Dubai I parte: l’arrivo
Appena arrivate all’aeroporto, ci siamo ritrovate in una specie di grande specchio luminoso, bianchissimo ed affollato, pieno di ristoranti, bar e negozi, tutto di marmi e graniti con tante colonne in stile arabo: l’aeroporto!! Immenso, non ricordo quanto ci abbiamo messo per uscire, sembrava non avere fine. Comunque non abbiamo fatto un solo metro a piedi: tutto su passerelle mobili, con comodi carrelli… che spettacolo, così luminoso, pulito ed “esagerato”, organizzato ed efficientissimo che ti stupisci subito, appena arrivata. L’omino dell’Hotel ci aspettava, ed era venuto con un comodo pulmino a prenderci. Appena uscite, finalmente, un bel caldino; che meraviglia arrivare dall’Italia all’inizio di febbraio e mettersi in maniche corte! E pensare che la stessa mattina, a Bologna, avevamo rischiato di vederci annullare il volo per Malpensa causa nebbia.
Avevamo scelto un hotel 4* nel centro città, non al mare, per una questione di prezzo (sul mare sono più cari). In ogni caso sapevamo che l’Hotel metteva a disposizione una navetta giornaliera per raggiungere la spiaggia libera a Jumeirah (la parte di Dubai sul mare).
Appena uscite dall’aeroporto e salite sul pulmino dell’Hotel ci colpisce la pulizia delle strade e dei marciapiedi, ma soprattutto le aiuole e i fiori in pieno deserto. Sì, perché Dubai appoggia le sue fondamenta sul deserto di sabbia ! Ogni pianticella, per km e km di strade, aveva il suo zampillo d’acqua che usciva ininterrottamente da un tubicino collegato ad una rete idrica veramente perfetta.
Tutto lì è perfetto, questo l’abbiamo capito subito, perché gli Emirati sono ricchissimi e possono permettersi di investire molto denaro nelle opere pubbliche. A volte hai l’impressione che esagerino, sembra quasi che non sappiano dove spendere! Naturalmente le strade sono molto ampie, anche quelle che passano attraverso la città, e non hanno una buca (dopotutto l’asfalto si produce con il catrame, e quindi con il petrolio, o sbaglio?) L’Hotel non è uno dei più lussuosi, ma qui da noi lo sarebbe. E’ interamente di marmo (importano dall’Italia, ci dicono) ed ha una hall splendida. All’interno c’è una cascata e una grande scalinata in legno e ferro battuto, le scale sono in granito… L’arredamento è un po’ rococò, con drappeggi e velluti, stucchi color oro… Tipico gusto arabo per il lusso. L’accoglienza è perfetta, le camere pulite e super-accessoriate. Ho viaggiato molto e ci tengo a precisare che non sono una schizzinosa, né un’amante del lusso, ma vedere le cose che funzionano alla perfezione e trovarsi a proprio agio immediatamente in un paese straniero fa davvero piacere.
Una cosa salta subito all’occhio: la gente che lavora non è del posto, sono tutti stranieri. Tanti dall’estremo oriente, altrettanti dal pakistan, dall’India, e dai paesi arabi meno ricchi. Questi fanno gli spazzini, i cuochi, i camerieri, i commercianti…E si riconoscono perché sono vestiti all’”europea”, cioè non portano il tradizionale abito bianco con la molla sul capo per gli uomini, lo chador nero per le donne. Tutti costoro lavorano, nessuno può stare in questo paese se non ha un lavoro e una casa. La clandestinità non esiste, e presto ci accorgeremo che non esiste neppure la criminalità che conosciamo nelle strade delle nostre città italiane. Questo è bellissimo, secondo me.
Qui finisce la prima parte del racconto. Nelle prossime puntate potrete leggere tante altre cose.
Ciao. Sabina