El Cairo

APPUNTI DI VIAGGIO UNA SETTIMANA PRIMA La preparazione è stata lunga. Ho posticipato la partenza dai primi di maggio alla fine appunto perchè sapevo che prepararmi per un viaggio simile avrebbe necessitato di un sacco di tempo visto che sono occupato in mille cose. All’inizio l’idea era di fare una cosa solitaria e senza il riferimento...
Scritto da: Pierpaolo Lombardi
el cairo
Partenza il: 30/05/2001
Ritorno il: 06/06/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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APPUNTI DI VIAGGIO UNA SETTIMANA PRIMA La preparazione è stata lunga. Ho posticipato la partenza dai primi di maggio alla fine appunto perchè sapevo che prepararmi per un viaggio simile avrebbe necessitato di un sacco di tempo visto che sono occupato in mille cose.

All’inizio l’idea era di fare una cosa solitaria e senza il riferimento dell’agenzia, poi, dato che ero si stato in un paese mediorientale, Israele, ma chiaramente non paragonabile all’Egitto, in quanto l’Egitto è meno sviluppato, meno ricco, con una cultura, la musulmana che è comunque meno modernista della israeliana. Così ho deciso di adottare una via di mezzo: volo, trasferimento, albergo prenotati con agenzia, una cosa in libertà, mezza pensione, e non troppo costosa e poi per quanto riguarda le escursioni mi sarei arrangiato da solo. Leggere, leggere, questo è il primo punto di partenza, leggere le caratteristiche del paese, le tradizioni. Ho trovato molto interessante la guida Traveller. Comode cartine, spiegazioni chiare, notizie utilissime per chi deve viaggiare, specialmente se lo vuole fare ” da solo”. Al mio viaggio si è aggiunto poi piacevolmente un amico, che credo renderà tutto più interessante e bello.Fotocopie di cartine, lettura di itinerari tipo ed esperienze di persone che ci sono state, specialmente nei siti Internet trovati sull’Egittomi sono stati molto utili. Un sintetico elenco delle cose da vedere, dei numeri utili, un rimpinguare la lista delle cose da mettere in valigia in modo da non dimenticare niente. Carta di Credito, Lire cambiate in Dollari, Rullini da acquistare, Imodium sopratutto perchè la cosa di cui tutti parlano, la parola che si sente più stesso, il sinonimo che più frequentemente corre tra chi senti parlare d’Egitto è DIARREA!!!Dissenteria, riusciremo a sconfiggerti? Niente acqua da lavandini, niente ghiaccio, niente frutta, solo bottiglie in confezione chiusa, e la frutta? E’ l’unica cosa di cui so ancora poco. Eppure la frutta in Egitto è da ASSAGGIARE!! Cominque per sicurezza, visita medica che attesta il mio benessere. Poi una settimana prima comincio con i Fermenti Lattici e una dieta che mi metta sano, senza problemi di intestino o stomaco. Oggi provo a cercare quelle pastiglie che purificano l’acqua, almeno per lavarci i denti, oppure da portare in giro, magari quando andremo nell’oasi.Credo che a questo punto manchi da fare la valigia, cambiare i soldi, comprare le ultime cose e poi via, tutto da vedere, da vivere, da respirare, da ascoltare, da annotare e da fotografare.

Mi impegno a vivere al meglio l’Egitto, a fare più foto possibili, senza per questo perdermi qualcosa mentre sono dietro all’obbiettivo, ad annotare tante cose, specialmente descrivendo tutto quello che i miei sensi provano: cosa vedo, cosa sento sulla pelle, cosa annuso, cosa ascolto.Cercherò di stare attento alla dissenteria senza per questo perdermi niente delle tradizioni culinarie locali.

ARRIVO La solita trafila aeroportuale e via. L’arrivo è affascinante, intorno alle 23 stiamo atterrando a El Cairo, io cerco al finestrino di scorgere le piramidi, ma tutto quello che vedo è un’immensa vastità di luci e di minuscole creature luminose in movimento quasi ordinato su lunghe piste delineate da punti gialli e bianchi. Scendendo dall’aereo l’impatto con i trenta gradi della città è quasi soffocante, e pensare che sono solo le 23. Io penso a che razza di temperatura ci potrà essere l’indomani magari a mezzogiorno.Disbrigate le solite formalità veniamo accompagnati al pulman (facente sempre parte del pacchetto da noi acquistato) che ci porterà a Giza in hotel. La nostra guida di riferimento Michel ci descrive un po’ ciò che incontriamo per strada, visto che dall’aeroporto a Giza ci sono circa 30 min. Il traffico è modesto, ma cominciamo a renderci conto di cosa intendevano per città “caotica e rumorosa” parlandoci di El Cairo. Sembra una metropoli normalissima, se non che ad un tratto spunta qualcosa di giallognolo tra gli edifici: le piramidi. Di notte sono uno spettacolo ancor più mozzafiato; paiono creature di un altra dimensione, non sembrano per niente inserite nel contesto della città, sembrano “cose” che spuntano da una nebbia di millenni in una città che oramai ha poco a che fare con certe ere passsate di richezza, ponti verso qualcosa di sconosciuto. Sembra di guardare una cartolina in contrasto ad una città normalissima del 21 secolo. Flash estranei di un qualcosa che non è alla mia portata.Comunque arriviamo all’albergo, facciamo una doccia, facciamo cambiare qualche spicciolo e andiamo a mangiare qualcosa. L’albergo è magnifico, con ogni confort,, ristoranti, shop, gente che gira in continuazione.Il nostro primo approcio con la cucina locale non è dei migliori: hamburger con patatine. Siamo troppo stanchi per prestare attenzione al tipo di cibo, all’acqua e sopratutto a parlare troppo l’inglese, per cui ordiniamo la cosa più semplice e veloce, e devo dire gustosa e mangiamo di fretta. Usciamo dall’ hotel facciamo due passi e subito tre, quattro taxisti si accostano a noi per offrirci un passaggio. Alla quinta auto saliamo e ci facciamo un giretto di un quarto d’ora nei dintorni. Non c’è molto movimento, ma s’intenda che per poco movimento intendo quel poco movimento che può avere una città con 18 milioni di abitanti! Quindi molti taxi, molte persone ancora a spasso e sopratutto moltissimi TIR e camion; infatti come apprendiamo poi, i camion possono circolare da una certa ora della sera fino alle 8 o alle 9 di mattina credo. Non ricordo bene. Le strade sono molto illuminate, per lo meno quello principali, ricche di insegne di hotel (sto parlando della zona di Giza, ad ovest del Nilo, dove alloggiavamo noi, ad un Km dalle piramidi). Finito il piccolo tour paghiamo e ci rechiamo in hotel dove distrutti ci buttiamo sul letto. Primi impatti con l’aria condizionata alla quale però non diamo molto peso e sbagliando purtroppo, come ci saremmo accorti poi.

PRIMO GIORNO Il giorno successivo ci alziamo abbastanza tardi, andiamo in piscina per rilassarci un poco. Fa molto caldo, ci sono circa 40 gradi, l’aria ha un odore calmo, non forte, indefinito, comunque molto caldo, credo sia l’odore del deserto, della sabbia, della città, anche se da questa ci siamo abbastanza lontani. La musica accompagna i rituali dei bagnanti, ma s’interrompe come un risveglio e ci metto poco a capire di che si tratta; infatti da poco lontano, o forse da quanche chilometro, la tecnologia è arrivata anche qui. Si ode il canto del muezzin, che dal minareto torna a ricordare come il canto del gallo che ci si deve destare dal sonno delle attività quitidiane per pregare Allah. Gli operatori sono tutti musulmani e quindi spengono la radio e limitano le attività. Non stendono comunque tappeti per pregare, anzi, vivono la cosa con troppa facilità forse, continuando comunque a controllare i bagnanti, solo ricordando col pensiero l’attimo di preghiera. Decido di farmi un giro attorno alla piscina. Non c’è molta gente, d’altronde la maggior parte degli ospiti devono essere usciti per le escursioni; noi ce la prendiamo molto comoda, visto e considerato che non abbiamo programmi particolari da seguire, a parte un elenco che ho stilato delle cose da vedere assolutamente, quelle che sarebbe interessante vedere, e lo possiamo fare nei tempi che più ci aggradano, e impiegandoci il tempo che vogliamo. Noto che all’estremità destra della piscina c’è una palestra con sauna e massaggi. Decido di farmi un massaggio.Entro e subito prenoto la mia mezz’ora. Alì, un egiziano di 1 metro e 90 per 100 kg si avvicina, mi da la salvietta e attende che io mi cambi.Mi fa stendere e comincia a passarmi i suoi manoni bagnati con olio di menta. Mi massacra letteralmente ma devo dire che poi mi alzo come nuovo.

Verso l’ora di pranzo ho deciso di sperimentare la cucina locale cominciando dall’alimento forse più comune: il Kebab. E’ delizioso, molto saporito e devo dire che come inizio non è male. Beviamo molta acqua, visto che fa molto caldo, e l’acqua è l’elemento che non deve mancare mai in zone come queste.Il pomeriggio ci avviamo per andare alle piramidi, e subito, appena usciti dall’albergo, uno stuolo di taxisti ci avvolge letteralmente. Noi data la confusione e il gran caldo decidiamo di prendere la compagnia dell’albergo, un bel taxi con aria condizionata ci porta alle piramidi; il guidatore ci avverte subito che essendo già le 16 la biglietteria delle piramidi è chiusa e quindi non si può più entrare. Ci offre però la possibilità di effetturare il tour del deserto con il cammello o a cavallo attorno alle piramidi stesse.Decidiamo che può valere la pena fare questa esperienza e quindi decidiamo di andare.

Fa molto caldo, 45°, ma abbiamo il nostro zaino con l’acqua, i cappelli e l’immancabile macchina fotografica. Dall’albergo arriviamo ad un piazzale proprio davanti alla spianata della sfinge. Le piramidi si stagliano dietro a questa, in un infuocato ambiente desertico. Scendiamo dal taxi e subito ci si presenta davanti un egiziano col quale concordiamo di affittare un cammello e un cavallo. Io salgo subito sul cammello. Ci avviamo. L’andatura del cammello non è molto spedita, inoltre l’animale puzza esageratamente, ma non è un problema che mi limiti particolarmente e quindi via. Arriviamo all’ingresso ma la polizia ci consiglia di cambiare animale in quanto il cammello è troppo lento e comincia ad esser tardi anche per il tour, quindi vengo affidato ad un cavallo. Nel tragitto dal negozio all’ingresso passiamo per un quartierino molto povero: qualche negozietto di souvenir, pulitori di scarpe sui marciapiedi, venditori di scarabei portafortuna, cammellieri e cavalli. Finalmente siamo riusciti ad entrare: eravamo in tre, io, il mio compagno di viaggio e la guida, anch’egli a cavallo. Faceva molto caldo, 45 gradi ma era sopportabile, grazie anche alla ventilazione continua che arrivava dal deserto. Il deserto egiziano non è il classico deserto a dune e sabbia finissima. Qui si tratta di un misto tra zone rocciose e sabbia, molto granito.L’odore del deserto è indescrivibile, caldo, profondo, intenso, quasi rilassante. Il sole picchia ma si suda poco se si è coperti.Abbiamo visto dapprima la Sfinge, bellissima e suggestiva, ma le parole non rendono il concetto di quello che ti trovi davanti. Siamo passati poi attorno alle piramidi, ma c’era un piccolo inconveniente, nel senso che i poliziotti turistici ci hanno seguito mentre la nostra guida facendo finta di niente ci ha fatto cavalcare velocemente. Ora, io non ero mai salito su un cavallo, figuriamoci cosa voleva dire per me cavalcare, e in modo non regolare visto che inoltre eravamo accompangati a piedi dall’aiuto-guida che teneva i cavalli per le briglie e che quindi questi avevano un andatura pietosa. Immaginatevi cosa significava questo per il mio povero sedere! Ho imparato con l’istinto di sopravvivenza ad irrigidire le gambe per rendere più sopportabili le botte. La polizia ci ha poi raggiunto e al ritmo di icalzanti Yallah ci intimava di andarecene perchè era tardi. La guida ci ha lasciati per qualche secondo per andare a parlare con la guardia alla quale ha allungato una mancia per consentirci il proseguimento. Abbiamo scattato alcune foto alle piramidi e abbiamo proseguito fino ad arrivare dietro alle stesse vedendo il Cairo letteralmente distesa ai piedi delle piramidi com un tappeto sacro davanti ad un’altare o un monumento prezioso.Dietro di noi immenso il deserto. Misterioso. All’orizzonte si scorgevano le piramidi di Saqqara e tutt’intorno il deserto, solo deserto, affascinante deserto.Siamo tornati abbastanza velocemente stanchissimi e accaldati. Ci siamo accomodati nel negozio dove ci hanno offerto coca e un caffè per me (turco per giunta, odioso) e il narghilé alla mela. Ci siamo ristorati un poco prima di pagare. Sono stati tutti molto gentili quanto insistenti nel cercare di appiopparti ogni genere di articolo da regalo. Comunque siamo poi tornati a casa. Ero sfinito e stordito dalla dolcezza del tabacco alla mela.

SECONDO GIORNO Siamo partiti piuttosto tardi a causa di un disguido con la compagnia che ci doveva portare alla Cittadella.

Essa è situata ad est del Cairo, sulle colline del Moqqan. Si tratta si una collina sopra la quale Mohammed Alì, uno dei sultani del Cairo ha costruito un palazzo, una moschea, detta d’Alabastro o di Mohammed Alì e delle mura fortificate intorno.Sembra davvero un mondo a parte.

La moschea è detta d’alabastro per la copertura delle sue cupole. Attualmente è adibita solamente al turismo. E’ la classica moschea, molto bella, ricoperta di tappeti; mi sono seduto ed ho pregato. Ho pregato per me, per i miei genitori, per i miei amici, e per la mia strada.Fuori dalla moschea si ha una panoramica de El Cairo, stupenda.

Siamo poi passati per il palazzo di Mohammed Alì, dove il sultano sterminò i Mamelucchi, i suoi nemici storici (un tipo particolare di musulmani). E’ un bel palazzo, interessanti gli arredi, la sala dove si riuniva con i suoi consiglieri, la camera da letto.Al ritorno ci siamo fermati al Bazar Khan el Kalili. Abbiamo passato solo una mezz’oretta vagando tra le vie con un ragazzo universitario che si è offerto di accompagnarci, naturalmente facendoci vedere solo negozi prescelti i cui proprietari erano sicuramente suoi conoscenti. Il Bazar mi ha sempre affascinato, e ricordando quello di Gerusalemme ho vagato per le viuzze annusando gli odori di incenso, di spezie, e guardando i colori variegati dei tessuti locali. Nelle orecchie avevo il vociare della gente e di tanto in tanto del Corano proposto da qualche mangiacassette nei negozi di musica. Era come un mondo a parte. Il frastuono dei clacson che pure era molto vicino apparteneva come ad un altro mondo. E’ facilissimo essere avvicinati da qualcuno che ti chiede da dove vieni e appena saputolo comincia ad elencarti una serie di frasi fatte nella tua lingua: “Italiano? Spaghetti maccarona.” E se tendi ad abbassare troppo il prezzo della trattativa subito attaccano con “mafiuso!”.Nel tragitto tra l’albergo e la Cittadella e il Bazar siamo passati per una strada che percorre dall’alto ed esternamente la Città dei Morti. La città dei morti anticamente era la necropoli di ricchi sultani o principi musulmani che abitavano la città. Purtroppo l’ammassarsi di persone attorno alla città ha creato un’enorme domanda di case non soddisfatta dall’amministrazione e molta gente povera, non avendo dove andare, ha cominciato ad abitare i mausolei e le tombe della Città dei Morti. A poco a poco si sono costruite case fino ad ora che la zona è divenuta una vera e propria seconda El Cairo.Niente asfalto, povertà estrema ed estremo pericolo. Infatti tutti ci hanno sconsigliato di andarci perchè rischiavamo di essere assaliti e derubati di tutto. Fino a che punto queste voci siano vere non lo so, sicuramente però è una zona dove non è il caso andare vestiti bene e con troppi gioielli, più che altro per il rispetto verso gente che ha a che fare tutto il giorno con la fame e la sopravvivenza.

La sera abbiamo cenato in un ristorante nubiano all’aperto (faceva parte del complesso dell’albergo). Ho preso una grigliata mista e della birra; ho mangiato bene. Inoltre ho fumato ancora il narghilé con sottofondo musicale di un gruppo nubiano che accompagnava i pasti dei clienti con musiche tipiche.

TERZO GIORNO Giorno dedicato alla visita alle Piramidi e alla Sfinge.

Arrivati alla spianata delle piramidi si nota subito la maestosità della piramide maggiore.Abbiamo fatto un giro attorno alla piramide dalla parte sinistra. In alcuni punti della base c’è ancora traccia della copertura originaria in pietra calcarea bianca. Infatti le piramidi originariamente non erano a gradoni come sono al giorno d’oggi, bensì erano ricoperte e avevano una superficie esterna liscia perfetta. Intorno inoltre avevano un pavimento in basalto nero e quindi dovevano, con il bianco della superficie e il nero della pavimentazione creare un contrasto straordinario che dava, dall’alto, maggior rilievo alla presenza delle piramidi. Intorno ci sono delle enormi buche in cui erano contenute le barche, ora conservate, se non distrutte dal tempo, nei musei, che secondo la religione egiziana consentivano all’anima di arrivare nell’aldilà. Vicino alla piramide di Cheope ci sono le piramidi delle regine, piccole e a gradoni.La cosa più straordinaria è che attorno alle piramidi ci sono innumerevoli buche di forma pressochè quadrata e di profondità media intorno ai 3 metri, tutte che mostrano un accesso e un’uscita sul loro fondo. Si dice che sotto le piramidi ci siano cunicoli che colleghino le tre piramidi e la sfinge. Abbiamo curiosato un po’ intorno notando anche delle entrate a gallerie, sbarrate però da cancelli, lamiere ecc. Ad un tratto ci avvicina un poliziotto turistico che ci propone per pochi dollari di accedere ad una delle gallerie chiuse. Noi logicamente accettiamo. Chinati siamo entrati in un cunicolo angusto e buio che ci ha portato ad una sala a funeraria con alcuni sarcofagi. Il cunicolo proseguiva verso altre camere ma sinceramente mi sentivo un po’ come un intruso e mi salivano alla mente tutte quelle leggende sulla maledizione dei faraoni; inoltre non mi fidavo molto del nostro cicerone-accompagnatore, chissà che non ci accompagnasse in qualche camera dove ci aspettavano dei suoi “soci” pronti a picchiarci per rubarci i soldi e lasciarci lì a marcire come i vecchi re?Siamo così usciti, un po’ a malincuore devo dire, anche perchè il guardiano ci ha detto che quelle gallerie collegano piramidi e sfinge. Chissà per quale motivo…Credo che il dubbio resterà per parecchio tempo. Anzi, magari codesti cunicoli nemmeno esistono!Usciti da lì ci siamo portati alla Sfinge. Il vederla è stato emozionante. Dopo tanto tempo, dopo averla vista tante volte in fotografie di ogni genere, dopo averla tante volte immaginata era lì, maestosa ma molto piccola rispetto a quello che puoi pensare, ma comunque stupenda, enigmatica, dolcissima, commuovente. Un insieme di emozioni che credo di possano provare solo dopo aver desiderato tanto una cosa come io ho desiderato vederla.

QUARTO GIORNO Stanotte mi sono svegliato e non stavo molto bene, avevo dei brividi e un forte mal di pancia. Infatti ho passato il resto della nottata in bagno. Disastroso, considerato il fatto che la mattina saremo andati ad El Fayoum, un’oasi a circa 100 Km da El Cairo. Comunque ho preso il tutto con filosofia, considerato il fatto che se qualcosa accade è sempre per un motivo. Il motivo del mio disagio poteva esserci stato perchè stavo un po’ esagerando col cibo, o forse perchè per la sera avevamo deciso di andare ad un ristoranre sul Nilo e forse era il caso di non andare, non so perchè! Forse non era niente di tutto questo, tutto era accaduto per ricordarmi che non sono invincibile e che anch’io potevo incappare nella famosa maledizione dei faraoni, la diarrea dei paesi orientali! Comunque tutto è presto diagnosticato, infatti non mi è capitato di ingerire molta acqua locale, credo che il tutto sia derivato dal fatto che fuori ci sono 40 gradi mentre negli hotels l’aria condizionata è accesa all’esagerazione e quindi si può soffrire l’escursione termica e prendere la dissenteria. Comunque ho preso subito Imodium e i vari antibiotici che hanno alleviato un attimo il mio mal di pancia. La mattina non ero proprio al max della forma ma me la cavavo abbastanza. Dopo ogni pasto procuravo di prendere un po’ di miele per bruciare eventuali batteri presenti nello stomaco ma sottolineo il fatto che mi sono completamente liberato della dissenteria solamente a casa.El Fayoum era per me una meta importante, forse ero un po’ affascinato dal libro di Paulo Cohelo “L’alchimista”, che la descrive così: “Un tempo c’erano 50000 palme e poche donne che aspettavano il ritorno dei loro uomini dal deserto. Ora ci sono 50000 persone e molte palme. Le cose cambiano così come cambia il mondo così come cambiano le persone…”.

Le cose sono cicliche. Le persone tornano sempre a casa prima o poi.

Quel che accade un volta forse non si ripeterà più, ma ciò che accade 2 volte accadrà quasi sicuramente una terza e una quarta volta.

QUINTO GIORNO Il viaggio sta ormai giungendo al termine, questo è l’ultimo giorno pieno che ci resta, così decido di fare un giro al Khan el Khalili, stavolta da solo, perchè Manuele ha un po’ timore di queste cose, non gusta molto il luogo. Io invece credo sia molto importante il contatto con la gente. Quindi mi porto al Bazar con il fedele tasixta che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Cominciamo subito a fare un giro, visto che devo fare parecchi acquisti. Mi porta innanzitutto a fare colazione, ma essendo già sazio non prendo altro che un ottimo the alla menta, fumiamo un narghilè e poi ripartiamo. Visitiamo speziali, Venditori di tessuti, di gioielli. E’ tutto molto bello, incredibile, profumi molto intensi ti stordiscono la mente, tutto condito con le voci della gente, dei suoni del Corano.Il pomeriggio lo passo in piscina col Manu e poi il giorno dopo si riparte.

COME COSTRUIRE UN PAPIRO Il papiro era sacro perchè la forma della pianta è simile a quella del fiore di loto, poi perchè la forma della sezione del fusto è triangolare, come le piramidi piramidi.

Si procede così.

Si taglia un pezzo di fusto e lo si sbuccia. Da questo si taglia una striscia che viene messa a mollo nell’acqua per almeno sei giorni. Di più se si vuole che la colorazione della striscia diventi più scura. Passato il tempo si intrecciano le strisce fino ad ottenere un foglio, che viene poi riposto tra due tessuti sotto un torchio per altri sei giorni



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