East Coast U.s.a. e Bahamas

New York, Nassau (Bahamas), Florida Keys e Miami.
Scritto da: Micol Brusaferro
east coast u.s.a. e bahamas
Partenza il: 05/06/2010
Ritorno il: 20/06/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Gli Stati Uniti per noi sono stati amore a prima vista. Dopo un primo viaggio sulla West Coast, da San Francisco a Los Angeles, compresi i grandi parchi e la folgorante Las Vegas, abbiamo deciso di puntare alla East Coast. Con una variante. Itinerario: New York, Bahamas, Florida Keys e Miami, con il solito obiettivo, un po’ di mare e soprattutto tanta voglia di girare e conoscere un nuovo “spaccato” d’America. Partiamo (io e il mio compagno) dalla nostra città, Trieste, il 5 giugno. Volo Alitalia Ronchi-Roma e poi un diretto fino alla Grande Mela. Il viaggio come sempre è strutturato dalla nostra agenzia di viaggi di fiducia, ma quello che “condisce” l’esperienza sono i tantissimi consigli preziosi letti sulla rivista “Turisti per caso”, visti nei dvd o approfonditi sul vostro sito. E su New York i TPC hanno scritto davvero fiumi e fiumi di suggerimenti e indicazioni complete e articolate, mi limiterò quindi soltanto ad aggiungere qualche “posticino” carino, degno di nota.

Prima tappa New York

Arriviamo a NY il 5 giugno e pernottiamo sei notti all’hotel Fashion Wyndham, 152 West 26th Street, costruito da poco, dal design innovativo, pulito e poco distante (a piedi) da Times Squares e a pochi metri dalla fermata della metro. Naturalmente le nostre giornate sono piene delle classiche tappe, Empire State Building, Statua della Libertà, Central Park, ponte di Brooklyn ecc. Tra tutti scelgo di citare soltanto alcune curiosità, forse utili ai prossimi turisti per caso a stelle e strisce. Per cenare mi piace ricordare Ellen’s Sturdust Dinner, 1650 Broadway, dove i camerieri pare siano cantanti che sognano di entrare nei teatri della zona, e servono i piatti cantando e ballando tutti i successi dei musical più conosciuti. L’atmosfera è anni ’50-’60, il cibo buono e l’allegria non manca. Un altro angolo carino, dove gustare un vero hamburger americano, onion rings e super dolci, è Burger Join, 2175 Broadway, un locale storico, forse troppo piccolino, ma un assaggio è d’obbligo. Infine per chi è sportivo come noi (amiamo basket e baseball), in caso non si riuscissero a trovare i biglietti per qualche partita, val la pena seguire il tour guidato al Medison Square Garden (centralissimo) e allo Yankee Stadium (nel Bronx). Un vero e proprio tuffo nella storia e nelle curiosità delle squadre locali.

Seconda tappa: Bahamas

L’ 11 giugno lasciamo New York e con un volo Delta Airlines e dopo circa tre ore raggiungiamo Nassau, alle Bahamas. La strada dall’aeroporto al resort mostra già i colori di una natura vivace e lo stile coloniale di alcune case, vicine ad altre che sembrano appartenere invece a qualche strada di Los Angeles, quasi holliwoodiane. Ci fermiamo tre giorni all’hotel Sheraton, con una spiaggia magnifica. Il primo giorno lo trascorriamo nel più totale relax. Poi decidiamo per una giornata intera nella vicina Paradise Island, raggiungibile dai vari hotel attraverso taxi privati, dal costo di 20 dollari a testa circa andata e ritorno. E’ un vero e proprio paradiso galleggiante, con un gigantesco albergo, una marina, un acquario infinito, ma soprattutto un parco acquatico incredibilmente vasto, sia per bambini che per adulti. Anzi, forse sono proprio gli adulti a divertirsi di più. Tra tutte le attrazioni quella che più cattura l’attenzione dei turisti è un mega scivolo, in parte realizzato con un tubo trasparente che proietta direttamente le persone nella vasca degli squali, per poi catapultarti in un’innocua piscina. Il costo del biglietto giornaliero è caro, circa 100 dollari, ma li vale tutti. A pensarci bene avremmo potuto spendere di più e soggiornare in questa struttura. E’ il vero cuore pulsante della zona, anche di sera, con tanti locali, shopping e musica. Ancora un giorno di riposo, sole e mare in abbondanza (scottatura compresa), e poi si riparte.

Terza tappa: Florida Keys

Il 14 giugno da Nassau voliamo con American Airlines su Miami, durata del volo un’oretta e mezza circa. Poco distante dall’aeroporto abbiamo prenotato un’automobile. Il servizio (Alamo Usa) è veloce e gli operatori gentilissimi. Ci fanno scegliere tra una decina di auto. Optiamo per una cabrio sportiva, pensando di sfrecciare sulle strade con i capelli al vento, ma ben presto ci rendiamo conto che l’auto chiusa e l’aria condizionata solo l’unica soluzione per affrontare il caldo afoso! Una dopo l’altra attraversiamo le Florida Keys, collegate da lunghi ponti sul mare. La nostra meta è Key West, l’ultima dell’arcipelago, ed è un vero gioiellino. Dormiamo al Crowne Plaza Hotel, in pieno centro, ci fermiamo due giorni. Visitiamo la Hemingway House, dove lo scrittore visse dal 1931 al 1940, una splendida villa immersa nel verde, dove sonnecchiano all’ombra del giardino ancora i discendenti del suo famoso gatto con sei artigli. Costo dell’entrata 12 dollari. E poi una passeggiata fino a Southernmost Point, una semplice boa, anche se fotografatissima dai turisti, che rappresenta il punto più meridionale degli States. Imperdibile è il tramonto su Mallory Square, una piazza sul mare ricca di giocolieri e musicanti, tutta l’isola si ritrova per salutare il sole, in un mix straordinario di colori e una magia che mai prima d’ora avevo visto. Una sensazione unica e un posto incantevole. Per chi ama lo shopping invece attenzione all’orario. Abbiamo scoperto infatti che la maggior parte dei negozi che vende abbigliamento e souvenir di sera applica sconti che toccano anche il 50%. Per mangiare scegliamo i localini di Duval Street, piatti semplici, molti a base di pesce, e davvero economici. Decidiamo di trascorrere il resto del tempo a scorazzare per Key West, tra le casette pittoresche e gli angoli più nascosti. Sembra davvero uscita da una fiaba, così come alcuni mezzi di trasporto che la caratterizzano, automobili elettriche (noleggiabili) dai colori e dalle forme curiose.

Quarta tappa: Miami

Lasciamo Key West un po’ a fatica, avremmo voluto goderci anche un po’ la spiaggia, che ci hanno descritto molto bella, ma è tempo di ripartire. Al ritorno spendiamo l’intera giornata a curiosare tra le Florida Keys e ci fermiamo per un tuffo a Anne’s Beach, dedicata all’ambientalista Anne Eaton, a pochi metri dalla strada, dove vediamo sostare molte famiglie americane. E’ un piccolo angolo di paradiso, sabbia bianca e acqua cristallina. Un bagno veloce, un tuffo nell’azzurro e di nuovo in macchina. Arriviamo a Miami il 16 giugno e dalla natura delle Keys ci colpiscono subito gli alti grattacieli dello skyline. Dormiamo a TownHouse Hotel, Miami Beach, 150 20th Street, albergo semplice, pulito, prezzo molto contenuto, accesso alla spiaggia e prima colazione, che negli Usa è raro. Decidiamo di prendere l’auto e per l’ultimo giorno di noleggio la sfruttiamo per lo shopping in un super centro commerciale alle porte di Miami. Il giorno seguente lasciamo la cabrio e prendiamo uno scooter. Il costo è modico, 50 dollari al giorno, ma il limite è che non è possibile sconfinare fuori da M.Beach. Ci fermiamo complessivamente tre giorni. Scegliamo subito una passeggiata su Ocean Drive e uno sguardo agli splendidi edifici recuperati secondo lo stile dell’Art Decò. Vediamo una villa particolarmente fotografata, è quella dov’è stato ucciso Versace. Per pranzare, ma soprattutto per cenare proprio i ristoranti di Ocean Drive sono ottimi. Sembrano “acchiappa turisti”, ma in realtà il menu è vario e i prezzi tutti abbordabili. Dormiamo e al mattino andiamo a scoprire la spiaggia, che ci ricorda quelle della West Coast, ci scappa anche l’allarme squalo del baywatch locale, che poi si rivela soltanto un pesce con pinna minacciosa sì, ma non pericoloso per i bagnanti (sì ma che fifa!). Il pomeriggio trascorre con una passeggiata a Bayfront Park, ideale per il relax tra palme e verde, molto carino, e un lungo giro in scooter alla scoperta di musei (pochi) e palazzi dai colori vivacissimi. Troviamo anche in un quartiere molto bello, la “Venetian pool”, una piscina pubblica ricavata da una vecchia cava. Nel tardo pomeriggio facciamo tappa al centro commerciale all’aperto di Lincoln Road, qui ci fermiamo per una cena fresca e un mega gelato. Il giorno seguente ancora un giretto a South Beach e poi decidiamo di andare a Little Havana. La soluzione migliore è un taxi, spendiamo circa 40 dollari, ma è sicuramente il modo più comodo e rapido per arrivarci. Calle Ocho è la strada principale, ci fermiamo a “El credito Cigars” negozio storico di sigari, molto conosciuto, dove incontriamo cubani cordiali e simpatici. Ad ogni angolo si gioca a domino, vera e propria passione del posto. Giriamo un po’, con un salto all’esilarante “Casa de los trucos”, con travestimenti d’ogni tipo, devo dire però che restiamo un po’ delusi. Sarà per il caldo,ma le strade sono deserte e le attrattive scarse. Meritava davvero solo una “toccata e fuga”. La cena che gustiamo al “Versailles” almeno, un ristorante molto apprezzato, con cucina tradizionale cubana, ci rinfranca, senza spendere troppo. L’ultima mattinata la dedichiamo all’acquisto di souvenir. Wings è il posto giusto, un mare di oggettistica di tutti i tipi a costi bassissimi, comprese magliette e accessori da spiaggia. La vacanza è finita, si riparte ma…..c’è già voglia di Stati Uniti di nuovo. E dopo West Coast e East Coast l’autunno 2011 sarà dedicato al New England!

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