Eire 2008- “Quando il verde ti entra nell’anima”
Eire 2008
“Quando il verde ti entra nell'anima...”
La nostra piccola avventura di quest’anno è stata l’Irlanda.
Fuori dalle classiche rotte mototuristiche europee come possono essere la Francia, la Spagna o l’inflazionato Nordkapp, questa terra viene ingiustamente trascurata dai viaggiatori su due ruote, soprattutto italiani.
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Eire 2008 “Quando il verde ti entra nell’anima…” La nostra piccola avventura di quest’anno è stata l’Irlanda. Fuori dalle classiche rotte mototuristiche europee come possono essere la Francia, la Spagna o l’inflazionato Nordkapp, questa terra viene ingiustamente trascurata dai viaggiatori su due ruote, soprattutto italiani. Sì, ingiustamente, perché offre praticamente tutto quello che cerca un mototurista : strade panoramiche (qui Scenic Road o Sky Road), traffico nullo o quasi, pub deliziosi dove fare tappa per sorseggiare le mitiche birre o pranzare a base di salmone selvatico. Certo bisogna “sacrificare” 2/3 giorni di trasferimento sia per andare che per tornare, ma basta trovare uno “scopo”, un nuovo angolo da scoprire lungo la rotta ed il sacrificio diventa parte piacevole del viaggio. Per raggiungere l’Irlanda ci imbarchiamo a Cherbourg con la Irish Ferries. Abbiamo 3 settimane di ferie quindi possiamo scegliere le tappe francesi intermedie con tranquillità. La prima è Beaune, in Borgogna, scelta per visitare l’Hospices Hotel Dieu. L’Ospizio dei Poveri costruito nella metà del 1400 in stile gotico è un vero è proprio gioiello di architettura. Passeggiando all’interno del suo cortile, lo sguardo rimane costantemente incollato ai magnifici tetti policromi. Gli interni profumano di storia e rendono bene l’idea di ciò che è stato questo posto per poveri e malati, dal tardo medioevo fino al secolo scorso. La seconda tappa è Giverny, il paese di Monet. Qui visitiamo i famosi giardini con il lago delle Ninfee dove il maestro ha creato i suoi dipinti più celebri e la casa del pittore, ogni stanza colorata in modo diverso, con colori pastello tenui. Il terzo giorno di viaggio è quello dell’imbarco. L’attraversamento di tutta la Normandia suscita in noi dolci ricordi ed ad ogni indicazione stradale per luoghi visitati riviviamo nella nostra mente i momenti di una vacanza che fu… Scegliamo di trascorrere il pomeriggio, in attesa di salpare a Saint Vaast la Hougue, sulla costa orientale della penisola del Cotentin. Immancabile pranzo a base di “moules et frites” con l’accompagnamento del delizioso Sidre e relax sotto il faro all’ingresso del porticciolo. Puntuali raggiungiamo quindi il porto di Cherbourg e nel piazzale in attesa di imbarcarci, scambiamo qualche sorriso e qualche parola coi pochi motociclisti che stanno per intraprendere la nostra stessa avventura, tutti francesi con l’eccezione di una coppia svizzera ed una irlandese sulla via del ritorno. Il traghetto è nuovo, moderno e la cabina ha tutti i comfort. Ma il viaggio è lungo, 18 ore e l’ansia e la voglia di arrivare non ci lascia concentrare sulle letture che ci siamo portati per i momenti di relax o di attesa come questo. Raggiungiamo Rosslare, il porto di sbarco, con 2 ore di ritardo sul programma e sotto un cielo plumbeo che non promette nulla di buono. Alla ripresa della moto, l’argomento dominante è ovviamente la guida a sinistra e le battute si sprecano. Seguendo uno dei consigli ricevuti da chi ha già solcato queste rotte e che si rivelerà azzeccatissimo, abbiamo scelto di fare il periplo dell’isola in senso orario; per stare sempre dal lato della costa e gustare i panorami anche viaggiando senza esser interrotti dal transitare di altri veicoli. Da Rosslare prendiamo quindi la N25 in direzione Waterford per proseguire poi verso Clonmel e raggiungere Cashel dove trascorriamo la prima notte. Lasciamo moto e bagagli al B&B prenotato, che si trova proprio sotto la Rocca ed andiamo a visitarla che è ormai tardo pomeriggio. Involotariamente e fortunatamente scopriamo che è proprio l’orario migliore. Pochissime persone, i bus turistici passano al mattino o nel primo pomeriggio, il sole apparso al momento giusto che si avvia a scendere verso l’orizzonte regalandoci una luce particolare fanno apparire questo luogo più suggestivo di quanto già non lo sia. Le croci delle tombe all’interno della Rocca dominano dalla collina la vallata sottostante. A piedi raggiungiamo Hore Abbey, una vecchia abbazia diroccata e da lì ammiriamo la Rocca in tutto il suo splendore. Da Cashel ci spostiamo ancora verso ovest, a Killarney, scelta come base per 3 giorni da dedicare a Rings of Kerry, Beara e Dingle. Percorriamo i circa 150 km da Cashel in circa un paio d’ore ed in tarda mattinata siamo al b&b. Il tempo nuovamente di scaricare la moto e ri saltiamo in sella prontamente per girare il Ring of Kerry. Usciamo da Killarney imboccando la N72 per Killorglin ma solo per prendere, dopo Fossa, la stradina che percorre il Gap of Dunloe da nord verso sud e per proseguire quindi il giro della penisola in senso orario. Gap of Dunloe è una magnifica e strettissima gola dove si incontrano solo escursionisti a piedi, a cavallo o su calessi.Ci fermiamo in un angolo accanto al laghetto per consumare un paio di panini, con sottofondo il solo rumore degli zoccoli dei cavalli che percorrono l’angusta stradina . Proseguiamo in direzione di Sneem, sulla costa sud della penisola di Iveragh passando dall’interno invece che dalla costa, grazie al suggerimento del proprietario del B&B dove alloggiamo, ammirando paesaggi montani tipicamente alpini ma siamo a poche centinaia di metri sul livello del mare. Impieghiamo tutto il pomeriggio a percorrere il Ring of Kerry per la velocità volutamente ridotta per ammirare i panorami che curva dopo curva si aprono davanti a noi e le continue soste per le foto di rito. Particolarmente bello il tratto di strada di fronte alle Skellig Islands ed a Valencia Island. Sosta finale, prima di chiudere l’anello alle dune di Rossbeigh, che si affacciano sulla Dingle Bay. La sera apprezziamo la vivacità di Killarney, dovuta anche al fatto che negli stessi giorni in cui siamo lì si tengono numerose corse di cavalli. I televisori dei pub non trasmettono altro e dal poco che capiamo delle discussioni tra gli avventori, in quelle sere non c’è altro argomento… L’indomani visitiamo la penisola del Beara. Uscendo da Killarney però ci fermiamo per una visita nel parco alla Muckross Abbey, dove oltre alle rovine ed al secolare cedro al centro del chiostro, abbiamo la fortuna di imbatterci in un “bambi”, un giovane cerbiatto a spasso nella foresta a pochi metri da noi. Sulla strada per il Beara ci fermiamo al Ladies’view, un punto panoramico dove la vista spazia su entrambi i laghi del Killarney National Park. Proseguiamo e raggiungiamo Glengarriff per percorrere il “ring” tenendo sempre fede alla rotta “antioraria”. Prima di entrare in città però si percorre qualche chilometro all’interno della Foresta di Glenngarriff, un luogo che ci ricorda vagamente la più famosa Foresta Nera con tratti dove la vegetazione è talmente fitta che sembra di esser in galleria. Dopo poca strada si capisce subito che il Beara non è “affollato” (se il termine può valere per l’Irlanda) come il Ring of Kerry. Tutto molto più selvaggio con poche auto che si incontrano o si superano, un paio di camper e nulla più danno l’idea di come pochi vogliano apprezzare la solitudine e l’asprezza di questa zona. Poco dopo Cahermore ci dobbiamo fermare, incantati dall’incredibile bellezza del quadro che ci troviamo di fronte : Allihies e la Ballydonegan Bay. Una delle più belle vedute che ci potevamo immaginare pensando all’Irlanda. I sandwich che consumiamo sul ciglio della strada sembrano molto più buoni solo per il fatto di esser consumati in questo scenario. L’attraversamento del paese, con le case colorate dal rosso al blu più intenso, è interrotto dalla forza di gravità che esercità il pub locale su di noi, obbligandoci alla sosta per la pinta di rito. Invece di chiudere l’anello del Beara a Kenmare, optiamo per salire all’Healy Pass, non prima di una simpatica sosta all’inizio della salita per una foto davanti alla casa di un Leprechaun, il folletto irlandese. Anche dalla cima del passo la vista è notevole, soprattutto verso nord, sul Glanmore Lake. Chiudiamo la tre giorni nel Kerry con il giro nel Dingle. Una delle zone più caratteristiche del Paese, dove si mantiene tenacemente la tradizionale lingua celtica, purtroppo anche nei cartelli stradali spesso scritti solo in questa maniera. La brutta giornata rende ancora meglio l’atmosfera dura di questo luogo. Ma il vento atlantico spazza le nubi a metà giornata, concedendoci la salita al Connor Pass all’asciutto ma con continue passaggi tra sole e banchi di nebbia. In cima stringiamo amicizia con una coppia di scozzesi che viaggiano con la nostra stessa moto ed insieme assistiamo ad un divertente servizio fotografico di un matrimonio appena celebrato giù in paese… Prima di chiudere l’anello del Dingle, ci concediamo un’ora di relax sulla bianca sabbia della spiaggia di Strandbally Strand. Dopo questi tre giorni molto intensi è il momento di iniziare a salire verso nord, verso le Cliffs of Moher ed il Burren. Per giungervi scegliamo di attraversare lo Shannon River col traghetto imbarcandoci a Talbert. Troviamo un B&B libero a Liscannor, a pochi minuti dalle scogliere e ci imbattiamo in una piccola simpatica peste “rossa” che scala la moto in tutti i modi, facendo impazzire sia noi che i genitori… Il piccolo irlandese ha già la moto nel sangue. La visita alle Cliffs of Moher avviene con un tempo splendido, completamente sereno che nemmeno nei nostri sogni più reconditi potevamo sperare di avere… Non resistiamo a “limitarci” all’interno dell’area designata piena di turisti ed approfittando del poco vento ci avviamo lungo un sentiero sul bordo della scogliera concedendoci la meritata sosta su uno spuntone di roccia abbastanza distante dall’area affollata di visitatori. Dopo un veloce ma ottimo pasto in bel ristorantino che si trova dopo le scogliere, in direzione nord, proseguiamo lungo la costa per visitare il Burren che si mostra a noi in tutto il suo splendore “lunare” nel tratto da Derreen a Black Head. All’interno merita una sosta il Dolmen di Poulnabrone. Continuiamo a salire verso nord e facciamo tappa due giorni nel Connemara e precisamente a Clifden. Arrivandovi da Galway, dopo Maam Cross si aprono davanti a noi paesaggi spettacolari, tipici da nord europa, con folte abetaie, colline basse ed innumerevoli laghetti e paludi. Questa è una delle regioni più belle d’Irlanda secondo me, forse la più bella. Girovagare senza meta tra le Twelve Pins, i pochi ma indimenticabili chilometri della Sky Road di Clifden, le spiagge caraibiche come Dogs’Bay, piccoli gioielli come Roundstone. Quello che sogna un mototurista contemplatore qui c’è ! Anche scambiare quattro chiacchiere con un pescatore di salmoni mentre aspetta pazientemente di vederli saltare le cascatelle di Aas Leagh. Il secondo giorno di tappa a Clifden lo usiamo per andare ad Achill Island, passando per il Doo Lough Pass dove giace una stele in ricordo delle oltre 400 persone che qui persero la vita durante una lunga marcia di ritorno ai loro villaggi, lasciati inutilmente nella speranza di sfuggire alla terribile carestia del 1849. Il cielo oggi non è amico nostro, la mattinata la passiamo sotto l’acqua e nella nebbia, solo il vento ci aiuta ad ammirare i paesaggi lungo la Atlantic Drive di Achill Island ma anche a creare situazioni e scenari particolari come l’effetto occhio del ciclone, quando ci troviamo circondati da un muro di nebbia in un raggio di 1 km mentre sopra di noi splende il sole al centro del cielo azzurro…d’Irlanda. Trasferimento nel Donegal, nell’omonima cittadina, passando da Sligo ed alla pendici del Benbulben, il famoso monte (nemmeno 600 mt!) con il profilo inconfondibile della sua sagoma troncata verso la cima, piatta come fosse stata tagliata dalla lama di un gigante. Un panino sulla spiaggia di Bundoran ad osservare un gruppo di folli che fa surf con pioggia, vento ed onde “discrete”. I due giorni a Donegal li spendiamo per visitare le Cliffs of Bunglass ed il Glenveagh National Park. Le prime, meno famose delle sorelle Moher ma molto più suggestive a nostro avviso, oltre che per il paesaggio anche per il fatto che sembrano una meta quasi irraggiungibile, con una stradina molto ripida in alcuni punti e talmente stretta che se si incontra un auto sono guai… E poi non essendo “rinomate” come le altre, le persone che vengono a godersi questo spettacolo sono veramente poche e dona loro se possibile ancor più l’idea del posto selvaggio, ai confini del mondo. Il parco nazionale di Glenveagh è l’ennesimo posto suggestivo, ideale per trekking e passeggiate tranquille lungo il lago Beagh. Parcheggiata la moto, ci sgranchiamo le gambe lungo i 4 km che separano il parcheggio dal castello sul lago. Lungo il ritorno a Donegal, ci imbattiamo in un “furgone regola traffico”, ossia in un’interruzione stradale invece di un semaforo a regolare l’alternanza del traffico, un baldo giovane irlandese fa la spola avanti indietro per tutto il tratto dei lavori, con un cartello “Follow me” (seguimi) a “raccogliere” i veicoli in sosta ad aspettare il loro turno per passare. Un sistema un po’ dispendioso ma sicuramente divertente per dei… Mototuristi! Prima di rientrare al paese, ci rechiamo a St John’s Point, un promontorio lungo 4/5 chilometri con un faro sulla punta, da dove si gode un panorama a 360° sulla Donegal Bay e sullo sfondo la sagoma inconfondibile del Benbulben. Un luogo magnifico per aspettare che il sole si tuffi in acqua… Siamo arrivati ai due giorni da spendere in Irlanda del Nord. Prima di arrivarvi però decidiamo di raggiungere il punto più a nord dell’isola irlandese, ovvero Malin Head. A dire il vero restiamo un po’ delusi, dopo le magnifiche scogliere e stradine impervie per giungervi, ci aspettavamo un luogo altrettanto affascinante. Ma a parte il fatto di esser il luogo più a nord di tutto il Paese, non è nulla di particolare al confronto con posti già visitati. Discendiamo verso sud la penisola di Inishowen lungo la costa del Lough Foyle in direzione di Derry, ci aspettiamo di trovare una frontiera, un posto di controllo, invece nulla. Ci accorgiamo di essere nell’Ulster solo grazie alla differente segnaletica stradale. Entriamo in Derry e dirigiamo prima verso il centro città, lungo i tristemente famosi bastioni teatro delle marce degli Orangisti, quindi giù nel quartiere cattolico del Bogside, famoso per le sue ribellioni e lotte contro gli inglesi per ottenere i diritti civili. Prima di partire mi sono premurato di approfondire un po’ le vicende di questa terra e di questo popolo, trovarsi di fronte ai murales che fanno rivivere i momenti più tragici degli scontri negli anni di dura lotta è emozionante e non può non suscitare interrogativi, dubbi, pensieri su quanto è assurda, oscura e cieca la mente umana per arrivare a fatti del genere. Alle mie spalle campeggia sul muro “storico” la scritta “You are now entering Free Derry”. Lasciata Derry, troviamo alloggio a Bushmills, in quella che si rivela il B&B gestito dalla coppia più simpatica di Irlanda. Questo piccolo paese è in una posizione molto strategica per visitare le bellezze della zona, prima fra tutti la Giants Causeway. Questo “scherzo” della natura, costituito da 40.000 colonne di basalto dall’incredibile e perfetta forma esagonale tanto da sembrare artificiale, si stende come una lingua verso il mare, dando l’impressione di una strada, un passaggio verso le coste scozzesi che si trovano di fronte a noi. Attendiamo il tramonto in cima alla scogliera che in questo punto forma un vero e proprio anfiteatro naturale. Il giorno dopo ci rechiamo di prima mattina a visitare la più antica distilleria autorizzata del mondo di Whiskey, la Bushmills costruita nel lontano 1608! Visita molto interessante con tanto di degustazione finale a stomaco vuoto alle 11 del mattino! Ondeggiando con la moto (per via del vento…) raggiungiamo quindi il Dunluce Castle e successivamente il ponte di corda Carrick a Rede. Tutti luoghi da non mancare se si arriva fin da queste parti. Pausa pranzo nel piccolissimo bar della miniaturizzata baia di Ballyntoy, posti talmente deliziosi da sembrare costruiti per delle favole, e nel pomeriggio giro motociclistico lungo le Glens of Antrim. Serata in compagnia degli amici del b&b che ci hanno invitato a vedere in differita l’incredibile gara di Valentino Rossi a Laguna Seca! Il viaggio volge al termine, è quasi il momento di chiudere il cerchio, proprio in tutti i sensi. Puntiamo quindi le ruote verso sud con meta Dublino. Vi passiamo tre giorni, un po’ visitando la città ed un po’ i dintorni come ad esempio il Castello di Trim, Newgrange, Monasterboyce con la più bella croce celtica del Paese. Buon ultimo un delizioso tramonto sul mare ad Howth, alle porte della capitale. Sfruttiamo fino in fondo il tempo a nostra disposizione prima di prendere il traghetto e far ritorno in continente. Infatti l’ultimo giorno, invece di scendere rapidamente da Dublino al porto di Rosslare, tagliamo per le selvagge Wicklow Mountains e ci concediamo l’ultima visita al magico sito di Glendalough. Per giungervi facciamo la vecchia strada militare costruita dagli inglesi e che passa per il Sally Gap. Il cielo è plumbeo e le nuvole in cima alle Wicklow sono così basse e stratificate allo stesso tempo che sembrano volerci schiacciare a terra, dandoci quasi una strana sensazione di soffocamento. Raggiungiamo la costa e la strada principale N11 ad Arklow e ci accorgiamo che siamo in ritardo sulla tabella di marcia per l’appuntamento con il traghetto. Devo dare quindi sfogo, nei limiti del possibile, ai cavalli della Strommina; la strada, per lunghi tratti larga ed a due corsie per carreggiata fortunatamente ci agevola. Raggiungiamo un BMW GS che una volta superato inizia a seguirci. Arriviamo insieme al porto ed impossibile a quel punto scambiare qualche parola. Un ragazzone alto quasi 2 metri, che da solo partiva per l’Ucraina, carico di aiuti, tanto amore e buona volontà da portare in un orfanotrofio in cui si era imbattuto tempo prima viaggiando per lavoro, come camionista. Potevamo trovare persona migliore per congedarci dall’Irlanda e dal suo magnifico popolo? Il traghetto è partito poi con notevole ritardo, facendoci approdare a Cherbourg solo nel tardo pomeriggio successivo. Il lungo trasferimento in Italia lo abbiamo nuovamente intervallato con un paio di soste, di cui la prima nel delizioso paese di Pont l’Eveque, in Normandia, patria anche del rinomato ed omonimo formaggio. Anche questo viaggio ci ha dato moltissimo. Ci ha stupito la cordialità e l’amicizia della gente. Ci avevano avvertito, ma è ancora meglio di quanto uno possa aspettarsi. Quindi amici mototuristi, lasciate perdere la tentazione di un veloce fly&drive e date all’Irlanda tutto il tempo che si merita per esser scoperta in ogni suo angolo con la vostra amata due ruote.