Eireann
Prima di partire continuavo a chiedermi: ma che cheddar ci vado a fare in Irlanda?
In una notte d’agosto, piovosa e fredda, eccoci approdare all’aeroporto di Shannon, senza un posto dove dormire….per fortuna una scomoda panchina ci funge da giaciglio…alle sette del mattino partiamo per la nostra prima meta: le Isole Aran.
Ma che cavolo...
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Prima di partire continuavo a chiedermi: ma che cheddar ci vado a fare in Irlanda? In una notte d’agosto, piovosa e fredda, eccoci approdare all’aeroporto di Shannon, senza un posto dove dormire….per fortuna una scomoda panchina ci funge da giaciglio…alle sette del mattino partiamo per la nostra prima meta: le Isole Aran. Ma che cavolo ci vado a fare alle isole Aran poi..mah, in realtà a visitare un amico che gestisce da volontario insieme alla sua compagna un ostello sull’isola più grande delle tre che formano l’arcipelago, Inis mòr. A Galway, bella cittadina affacciata sull’omonimo golfo prendiamo i biglietti comprensivi di bus fino al porticciolo di Rossaveal e successivo traghetto. Luoghi piuttosto surreali, moltissime pietre grigie dominano il paesaggio, e poi le tipiche casette irlandesi, finestre grandi e colorate, tetti grigio scuro a spiovente dalle tegole lisce a volte ricoperti di paglia e muri bianchi..e poi il classico verde, intenso e omogeneo. Il ferry ci traghetta al villaggio di Kilronan, dove raggiungiamo l’ostello, un vento bestia, tutti questi irlandesi che guidano dalla parte sbagliata e che parlano un inglese dal fortissimo accento gaelico, donne belle gonfie e tronfie, uomini seduti al pub dalle facce paonazze..che ridere….si!mi piace!!! Decidiamo di noleggiarci le mountainbikes, unico mezzo per girare bene e vivere appieno l’isola. Comunque l’impatto in questo posto un po’ dimenticato dalla frenesia del mondo esterno è magnifico, alle due del pomeriggio mi ero convinta fossero già le sette della sera, tra un tè caldo e un paio di biscotti il tempo passa lento e tutti i miei pensieri svaniscono, ti senti cullare da un luogo sconosciuto e ameno e ti sembra di non essere mai esistita né prima né di doverlo fare dopo. Plof! È proprio come cadere in una dimensione atemporale. Insomma, una bella pinta di Guinness cista proprio dopo cena, no? Questo il succo del discorso. Peccato che questi isolani ne bevano troppe a volte e siano un po’ molesti, attenti a non farli incazzare! Sono tutti belli grossi che se ti rifilano un cartone in faccia ti fanno un occhio del colore della guinness… Ma no dai sono simpatici, poi nei pub non si vedono giovani infighettati, gente di tutte le età, un sacco di anzianotti e pure bambocci, tutti che ballano insieme questa musica celtica mescolata a canzoni country o di Johnny Cash… Il mattino ha l’oro in bocca, anzi il sole in faccia e per questo ci si risveglia presto pronti ad una colazione con quintali di burro salato spalmati su pane integrale fatto in casa e per finire vasetti interi di marmellate biologiche d’arancia, rabarbaro e di tutte le varietà di ‘berries… Ah…pancia gonfia e abbiocco in arrivo…ma è ora di farsi una bella biciclettata lungo la stradina costiera. Che meraviglia,al nostro fianco scorrono il mare d’irlanda, la costa bassa e frastagliata con spiaggette qua e là, e quei maledetti campi verdi recintati dalla grigia pietra calacarea locale…mucche, cavalli, asini e pecore fanno capolino ogni tanto tra l’erba, anche un sacco di loro prodotti disseminano la strada qua e là….ah!il profumo della campagna di una volta!buono eh?…ah ah…tra foto varie e salite ripidissime eseguite come perfetti ciclisti esperti, ovvero portando a mano la bicletta, arriviamo ad una bella spiaggia dove corriamo a gettarci tra i flutti…se! No, troppo freddo, solo una sigaretta giusto per riprendere fiato e via! a mangiare! Buoni i Baegels, sono le ciambelle tipiche della mikra e mega britannia, con dentro burro, maionese, cheddar fuso, pollo speziato cajun….una botta di vita. Si!mi piace! La mattina dopo a piedi dall’ostello raggiungiamo il lato occidentale dell’isola….le cliffs bagnate dall’oceano Atlantico. Che spettacolo..rimani a bocca desertificata, ti viene un istinto maniacale di fare foto ad ogni singola onda mentre si spezza e si suddivide in tante migliaia di goccioline bianche e brillanti, anzi sparkling! ‘ttana!!! Ho voglia di urlare, di gettarmi giù! Di sentirmi parte dell’oceano! Un tutt’uno con la natura! Dai dai dai dai dai dai dai dai dai dai , prendi la rincorsa e gettati!!! Ok. Decidiamo di non esagerare, basta ballare “Can’t touch this!…ta na na na…!”… L’ultima sera la passiamo davanti al fuoco con del buon vino d’importazione nella living room insieme ai nostri amici..solo tanti rimpianti…lasciare quel luogo senza tempo, non mangiare più i sanissimi prodotti biologici prodotti nella serra dell’ostello, non aver visto i numerosi Black forts dell’isola…ma Dublino ci aspetta. Ovviamente ci svegliamo mezzora prima di prendere il taxibus e la mia faccia assomiglia a quella di un irlandese ubriaco appisolato sul bancone di un bar per tutta la mattinata. Prendiamo a Galway l’autobus puzzolente che ci porterà entro sera a Dublino dove ci aspetta il miglior ostello disponibile. La disponibilità doveva essere proprio scarsissima, forse era l’unico libero, ma ci vuole spirito di adattamento! Rubiamo dalla reception delle coperte che non ci avevano assegnato, e usciamo a berci la meritata Guinness nella famosissima zona del Temple bar..ce ne facciamo offrire un paio da baldi giovani stranieri e poi scendiamo al night club, ovvero la discoteca, dove balliamo fino a chiusura. La mattina dopo a colazione ci chiediamo come spendere le nostre giornate a Dublino: si! Musei, un sacco di gallerie e chiese…(-no, ma adesso non ho voglia, no dai, facciamo shopping e v’brodo-)…ah ah…soldi dei cari genitori che fluiscono attraverso il mio conto, la carta prepagata, la sua striscia magnetizzata, il lettore di carte di credito di un negozio del centro di Dublino…strusc! E fatto! Ah..la magia di un nulla che è tutto…il moderno dio denaro che si tramuta in mille forme senza mai rivelare la sua reale essenza, se c’è poi…mah. Alle sei del pomeriggio siamo già a quota 1 litro di guinness a testa. Andiamo a dormire presto. Finalmente l’ultima giornata la passiamo per musei e gallerie e facendo foto. La sera usciamo per ballare e poi, vabbè…sono cose che non si raccontano. Però la nottata è trascorsa in maniera bizzarra e piuttosto divertente. La mattina un po’ meno, litri d’acqua confortano le mie viscere nella dura attesa di un autobus per Limerick. Il viaggio lo trascorro guardando fuori dal finestrino e ridendo come un orango jamaicano insieme alla mia compagna di viaggio Caterina, ricordiamo le avventure della sera precedente…scene che voi umani non avete mai visto, esatto…proprio come in Blade Runner, solo che fa molto più ridere. Si! Mi piace! Grazie Dublino, in ogni caso, anche se la pace delle isole Aran mi aveva riempito il cuore, tu in ogni caso me l’hai svuotato facendomi capire la follia che permea ogni città e globalmente il mondo occidentale…utile, soprattutto. È proprio così che senti, hai speso manciate di scintillanti monetine e ne hai ricavato che cosa? Il solito malessere. Ma va bene così. Lo sapevamo già. Arriviamo a Limerick. Abbastanza lugubre, e la pioggia non aiuta. Ovviamente non vediamo l’ora di mangiare un bel panino ripieno di tanto burro e mayonnaise. Mmmmhh… prendiamo un autobus per il paesino di Sixmilebridge dove abbiamo prenotato un ostello per le nostre due ultime notti in Irlanda. Ha ha. Ci accorgiamo di essere arrivate in un posto fuori dal mondo. Figo no? Vi saluta comunque. Per fortuna l’ostello è magnifico, un po’ vuoto, ma pulito. Cosa fare per non deprimersi nei due giorni avvenire sapendo che non possiamo spostarci da quel luogo con nessun mezzo? Spesa!!il supermercato è ben fornito. La sera beviamo un bicchiere di buon chardonnay cileno insieme ad una zuppa calda..e la mattina, dopo una bella dormita, facciamo un mega brunch: uova, pancetta, pane tostato, burro salato, marmellata…mammamia…. A dire il vero facendo un giro nel pomeriggio nel paesino scopriamo che è molto tipico, è dominato da casette basse e coloratissime, nel centro c’è una vecchia chiesetta di pietra grigia tramutata in biblioteca. Peccato sia tutto chiuso, tutto tranne i pubs però…ah ahhah!! Il resto del tempo lo trascorriamo giocando a carte come veri professionisti, sfigati e depressi come personaggi di Dostojevski. Si! Mi piace! L’ultimo giorno.Dopo la solita colazione light ci facciamo dare un passaggio in auto all’aeroporto di Shannon da un simpatico uomo italiano rimasto senza valigia perché proveniente da Roma, e con i nostri panini baegels gonfi di mostarda, cheddar e burro ( ma quanto facciamo schifo?!!) decolliamo verso casa…o quella che di solito chiamiamo così. Solo un’ultima cosa: perché ci sono andata in Irlanda poi? Non so…però si! Mi piace!!