“Douce France”

Un " Tour de France" diverso e particolare, da nord a sud miti, leggende, storia, arte e tanto altro.
Scritto da: connemara
douce france
Partenza il: 12/06/2010
Ritorno il: 30/06/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Diario

Eccoci siamo di nuovo in vacanza………

“Douce France”

Siamo nella zona del bojolet, vigneti a perdita d’occhio viticoltori con Poderi che qui diventano Chambre d’Hotes, (qualcosa di più di un B&B , e qualcosa di meno dell’ albergo , un agriturismo di lusso) dormi in antiche dimore in pietra, ceni con la famiglia che ti ospita, insieme ad altri ospiti, il tutto rilassandoti con il magico elisir rosso, fruttato, giovane e morbido. Noi troviamo posto tramite l’ Ufficio Turistico del paesino, ci prenotano dai Romanard, disponibili ad accoglierci per la cena e per la notte. Il paesaggio è bellissimo vigneti a perdita d’occhio, accarezzati da un sole caldo che volge al tramonto. Dopo aver girovagato per un po’ tra le campagne alla ricerca del posto, riusciamo a trovare un cartello che ci indica il podere. La casa è bellissima.

Gilli apprezza, e si rilassa in piscina sotto una cascata di begonie dai colori pastello, noi ci allunghiamo sulle sdraio, appoggiate su un muretto di fiori dai mille colori.

Gilli si riposa dopo 13 ore di viaggio ininterrotto dentro la sua cuccetta da viaggio. Fa conoscenza con il cane dei Romanrd e per sgranchire le zampette si concede una corsetta nel patio con il nuovo amico. I Romanard sono affettuosi e ospitali e cercano di metterci a nostro agio parlando un po’ di italiano.

Ci accorgiamo che per loro siamo degli eroi, siamo venuti da Roma. Il solo nome induce entusiastiche esclamazioni di meraviglia. Buon segno, qui di Italiani ne arrivano pochi per fortuna…. Ci fermeremo solo una notte il tempo di una degustazione. L’esterno di questa dimora è un tripudio di fiori. Ceniamo tutti insieme, i due padroni di casa ai due capotavola e da un alto all’altro gli ospiti: noi ,dei belgi e un’amica di famiglia , al centro varie annate di Bojolet; qui non c’è traccia ACQUA c’è solo un bicchiere richiesto espressamente da un ospite , qui si ci disseta solo con il vino.

La padrona di casa ha cucinato per noi, delle polpette di formaggio pannoso e morbido su un tappeto di insalata croccante come antipasto, funghi colti dal padrone di casa nel bosco e cotti nel burro con un’arrosto di vitella morbido e succoso. Poi una torta ( pan di spagna basso)con sopra le fragole della casa (piccole e dolcissime) condite con zucchero e limone.

Diventiamo grandi amici con Bernadette e Michel, belgi, anche loro in vacanza, con l’altra coppia ….bè meglio dimenticare. Lui belga provolone e pesante, mette in difficoltà me e tutta la comitiva e come se non bastasse dopo aver bevuto diversi bicchieri il tizio diventa insopportabile. Io e Francesco dopo aver terminato, scappiamo in camera. La mattina dopo ci affacciamo sullo splendore della campagna. Facciamo colazione con gli altri ospiti, per fortuna il tipo pesante è ancora preda del sonno, poi i saluti , acquistiamo il vino e si parte alla volta della Loira, dopo aver fatto qualche foto con i nuovi amici.

E’ un viaggio lungo , il navigatore della Mercedes ci confonde un po’, e ci fa fare qualche giro di troppo, la verità è che noi siamo potenzialmente imbranati e non è molto chiaro il navigatore. Nel pomeriggio arriviamo al parco del Castello di CHAMBORD.

Facciamo un giro nel castello, c’è tanta gente e prima di entrare scopro che quella sera ci sarà la replica della Carmen, location stupenda all’esterno del castello, provo a convincere Francesco, ma i 40 euro e il genere non proprio in sintonia con le sue scelte musicali mi fanno capire che non la spunterò, ed infatti rimarrà un sogno. Il castello dentro è un po’ triste come tutti i castelli, ritratti, letti a baldacchino e tappezzerie coordinate, mi stupisce la grandezza dei letti, sono piccoli, dovevano essere dei nanerottoli.

Scopro che il castello richiama il Rinascimento Italiano , il proprietario re Francesco I dopo aver vinto in Italia , e rotto le scatole un po’ a tutti da Mantova ( Isabella D’Este ne sa qualcosa ) a Ferrara , a Venezia, al Papa a Roma…..Riporta in Francia quello che ha visto e fa costruire il Suo castello. Qui risiederà pochi giorni……Sembra che abbia partecipato al progetto anche Leonardo da Vinci che dopo la disfatta di Milano diventerà…….Francese.

Il Parco è bellissimo a perdita d’occhio. Dopo aver girato per il castello aver visitato il negozio di shopping, partiamo alla ricerca di un b&b , incomincia a diventare tardi e dobbiamo trovare da mangiare e da dormire ….come sempre in ogni viaggio lasciamo la sistemazione alla sorte. La guida ci tradisce , proviamo in alcuni B&B ma o non c’è posto , o noi non piacciamo e ci liquidano in fretta o proprio non esistono più. Siamo sconsolati , non prenotare ti rende libero , ma anche esposto a saltare la cena e dormire in macchina. Siamo quasi rassegnati quando ci accorgiamo che proprio all’angolo dell’ingresso del parco c’è un insegna di b&b.

Il posto è fantastico, il Santo protettore dei viaggiatori ha compiuto un altro miracolo: persone adorabili, una casetta tutta per noi , lago con anatre dalla testa verde scuro, un prato verdissimo, cavalli ( tanti ,ci sono anche alcuni di passaggio in viaggio come noi). Gilli è entusiasta , corre punta qualsiasi cosa è attratta dalle anatre, c’è pure il salottino di mamma in ferro battuto bianco, quello che ricorda la mia infanzia a Cefalù e che non voglio venga buttato nonostante sia tutto arrugginito.

I proprietari, gentilissimi, ci prenotano un ristorante super. Posto eccentrico sono tutti gay di origine italiana, fantastici per gusto e raffinatezza. Sbagliano le portate, ma ci dice benissimo… Francesco si spara un filetto da mezzo chilo ed io un’ entrocote fantastica, (mortificati per l’errore ci fanno pagare per quello che avevamo ordinato, praticamente la metà…..), segue poi torta… TARTATATAN ,scopriamo un dolce fantastico, accompagnato dall’amico di sempre, l’egregio ARMAGNAC.

Torniamo alla nostra casetta e dormiamo meravigliosamente. La mattina dopo una colazione a base di marmellate cornetti e latte , facciamo una passeggiata per salutare il posto veramente bello e ripartiamo , Gilli ci lascia un pezzo di cuore, adora questo posto.

Ripartiamo e dopo un attacco di paura , ansia e paturnia , ( è una valigia che nonostante tutte le cure mi porto sempre dietro da anni) correndo lungo una strada provinciale ricoperta di papaveri rossi, Francesco mi porta a Parigi. Non era previsto è una sorpresa e non riesco a capacitarmi di essere qui.

Prima tappa al Louvre , dove Francesco ….no, no devo fare un rigoroso passo indietro, questo avviene nel pomeriggio. Dicevo dopo aver corso lungo la strada dei papaveri arriviamo alla Cattedrale di Chartre uno dei pilastri della terra. Energia che scaturisce dalle guglie gotiche , a cui guardia sui pinnacoli ci sono i gargoil esseri buffi e minacciosi che uniscono il lato sardonico a quello pauroso, tipico degli esseri fantastici e mitologici. La Cattedrale è di pietra chiara , non è minacciosa e lugubre.

Bellissima e splendente , ricca di intarsi e statue. Fotografiamo il nostro Gargoil ( la nostra Gilli) in posa sui gradini d’ingresso.

Dentro nell’oscurità gotica vi sono enormi vetrate multicolori ed una reliquia unica Il Velo della Madonna… Quello che indossava quando arrivò l’Arcangelo Gabriele a sconvolgere la Sua vita ed ha cambiare per sempre quella del mondo. Mi commuove trovarmi di fronte a questa reliquia, penso ad una ragazzina frastornata dalla grandezza della storia, l’arrivo di un bimbo che non sarà mai Suo e che amerà di un amore struggente e silenzioso. Non mi importa se questa reliquia è la solita ciofeca medioevale ad uso e consumo di una popolazione ignorante e paurosa, parla della grandezza di una donna, della sua maternità, di un figlio difficile da curare ed amare. E’ infondo una lectio difficioliorum , il non aver addomesticato la storia, lasciandola così poco razionale, depone tutto sommato a suo favore.

Mi affido ed affido tutti. Chiedo serenità, sarò ascoltata a breve. Il posto emette una bella energia, placa i miei attacchi di ansia e di panico e mi dà coraggio. Dopo aver acquistato i souvenir indispensabili gargoil a gò-gò ed altri oggetti. Ripartiamo.

Torniamo a Parigi ed al Louvre, arriveremo nel pomeriggio. Qui sotto la piramide di vetro (anche questa un punto energetico) Francesco tranquillizza le mie ansie ed il mio panico. I suoi gesti d’amore sono profondi e mi commuovono, e’ un grande. Mi sento protetta ed al riparo sotto questi influssi energetici, prima La Signora di Chartre poi la piramide. Gli giro intorno, non ho il tempo di vedere il museo , ma scendo come se dovessi visitarlo, entro solo nel negozio dei souvenir e prendo la mia piccola Monna Lisa . Esco e scopro che la nuova attrazione del Louvre è Gilli fotografata da tutti ,in posa vicino alla piramide di cristallo . Che meraviglia siamo entrati nel cortile del Louvre ascoltando un artista che sotto una delle volte suonava con una viola l’Ave Maria di Schubert, il suono dolce e vellutato mi fa ripensare a quel Velo……

Entusiasta mi lascio guidare da Francesco per Parigi passiamo dagli Champ d’Elises per raggiungere Notre Dame .

Almeno questo è nelle intenzioni belle e dolci di Francesco che seleziona sul navigatore la chiesa ……Peccato che qui quasi tutte le chiese sono dedicate alla Signora! Giriamo per 5 Km a piedi per scoprire che la chiesa selezionata è un delle tante che portano questo nome. Sono felice comunque , aver messo da parte i miei stata d’ansia è una gioia così grande che anche camminare in lungo e il largo è bello. Quasimodo può aspettare. Torniamo in macchina e dopo aver fatto un traffico pazzesco arriviamo a Pigalle e passando sotto il Moulin Rouge . Trovare un albergo può essere un’impresa ardua a Parigi , ed invece noi riusciamo trovare posto ad un IBIS.

Lungo la strada faccio varie riprese e non mi accorgo che la cosa non è gradita dai parigini, rivedendo il filmato mi accorgo che un negrone seduto ai tavolini di un pub sulla strada mi fa segno di spegnere la telecamera. Pigalle è un quartiere particolare , con frequentazioni varie. Arrivati all’albergo ,il problema è Gilli. Nel garage decidiamo di nasconderla in un trolly opportunamente e simultaneamente svuotato. Confido nella mia piccola, peccato che la valigia cammina da sola, prendiamo coraggio e facendo finta di niente entriamo in albergo ,io mi infilo subito in ascensore e salgo. Arrivata in camera finalmente libero Gilli dalla valigia, è stata bravissima , qualsiasi altro cane avrebbe ululato, così oltre che camminare da sola , la valigia abbaiava. La lascio muovere per la stanza. Il trolly-cane è uno dei momenti mitici di questo viaggio , come quando Francesco al ristorante di Chambord cercava di bere un coktail offerto dai ristoratori da quello che era un cucchiaino e non una cannuccia, o io che alle 10 mattina incuriosita dal distributore di minestre liebig in autostrada , mi faccio un minestrone di legumi bollente in piena estate.

Dopo aver lasciato Gilli da sola in camera, usciamo per vedere la Parigi notturna. Con un Taxi, preso e fermato al volo, andiamo al Place Pigalle a la Vie Lumiere.

Camminiamo sotto il Moulin Rouge ed altri locali, entro in un sexy shop e scopro che qui è frequentato con assoluta normalità e gaiezza, anche i commessi sono normalissimi e non sono solo uomini. Incontro una commessa italo francese , una ragazza normalissima e tranquilla , vestita in tuta , che mi aiuta a scegliere un ricordino non tranquillo ma molto divertente, la Pink Butterfly . Ceniamo ad un pub alle 23.30. Sono stanca , quante emozioni, sentimenti …rientriamo in albergo all’una di notte. Gilli è tranquilla e mentre ci mettiamo a dormire ci accorgiamo dell’inutilità di mettere il cane in valigia, leggiamo nel foglietto dietro la porta della stanza che l’Ibis accetta i cani con un piccolo supplemento! Ci svegliamo a Parigi , un sogno…. la mattina è un po’ grigia , e con Gilli fuori dalla valigia , andiamo a fare colazione in un Bistrot con le valigie disseminate lungo il marciapiede. Dopo la colazione riprendiamo la macchina e andiamo a vedere la vera Notre Dame de Paris.

Quella vera bellissima , proprio quella di Quasimodo e della corte dei miracoli. Vista da fuori non è così immensa.E’ dentro che ti senti in una FANTASTICA cattedrale gotica , guglie altissime vetrate dai mille colori , gargoil minacciosi e grotteschi. Strani portali uno dei quali con una serie di personaggi che sembrano re tutti allineati e seri tranne una, questo re ha la testa mozzata e la regge nella mano, ancora non sono riuscita a capire chi è e cosa rappresenta. La lettura della cattedrale è difficile disseminata di segnali, indizi, messaggi, avvertimenti del mondo “oscuro”. E’ tenebrosa scura profonda , entro un attimo , ma non riesco a cogliere quello che c’è da vedere. Ci vorrebbe un’intera mattinata.

Certo non faccio fatica ad immaginare come Hugo abbia potuto ambientare in questo posto la sua incredibile storia.

Riprendiamo la macchina e ripartiamo alla scoperta di Parigi.

Passiamo per la Senna , Parigi è tutta bianca bellissima, vedo il Battlemouch, giriamo a sinistra e stupefacente passiamo con la macchina sotto la Tour Effeil. Incredibile non riesco a trattenere la gioia ,un “uao” a pieni polmoni che rimane registrato nella videocamera. La torre di ferro è un oggetto essenziale ma fantastico ed enigmatico. Una misteriosa antenna puntata verso il cielo, un Obelisco moderno , ma intatto nel suo significato magico.

E’ strano il potere che emanano gli oggetti , qualcosa che ci investe e ci coglie in maniera sottile e nascosta, non sempre percettibile , ma sempre presente e costante. Ok fatto ora siamo pronti a lasciare Parigi, la Iside nascosta , la città delle donne mi ha accolta benevolmente abbracciato e restituito al mondo fiduciosa e finalmente tranquilla non lo dimenticherò mai.

Ed ora direzione Alta Normandia, Giverny e Monet ci aspettano.

Arriviamo che sono le 14,00, Giverny è un piccolo villaggio, una piccola perla nella regione dell’Eure, al nostro arrivo è investita da un sole fantastico.

Ci fermiamo a mangiare al ristorantino acchiappa turisti, ma non è male. Ha una bella terrazza esterna con grandi ombrelloni verdi e tantissimi fiori, l’ambiente è rilassante. Mangiamo bene, beviamo un ottimo vino, il cameriere è ombroso, ma simpatico, infondo questa è gente del nord.

A pancia piena ed allegrotti , situazione indispensabile per far digerire a Francesco un tour turistico, arriviamo alla casa di Monet.

La prima impressione è di trovarsi in un quadro vivente. Il giardino, è un tripudio di fiori, colori, profumi , paesaggi. Monet ha costruito la sua modella preferita , la natura. Ha preso questo posto, un terreno con un ruscello e l’ha modificato plasmato. Una squadra di giardinieri hanno seguito la sua visione fantastica. Ed ecco che una casetta di campagna, diventa una casa delle favole immersa in un fantasmagorico caleidoscopio di colori e profumi. Rose, iris, rododendri, felci, gelsomini, fucsie, gerbere, margherite, glicini, tulipani, tutto e di più, profumi che si mischiano e si confondono nella testa. Non dimentico le meravigliose ninfee, adagiate sul laghetto, si dondolano sotto ponticelli giapponesi, è estate non ce ne sono molte e sono forse un po’ sbiadite, ma l’emozione è intensa. Emozione analoga ma del tutto personale nel trovare tra i fiori, un cespuglio di Phiolodelfo, i fior d’angelo della maestra delle elementari di Reggio .

Stare qui è incredibile, Se guardi intensamente la magia è assicurata, entri nei quadri ti sembra di passare fra le pennellate dei colori ad olio , sotto la mano del pittore.

Sono stupefatta per questa creazione , percorro vialetti di bambù , i minuscoli boschetti che fanno ombra al ruscello ,ne esco per arrivare sul ponticello scenografico che si affaccia sul laghetto, è pieno di turisti, ma non me accorgo , sono dentro un quadro non voglio perdere questa occasione. Un solo rimpianto non aver visitato la casa dove l’artista visse dal 1883 al 1926 per 43 anni dipingendo 200 indimenticabili, quadri. Francesco non regge a tanto ed esco a malincuore. Anche se una capatina al negozio di souvenir non me la faccio scappare. Ripartiamo , infondo dobbiamo trovare un posto dove dormire stasera saremo nella Normandia meno addomesticata e selvaggia. Per Francesco che anela alla confusione di Cap, la Normandia è un posto morto dove fa anche un discreto freddo.

A me affascina, il vento del nord soffia fresco e tagliente, la luce è incredibile, cerchiamo un posto sul mare. Lo troviamo all’Ibis di una piccola cittadina in riva all’Oceano. Sono rapita dal posto aspro selvaggio , sono le 21,40 ed il sole è ancora alto sull’orizzonte, con raggi che vanno dal rosa fucsia al violetto, su un mare azzurro e mosso. Saliamo in camera , ora sappiamo che i cani possono entrare, e Gilli fa il suo ingresso trionfale in camera senza passare dalla valigia. La nostra finestra si apre su un panorama fatto di Tramonto , Oceano e tipica abitazione della Normandia. Sono edifici conici con tetto in paglia , una diversificazione di quella irlandese , ma gli elementi sono gli stessi anche se questi sono più magici e spettacolari.

Ancora qui non è stagione estiva , fa freddo , c’è poca gente, l’estate arriverà a metà luglio, e manca un mese. Le abitazioni per me sono un’attrazione , sono bellissime. La cosa divertente è che Francesco pensando che la stanza che ci avevano dato è la casa in riva al mare, ( qualche problema di comprensione con un francese diverso da quello della costa sud al quale siamo abituati) tenta più volte di aprire il cancello della dimora Normanna, quasi scassinandola, accompagnando il tutto da un nutrito calendario gregoriano. Per fortuna dopo ulteriore passaggio alla reception, capisce, ed ora la guardiamo dalla nostra finestra .

E’ tardi dobbiamo trovare da mangiare , ma non resistiamo a fare un giro sulla spiaggia , lunghissima disseminata da boe. Qui c’è la faccenda delle maree , ed in questo periodo è bassa , regalando un’ampia e lunga spiaggia. La sabbia è bagnata ed il vento del nord ci colpisce , fa freddo ma è bellissima. Sono le 22.00 ed andiamo in giro a cercare un posto dove mangiare, inutilmente …..Siamo al nord qui si cena alle 19,00. Troviamo un posto che sta chiudendo e nonostante le nostre richieste ci mandano via. Qui la gente è poco socievole, abituata a cenare presto.

Rimaniamo senza cena non è la prima volta, ma io sono incazzata come tutte le volte. Però sono le 22,30 il sole è tramontato ma è ancora giorno. Torniamo in albergo, a nanna senza cena. Dormita meravigliosa accompagnata dalle onde dell’Oceano e da una luna bellissima. La mattina ci buttiamo sulla colazione, io risalgo in camera e Francesco porta Gilli sulla spiaggia , li vedo dalla finestra sono bellissimi li amo da impazzire , corrono e si rincorrono in un panorama magico. Gilli insegue granchi e paguri che rimasti spiazzati dalla bassa marea cercano di ritrovare l’acqua, Francesco fotografa tutto, ed io dalla finestra riprendo i miei bimbi di nascosto mentre giocano. Preparato tutto mi confondo anche io nel gioco sulla spiaggia, è bello pensare che sto camminando su quello che fra qualche giorno sarà un fondale marino. Le boe che sembrano abbandonate sulla spiaggia presto gallegieranno sull’acqua in un ciclico ritorno del mare.

Si riparte abbiamo tappe forzate , ci aspetta Monts San Michelle.

Dunque noi non siamo normali. Monts San Michelle è un bel posto, romantico , magico, meta di coppie in viaggio di nozze…. ma a noi sembra finto, sarà per l’imbarazzante transumanza di turisti che affollano le strette e tortuose viuzze che salgono, sarà che qui ci sono solo negozi turistici, e che la gente del posto è finta come il posto. Avremmo dovuto seguire le indicazioni della guida e rimanere fino al tramonto quando tutti vanno via e la rocca diventa una piccola isola, isolata ed inespugnabile . Invece sono le 11,00 e c’è il massimo del delirio. Ci affacciamo dalle balconate e cerco di astrarmi dal contesto , di fronte a me ci sono i campi bagnati appena restituiti dalla marea che tornerà a coprire tutto in serata. Ci provo ma niente da fare , scappiamo, rinunciamo a vedere anche la Cattedrale chè so fantastica, non c’è niente da fare non resistiamo. Torniamo alla macchia e ci accorgiamo che l’avevamo lasciata proprio nel posto che da lì a poche ore sarà coperto dal mare. Ecco perché era libero , è molto buffo vedere un cartello che avverte a quale ora devi spostare l’ auto se non vuoi vederla galleggiare .

Ripartiamo è quasi mezzogiorno e come al solito dobbiamo trovare da mangiare e da dormire

In questa parte della Francia, Francesco non riscuote molto successo , si è rapato, porta il giubbotto di pelle , abbiamo una macchina tamarra……Insomma è un problema trovare visi accoglienti e ben disposti. Comunque troviamo da mangiare in un posto incredibile. Si chiama “ Il covo dei pirati” infondo siamo diretti a San Malò…….E’ lungo il mare ed è una specie di casetta anonima. La meraviglia è varcata la soglia, scopri che sei arrivata nel regno del Dio Nettuno. Cesti traboccanti di frutti di mare, crostacei, e pesce crudo. I proprietari hanno l’allevamenti di ostriche, cozze e le barche per andare a pesca. Sono produttori e rifornitori di tutti i ristoranti della zona. In questo piccolo scrigno con € 30,00 puoi prendere un numero indefinito di crostacei,ostriche, soutè di cozze, patatine fritte ( fritte al momento e tante )con una bottiglia di vino bianco a scelta, ghiacciato. Il tutto per due persone.

Rimango abbagliata dalle forme e dai colori delle conchiglie , dai crostacei, ci sono gamberoni reali, scampi, aragoste, gamberetti, tartufi di mare, granchi e altra roba di cui non conosco il nome. Ci mettiamo seduti, l’odore è quello pungente delle reti , del grasso delle barche, del gasolio, e di pesce tanto pesce. Siamo eccitatissimi per la scoperta che abbiamo fatto, questi sono i piaceri quando viaggi senza programmi , senza guida, scopri posti incredibili, eccezionali. In queste occasioni ti senti viaggiatore e non turista.

Rifocillati alla grande ed avvinazzati ancora di più ci dirigiamo verso San Malò. Forzo Francesco lui vorrebbe saltare è ripresa la fregola di arrivare il prima possibile a Cap. Ma io non rinuncio. San Malò era un covo di pirati a cui i reali di Francia concessero il territorio come porto franco e rifugio, per rendere i Pirati gente stanziale. La cosà riuscì ed i pirati si ritirarono a vita privata godendosi i bottini rubati. Il posto è molto carino , circondato da bastioni, si accede attraverso le porte in pietra. Le macchine non possono girare e rimangano fuori in un ampio parcheggio a pagamento. All’interno ci sono una serie di stradine tortuose che portano al molo. Io non resisto ed entro nel primo negozio che trovo meglio non perdere tempo. Infondo sono in Bretagna devo comprare qualcosa . E’ infatti prendo una giacca da barca bellissima , cerata esternamente con dentro il cotone a righe che fa tanto marinaio. Prendo anche altre piccole cose , l’umore di Francesco è sempre più nero, si lamenta del vento forte e fresco , forse troppo fresco .

Ma io continuo, chiaramente non riesco a mangiare o bere nulla ma almeno mi giro San Malò. Attraversando i bastioni si arriva al porto e da lì ad una ampia spiaggia che conduce dopo circa un km. ad un forte che si trova proprio di fronte ai bastioni. All’inizio mi sembra singolare il forte posto infondo alla spiaggia, poi mi accorgo che quella che per me è una semplice spiaggia , in realtà la vedo così solo perché c’è la bassa marea, Di lì a poche ore dove sto camminando ridiventerà mare ed il forte si troverà isolato in mezzo all’acqua. Fantastico ! Qui la faccenda delle maree si può toccare con mano, anzi con il piede, la piccola isoletta formata dal forte, oggi con la bassa marea si può raggiungere a piedi. Io mi butto e vado , Francesco è irritato non gli và e resta a guardare. Chiamo dalla spiaggia Gilli che mi corre incontro impavida, sfidando il vento forte e il mare, meravigliosa.

Insieme giochiamo a ricorrerci, non raggiungo il forte e questo rimarrà un’altro dei grandi rammarichi di questa vacanza. Resto sulla spiaggia con Gilli a fare qualche foto , avrei voluto tanto raggiungere il forte , capisco la fretta , il vento forte e freddo ( io con la mia giacca nuova sto una meraviglia ) ma è un peccato. Mi rimane la foto del Forte adagiato sulla spiaggia con la bandiera francese ed il cartello che consiglia di tornare per tempo se non si vuole passare la notte al forte nell’attesa che ritorni la bassa marea. Con un po’ di rabbia torniamo alla macchina, Francesco è infreddolito ed accetta di fare una capatina per comprare anche lui la giacca bretone. Infondo per tutto il viaggio non abbiamo fatto altro che sentire avvertimenti dal navigatore che ci annunciava “ burrasca”. Effettivamente giugno 2010 sarà ricordato come l’anno dell’alluvione in Francia.

Ci rimettiamo in viaggio puntiamo all’interno della Bretagna verso la foresta di Merlino. Francesco è deciso ad arrivare in serata nei pressi di Broceliande , io sono preoccupata perché incomincia ad essere tardi e come al solito non sappiamo dove mangiare e dove dormire. Questa volta ci viene in aiuto la signorina del navigatore che ci guida in un albergo proprio sopra la foresta. Questa volta dobbiamo fidarci ed adattarci non abbiamo guide e non sappiamo dove andare. L’albergo è strano è in una via interna e tutto sembra meno che un albergo, è una casa su tre piani. Suoniamo al campanello della porta ci viene ad aprire una giovane signora incinta e con un bimbo piccolo, io sono sempre più dubbiosa. Dubbi che vengono fugati quando la signora ci fa vedere una stanza dignitosissima con un grande bagno, non fa neanche storie per il cane in camera. Il tutto € 30 in due + cane con prima colazione inclusa. Il navigatore è stato grande, posto da segnalare per chi vuole andare alla scoperta della foresta di Merlino. Lasciamo le valigie e ritorniamo lungo la strada dove avevamo visto un ristorante molto carino.

In effetti è stupendo, ai piedi del lago ( quello di excalibur). Entriamo in questo posto che in origine doveva essere una locanda di cacciatori. Bellissimo, molto curato, al centro della sala principale troneggia un testone di cinghiale ( quello di Asterix per intenderci, sicuramente in queste foreste ce ne devono essere parecchi) .Qui mangio la più buona terrina di Patè de fuagrà, Francesco non capisce bene il menù e si becca un Piccione cotto nel latte con una mela, non rimane molto contento anche se è di bocca buona e mangia tutto. Io mi prendo una delle ciucche più straordinarie della mia vita, bevendo un rosso della Loira.

La sbronza allenta i miei freni inibitori, dò spettacolo e Francesco si diverte un mondo. Il posto è bellissimo il verde della foresta è brillante, un’ Abbazia si specchia in un morbido e trasparente lago grigio ed azzurro circondato da una foresta con alberi altissimi. Sono le 21,30 di sera e sul lago ci sono ancora gli ultimi raggi di sole. Decidiamo di fare un giretto a piedi lungo il lago, è ancora giorno, pioviccica ed io ho bisogno di smaltire l’alcol.

E’ un posto fiabesco, qui si dice si riuniscono ancora i Druidi . Mettiamo le giacche comprate a San Malò con i cappucci tirati sulla testa , potremmo sembrare anche noi dei sacerdoti druidici, c’è anche Idefix, forse Gilli è più grande del cagnolino di Obelix mai i colori sono gli stessi. Lei è contentissima corre felice, la pioggerellina esalta gli odori e lei ne è entusiasta.

Lungo il bordo del lago sentiamo starnazzare, è una Anatra circondata da 13 piccoli anatroccoli che sguazzano felici dietro la mamma, che non li perde mai di vista. Sono incredibili, i piccolini starnazzano e giocano facendo dei saltelli nell’acqua immergendosi e ritornando subito su. E’ incredibile come queste scene normali , diventano straordinarie per chi vive in un contesto urbano e dove immagini del genere sono solo dei cartoni animati o dei documentari naturalistici. Rimaniamo rapiti da questa scena seguiamo la famigliola . Gilli a questo punto scopre la sua natura di cane da caccia, alza la zampetta allunga il collo e si atteggia da cane da punta. Arriviamo appena in tempo per fermarla prima che si butta nel lago per acchiappare qualche anatroccolo starnazzante. E’ fantastico, è ancora giorno, l’aria è leggera , ferma, la luce del tramonto colora tutto di una luce magica. La mia imbarazzante sbornia si placa, incontriamo seduti a bordo lago una coppia di ragazzi con una bottiglia di vino rosso, festeggiano , si amano.

Sono le 22,30 è ancora giorno, torniamo in albergo dove è tutto aperto portone , porta interna , senza persone a controllare, qui non tocca niente nessuno. Mi addormento e faccio sogni da indovino, l’energia del posto mi conquista, morte-rinascita, fine–inizio tutto si mischia nel sogno che si conclude con una vittoria finale della Vita. La mattina dopo aver fatto colazione in una sala che manco a dirlo si chiama la sala della tavola rotonda. Tutto qui ricorda la vicenda di Merlino e del ciclo Arturiano .Ma ora per capire il posto dove ci troviamo bisogna fare qualche cenno sul mito……

“Una leggenda per sognare..

Merlino, senex tanto amato e ricercato da tutti coloro che non si fermano alle apparenze.

Era figlio del diavolo e di una vergine, combinazione meravigliosa per le opportunità che offre, e utilizzava i suoi poteri a fin di bene: conosceva il passato e il futuro, vedeva ciò che era nascosto, poteva spostarsi a velocità infinita e prendere qualsiasi aspetto.

Né uomo, né dio, ma consigliere, indovino, mago e profeta. Insegnò a re Artù a unire e governare il suo paese; lo spinse a fondare la Tavola Rotonda e a iniziare la ricerca del Sacro Graal. Merlino non fu però mai cortigiano, il suo regno rimase la foresta dove si ritirò per meditare, lavorare e riflettere sul mondo visibile e invisibile. Viviana, istruita sin dall’infanzia nella scienza delle piante e delle stelle, incontrò Merlino a quindici anni e rimase affascinata dal suo sapere e mistero. Ne divenne l’allieva , Merlino la amò e perché erano della stessa natura. Il loro legame fu quello di due innamorati, forse di due amanti, e soprattutto di due iniziati che parlano lo stesso linguaggio. A Comper, nella valle che si apre davanti al castello, Merlino costruì per Viviana un meraviglioso palazzo di cristallo e, per far sì che occhi umani non la disturbassero, ne mascherò l’apparenza con quella di un lago. (!)

L’illusione fu talmente efficace che a tutt’oggi solo pochissimi fortunati riescono a scorgere il castello nel riflesso dell’acqua…

Questo è il lago dove la dama in bianco, Viviana, rapì il figlio della regina Hélène per allevarlo e donarlo al mondo quale il migliore dei cavalieri dellaTavolaRotonda.

Lancillotto, perché di lui si tratta, arrivò alla corte di Artù di bianco vestito, radiosamente bello, con l’aureola della sua infanzia fatata.

Nonostante la giovane età si rivelò essere il migliore dei cavalieri e per sua felicità e disgrazia si innamorò di Ginevra, moglie di Artù.

Viviana aveva liberato il giovane Lancillotto ma voleva per sé Merlino. Per legare a Brocéliande il vagabondo delle foreste e dei corsi d’acqua riuscì a carpirgli le nove frasi dell’incantesimo più potente quello che pone in uno stato di incoscienza e sonno incantato. Merlino aveva capito il desiderio di Viviana e acconsentì per amore di lasciarsi ingannare, Lui il grande ingannatore, sapeva che il tempo della Tavola Rotonda era finito, che Artù sarebbe sparito per secoli, e che la ricerca del Sacro Graal avrebbe cambiato il percorso. Merlino e Viviana sono ancora vivi a Brocéliande, come si può sentire nella dolcezza dell’aria e nel sospiro del vento sull’acqua dello stagno. “ (!)

Questa è la leggenda , la favola, ma il bosco visto ieri sera , sembrava proprio celare il fantastico palazzo voluto da Merlino per la Sua Vivienne.

Dopo colazione partiamo alla ricerca della foresta dove dorme Merlino. Il paesino di riferimento è a pochi minuti dall’albergo si chiama Paimport ( nome anche della foresta).

Francesco ha una piantina presa in albergo che dovrebbe aiutarci a trovare facilmente il posto di Merlino. Arriviamo al punto di partenza da dove si snoda il percorso che si inoltra nella foresta .E’ qui toppiamo giriamo intorno per quasi 4km, senza trovare niente, se non delle indicazioni su massi che non portano a nulla se non indietro al punto di partenza.

Sono irritata, ma proprio quando pensiamo di non riuscire a trovare il posto ci viene in aiuto una scolaresca appena arrivata con un pullman, mi piace immaginare questi ragazzi come degli iniziati che inteneriti dalla nostra goffaggine ci portano a scoprire i segreti di Merlino. Infondo un percorso iniziatico richiede qualche aiuto, ci sembra di sapere tutto ci fidiamo della nostra mente , delle nostre conoscenze, per poi scoprire che il percorso era semplicissimo e richiedeva solo purezza di cuore e semplicità.

Noi con la nostra guida pensavamo di scoprire tutto , ed abbiamo girato inutilmente , mentre seguendo i ragazzi scopriamo che Merlino riposa a pochi passi dietro una curva…. a 5 minuti. Forse girare per 4 km era una prova che dovevamo affrontare per trovare i due Megaliti posti al centro di un cerchio di pietre. Ci mettiamo in un angolo e ci gustiamo la scena , la professoressa fa lezione , capiamo poco ma è bello. Dopo la lezione , l’insegnate invita i ragazzi ( avranno 16 anni) a lasciare un dono della foresta ,una foglia un fiore, sulla tomba di Merlino.

E’ un gesto d’amore commovente e profondo, i ragazzi creano un legame con questo Mago , vanno in giro e tornano con piccoli fiorellini , foglie lucenti e le adagiano con attenzione e partecipazione sui megaliti, salutando Merlino. Grazie ragazzi, giovani indovini e maestri ci avete guidati, indicato la strada, avervi seguito lasciando la nostra mappa e le nostre certezze di adulti, è stato un atto di umiltà profondo e ripagato. Così come sono arrivati i ragazzi spariscono dietro la curva , raccolgo anche io dei fiori e li metto sopra i due menhir.

Ormai il posto ci ha accolto, ci ha accettato ed è pronto a svelarci i suoi segreti e le sue magie. Facendo un piccolo tratto Francesco trova la fonte dell’eterna giovinezza, dove Merlino incontrò Vivienne mentre prendeva l’ acqua. E’ Uno stagno dove l’acqua è fresca e pulita. Francesco in quei gesti d’amore che lo rendono unico ed impareggiabile, ne raccoglie un po’ nella conca della mano e mi bagna la fronte .Il suo gesto di tenerezza mi rimarrà nel cuore per il resto della vita.

Quest’anno ho 50 anni, sono spesso preda della depressione e di paure . Lavare la fronte con l’acqua dell’eterna giovinezza , donata dal proprio uomo è un gioiello prezioso da sfoggiare al mondo.

Rinfrancata giro dietro la fontana e scopro un luogo di rito recente, ci sono colonnine di pietre messe in un precario equilibrio l’una sull’ altra. Un equilibrio inspiegabile. Questi piccoli obelischi alti una ventina di centimetri sfidano tutto e tutti. La stessa cosa l’avevamo vista allo Scilliar , nel bosco delle streghe in Trentino.

Eravamo rimasti impressionati e lo siamo anche qui. Faccio anche io il mio obelisco , niente a che vedere con quello che prepara Francesco , autentico stregone, più grande del mio si differenzia da tutti, ha al centro un bastoncino, un Priapo al centro di tutto, novello Dio del sesso e della prosperità. Come il sogno fatto la notte prima passo dalla morte che è infondo è solo un sonno, un dormire per poi tornare più splendente e giovane che mai alla vita. Le colonnine di pietre rappresentano un dono, il mio dono è Francesco.

Rinata , torno sui miei passi e trovo 3 bei fiori , non resisto torno a ringraziare e salutare Merlino prima di partire. Questo posto magico crea un magico legame con il nostro viaggio a Stonege, infondo una delle leggende del circolo di pietra parla anche di Merlino!

Ripartiamo, Agde chiama, e Francesco mi fa notare che siamo un po’ ritardo sulla tabella di marcia.

Mi addormento in macchina e mi sveglio dopo due ore in un posto completamente diverso , come se fossi dall’altra parte del mondo, abbiamo lasciato la Bretagna e siamo sulla costa atlantica, ancora vestita da elfo con stivaletti, leggins e maglione mi ritrovo su una duna di sabbia.

E’ la Dune de Pilat la più alta d’Europa. Sono confusa e sballottata, da una foresta incantata mi ritrovo a scalare un’autentica Duna del deserto. E’ altissima , arrivati in cima si vede l’oceano maestoso e blu indaco, immenso e profumato. Dalla cima i pini in basso sembrano grandi come fiammiferi, che posto incredibile. Questa montagna di sabbia dà le vertigini ed anche se l’accesso è facilitato da una scala.

Scopro che questa duna ha 4000 anni , non è stata sempre così alta, è partita da pochi centimetri, ed è destinata a scomparire per poi riformarsi da un’altra parte, tutto questo sempre per il discorso delle maree, Caducità e cambiamento, ma sempre rinascita , continua l’insegnamento di questo viaggio. Scendiamo a piedi sul crinale della duna, è fantastico camminare sulla sabbia , si potrebbe scivolare , la sabbia entra dappertutto , affondi e con difficoltà continui a scendere. Gilli ha i suoi problemi affonda quasi completamente, ha il naso pieno di sabbia.

Una volta tornati in basso appena in tempo, sta per chiudere il cancello d’ingresso, ripartiamo , il mio Priapo ha fretta. Arriviamo in serata a Bounnè, una cittadina carina sull’Atlantico attraversata da un fiume , che meriterebbe un giro ma non c’è tempo. Troviamo il solito IBIS, dove questa volta si può anche cenare ed anche bene senza problemi di chiusura, ceniamo alle 22,00. Dormiamo benissimo , e dopo una ricca colazione ripartiamo in direzione Andorra, attraversiamo Biarritz , dove non possiamo fermarci e ci dirigiamo verso la nostra meta passando questa volta dalla Spagna , deviazione che ci consente di fare un giretto all’inizio del cammino di Santiago.

Arriviamo a Pied de Port ultima città della Francia, dove trovo la Porta di Spagna , luogo da cui partivano e partono tutt’ora i pellegrini di Santiago un viaggio che vorrei tanto fare. Qui puoi prendere la carta del viaggio, qui sarà messo il primo timbro, sul documento che accompagnerà il pellegrino, ad ogni sosta riceverà un timbro fino ad arrivare a Santiago dove presentando la carta riceveranno un attestato che riconoscerà la validità e la correttezza del viaggio. Il paesino è quello di montagna, fa fresco e piove, le case sono di pietra nera è un po’ tetro, ma si addice per chi deve intraprendere un viaggio di ricerca ed espiazione. Mentre cammino mi viene in mente il libro di Cohelio , sento le atmosfere del libro e dò colore e profumo alle parole del libro. Compro qualche ricordo, il paesino è famoso per la confezione delle espadrillas, ogni negozietto ha le famose tele coloratissime, e ti confezionano su misura le scarpe. Chiaramente non resisto le espadrillas sono state le scarpe della mia giovinezza e continuano ad essere le mie preferite d’estate. Per me non è estate senza le mie scarpe di pezza colorata.

Camminiamo attraverso la porta d’ingresso ed un gatto nero ci attraversa la strada rovinando la giornata a Francesco. Con la macchina seguiamo i cartelli del cammino lungo la strada, sono rappresentati da una Stella gialla stilizzata su un fondo blu.Seguendo le indicazioni arriviamo al passo di Roncisvalle, siamo in Spagna. Qui troviamo un passo di montagna con una locanda ed un cartello che indica 790 Km per Santiago. Vediamo i novelli pellegrini con zaini , bastoni, c’è anche un gruppo di ciclisti che prima di partire si fa una foto sotto il cartello. Una giapponese ci chiede informazioni, e prosegue il suo viaggio a piedi.

Qui i Pirenei sono bellissimi, fare questo piccolo pezzo di cammino in macchina è comunque per me un’emozione, cerco di proseguire il più possibile, e così qualche tappa la facciamo anche noi, riusciamo a spingerci fino a Pamplona.

Il panorama qui è completamente diverso, man mano che scendiamo dai Pirenei troviamo ampie distese piatte e brulle, senza alberi.

Arriviamo a Pamplona, e parte lo psicodramma per il parcheggio. La macchina è grande e Francesco non ha ancora piena dimestichezza, avevamo già vissuto il dramma nel garage a Parigi, ma qui è pure peggio. Francesco è stanco e non vorrebbe proprio fermarsi, ha fretta. A dire il vero la città è caotica solo per fare una rotatoria ci mettiamo 15 minuti. Alla fine Francesco si ferma su angolo vicino la Plaza de Toro, lui resta in macchina e fa scendere me. Mi dà un quarto d’ora per dare un occhiata.

Contrariata per non dire altro imbocco la via delle Taberne, e scopro che sono proprio nella via dove si corre la festa di San Firmino. E scioccante pensare quanto è angusta e stretta , un’autentica follia correre con dietro tori scatenati che ti inseguono, ma qui siamo in spagna coraggio, follia, onore dignità sono valori incrollabili e poi siamo nei paesi baschi spagnoli , non è difficile capire perché sono separatisti.

Mi incammino nella via con l’occhio all’orologio , ci sono negozi di souvenir molto divertenti con una merciandising incredibile sulla festa, gli oggetti sono divertenti e i prezzi molto abbordabili . E poi tante tante taberne , è l’ora di pranzo e con un bicchiere di vino hai la possibilità di assaggiare tutta una serie di stuzzichini, mi ricorda S. Ander dove abbiamo praticamente pranzato 4 giorni in questo modo. Francesco non può perdere tutto questo a costo di litigare lo devo convincere.

Torno indietro e lo obbligo a seguirmi , lasciamo le 4 frecce accese e ci avventuriamo , infondo qui siamo in spagna , è quasi l’ora della siesta , saranno sicuramente molto più disponibili ed accondiscendenti. Ci fermiamo alla prima taberna , rispolvero il mio spagnolo da viaggio ed ordino due bicchieri di Vino Tinto. La bevuta ci dà diritto a 4 tortine . Scegliamo le più colorate e rimpinzate di roba, così mangiamo di più. Andiamo a mangiare fuori appoggiati alle botti che sono lungo il corso. Sono tutte ottime , una di queste tortine rustiche ci colpisce più delle altre , attorno ad un peperone ci sono arrotolati dei vermi bianchi tipo lombrichi. Non ci posso credere provo a pensare che mi sto sbagliando , forse è verdura o tuberi….No sono proprio vermi . sono morbidi sottili ed anche saporiti.

Ormai è fatta , Francesco ha avuto la Sua vendetta, ma li mangia anche lui , ad essere sinceri è più faticoso a raccontarlo che a mangiarli! Infondo il bello del viaggio sono proprio queste nuove esperienze ed io e Francesco non ce ne priviamo mai.

Francesco risale in macchina , io vado a fare un ultima foto alla Plaza de Toro, dove ci sono dei bellissimi palazzi, peccato andare , ma Andorra ci aspetta.

Arriviamo in serata, è la prima volta che arriviamo ad Andorra dal versante spagnolo, negli anni precedenti eravamo arrivati dal versante francese. Qui è pianura, mentre solchiamo la strada piatta , penso a come è divertente trovare culture lingue diverse lunga una linea di confine , divertente anche ascoltare la radio che da un momento all’altro parla prima in spagnolo e poi in un misto spagnolo- francese.

Arrivati andiamo al solito IBIS. Ci danno una stanza enorme e bellissima. Gilli ormai è una veterana di alberghi entra con passo sicuro e coda alzata come se non avesse fatto altro nella vita, s’infila senza problemi in ascensore , ci guarda e aspetta che le porte si chiudono per salire. Sistemiamo i bagagli ed usciamo, sappiamo dove andare a mangiare , da MAMMA MARIA. Si mangia bene ed hanno un ottima birra fanno anche entrare Gilli senza problemi. L’aria è fresca si sente che siamo in montagna, facciamo una passeggiatina con i negozi chiusi sembra sempre di più un outlet a cielo aperto.

La mattina dopo aver fatto colazione , pagato e caricato i bagagli partiamo per l’unico motivo per cui siamo qui …..Comprare le sigarette franco dogana. Francesco ne compra un’enormità , ogni anno che passa ne prende sempre di più, io mi limito ad una crema ed un profumo. Sarà sicuramente molto conveniente ma non me la sento di spendere una fortuna in borse che comunque non comprerei neanche a Roma. Ripartiamo con una nebbia orrenda, ed incomincia l’ansia per la dogana. Passiamo indenni c’è troppa nebbia non ci fermano. Ma qui commettiamo un errore , Francesco decide di prendere una nuova strada, questa scelta ci sarà fatale .

Senza che ce ne accorgiamo ci riporta indietro in un grosso tunnel e nei pressi di Perpignan troviamo la dogana che ci ferma. Il ricordo è orribile ho ancora nelle orecchie lo “ Uh Uh Uh “ di scherno e gioia della doganiera che scopre le sigarette nel cofano. Ci prendano per trafficanti e ci smontano tutti i bagagli , vedo volare vestiti, scarpe, mutande, panni sporchi, vini, un incubo.

Un doganiere viene anche da me che rimango raggelata sul sedile e mi fa leggere uno stampato dove mi chiede se ho qualcosa da dichiarare ,mi chiede anche di aprire il portafoglio , vuole vedere quanti soldi ho. Non crede che non ho nulla , ma è così. Francesco inutilmente cerca di dire che le sigarette sono solo per lui, il doganiere capo gli dice che se rivuole le sigarette dobbiamo pagare 1000 euro tra prezzo , multa e tasse. Chiaramente le lasciamo, e ripartiamo con un bel danno economico , Francesco ha speso quasi 500 euro ad Andorra , aveva una quantità di sigarette bastevole per un anno! La rabbia è enorme , vediamo ripartire la camionetta della DUANE con le nostre sigarette, hanno sicuramente fatto un bel colpo.

Cerco di consolare Francesco che è furioso, se la prende con tutti i santi, promette di rubare qualsiasi cosa in Francia per rifarsi del danno e giura che non tornerà più ad Andorra. Se la prende anche con il gatto nero del giorno prima responsabile a suo dire della sfiga. E’ quasi tentato di tornare a casa per Lui la vacanza è finita. Lo lascio decantare, mi metto a dormire, arriviamo quindi a Cap D’Agde nel pomeriggio , dove fa freddo. Dovremo aspettare qualche giorno prima di andare sulla spiaggia. Ci rendiamo conto che giugno non è un bel mese per venire qui. Ma per Francesco questo posto è un toccasana lo adora, la libertà la trasgressione sono superiori a qualsiasi contrattempo. Qui ci fermeremo una settimana.

Questa vacanza è stata speciale , un viaggio bellissimo alla scoperta della Francia, che abbiamo visto in tutti i suoi aspetti, e a parte la vicenda della sigarette ( ma avevano poco da recriminare infondo stavamo eludendo le tasse) abbiamo trovato i francesi disponibili e inaspettatamente simpatici. I posti che abbiamo visto sono belli e diversissimi tra loro.

Questi viaggi sono quelli che mi piacciano di più , mi piace prendere una nazione e girarla senza problemi senza programmi , pronti a cogliere tutto . Così avevamo fatto con L’Irlanda, La Danimarca, Olanda, Ungheria, Austria, Germania, parte della Spagna. La macchina è un valore aggiunto ti rende libero, ti fa cogliere ed apprezzare luoghi che diversamente non vedresti, è un rifugio ed un tappeto volante, una stiva da caricare, un letto dove dormire, un posto dove mangiare, nasconderti e riposarti , è la Tua casa in viaggio per il mondo.

La Francia è dolce come dice la canzone, una dolcezza fatta di sapori vellutati, di colori pastello, morbidi, di profumi freschi e inebrianti, ti avvolge e ti accarezza con discrezione, si fa desiderare….. per poi toccarti nel profondo del cuore.

Susanna

Giugno 2010

p.s. dedicato a chi mi vuole bene , e non per merito mio , sono tanti………..

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