Dubai
A Dubai vive una nostra grandissima amica, Maha, conosciuta a Beirut l’anno scorso. Adesso lavora a Dubai appunto, dove vive con la sorella Ghada che lavora per Dubai TV (la TV nazionale; ragazzi non confondetevi, Al Jazeera è quella del Qatar!), già conosciuta l’anno scorso nella gita a Tyro e Sidone.
Poi c’è Nisrine, la seconda sorella , che insieme al marito Ben, inglese di Bristol, hanno una compagnia che si occupa di advertising, eventi in genere, preparando brochure e loghi per diverse società locali degli Emirati. Ok, ho deciso. Parto da solo.
2 dicembre 2004 L’MD-11 (volo diretto Alitalia) parte da Malpensa alle 16 e arriva alle 0:55 a Dubai; ci sono 3 ore di fuso orario e solo volando ho capito perché all’andata ci avremmo messo 6 ore e al ritorno 7: all’andata si vola seguendo il confine meridionale dell’Iraq, al ritorno quello nord nell’Iran…Se guardate una cartina ve ne renderete conto. Sono circa 5000km, niente male. In volo cerco di documentarmi meglio leggendo la guida Lonely Placet, l’unica su Dubai; a ottobre è uscita la 3° versione inglese, purtroppo non hanno ancora tradotto nulla in italiano. Comunque 24EUR spesi bene, garantito.
Gli E.A.U. Sono composti da 7 Emirati : Abu Dhabi (con la capitale omonima), Dubai, Ras-al-Khaiman, Fujeirah, Umm-al-Qiwain, Sharjah e Ajman.
Conta circa 3 milioni di abitanti, lo strano è che ci sono molti più stranieri che locali; questo perché da quando è nato nel 1971 (è una delle nazioni più giovani del mondo) ha conosciuto un boom economico e tecnologico come pochi al mondo e ha visto affluire forze lavoro sia da Occidente che da Oriente… Dicevo… L’aeroporto è enorme e davvero splendido, proprio come me lo avevano descritto. Marmi stupendi, palme altissime e rigogliose, pulizia e ordine assolutamente invidiabili.
Arrivo in perfetto orario e subito una sorpresa. Avevo letto sul sito della nostra ambasciata in E.A.U. Che gli stranieri necessitano di un visto, acquistabile in aeroporto. Come a Beirtu del resto. Lì ci avevan fatto compilare una scheda in aereo per specificare un recapito nel periodo di nostra permanenza in Libano. Questa volta niente schede e il personale Alitalia non è al corrente delle procedure.
Proseguo lo sbarco un po’perplesso…Chiedo info a un soldato al punto informazioni: è gentile e dopo aver visto il mio passaporto mi dice sorridendo:”Italiano? No problem.Italiano amici. Come sta? Tutto bene! Come sta? Tutto bene!”…La cosa fa sorridere anche a me…Che faccio?Vado al Passport Control, al massimo mi faran tornare indietro e poi almeno saprò cosa mi manca. E lì la sorpresa più grossa: la donna col velo nero a ricoprirle il volto non solo non mi chiede indirizzi di Hotel o abitazioni nel mio periodo di permanenza (ora che ci penso non ho nemmeno specificato di essere un turista!), ma mi timbra il passaporto senza farmi pagare i 25EUR circa specificati su internet. Questa differenziazione nei trattamenti nei confronti degli europei piuttosto che degli stessi asiatici (indiani, pakistani, tailandesi,…) sarà una costante di tutto il viaggio.
Cambio anche i primi 100 EUR per 499dirham. Il cambio con il dollaro è costante e visto che l’euro in questo periodo è così forte, si riesce a risparmiare un bel po’ quando andiamo all’estero! Tra l’altro, lì a Dubai hanno tanti di quei soldi che non si sognerebbero nemmeno di fregare agli exchange, che fanno il cambio borsistico senza commissioni…Provate a fare la stessa cosa in Italia! Ad ogni modo, riesco ad uscire da questo mega aeroporto dopo circa un’ora dall’atterraggio. Maha mi aspetta all’uscita con Ghada e Jamil detto Jimmy, simpaticissimo account di una compagnia che gestisce Call Centre a Dubai.
Dato l’orario si va a casa a riposare. Non posso fare a meno di notare (auto)strade cittadine a sei corsie!!! La casa è un appartamento sulla Sheikh Zayed Road, a ridosso dello Shangri-La , un hotel gigantesco e lussuoso, per qualità immediatamente a seguire i due unici hotel a 8 stelle di Dubai, il Jumeirah Beach Hotel e il Burj Al Arab Hotel!!! Noi siamo al 24°piano. Al 26° c’è una piscina all’aperto che con Maha avremo modo di visitare il giorno successivo… Il tempo in questo periodo è piuttosto clemente: 28°C al mattino, 16° a sera, anche se durante questi giorni ho avuto modo di camminare – a fatica – quando ce n’erano 33°C verso le 14 e 6°C di sera, ma ero già nel deserto… 3 dicembre 2004 Parte il primo giro in macchina. E’incredibile pensare come siano riusciti a costruire in così pochi anni (una trentina appunto) così tanti grattacieli, e a ricoprirsi delle tecnologie più avanzate. Di recente si è completato anche il collegamento a fibre ottiche FLAG (Fibre Optic Link Around the Globe), il più lungo sistema sottomarino via cavo esistente al mondo, che collega Europa, Asia ed Estremo Oriente. Ah, il motivo me lo spiegano subito: gli Emirati Arabi Uniti hanno la terza più grande riserva accertata di petrolio del mondo e la quarta più grande riserva accertata di gas naturale.
Volete sapere quanto costa la benzina? 0.7 dhs (=15 cent di euro circa) !!! No comment.
Detto tra noi, gli arabi hanno una pessima guida, impegnano la corsia senza curarsi di chi ha la precedenza, specie i camion, usano continuamente il clacson e adorano la velocità…Gli incidenti sono all’ordine del giorno! In giro, spiccano ovunque paraboloni da 4m di diametro, altro che le nostre parabolette! La TV via satellite è praticamente in tutte le case! Ok, torniamo alla città di Dubai.
Dubai è essenzialmente divisa in due da un canale, il famoso Creek, che separa Deira, la parte più vecchia e popolare a sud-ovest, da Bur Dubai, la parte nuova a nord-est.
Il canale , testimonianza dell’antica tradizione commerciale di Dubai, è affollato di dhow, le tipiche barche di legno che ancora oggi navigano verso l’India. Decidiamo di fare il tour del Creek con l’abra, il taxi acquatico che fa la spola tra le due rive per solo 1 dh.
La ricchezza di Dubai proviene in grossa parte anche dalla ‘riesportazione’: i commercianti comprano beni e poi li esportano nuovamente invece di tenerli nel paese. In passato questo concetto era essenzialmente un eufemismo per dire ‘contrabbando’, soprattutto per l’esportazione di oro in India. Al giorno d’oggi i commerci della città sono del tutto legali e l’oro è stato rimpiazzato dai beni di consumo che vengono esportati nel subcontinente indiano e nel resto della penisola araba. Scendiamo a Deira e proseguiamo la nostra camminata esplorativa verso Shindagha, il nucleo dal quale si è sviluppata la città di Dubai. Appena il tempo di vedere la casa dello sceicco Saeed, accuratamente restaurata, dove viveva un tempo la famiglia regnante Maktoum, e Nisrine ci chiama e ci dà appuntamento per andare a pranzo insieme.
Riattraversiamo il Creek e di lì a poco arriva la Jeep nera di Niso e si va tutti al Dubai Creek Golf and Yacht Club, sulla riva del Creek. Il campo da golf di classe internazionale include anche un porticciolo turistico, un posto davver di classe! Siamo in compagnia di Rashna, una ragazza del Nord dell’India che lavora a Dubai da 2 anni, carina e simpaticissima, che adora guidare veloce (e quando mai?!) con la sua BMW Mini gialla, e Paul, suo fidanzato, che si occupa di marketing in Bahrein, ed è lì solo per un paio di giorni (è venerdì, che per gli arabi corrisponde alla nostra domenica).
Non c’è male, dopo solo un giorno son passato dalla pioggia e nebbia milanese al godermi un po’di sole, seduto al tavolo di fronte al Creek con alle spalle gli acri verdissimi dei campi da golf.
Servono cucina internazionale, ma rinuncio volentieri alla pasta italiana per un piatto locale a base di pesce: gamberoni giganti alla griglia, e poi – non sono un intenditore – altri pesci del Golfo. Ci sono anche delle salsine. Mi adeguo ai consigli di Paul.
Finiamo alle 17.30 e passiamo da Jimmy per vedere il suo albero di Natale.
Capisco che è questo il primo anno che hanno deciso tutti di fare il loro primo albero: e allora sono assolutamente entusiasti di adoperarsi, andare in giro a comprare l’abete (finto), la scelta del colore delle decorazioni, luci, pendenti … io non faccio il mio albero da forse 5 anni, ma non gli dico niente per non rovinargli l’entusiasmo visto che mi ritengono il guru degli alberi di Natale solo perché sono cristiano. Gli spiego che esiste anche il presepe (manco le bbasi arfio!!!). Ma loro non ne vogliono sapere, e come bambini si va al lo Spinneys, un altro mega shopping centre di Deira, a cercare le palle color “mat orange” che vuole Nisrine.
Torniamo a casa e si lavora tutti insieme intonando le canzoni natalizie che a loro piacciono tantissimo, Jingle Bells, Bianco Natal, We wish you a Merry Xmas, cavolo sono aggiornatissimi. Scopro il CD con le canzoni di Natale: tutto spiegato.
Nel frattempo si è aggiunta Dhalal, un’altra simpatica ragazza della compagnia: libanese, lavora per la Red Bull e canta arie liriche con una bella voce intonata. Ne approfitta per chiedermi il significato di alcune arie italiane … ma come si va a tradurre “l’aere”, “refolo che da ultimo esali”, “l’ardor ch’entro mi arde” ?!? Improvviso.
All’una tutti a nanna, dopo aver cenato con patatine, sandwich e altre cose sfiziose. 4 dicembre 2004 Riprendiamo il tour con Maha (è qui da 3 mesi ma non ha ancora visitato la città da turista) in direzione questa volta di un centro commerciale nuovissimo, il Wafi Shopping Mall. Facciamo un rapido giro tra i vari negozi di lusso, ci sono molte mache italiane: D&G, Diesel, Armani, Nara Camicie, Benetton (con i loghi spesso tradotti in arabo), etc. Più altre marche dal cognome italiano ma secondo me molto più di tipo hard discount.
Dubai è il paradiso dell’hi-tech in quanto si può acquistare a prezzi bassissimi ed esentasse diversi articoli: ne approfitto per comprare una Nikon Coolpix 4200 con SD da 256MB per circa 190EUR (in Italia costerebbe almeno il doppio!) e Maha un lettore DVD/divx/jpeg/mp3 per circa 30EUR! Ciò che comunque più mi colpisce è la presenza di donne del posto con indosso lunghi vestiti neri con tanto di stoffa che copre capelli e viso, lasciando scoperti solo gli occhi per vedere. Ho visto diversi tipi di veli: il burqa, che ricopre tutto la testa; uno shop che vende veli e abiti per donne musulmane (!!), e poi quello che mi colpisce di più è una donna che porta il classico abito nero, il velo che fascia solo il capo e , all’interno, una striscia di ferro sotto la fronte e sopra il naso, che lascia appena intravedere gli occhi, che prosegue con un filo di ferro lungo il naso per poi terminare su un rettangolo di ferro che ostruisce la bocca…Impressionante! Nei ristoranti, scoprono la bocca per mangiare hamburger e patatine. E’ difficile capire come possano convivere due mondi così diversi tra loro. Mi dicono che anche se all’apparenza non sembra, in realtà sono le donne che prendono le decisioni importanti e che mandano avanti la casa e la famiglia. Molte donne studiano e trovano lavoro presso le numerose multinazionali che hanno sede negli Emirati e ciò favorisce sicuramente l’emancipazione anche se la maggior parte di esse è costretta da un padre o da un marito particolarmente religioso ad indossare il chador ogni volta che esce di casa. Ricordo che un musulmano può avere un massimo di quattro mogli e quello che viene dato ad una di esse deve assolutamente essere dato anche alle altre. Dunque oggi solo i molto ricchi o i molto poveri possono permettersi la poligamia.
E’ di nuovo ora di pranzo e questa volta si va ad un ottimo ristorante Libanese, il Masaj, che si trova all’interno del complesso Century Village; si mangia molto bene, e ritrovo le specialità di Beirut (ricordi Frantone?): hommous, fattouche, taboulè, e tutte quelle verdure e carni speziate cucinate ad arte. Con noi sono Rashna e Hammoudi, il fratello di Maha venuto qui a Dubai per la tappa negli E.A.U. Del campionato asiatico di rally! Su suo invito, provo per la prima volta il Si-sha , quell’affare con cui fumano gli arabi; è aromatizzato alla menta…Ma alla fine mi sembrava di aver usato il collutorio , meno male almeno che avevamo finito di pranzare.
Usciamo alle 17 e mi portano a Madinat Jumeirah a vedere l’imponente Jumeirah Mosque, la più alta degli Emirati, e vederla così illuminata fa un certo effetto…Tra l’altro è a due passi dal mare! Proseguiamo quindi alla volta dei due alberghi di Dubai famosi in tutto il mondo : il The Jumeirah Beach Hotel e il Burj Al Arab Hotel. Quest’ultimo, noto per la sua particolare forma di vela, si erge esattamente di fronte al Jumeirah Hotel togliendo in parecchie ore del giorno il sole ai clienti dell’albergo antistante. Il Burj Al Arab è un hotel a 8 stelle, visto da lontano, di notte, uno spettacolo, sembra un camaleonte a forma di vela, è in poche parole il simbolo di Dubai.
Nisrine mi spiega anche che la ricchezza e la voglia di stupire di questi Emirati li porterà nei prossimi 2 anni a costruire il Burj-Dubai, il più alto grattacielo del mondo, e il The World, un complesso di isole artificiali che tutte insieme disegneranno nel mare una palma, ma la particolarità è che in ognuna verrà ricreato un microclima del nostro pianeta: dalle steppe russe al deserto del sahara, dalle montagne di cortina alle pianure fiamminghe,…Insomma qualcosa di assolutamente esagerato, perfettamente in linea con la loro volontà di stupire il mondo! Sono le 22, e prima di tornare a casa passiamo a prendere Ghada da Dubai TV; ne approfitto per visitare gli studi e il centro di produzione; mi dicono che pagano decine di migliaia di $ al governo per avere foto satellitari dell’Iraq scattate da 5km. Vedo qualche animazione e conosco la presentatrice del TG, mooolto carina 🙂 5 dicembre 2004 Arrivati sulla riva del Creek, prendiamo l’Abra e ci ritroviamo sull’altra sponda, nel quartiere di Dieira, proprio in corrispondenza del Souq delle spezie. Si tratta di un vero e proprio paradiso di profumi e sapori : chiodi di garofano, cardamomo, zafferano, karkadè, cannella, incenso, frutta secca ed altre innumerevoli varietà di spezie sono in vendita in migliaia di sacchi che invadono i negozi ed i vicoli.
Accanto vi è il famoso souq dell’oro. Dubai è una delle principali piazze mondiali per la vendita di oro al dettaglio. Si vende di tutto, dai lingotti ai gioielli più elaborati a prezzi imbattibili. I negozi della strada principale nascondono un labirinto di vicoli, tutti con vetrine stracolme di un oro giallissimo.
Continuando sempre dritti di qui si passa per il Dieira Covered Souq … Niente di eccezionale, solo un fiume umano (pakistano, oserei dire) in cerca di articoli per la casa, di vestiario, etc. Vicinissimo il souq dell’elettronica, ovvero 2 vie parallele con negozi di elettronica in cui si riesce a risparmiare dal 30 al 50% rispetto ai prezzi italiani … E vai con camere digitali, telefonini (il Nokia 6600 a meno di 200EUR), stereo, accessori per il PC …Eccezionale! Passiamo poi dall’ufficio di Maha e ne approfitto per controllare la posta e vedere il sito di Repubblica giusto per capire che succede nel nostro Paese e sentirmi così di nuovo vicino all’Italia. Pranziamo al ristorante di cucina cinese, thai e laotiana Yum, che al contrario dei nostri ristoranti cinesi, ha cibo di qualità e la cucina con pareti trasparenti, isolata ma visibile a tutti.
A sera, a seguito del mio desiderio di assaggiare la cucina locale, si va all’Al-Marhabani, dove assaggiamo piatti locali all’interno di una tenda, mangiando con le mani, a piedi scalzi e seduti su grandi cuscini tra candele profumate e bracieri…Atmosfera davvero da Mille e Una Notte! Non so quanti tipi diversi di datteri avrò assaggiato, forse venti! Con me, Maha, Ghada, ci sono anche Jimmy, Dhalal, e , new entries, Doris, libanese che non ricordo cosa ci facesse a Dubai, e Olivier, un francese che faceva il referente per il Golfo di una società di informatica francese.
Chiacchieriamo e scherziamo piacevolmente e Ghada lancia l’idea di una cena italiana per martedì 8/12: tema “L’Italia”, ognuno vestirà qualcosa di italiano e porterà una pietanza italian-style…Ovviamente a me toccheranno i piatti forti…Dovrebbero sapere che i miei piatti forti sono tutti quelli dell’Esselunga…Vabbè improvviserò… 6 dicembre 2004 Esprimo il desiderio di andare al mare… Per fare un bel bagno, bisogna andare verso sud, nella zona di Jumeirah; qua ci sono infatti gli hotel con le spiagge più belle, niente topless però eheh. Andiamo al Jumeirah Beach Club, tutto all’insegna del lusso, un posto veramente di alta classe. Paghiamo 5dhs a testa (circa 1 EUR) e dopo pochi passi nel verde, dopo aver superato un paio di Mc-Donalds versione araba (il piatto clou è il Mc-Arabia!), ci troviamo di fronte a un mare cristallino. Abbiamo centinaia di palme alle spalle. La sabbia è bianca e finissima. Che figo andare al mare in inverno, davvero. Ah, a destra in lontananza ma assolutamente ben visibile c’è il Burj-al-Arab e di frnte, proprio in mezzo al mare, un isolotto…Troppo bello per essere vero. L’acqua è veramente calda e mi sono abituato subito alla temperatura! Fuori ci sono 29°C…Non ho fame, ma come mio solito a Dubai, mi rimpinzo di spremute di mango, buonissimo! Si torna a casa e parlando di massaggi, mi chiedono se mi piacerebbe provare il massaggio Thai. Dico di sì, tanto per dire, non sapendo di cosa si trattasse, e in un secondo Maha chiama Jimmy che dopo 5 minuti la richiama: ecco, ho appuntamento al Thai Resort di fronte allo Shangri-la per una sessione di un’ora.
Ho giusto 40 minuti per prepararmi ed essere lì, mi dicono di non preoccuparmi di nulla, faranno tutto loro…Ma a me è proprio quel “Non preoccuparti di nulla” che mi fa temere qualcosa… Ok, per la prima volta scendo in strada da solo senza qualcuno che parli l’arabo. Provo a fermare un taxi dell’albergo ma mi rimbalza perché la corsa sarebbe troppo breve…In effetti potrei dire che si tratterebbe “solo” di attraversare la strada.
Appunto, “solo”.
Perché in realtà la strada sono 2 carreggiate a 6 corsie!!!! Non ci sono striscie pedonali (devo dire che ne ho viste poche a Dubai, e per lo più c’è abbastanza anarchia per i pedoni nell’attraversare, diciamo vanno un po’dove capita)… Ma sono fortunato perché un altro taxista si ferma (veramente è lui a fermare me) e accetta suo malgrado di condurmi lì di fronte per 7dhs 8circa 1,50EUR…Provate a chiamare un taxi a Roma o a Milano…Vi può arrivare con 10EUR senza che ancora avete cominciato la corsa!!!!).
Ecco il centro di massaggi.
Scopro subito che nessuno parla inglese. Ma non serve. Come aveva detto Jimmy “non c’è bisogno di parlare”, mi dà un paio di pantofole Adidas (mi passa il 43 senza chiedere il mio numero di scarpe!) e mi fa segno di salire. C’è una scala a chiocciola che mi porta su dove trovo un tipo tarchiatello e nerboruto… e qui finiscono i miei sogni di trovarmi la tailandese Miss Mondo 2003 (scherzo!).
Apre uno spogliatoio senza parlare (tutto come da programma), c’è un letto basso con un lenzuolo bianco sopra e un grosso telo…Ho capito, quella sarà la stanza.
Mi passa un pantalone di cotone bianco…Ovvio, devo indossarlo dopo essermi tolto jeans e camicia.
Quando ho finito, arriva il tipo preceduto da una musichetta molto cino-birmania, non dice nulla , fa solo segno di sdraiarmi sulla stuoia e io eseguo…L’atmosfera mi rende abbastanza rigido non sapendo cosa mi aspetta, e per un’ora! La prima cosa che fa è massaggiare la pianta dei piedi con un asciugamano imbevuto di acqua calda…Soffrendo il solletico, ormai la rigidezza è pari a quella di un pezzo di legno! Ma di lì a poco comincia il massaggio, nell’ordine di: – braccia, spalle, schiena, gambe (dorso) – braccia, gambe (avanti) – testa, collo Eccezionale. Per quanto sentissi un leggero, istantaneo dolore (oltre al crack delle ossa…Dalle vertebre alle falangi!), la tecnica del tipo porta un rilassamento incredibile, tant’è che penso che se stessi a Dubai farei anche il mensile per i massaggi al centro!!! Torno all’appartamento assolutamente rilassato (stupendo quando alla fine massaggia il viso e il collo) chiedendomi cosa comportassero gli “extra” che avevo letto sul listino del centro massaggi (io ho fatto quello base eheh)…Vabbè, solo curiosità.
Aspetto il taxi con due pakistani in attesa dell’autobus per Ajman, e tornato a casa ho il programma della serata: visita alle Torri degli Emirati e cena al ristorante giapponese all’interno del (ma vah) centro commerciale, in attesa di andare a prendere all’aeroporto Ben, il marito di Nisrine, che tornava da Amsterdam.
Passa a prenderci Niso e mi chiede se non avessi già visto le Emirates Tower…Io ho visto tante Torri e grattacieli finora, ma quelle mi sembra mi mancassero ancora…E infatti quelle che avevo visto solo le Twin Towers di Dubai, perfettamente identiche, cilindriche e a specchi azzurri, a differenza delle Emirates Tower , più squadrate e alte.
Siamo io, le sorelle – e Rashna. Mangiamo sushi con le bacchette, e mi dicono che il sushi fresco è afrodisiaco e Rashna si spreca in battute a doppio senso :-))) , fingo di non capire e l’atmosfera è molto allegra.
Non è ancora mezzanotte e allora si va tutti in giro per il centro commerciale (ci sono gioiellerie ovunque), proviamo anche ad andare su ma il maggiordomo dell’ascensore mi blocca perché non ho la cravatta…Ma va caghè! Tornando indietro incontriamo Rashid, un indiano coi capelli lunghi amico di Rashna e Nisrine, un po’rasta, che ci invita al piano di sopra dove c’è una festa con Karaoke.
Fichissimo, beviamo una birra e Rashid mi invita a cantare qualcosa in italiano…Per mia fortuna nel ricchissimo listino non c’è nemmeno una canzone, nemmeno Volare (PS: detto tra noi ho visto Quando, Quando, Quando ma l’ho accuratamente occultata a tutti), e quindi mi aggrego al gruppo cantando (è un eufemismo) da Ronan Keating a John Lennon, da Madonna a Robbie Williams…Ma il top è quando un inglese (ubriaco ovviamente) acchiappa il microfono per la sua richiesta: Tragedy dei Bee-Gees…Per chi non ce l’avesse in mente è quella dove l’eunuco dei BeeGees raggiunge la decima scala coi suoi acuti! E il tipo ha una voce discreta, ma le casse hanno un volume talmente alto che siamo tutti lì a ridere e tapparci le orecchie.
Nel frattempo Nisrine è andata in aeroporto, noi li raggiungiamo di lì a mezzora godendoci un altro po’ di quell’ambientino così divertente… Arriviamo da Nisrine verso l’una e sono lì lei e Ben ad aspettare noi con dei dolci e i regali di Ben da Amsterdam: molto gentilmente ha pensato anche a me, con un cappellino buffo stile peruviano (“utile per Milano” dice) e una tazza dal Red Light District di Amsterdam eheh. Ben è simpaticissimo ma – come molti inglesi – dice di avere sulle balle gli europei, francesi in primis, ma italiani a seguire. Io gli sto simpatico, forse perché lo prendo in giro a mia volta sulle cattive abitudini degli inglesi.
E prima di andare a letto guardiamo insieme “Euro Trip” , un english movie demenziale stile American Pie dove vengono rappresentati nei protagonisti molti stereotipi europei: gli inglesi ubriaconi e facinorosi, i francesi affascinanti, e l’italiano che coglie ogni occasione buona per allungare le mani salvo poi dire continuamente “MI scusi, Mi scusi”.
Vabbè, tra questo film e L’Appartamento Spagnolo, non è che gli Italiani ne escano con una bellissima figura…Invidiosiiiiiiiiiii! Ah, una cosa fichissima che invidio da morire a Ben è che a casa ha una stanza tutta per sé piena di DVD, giochi per PS2, libri, foto (spicca quella di un tabellone (Manchester, ndr) CITY – (Manchester, ndr) UNITED 3-0), e pupazzi coi protagonisti di film (Il signore degli Anelli, Harry Potter, Il Corvo, StarWars,…) e cartoni (Gli Incredibili, I SImpsons…): SUPERIORE!!!!!!!!!!!! 7 dicembre 2004 Andiamo un’altra volta al mare ma alle 12 andiamo già via perché, dietro mia richiesta nei giorni scorsi di vedere altri emirati, ci passa a prendere l’autista della compagnia di Ben e Nisrine, Raja, un simpatico indiano con un divertente accento inglese (dice sempre la P al posto della F) e che sorride sempre, a bordo di una Toyota-non mi ricordo che modello. Partiamo in direzione dell’emirato di Sharjah, poco distante da quello di Dubai e famoso per la bellissima moschea che sembra ricamata e nel cui giardino antistante spicca un enorme corano. Percorriamo strade enormi in mezzo al deserto. Di tanto in tanto veniamo superati da Jeep di grossa cilindrata rigorosamente alimentate a benzina con a bordo sceicchi con occhiali da sole.
Facciamo una sosta in prossimità di un’oasi che si è formata in una gola ai margini della strada deserta e polverosa che stiamo percorrendo. Qui troviamo un gruppo di giovani sceicchi che, sopraffatti dalla noia che l’eccesso di denaro procura loro, non trovano nulla di meglio da fare che giocare a lanciarsi una vecchia ciabatta. Se il denaro fa questo effetto è quasi meglio non tentare più la fortuna al Super Enalotto ! Sempre costeggiando il mare, ci dirigiamo verso l’emirato di Al Fujayrah. Sembra di essere in un paesaggio quasi lunare, circondato da montagne brulle ed assolutamente spoglie dove è impensabile la presenza di una qualsiasi forma di vita. Il caldo rende tutto ancora più angosciante.
Ci imbattiamo in una moschea proprio nell’ora di punta. Numerose auto sono parcheggiate in doppia ed addirittura tripla corsia ma nessuno sembra farci troppo caso. A questo punto assistiamo ad una scena davvero incredibile : il camion cisterna che viaggia davanti a noi si ferma improvvisamente in mezzo alla strada . L’autista scende e, senza curarsi di nulla, entra nella moschea a pregare. Il traffico è completamente bloccato ma nessuno osa protestare. Quando la funzione sarà terminata, l’autista riprenderà tranquillamente la guida del suo veicolo.
Tutto ciò è pazzesco ed assolutamente inconcepibile per la nostra cultura, ma siamo costretti ad adeguarci perché siamo a casa loro.
Questo episodio tuttavia mi permette di capire molte cose, in particolare l’influenza che la religione ha su questa gente. Tra gli argomenti più interessanti che vengono toccati con Maha e Raja vi è quello del lavoro e degli stipendi. Un occidentale che va a lavorare negli Emirati Arabi percepisce uno stipendio, rigorosamente in dollari, il cui ammontare è esattamente il doppio di quello percepito da un indiano o d un pakistano. Stipendio medio per un’impiegata : 2mila euro netti al mese (non è poi così male!). Gli indiani ed i pakistani tuttavia, anche se guadagnano meno, in pochi anni riescono a mettere da parte un bel gruzzoletto e a mandare anche soldi a casa. Raja vorrebbe guadagnare tanto da acquistare una casa dignitosa al suo paese ed anche terre da affittare. Quando a fine anno tornerà a casa, sarà un riccone e vivrà di rendita per il resto della sua vita. Stanchi rientriamo a casa di Ghada per la cena italiana che si terrà alle 21.30.
Ghada ha seguito fedelmente le mie istruzioni circa la lista della spesa; ho deciso di preparare: – bresaola con succo di limone, olio extra vergine, rucola e scaglie di parmigiano – caprese (pomodori, basilico e mozzarella) – bruschette con pomodori e origano, con pomodori capperi e cipolla e con pomodori e mozzarella – farfalle al pesto – spaghetti con aglio, olio e pomodorini.
E’ tutto ok, se non fosse che chiamare mozzarella un rettangolo lungo di pasta filata mi sembra un oltraggio (…Non che a Milano comunque sia di tanto migliore!!!) Mi stupisco di me, ma sarà per la fame degli invitati, le prime cose che fan fuori sono proprio i miei piatti, coi compliementi di tutti per la pasta…Vabbè poco difficile visto che loro erano abituati a mangiarla non-al-dente e con l’aggiunta dell’olio (di semi) durante la bollitura! Gli invitati – una ventina – sono: – sisters, Ben, io, Jimmy, Dalal, Rashna, Olivier, Doris, e poi un gruppo di francesi (che stanno per conto loro) amici di Jimmy, Bassel un simpatico libanese che lavorando per Al-Jazeera è il corrispondente delle notizie sportive da Madrid (ne approfitto per sciorinare la mia cultura calcistica), Nadine una cattolica libanese che ha studiato italiano e con cui scambio per la prima volta in 5gg. Due parole nella nostra lingua, la presentatrice (palestinese) di Dubai TV con suo marito (di Abu DHabi), Jamàl (tecnico di Dubai TV) un po’ logorroico con le sue convinzioni e passione per la storia e la socio-politica…Alle sue spalle Jimmy mi fa ridere più volte chiedendomi come faccia a sopportarlo senza addormentarmi! Tutti portano qualcosa di italiano, da una ciondolo tricolore, a una maglietta Diesel, dagli spiedini pomodoro e mozzarella, al CD Italian Love con L’italiano, Ti Amo di Tozzi, Sarà perché ti amo e altre canzoni trash che però qui conoscono tutti; menzione d’onore per l’originalità a Dhalal che indossa una collana fatta da lei con penne tricolori Barilla! Ghada mi spiega che sno soliti organizzare serate del genere, spesso a tema, e certe volte, come a novembre per il compleanno di Maha, vanno anche in spiaggia a fare festa, mangiucchiare e dormire in tenda tra candele e bracieri. Davvero una bella abitudine… 8 dicembre 2004 Bando alle ciance. L’8 dicembre me lo ricorderò come il mio primo approccio col deserto. Ragazzi che esperienza! Ho insistito tanto per entrare a contatto col deserto ma non avevo idea di ciò che mi aspettasse. Pensavo una mezz’oretta di guida, poi le prime dune, una passeggiata senza addentrarci troppo, fino magari all’oasi più vicina. Macchè… Il tour è organizzato dalla Safari Knight, e previo appuntamento uno dei suoi autisti ci viene a prendere con un bel fuoristrada 5000cc con interni foderati in pelle di cammello, ampiamente documentato nel mio fotodiary ; i posti sono 5, siamo io, Maha, Ghada e una coppia di indiani, lui, Ismael, dirige un supermercato ad Abu Dhabi, lei, Rana, vive in Canada … per tutto il tempo non farà altro che dire “my God…Shit…My God…Shit” L’autista è un simpaticone, si chiama Jamal e ama la guida sportiva, si capisce subito. Saio lungo bianco, kefiah rossa e occhialazzi da sole.
Il primo appuntamento è con un’altra decina di fuoristrada appena all’inizio del deserto giusto per farci accostare gradualmente… E’ incredibile passare in 5 minuti dalle 6 corsie con grattacieli a destra e manca di Dubai, al deserto sempre più evidente con le sue dune e i primi cammelli (che bello, prima li avevo visti solo al circo, mai allo stato brado). Siamo fra i primi ad arrivare, gli altri arrivano alla spicciolata.
Generalmente sono comitive di giapponesi (ma vah!); spicca una comitiva di 5 biondine canadesi, chiaramente da buon italiano la noto subito e, scherzando con jamal, mi dice che quel quintetto è toccato ad un ragazzo cui aveva insegnato a guidare lui tra le dune del deserto e che, per quel colpo di fortuna, si è meritato il titolo di “campione della giornata” degli autisti del gruppo Safari Knight… Ad ogni modo, la sabbia del deserto è davvero strana, affatto appiccicosa come al mare, quasi si notano i 7 tipi diversi associati ad altrettanti colori… E’ bellissimo sentire il contatto camminando a piedi nudi.
Prima che me lo chiediate, la risposta è No, animali pericolosi – tipo scorpioni – non ce ne sono negli EAU, “solo” serpenti, ma questi non si avvicinano nei luoghi frequentati da così tanta gente, non amano il rumore,…Mah, nei film western non era proprio così 🙂 In lontananza vedo appollaiato su una duna un beduino intento alla meditazione…Non sono sicuro al 100% fosse solo scena, ma mi fermo anch’io su una delle tante dune e credo che il deserto sia il luogo naturale per la più intima delle introspezioni.
Si riparte…Anzi si parte! Perché fino ad allora aveva guidato in autostrada: adesso comincia il vero deserto, no strade asfaltate, solo dune e velocità a tutta birra! 180Km/h raggiunti più e più volte, per quanto l’effetto sia un susseguirsi di montagne russe, cerco di ricordare al mio stomaco che le leggi della fisica ci sono amiche, e che solo a quella velocità potevamo evitare di ribaltarci…
Jamal guida nel deserto da 2 anni…E non si è mai ribaltato, ci dice (tocco ferro appena finisce di dirlo)…È davvero un pazzo squilibrato…Guida senza cintura, finge di dirci “Questa è facile, questa difficile” quando arrivano le varie dune, ma si lancia in sorpassi superando la fila indiana di fuoristrada del gruppo, e gioisce esagitato quando la prima jeep accende le 4 frecce: le prime vittime della corsa nel deserto sono costretti a una sosta causa stomaci devastati…Poi è la volta di una seconda jeep che si insabbia per metà all’apice di un’alta duna…Siamo secondi e (solo) Jamal gioisce…Ci dice che c’è come una gara tra loro autisti a chi si ferma per far vomitare i presenti.
Li mortaci sua!!!!!!!!! Il tutto dura 15 minuti ma a noi sembra un’eternità.
Arriviamo alla seconda sosta prevista per permetterci di assistere al tramonto… Ragazzi se quello è stato il prezzo per uno spettacolo del genere, ne stravale la pena!!!! Non ho mai visto colori del genere in cielo, un incanto. Consiglio a tutti, almeno una volta nella vita di assistere. La temperatura va calando, solo 20 minuti e si riparte.
Destinazione il campo dei beduini.
Salto il racconto di altri 20 minuti indiscriminati di guida di jamal, in cui sudo freddo, uno perché il mio stomaco non sta benissimo (fortuna ha voluto che visto si partiva alle 14, ho fatto colazione alle 10 e poi non ho mangiato nulla a pranzo), due perché Ismael fa del rumore con una busta di plastica…”ah qualcuno sta per abbandonarci!!!” grida il pazzo, e in effetti ha ragione, Ismael che dice di aver esagerato col pollo tandoori a pranzo, dice di non essere certo di farcela ancora per molto. Prego in successione gli Dei delle 10 prime religioni al mondo, Shiva incluso…Potete benissimo immaginare il mio timore di una reazione a catena…
Ma finalmente, non so come, arriviamo al campo.
Qui la parte turistica del safari assume una connotazione più marcata. A parte l’hennè sulla mano stile Madonna in Frozen, e l’abito tradizionale arabo che mi rifiuto di indossare (troppo turistico, e poi l’ho già fatto l’anno scorso a Kfardebian in Libano) provo tutto il possibile: giro sul cammello, scorrazzata con le moto nel deserto, falchetto, … Il campo beduino è come un fortino con tante tende recintate: qui cucinano delle specie pettole al miele, qui offrono datteri, qui tè e caffè arabo, anche la cena è squisita, la cucina – fortunatamente – è libanese, e quindi non vi delizierò elencandovi le solite leccornie che ormai dovreste conoscere. Siamo seduti su tanti cuscini a tavoli dotati ognuno di lucerne arabeggianti (secondo me comprate all’IKEA, ndr) Fase finale la danza del ventre: la tipa è una kazhaka, ma va bene lo stesso eheh, balla al centro di noi tutti disposti a grande cerchio.
Prima comincia lei liberandosi dei 7 veli, poi è la volta del coinvolgimento del pubblico: uno degli autisti barcollando goffamente va nel pubblico a invitare singole persone, mentre gli altri autisti si burlano (di lui o di noi?) schiamazzando; dopo aver beccato Ismael alla mia sinistra e una delle inglesi alla mia destra, pensavo che forse ero salvo…Ma dopo due minuti il tipo ritorna dalle nostre parti (e io penso “ora mi becca”) e mi invita poco spontaneamente a scendere “in campo”…Sono l’unico italiano e accetto subito.
Si ballava a coppie con la danzatrice.
Non sapendo che fare, e non essendo famoso in patria come Ricky Martin per il movimento pelvico, l’unica cosa che faccio è impegnarmi a ballare davanti alla tipa, costringendo l’indiano che sarebbe il secondo partner a stare sempre dietro, anche quando il “turno” di danza sarebbe il suo…Tutti ridono anche la mia “spalla” indiana, che sottosta’suo malgrado allo strapotere tricolore, mentre la ballerina mi continua a dire “shake it!” (scuotere, le spalle) e poi è la volta del classico struscio laterale…E lì lo stadio crolla di applausi perfino Maha dice che me la son cavata bene 🙂 Rientriamo alle 23 , stanchi che è dir poco, con Jamal che alla fine ha inseguito un tipo con un fuoristrada BMW che gli aveva tagliato la strada, standogli, credetemi, per un paio di km a 5 cm mentre entrambi andavamo intorno ai 150km/h…Pazzesco! Ahhhh il deserto… 9 dicembre 2004 Si va in giro per shopping e souvenir.
Non ci facciamo sfuggire un giro a un supermercato discount indiano, dove Maha dice mi sarei divertito per le cose strampalate che vendono. A parte cose che nemmeno lontanamente mi sarei aspettato fossero commestibili, il posto abbonda di colori e odori forti; quasi sto per comprare delle spezie dai nomi impronunciabili…Chè sugli spalti vedo fuoriuscire un insetto…Magari era già lì, magari proveniva dalla pescheria lì di fianco, ma ne approfitto per posare le due bustine che avevo preso e si va via…Meglio non esagerare con il fascino dell’esotico.
Andiamo in giro nel quartiere dei Souq e fotografo negozi di mestieri non più tanto comuni nel nostro paese: parrucchieri (nella strada principale almeno una trentina) e sarti (un’infinità), poi negozi tipo macellerie, dove le galline erano chiuse in gabbia, pronte per essere vendute “fresche”. Nel Souq dell’oro la solita presenza concentrata di gioillerie. Guardie armate alle porte? Macche! le porte tutte aperte, la delinquenza negli E.A.U. Praticamente non esiste! Andiamo nel Souq delle stoffe e ne approfitto per comprare qualcosa; la cosa divertente è il “bargaining”, ossia la contrattazione, tipica dei bazar orientali. Dal prezzo richiesto si arriva a pagarne effettivamente anche un terzo se si è bravi in quest’arte: e Ghada lo è senz’altro visto che ogni mercante dice “Mi hai rovinato”, “Mi hai succhiato il sangue”, etc. Ma fa parte del gioco ed è molto divertente…
Pranzo al Coco’s (ancora al City Centre) dove assaggio un tandoori di carni alla griglia, molto speziato e saporito. Da bere, succo fresco di mango ovviamente.
Decidiamo di andare in giro a fare due passi.
Prendiamo l’Abra e dopo dieci minuti ci troviamo a Bastakiya, ovvero nel famoso quartiere delle torri di ventilazione, il più antico sistema di aria condizionata utilizzato un tempo per rinfrescare le case nel Golfo. Nella zona Sud di Bur Dubai, visitiamo in mezzora il Dubai Museum, un vecchio forte restaurato adibito a Museo con testimonianze delle prime presenze umane negli Emirati, risalenti a più di 7000 anni fa! Di fianco la maestosa Grand Mosque. Nei vicoletti dietro quest’ultima ci sono 2 viuzze che rappresentano la parte indiana del Souq, forse la parte più bella e caratteristica, con 2 templi indiani. C’è un via vai di fedeli che offrono fiori e cibo alla Dea Shiva, molto caratteristico. E’ ormai sera e rientriamo da Nisrine per i saluti finali. DI lì a poco mi accompagneranno all’aeroporto…Inutile dire che anche stavolta non perdo più di 30 minuti tra controlli di bagagli e passaporto! Alle 3 in punto si parte, a Dubai lascio un pezzetto del mio cuore, è stato un viaggio molto interessante, non la solita meta turistica…Non mi sento stanco ma la vista del tramonto nel deserto è qualcosa che mi porterò sempre nel cuore, così come la disponibilità della gente che ho incontrato e delle persone che mi hanno ospitato.
Salaam Dubai!