Dordogna e non solo: quattro giorni di bellezza
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Prima di descrivere il breve viaggio alcune considerazioni pratiche:
- Il caldo del primo pomeriggio puo’ essere un ostacolo alle visite dei paesi, per cui vi consigliamo di organizzare qualche ora di siesta dalle 13 in poi: i fiumi offrono anse e spiagge all’ombra, attrezzate e no per fermarsi un po’ e i giardini, anche se non cosi’ assiduamente presenti, sono un’ottima alternativa.
- E’ utile trovare un calendario aggiornato della presenza di mercati locali nei paesi da visitare sia per gli acquisti sia per poter apprezzare la visione di piazze e vie sgombre da bancarelle.
- La vita del fiume è molto attraente e il consiglio è di inserirla nel tour, affittando canoe, tenendosi pronti per un bagno, sfruttando le anse e le spiagge. Io avrei scosso la testa, leggendo questo prima della partenza, in realtà la Dordogna è un fiume amabilissimo e per questo godibile.
- Il prezzo del pieno è decisamente conveniente nei pressi di supermercati e affin
lunedì 22
Partiamo il 22 agosto da Torino, passando da Demonte -paese montano interessante- e raggiungendo La Barcellonette. Memori di un viaggio passato e decisi a percorrere il Col d’Allos , ci dirigiamo invece verso Seyne le Bain, sbagliando rotta.
La strada si rivela magari meno selvaggia ma piu’ dolce nelle curve e considerato che la nostra auto avrà poi problemi, è una buona scelta involontaria. A Sayne acquistiamo l’occorrente per panini, da mangiare a Digne, paese successivo, in uno dei tanti giardini perfetti della zona, presenti anche in paesini anonimi, ma all’ombra, con panchine e acqua fresca.
Tralascio il problema auto non da poco, risolto a Memosque dopo 4 tentativi andati a buca, seppur con gentilezza. Il primo giorno scivola senza grandi attrazioni fino ad Ales, in autostrada, per un tratto da 12 euro. dove soggiorniamo in un hotel Ibis di buona qualità e ceniamo in un ristorante consigliato dal gestore, l’Assiette Alesienne, dove iniziamo ad assaporare qualcosa della cucina francese: ravioli di pesce, bruschette con pate’, dolci tipici. Litighiamo, di notte, con il piumone, caratteristica Ibis non sempre adeguata al clima.
Martedì 23
Iniziamo il vero tour, ma scegliamo di non dirigerci direttamente in Dordogna. Visitiamo Florac, il nome ci ispira: è un piccolo paese che ti accoglie con un ponte di ferro color fucsia e numerosi negozietti. E’ la base delle numerosi escursioni possibili in zona ed è centro di un certo artigianato di qualità. Oltre ai viveri, compriamo un’anatra -simbolo di questa zona- fatta con radici di bambu’, che viaggerà con noi per tutta la Dordogna. Proseguiamo costeggiando il Tarn e le sue famose gordes, fermandoci in un piccolo spiazzo dove non si puo’ resistere a fotografare una piccola borgata di case arroccate su rocce a picco, sul fiume. Questa foto è presente in diverse guide turistiche: diverse canoe colorate sono appoggiate alla sabbia, e dalla parte opposta alle case, due cavalli vagano in libertà. Uno scatto tira l’altro, il sole forte impedisce la rappresentazione della luce bellissima di questo momento e pensiamo che non sia l’unico angolo panoramico delle gordes. Infatti, proseguendo, troviamo St. Chely du Tarn: la svolta a sinistra è improvvisa e ripida, ma l’alto ponte puo’ essere un buon punto di riferimento. Questa spiaggia è altamente consigliata, perchè vissuta da turisti e locali che nuotano, si rinfrescano ad una doccia naturale causata da una cascata che s’infrange su una roccia, e mangiano a tavolini all’ombra. Infatti, credo di non dare informazioni sbagliate dicendo che un’associazione – Eden- mantiene il luogo pulito, al costo di un euro a persona, cifra che viene poi scontata nel centro di ristoro appena sopra, consumando qualsiasi cibo o bevanda. Inoltre, permette l’uso di una toilette, problema da non sottovalutare. Godendoci il fresco e l’allegria dell’atmosfera, è d’obbligo una riflessione su come basti poco per mantenere pulito un piccolo angolo cosi’ bello, con l’aiuto di volontari e associazioni. Dopo un caffe’, siamo decisi a recarci al Viaduc de Millau, al termine della strada che costeggia le gordes e si inerpica per il parco : non spendo parole su questa opera architettonica, che guide turistiche descrivono molto meglio di me. Purtroppo, noi non siamo riusciti ad attraversarlo perchè le indicazioni non sono cosi’ chiare, per cui ecco una precisazione necessaria: da Millau centro verso nord sulla D911, si svolta poi in direzione sud sull’autostrada A75. Una volta attraversato il ponte, si svolta all’uscita 46 e si torna verso Millau facendo un anello con la D999 e la D992 che passa sotto e offre una bella vista. Spero così di permettere a qualcuno di riuscirci!
Indubbiamente un po’ delusi, ma non così tanto da fare retromarcia e tornare, continuiamo a seguire la tabella di marcia che ci porta a Figeac, nel Lot. Parcheggiamo lungo il fiume e notiamo l’Hotel Des Bains, nome già notato su qualche guida. (rue de Griffoul,1 – www.hoteldesbains.fr). Questa sistemazione da due stelle è vicina al centro, sul fiume, dignitosa nel suo essere, non troppo rumorosa pur essendo su una statale, ed è quindi consigliabile. Ci immergiamo in questo paese medioevale, dove abbiamo la prima considerazione per cui i paesi storici della zona sono comunque normalmente vissuti, per cui sotto arcate antiche si trovano negozi rinomati e le auto sfiorano con attenzione i turisti: puo’ sembrare un sacrilegio, ma in realtà pulizia e rispetto resistono. Mangiamo presso la pizzeria Del Portel: chi ci serve non è esattamente gentile come uno si aspetterebbe, ma il cibo è buono e, per noi, troppo abbondante, con una insalatiera piena di moules (dose per una persona), un’insalata Grimaldi enorme (da mangiare almeno in due) e camambert pane’ con frites. Cerchiamo di reagire al tutto con un caffè bevuto lungo il fiume, e anche qui la cordialità non è esagerata. Senza dilungarmi sulla cosa, la stessa riservatezza un po’ ostica e non consona a un gestore di ristorante/hotel sarà presente in diverse occasioni, rovinando un po’ quell’idea di bellezza che uno si porta a casa visitando la zona: non volevo credere ai vari commenti letti qui e la’, che confermavano quanto qui scritto, ma in Dordogna puo’ capitare di non ricevere molto calore e neanche un’esagerata gentilezza. Un atteggiamento essenziale che viene compensato dall’ottima pulizia, dai costi onesti e soprattutto dalla bellezza dei posti.
Tuttavia, anche il gestore dell’hotel ha lo stesso atteggiamento, quando lo salutiamo per partire e dirigerci a Rocamadour, senza prima aver fatto colazione nella piazza principale, alle calde luci del primo mattino e nell’assenza di auto e turisti, il che rende questa cittadina ancora piu’ bella.
Mercoledì 24
Arrivati a Rocamadour, parcheggiamo alla base del paese senza costi e all’ombra, E’ uno spazio non controllato, all’inizio della scalinata che porta alla via principale. Percorriamo la Rue, compriamo i primi doni, e iniziamo la salita per il santuario, che non risulta terribile come tanti descrivono. Si sente una certa spiritualità, diversi volontari accolgono le persone senza insistenza offrendo acqua fresca in cambio di un’offerta. Dal santuario inizia la camminata della Via Crucis, venti minuti di salita graduale assolutamente fattibile, con la possibilità di bere alla fontana della meta: la vista è particolare, scendendo si coglie bene il paese che si inerpica, tutto raccolto, con i tetti di ardesia e il bosco di sfondo. Lasciamo Rocamadour per dirigerci verso uno dei diversi paesi nelle vicinanze, Martel: sono tanti i centri indicati dalle guide e dai followers di TPC, con diversi giudizi, per cui si va un po’ a sensazione e a vicinanza nel tragitto… Un parcheggio fortuito all’ombra del viale alberato ci permette di visitare rapidamente questo bel villaggio (come già segnalato, il caldo è forte ed è una caratteristica del posto. Molto caldo nelle prime ore del pomeriggio, molto fresco alla sera, notte e primo mattino.)
Incontriamo il primo mercato tipico che sarà il piu’ bello: non è grande, ma ben fornito e protetto dalla famosa tettoia di legno che si merita una serie di fotografie. Acquistiamo due prosciutti profumati da regalare e una serie di pacchetti di noci caramellate buonissime nonché frutta e altro per il pranzo. Già, è ora di addentare un panino, ma dove? Ancora con la mente alle gordes, cerchiamo invano un posticino , direzione Sarat, ma dopo una mezz’ora di ricerca decidiamo di mangiare sulle rive del fiume, ma in piedi, per restare all’ombra nelle ore di calicule, come dicono i francesi. Mentre consumiamo il nostro frugale pranzo, scomodi, guardiamo intere famiglie arrivare e sistemarsi al sole, in spiaggia, pronte per immergersi nell’acqua fresca e notiamo un centro canoe, al fondo della strada sterrata. Perchè no? L’indicazione ci dice che ci troviamo al Canoe Kayak Club, Carlux, base de Limejouls. Con gentilezza e rassicurazione (soprattutto per me), per 11 euro veniamo forniti di canoa a due posti e giubbotto salvavita, nonché un bidone di plastica per i nostri oggetti. Un furgoncino porta noi e altri 8 a Souillac e da questo villaggio in due ore di vogavoga torniamo alla base: il caldo diventa sopportabile con il fresco del fiume e dell’aria, il paesaggio è gradevole, acqua trasparente e boschi e verde, la corrente dolce ci spinge alla meta. Ci divertiamo a sfidare virtualmente altri canoisti piu’ o meno al nostro livello e arriviamo alle 18.15 ovviamente bagnati, ma totalmente soddisfatti. Ci cambiamo i vestiti open air, anche se il centro offre eventualmente una toilette, ma la gente arrivata, in attesa, è molta per cui acceleriamo il momento e partiamo con direzione La Roque Gageac, alla ricerca di un hotel/b&b. Lo troviamo per caso lungo la strada che da Vitrac porta al suddetto villaggio o Domme. L’hotel è “Le Perigord” (www.hotelleperigord.eu), ed è da consigliare per posizione strategica, pulizia e organizzazione, costo adeguato e… piscina. I gestori sono italiani, tuttavia non aspettatevi il calore immaginato nell’accorgliervi: anche qui la cortesia puramente formale non guasta il valido servizio che questa struttura puo’ dare, dalla possibilità di fermarsi in giardino con birra fresca e ombra all’uso della bella piscina nelle ore centrali. Ceniamo a La Roque Gageac, un villaggio mignon con presenza di ricordi preistorici e un insieme armonioso di case. Al tramonto, come al mattino presto, la luce migliora la visione delle case color miele, del fiume che scorre e lento con gli ultimi caparbi canoisti. Il ricordo del film “Chocolat” affiora dolcemente, ma la fame si fa sentire, mangeremo al “Le Patio”: insalata con noci , porc alle erbe e torta di noci, of course. Seduti sul muretto dell’unica strada principale, guardiamo ancora il fiume e ci fermiamo davanti a un piazzale con diversi giocatori di petanque impegnati a “bocciare”: è un momento tipicamente francese, nell’aria fresca della sera. Torniamo all’hotel presto, raccogliamo le forze.
Giovedì 25
Dopo aver lottato nuovamente con il piumone, saliamo a Domme, a pochi km dall’hotel. Nonostante siano le 9, il paese dorme ancora. Alcuni turisti vagano alla ricerca di un cafè e il gestore dell’unico bar aperto si irrita decisamente di fronte alla nostra richiesta di volere un caffè con croissant, portandoci solo la bevanda poiché la boulangerie non è ancora aperta, e il tono sottointende il suo pensiero (che razza di richiesta è mai questa). Tuttavia il costo è stato di 7 euro, nonostante la poca organizzazione. Per cui, abbiamo acquistato due pain au chocolat direttamente dal negozio, sbocconcellati guardando le bancarelle dell’immancabile mercato, che si stava via via formando nella piazza del paese, con una giusta gradevole calma. Da Domme il panorama è unico, con vista sul fiume e sui campi di girasole e il verde circostante. Il nostro hotel si fa notare, con l’azzurro della piscina. Concluso il piccolo giro del paese, partiamo per Beynac et Cazenac. Oggi è una giornata molto calda, ogni quotidiano francese, nei titoli principali avverte che è presente una forte anomala canicule. Posteggiamo l’auto lungo la strada sottostante, e iniziamo la salita verso il castello, decisamente ripida. Alcuni negozietti iniziali attraggono i numerosi turisti e poi la strada si inerpica tra case tipiche, ben mantenute, vicoli di ciottolato, tetti di ardesia creati con cura: qualche sosta è di obbligo e permette di vedere il panorama costellato di altri castelli imponenti, e il fiume. Anziani e genitori con passeggini faticano a salire, fino alla cima. Realmente immersi nel caldo, decidiamo di non visitare il castello e di rinunciare ai diversi giardini turistici della zona, preferendo la natura selvaggia dei boschi e la semplicità dei paesi alle aiuole trattate come merletti, che possiamo trovare anche a Torino. Di conseguenza, ci rechiamo a Monpazier, a 25 km da Beynac, poiché in una cartolina avevamo scorto una piazza spagnoleggiante molto bella. Ahimè, invece ci immergiamo nuovamente in un mercato e quindi venditori e bancarelle ovunque, e saluti al porticato antico. Compriamo due grandi borse di vimini da regalare e torniamo alla base, passando per Belves e Saint Laurent e percorrendo una strada in piena campagna sotto un sole cocente. Alle 14 siamo a Vitrac port, lungo fiume, con i nostri viveri e l’atmosfera tipica della spiaggia, coinvolgente e allegra, ma il caldo è troppo, siamo a 40 gradi e cosi’ la visione della piscina si fa chiara e netta. Torniamo al Perigord, trovando una stanza fresca e una piscina perfetta, e facciamo scivolare il pomeriggio fino alle 18, meta Sarat la Caneda. Questa è sicuramente una città piu’grande dei paesi visitati finora, e il lato commerciale soffoca un po’ la bellezza dei palazzi presenti, forse i piu’ interessanti tra tutti. Mangiamo presto per paura delle orde di turisti che affollano locali e negozi – un’omelette in piazza e via – e visitiamo il borgo antico, ma ironicamente non potevamo perderci il mercato serale del giovedi’ , che non è raccolto come negli altri centi, ma scorre per tutta la via principale. Il caldo che non vuole sparire ci fa ritornare con anticipo all’hotel. Ultima sera, ultima birra al fresco del giardino. Domani si parte.
VENERDì 26
Poco da dire sul viaggio del ritorno. All’alba freschissima (11 gradi), salutiamo Domme illuminata e partiamo, fermandoci a Gourdon per una colazione. Seguiamo la A20, Tolosa, Carcasson, Montpellier, Nimis. La nostra tappa di stacco è stata Arles, per un pranzo e una visita veloce, un pieno al supermarchè e via verso casa, con il pensiero all’ottima organizzazione stradale francese, con indicazioni perfette e soste lungo la strada molto frequenti, con ombra e toilette.
Questa rapida visita alla zona ci spinge sicuramente a tornarci, per godere nuovamente di paesaggi e vita all’aperto: pensiamo già di unire alla Dordogna il Lot, da noi trascurato ma altrettanto bello, una visita a Bordeaux e magari una scappatina all’Oceano… quindi, a presto.