Due cuori e una ciutat… vella: Barcelona

La città che ti rimane nel cuore
Scritto da: tarta.ruga
due cuori e una ciutat… vella: barcelona
Partenza il: 14/05/2011
Ritorno il: 17/05/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Siamo arrivati a Barcellona alle 23.40 di un piovoso sabato sera della metà di maggio; senza difficoltà fuori dall’aeroporto abbiamo trovato il bus N17 (autobus di linea notturno) che con € 1.45 a persona ci ha portato direttamente in plaça Catalunya a dieci minuti a piedi dal nostro Barcelona City Hotel. L’albergo, prenotato direttamente da booking, è un po’ diverso da come ce lo aspettiamo: è al secondo piano di un condominio e le stanze sono piccole, molto piccole, affacciano sulla strada e hanno le pareti tanto sottili che il mattino siamo svegliati non dal traffico ma dalle telefonate nella camera accanto! Il primo impatto non sembra dei migliori ma la stanza è pulita (come sempre durante il nostro soggiorno) e il personale della reception, nonostante l’orario, molto cordiale e disponibile. Passato l’acquazzone della notte, la domenica inizia con un bellissimo sole e così, guida alla mano, usciamo per la visita della città. Nonostante la soleggiata mattinata c’imbattiamo subito in un vento freddo e fastidioso che, purtroppo, rimarrà con noi per tutto il giorno. Camminiamo lungo Passeig de Gracia in direzione pl. Catalunya; siamo nella zona dell’Eixample, l’ordinato quartiere residenziale, dove spiccano quasi una accanto all’altra, Casa Lleò Morera, Casa Amatller e la più famosa Casa Batllò. Tre edifici, tre architetti modernisti e rivali, che con le loro opere hanno dato vita all’isolato così detto Manzana de la Discordia (manzana in spagnolo significa sia mela sia isolato). E’ qui che abbiamo il primo vero impatto con l’arte di Barcellona ed è qui che scopriamo dal vivo il genio di Gaudì; con quei bellissimi giochi di colore che fanno spiccare casa Batllò che, nonostante sia perfettamente illuminata di notte, raggiunge il suo massimo di bellezza con la luce del giorno. Arriviamo in pl. Catalunya, dove cominciano le famose Ramblas, i cinque viali alberati arteria principale della città vecchia. Iniziamo dalla prima, la rambla de Canaletes, chiamata così per la presenza di una fontana di bronzo equivalente della nostra fontana di Trevi; infatti, secondo la leggenda chi beve da questa fontana è destinato a tornare a Barcellona. Ci mescoliamo al fiume di persone che si dirige verso il porto in modo tranquillo e ordinato e ci fermiamo proprio di fronte all’Eglésia de Betlem. Il nostro programma per la giornata si snoda lungo il Barrio Gotico; l’abbiamo percorso in lungo e in largo partendo dal Carrer de Portaferrisa che porta in plaça Nova dove si trova la Cattedrale di Santa Eulalia e dove ha inizio il nostro viaggio nel passato. Nell’arco di pochi metri tutto cambia; l’atmosfera un po’ caotica della vicina rambla lascia il posto alla tranquillità, ai rumori soffusi; passiamo per le strade che hanno visto il martiro della santa patrona della città che a soli tredici anni fu fatta rotolare in un barile pieno di vetri rotti, e dopo le atroci torture fu fatta uccidere dal governatore romano della regione perché si era convertita al cristianesimo. Ci soffermiamo a contemplare pl. de Sant Felip Neri chiedendoci il motivo che la rese la preferita di Gaudì, e percorriamo le vie del Call, il vecchio quartiere ebraico medievale, dove cerchiamo e troviamo una breve iscrizione in lingua ebraica tradotta in spagnolo. Camminiamo con tranquillità in questo dedalo di viuzze medievali a volte cartina alla mano, altre semplicemente portati dalla curiosità e così sbuchiamo nelle piazzette che circondano Santa Maria del Pi , affollate ma molto ordinate e mai confusionarie. Sembra di vivere in un altro mondo! Ritorniamo in pl. Nova dopo avere visitato il chiostro della cattedrale, molto suggestivo con la sua rigogliosa vegetazione e la fontana, coperta di muschio, che fanno da corollario alle oche (in origine dovevano essere 13 come gli anni di Santa Eulalia) che vivono indisturbate. Purtroppo arriviamo in Cattedrale durante la messa quindi molte parti ci sono precluse, così decidiamo di cominciare a vedere il visitabile e rimandare al pomeriggio il resto. Quando poi torneremo, avremo la fortuna di vedere la cripta, dove è posto un sarcofago che pare contenga le spoglie della santa patrona di Barcellona, ma non riusciremo a prendere l’ascensore che dovrebbe permette di vedere dall’alto il quartiere medievale e le torri campanarie. Rimandiamo la salita di un paio di giorni ma sarà piuttosto deludente. Le torri sono in restauro e vediamo solo tetti, colpa mia, mi aspettavo di vedere chissà ché! Seguendo le mura romane arriviamo fino al porto e passeggiamo per raggiungere il monumento a Colombo, anch’esso punto panoramico. Proprio sotto il monumento c’è l’ingresso all’ascensore. L’altezza è di una sessantina di metri e si vede la città a 360°. Dall’alto vediamo, tra l’altro, la funicolare che fa da collegamento con il Montjuic e ci rendiamo conto che le nostre vertigini non possono sopportare quel tragitto sospeso nel vuoto, soprattutto con il forte vento della giornata. La vista è davvero ottima, anche se essendoci lo spazio molto limitato ci si può fermare poco. Ci sono molte persone; si sale e si scende a gruppi di quattro, quindi come l’ascensore si apre carica e scarica, un giro sotto i piedi di Colombo e giù di nuovo. Riprendiamo il viale alberato per raggiungere il museo di storia della città. La domenica pomeriggio dopo le 15:00 l’ingresso è gratuito, come non approfittarne! Risaliamo dal tratto finale, la rambla de Santa Monica, dove pittori e ritrattisti sono al lavoro e, zigzagando qua e là dentro e fuori il barrio gotico, arriviamo anche in Pla de l’Os dove tutti camminano sul colorato mosaico pavimentale di Mirò. Noi, al mosaico, ci giriamo intorno, non abbiamo il coraggio di passarci sopra, lo guardiamo e cerchiamo di fotografarlo nel suo intero aspettando che nessuno lo calpesti: missione impossibile! Al Museu d’Història de la Ciutat si accede attraverso Casa Padellas, poco più a sud di Pl. Del Rei. Il corpo centrale del museo è sistemato in una casa del XV secolo, Casa Padellas appunto, smontata pietra per pietra e trasferita qui negli anni trenta. Fu durante questi lavori che furono scoperte le fondamenta della città romana più estese d’Europa. Seguiamo quindi il percorso sotterraneo tra le mura ammirando i resti dell’antica civiltà, per circa due ore ci ritroviamo immersi nel passato, tra industrie del tessile e del pesce e addirittura una piscina, chi si aspettava uno spettacolo così! E dire che, nonostante i consigli della saggia Vale, non ero del tutto convinta di visitare il museo, ma alla fine devo dire che ne è proprio valsa la pena e lo consiglio vivamente. Usciti dal museo tapas tour e birretta per riprenderci dalle fatiche di questa prima parte di giornata! L’ultima tappa, prima del meritato riposo, è dedicata allo spettacolo di luci e acqua della fontana magica del Montjuic in Pl. Espanya. Quando arriviamo, il primo spettacolo è già iniziato, ma giusto il tempo di prendere posto ed ecco che ricomincia. I getti d’acqua salgono e giocano mischiando tra loro i colori in una serie infinita di tonalità sulle note di “Barcelona” dei Queen e lo sfondo del Palazzo Nazionale a fare da cornice: che emozione! Alla fine di questa prima lunga giornata rientriamo in albergo godendo di un altro spettacolo, quello di Casa Batllò illuminata e tutta per noi, e così, soddisfatti, ce ne andiamo a dormire.

Il secondo giorno è dedicato a Sagrada Familia e Park Guell passando per Casa Milà. Quest’ultima, devo dire, non mi ha entusiasmato particolarmente. L’abbiamo vista solo dall’esterno, con le sue forme ondulate e i balconi di ferro è certamente bizzarra ma l’abbiamo abbandonata abbastanza velocemente per raggiungere l’incompiuto capolavoro di Gaudì. Difficile descrivere la Sagrada Familia e le emozioni che suscita. Su quest’opera ci sono i pareri più discordanti, chi ne è rimasto entusiasta e chi, al contrario, deluso. Noi, consapevoli di trovarci in un cantiere aperto, ne siamo rimasti piacevolmente colpiti e incuriositi. Centinaia le foto scattate ad ogni angolo e ad ogni piccolo e grande particolare, dagli angeli senza ali con le trombe all’albero della vita, dalle decorazioni sulle torri alla grande porta della facciata della Passione, con la riproduzione delle parole della Bibbia in diverse lingue, per non parlare poi dell’interno con le sue colonne che sembrano tronchi di albero con i rami in una sorta di bosco a dare vita alla navata centrale. Naturalmente non potevamo perderci la vista mozzafiato dalla facciata della Natività grazie al biglietto combinato ingresso e ascensore. Usciti, dopo aver visitato tutto, compreso il museo della cattedrale con i progetti originari di Gaudì, raggiungiamo Park Guell. Entriamo da uno degli ingressi laterali e così vediamo dall’alto la terrazza panoramica con le sue panchine multicolori. C’immergiamo nel verde del parco, ne percorriamo alcuni sentieri e da più punti abbiamo una vista sulla città che spaziano fino al mare. Scendiamo la scala che porta alla sala ipòstila con le sue colonne, i suoi dischi solari simbolo delle stagioni e tutte le decorazioni realizzate con frammenti di piastrelle e cocci colorati; e poi i portici che circondano la collina, la famosa fontana a forma di salamandra e le due fiabesche casette ai lati del cancello di ferro dell’ingresso principale, che per noi diventa l’uscita, perché da qui raggiungiamo la metropolitana e l’albergo per una pausa ristoratrice. La sera, per cena, torniamo sulla rambla, dove avevamo prenotato un tavolo a “los caracoles”, ristorante molto rinomato e caratteristico tra le viuzze della città vecchia. Qui cucinano il pollo allo spiedo direttamente in strada. Entrando si passa praticamente in mezzo alla cucina per raggiungere le piccole e particolari sale tappezzate di foto di personaggi che hanno frequentato negli anni il locale. Buona la cena a base di paella mista e davvero ottimo il prezzo! Non paghi della camminata giornaliera (in fondo oggi abbiamo visto solo due cose!), dopo cena ci dirigiamo al Palazzo della Musica Catalana bellissimo e illuminato. Curiosiamo e lo fotografiamo solo dall’esterno, sia perché ormai è chiuso sia perché comunque le foto, all’interno, non sono consentite.

Infine dedichiamo il nostro ultimo giorno a bighellonare per le ramblas in attesa di raggiungere El Prat nel pomeriggio. Per prima cosa facciamo un giro al mercato. Affrontiamo la Bouqueria all’apertura nella speranza di non trovare troppa confusione, e che dire? Un tripudio di colori, odori, profumi e sì, anche un po’ di puzza, sarà pure il famoso mercato di Barcellona ma i banconi del pesce hanno lo stesso odore in tutto il mondo! Raggiungiamo poi Palau Guell ma siamo sfortunati, scopriamo che è chiuso; apertura prevista per il 26 maggio. Un po’ delusi passeggiamo nella giornata più calda del nostro viaggio fino a raggiungere Santa Maria del Mar essenziale e molto bella, passando per il museo Picasso, torniamo da Gelaati! nel barrio gotico dove fanno, tra l’altro, un fantastico gelato al cioccolato molto piccante, e per finire una tappa al porto per poi incamminarci verso l’autobus che ci porterà in aeroporto a conclusione della nostra breve e intensa vacanza.

In tre giorni abbiamo visto tante cose e macinato ore e km passeggiando con il naso all’insù per non perdere nulla in una città in cui, ovunque guardi, c’è qualcosa di caratteristico da imprimere nella memoria, e spero, con questo racconto, di avervi portato con noi, voi che a Barcellona non ci siete mai stati, e che magari avendo in programma di andarci cercate consigli utili, e voi che invece l’avete vista, girata, ammirata e l’avete ancora lì, in quell’angolino del cuore, così che leggendo, abbiate potuto rivivere le emozioni del vostro viaggio.

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