Ecuador&Galapagos
Siamo atterrati a Quito e arrivando di sabato la sera non ci siamo fatti scappare un giro nella storica “Ronda” animata da suonatori e ambulanti. La città è situata a mt2850 ed è ottimo per acclimatarsi. Il centro storico è ricco di Palazzi d’epoca e Chiese antiche. La Basilica, la Chiesa di San Francesco, El Penecillo sono solo alcune delle attrattive da non perdere. Per risparmiare tempo e denaro abbiamo utilizzato spesso bus notturni, il primo per andare a Coca dove ha avuto inizio la nostra avventura in Amazzonia. Avevamo fatto diverse ricerche per trovare una spedizione che ci permettesse di stare a stretto contatto con la tribù dei Waorani, fino a trovare la persona giusta: Braulio, un operatore del Governo amico di Penti, indigeno Waorani. Dopo aver preparato tutto il necessario per affrontare la selva siamo partiti in Jeep per Bameno, intravedendo nel tragitto diverse piattaforme petrolifere attive. Ci sono voluti quasi 2gg di navigazione con una canoa a motore per raggiungere il villaggio. Il Rio Shiripuno e Cononaco sono ancora alti in questa stagione, ma da qui a pochi giorni il livello scenderà di parecchi metri. Caimani, tapiri, capibara, tartarughe, tucani, scimmie, Martin pescatore sono solo alcuni degli animali che popolano la selva. Al villaggio vivono 28 famiglie Waorani tutte persone cordiali ed accoglienti. La maggior parte di loro veste abiti comuni, solo gli anziani sono ancora tradizionalisti. Il loro primo contatto con il mondo esterno è avvenuto negli anni ’60, ma in questa foresta esistono ancora etnie che non vogliono avere incontri col mondo esterno: “i non contattati” per l’appunto. Le tribù vivono ancora con il sostentamento della selva, ma le piattaforme petrolifere stanno invadendo sempre più il loro territorio scaricando immondizia nel fiume fonte della loro sopravvivenza. Così hanno iniziato ad ammalarsi sempre più spesso ed il governo non li preserva come dovrebbe. Penti sta lottando per il suo popolo e la salvaguardia del Parco Yasuni, ma c’è anche il problema della deforestazione.
Girovaghiamo di capanna in capanna incuriositi dalla vita locale. Siamo soli e possiamo muoverci come desideriamo. Le capanne hanno il pavimento di terra con un fuoco sempre acceso per cucinare e scaldarsi. Banane, riso uova e papaya sono la base della nostra alimentazione, ma grazie alla moglie di Penti riusciamo a mangiare anche dell’ottimo maiale: lei è una vera cacciatrice. È stato davvero curioso ammirarne la preparazione. Ci hanno portato in una laguna a pescare Piranha, dov’era facile avvistare anche Anaconde. La fortuna ci ha fatto vedere un bel delfino rosa. Con un trekk nella giungla abbiamo raggiunto in poche ore un incredibile posto abitato da centinaia di Are Rosse attirate da rocce minerali di cui si nutrono. Campeggiare sulle piccole spiaggette che si formano a riva è stata une delle esperienze più belle, e all’imbrunire giù le canne per pescare enormi pesci gatto. L’alba sul fiume è qualcosa di unico: il sole sorge veloce dietro ad un complesso di alberi altissimi, il fiume prende colore, il grido delle scimmie lanose in caccia si intensifica e sopra alle nostre teste non mancano mai Are in volo. Impagabile. Per Penti è importante che le persone conoscano le antiche tradizioni Waorani, così la sera prima della nostra partenza viene inscenata un antica danza con i canti del tempo.
E’ ora di salutare questa magnifica popolazione. Con il cuore pieno di gratitudine siamo pronti a rientrare, ci aspetta un altro giorno di canoa. Un bus notturno ci porta poi a Latacunga. Fortuna vuole che al mercato della città conosciamo Melida, un’imprenditrice alla quale piace viaggiare ed avere scambi culturali. Saremo ospiti a casa sua per alcuni giorni. Una disponibilità e cortesia uniche. Latacunga è un’ottima base di appoggio per le attrattive circostanti. Ci aspettavamo un Ecuador pieno di turisti, ma con grande sorpresa ci siamo resi conto che non è così. Non potevamo perdere i mercati di Pujili e Zambahua ricchi di colori, e poi con un bus abbiamo raggiunto Guantualò, un piccolo villaggio delle ande famoso per il suo mercato di bestiame. Mentre attendiamo che si animi un po’ ci scaldiamo con una bella zuppa di patate e carne. Qui è in uso ancora il baratto e la gente veste in abiti tradizionali: donne con le lunghe gonne colorate e bombette nere in testa. Comincia il nostro Quilotoa Loop, un trekk di 4gg a piedi immersi in un paesaggio dalle grandi colline dorate e cieli azzurri in contrasto. Abbiamo camminato sempre in quota fino a Cingalò per poi raggiungere Chugchilan. Si riparte direzione Quilotoa decidendo di percorrere il “vecchio sentiero”, più avventuroso e che dà l’opportunità di attraversare paesini semi deserti come Guayama San Pedro. La gente sembra diffidente, ma basta uno scambio di parole e si fanno in 4 per te. I Sali e scendi di queste colline a queste altitudini stroncano il fiato, ma la fatica vale sicuramente la pena. 6 ore dopo siamo in cima al cratere: ecco la famosa laguna di Quilotoa. Sublime. Camminando in cresta si distingue bene tutto il percorso, ma noi avanziamo solo per arrivare al “centro turistico” per cercare un alloggio. Fa molto freddo.
La mattina successiva partiamo presto per Tigua. Chiediamo informazioni su come raggiungerla e ci viene disegnata una mappa a mano. Una lunga discesa lungo il canyon ci permette di incontrare famiglie di pastori. A Guangaje una bambina ci mostra il mirador sul canyon: una cartolina disegnata a mano. Raggiunta Tigua ci fermiamo nell’unica galleria d’arte che c’è. È la casa di un pittore locale. Quadri mozzafiato quanto i prezzi! Siamo già oltre le 7 ore di cammino e troviamo una Posada, peccato sia chiusa. Ci tocca fare l’autostop sulla Panamericana per rientrare a Latacunga. Melida è ben felice di rivederci e la nostra camera è già lì che ci aspetta. Con tutta la famiglia riusciamo ad organizzare un bel pranzo nella loro casa di campagna. Un’esperienza fantastica. Belli i preparativi alla grigliata, con tanto di raccolta mais e fagioli. Con una gallina presa al momento facciamo anche un bel brodo per la zuppa. La casa è immersa nel cuore del Cotopaxi e da qui si vede benissimo il vulcano più famoso del Paese, che l’indomani andremo a scalare insieme a loro. Andando con le persone del posto infatti abbiamo avuto non poche agevolazioni economiche. Il Cotopaxi è rimasto chiuso fino a pochi giorni prima a causa di un segno di eruzione avuto un anno fa. Non si può ancora salire alla vetta, ma si riesce ad arrivare fino al ghiaccio poco oltre i mt5000. Essendo stati tanti giorni in quota, non abbiamo faticato salire al rifugio. Sicuramente partire la mattina presto è stata una cosa sensata perché eravamo soli e il cielo era sgombro dalle nubi, un’ora dopo la massa di gente era dietro noi e il vento ha portato anche alla copertura della cima. Per compensare la fatica la sera ci siamo mangiati un bel Cuy, ricco di grassi. La cucina ecuadoriana è molto vasta e cambia di regione in regione. I sapori sono buoni. Facciamo un giro anche a Salcedo, la storica città del gelato, e la sera veniamo accompagnati a Tanicuchi per la sagra paesana di San Lorenzo, dove sorseggiando un Canelazo caldo ascoltiamo i “Los 4 del altipiano” un gruppo molto famoso. Un grazie speciale alla Famiglia Chacon che ci ha permesso di fare esperienze fuori dai luoghi comuni.
Adesso un bus ci porta a Riobamba, città colorata ma deserta. La cosa spettacolare qui è il Chimborazo che imponente nei suoi mt6300 si erge su tutta la città, mentre a nord-est si può vedere l’attivo Tungurawa e alle spalle si può ammirare la punta dell’El Altar, la nostra prossima meta. Si parte di buonora per il PN di Sangay, paradiso naturalistico. Arrivati all’Hazienda Releche ci dicono di non avere cavalli disponibili per il trekking, così decidiamo di affrontare la salita con le nostre gambe. Una bella avventura di 7/8 ore tutte nel fango, fortuna che nello zaino abbiamo solo il minimo indispensabile. Il tempo ci ha regalato vedute della cima dell’El Altar incantevoli. Fa molto freddo e riusciamo a raggiungere il rifugio ai piedi del vulcano nel tardo pomeriggio. Siamo soli in questo paradiso montano, incastonati in una valle nel bel mezzo del nulla. La vetta domina sopra le nostre teste, il vento fischia forte dentro alle nostre orecchie e la fatica viene ricompensata da un piatto di pasta trovata per nostra fortuna in cucina. La luna piena fa da perfetta cornice al tutto. All’alba del mattino seguente ci attende un’altra faticaccia: raggiungere entro un paio d’ore la laguna Amarilla a Mt4800. Il vento è incessante e il freddo è talmente potente che giusto il tempo di fare qualche foto a questo gioiellino turchese che dobbiamo ridiscendere. Ci attendono tante altre ore di fango per il rientro, ma dobbiamo farcela entro le 17, altrimenti perderemo l’unico bus. Adesso ci aspetta (forse) un po’ di relax girovagando per la bellissima Cuenca. Qui sembra di tornare indietro nel tempo, nel periodo coloniale. Ricca di Chiese e di mercatini artigianali, questa città è sicuramente una meta imperdibile. La sera siamo già pronti per ripartire per Puerto Lopez. Arrivo alla mattina presto, tempo di trovare un agenzia e subito ci imbarchiamo per raggiungere il largo. Un attesa di 10 minuti ed ecco le prime megattere affiorare. Wow! Ce ne sono tante! Luglio ed Agosto fanno la traversata di questa costa ed è molto facile avvistarle. Mi perderei ore ad ammirarle e quando stiamo per rientrare ecco la sorpresa: una di loro comincia a tuffarsi! Esilarante, unico, non si può descrivere l’eccitazione. P.Lopez al momento è tutta in costruzione, il governo ha acconsentito alla realizzazione delle strade. A prima vista sembra un paese rovinato, ma dopo qualche ora capisci che è una di quelle località in cui vorresti fermarti almeno un paio di giorni per goderti il suo fascino. E invece siamo di nuovo su di un Bus per raggiungere Quito. 10 lunghe ore.
GALAPAGOS
20 Agosto. Il primo volo mattiniero della Latam in 2 ore ci porterà diretti a Baltra. Siamo alle Galapagos! È come trovarsi di colpo catapultati sulla luna. Il paesaggio è arido e la natura sembra come morta. In realtà ci spiegheranno che gli alberi diventano bianchi come se ibernassero, e nei mesi estivi tutto rifiorisce. Il mare è turchese e le nuvole sembrano soffici palle di cotone un po’ sporche. Si comprende subito di essere in mezzo alla natura nella sua forma più reale, nonostante già prima di mettere piedi a terra ci sono volati via dalle tasche oltre $500 tra volo e tasse di entrata, ed oltre ai $1900 a testa per il tour. Un auto privata ci porta sull’isola di Santa Cruz dove per prima cosa visiteremo i Los Gemelos, 2 enormi crateri ricoperti da una fitta vegetazione, e poi al Ranch per ammirare le famose tartarughe giganti. In questo tratto c’è sempre una leggera nebbiolina che genera acqua, specialmente al mattino. Un fenomeno abbastanza bizzarro. Il parco della Galapagos può essere visitato solo con guide specializzate. Le guide non ti lasciano mai soli, e anche il guardia parco è sempre presente. Non vogliono che ci si avvicini oltre ai 2mt dagli animali, cercano per quanto possibile di preservare questo ambiente protetto. Le tartarughe sono impressionanti e ce ne sono davvero tante. I maschi sono davvero imponenti nella loro mole. Stranamente siamo solo 5/6 persone in tutto il ranch, per cui riusciamo a goderci al meglio tutto. La guida ci spiega che solitamente i turisti arrivano dopo pranzo quando anche il tempo migliora. Rientriamo passando per i Tunnel di Lava e poi dritti verso Puerto Ayora. Classica cittadina di mare con tutti i negozi e locali sul lungo mare, unica differenza è che al porto bisogna stare attenti a non calpestare i leoni marini! Alloggiamo al Deja-Vù Hotel, per noi anche troppo lusso. Abbiamo ancora diverso tempo a disposizione e depositati gli zaini ci portano a Tortuga Bay con una barca privata (il nostro pacchetto prevede così ma in ogni caso è quasi impossibile muoversi da soli se non in zone limitate). Tortuga Bay è una di quelle spiagge che pagando l’ingresso si può raggiungere in autonomia. In effetti è anche piena di gente. L’acqua è abbastanza fredda, ma non impossibile. Peccato per le nuvole altrimenti i colori sarebbero magnifici. Facendo un giretto dalla parte opposta verso l’oceano, avvistiamo il primo gruppo di iguane marine! È incredibile quante ce ne siano! Bisogna stare attenti a dove si cammina per non pestarle, anche se una guardia è onnipresente. E tra le onde del mare affiorano decine di tartarughe marine. Gli scogli neri hanno tante chiazze rosse: sono i coloratissimi granchi delle Galapagos. Pellicani approdano in acqua e un leone marino fa siesta sulla sabbia. C’è tantissima vita qui. Rientriamo a Puerto Ayora a piedi, fermandoci alla “Guilding Galapagos” per ritirare la nostra attrezzatura subacquea. Conosciamo così Yazmani, il boss. Ragazzo splendido, preparato e molto cortese. Con lui solo il meglio, ed in effetti scopriremo poi che sarà proprio così. Per la cena non c’è niente di meglio che i “chioschetti”: il pesce è fresco e i prezzi molto bassi.
Alle 6 del mattino dopo ci ritroviamo su di uno splendido Yacht in 16 persone. La prima sosta è a Bachas Beach, una bellissima e deserta spiaggia di sabbia bianca. Una bella passeggiata a piedi ci porta ad una laguna dove avvistiamo un solo fenicottero rosso. La guida dice che avvistarne 1 qui è già tanto. Iguane e granchi di scogliera ce ne sono un infinità, ma senza ripeterlo questi animali si vedranno bene o male sempre. Indossiamo la muta per lo snorkeling. La visibilità non è eccezionale, ma nonostante questo di vita sotto c’è nè: tartarughe, pappagalli, scatola ed altri pesci colorati. Navighiamo un’altra mezzoretta abbondante per arrivare a Seymour Nord. Scendiamo e già sugli scogli prestiamo attenzione ai leoni marini, belli e carini ma molto territoriali! Ci sono anche delle otarie orsine. Il paesaggio è roccioso con vegetazione secca e bassa e qualche cactus. Molto affascinante. Ecco la prima iguana di terra. Spettacolare, grandissima e dal colore rosso/marrone. Mentre camminiamo lungo il percorso stabilito incontriamo le prime sule dai piedi azzurri. Questo è il periodo degli accoppiamenti e delle nascite. Dobbiamo prestare attenzione agli uccelli e alle uova che spesso sono deposte lungo il percorso. È qualcosa di straordinario. Avanzando incontriamo anche tantissime fregate con il loro petto rosso e gonfio. In un paio d’ore questo bellissimo giro ad anello termina. Sarei rimasta molto più a lungo, oltretutto eravamo solo noi. I tour non so come ma sono organizzati in modo tale che non ci sia mai la massa turistica, e questo è un vantaggio non da poco.
Per la terza giornata sveglia ore 5.30. Oggi uscita in catamarano, sempre 16 px. Oggi si và a Bortolomè Island. Durante la navigazione oltre alle tartarughe, avvistiamo tantissime mante che saltano fuori dall’acqua, alcune veramente grandi. In lontananza anche uno squalo balena. Un mare estremamente ricco. Oggi è una giornata piena di sole finalmente. Allo sbarco notiamo subito il suggestivo paesaggio lunare circondato da splendide acque turchesi che ne fanno da contrasto. Alcune chiazze rosse evidenziano la ricchezza del plancton. Dal molo una passarella di legno porta in vetta a questo vulcano estinto dove dalla cima si domina su tutto il paesaggio circostante. Pietre vulcaniche enormi hanno un peso piuma. Sosta a Sullivan Beach per lo snorkeling.
Il giorno seguente si parte da Puerto Ayora. Siamo in 10 su di una piccola imbarcazione diretti all’isola di Santa Fè, prima però sosta alla spiaggia Hidden Beach per rilassarci un po’. Una bella distesa di sabbia bianca e mare turchese. Molte iguane marine, tartarughe e leoni marini. Si riparte e ci fermiamo davanti ad un roccione per lo snorkeling.. tantissimo pesce colorato, uno squalo e finalmente il nostro primo leone marino in acqua. Strepitoso! Ma l’emozione non finisce qui. Appena arriviamo a Santa Fè ci tuffiamo in acqua dove 4/5 leoni marini sono già pronti ad accoglierci, roteandoci intorno e avvicinandosi col loro musetto peloso alla go-pro! “ Ahhh! Non voglio più uscire!!”. Insieme a noi altre 4 imbarcazioni di tour differenti e ancora una volta mi stupisco in quanto me ne sarei aspettate molte di più. Subito dopo pranzo approfitto della ghiotta occasione di tuffarmi tutta sola insieme a questo branco di animali stupendi. Che meraviglia! Un po’ di tempo per godermeli tutti! Al nostro 5° giorno è ora di cambiare isola, andremo ad Isabela. 2 ore di nave veloce e mare un po’ mosso ed arriviamo. Qui è proprio carino: tipica località marittima, spartana con le stradine di sabbia e molti localini dove mangiare. Insieme alla nostra guida personale John facciamo subito un giro alla laguna dei fenicotteri per poi arrivare ad una spiaggia lunga e molto selvaggia. Piena di rocce nere vulcaniche abitate da iguane marine. Nel pomeriggio vicino a Puerto Villamil facciamo uno degli snorkeling più belli della vacanza: tartarughe enormi, razze, aquile di mare, polipi, pesci scatola, murene ed un pinguino. Poi un bel giro a Tintorera, una bella isola rocciosa abitata da iguane marine con un bel canale luogo di riposo di tanti squali pinna bianca. Al rientro avvistiamo 3 pinguini di cui uno albino. Purtroppo da tempo l’arrivo del turismo ha fatto si che i pinguini diminuissero drasticamente, e al giorno d’oggi vederne 3 o 4 insieme è già tanto.
25 Agosto. In mattina andiamo a vedere il centro riproduzione tartarughe di terra e di nuovo alla laguna dei fenicotteri. In tarda mattina una barca ci porterà ai Tunnel marini. Siamo un gruppo da 10 px e in un’ora dal porto arriviamo a queste conformazioni rocciose che fuoriescono dall’acqua formando appunto dei tunnel. Il posto è veramente scenico tra acque cristallino con una visibilità pazzesca. Avvistiamo tantissime tartarughe e squali di barriera. Scendiamo a terra dove poter scattare foto alle tante sule dai piedi azzurri che annidano anche qui. Molti sono anche i maschi che danzano per corteggiare le femmine. Finalmente ci tuffiamo. La prima discesa la dedichiamo scattandoci foto accanto ad un pinguino che se ne sta beato su di una roccia. La seconda discesa invece la facciamo in corrente dove il pesce abbonda. Nuotiamo tra un branco di pesci che sembra non finire più. Razze, aquile di mare, squali e finalmente vediamo anche i famosi cavallucci marini. Questi ultimi vivono tra le mangrovie, in acque non molto profonde, ed avvistarli non è semplice.
Penultimo giorno ahimè! Oggi trekking al vulcano Sierra Negra. Una bella camminata non impegnativa ci conduce alla 2° caldera più grande del mondo (la prima è quella di Ngorongoro). 27 Agosto: fine del nostro viaggio! Sveglia presto, il volo da Baltra parte alle 8.45 e alla sera avremo quello per Madrid. Tanti altri viaggi avventura e foto di questo racconto le troverete sul nostro sito www.likeme.it Mora&Kuzzo