ecuador galapagos: un viaggio mille emozioni

Come ormai da qualche anno la meta delle nostre vacanze prende forma piano piano e così dopo aver passato in rassegna diversi continenti e altrettante ipotesi una sera butto lì la mia proposta: Ecuador e Galapagos. Il solito sconcerto iniziale ma non ci vuole molto affinché anche Andrea cominci ad appassionarsi al viaggio e così diamo il via...
Scritto da: GLORIA78
ecuador galapagos: un viaggio mille emozioni
Partenza il: 16/08/2009
Ritorno il: 04/09/2009
Viaggiatori: in coppia
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Come ormai da qualche anno la meta delle nostre vacanze prende forma piano piano e così dopo aver passato in rassegna diversi continenti e altrettante ipotesi una sera butto lì la mia proposta: Ecuador e Galapagos. Il solito sconcerto iniziale ma non ci vuole molto affinché anche Andrea cominci ad appassionarsi al viaggio e così diamo il via ai preparativi, comincio a passare in rassegna i vari siti internet e il viaggio comincia a prendere forma.

I punti fermi del viaggio sono il trenino delle Ande, i coloratissimi mercati e ovviamente le Galapagos ma nelle mie ricerche mi imbatto nella possibilità di trascorrere alcune notti nella foresta amazzonica e l’idea mi conquista immediatamente così senza troppi ripensamenti inserisco anche questa tappa e via l’itinerario si compone e a fine marzo siamo pronti ad effettuare le varie prenotazioni.

Questo il nostro programma di viaggio: Quito – 3 notti Banos – 1 notte El puyo – 2 notti (foresta amazzonica) Banos – 2 notti Riobamba – 1 notte Cuenca – 1 notte Guayaquil – 1 notte Puerto Ayora – 5 notti Quito – 1 notte Abbiamo pernottato in hotel semplici, puliti e con acqua calda (per qualsiasi informazione chiedete pure).

Il cibo è stata una piacevole sorpresa molto riso pollo e pesce cucinati semplicemente e con piatti abbondanti ed economici dai 9 ai 20 dollari per un pasto completo per due persone un poco più care la Galapagos.

Clima essendo inverno meglio portarsi pile e felpe soprattutto visto le altitudine che si raggiungono, facile trovare cielo coperto in questa stagione anche alle isole Galapagos comunque temperature tra i 18 e i 25 gradi ottime per girare.

Il 16 agosto finalmente si parte l’emozione è davvero tanta è il nostro primo viaggio in Sud America e soprattutto non sappiamo cosa aspettarci dai giorni che trascorreremo in foresta amazzonica comunque alle sette e mezza del mattino del 17 agosto atterriamo all’aeroporto di Quito ed inizia il nostro viaggio.

Nei giorni trascorsi a Quito abbiamo visitato la città vecchia con le sue numerose chiese, la mitad du mundo sottoponendoci ai vari esperimenti proposti e ci siamo persi nelle vie piene di traffico e di gente abituandoci ai ritmi, ai colori e agli odori del paese.

Il secondo giorno siamo andati con un autista al mercato di Otavalo e rapiti dalla gentilezza dei negozianti, per nulla insistenti, ci siamo fatti trasportare in uno sfrenato shopping che ha cominciato ad appesantire i nostri bagagli ma immersi in quell’atmosfera cordiale non siamo riusciti a trattenerci. Soddisfatti dei nostri primi giorni lasciamo la capitale, la foresta ci aspetta ma prima di arrivare a destinazione abbiamo il tempo di fermarci al mercato di Saquisilì dove prima ci troviamo in mezzo a lama, mucche, pecore e maiali nel caratteristico mercato destinato alla loro compravendita e successivamente raggiunto il mercato artigianale proseguiamo nei nostri acquisti e fotografiamo increduli le bancarelle del pesce e della carne pensando alla normativa sull’igiene italiana.

I mercati ci hanno letteralmente rapiti, abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con la popolazione andina che nonostante le notevoli difficoltà economiche nelle quali vive si è dimostrata estremamente gentile e dignitosa.

Si riparte per arrivare a Banos alle porte della foresta amazzonica e preparati gli zaini la mattina successiva si parte alla volta di Puyo dove ad attenderci troviamo Enrique la nostra guida, contattata precedentemente, infilati gli stivali in gomma e fatta un poco di spesa al mercato per i giorni a venire si parte per le capanne sotto un’acqua torrenziale pieni di un entusiasmo misto a terrore.

Quante volte ci eravamo immaginati il villaggio e finalmente dopo due ore di fuoristrada e qualche minuto di cammino siamo finalmente nel luogo che tanto ci attirava e preoccupava prima della partenza e… che dire… ce ne siamo innamorati.

Salutata la famiglia di Enrique e consumato un veloce pasto siamo pronti a partire per la nostra prima “passeggiata” nella foresta Fin da subito mi è chiaro che non sarà un gioco da ragazzi si cammina nel fango, si scivola facilmente e inoltre la strada è in salita mentre davanti a me Enrique si arrampica agevolmente senza il minimo segno di fatica io arranco nel fango rossa come un peperone e coperta di fango, ogni tanto inciampo e scivolo ma tengo duro e proseguo (dopo tutto ho proposto io la “gita” in foresta non posso arrendermi) e tra una fermata e l’altra riesco ad arrivare sana e salva al primo mirador dove una vista mozzafiato sul fiume mi ripaga di tutta la fatica.

Dopo un po’ di riposo siamo pronti a ripartire per il secondo mirador e mentre Enrique, durante il tragitto, si carica in spalla anche un bel tronco di legno che gli serve al villaggio io continuo ad arrancare e scivolare nel fango e mezza dolorante raggiungo anche la seconda tappa della passeggiata e dopo un lancio nel vuoto con la liana, che io passo riuscendo a malapena a reggermi in piedi, si riparte e sorpresa delle sorprese una fila di scalini ordinati, posti tra le coltivazioni del villaggio, ci conducono giù dalla montagna ma non ho neanche la forza di chiedere come mai non li abbiamo usati prima evitando almeno in parte la fangosa salita, proseguo imperterrita e contenta sono davvero in un posto fantastico, circondata da una natura rigogliosa e la fatica è ormai lontana.

Quasi convinta di essere arrivata alle capanne perdo per un attimo la concentrazione e subito sono costretta a chiedere aiuto, Enrique si gira pronto con il macete e mi chiede se ci sia un’anaconda ma io deve confessare di essermi “solo” impantanata nel fango non vado più ne avanti ne indietro, le gambe immerse nel fango fino all’altezza degli stivali in gomma (non oso immaginare se il fango vi fosse entrato) e tra una spinta e l’altra riescono a farmi uscire e riprendo il mio cammino verso casa.

Dopo una doccia e un po’ di riposo Enrique ci richiama all’ordine e con la nostra pila raggiungiamo la “sala ristorante” per una fantastica cena e per due chiacchiere in compagnia. La notte tanta temuta passa tranquilla e la mattina ci svegliamo con il rumore del fiume che scorre come sottofondo e pronti per affrontare un’altra intensa giornata che prevede passeggiata di circa cinque chilometri fino alla cascata Ola Vida con bagno e poi ritorno al villaggio in una traballante canoa di legno.

Prima del tramonto resta ancora il tempo per farci spiegare dal solito Enrique le proprietà medicinali di alcune piante seguono una fantastica cena e le solite chiacchiere prima di andare a nanna consapevoli del privilegio che abbiamo avuto di conoscere una cultura diversa dalla nostra e delle persone meravigliose che ci hanno accolto come amici, felici di aver vissuto questa piccola avventura. La mattina dopo colazione lasciamo il villaggio salutiamo tutti e con un pizzico di tristezza lasciamo la foresta, seguiamo Enrique in canoa e in mezzo a un po’ di fango (ormai non ci spaventa più nulla) e raggiungiamo il posto dove arrivata la jeep partiamo in direzione di Banos non prima di aver attraversato numerose comunità indios e di aver salutato la nostra fantastica guida che subito ci mancherà.

Il ritorno alla “civiltà” è un poco scioccante sentiamo la nostalgia delle persone e della natura incontrata ma il viaggio deve continuare e così dopo un giorno di meritato riposo si riparte direzione Riobamba.

Ecco il gran giorno del treno delle Ande, siamo pronti a salire sul tetto per goderci lo spettacolo dei luoghi che attraverseremo ma la sera prima (i biglietti quest’anno ad agosto si potevano fare anche il giorno prima) scopriamo che il treno per il giorno da noi fissato non parte e così corsa al mattino presto fino a Alausì e ci carichiamo su di un bus a rotaie per un breve giro fino alla Nariz del Diablo insomma un po’ di delusione ma tutto sommato un paio d’ore piacevoli.

Segue una giornata a Cuenca con ricerca di cappello panama per papà e poi abbandoniamo definitivamente le montagne per arrivare a Guayaquil e partire alla volta delle Galapagos.

Ben disinfettati arriviamo a Puerto Ayora – isola di Santa Cruz e, lasciati i bagagli, il pomeriggio partiamo in esplorazione della cittadina rimanendo incantati dai pellicani, dai leoni marini e dalle sule dai piedi blu che tranquillamente scorazzano in centro tra turisti e abitanti, l’atmosfera rilassata e tranquilla ci conquista fin da subito.

Con una bella passeggiata raggiungiamo il parco naturale e il centro Darwin e conosciamo le numerose tartarughe che vi abitano e il solitario George che sembra finalmente aver accettato la “compagna” per lui scelta, tutto il parco fa il tifo per lui e anche noi non possiamo che incrociare le dita e augurargli di riuscire a riprodursi il prima possibile per non andare incontro all’estinzione della sua specie.

Nei giorni successivi abbiamo il tempo per visitare la parte interna dell’isola, l’isola di Floreana con i suoi suggestivi misteri e l’isola di Santa Fe con le sue colonie di leoni marini, abbiamo la fortuna di avvistare una balena con il suo piccolo e di nuotare tra razze, tartarughe e i soliti velocissimi e giocherelloni leoni marini.

L’ultimo giorno in questo paradiso lo trascorriamo a Baia Tortuga dove, complice un sole fantastico, ci dedichiamo alla tintarella ripensando alla fantastica vacanza che ormai volge al termine ed infatti giunge il momento di lasciare le Galapagos certi di aver visitato un luogo speciale.

Ultimo giorno di vacanza a Quito, ultimi acquisti e poi via verso l’aeroporto consapevoli di aver vissuto una vacanza splendida che ci ha permesso di conoscere luoghi meravigliosi e una popolazione cordiale e sempre sorridente che nonostante le difficoltà nelle quali vive si è sempre dimostrata dignitosa e gentile, in Ecuador abbiamo lasciato un pezzo del nostro cuore e tanti amici che speriamo di poter un giorno incontrare di nuovo. Grazie.



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