Edimburgo, incanto scozzese

Edimburgo ed un fuggevole sguardo agli incantevoli dintorni
Scritto da: spenlow
edimburgo, incanto scozzese
Partenza il: 04/06/2010
Ritorno il: 09/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Con l’entusiasmo che immancabilmente accompagna le nostre agognate fughe, lasciamo volentieri alle spalle le prime avvisaglie della mediterranea e torrida estate con l’aspettativa di un po’ di tonificante refrigerio nella nordica Edimburgo. Messi sull’avviso da tutti i racconti di viaggio letti su questo ed altri siti partiamo con una munita scorta di indumenti “a cipolla”. Sulle prime temiamo di avere buffamente ricalcato le orme di Totò e Peppino (nostri insuperati ed amatissimi conterranei) che nella mitica scena di un film degli anni ‘50 che tutti ricorderanno, attraversano una assolata piazza del Duomo a Milano con colbacco e cappotto di pelliccia immaginando sicuramente di trovare a quelle nordiche latitudini, un freddo polare. In breve la temperatura sarà piuttosto gradevole per tutta la nostra permanenza (una media attorno ai 15 gradi) ma il fresco, inusuale per questi periodi, ci ha sorpreso in più di una occasione costringendoci ad indossare permanentemente i nostri giubbotti “autunnali”. Viaggiamo con Ryan Air da Ciampino con biglietti prenotati via web come al solito con larghissimo anticipo. 180 Euro in due per l’andata ed il ritorno incluso un bagaglio da viaggio (30 euro per 16 kg al massimo). Ryan Air è piuttosto fiscale sulle dimensioni ed il peso del bagaglio a mano che non deve superare assolutamente i 10 Kg (noi non abbiamo subito nessun controllo, ma è meglio non superare questo limite per evitare di correre rischi). Abbiamo lasciato l’auto nel comodissimo parking low-cost a due passi dall’aeroporto (32 Euro per 6 giorni di sosta in un piazzale all’aperto, prenotato anch’esso via Internet). Un piccolo furgone, messo a disposizione dal parking, ci ha poi comodamente condotto all’aeroporto di Ciampino. Partenza con un paio di ore di ritardo quindi in tre ore di volo arriviamo ad Edimburgo. Abbiamo facilmente raggiunto il centro di Edimburgo con l’autobus 100 della compagnia Airlink ( 25 minuti di percorrenza, 6 sterline il biglietto di andata e ritorno) e quindi sempre in bus (il biglietto singolo costa 1,20 quello giornaliero 3 sterline, consigliatissimo) la Guest House prenotata su Booking.com (The Thrums, circa 70 sterline a notte, ottima). Prima di arrivare al nostro albergo, che si trova appena ai margini del centro di Edimburgo, ci concediamo un primo gustoso assaggio di questa suggestiva città. Il pullmann ha difatti il suo capolinea nei pressi della stazione ferroviaria che passa proprio al centro di Edimburgo ai piedi della collina sulla quale si sviluppa il “Royal mile” il miglio reale, ai cui lati si susseguono gli stupendi edifici ed i monumenti più rappresentativi della città. All’estremo superiore l’affascinante maestosità del castello che domina la città dall’alto, mentre sul lato inferiore si trova Holyrood Palace, la residenza ufficiale dei reali inglesi durante le loro frequenti visite in terra scozzese. Già il primo suggestivo colpo d’occhio ci regala delle belle emozioni e delle suggestive atmosfere con la prevedibile ed oleografica presenza dei musicisti in gonnella che soffiano nelle loro “cornamuse” nenie e motivi celtici ad ogni angolo di strada. Mangiamo una appetitosa “baked potato” con uova e maionese per placare la fame e quindi filiamo in albergo per posare i bagagli. Il nostro albergo si trova in Minto Street, appena fuori dal centro storico, che dista una diecina di fermate di autobus (frequentissimi e quasi mai affollati). La receptionist ci accoglie con squisito garbo anglosassone e si mostra abbastanza paziente anche con il nostro inglese, non proprio disinvolto. La comprensione della lingua ha comportato non poche difficoltà tenuto conto che lo scozzese presenta notevoli variazioni e che in generale, così come accade in Inghilterra, gli interlocutori partono dal presupposto che “l’inglese lo conoscono tutti” e dunque non si danno affatto pena di agevolare la comprensione, magari rallentando un po’ l’eloquio ( la frase che più ripetevamo, spesso senza risultato, era “ speak slowly please”, parli più lentamente per favore). La nostra camera era davvero molto romantica con una ampia veranda che dava sul sottostante giardino, dove tenerissimi scoiattoli si sollazzavano indisturbati intenti a fare solenni scorpacciate di ghiande. Spazio più che sufficiente, pulizia al di sopra degli standard anglosassoni, la TV (che consideravo indispensabile per non perdere l’esordio della Nazionale di calcio ai mondiali) ed un comodo bagno. Proprio grazie al mondiale ci siamo subito resi conto del malcelato spirito anti-inglese che alberga in ogni autentico spirito scozzese. Ci siamo poi spiegati sempre meglio, nei giorni successivi, quale fosse il recondito motivo della sfrenata esultanza degli scozzesi quando, durante l’incontro USA-Inghilterra al quale abbiamo assistito in un pub, gli statunitensi hanno segnato pareggiando il gol iniziale degli inglesi. Indubbiamente gli scozzesi non hanno mai mandato giù la rinuncia all’indipendenza dai fratelli (cugini?) britannici. E così compensano la loro frustrazione ormai secolare trovando almeno nello sport una orgogliosa indipendenza attraverso le loro nazionali, ed i loro campionati (che non hanno nulla a che vedere con quelli inglesi). Ma a parte la rivalità sportiva, l’aura leggendaria che circonda gli intrepidi eroi o condottieri, (come Robert the Bruce che sconfisse gli inglesi restituendo alla Scozia l’ultimo lungo periodo di indipendenza), è davvero il tratto costante ed onnipresente della “scozzesità”. Gli scozzesi dunque, non perdono occasione per raccontare storie di epiche battaglie e per glorificare gli invincibili guerrieri che nel corso dei secoli si sono opposti alla tirannia degli inglesi. Per il resto essi, pur essendo geograficamente a nord dell’Inghilterra e pur dovendo convivere con un clima decisamente ostico per molti mesi all’anno sono sorprendentemente solari e gioviali e molto più inclini al contatto umano, insomma…i meridionali d’Inghilterra… Il primo giorno siamo saliti su al castello percorrendo il Royal Mile, ma si era già fatto tardi per programmare la visita per cui siamo ridiscesi nella zona di Grassmarket. Poi abbiamo percorso Princess Street, la via commerciale dello shopping, costeggiata da un curatissimo parco pubblico mentre per cena, sopraffatti dalla stanchezza, ci siamo accontentati di un panino da Burger King. Apriamo ora una parentesi sul cibo che forse è l’unica nota realmente dolente. Se vi accontentate di cibo etnico o del solito panino da McDonald non avrete problemi per mangiare ma non aspettatevi interessanti esperienze gastronomiche a meno di non essere disposti a saccheggiare seriamente i vostri portafogli. La sola volta che abbiamo mangiato veramente bene è stata in un pub, nella zona di Grass Market dove abbiamo ordinato un ottimo filetto di salmone ed un gustoso spezzatino un po’ speziato, tipo gulash , ma purtroppo non ricordiamo il nome del locale. Comunque sia la spesa media è stata intorno alle 15 Sterline a testa per un piatto unico ed un boccale di birra. Il secondo giorno lo abbiamo interamente dedicato ad Edimburgo: percorrendo il Royal Mile tappa obbligata nella stupenda cattedrale gotica di St. Giles. Molto bella la piccola Thistle Chapel e decisamente degne di nota le superbe vetrate policrome. Sul lato destro della facciata, salendo verso il castello vi è una statua dedicata al padre del liberismo, quell’infausto Adam Smith che nel ‘700 riteneva che il libero mercato grazie alla sua “invisibile mano”, operasse per garantire il benessere di tutti (chissà perché mi piacerebbe che potesse incontrare di faccia nell’aldilà qualche adiratissimo disoccupato del XXI secolo per vedere se troverebbe il coraggio di perseverare ancora nelle sue idee…). A pochi passi dalla statua, nelle immediate vicinanze vi è un cuore disegnato sul selciato (Heart of Midlothian) sul quale pare che i condannati a morte fossero soliti sputare. Ebbene ancora oggi i turisti si cimentano in questo disgustoso esercizio che una scaramantica tradizione indica come beneaugurante…beh, io personalmente non mi sono lasciato pregare, tanto non costava nulla ed ho scaracchiato impunemente anch’io per non perdere l’occasione del buon auspicio. Prima di lasciare la bella piazza della Cattedrale ci imbattiamo in un matrimonio civile dove abbiamo avuto modo di ammirare e di fotografare degli impeccabili e maturi uomini scozzesi in kilt. Una “mise” ricercata, sorretta da un portamento fiero ed elegante che non si percepisce affatto come buffo o stravagante, ma comunica piuttosto quanto orgoglioso sia l’attaccamento alle proprie tradizioni ed alla propria identità. Salendo verso il castello tappa alla “Camera Obscura”, dove è possibile ammirare questa singolare attrazione ideata attorno al 1850. Si tratta in buona sostanza di un sistema di lenti che attraverso una sorta di periscopio puntato sulla città proietta su una cupola in una “camera obscura” per l’appunto, delle immagini della città in tempo reale, una sorta di web-cam ante-litteram che probabilmente stupiva gli Edimburghesi di allora e che conserva ancora oggi, una certa originalità. Vi sono ovviamente nell’edificio molte altre attrazioni, tutte focalizzate perlopiù sulle illusioni ottiche e sugli effetti bizzarri della luce sulla percezione visiva. L’ingresso costa 8 Sterline e se non avete molto tempo a disposizione ci si può rinunciare senza troppi rimpianti. Il castello invece (11 Sterline l’ingresso con la possibilità di una funzionale audio guida in italiano) è imperdibile perché è senz’altro l’edificio attorno al quale ruota la millenaria storia di questa città ed anche perché offre spettacolari vedute su Edimburgo. Dalla sommità del castello lo sguardo arriva a perdita d’occhio sino al mare ed allo spettacolare ponte sul firth of forth. Vi sono all’interno del castello numerosi edifici ed è possibile ammirarvi tra l’altro la “Stone of Destiny” ed i gioielli della corona. Nella vasta piazzola antistante l’ingresso al castello campeggiano due enormi strutture tubolari (che stridono molto a mio avviso con il suggestivo luogo) che sorreggono le gradinate dalle quali si assiste in agosto alla famosa “Military tattoo”. Il terzo giorno lo abbiamo dedicato ad una escursione organizzata che ci ha condotto fino al leggendario “Loch Ness” attraversando incantevoli scenari naturali, distese di verdissimi prati a perdita d’occhio, migliaia, ma che dico, milioni, di amabili pecorelle scozzesi che sono proprio come siamo abituati ad immaginarle, belle panciute e dal florido aspetto. Abbiamo anche avuto modo di vedere da vicino l’Hamish, sorta di simpatica mucca dalla lunga frangetta. Molto bello il castello di Urquarth le cui rovine si trovano sulla sponda del Loch Ness. Quindi traversata del lago con un vento impetuoso e freddo così inusuale per il mese di giugno! Siamo poi arrivati fino ad Inverness, città sulla sponda settentrionale del lago ed importante centro delle Highlands che però abbiamo potuto fugacemente ammirare soltanto dal pullmann. Il tour che abbiamo fatto è tutto sommato abbastanza logorante (partenza alle 8 di mattina ritorno alle 8 e 30 circa di sera) e le lunghe distanze da coprire non consentono soste adeguate. Non saprei onestamente se consigliarlo, certo la scelta migliore sarebbe quella di avere più tempo da dedicare a quei superbi scenari naturali che abbiamo potuto ammirare soltanto di passaggio. Comunque il costo medio di questo tour che propongono 4 o 5 compagnie diverse ma più o meno tutte con la stessa formula è di 35/38 sterline (esclusi l’ingresso ad Urquarth e la traversata sul lago per i quali bisogna aggiungere altre 19 sterline). Il giorno seguente lo abbiamo dedicato alla visita della residenza reale Palace of Holyrood (10,50 sterline). Gli ambienti della residenza sono sobriamente eleganti, non vi è ostentazione nè sfarzo, comunque nulla di indimenticabile, benché sia bello il parco che circonda il palazzo e siano molto suggestive le rovine della abbazia di Holyrood, proprio accanto all’edificio principale, sicuramente la cosa più interessante della visita. Quindi abbiamo raggiunto comodamente in bus la zona del porto, dove è possibile salire a bordo del “Britannia” il leggendario Yacht reale, sul quale ha navigato un gran pezzo di storia del XX secolo. Moltissimi degli uomini che hanno fatto la storia del secolo passato vi sono infatti saliti a bordo ed una interessante rassegna fotografica, poco prima di iniziare il percorso di visita, offre al visitatore uno sguardo prospettico che corre lungo i personaggi della seconda metà del secolo scorso. Lo Yacht fu varato infatti negli anni ‘50 ed ha smesso di solcare i mari soltanto qualche anno fa. La visita a bordo (costo 10,50 sterline) offre spunti di grande interesse, anche relativamente ad ambienti apparentemente secondari quali l’efficientissima lavanderia o la sala operatoria di bordo piuttosto che la sala macchine dalle lucentissime e splendenti turbine o le anguste brandine dei marinai. Nel pomeriggio inoltrato, dopo aver passeggiato nuovamente su Princess Street ed aver scalato i 287 gradini che conducono alla sommità dello Scott Monument (61 metri ed una bella vista sulla città, 3 sterline) siamo saliti sulla collina di Calton Hill da cui si gode una spettacolare veduta di tutta la città e su cui campeggia un mastodontico ed incompiuto monumento, stile Partenone ateniese che gli edimburghesi considerano, forse non a torto, la sola cosa di cui vergognarsi della loro città. Il quinto ed ultimo giorno della nostra permanenza lo abbiamo dedicato ad un altro tour organizzato. Dopo aver ammirato da vicino il firth of forth bridge , lo spettacolare ponte di ferro che congiunge Edimburgo con la regione del Fife, attraversando l’estuario del fiume Forth, ci siamo diretti a Dunfermline, graziosa cittadina che per qualche anno è stata anche capitale della Scozia e dove in una antica abbazia è sepolto il leggendario Robert the Bruce. Poi ci siamo diretti verso il suggestivo castello di Stirling, con ogni probabilità, il più importante dei moltissimi castelli che sono disseminati nel raggio di alcune decine di chilometri. I lavori di ristrutturazione che stanno interessando il complesso ci hanno privato della possibilità di visitare le attrazioni forse più interessanti, ma vale comunque sicuramente la pena avendone la possibilità di arrivare a Stirling, anche per la bellissima natura che circonda il bel complesso fortilizio e per la suggestione di questi luoghi colmi di storie di leggendarie battaglie e di eroici condottieri. Nonostante tutta la nostra buona volontà, non siamo mai riusciti a tener testa al fluente e torrenziale inglese (meglio dire scozzese) della guida, che raccontava appunto le gesta degli Highlander scozzesi e non abbiamo capito quasi niente dei suoi racconti, ma questa circostanza non ci ha rovinato certo la giornata. Giornata che è proseguita e si è conclusa con la visita alla Roslyn Chapel, resa celebre dal libro “Il codice Da Vinci” . Forse sono uno dei pochi a non aver letto il libro e non ho visto neanche il film, ma la cappella mi è piaciuta ugualmente. Tuttavia anche qui abbiamo trovato imponenti lavori di ristrutturazione che riguardavano in particolare la facciata. Abbiamo concluso la giornata concedendoci lo sfizio di una foto in costume tipico scozzese ( troppo divertente, costo 20 sterline, alla fine del Royal Mile poco prima di arrivare al castello sulla destra, in un enorme tourist shop) e facendo il tour denominato Mary king close “costruito” sulle leggende che accompagnano questi stretti e sotterranei vicoli di Edimburgo (11 sterline a testa, io vi consiglio di risparmiarle, molto turistico il tour che dura poco meno di un’ora e mi è sembrato decisamente artefatto). Il giorno dopo levataccia per poter essere in aeroporto in tempo utile per il volo previsto alle 6,30 (e questa volta puntualissimo). Comodissimo comunque il solito 100 dell’airlink ( il primo parte alle 4,20 dal capolinea di fronte alla stazione centrale in pieno centro città). In definitiva una città ricca di fascino che merita senz’altro una visita, mentre le bellissime zone circostanti, a partire dalle Highlands, meriterebbero senza dubbio una permanenza più lunga e tempi meno frenetici di quelli dettati dai tour organizzati. A noi sono tornati utili, considerato che abbiamo dovuto condensare il tutto in due giorni scarsi ma, ovviamente, ti rimane addosso la sensazione di un mordi e fuggi, per lo più, molto limitato agli aspetti turistici ed oleografici e quindi, per forza di cose, del tutto approssimativo. L’ideale come al solito, resta quello di passare attraverso i luoghi riservandosi il gusto di fermarsi in tutti quei posti che parlano al cuore e ai nostri sensi e dunque, conservare la massima autonomia di movimento. Poco male, se avessimo il privilegio di tornare, sapremo come fare….


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