Due giorni a Mosca

La capitale russa è una delle molteplici mete toccate in questo viaggio che ci ha visto in rapida successione a Stoccolma, Riga, Mosca, Barcellona per poi rientrare ad Alghero passando da Girona. Tutto concentrato in una settimana con voli low-cost da una parte e hotel high-cost dall’altra. Quello che io e il mitico Uccio abbiamo risparmiato...
Scritto da: palinuro71
due giorni a mosca
Partenza il: 09/09/2007
Ritorno il: 12/09/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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La capitale russa è una delle molteplici mete toccate in questo viaggio che ci ha visto in rapida successione a Stoccolma, Riga, Mosca, Barcellona per poi rientrare ad Alghero passando da Girona. Tutto concentrato in una settimana con voli low-cost da una parte e hotel high-cost dall’altra. Quello che io e il mitico Uccio abbiamo risparmiato con gli aerei lo abbiamo poi speso, con gli interessi, per le sistemazioni alberghiere. Soprattutto il binomio Stoccolma – Mosca ci è costato un occhio della testa e ancora oggi mi lecco le ferite di tanto scialacquo. L’entità del danno patrimoniale purtroppo la noti, spesso, solo a viaggio terminato quando la vita riprende nella sua quotidianità e hai nuovamente a che fare con affitti, luce, gas e quant’altro.

Ma torniamo al racconto e alla descrizione di questi due giorni nell’ex Unione Sovietica ad un anno di distanza dal viaggio a San Pietroburgo. L’Air Baltic, una delle compagnie a basso costo da noi utilizzate per svolazzare da un continente all’altro, ci trasferisce in un’ora scarsa da Riga a Mosca. L’aeroporto di Domodedovo è insieme a quello di Sheremetyevo il più trafficato della città. Dopo i controlli passaporti ci incanaliamo verso l’uscita. Qui veniamo letteralmente assaliti da tassisti indemoniati che con un pressing costante e con inusitata protervia insistono affinché saliamo a bordo delle loro vetture. Li dribbliamo in scioltezza e optiamo per la più economica combinazione autobus-metropolitana. Ci intrufoliamo nel bus n.405 e in piedi, schiacciati come sardine, affrontiamo un viaggio di circa un’ora. Decifrare le scritte nei cartelli della metro è, a primo impatto, un rebus tutto cirillico e solo con l’aiuto di un interprete, il primo giorno, si riesce ad individuare la direzione esatta da prendere. In compenso, nelle varie stazioni, dipinti e decorazioni con statue, affreschi, quadri e ceramiche rendono la metropolitana di Mosca unica nel suo genere e, strano a dirsi per via della posizione disagevole, importante luogo di attrazione turistica. La linea gialla ci porta fino all’Hotel Cosmos una vera e propria istituzione tra gli alberghi moscoviti. All’interno sale da gioco, bar, ristoranti, negozi di souvenir, boutique di vario genere, business center e night club al piano interrato. I prezzi per dormire sono molto alti così come quelli dei beni di largo consumo; l’indispensabile bottiglia d’acqua per la notte è preferibile comprarla nei chioschetti esterni di fronte all’ingresso dell’albergo piuttosto che nel comodo baretto della hall. Avevo letto che i siti di maggior interesse per i visitatori, tranne qualche eccezione, sono raccolti attorno alla Piazza Rossa, in russo Krasnaja plošcad’. E così è in effetti: la Cattedrale di San Basilio molto suggestiva all’esterno ma scarna e modesta all’interno. I magazzini Gum, inaugurati da Lenin nel 1921 simbolo oggi del capitalismo sfrenato. Al di sotto delle lunghe mura del Cremlino il Mausoleo di Lenin dove, avvolto in un sarcofago, giace il corpo imbalsamato del padre della rivoluzione.

Due piacevoli digressioni sono rappresentate dal Gorky Park, immenso polmone verde cittadino, e dal Convento di Novodevici destinato in passato alle discendenti della famiglia reale. Qui a pochi passi ci fermiamo a mangiare in un buon ristorante georgiano, si chiama U Pirosmani, propone delle ottime zuppe speziate e del pane di pizza infarcito di formaggio filante. In questi giorni le temperature sono al di sotto della media per cui queste pause ci servono per rifocillarli e per adattarci gradatamente al clima. Una caratteristica strana dei russi è che la quasi totalità di essi non spiaccica una parola di inglese. Di più, ad una precisa domanda su una determinata zona della città, ti rispondono nella loro lingua imbastendo dei discorsi lunghissimi che proseguono incessantemente nonostante l’interlocutore rimanga spaesato e rigido in un atteggiamento tipico di chi, in quel momento, non sta capendo il benché minimo significato delle parole pronunciate. Alla fine le cose che cercavo le ho trovate ugualmente ma mi è rimasta la consapevolezza di sentirmi un alieno venuto da Marte.

Dove non mi son sentito un pesce fuor d’acqua è stato nei locali notturni di Mosca. Qui con Uccio abbiamo respirato un’aria di sano divertimento fin dal primo giorno nonostante la serata fosse quella di una normale domenica di settembre. Dalla mia pocket guide ho individuato due locali che sapevo essere ben frequentati. Il Club Che e l’Old Havana entrambi in stile latino americano; il primo più piccolo e angusto, il secondo spazioso e con seratona dedicata al Brasile. Ci siamo divertiti molto e li consiglio a tutti coloro che amano godere di questo genere di musica magari sorseggiando un buon cocktail mojito.

Per rientrare in albergo abbiamo utilizzato il servizio taxi che è identico a quello, già sperimentato, a San Pietroburgo. Braccio fuori e, in men che non si dica, la prima auto privata disponibile si ferma pronta a portarti dove meglio credi. A proposito di San Pietroburgo mi viene quasi istintivo fare un paragone tra le due città russe. La ex Leningrado più accattivante e dalle forti influenze europee soprattutto in ambito socio-culturale, la capitale, invece, molto più impostata, sonnacchiosa e schiva. A me personalmente è piaciuta di più Piter ( così la chiamano affettuosamente i suoi abitanti) sia perché riesci a spalmare meglio i tempi per le visite a monumenti, chiese e quant’altro e sia perché la popolazione dimostra di essere più schietta e simpatica. Quelle poche ragazze che ho conosciuto si sono rivelate anche un po’ incoscienti amanti dei viaggi avventurosi e molto curiose di conoscere nuove realtà. I pietroburghesi sorridono dell’altezzosità dei “cugini” moscoviti tutti intrisi di potere e avvolti interamente dai meccanismi burocratici e dai tempi ossessivi del lavoro.

Quando si parte alla volta della Russia la prima cosa che ti viene in mente è quella di andare alla ricerca di cimeli. Penso alle icone ma anche agli oggetti del periodo comunista e della rivoluzione bolscevica. E’ molto difficile scovare un mercatino delle pulci; con l’amico Uccio ci tentiamo ma invece di imbatterci in simbologie antiche e in pezzi rari da collezione capitiamo in un classico mercato della frutta prima e in uno delle chincaglierie dopo. Acquistiamo collanine e orologi a 10 euro il pezzo convinti di aver fatto grandi affari. L’importante è crederci come si suol dire!! Rientriamo in Italia soddisfatti e pronti a riprendere la solita routine quotidiana.



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