comodi i lunghi trasferimenti in bus e aereo.
31/10- Città del Messico Citta’ del Messico si stà svegliando pian piano e mentre scrivo dalla camera del nostro hotel San Antonio, cominciano a risuonare i clacsons e i fischietti dei vigili. Dopo il lungo viaggio, cerchiamo di recuperare un po’ di sonno, ma sara’ l’emozione per essere qui, mi ritrovo sveglia come un grillo e impaziente di dare inizio alla nostra prima giornata in terra messicana. Il primo approccio con Mexico City, vista dal finestrino dell’aereo è stato impressionante: una distesa di luci, di puntini luminosi che dilagavano fin dove lo sguardo poteva arrivare. Noi con i nasi appiccicati al vetro cercavamo un punto di riferimento, volevamo vedere il famoso bandierone dello Zocalo, ma la mostruosita’ di DF ha avuto la meglio..Il classico ago nel pagliaio, mai questa definizione e’ stata piu’ azzeccata!!.
All’arrivo tutto e’ filato liscio, dogana e ritiro dei bagarozzi, già! poiche’ avevamo imballato i bagagli con una pellicola trasparente e il risultato era stato due “cosi” di forma tondeggiande della meta’ del volume iniziale..Detta cosi’ puo’ sembrare un’idea poco invitante, tuttavia per pochi euro, vi guadagnate oltre alla sicurezza che nessuno esplorera’ le vostre cose, un’assicurazione fino a 1200usd in caso di perdita.. Pensateci!.
Per il transfert dall’aeroporto ci siamo affidate ai taxi ufficiali: pagato alla cassa centrale, un simpatico taxista ci ha caricato nel suo pick-up ultimo modello e poi via, per le strade ancora poco trafficate della citta’ fino ad arrivare allo Zocalo dove ci siamo sistemate in albergo. L’hotel San Antonio, schiacciato fra i palazzi, è decisamente una sistemazione comoda, economica e pulita da consigliare sicuramente, l’unica pecca forse la dimensione dei letti “a misura di messicano” diciamo, dove pensavo di prendermi allegre mazzate di notte da parte di Cami, che poi invece, si e’ rivelata molto meno agitata del previsto 😉 w il jet-lag!!!.
Appena emerse dal sonno, ci siamo preparate e dopo una buona colazione messicana (con tanto di huevos revueltos e frijoles!!!) e telefonata a casa, la nostra esplorazione è cominciata con la visita alla Cattedrale Metropolitana, la piu’ grande chiesa dell’america latina.
Era domenica, e la chiesa era affollata di persone di tutte le eta’ e colore, abbarbicate in ogni angolo pur di seguire la funzione. Benche’ danneggiata dai cedimenti del terreno, le impalcature rimangono visibili solo dietro all’altare e l’impressione generale e’ quella di una chiesa molto bella e solenne.
Lasciata la quiete della Cattedrale, ci siamo tuffate nella città e in tutto il suo fermento: in Plaza de la Contitución stavano montando un palco con diversi stands e ovunque già si notavano i preparativi per la festa dello Xantolo. In Messico, infatti, e’ credenza che ad Ognissanti i defunti tornino a far visita ai propri cari e commemorare i bei momenti trascorsi insieme, e la gente si prepara con uno spirito di gioia per questa festa attesa un anno intero e che non evoca proprio nulla di triste!.
I festeggiamenti durano più di un mese, e io e Camilla avevamo preparato la nostra partenza in modo da farla combaciare con questo momento molto forte per la cultura del paese, dove riti cristiani e credenze popolari si mescolano dando origine a manifestazioni di un folklore incredibile. Ovunque (stazioni della metropolitana, negozi, alberghi, case private..) si trovano piccoli altari con frutta e pani di ogni forma, e grandi archi decorati dai cempasúchitl, grandi fiori gialli e carnosi, dallo strano profumo dolciastro, e dai rossi cuapeleche, da noi chiamati “creste di gallo”.
Una volta riuscite a scollare gli occhi da quel intrico ipnotico di gente colorata, bancarelle con ogni mercanzia, sciamani che praticavano riti incomprensibili, lustrascarpe, venditori ambulanti di cose commestibili (?) mai viste, bimbi vestiti di stracci alti poco piu’ di due mele che ti sorridevano con occhioni enormi e che avresti voluto strappare da tutto quel caos e mettere al sicuro, ci siamo dirette con la testa tutta scombussolata verso le rovine del tempio Mayor.
Durante la visita abbiamo incontrato ben pochi altri turisti come noi, tuttavia c’erano tantissimi messicani, armati di block notes, che ad ogni pannello di spiegazioni era tutti intenti a trascrivere le informazioni..Adulti, piccini e adolescenti, e la cosa si e’ ripetuta in ogni museo e sito archeologico visitato, tanto da farci sospettare che fosse stato indetto un “compito in classe nazionale” al quale tutti si stavano preparando!!!!!.
La visita del sito e del museo annesso e’ stata molto interessante, anche se alla fine eravamo esauste per la stanchezza che ricominciava a farsi sentire ed il gran caldo, quindi dopo una breve sosta rigenerante al Bertico Café (w la limonata!!!) il pomeriggio e’ proseguito con la visita del Palacio National. Qui abbiamo avuto davvero fortuna, poiché non essendo ferrate sui murales di Diego Rivera, avremmo apprezzato sicuramente molto meno la visita se non ci fossimo unite ad una coppia di americani accompagnati da una guida messicana che, in un buon inglese, ha passato in rassegna tutti i personaggi e i simboli di quegli incredibili dipinti, che, solo dopo un’attenta osservazione, siamo riuscite a capire ed apprezzare nella loro complessità. Finita la visita, abbiamo guardato l’orologio e sorpresa: erano solo le tre del pomeriggio!!!!. Qui apro una parentesi, poiché forse non tutti sanno che con un fuso orario di 7 ore in meno rispetto all’Italia, e’ davvero dura i primi giorni tenere gli occhi aperti dopo le otto di sera (a dire la verità per noi il crollo cominciava verso le 18h30, ma se dico la verità ci giochiamo la reputazione, quindi..!!!). Uscite dal quell’immersione nei colori di Panson Rivera (per dirla alla Frida..) abbiamo preso la Avenida 5 de Mayo per raggiungere il Palacio de Bellas Artes e dopo la visita ai murales, le ultime energie sono state spese per una cena veloce da Pizza Hut, LO SO’!, sicuramente non il posto più tipicamente messicano, ma abbiate pietà, era il ristorante all’angolo del nostro hotel e quello che ci avrebbe richiesto meno sforzi per tornare in camera quindi…Chiediamo venia!.
Prima di addormentarmi una miriade di immagini mi danzavano nella mente, ancora incredula che l’avventura fosse davvero iniziata e molto, molto emozionata al pensiero di tutte le bellissime cose e situazioni che ci avremmo vissuto sulla nostra pelle durante le settimane a venire… poi il sonno e’ arrivato e l’oblio si è impossessato di me!!.
1/11 Città del Messico – Teotihuacán Per il nostro secondo giorno a Città del Messico, il nostro programma ha previsto la visita al bellissimo sito di Teotihuacán, a circa una cinquantina di km dalla città. Dopo una dormita di quasi 10 ore (!!) e un’abbondante colazione al Café Populare, abbiamo raggiunto in metro il Terminal Norte dove ci siamo imbarcate su in bus un po’ sgangherato, tuttavia comodo e pulito che ha fatto il suo dovere, portandoci fino alle rovine. Durante il viaggio e’ stato impressionante vedere in lontananza i sobborghi di periferia e realizzare che la miriade di puntini luminosi visti dall’aereo, in realtà erano le povere case con tetti di lamiera che ricoprono i pendii delle colline intorno alla città e si estendono fino a perdita d’occhio racchiudendo chissà quanta miseria.
Arrivate al sito, l’impatto è stato forte: Teotihuacán era un’immensa metropoli concepita secondo un grandioso disegno urbanistico, ancora oggi riconoscibile, che si articola intorno all’asse centrale del Viale dei Morti, dominato dalle gigantesche moli della Piramide del Sole, posta nel cuore della via sacra, e della Piramide della Luna.
La scalata della Piramide del Sole è stata un’impresa non da poco, ma arrivate in cima, il panorama ha ripagato tutta la fatica fatta e ci è apparsa più chiara la mappa di quella imponente città.
Dopo un pranzo a base di tacos con tanto di cremina al queso (buonissima!) abbiamo ripreso il bus e ci siamo dirette verso il sud della città. Avremmo voluto visitare Xocimilcho, ma un violento acquazzone ci ha fatto cambiare i piani, e forse è stato un bene, poiché raggiunto lo Zocalo, la festa dello Xantolo era in pieno svolgimento e noi, sedute sugli spalti fino a tardi, ci siamo fatte incantare da quella folla di persone che festeggiava i loro defunti con una miriade di candele, fiori, suon, incensi…Uno spettacolo indescrivibile!.
2 Novembre: Città del Messico – Coyacan, Xochimilco e Museo Antrolopogico Sveglia sempre all’alba, anche se oramai cominciamo a farci l’abitudine e poi oggi programma bellicoso quindi tutto di guadagnato!.
In metro ci siamo dirette nella zona a sud della capitale, per visitare i quartieri coloniali di Coyoacan e San Angel, ma prima di iniziare l’esplorazione, ci siamo concesse un’abbondante colazione al café Manjar, una caffetteria deliziosa da provare!!.
Rifocillate e di buon umore, ci siamo dirette poi alla prima tappa della nostra esplorazione: la casa Azul di Frida Kahlo. Per poter capire cio’ che avremmo visto, in una della tante sere “pro-Messico” prima della partenza, avevamo guardato il film sulla vita della pittrice e devo ammettere che è stata una bella emozione ritrovarsi in quella casa, fra le sue cose.
Al termine della visita, ci siamo affidate al consiglio della guida e abbiamo cominciato una piacevole passeggiata che unisce i due quartieri e che attraversando strade lastricate, chiese e case pittoresche ci ha condotto nel cuore di questi due bellissimi quartieri.
Ora, se avete una cartina di Città del Messico a portata di mano, noterete che San Angel e Xochimilcho si trovano entrambi a sud della città, ma non esiste una linea metropolitana che li collega direttamente e cosi’ per evitare di fare un giro dell’oca, ci siamo decise a fare la nostra prima esperienza dei collettivos, mezzi di trasporto che variano dal bus in città, ai camioncini nel resto del paese, che con un percorso più o meno preciso, si fermano a recuperare le persone ovunque queste facciano un cenno della mano. E’ il modo più pittoresco per girare la città, e si incontra una spaccato di umanità davvero incredibile, da bande di transessuali (educatissimi), alla coppia di nonni (che pomiciano), a mamme con i loro sempre omnipresenti 3 bimbi. Raggiunta la stazione di Tasquena, abbiamo preso il treno leggero che in 17 fermate (se potete sedetevi, il percorso e’ un po’ lungo) ci ha portato a Xochimilco, ovvero “il luogo dei campi di fiori” in Nahuatl, la lingua parlata dagli Atzechi. Questo quartiere un tempo era un villaggio sul lago, ed è l’unica parte della città ad avere ancora canali e giardini semi galleggianti di piante (chinampas) e fiori. Dopo un po’ di contrattazione sul prezzo, siamo partite per un tour di un’ora fra i canali con una delle barche coloratissime a disposizione. Insieme a noi c’erano tantissime altre imbarcazioni, turisti pochi ma tanti messicani che con tutta la famiglia passavano la giornata in famiglia mangiando e bevendo in quell’oasi di pace, ed è stato davvero bello lasciarsi cullare sull’acqua ed osservare la gente, i mariachis suonare, le barche che ti offrivano tacos, carne asada, frutta e i vivai di fiori sulle sponde…Dopo tanto camminare, un po’ di relax ci voleva!. Terminato il tour, abbiamo attraversato tutta la città e siamo arrivate al Museo Antropologico. Devo dire che e’ un po’ il nostro rimpianto quello di non aver avuto a disposizione piu’ tempo per visitarlo, e ci siamo concentrate sulle sezioni Maya, Azteche e sui reperti recuperati nei siti che avremmo visitato in seguito. Questa pecca ci darà sicuramente una buona scusa per tornare in questa città fantastica, poichè il nostro viaggio prosegue e domani lasceremo Città del Messico alla volta di Oaxaca.
3/4 Novembre: Città del Messico – Oaxaca Per dire la verità, non avevo grandi aspettative su Oaxaca. Forse per il fatto di aver letto tanti commenti poco entusiasti da parte di molti viaggiatori, la consideravo semplicemente una tappa obbligata per visitare le bellezze nei suoi dintorni e cosi’ quando ci siamo incamminate per le strade della cittadina, avevo addirittura riposto la macchina fotografica, che per chi mi conosce e’ un chiaro segno che non ero molto interessata alla cosa..!!. Arrivate allo Zocalo tuttavia, ho cominciato a ricredermi, poichè benchè molto meno caratteristica di altri posti che avremmo visitato in futuro, Oaxaca rimane nel mio ricordo come una cittadina piacevole, con un centro colorato e molto caratteristico, dove si trovano dei ristorantini con patio davvero deliziosi!.
Il pomeriggio quindi e’ trascorso in pieno relax, e il giorno dopo siamo partite per l’escursione al sito di Mont Alban.
Dopo una deliziosa colazione in una della tante chocholaterie (oaxaca e’ famosa per il suo cioccolato, provatelo!!) siamo, alle 9h30 evavamo già in viaggio in minibus, per coprire la breve distanza fra la città e il sito: la strada si arrampica sui monti e prendendo quota si ha una bellissima visione di tutta la vallata in cui si adagia Oaxaca che sembra una tavolozza con tutte le sfumature del verde e dell’ocra. Mont Alban ci é piaciuto davvero moltissimo: costruito a circa 2000 metri di altitudine su uno sperone roccioso circondato da montagne, era un centro cerimoniale zapoteco e a differenza dell’immensità di Teotuhuacan, qui si riesce ad abbracciare in un colpo d’occhio solo tutto il sito e le proporzioni fra il centro cerimoniale ed i palazzi danno un grande senso di armonia.
Dopo diverse foto e molti pensieri fatti davanti a questa immensità di cielo blu, montagne e silienzio, siamo tornate a Oaxaca, e nel pomeriggio abbiamo sfidato gli elementi, poichè nel frattempo il tempo si era guastato e con un collettivo siamo arrivate a El Tule, un paesino sperduto, reso famoso dalla presenza di un cipresso vecchio di 2000 anni di 58m di diametro.
La visita è breve, giusto il tempo che girare intorno a quell’ immensità e fare qualche foto, tuttavia ne vale la pena…Quando mai vi capiterà di rivedere uno degli alberi piu’ vecchi al mondo??!!!.
Ritornate a Oaxaca, abbiamo anticipato la partenza per Pochula di un’ora e cosi’ dopo una buona cena e indossata la divisa da “nottata in bus” siamo partite alla volta del Pacifico!. 5/6 Novembre: Oaxaca – Potchula – Mazunte Piccola parentesi sulle strade del Messico: prima di tutto confermo che sono davvero tutte curve, tuttavia io che soffro il bus, non ho avuto grandi problemi poichè con la stanchezza accumulata vi assicuro che cadrete nell’oblio come pere cotte e dormirete alla grande..Fidatevi!. E poi che cosa volete che siano 13h di bus per guadagnarvi le bellezze del Messico!!!!!. All’arrivo a Pothula abbiamo preso un taxi che sfrecciando per una strada che tagliava la foresta, ci ha condotto arrancando sulla montagna fino alla nostra destinazione finale, le cabane Alta Mira: un posto da favola, bungalows fioriti che degradano verso il mare inseriti in un giardino rigoglioso. La camere sono arredate semplicemente ma sono provviste di zanzariere (fondamentali!), grandi amache per cullarsi in veranda e hanno una splendida vista su tutta la baia. Per info, il prezzo pagato di 450pesos (30 euro) è stato il piu’ alto di tutta la vacanza, tuttavia il resto delle sistemazioni che abbiamo visto a Mazunte erano casupole che affittavano amache, quindi se tenete ad un minimo di conforto andate all’Alta Mira!.
La prima cosa che noterete appena scese dal bus come allieni in pile e calze di lana, sara’ il grande caldo e il cambiamento di temperatura: lasciati i 2000 metri di altezza e l’aria condizionata del bus, l’aria calda vi sorprenderà e impiegherete qualche ora ad acclimatarvi e a godervi quella nuova temperatura.
Dopo giorni di passeggiate e visite ai siti potete ben mmaginare che appena arrivate non abbiamo saputo resistere e ci siamo fiondate in spiaggia, alla scoperta di questa famosa Mazunte. Mentre scendevamo il sentiero verso la spaggia il rumore del mare si faceva sempre piu’ forte, ed una volta arrivate ci siamo trovate difronte a tutta la potenza dell’oceano Pacifico: c’erano imponenti onde alte due metri e l’acqua si gettava sulla riva con forza per poi tornare a ribollire in mare. Amate il mare calmo dove poter restare a mollo a trastullarvi?. Scordatevelo!!!. Qui tutto e’ movimento e forza, tuttavia dopo un po’ ci si abitua, il fondale e’ basso e l’unico problema che avrete è riuscire a mantenervi in equilibrio quando verrete investite da quelle bordate d’acqua sulla riva, ma sicuramente e’ un’ottima ginnastica per gli adominali!!.
La giornata e’ trascorsa in completo relax, fra spiaggia, amaca, e baretto. Una nota di merito allla “Palapa de el mazunte”, nostro punto di riferimento culinario!, dove potrete gustarvi deliziosi piatti seduti con i piedi nella sabbia e lo sguardo perso in quel mare blu, ed e’ proprio li’ che ha inizio la nostra avventura notturna.. Trastullandoci fra un tacos e un jugo de papaya, rapite dal bel tramonto, dalla banda di sciammanati che suonava la chitarra e le solite 1000 ciane, non ci eravamo rese conto che il sole era tramontanto e che sarebbe divendato buio nel giro di 15 minuti…
Appena realizato che era meglio riavvicinarci verso le cabane, ci siamo avviate verso il mare, da dove eravamo sempre arrivate passando dal promontorio, tuttavia a luce della torcia ci siamo rese rapidamente conto che la marea era salita e che la strada era bloccata da quella parte.
Quindi here the picture: due pulzelle in costume, pareo e infradito, buio pesto intorno (ad esclusione dei bar sulla spiaggia), il rombo del mare che da friendly di giorno, ora cominciava ad assomigliare sempre piu’ ad un ruggito spaventoso, e assolutamente nessuna idea di come tornare dall’altra parte della mantagna!!!. Momento di riflessione catartico, poi ci siamo ricordate della strada fatta la mattina arrivando in taxi, quindi tornate al baretto, abbiamo chiesto indicazioni per raggiungerla e senso dell’orientamento allertato (e tutti gli altri sensi tesi!!!!) ci siamo incamminate nella foresta. Ora, la situazione non era terribile, avevamo la nostra torcia, cantavamo “quel mazzolin di fiori” per sdrammatizzare, tuttavia vi confesso che quando abbiamo adocchiato uno scorpione grande quanto una baguette un po’ di paura l’abbiamo avuta e la foresta di colpo e’ diventata molto meno rassicurante!!!. Tuttavia tutto è andato bene, siamo arrivate sane e salve e gli unici animali che ci hanno assalito quella notte sono state le zanzare!!.
Il giorno dopo Mazunte non aveva piu’ segreti per noi, riconoscevamo i personaggi che vagavano sulla spiaggia, i migliori punti per avere un po’ d’ombra, il mare non faceva piu’ paura e persino i cani randagi venivano a salutarci (il nostro preferito 2D per l’assoluta mancanza di spessore, mago come un grissino!!), tuttavia per noi era nuovamente tempo di partire e fatti gli zaini e dato l’ultimo sguardo al mare siamo partite per San Cristobal de las Casas con il bus di notte.
7/8 Novembre: Pothula – San Cristobal de las Casas Dopo montagne, curve, tornanti, topes e frenate, eccoci finalmente giunte a destinazione!. Ricordo che quando ho cominciato a preparare questo viaggio, non riuscivo mai a ricordarmi l’esatto nome di questa cittadina del Chiapas…Ora i miei piu‘ cari ricordi della vacanza sono legati ai giorni trascorsi in quest’angolo di mondo dove c’e’ il cielo piu’ blu che abbia mai visto, i colori hanno mille sfumature e i bambini pare abbiano gli occhi rivolti sull’anima.
Ero davvero emozionata sbarcando il mattino presto nella piccola stazione dei bus, quando con zaino in spalla e cartina in mano, abbiamo cominciato a camminare per le vie della città alla ricerca del nostro hotel, nell’aria pura che avremmo presto imparato che passa dal freddo pungente della sera al calore intenso del sole.
Avevo letto molti racconti affascinanti su questo posto ed ero certa che mi sarebbe piaciuto, tuttavia nulla può trasmettere l’atmosfera incredibile: qui i colori sembrano aver trovato un’armonia tutta loro, il giallo della chiesa che si sposa con il rosso e insieme si uniscono al blu del cielo, in una luce carica di energia. San Cristobal è un luogo magico, un’esplosione di colori e di luce, ma è stato l’incontro con le pololazioni indios che ha reso per me indimenticabili quei giorni, regalandomi immagini bellissime, anche solo rimanendo sedute in piazza ad osservare i gruppi di donne indios che sciolgono le trecce e le riannodano con nastri colorati, oppure allattano i bimbi, sistemando poi i loro fagotti sulla schiena, da dove ogni tanto fa’ capolino una manina o un piedino…
Avevo la tentazione di fotografare tutto, per catturare lo sguardo di un bambino e la luce che illuminava quei visi dai tratti solenni, quegli occhi grandi già stanchi, tuttavia non e’ stato semplice poichè l’abitudine diffusa fra i bambini è chiedere soldi in cambio, ovviamente da evitare per proteggere la loro dignità personale.
E’ stata dura non cedere al loro ricatto e ammetto che all’inizio ci sono cascata anch’io pensando di fare un’offerta per aiutarli, tuttavia riflettendoci un attimo, si scoprono modi molto piu’ simpatici per ricompensarli, offrendo loro la colazione comprando pennarelli per la scuola, giochi, e tutto quello che normalmente un bambino dovrebbe poter avere…
Il primo giorno e’ trascorso piacevolmente tra la visita della città, con la Cattedrale e la chiesa di Santo Domingo dove siamo rimaste incantate dalla miriade di bancarelle, un’autentica esplosione di colori dove avrete l’imbarazzo tra i lavori di queste bravissime tessitrici che realizzano a mano coperte, tovagliette e sciarpe per poi rivenderli qui a prezzi davvero minimi. La seconda giornata è stata dedicata ai villaggi indios nei dintorni, San Juan Chamula e Zinacantan e per questa visita ci siamo affidate alla mitica Mercedes, fidandoci delle indicazioni raccolte su questo sito. Di buona mattina, sedute al chioschetto per la colazione mentre osservavamo la città risvegliarsi, il lustrascarpe che apriva il suo banchetto, i – purtroppo pochi – bambini in uniforme che attraversavano la piazza per andare a scuola, abbiamo adocchiato questa signora che con un ombrellone colorato giallo e verde, passeggiava per lo Zocalo. Era lei! esiste davvero questa sorridente guida indios che in inglese e per pochi pesos vi portera’ alla scoperta dei villaggi indios.
Siamo partite insieme ad altre 4 persone e con un piccolo bus in mezzora siamo arrivati a San Juan Chamula, dove abbiamo sostato per un po’ su di una altura ai margini della città: là, con passione e entusiasmo Mercedes ha cominciato a raccontarci la storia delle popolazioni indios Tzotzil, spiegandoci i loro riti e le pratiche religiose uniche nel loro genere che avremmo visto poi nelle chiese.
E’ la chiesetta, infatti, l’elemento più caratteristico del villaggio, candidamente bianca con un portone decorato che risplende al sole. All’interno vengono praticati i rituali più strani che solamente grazie alla spiegazione di Mercedes abbiamo potuto comprendere, ma che tuttavia lasciano stupiti: lunghe file di candele accese, una spessa cortina di incenso ed i fedeli inginocchiati sul pavimento ricoperto di aghi di pino, con galline vive da sacrificare e lattine di Coca Cola per ruttare e liberarsi dagli spiriti maligni…
Insomma, è stata una visita davvero bella, che ci sentiamo di consigliare a chiunque voglia approcciare questi villaggi non dall’esterno come turista, ma in punta di piedi, avvicinandosi a questi popoli con rispetto e voglia di conoscere.
9 Novembre: San Cristobal de las Casas – Agua Azul – Misol-ha – Palenque Ora, dopo undici giorni in giro per il Messico, di cui gli ultimi tre al freddo di San Cristobal, io e Camilla cominciavamo a sviluppare una voglia crescente di mare e di caldo, tuttavia il nostro itinerario ci indicava come prossima tappa Palenque, che volevamo assolutamente visitare prima di tuffarci (in tutti i sensi) nel mare dei caraibi. Il nostro neurone ha trovato una soluzione decisamente valida che consigliamo a tutti, poichè per guadagnare tempo, abbiamo comprato l’escursione classica proposta in tutte le agenzie viaggi “Agua Azul, Misol-ha e Palenque”, concordando di non utilizzare il viaggio di ritorno e di farci lasciare direttamente alla stazione dei bus di Palenque, in modo da poter partire la sera stessa per il Quintana Roo.
L’idea, scopriremo, non è poi cosi’ originale visto che la metà delle persone che componevano l’escursione aveva optato per la stessa tecnica, tuttavia rimane una mossa vincente, poichè permette de percorrere la strada fra San Cristobal e Palenque, che e’ DAVVERO una gincana di curve!!!, con un bus meno molleggiato dei solito ADO, in modo da dare agli stomaci delicati (come il mio!) un po’ di sollievo e soprattutto ottimizzando i tempi guadagnando un giorno di mare, che e’ meglio!!!.
La prima sosta dell’escursione e’ stata alle cascate di Agua Azul, immerse nella foresta e costituite da decine di cascate minori e piccoli laghi: purtroppo l’acqua di azul non aveva molto, tuttavia la portata d’acqua era impressionante, e il sito e’ molto affascinante. Ripreso il bus, non lontano da Agua Azul siamo arrivati alla cascata di Misol-Ha, dove il fiume ononimo si getta in una pozza di acqua limpidissima, con una cascata di più di 25 metri.
Fin’ora era stato tutto molto bello, ma il nostro obbiettivo era Palenque e non vedevamo l’ora di arrivare e scoprire questo sito maya immerso nella foresta e famoso in tutto il mondo per la bellezza dei monumenti e per i misteri che circondano alcuni suoi edifici, ed infatti Palenque non ci ha deluso e si è guadagnato la prima posizione nella nostra classifica dei siti visitati. E’ stato bellissimo visitare questa città immersa in una pace profonda, passeggiando per i prati all’inglese nella calda luce della sera ed ammirando quei templi grandiosi con la consapevolezza che quello che visitavamo non e’ che una minima parte di una città che si estendeva per chilometri e che chissà quali meraviglie custodisce ancora oggi…
Per rendere il tutto ancora piu’ incredibile, la nostra visita era accompagnata delle grida delle scimmie urlatrici, che echeggiavano nella foresta e che rendevano l’atmosfera surreale!. Insomma, le ore dedicate alla visita sono volate cosi’ come questa giornata intensa che ci ha regalato tante immagini incredibili…Ma ora e’ tempo di partire, il mare ci aspetta!!!!.
10 Novembre: Palenque – Tulum Eccoci arrivate al caldo!!!. Bhè..Almeno pensavamo, poichè questo primo giorno a Tulum dobbiamo ammetere che ha messo a dura prova il buon umore, infliggendoci temporali e un nefasto cielo plumbeo…Ma andiamo con ordine, poichè alla fine anche oggi siamo riuscite a tirare del buono dalla situazione!.
Sbarcate alla stazione dei bus come alieni, in piena tenuta da combattimento anti aria condizionata con calzettoni di lana e pile sotto gli occhi incuriositi dei messicani, ci siamo dirette in taxi alla nostra sistemazione, il Nueva Vida, un posto incredibile che si trova all’estremo sud della strada che costeggia la spiaggia di Tulum.
Qui il nostro bunagow “El Sol” era super, la spiaggia era fantastica e deserta, eravamo ai caraibi, cosa volevamo di piu’????.
Il sole!!!!!!!!!!!!. Per fortuna, dopo una mattinata trascorsa a mangiare buonissimi spuntini alla mitica “Casa Banana” e giocando a battaglia navale (!!), il cielo si e’ schiarito e noi siamo corse in spiaggia dove abbiamo fatto amicizia con quello che sarebbe diventato il nostro compagno di viaggio fino alla fine della vacanza, Alex, un ragazzo svizzero che ci ha risollevato la situazione con la sua simpatia. Nel pomeriggio siamo andati a visitare le rovine di Tulum, troppo affollate e meno interessanti delle precedenti, ma che sono il punto di partenza ideale per una bella passeggiata sulla spiaggia. Infatti raggiunta la costa attraverso la foresta, ci siamo trovate in uno scenario da cartolina: sabbia bianca, decine di granchietti che correvano sul bagno asciuga per poi sparire in una delle loro tane, la luce del tramonto che avvolgeva tutto in una calda luce rosa e il mare turchese con qualche barchetta colorata sullo sfondo…È stato un gran momento che il Messico ci ha regalato e che si è concluso con una bella mangiata di pesce a Casa Banana.
11 Novembre: Chitzen Itza Oggi grande giornata sacrificata al mare dei caraibi in onore di Chitzen Izta, la più grande città maya dello Yucatan, dichiarata patrimonio culturale mondiale dall’Unesco.
Siamo partite da Tulum con il bus della Occ, e dopo più di due ore a mezza di viaggio (saggio Alex..) siamo sbarcate sul pianeta “turismo di massa”: nel parcheggio adiacente al sito ci saranno stati almeno 50 bus gran turismo, ed una volta fatta la coda alla cassa, indossato un ridicolo braccialetto modello “all inclusive” rosa shocking e agguantato un panino, abbiamo passato i tornelli stile metropolitana situati all’ingresso e finalmente la nostra visita è iniziata.
La città, fondata intorno al 400 d.C., venne occupata dai toltechi intorno all’anno 1000 per poi essere abbandonata intorno al 1250 e numerosissimi sono gli edifici che testimoniano lo splendore di Chichen, tra cui la grande piramide detta “El Castillo”, il Tempio dei Giaguari, l’Osservatorio e molti altri che scoprirete passegiando per questo incredibile sito.
All’interno il sito, l’impressione era quella di guardare un enorme formicaio muoversi in tutte le direzioni, e se è vero che all’apice della sua grandezza Chitzen Itza ospitava 35.000 persone, bhè, anche oggi non scherza!, comunque multitudine di genti a parte, il sito è davvero una meraviglia, e se riuscirete a schivare teste e braccia di turisti esuberanti, riuscirete a fare anche delle belle foto per immortalare il tutto. La nostra esperianza quindi ci porta a darvi due consigli: primo, cercate di visitare il sito presto la mattina prima dell’arrivo degli unni!!, ma se come noi arrivate da lontano e siete legati agli orari del bus mettetevi il cuore in pace, poichè dovrete sorbirvi il bagno di folla!. E’ un ritorno un po’ brusco al mondo moderno dopo settimane di pace mesicana…
Secondo consiglio, se la vostra intenzione è quella di proseguire per Cancun o Isla Mujeres come noi, partite da Tulum con gli zaini poichè c’e’ la possibilità di lasciarli in consegna e guardagnerete una giornata di mare (per info, i traghetti per Isla Mujeres ci sono fino alle 23h00 quindi avrete tutto il tempo di raggiungere la meta). Questo rimarrà dunque l’unico neo nella nostra organizzazione, forse perchè il viaggio di ritorno verso Tulum è stato tragicomico, con un bus intriso di un odore immondo proveniente dalle toilettes, l’aria condizionata a manetta, un diluvio di pioggia battente fuori e l’ennesimo film di guerra americano!!!!.
Fortuna che all’arrivo Casa Banana ci ha accolto con il solito calore, e cosi’ la serata è terminata davanti ad un lauto banchetto a base di aragosta per Cami (ah Alex…Che cosa ti sei perso…!!) e di un pesce non ben identificato (!) ma delizioso per me. Il rientro in cabana è degno di nota, poichè una simpatica colonia di granchi aveva preso possesso della nostra veranda e dopo aver fatto lo slalom fra queste bestie enormi che vagavano per il villaggio (avremmo poi capito che era la stagione di granchi) siamo andate a dormire, rimanendo in ascolto delle chele dei granchi cozzare contro la nostra porta…!!.
12/13/14 Novembre: Cancun – Isla Mujeres Novembre: Cancun – Isla Mujeres Dopo il rito della colazione sulla spiaggia con succhino Campbell al mango e biscotti alla vaniglia – i preferiti di Cami! 😉 – ci siamo messe in viaggio per raggiungere Cancun in bus. Devo dire che tanta era l’impazienza di arrivare al mare che il viaggio ci è sembrato infinito, trascorso in gran parte ad osservare i nostri pittoreschi compagni di viaggio e ad occhieggiare la miriade di hotels che si intravvedevano sulla costa completamente occupata da mega resorts 5*… Eravamo molto felici all’idea che avremmo visto quello spettacolo soltanto da lontano!.
All’arrivo siamo saltate su un collettivo che ci ha portato fino a Peurto Juarez e fatto il biglietto per la breve traversata, 15 minuti in tutto, ci siamo dedicate ai nostri tacos con cremina al formaggio mentre la barca ci conduceva su Isla Mujeres, una piccola e coloratissima isola immersa nel mare dei caraibi. Noi ci siamo subito sentite in paradiso, e presa una camera all’hotel Osorio, (economico pulito ma rumoroso) ci siamo fiondate in spiaggia per dare inizio all’operazione tintarella…MAGARI!! perchè dovevamo fare ancora i conti con la nostra nuvoletta di Fantozzi che ha scaricato per le prime due ore un bel temporale!. Fortuna che poi tutto si è risolto, e abbiamo trascorso un pomeriggio in panciolle a crogiolarci al sole!. Eccoci qui quindi, felici e cariche per i bei giorni trascorsi in Messico ma non ancora sazie poichè se fin’ora avevamo previlegiato le levatacce mattutine per sfruttare a pieno il tempo a nostra disposizione, Isla Mujeres aveva fatto sorgere il desiderio di invertire la marcia e di dedicarci alla fiesta notturna!!.
E’ con questo spirito bellicoso che ci siamo preparate le la serata, e dopo un aperitivo e una cenetta a base di pesce, io Cami ed Alex ci siamo incamminati alla ricerca del punto caldo dell’isola.
Ora se avrete la fortuna di andarci, vedrete che la zona fun si riassume in due vie che si incrociano con un paio di locali che fanno musica dal vivo: ebbene, sarà stata la bassa stagione, tuttavia i bar erano mezzi vuoti e la gente, tutti quegli italiani casinari visti in spiaggia, spariti nel nulla: ci si poteva arrendere?.
NOOOOOOOOOOOO, quindi alla fine è stato comunque un successo, ci siamo trasferiti sulla spiaggia e lì siamo rimasti a farci cullare dal dondolo, forse un po’ piu’ tranquilli del previsto, ma sicuramente appagati da quell’incredibile cielo stellato. Gli altri due giorni di vacanza sono trascorsi pigramente, un po’ di sole, un bagno nelle bellissime acque cristalline, tacos e poi molte chiacchere con tutta la serie di personaggi che avevamo incrociato lungo il nostro viaggio e che di colpo erano apparsi sulla spiaggia di Ilsa Mujeres, considerata da tutti tappa ideale per terminare il viaggio, vista la sua vicinanza all’aeroporto di Cancun.
Di quest’ultimi giorni ho dei ricordi molto belli, i momenti Happy Hour al chioschetto sulla spiaggia dondolando sulle altalene e sorseggiando una Pina Colada, i tramonto dai colori incredibili, le risate, ma soprattutto ricordo l’atmosfera che c’era nell’aria, un misto di grande felicità per tutte i bellissimi posti visti, la soddisfazione per aver portato a termine questo primo e grande viaggio in Messico e ovviamente anche un po’ di nostalgia per l’avvicinarsi della fine dell’avventura. 15 Novembre: Isla Mujeres – Cancun – Mexico City – Madrid – Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilano (16 Novembre) E come tutte le cose, anche questo viaggio ha una fine, e quindi eccoci qui!. Il nostro luuuuuuuuuungo viaggio di ritorno comincia alle ore 11h30 del 15/11 e si terminerà alle ore 22h15 del 16/11, e si svolgerà in ordine con un traghetto, un collettivo, uno shuttle per l’aereoporto e ben 3 aerei!!!. I disguidi ci sono stati, cosi’ come le attese infinite nelle sale d’aspetto e le litigate al banco dell’Iberia per poter chiamare casa ed avvisare del ritardo (una tale Paloma del banco Customer Care credo non si sia ancora rimessa dell’esperienza di avere a che fare con noi!!!) tuttavia ero come in una bolla di bonheur, dove questi contrattempi del mondo esterno non arrivavano a scalfirmi piu’ di tanto. Io ero ancora in Messico con la mente ed il cuore, ed è questa è la sensazione che mi sono portata dietro per un po’ di tempo, e che ancora oggi, immergendosi nei ricordi mi accompagna: questo viaggio, cosi’ come è iniziato quando mesi prima lo preparavamo sulle guide turistice, ora continua nelle emozioni vissute e che hanno lasciato un segno indelebile in noi.
Nulla di tutto questo avrebbe potuto essere cosi’ speciale, cosi’ bello senza Camilla che con la sua amicizia è stata una compagna di viaggio unica, capace di rendere questo viaggio bello al dilà di ogni possibile attesa.
A presto quindi, quest’avventura termina qui, ma la prossima già si avvicina!!!! HASTA SIEMPRE!!!!!!.