Due cuori e una moto in giro per il Portogallo

Un viaggio tra mari e monti, tra vento pioggia e sole, un viaggio che non dimenticherò
Scritto da: pezzenteinglese
due cuori e una moto in giro per il portogallo
Partenza il: 30/05/2013
Ritorno il: 18/06/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

30 maggio 2013: Porretta Terme – Genova – Barcellona

Anche quest’anno è arrivato il momento delle vacanze estive e, come già avevamo ipotizzato tre anni fa lasciando la Spagna, abbiamo puntato la moto verso il Portogallo. Iniziato a pianificare itinerario e soste già da Marzo, con l’aiuto della fidata Lonely Planet (che purtroppo era aggiornata al 2011, e qualche inesattezza poi sul campo l’ha rivelata) e di internet (con un particolare aiuto dalla Guida per Caso del Portogallo, Adriana, del sito Turisti per Caso), è nato il viaggio che ci avrebbe portato a vedere il Portogallo da Nord a Sud; piano molto ambizioso e “stancante” (alla fine i chilometri fatti sono stati più di 6000, tra spostamenti da una città all’altra ed itinerari vari), che però ritengo ci abbia consentito di vedere gran parte delle bellezze del Portogallo, nonché quelle cose che solo un viaggio in moto ti possono regalare…

E così, caricata la moto con tutti i bagagli ed indossate le tute antipioggia (ebbene sì, come da nostra tradizione partenza sotto il diluvio universale, ma ormai ci abbiamo fatto l’abitudine…) siamo andati ad imbarcarci a Genova; a differenza dell’anno in cui andammo in Spagna, questa volta il viaggio è stato migliore e più tranquillo.

31 maggio 2013: Barcellona – Gijon

Alle 8.00 del mattino eravamo già sbarcati ed in movimento verso la prima sosta di avvicinamento al Portogallo: Gijon. Fortunatamente la giornata si presentava abbastanza soleggiata e una buona parte del tragitto lo abbiamo percorso con un timido sole che, di tanto in tanto, si affacciava tra le nuvole….ma a dare fastidio era un vento fortissimo, che talvolta spostava la moto da una parte all’altra in modo violento. Le intenzioni erano i fare una tappa a vedere Bilbao, dove magari fermarsi un paio di orette a sgranchire le gambe e a mangiare qualcosa, ma, man mano che ci avvicinavamo a Bilbao il tempo ha iniziato a scurirsi, e immancabile è tornata la pioggia (ed il freddo!); abbiamo quindi deciso di fermarci in una area di sosta e di continuare verso Gijon.

Peccato perché di Bilbao tutti ce ne hanno parlato bene ed una capatina l’avremmo fatta volentieri; ma sicuramente, anche dopo aver visto tutta la costa nord della Spagna (non fatta in occasione del precedente viaggio) credo che sarà meta di un futuro viaggetto.

In serata siamo quindi giunti a Gijon, dopo poco meno di 900 km, e dopo una veloce doccia siamo usciti in cerca di un ristorante; nell’occasione abbiamo potuto vedere anche il centro di questa città che è risultato molto carino e pieno di vita. Affidandoci al naso, ed alla quantità di persone che vi erano all’interno, abbiamo scelto di mangiare alla Sidreria “La Galana”; posto accogliente, all’interno del quale è molto persistente l’odore della sidra che viene versata in continuazione dai camerieri, facendola “cadere” dalla bottiglia posta sopra la loro testa nei bicchieri tenuti dall’altro braccio in posizione più bassa. La cena a base di specialità del posto (sardine e polipo) in porzioni abbondanti, bevande, caffè e dolci ci è costata intorno ai 40 euro…consigliato.

1 giugno 2013: Gijon – Porto

Poiché quasi altri 700 km ci stavano aspettando e che, come da programma, le intenzioni erano di fare un passaggio veloce anche a La Corugna e a Santiago de Compostela, alle 8.30 eravamo già per strada e, percorrendo tutta la costa, nonostante la non bellissima giornata, ci siamo potuti godere dei bellissimi panorami ed un territorio veramente diverso della Spagna che avevamo visto… bello, veramente bello.

Arrivati a La Corugna, siamo andati a vedere la Torre di Hercules, un faro costruito dagli antichi romani. Parcheggiata la moto ai piedi della collinetta sulla quale è eretta la torre, ci siamo incamminati lungo il percorso pedonale che porta in cima, sentendo arrivare da là un suono di cornamuse, che aggiunte al panorama, ci hanno dato l’impressione di essere quasi in Cornovaglia! Dopo una ricerca sul navigatore satellitare su quali altri punti di interesse potessero esserci nelle vicinanze, abbiamo optato per proseguire verso Santiago.

La strada verso Santiago de Compostela è quella percorsa dai pellegrini (o quanto meno parallela forse a un percorso meno trafficato, in quanto abbiamo visto spesso indicazioni del cammino indicare verso zone boschive) i quali, chi a piedi, chi in bici, fanno centinaia di chilometri per raggiungere il santuario; ed infatti, di tanto in tanto, si vedevano gruppi di persone che di buon passo andavano in quella direzione… e passando in moto, devo essere sincero che sono rimasto impressionato. Man mano che ci si avvicinava a Santiago i gruppetti divenivano sempre più numerosi, fino ad arrivare nei pressi del santuario, dove la fila di persone era quasi continua.

L’arrivo a Santiago de Compostela ha segnato anche l’inizio del bel tempo, infatti, la sosta è stata anche più piacevole perché ci ha consentito di “ricaricare” di caldo i nostri corpi; abbiamo quindi “girottato” per il centro storico, fatto qualche foto, un boccone veloce e via… Porto era lì vicino.

Una volta partiti, sarà stata la voglia di arrivare, sarà stata la bellissima giornata che si era fatta, ma la strada è sembrata accorciarsi (abbiamo percorso la AP-9 in Spagna sino al confine, per poi dirigerci a Vila Nova da Cerveira per “abilitare” il macchinoso sistema di pagamento telepass portoghese; tramite la A-28 abbiamo poi proseguito il tragitto) e siamo giunti a Porto in pochissimo tempo; abbiamo trovato subito l’hotel (HF Fenix Porto) in una posizione non centralissima, ma che ci avrebbe dato la possibilità sia di raggiungere il centro in poco tempo (a piedi od in metro) sia di poter dirigerci velocemente verso gli itinerari che avevo preparato per vedere anche altre città nelle regioni del Minho e del Douro.

Scaricata la moto e fatta una doccia (la camera era una suite spettacolare, con corridoio, salottino, bagno ed una camera da letto grande quanto casa mia a momenti, trovata in occasione su Booking.com ad un prezzo stracciatissimo!! 268€ per 4 notti, con colazione ricca e buonissima e parcheggio…forse programmare per tempo anche le soste sarà meno avventuroso, ma a volte più conveniente e sicuro) eravamo già pronti per la città.

Poiché era pomeriggio, e non avevamo idea del tempo che sarebbe stato necessario per raggiungere il centro, abbiamo optato per la vicina metropolitana; e lì abbiamo imparato la prima cosa: ogni biglietto vale per una persona, quindi se fate un biglietto per due titoli di viaggio non vale per due persone, ma per due viaggi di una persona… bh poco male, avevamo già fatto anche il ritorno. In due fermate eravamo alla stazione di Sao Bento e da lì ci siamo proiettati subito alla Praca da Ribeira.

Diciamo che il primo pomeriggio è stato sostanzialmente di svago e di riposo…. passeggiata in riva al Douro, tra bancarelle e suonatori di Fado…il primo impatto di Porto: bellissima città. Facendosi sera, ed avvicinandosi la fame, abbiamo cercato dove poter mangiare qualcosa di tipico, ma che non fosse un ambiente troppo turistico; scartati quindi tutti i locali che si affacciano sul fiume (anche se alcuni sono tra i consigliati sia dalla Lonely che da Tripadvisor), abbiamo optato per il Ristorante “Adega San Nicolao”, dove dopo una attesa di una quindicina di minuti, durante la quale ci è stato offerto un bicchiere di birra, ci hanno fatto accomodare in un piccolo tavolo all’aperto, poggiato su una pedana di legno per “pareggiare” la strada in discesa verso il fiume…e proprio da lì era possibile intravedere il Douro poco lontano, sul quale si specchiavano le luci della città. La scelta di cosa mangiare è stata semplice: io il bacalao e la mia compagna polpo, il tutto accompagnato da un ottimo vino “tinto”, con chiusura di dolci e caffè. Il conto finale è stato di 40 euro, con un bicchiere di vino porto offerto dalla casa. Dopo aver fatto altri due passi per digerire ed ammirare il ponte Dom Luis I illuminato, abbiamo ripreso la metro verso l’hotel.

2 giugno 2013: Porto

Svegliatici di buon ora, dopo una ottima ed abbondante colazione all’hotel, abbiamo deciso di affidarci ai nostri piedi per il primo giro di Porto (alla fine della giornata, l’app dello smartphone che registra i percorsi segnava 21 km!) e ci siamo diretti verso la Foz do Douro, percorrendo una lunga discesa che dall’hotel ci ha portati direttamente davanti al Museo del Carro Elettrico, chiuso; lì abbiamo percorso, in direzione del centro, una strada lungo fiume (Viaduto do Cais das Pedras) dalla quale era possibile ammirare tutta l’altra sponda del Douro e l’avvicinarsi del Ponte de Dom Luis I. Durante il nostro tragitto abbiamo incrociato tantissime persone di corsa, ma soprattutto in bicicletta, e proprio questo mezzo di locomozione sembra essere uno dei più usati in questa città, comunque piena di sali scendi, e di un fondo costituito da pietre che, in caso di pioggia, sono scivolose quanto il ghiaccio.

Raggiunta la Ribeira, percorrendo Rua Infante Dom Henrique, siamo arrivati al cospetto del Palacio da Bolsa, non visitato internamente in quanto l’unico modo per accedervi era con visita guidata e tra la fila che c’era ed il tempo della visita stessa, ci avrebbe levato troppo tempo a quelli che erano i nostri intenti per la giornata; abbiamo optato invece per una visita nella vicina Casa Do Infante, risultata molto interessante, soprattutto in quanto spiega, tra l’altro, l’evoluzione della città nell’arco degli anni.

Scesi nuovamente verso Praca da Ribeira, ritrovando la stessa alta concentrazione di persone, tipica del “centro” di una città, ci siamo riavviati verso una delle tante strade in salita, alla scoperta delle viuzze più caratteristiche, delle tantissime chiese e dei vari “miradouro” di Porto, sino ad arrivare alla imponente Torre dos Clerigos, dalla quale, dopo 225 scalini di una lunga scala a chiocciola, e dai sui 76 metri di altezza, è possibile avere una visione a 360 gradi di tutta la città… la fatica vale lo spettacolo!

Rinfrescatici e riposatici un po’ nei vicini Jardim da Cordoaria, ci siamo riavviati in direzione della stazione di Sao Bento, senza dimenticarci di ammirare la vicina Igreja do Carmo, con la sua architettura rococò e le sue “azulejos“; e di queste ultime mattonelle non preoccupatevi di cercarle, le troverete ovunque in Portogallo ed, a volte, anche su palazzi anonimi, potreste vederne di incantevoli.

Dopo aver percorso in su ed in giù Avenida dos Aliados sino alla Camara Municipal, abbiamo virato verso Praca da Bataltha e Rua Santa Catarina, ma essendo domenica giorno di chiusura dei negozi, abbiamo deciso di rimandare ad altro giorno successivo una passeggiata più appropriata; stessa scelta è stata fatta per il Mercado do Bolhao, in quanto l’orario del tardo pomeriggio certamente non avrebbe reso bene l’idea di questo posto.

Era quindi giunto il momento di raggiungere la “Sé”, un maestoso edificio fortificato che domina dall’alto tutta la città di Porto ed il Douro; dopo la visita alla Cattedrale, scendendo tra i sottostanti vicoli, siamo arrivati nuovamente ai piedi del Ponte Dom Luis I, dove, dopo una breve sosta, abbiamo ripreso il cammino, questa volta in direzione dell’hotel. Dopo doccia rinfrescante, questa volta con la Metro, abbiamo raggiunto la zona della Ribeira ed abbiamo cenato ad un ristorante consigliatoci dal cameriere della sera prima (loro di domenica erano chiusi!)….non ricordo il nome, ma abbiamo mangiato abbastanza bene e speso poco.

3 giugno 2013: Amarante – Guimares – Braga – Barcelos – Viana Do Castelo – Vila Do Conde

Quello che ci aspettava oggi era un giretto in moto di quasi 300km, alla scoperta delle cittadine delle regioni a nord del Portogallo, scelte dalla guida Lonely Planet e compatibili ad un itinerario equilibrato tra il fattibile e la possibilità di ben visitare ogni luogo.

La prima tappa, Amarante, situata in un ansa del Rio Tamega, ha un po’ deluso le aspettative; caratteristica certamente, molto suggestivo il Ponte de Sao Goncalo, soprattutto per il suo retaggio storico, ma il pensiero che le altre tappe avrebbero potuto essere dello stesso calibro mi aveva lasciato sconcertato: 300km in moto non sono molti, ma comunque avrebbero portato via un giorno intero, magari a scapito di visite più approfondite a Porto o magari anche alle altre mete del viaggio.

Fortunatamente, la seconda tappa del giorno, Guimares, città della regione del Minho, dove un bellissimo Castello, ben tenuto, ci ha “intrattenuto” per qualche ora, ha risollevato il morale; la struttura ed i giardini sottostanti hanno un che di magico e, piano piano, con la mente sembra quasi di tornare indietro nel tempo all’era di cavalieri e di duelli, di cortigiane e di grandi battaglie….e questa sensazione si è sempre più rafforzata nel viaggio in Portogallo, dove il camminare in molte città restate di stampo medievale, il passeggiare sui muri di guardia dei castelli e l’entrare in molti di questi, visitando le antiche stanze reali, è cosa comune.

Lasciata Guimares, siamo andati a Braga, terzo centro del Portogallo per dimensioni, dove abbiamo visto la Cattedrale, la più antica del Portogallo, e girando per le vie del centro siamo finiti nella Praca da Republica dove, per spezzare un po’ la fame, ci siamo fermati in uno dei tanti bar che si affacciano sulla piazza; lì ho provato ad assaggiare la “francesina”, un panino ad altissimo valore nutrizionale, in cui c’è praticamente di tutto: formaggio, carne, prosciutto, salse varie, ecc.

Barcelos l’abbiamo vista molto velocemente, un giro per le vie del centro, soprattutto perchè la maggiore attrattiva era la Fiera che si tiene tutti i giovedì…ma era lunedì….Nonostante ciò molto caratteristico anche in questo caso il centro storico e le varie chiese.

Ci siamo quindi diretti verso la costa, e la sosta successiva è stata a Viana Do Castelo, dove per prima cosa abbiamo visitato il Monte de Santa Luzia, dal quale si può ammirare un panorama spettacolare; panorama che diviene fantastico una volta saliti sul tetto del Tempo do Sagrado Coracao de Jesus, la basilica edificata proprio nella sommità del monte; da lassù si riesce a vedere benissimo tutta la costa atlantica ed il Rio Lima che vi ci si immette. Tornati “al livello del mare”, una passeggiata tra i vicoli del centro storico di Viana Do Castelo ci ha permesso di ammirare case in stile manuelino e palazzi rococò, portandoci nella centrale Praca da Republica.

Proseguendo lungo la costa, il viaggio di rientro verso Porto lungo la costa atlantica ci ha fatto passare per Vila Do Conde e per le sue spiagge, sino ad arrivare alla foce del Douro; avvicinandosi il tramonto abbiamo deciso di andarcelo a godere da Vila Nova de Gaia e, quindi, accelerando un po’ l’andatura siamo arrivati ad Afurada, piccolo villaggio di pescatori sulle rive della foce del Douro, dal quale abbiamo potuto ammirare il sole “cadere” lentamente nell’Oceano Atlantico.

Al rientro in hotel, la voglia di cambiarsi e di tornare fuori a cena era poca, e, quindi, abbiamo approfittato del vicino centro commerciale, nel quale erano presenti molti locali di ristoro; ci siamo fatti una “sana” insalatona e siamo andati a letto.

4 giugno 2013: Porto

Seconda giornata dedicata a Porto, in particolare alla sponda delle aziende vinicole aldilà del Douro; ma sul taccuino erano rimasti da visitare nuovamente due cose: il Mercado do Bolhao e Rua Santa Catarina. Affidando i nostri spostamenti alla metro, abbiamo raggiunto velocemente la zona centrale di Porto e ci siamo diretti immediatamente al mercato; all’interno della struttura, mischiatici tra turisti e portoghesi che facevano la spesa, abbiamo girovagato tra i vari banchi, i quali esponevano varie tipologie di merce.

Lasciato il mercato con la voglia di comprare uno dei tanti vari tipi di pane esposti sul banco di un forno, ci siamo diretti verso Rua Santa Catarina, più movimentata di quanto avevamo precedentemente potuto vedere; e proprio passeggiando in su ed in giù, abbiamo anche effettuato una sosta al Cafè Majestic. Questo bar molto caratteristico, forse uno dei più vecchi di Porto, divenuto suo malgrado un punto di attrazione turistico, è comunque da vedere, anzi richiede proprio di sedersi e gustare qualcosa, avendo così il tempo di ammirare gli arredi interni che meritano la stessa attenzione “fotografica” dell’interno di una chiesa.

Finita la pausa caffè, scendendo, con l’ausilio di una ascensore, verso il ponte Dom Luis I, dopo averlo attraversato eravamo a Vila Nova de Gaia, o semplicemente Gaia, che seppure sia un comune diverso da quello di Porto, ne è una naturale estensione; Gaia è il luogo ove le case vinicole produttrici del vino Porto hanno insediato la propria sede, in enormi magazzini, ed alcune di esse ne hanno oggi fatto anche una attrattiva turistica. Tra le tante presenti, tra le quali la forse più commercializzata in Italia, la Sandeman, abbiamo scelto di visitare l’inglese Taylor’s; la scelta è stata effettuata sulla base sia di quanto consigliato dalla stessa Lonely Planet (al riguardo, la guida afferma che la visita turistica sia gratuita, ma ciò non è vero in quanto abbiamo pagato 3€ a persona, nelle quali erano comunque ricompresi gli assaggi di tre tipologie di vino Porto. Preciso che la gratuità della visita non era stato il motivo di decisione, anzi, io in aggiunta ho anche aggiunto una assaggio di vino Porto invecchiato 20 anni, che dire, spettacolare!), sia da quanto riferito all’ufficio turistico, secondo il quale, seppur non portoghese, la Taylor’s risulta una di quelle con una più lunga tradizione; altra motivazione era che, sempre da notizie apprese all’ufficio turistico, la casa vinicola aveva recentemente aperto un ristorante su una terrazza affacciata sul Douro, dove oltre il bel panorama, si servivano ottimi pasti (e così è stato, infatti, poichè nell’attesa che iniziasse la visita guidata, ci siamo accomodati al ristorante ed abbiamo mangiato dell’ottimo pesce, da una posizione invidiabile).

Terminata la visita guidata all’interno delle cantine, ove abbiamo visto una delle botti di porto più grandi del Portogallo, ci siamo intrattenuti per la degustazione dei tre tipi di vino Porto (per me quattro!) in un locale antistante la cantina, in cui botti erano diventate la base di appoggio per dei tavolini, e le pareti erano piene di quadri raffiguranti antichi proprietari della casa vinicola.

Scesi nuovamente lungo le rive del Douro, abbiamo raggiunto il Mosteiro da Serra do Pilar, che “controlla” dall’alto tutta Porto; anche qui, a differenza di quanto riportato sulla Lonely Planet che dava per chiuso l’accesso, stante la proprietà dello stesso dell’esercito portoghese, siamo entrati a visitare la chiesa e, accompagnati appunto da due militari, abbiamo avuto accesso alla parte superiore dell’edificio, da quale un altro panorama mozzafiato su Porto e su Gaia ci ha intrattenuti per alcuni minuti.

Affrontando per l’ennesima volta la discesa verso il Duoro (se andate in Portogallo siate preparati a questi sali scendi e portatevi delle scarpe comode!) abbiamo percorso il lungo fiume in direzione della foce, verso quel paesino così velocemente visto la sera prima; Afurada è un piccolo villaggio di pescatori, dove tutte le case, di un solo piano, sono ordinatamente disposte in uno schema a scacchiera, le facciate colorate dagli azulejos e, davanti ad ognuna di esse è presente una griglia….e quando siamo passati quasi tutti stavano iniziando a preparare le braci, per la successiva cottura di pesce (sardine per lo più) o carne. Siamo passati davanti al ristorante Taberna de Sao Pedro, dove due ragazzi stavano preparando una griglia molto grande, e sicuramente sarebbe stato un posto eccellente dove poter cenare, ma l’orario era sbagliato e, quindi, anche se controvoglia abbiamo rifatto rotta verso Porto, ove dopo essere giunti, ed aver “perso” un po’ di tempo in Praca da Ribeira, ci siamo nuovamente andati ad accomodare al ristorante Adega Sao Nicolau.

5 giugno 2013: Porto – Coimbra

Dopo esserci alzati abbastanza presto per poter tranquillamente viaggiare in direzione Coimbra, e per poter fare qualche sosta nel tragitto a visitare altri punti interessanti, con nostro massimo disappunto abbiamo subito notato che la giornata non era più soleggiata come i giorni precedenti e che una leggera foschia avvolgeva i palazzi circostanti l’hotel, rendendo quasi invisibili i tetti degli stessi; dopo la colazione, caricata la moto, e tenute a portata di mano le tute anti acqua, siamo partiti alla volta di Miramar, una cittadina poco più a sud di Porto, dove abbiamo visto la Igreja Senhor da Pedra. La struttura è situata sulla spiaggia, in prossimità del mare e, forse anche la lieve foschia che la avvolgeva, lasciandone comunque ben visibili le fattezze, l’immagine che dà è molto suggestiva.

Siamo quindi ripartiti, percorrendo la costa, alla volta di Aveiro, ma non prima di essere arrivati al Castelo de Santa Maria da Feira, un altro dei tanti presenti, ma molto caratteristico e ben tenuto (sembra proprio quello dei film), all’interno del quale (forse anche per la presenza di alcune scolaresche) dei ragazzi in costumi medievali intrattenevano gli ospiti, con musiche e racconti (in portoghese).

Lasciato questo posto, proseguendo lungo la costa, ci siamo addentrati nella Reserva Natural das Dunas de Sao Jacinto, per poi prendere un piccolo traghetto ed attraversare la Ria de Aveiro e continuare la nostra rotta.

Aveiro è una città moderna che da molti viene definita la “Venezia del Portogallo”; ora, non volendo essere troppo nazionalista, ma la sola presenza di canali e di imbarcazioni simili alle gondole, non credo sia sufficiente ad accostare la bellezza delle due città. Tuttavia, passeggiando per il centro, un centro moderno di recente costruzione, ed avendo accanto un lungo canale d’acqua, attraversato da piccoli ponti pedonali, sul quale di tanto in tanto passano le tipiche imbarcazioni, usate un tempo per la raccolta delle alghe, ora convertite ad uso turistico, ci ha lasciato un buon ricordo anche di questa città.

Una lunga e noiosa strada ad alta percorribilità ci ha portato velocemente sino a Coimbra, dove, dopo aver mancato una volta la strada dell’hotel, ed aver notato, in questa ed in altre molte successive occasioni, che in Portogallo se una strada incrocia un marciapiede, questo non si interrompe, ma viene fatta una rampa per passarvici sopra, abbiamo parcheggiato la moto davanti l’Hotel Vitoria, situato in posizione molto centrale, scaricato tutti i bagagli e ci siamo preparati per la visita a Coimbra. Sede della migliore università del Portogallo, Coimbra riesce ad esprimere la sua doppia veste di città con un patrimonio storico alle spalle e, contemporaneamente, città giovane; le vie del centro infatti vedono susseguirsi turisti e studenti in un unico via vai.

Partendo da Largo da Portagem abbiamo percorso la via centrale sino a Praca 8 de Maio, per poi iniziare a spostarci verso la zona universitaria, passando sotto l’Arco de Almedina; anche qui tra un vicoletto (in salita!) ed una chiesa siamo piano piano giunti in zona università vecchia, passando dapprima ad ammirare l’imponente Sè Nova. Entrati nel Patio das Escolas attraversando la Porta Ferrea abbiamo anche potuto vedere, oltre gli edifici circostanti la grande piazza bianca, alcuni studenti universitari, avvolti nella loro caratteristica mantella nera, fare foto con alcuni turisti (o forse erano partenti arrivati per assistere alle lauree?).

Rientrati in albergo, dopo aver passato una buona mezz’ora nella ricerca tramite internet e la Lonely di dove andare a mangiare, ci siamo accorti di avere sotto “casa” due dei migliori posti recensiti da Tripadvisor: il Restaurante Zè Manel e A Cozinha da Maria. La prima sera abbiamo optato per il più vicino e siamo andati da A Cozinha da Maria; il locale è gestito da dei ragazzi ed è molto accogliente, e il cibo è stato veramente gustoso, nonché il vino…come anche il prezzo (40€ per antipasti, una zuppa, due secondi, due dolci, vino e caffè).

6 Giugno 2013: Castelo Branco – Idanha a Velha – Monsanto – Sortelha – Maintegas – Sabugueiro

Dopo una veloce ma abbondante colazione, siamo saliti in sella alla moto e siamo partiti, all’insegna di una giornata con il sole e con un gradevole tepore, tanto che, andando anche contro tutti i criteri di sicurezza di chi viaggia in moto, io ho indossato un semplice pantaloncino corto invece di quelli della tuta, mantenendo sotto la giacca una leggerissima T-Shirt (ma questo cosa c’entra?… aspettate…).

La prima tappa è stata Castelo Branco, al quale avevo pensato di arrivare percorrendo strade più “divertenti” per la moto, ma mio malgrado, forse anche perché il navigatore ha preso in considerazione strade diverse da quelle che mi aspettavo di trovare, il raggiungere questa città è stata una odissea, tra strade dissestate e deviazioni improvvise.

Arrivati a Castelo Branco, la non proprio intelligente circolazione stradale imposta dalla segnaletica, che mi ha costretto a fare per 4 volte lo stesso giro prima di trovare l’imbocco alla zona centrale, ha segnato molto la visita a questa città, tanto è che praticamente l’abbiamo vista “on the road”, senza mai scendere dalla moto!

Procedendo lungo la N233 ci siamo diretti quindi a Idanha a Velha, un tranquillissimo e isolato villaggio, di antica costruzione romana, in cui il tempo sembra essersi fermato, ed in cui per i piccoli vicoli del centro, non abbiamo incontrato nessuno… sembrava che solo il villaggio fosse lì ad aspettarci; ed altrettanto bello è stato un altro piccolo villaggio, neanche segnato sulla carta stradale, né sul navigatore, che abbiamo attraversato prima di arrivare là… strada non asfaltata ma lastricata con pietre, nessuna auto, nessuna antenna, niente… pareva di essere in un’altra epoca.

Il successivo villaggio, Monsanto, sempre caratterizzato da una “struttura” tipica di ere passate, aveva invece un carattere più turistico, ed era anche normalmente popolato; affascinante comunque, ci ha regalato un bel percorso tra le viuzze ed una interessante visita alla fortezza. Eretta in sommità della montagna, circondata da megaliti, la fortezza regala una volta arrivati lassù, un bel panorama della vallata sottostante.

Risaliti in sella, ci siamo diretti verso Sortelha, prendendo la N332 per poi reimmetterci nella N233, passando accanto alla Reserva Natural Da Serra Da Malcata, dove la strada è divenuta, motociclisticamente parlando più interessante. Entrati nella cittadina, abbiamo visto il castello e la chiesa parrocchiale, nonché la torre campanaria; anche qui si respirava un clima di tranquillità.

Percorrendo la tortuosa N232, ci siamo addentrati nel Parque Natural da Serra Estrela, alla volta di Manteigas, e più precisamente in direzione di Poco do Inferno, una cascata che si trova immersa in una foresta di sempreverde, poco fuori la cittadina; a dire il vero, dopo alcuni chilometri in mezzo ai boschi con la moto, avevamo quasi pensato di aver sbagliato strada, ma alla fine quando siamo arrivati in prossimità del Poco do Inferno, fortunatamente, la presenza di un’altra moto parcheggiata, ci ha aiutato a trovare facilmente la cascata, dove ci siamo fermati a fare qualche foto ed a immergere le mani nella limpidissima acqua.

La successiva tappa in programma era Sabugueiro, sia per motivi di gola (segnalato sulla guida come ottimo posto dove assaggiare dell’ottimo “queijo da serra” – formaggio di montagna), sia perché è il villaggio più elevato del Portogallo; e proprio l’altitudine di 1050mt, non era stato motivo di preoccupazione, soprattutto quando la mattina avevo deciso per l’abbigliamento da indossare (ricordate?), anche perché abitando io vicino luoghi che raggiungono tali altitudini, ho pensato che al massimo con una giornata di sole pieno come era, si sarebbe raffrescato solo un po’ il clima a quelle altezze. Presa quindi la N338 e, successivamente la N339, attraversando tutto il parco naturale, abbiamo percorso una strada bella, piena di curve, immersa nel verde, che lentamente si “alzava” facendoci scorgere, dietro ogni tornante, panorami mozzafiato; ma il lento salire di quota, a poco a poco, ha iniziato a far, dapprima avvertire un leggero freddo, oltre a quello previsto, ed in seguito, ai nostri occhi, apparire delle “sospette” chiazze bianche sulla superficie dei monti circostanti. Dopo aver superato degli impianti sciistici, mi è sorto un sospetto che subito il navigatore satellitare ha confermato: l’altitudine era già oltre i 1500mt e la strada non accennava a scendere….e così curva dopo curva, con la temperatura che scendeva sempre di più, siamo arrivati in cima alla montagna, dove un cartello riportava la quota 1950mt! Praticamente era come se fossimo ad uno dei nostri valichi alpini e, visto che la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo, come da tradizione delle alte quote, immancabile una nuvola di nebbia ci ha avvolti, azzerando la visibilità e portando la temperatura prossima a valori di 5/6 gradi centigradi; la discesa verso valle è stata lunga (non si vedeva assolutamente nulla ed il casco era praticamente tutto appannato esternamente) e sofferta (il freddo stava diventando insopportabile!)…ricordo di essere passato accanto ad una grande muraglia (ho verificato dopo su internet essere una diga!). Arrivati in prossimità di Sabugueiro abbiamo deciso di non fermarci, ma di continuare a scendere, nella speranza che la temperatura e la visibilità migliorassero; peccato perché la strada sarebbe stata davvero divertente e panoramica, ed il formaggio lo avremmo assaggiato volentieri.

Rientrati in albergo, dopo aver fatto una caldissima doccia, abbiamo provato ad andare a mangiare da Restaurante Zè Manel, ma, arrivati sulla porta, il proprietario ci ha fatto segno che erano già chiusi; ci siamo dovuti “riaccontentare” di dove eravamo andati la sera prima, con l’idea che il giorno seguente ci saremmo recati alle 8 di sera nuovamente lì.

7 Giugno 2013: Figueira da Foz

Nonostante la giornata che stava iniziando mostrasse nuvole all’orizzonte, abbiamo deciso di andare comunque verso il mare a visitare le spiagge vicino a Figueira da Foz (nell’itinerario la mia speranza era che questa potesse essere una buona occasione di farsi una giornata di mare in Portogallo, ma…) e, saliti sulla moto, abbiamo raggiunto velocemente la nostra meta. Muovendoci, sempre in moto, un po’ a caso lungo la costa, abbiamo visto delle belle spiagge che, se fosse stato bello il tempo, avrebbero potuto davvero farci rilassare un attimo, ma comunque abbiamo apprezzato il colpo d’occhio. Timorosi che le condizioni meteo potessero peggiorare siamo tornati a Coimbra, dove, parcheggiata la moto, abbiamo deciso di andare a visitare la città “nuova” ed in seguito i Parque Verde do Mondego e Parque Dr Manuel Braga; purtroppo le condizioni meteorologiche sono peggiorate ed un forte acquazzone ha accorciato la nostra uscita, costringendoci ad un rientro anticipato in albergo. Colta l’occasione al balzo, siamo quindi potuti arrivare per tempo al Restaurante Zè Manel e, dopo una attesa di 20 minuti, trovare posto per cenare. Il ristorante è piccolissimo, i tavoli sono quasi attaccati tra di loro e proprio davanti a questi c’è una griglia su cui viene cucinata sia la carne che il pesce, ed un cucina sulla quale due enormi pentoloni erano in continua ebollizione; le pareti di questo locale sono tutte tappezzate di fogliettini di carta, sul quale i clienti lasciano i loro saluti e commenti. Nonostante l’aspetto un po’ rustico, abbiamo mangiato divinamente e la simpatia del proprietario ci ha accompagnati per tutta la serata (ovviamente abbiamo lasciato anche il nostro bigliettino attaccato al muro!), e quando siamo andati a pagare il conto, la nostra meraviglia è stata aver speso solo 22 € per aver mangiato a sazietà cibo di ottima qualità.

8 Giugno 2013: Cimbra – Santarem

La scelta di inserire una sosta a Santarem nel nostro viaggio è stata dettata più da motivi logistici che di natura di interesse nella città; la posizione abbastanza centrale tra la costa e la parte interna del Portogallo ci avrebbero consentito di dedicare un giorno all’una ed un giorno all’altra, restandoci a disposizione una mezza giornata per poter visitare la città. Partiti di buon ora, la prima sosta l’abbiamo fatta a Leiria, dove, dopo aver visto la Sé e la Pharmacia Leonardo Piva di fronte, tappezzata di azulejos, ci siamo addentrati nel castello ed abbiamo potuto ammirare il giardino interno nonché la Igreja de Nossa Senhora da Penha.

Ripreso il cammino, una leggera pioggia ha iniziato a scendere, tanto per ricordarci che l’estate, quella vera, ancora dovesse arrivare, e ci ha accompagnato sino a Bataltha.

A Batalha abbiamo visitato il Mosteiro de Santa Maria da Vitoria, straordinaria ed imponente abbazia, che colpisce l’attenzione sin dall’esterno con i suo muri di pietra calcarea color ocra, per poi lasciare senza fiato all’interno in stile gotico, maestoso e dal soffitto a volta; adiacenti le Capelas Imperfeitas (cappelle incompiute) chiudono la visita a questo spettacolare edificio. Una inaspettata sorpresa, non menzionata dalla guida, è stato il cambio della guardia al quale abbiamo assistito all’interno della Sala do Capitulo del monastero, ove è custodita il milite ignoto.

Proseguendo siamo passati velocemente anche da Fatima, ma sinceramente, dopo aver visto il monastero a Bataltha, la struttura della basilica e della Cappella delle apparizioni, anonime e senza “personalità”, ci hanno fatto desistere dal fermarci ed abbiamo continuato per la nostra strada, con l’intento di arrivare presto a Santarem.

Ivi giunti, dopo aver scaricato i bagagli, abbiamo pensato che poiché eravamo già ben vestiti con tute anti acqua, e poiché il tempo non mostrava segnali di miglioramento, avremmo potuto recarci immediatamente in direzione di Obidos, nella speranza che il giorno dopo le condizioni climatiche fossero state più favorevoli, lasciandoci visitare Tomar con il sole.

Tra una pioggerellina fitta fitta, siamo quindi arrivati alle porte di Obidos e, dopo aver parcheggiato proprio all’ingresso della città, ci siamo addentrati tra le vie del centro; continuando a piovere, quasi tutta la visita l’abbiamo fatta indossando tuta anti acqua e casco, suscitando l’interesse di molti, ma restando comunque all’asciutto!

Cinta da mura merlate, percorribili a piedi, la città di Obidos è da visitare tutta, sia i vicoli acciottolati, sia il castello, sia le mura, tutta insomma; e lì mi sono anche concesso una bevanda locale: la Ginja, un liquore di ciliegie servito in un bicchierino di cioccolato.

Terminata la visita ad Obidos, e cessata anche la pioggia, pur rimanendo nuvoloso, ci siamo spinti fino a Peniche per vedere (solo dall’esterno, in quanto eravamo oltre l’orario di apertura) la fortezza ed in seguito alcune spiagge, tra cui la famosa Supertubos, tappa del campionato mondiale professionisti di surf; a 5 km da Peniche, molto caratteristico e assolutamente da non perdere, abbiamo fatto un giro a Baleal, una isola villaggio, collegata alla terraferma con una strada sopraelevata, ai lati della quale è possibile ammirare i surfisti compiere le loro evoluzioni.

Il rientro in serata a Santarem ci ha visto impegnati, dopo la doccia, nella ricerca di un locale ove mangiare, ma quello scelto era strapieno e non accettava più nessuno; siamo quindi finiti in un centro commerciale a mangiare una insalata di pasta, molto buona, ed abbiamo fatto rientro in albergo.

9 Giugno 2013: Tomar – Castelo de Almourol

Dopo esserci svegliati, notando che il meteo era in miglioramento, abbiamo deciso di ritardare la partenza per il nostro itinerario verso Tomar, ed abbiamo approfittato per fare una veloce visita a Santarem, città con alcuni angoli caratteristici, ma sinceramente molto anonima e poco frequentata; nonostante fosse in essere una famosissima (forse la più importante) fiera, per le vie del centro non c’era quasi nessuno, né turista né locale.

Verso le 13.00, con un cielo completamente blu, ci siamo quindi indirizzati verso Tomar, utilizzando l’A1 e la A23, per raggiungerlo più velocemente e non levare eventualmente tempo alla visita della città; il rientro invece è stato fatto utilizzando la N365, strada molto più “interessante” che ci ha fatto passare in mezzo a paesini e a campi coltivati, rompendo la monotonia dell’autostrada.

Tomar è una cittadina molto suggestiva, il cui centro storico ha una vasta area pedonale, con adiacenti dei verdeggianti giardini pubblici; ma il primo obiettivo è stato il Convento de Cristo, il monastero/castello quartier generale dell’Ordine dei Templari, dove la visita, fortuna nostra, non ci è costata nulla, in quanto la domenica entro le ore 14.00 in Portogallo, l’ingresso ai musei non si paga.

Il Convento de Cristo è un posto che ispira lo splendore ed il mistero che l’ordine dei templari esercitò tra il XII ed il XVI secolo, ed al suo interno ospita cappelle, chiostri e sale capitolari, decorate con stili differenti a seconda delle epoche che si sono susseguite; la visita ci ha impegnato una buona parte del pomeriggio e ci ha lasciato un ottimo ricordo di quel posto.

Dopo aver fatto anche due passi per le vie del centro di Tomar, esserci sfamati e dissetati, ci siamo incamminati verso Santarem, trovando sulla nostra strada il Castelo de Almourol, al quale abbiamo fatto visita. Il castello si erige sopra una isoletta nel Rio Tejo, raggiungibile da un punto di imbarco sulla riva del fiume, dal quale salpano delle piccole imbarcazioni con una cadenza regolare, che fanno avanti indietro; l’interno del castello è molto piccolo e fortunatamente per noi non c’era una forte presenza turistica, altrimenti credo che per una buona visita (soprattutto il raggiungere la cima) richiederebbe una discreta quantità di tempo.

Il rientro a Santarem, come dicevo, è stato interessante, paesaggisticamente parlando, e ci ha fatto apprezzare anche vaste coltivazioni di cereali, nonché immensi vigneti.

10 Giugno 2013: Lisbona

Sulla strada tra Santarem e Lisbona, nel nostro intento di percorrere la costa il più possibile, ci siamo fermati ad Ericeira, tipico villaggio da week-end al mare, per una pausa caffè ed abbiamo fatto due passi per le vie del centro sino alla centrale Praca della Republica; poiché la zona è molto famosa per le sue spettacolari vedute sull’oceano ed è anche attrattiva per molti surfisti in cerca dell’onda perfetta, abbiamo “scorrazzato” in moto un po’, per fare qualche bella foto, o ammirare qualche evoluzione col surf… Lisbona era lì vicina tanto.

E finalmente Lisbona, raggiunta verso le 14.00, che ci ha accolti con uno splendente e caldo sole, invitandoci ad avviarci a visitarla in tutti i suoi punti più belli; ed infatti, scaricata la moto e liberatici dell’abbigliamento tecnico, dopo una rapidissima doccia, eravamo già lungo la Avenida da Libertade (il nostro hotel, l’HF Fenix Lisboa, era situato alla Praca do Marques de Pombal) che di buon passo ci dirigevamo verso la Baixa e verso la Praca do Comercio.

Per Lisbona, oltre la Lonely Planet, anzi quasi anche in sostituzione di questa, ho utilizzato una guida della Michelin (Le Guide Weekend), molto meglio organizzata e con itinerari già precostituiti che ne consentono una visita più strutturata ed ordinata; dei 17 itinerari consigliati non ne abbiamo fatti solo 4, cercando di trovare un mix che ci consentisse di non “girare a vuoto”.

Arrivati quindi alla Praca do Comercio, sfortunatamente non completamente visibile in quanto sottoposta ad opere di restauro, abbiamo seguito le indicazioni della guida, concedendoci di tanto in tanto qualche deviazione alla ricerca di quel qualcosa in più, di ciò che nelle guide non viene detto e che nei viaggi spesso viene notato solo dal turista, in base anche ai propri gusti; abbiamo quindi visto la Igreja Nossa Senhora da Conceicao Velha, ci siamo spinti fino la Casa dos Bicos per poi tornare nei dintorni della Rua Augusta sino alla Praca da Figueira. Molto bella è stata la visita alla Casa do Alentejo, piccolo palazzo in centro, luogo di incontro di tutti gli alentejani nostalgici della loro regione; ingresso gratuito e andatevi a godere l’enorme e lussuosa sala da pranzo!

Successivamente, finita questa prima zona, dovendoci spostare verso il Chiado, e volendo utilizzare l’Elevador de Santa Justa (e tutti gli ascensori e funicolari svolgono oltre la loro originale utilità, anche quella di attrattive turistiche, e a caro prezzo: la sola salita era in media di 3,60€!) abbiamo optato per fare la carta 7 Colinas, una carta ricaricabile che costa 0,50€, con la quale abbiamo fatto un biglietto di 24 ore che aveva validità su tutti i mezzi di trasporto urbano, ascensore compreso.

Saliti, dopo una attesa abbastanza lunga, al Chiado, abbiamo percorso i vari vicoli verso le attrazioni più significative, imbattendoci anche in ragazzi che improvvisavano spettacoli di musica e di danza, soprattutto nella Praca Luis de Camoes; poi, nella affollatissima Rua Garret, da bravi turisti, abbiamo fatto la foto con la statua di Fernando Pessoa, situata tra i tavolini del famoso bar A Brasileira. Arrivati “lunghi” per visitare la Igreja do Carmo (chiude alle 18.00), e rimandata la visita a giorno successivo, ci siamo spostati nel Barrio Alto, anch’esso girato in lungo ed in largo, sino al Miradouro de Sao Pedro de Alcantara, dal quale oltre ad ammirare dall’alto la città di Lisbona è possibile vedere il castello e le torri della cattedrale; siamo scesi poi verso l’Avenida da Libertade utilizzando l’ascensor da Gloria e siamo andati alla ricerca di un ristorante. Non trovando aperto quello che avevamo scelto, consigliato dalla guida, ci siamo diretti verso la zona della Praca Restauradores ed abbiamo preso posto al ristorante Sol Dourado: buon ristorante, nella media la qualità del cibo e anche i prezzi, ma troppo turistico per i nostri gusti…..

11-12 Giugno: 2013 Lisbona

Due giorni interamente dedicati a Lisbona, seguendo sempre a grandi linee la guida Michelin, che ci hanno portato al Castelo de Sao Jorge ed alla Sé, attraverso le stradine di Santa Cruz e il miradouro di Santa Luzia, per poi andare sul colle della Graca, e, dopo averla vista dal miradouro da Graca, giù tra i vicoli dell’Alfama, dove i preparativi per la grande festa di Sant’Antonio rendevano molto frequentata la zona. Poi come tutti i bravi turisti, a bordo del tram giallo n. 28, sino a Campo de Ourique a vedere il Cemiteiro dos Prazeres, per poi tornare alla Basilica da Estrela ed i suoi antistanti giardini, con successivamente una visita al Jardim Botanico ed alla Praca do Principe Real. In due giorni abbiamo battuto Lisbona in lungo ed in largo, a piedi e con mezzi pubblici, cercando di fare rimanere impresso nella nostra mente ogni singolo dettaglio; purtroppo il primo dei due giorni è stata una giornata abbastanza nuvolosa, non comunque fredda, ma rovinata da uno “sfondo” costantemente grigio (il giorno dopo c’è stato il sole e, ripassando velocemente in alcuni punti già visitati, ho potuto fortunatamente rifare qualche foto con “sfondo” blu!).

Nel pomeriggio del 12 giugno, approfittando anche della stupenda giornata, siamo andati a visitare Belem, non dopo aver fatto la obbligatoria tappa (e relativa coda) alla Antiga pastelaria de Belem per assaggiare i famosi pasteis di Belem; siamo quindi andati a vedere il Mosteiro dos Jeronimos ed Igreja Santa Maria, il Museu da Marinha e la Torre di Belem.

In serata, poiché il giorno successivo era la ricorrenza di Sant’Antonio, patrono di Lisbona, e durante i due giorni avevamo visto i preparativi per la festa che si sarebbe tenuta nella notte tra il 12 ed il 13 giugno, abbiamo deciso di rimanere per le vie del centro e di partecipare anche noi; è stata una esperienza bellissima, in ogni angolo c’era una griglia che preparava pesce o carne, in tutti i quartieri c’erano spettacoli di musica e di ballo, una “marea” di gente era riversata per le strade, tanto che era difficile anche spostarsi. Raggiunta con non poche difficoltà l’Alfama, dove forse più di tutti i quartieri la festa veniva sentita, siamo stati “rapiti” dalla folla e “trascinati” per i vicoli stretti e tortuosi sino alla zona più bassa del quartiere; siamo poi andati a vedere la sfilata delle marce che era in corso nella Avenida da Libertade, dove ragazzi in costumi coloratissimi, ballavano sfrenatamente per la strada.

Per la cena della sera prima, invece, eravamo riusciti ad andare al Solar dos Presuntos, un locale molto in di Lisbona, affollatissimo soprattutto da gente del posto; abbiamo mangiato molto bene, ma il prezzo della notorietà ha inciso molto sul conto finale, ed infatti è stata la cena che abbiamo pagato più di tutte in portogallo: 71€, comunque accettabili visto ciò che ci è stato offerto.

13 Giugno 2013: Sintra

Partiti alle 8.00 puntuali dall’albergo, prima di andare a Sintra siamo passati a Belem a fare colazione… la gola è gola!

Arrivati a Sintra, dopo essere andati a reperire qualche informazione, abbiamo fatto visita al Palacio Nacional de Sintra, dove purtroppo i due imponenti comignoli erano sottoposti ad opere di restauro; la visita è stata comunque molto bella ed interessante, e fortunatamente, forse anche per via dell’orario, non c’era molta gente, concedendoci di soffermarci a vedere gli interni con molta calma.

La visita è poi continuata al Parque de Monserrate, con annessa visita al palazzo di Francis Cook ed ai giardini messicano e giapponese, raggiunti velocemente dal centro grazie al nostro mezzo di locomozione, la moto.

Ci siamo poi recati al Castelo dos Mouros, il quale è raggiungibile percorrendo una stradina molto tortuosa e “divertente” (parlo sempre per i motociclisti), dove abbiamo camminato lungo i bastioni della fortezza, ahimè avvolti da una foschia abbastanza fitta; fortunatamente (questa volta) soffiava un forte vento che, di tanto in tanto, “scopriva” la sottostante Sintra ed il Palacio Nacional da Pena, poco sopra di noi. E proprio lì abbiamo continuato la nostra giornata, ammirando le mille stravaganti forme di questo palazzo e gli altrettanto variopinti colori delle torri merlate; una lunga passeggiata all’interno del Parque da Pena ci ha “sfiniti”, soprattutto per raggiungere la Cruz Alta, il punto più alto del parco, ed il vento, pulendo il cielo dalle nuvole, ci ha regalato un panorama da fiaba sul castello!

Il rientro verso Lisbona doveva ancora attendere una visita al Convento dos Capuchos, un passaggio ad ammirare il ventosissimo Cabo de Roca, una veloce passata a Cascais ed una sosta ai “docks” dell’Alcantara, con la spettacolare visione del Ponte 25 Abril, il cui colore rosso veniva ancor più esaltato dal tramonto del sole.

La giornata era stata molto lunga e faticosa, ed il giorno dopo ci aspettava un altro girettino in moto da 300km; abbiamo quindi deciso di mangiare qualcosa vicino all’albergo e, dato che eravamo dotati di mezzo di trasporto autonomo, dopo una veloce ricerca sulla guida Michelin, ci siamo recato alla Comida de Santo. Il locale è molto ben curato, non molto grande, ma confortevole; la cucina è tipica brasiliana (tutto ciò che abbiamo mangiato era squisito) ed il proprietario è una persona gentilissima.

14 Giugno 2013: Evora – Setubal

Prima tappa della giornata è stata Evora, città di origine medievale molto ben conservata, dove per puro caso (il navigatore non riusciva a orientarsi per via del cambiamento di molti sensi delle strade) abbiamo parcheggiato a due passi da Praca do Giraldo, il centro. Abbandonata la moto, abbiamo iniziato il nostro solito giro di buon passo tra le vie della città, toccando i punti più caratteristici, sino ad arrivare alla Sé; abbiamo quindi fatto visita alla cattedrale ed al chiostro, salendo fino al tetto dal quale era possibile ammirare la città sottostante. Usciti dalla cattedrale, due ragazzi preparavano dei sacchetti con pezzi di torrone, che, dopo averne prima assaggiato in po’, abbiamo comprato; un torrone molto saporito e morbido. Continuando il nostro vagare sotto un sole caldissimo, siamo arrivati fino ai giardini pubblici, dove, dopo aver comprato un po’ di frutta al vicino mercato, abbiamo sostato un po’ per rinfrescarci e riposarci. In seguito, ritornando verso il centro, ci siamo fermati in alcuni negozi di artigianato locale dove la nostra attenzione è caduta su un particolare tipo di tessuto, che pensavamo fosse pelle, e che, invece, ci è stato detto fosse ricavato dalla corteccia degli alberi; di questo materiale sono fatte borse, portafogli, scarpe, ecc., ed era veramente molto bello.

Dopo la breve pausa abbiamo ripreso il cammino in moto verso la penisola di Setubal, ma, ormai che eravamo lì, ci siamo anche fermati a visitare il Cromeleque dos Almendres, un grandissimo gruppo di monoliti, ben 95, disposti in forma ovale, sui quali vi sono ancora delle antiche incisioni; per raggiungere questo luogo si deve percorrere una strada sterrata che attraversa campi, olivi e querce da sughero, ed avere una moto di tipo enduro/turistico si è rivelata una vera botta di fortuna.

Ripercorrendo a ritroso la strada che ci aveva portato ad Evora siamo quindi arrivati a Setubal e, proseguendo lungo il Parque Natural da Arrabida, successivamente a Sesimbra; ci siamo poi spinti sino la punta più estrema della penisola sino a vedere la costa battuta dalle onde dell’oceano (e da un fortissimo vento).

Il rientro a Lisbona in tarda serata, erano quasi le 23.00, e la stanchezza ci hanno fatto preferire una breve sosta ad un grande centro commerciale vicino l’albergo, dove, come al solito, abbiamo trovato i soliti punti di ristoro e ci risiamo fatti una gustosa insalatona.

15 Giugno 2013: Lisbona – Tavira

Ahimè i nostri giorni a Lisbona erano finiti, e con questa ultima partenza anche la vacanza stava volgendo al termine; senza però iniziare a rovinarci mentalmente gli ultimi chilometri con questi pensieri, siamo ripartiti alla volta dell’Algarve e passando sul Ponte Vasco de Gama, il ponte più lungo d’Europa (17,2 km!) e nono al mondo, abbiamo lasciato alle spalle la magnifica Lisbona e seguito la A2 sino a Grandola, dove abbiamo deciso di continuare lungo la costa il nostro viaggio.

Di curva in curva, passando da zone costiere a parchi naturali, la nostra prima tappa è stata Cabo Sao Vicente, ultimo lembo di terra che i marinai portoghesi vedevano salpando verso nuove e ignote terre. E proprio su queste strade, a un certo punto, abbiamo sorpassato un ciclista che aveva attaccata dietro una bandierina italiana. Fatta inversione a “U”, lo abbiamo raggiunto e abbiamo scoperto essere un italiano che, dopo aver fatto insieme ad altre persone il Cammino di Santiago dalla Francia in bicicletta, avendo del tempo libero perché in pensione, stava andando in solitaria fino a Barcellona! Siamo stati con lui qualche minuto a parlare del Portogallo e del coraggio che avesse a fare un viaggio del genere, lo abbiamo salutato e siamo ripartiti… credo si chiamasse Fabio (c’era una targhetta sul retro della bici riportante quel nome): ciao!

Ripreso poi il cammino verso Sagres, Lagos, Portimao e Faro, proprio in questa ultima abbiamo deciso di fare una sosta per mangiare e bere qualcosa. Dopo esserci “persi” un paio di volte nelle vie del centro, aver rischiato di cadere scivolando sul ciottolato ed aver trovato un bar, che ci aveva detto di essere in chiusura (alle 16.00?) per poter pulire prima di riaprire per la sera, ho deciso che potevamo stringere ancora un po’ i denti (e lo stomaco) e tirare dritto fino a Tavira.

Arrivati a Tavira, ci siamo diretti verso l’albergo, l’Hotel Vila Gale Albacora, dove dopo il consueto scarico dei bagagli e doccia, ci siamo diretti verso il centro storico; cittadina non molto grande, nasconde alcune stradine interne molto caratteristiche, nonché una zona molto frequentata vicino alla Praca da Repubblica.

Arrivata ora di cena, seguendo le indicazioni della Lonely, ci siamo diretti verso un ristorante segnalato, il Vela Dois, il quale, una volta arrivatici davanti è risultato chiuso, ma non per turno, chiuso definitivamente; una signora forse ci ha provato a spiegare il perché, ma non abbiamo capito se era fallito o si era trasferito.

Ritornati in centro, tramite Tripadvisor, abbiamo provato ad andare al Ristorante Brisa do Rio, situato subito dopo il ponte romano; mai scelta fu così azzeccata!

Quando siamo arrivati lì, i tavolini erano tutti pieni (e pensare che sia prima che dopo questo c’erano altri ristoranti, che però sono rimasti semivuoti tutta la sera) e, fortuna nostra eravamo solo in due, dopo alcuni minuti ci siamo accomodati ed abbiamo ordinato baccalà io (precisamente cataplana di baccalà) e pesce rombo la mia compagna, accompagnati da un buonissimo vino tinto, per poi finire con due dolci ed un caffè.

Si era fatta sera, e quella era l’ultima sera in Portogallo; ci aspettavano due giorni di viaggio verso Barcellona da quale sarebbe salpato il traghetto per l’Italia.

16 -17 Giugno 2013: Tavira – Valencia – Barcellona

La visita in Portogallo era finita, ora si trattava di avvicinarsi a Barcellona e, quindi, di macinare chilometri su chilometri; la distanza totale Tavira-Barcellona è di circa 1200km, che, col senno di poi, se avessi saputo poter percorrere con delle ottime condizioni meteo, forse avrei potuto fare in una giornata, ma, considerando sempre l’evenienza dell’imprevisto, e che la nave non ti aspetta, la decisione di spezzare in due il viaggio ci ha consentito di tornare a Valencia (ormai per la terza volta) e a Barcellona (avendo poi tutta una giornata per fare i turisti).

Ulteriore sosta nel tragitto è stata fatta a Siviglia a vedere la Plaza de Espana, la quale, in occasione del nostro viaggio in Spagna nel 2010, era completamente smantellata; questa volta invece abbiamo potuto ammirare (e forse meglio che prima, perché da poco ristrutturata) la sua bellissima struttura, le fontane ed il “fiume” sul quale sono presenti piccoli ponti decorati e colorati. Valencia e Barcellona, che avevamo già visto, sono state due giornate di “attesa” nelle quali abbiamo potuto ricordare qualcosa di quello che abbiamo visto o rivivere qualche accadimento divertente.

Il Portogallo ci ha lasciato un bel ricordo. Alcune zone le abbiamo forse viste troppo frettolosamente, in altre ci siamo magari soffermati meno su musei e chiese, ma per vedere tutto ciò che ci eravamo prefissati era necessario fare delle scelte. Noi speriamo siamo state quelle giuste e nulla vieta che in futuro si possa fare ritorno in Portogallo. In 6200 km abbiamo visto di tutto, dal mare alle montagne, dalle spiagge alla neve, da paesaggi aridi, e spazzati dal vento, a parchi verdi e campi di grano;

In 16 giorni abbiamo incontrato una miriade di persone, la maggior parte delle quali sempre disponibile e cordiale, abbiamo mangiato benissimo e di tutto, dalla carne al pesce.

In conclusione il Portogallo è da vedere e se siete motociclisti come noi non fatevi intimorire dalla distanza, dalle dicerie di furti (ovviamente ci sono, ma come qui in Italia, e basta un poco di accortezza per evitare spiacevoli sorprese) o da altro: la vacanza in moto resta sempre la più bella perché puoi andare dove vuoi, vedere cose con maggior attenzione, “assaporare” anche gli odori dei luoghi che visiti e tutto ciò mette in secondo piano il vento e la pioggia. Se mi chiedessero (come al solito fanno) cosa ti è piaciuto di più? Beh, mi spiace ma come al solito risponderei tutto, perché ogni cosa che ho visto aveva una sua bellezza particolare. Dove tornerei più volentieri? Forse a Porto, ma solo perché l’ho vista una città più radicata nella tradizione rispetto a Lisbona, bellissima città comunque. Ma non dimentico quei paesini incantevoli attraversati per “sbaglio” nel mio girovagare.

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