È una delle città “da fiaba” della Germania: sulla sponda del fiume c’è un vero trionfo di monumenti e storie leggendarie

È una delle città da fiaba della germania: sulla sponda del fiume c'è un vero trionfo di monumenti e storie leggendarie

Finalmente è arrivato il momento delle vacanze all’estero e quest’anno la prima tappa è Francoforte sul Meno ed i suoi dintorni. Malgrado ci abbiamo passato otto notti, abbiamo dovuto fare una cernita delle cose da vedere, perché ce ne erano davvero troppe. Comunque armiamoci di un buon dizionario di tedesco (evidentemente in zona c’è poco turismo straniero, perché nei musei le spiegazioni in inglese sono quasi inesistenti) e di scarpe da camminata e scopriamo le meraviglie dell’Assia.

Diario di viaggio a Francoforte

Primo giorno: viaggio e una breve sosta in Svizzera

basilea

Avevamo programmato di andare da Modena a Francoforte in un’unica tirata, ma è stata veramente lunga; soprattutto il traforo del San Gottardo. Quindi ad un certo punto abbiamo deciso di fare una sosta vicino a Basilea, per visitare le rovine della città romana di Augusta Raurica. Alla fine non abbiamo girato proprio tutto il parco archeologico, perché avrebbe richiesto troppo tempo, ma comunque abbiamo visto le attrazioni principali. Il teatro ed il foro non ci hanno dato problemi, mentre purtroppo la zona delle terme si è rivelata un po’ difficile da raggiungere e per scendere tra le rovine delle terme vere e proprie abbiamo trovato anche delle scale. Prima di ripartire siamo passati anche al piccolo museo, dove è stata ricostruita una domus, peccato soltanto che ci fosse uno scalino per entrare praticamente in ogni stanza. Dopo questo siamo ripartiti e siamo arrivati a Francoforte.

Secondo giorno: il centro di Francoforte

 

Il secondo giorno abbiamo deciso di prendere la metropolitana, non senza difficoltà a causa di lavori sulla linea, e di dedicarlo a visitare il centro di Francoforte; anche per andare all’ufficio turistico a fare la carta per i mezzi pubblici. La prima tappa è stato il Municipio (Römer) della città, all’interno infatti è presente la Sala Imperiale, una sala dove nell’800 vennero dipinti i ritratti di tutti gli imperatori del Sacro Romano Impero a partire da Carlo Magno; abbiamo dovuto aspettare un po’ perché l’addetto venisse ad accompagnarci all’ascensore, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Proprio sulla piazza del Municipio si trova l’Antica Chiesa di San Nicola (Alte Nikolaikirche) che nacque come cappella del palazzo imperiale all’epoca della dinastia degli Hohenstaufen, la famiglia di Federico Barbarossa, purtroppo però dopo il passaggio alla confessione luterana, vari rimaneggiamenti e i devastanti bombardamenti della Seconda guerra mondiale della struttura dell’epoca non è rimasto nulla, ma dato che era accessibile abbiamo comunque sbirciato all’interno. Mentre ci dirigevamo al museo archeologico ci siamo imbattuti nella chiesa di San Leonardo e anche qui ci siamo fermati a visitarla, visto che era accessibile. Malgrado qualche decorazione in più, l’edificio è risultato piuttosto spoglio; tuttavia abbiamo scoperto che questa è l’unica chiesa di tutto il centro di Francoforte ad essere sopravvissuta ai bombardamenti.

A quel punto siamo arrivati al Museo Archeologico (Archaologisches Museum) e siamo entrati senza problemi, anche se abbiamo trovato delle rampe di scale per raggiungere alcune stanze. Il museo si trova in un vecchio convento e nel chiostro ci sono ancora dei dipinti spettacolari. Per quanto riguarda i reperti, paragonato ai nostri il museo risulta quasi un po’ misero, ma almeno un reperto veramente eccezionale c’è: un minuscolo amuleto! La sua particolarità è l’incisione che riporta una preghiera cristiana e la sua datazione al 260 d.C. al massimo. È la prima prova che documenti la diffusione del Cristianesimo a nord delle Alpi, straordinaria se pensiamo che Francoforte si trovava letteralmente al confine dell’Impero Romano. Dopo questo museo abbiamo pensato bene di continuare a scoprire qualcosa della storia della città al Museo Storico di Francoforte (Historisches Museum Frankfurt). Qui in quanto ad accessibilità abbiamo dovuto penare un po’ di più, ma il grosso del museo siamo comunque riusciti a visitarlo. Ci sono delle collezioni anche molto curiose ed in particolare abbiamo scoperto che durante la Seconda Guerra Mondiale la città venne di fatto rasa al suolo, per questo il centro storico è pieno di palazzi moderni. Al museo è presente inoltre una copia della corona con la quale venivano incoronati gli imperatori del Sacro Romano Impero, fin dal XIV secolo infatti l’elezione si svolse a Francoforte. A quel punto siamo anche andati a vedere il luogo in cui avveniva la cerimonia: il Duomo Imperiale (Kaiserdom). Purtroppo la chiesa è abbastanza spoglia e gli arredi presenti sono probabilmente stati portati da altre chiese, l’edificio infatti è andato quasi completamente bruciato nel ’45. Per tornare indietro abbiamo ripreso la metro, malgrado i problemi di accessibilità.

Terzo giorno: i giardini di Francoforte

Come al solito il lunedì i musei sono quasi tutti chiusi, bisogna quindi trovare mete alternative ed i parchi o gli zoo sono ottimi candidati. Noi abbiamo cominciato con lo zoo di Francoforte. Fortunatamente a parte il rettilario si è rivelato tutto accessibile. Peccato che alcuni animali siano stati un po’ troppo timidi. Non avevo però mai visto dal vero i Fossa, ovvero dei piccoli mammiferi carnivori che vivono in Madagascar, o una aye aye, un primate anche lui del Madagascar unico nel suo genere. Non ha infatti specie viventi imparentate con lei in vita ed ha una mano che si è evoluta in modo unico: ha sviluppato un dito lungo e sottilissimo con cui martella la corteccia degli alberi per produrre vibrazioni che gli permettono di capire dove si trovino gli insetti e le larve di cui si nutre. L’unica altra cosa aperta era uno dei giardini botanici di Francoforte, il Palmengarten, dunque abbiamo ripreso la metro e ci siamo diretti lì. Il giardino ha numerose serre, tutte accessibili, che ospitano piante da ogni parte del mondo. Girando poi si trovano fontane e laghetti e non è raro che ci siano in giro degli scoiattoli rossi. Dato che la metro aveva problemi di accessibilità, per tornare indietro abbiamo usato l’autobus, che si è rivelato decisamente più comodo.

Quarto giorno: la riva sud del Meno

La riva sud del fiume è praticamente il quartiere dei musei di Francoforte, tra l’altro gli edifici che li ospitano sono scampati ai bombardamenti, quindi conservano ancora l’originale aspetto ottocentesco. Il primo che abbiamo visitato è stata la pinacoteca (Stadel Museum) ed oltre a farci una cultura sui pittori locali abbiamo scovato una fantastica tela di Guido Reni e vari dipinti fiamminghi, il tutto fortunatamente senza incontrare scalini. Ci è andata peggio alla gipsoteca (Liebieghaus Skulpturesammlung Museum), che ha delle sale non accessibili. Tuttavia le opere più belle si trovano nella parte accessibile. Ci sono varie sculture antiche, alcune delle quali ricostruite e colorate come dovevano apparire in origine; il vero gioiello è però la collezione di avori, non avevo mai visto tanti oggetti diversi in avorio tutti insieme. Alcuni erano dei veri e propri capolavori, in un paio di bassorilievi che rappresentavano le personificazioni Virtù, le figure indossavano addirittura dei veri e propri gioielli o tenevano in mano oggetti in metallo. A quel punto c’è stato un breve conciliabolo per decidere se andare a visitare un museo di arte moderna o se tornare verso il centro a cercare qualche souvenir ed una merenda da golosi ed eventualmente aggiungere il Museo del Duomo (Dommuseum) ed ha vinto quest’ultima idea. Effettivamente proprio di fronte al duomo c’è un locale che si potrebbe definire storico e che serve delle ottime torte. Il Museo del Duomo è diviso in due: la parte collegata alla cattedrale è accessibile, l’altra ha degli scalini per entrare. Nella prima parte si vede anche il chiostro della cattedrale, che è effettivamente molto scenografico con le sue finestre gotiche. La collezione conserva qualche reperto dell’originale chiesa carolingia, ma per il resto ci sono i soliti arredi sacri che si vedono un po’ in tutti i musei diocesani.

Quinto giorno: un buco nell’acqua a Neu-Anspach e Bad-Homburg

hessenpark

La prima tappa della giornata si è rivelata purtroppo una bella delusione, a Neu-Anspach hanno ricostruito nel Museo all’aperto Hessenpark (Freilichtmuseum Hessenpark) un villaggio tradizionale dell’Assia. Di solito questi musei sono interessanti, ma questo è stato veramente deludente. Tutti gli edifici avevano un minimo di due o più scalini per entrare ed alcuni piccoli musei si trovavano come minimo al primo piano; dovevano esserci gli animali della fattoria, ma molti recinti erano in aree chiuse al pubblico. In più il parco è talmente grande da risultare parecchio dispersivo. Di solito poi in questi posti ci sono delle persone che mostrano i mestieri tradizionali, lì c’era solo in una zona abbastanza lontana dal villaggio principale, una signora che faceva la vasaia. Insomma abbiamo camminato tanto per annoiarci parecchio. Ci siamo quindi diretti a Bad-Homburg e lì abbiamo avuto decisamente più fortuna. La prima tappa è stato il palazzo della città (Schloss Bad-Homburg), abbiamo dovuto aspettare un po’, perché si può entrare soltanto con visita guidata, ma è stato interessante: abbiamo scoperto un po’ di aneddoti sulla storia dell’Imperatore Guglielmo II. Entrare è stato un attimo laborioso perché ho dovuto lasciare la carrozzina a rotelle giù, mi hanno fatta salire con un servoscala e poi per fortuna avevano delle sedie a rotelle per i visitatori. Vicino al palazzo abbiamo trovato una bella pasticceria e dopo aver mangiato una gigantesca fetta di torta, abbiamo gironzolato un po’ per la cittadina alla ricerca delle sue due chiese principali, molte città tedesche ne hanno due perché nella zona vivono sia cattolici che luterani. La prima che abbiamo trovato è stata quella luterana: la chiesa del Redentore (Evangelisches Erlosenrkirche), che è risultata accessibile. All’interno è particolare, tanto che per un attimo tutti quei mosaici a fondo oro mi hanno fatto pensare ad una chiesa ortodossa. La chiesa sembra essere stata costruita in pieno Medioevo, ma in realtà ha poco più di un secolo e furono Guglielmo II e sua moglie Augusta Vittoria a finanziarne la costruzione. L’architetto si ispirò però a monumenti medioevali, dunque usò uno stile neoromanico, dando l’impressione che l’edificio sia molto più antico. Circa nello stesso periodo i cattolici di Bad-Homburg riuscirono finalmente a ricostruirsi una chiesa, era dai tempi della Riforma protestante che erano stati cacciati dalla regione. La chiesa di Santa Maria (Marienkirche) è accessibile, ma molto meno interessante dell’altra. D’altronde in questo caso non c’era la coppia imperiale che pagava. Ultima ed inaspettata tappa è stato il Parco Termale (Kurkpark) della città, qui infatti sgorgano delle terme naturali. La passeggiata non ci ha dato problemi ed il parco si è rivelato molto bello, oltre a fontane e laghetti ci sono vari edifici neoclassici, costruiti nell’ottocento e altri padiglioni di gusto orientaleggiante. All’ingresso c’è anche una cappella ortodossa, costruita perché i nobili russi che venivano qui per curarsi con le acque termali potessero celebrare le proprie cerimonie religiose. A quel punto ci siamo anche fermati a cena, la via principale è infatti piena di locali e ristoranti.

Sesto giorno: Hanau e il limes

monumento ai fratelli grimm

Finalmente abbiamo cominciato la Via delle Fiabe! Essendo la città natale dei Fratelli Grimm Hanau è ufficialmente considerata il punto di partenza appunto della Via delle Fiabe. Mentre aspettavamo che arrivasse l’orario di apertura del palazzo della città abbiamo fatto due passi per il centro. Purtroppo di edifici storici non è rimasto praticamente nulla, i bombardamenti hanno colpito duramente anche qui, ma sulla piazza principale si trova comunque il monumento ai Fratelli Grimm. A poca distanza sorge invece la particolarissima Chiesa Vallone Olandese, particolare perché di fatto è composta da due chiese, una ottagonale e una a dodici lati una accanto all’altra. La chiesa infatti venne costruita per i calvinisti valloni francesi e per i calvinisti olandesi, fuggiti dalle loro terre a causa delle persecuzioni ed accolti ad Hanau dal Conte Philipp Ludwig II. Oggi purtroppo la chiesa è intera solo a metà, della parte più grande rimangono solo i muri esterni, il soffitto crollò a causa dei bombardamenti. Dopo di ché siamo andati a vedere appunto il palazzo di Hanau (Schloss Philippsruhe), che fortunatamente era accessibile. Il palazzo ha veramente delle belle sale ed in particolare delle stufe decoratissime e tutte diverse. C’è anche un museo sui Fratelli Grimm con vari giochi per bambini, peccato che sia tutto scritto in tedesco. Abbiamo poi lasciato Hanau per andare a vedere un sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO: le rovine del Limes, il confine dell’Impero Romano. Ovviamente non l’abbiamo percorso tutto, siamo andati a visitare la ricostruzione del Forte di Saalburg. Il forte è stato ricostruito nell’800 e purtroppo non hanno pensato molto ai disabili, praticamente tutti gli edifici hanno almeno uno scalino, il magazzino, dove si trova il piccolo museo, ne ha addirittura cinque. Il museo conserva i reperti del luogo e si scopre che qui non vivevano solo soldati, ma anche donne, bambini ed artigiani; una piccola città. In altre sale ci sono dei giochi, la ricostruzione di alcune macchine da guerra, gli alloggi del comandante e dei soldati. Infine hanno trovato i resti di una testa di cavallo in bronzo, nel forte doveva quindi esserci una statua equestre, sicuramente di un imperatore. A quel punto siamo tornati all’albergo.

Settimo giorno: Gelnhausen

Quel giorno abbiamo praticamente fatto un viaggio Nell’epoca di Federico I Barbarossa. Nella cittadina di Gelnhausen infatti si trovano i resti meglio conservati di un palazzo imperiale dell’epoca. Il piccolo museo accanto al palazzo, che racconta la storia di Barbarossa non si è rivelato molto accessibile, ma al piano terra c’è un plastico che mostra come dovevano apparire la città ed il castello al tempo della sua fondazione. Le rovine del Palazzo Imperiale (Kaiserpfalz) consistono di fatto nell’ingresso, nei muri di un edificio che ospitava una sala per banchetti e nelle mura perimetrali, malgrado un po’ di ghiaia non è difficile girarlo, anche se non si arriva al primo piano. Comunque il luogo è piccolo basta arrivare nel cortile e girare su sé stessi e si riesce a vedere praticamente tutto. Facendo poi due passi per il centro della cittadina abbiamo scoperto che tutto qui sembra parlare di Federico Barbarossa. Abbiamo dovuto faticare un po’ perché la città è costruita su una collina e le strade sono in pendenza, ma siamo arrivati alla chiesa di Santa Maria (Marienkirche), la cui fondazione risale appunto all’epoca di Barbarossa, anche se dopo i restauri dell’Ottocento, qualunque traccia di decorazione medievale è scomparsa ad eccezione di qualche affresco sulle volte. Ci siamo poi diretti al museo della città, almeno lui era accessibile, che è particolarissimo: racconta i principali eventi avvenuti qui con scenette realizzate con i Playmobil! Ovviamente non può mancare l’incoronazione ad imperatore di Federico Barbarossa, così si può anche vedere la ricostruzione del palazzo imperiale con tanto di sale arredate. Dopo aver fatto altri due passi per la cittadina ci siamo accorti che era ancora molto presto; dunque, visto che ci era piaciuta troppo, siamo tornati a Bad-Homburg e abbiamo fatto due passi nel parco dietro al castello.

Ottavo giorno: Darmstadt

Prima di allontanarci da Francoforte abbiamo fatto tappa nei dintorni, a Neu-Isenburg per la precisione, dove c’è un piccolo museo (Burgerhaus Zeppelinheim) dedicato agli Zeppelin, i dirigibili. Il museo è quasi completamente accessibile, unica eccezione è la sala video, e racconta il mondo dei lussuosi viaggi di inizio Novecento, quando solo i ricchi potevano permettersi di viaggiare e quando lo facevano si aspettavano un trattamento degno di un Grand Hotel, a prescindere dal fatto che si trovassero effettivamente in un albergo, su un treno o a bordo di un dirigibile in volo sull’Oceano Atlantico. Dopo ci siamo diretti all’effettiva tappa della giornata: Darmstadt, che si trova un po’ distante da Francoforte, ma ne è valsa la pena. Il primo gioiello della città è la Cappella Russa, una cappella ortodossa edificata qui per volere dell’ultimo Zar Nicola II; abbiamo scoperto che la famiglia imperiale russa veniva qui perché più di una zarina, inclusa la moglie di Nicola II, era nata Principessa di Hessen-Darmstadt, dunque erano le figlie del principe che governava questa regione. Entrare nella chiesetta si è rivelato abbastanza laborioso, vista la presenza di otto scalini; l’interno comunque, come l’esterno, è un trionfo di decorazioni anche in oro e merita di essere visto. Da lì ci siamo diretti a piedi verso il centro della città ed il Museo del Palazzo (Schlossmuseum), che è accessibile, ma visitabile solo con visita guidata; la visita doveva essere in tedesco, ma visto che eravamo in pochi e capivamo tutti l’inglese, fortunatamente il signore che ci faceva da guida ha parlato in inglese.

La visita mostra le collezioni d’arte della famiglia regnante di Hessen-Darmstadt, che comprende anche alcuni abiti di duecento anni fa e un ritratto dell’altra ragazza nata qui e poi diventata zarina di Russia. Ultima tappa di Darmstadt è stato il Museo del Land dell’Assia (Hessisches Landmuseum) che purtroppo, malgrado fosse perfettamente accessibile abbiamo dovuto visitare abbastanza in fretta perché si stava facendo tardi. Abbiamo però visto una quantità esorbitante di animali impagliati, alcuni reperti archeologici e manufatti sia medioevali sia più recenti tra cui una calcolatrice del ‘700. A quanto pare un certo Müller, funzionario alle dipendenze del Langravio di Hessen-Darmstadt, riuscì ad inventarsi una macchina in grado di eseguire le quattro operazioni aritmetiche principali. A quel punto siamo tornati a Francoforte per rifare le valige e partire il giorno dopo per la seconda tappa del viaggio.

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