Due pivelli a Maiorca
Senza grandi aspettative, e zero informazioni sulla meta, partiamo, e dopo uno scalo notturno di 10 ore a Barcellona, atterriamo a Maiorca, e ancora in aeroporto noleggiamo una macchina, (senza carta di credito, e ancora adesso ci chiediamo come sia stato possibile). Superato lo shock della cifra spesa (ingenui noi a non sapere che non costa poco e che se hai meno di 26 anni costa ancora di più), cerchiamo l’appartamento affittato per 4 soldi su Wimbdu a Palma di Maiorca, che poi scopriamo essere solo una camera dell’appartamento dove vive una simpatica e accogliente famiglia pronta a consigliarci e aiutarci.
Appena arrivati e siamo già in giro per Palma, le sue viuzze la città vecchia e l’imponente cattedrale ci stupiscono.
Il secondo giorno, preparati i panini, ci dirigiamo con la nostra “macchinina” (in realtà un coso brutto e grosso, non proprio l’ideale per le strade strette e piene di curve e turisti imbranati) verso Porto Cristo, dove più che la spiaggia, la vera attrazione sono le grotte del drago, che non abbiamo visitato per via del prezzo e della coda che non ci hanno incoraggiati. Dopo aver dovuto mangiare in uno dei localini in centro ( i panini preparati hanno deciso di rimanere in camera) andiamo a Es Trenc, una lunga spiaggia con l’acqua azzurra, unica pecca il vento molto forte che non ci ha permesso di godercela appieno, oltre alla strada stretta per arrivarci.
Il terzo giorno andiamo a Cap Formentor, punta più a nord dell’isola, una distesa di blu, blu e ancora blu che circonda un faro; ripercorrendo per tornare indietro la strada strette e piena di curve, notiamo una macchia di azzurro intenso nel mare blu in prossimità della costa, e riusciamo a trovare uno spiazzo dove parcheggiare la macchina e scendere e ancora scendere fino ad arrivare in questa bellissima spiaggetta fatta di poca spiaggia con la ghiaia e una capretta che mangia un panino rubato dalla borsa di un turista; l’acqua è davvero qualcosa di indescrivibile.
L’ultimo giorno andiamo a Sa Calobra,patrimonio Unesco! Anche per arrivare qua è necessario affrontare una strada stretta e tortuosa sotto il sole cocente, ma giunti in spiaggia ne vale le pena, ciò che ci si presenta è infatti davvero singolare e unico: un grosso spiazzo in cui arriva un torrente dalle montagne circostanti, e un mare verde acqua racchiuso da due rocce. Per fortuna siamo ragazzi mattinieri perchè la spiaggia si inizia ad affollare, perdendo un po’ della sua magia.
Il momento di tornare a casa è arrivato, ma prima di partire riempiamo, riempiamo i panicini con l’ensainada, il tipo dolce dell’isola.