Dolce Juanita di la mummia dell’Ampato

DOLCE JUANITA L’otto settembre del 1995, l’antropologo Johan Reinhard, dopo quindici anni di studi e ricerche, s’imbatté in Juanita, la mummia di una bella ragazzina sacrificata sul vulcano Ampato. L’Apu (località sacra) Ampato, alto 6.380 metri, fu il luogo dove la giovane Juanita riposò per cinquecento anni, fino a quando l’eruzione...
Scritto da: Gabriele Poli 1
dolce juanita di la mummia dell'ampato
Partenza il: 18/07/2003
Ritorno il: 18/07/2003
Viaggiatori: da solo
Spesa: 500 €
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DOLCE JUANITA L’otto settembre del 1995, l’antropologo Johan Reinhard, dopo quindici anni di studi e ricerche, s’imbatté in Juanita, la mummia di una bella ragazzina sacrificata sul vulcano Ampato. L’Apu (località sacra) Ampato, alto 6.380 metri, fu il luogo dove la giovane Juanita riposò per cinquecento anni, fino a quando l’eruzione del vicino vulcano Sabancaya permise la sua scoperta. Juanita era una ragazza inca di tredici o quattordici anni, destinata sin dalla più tenera età alla Casa delle Vergini, la Acclahuasi, dove sarebbe cresciuta apprendendo l’arte tessile, della preparazione degli abiti e della chicha (birra di mais) per l’Inca, rendendo omaggio a Inti, il dio Sole. In occasione di grandi festeggiamenti per ringraziare le divinità o in epoche di carestia, gli inca organizzavano cerimonie con sacrifici di animali e umani, nei casi più gravi o in occasioni speciali. Alcuni di questi sacrifici venivano consumati nella grande piazza di Qosqo -la capitale- chiamata Haucaypata, mentre altri avvenivano nei diversi templi o luoghi sacri dell’impero. Dal Coricancha, il tempio del sole, s’irradiavano all’intorno 40 o 41 linee immaginarie, chiamate ceques, dei veri e propri raggi che si espandevano per tutto l’impero. I primi nove si dirigevano verso l’Antisuyo, il quarto orientale del regno, i successivi verso il Chinchaysuyo, a nord ovest, altri nove al Collasuyo, a sud est, e gli ultimi tredici –secondo alcuni studiosi erano quattordici- al Kuntisuyo, in direzione sud ovest. Lungo ognuno di questi raggi sorgevano le huacas, piccoli templi naturali (sorgenti, monti, rocce) o edificati dall’uomo e gli Apu, le divinità identificate con i monti più alti, i vulcani e i fiumi. Al termine della grande festa nella piazza di Qosqo, le carovane di pellegrini riprendevano la via di casa seguendo i raggi del sole. Recavano con sé ciò che rimaneva delle offerte portate alla capitale e numerosi fanciulli e animali da sacrificare in ciascuno dei luoghi sacri incontrati lungo il cammino. Uno di questi era l’Apu Ampato. Nella piazza di Haucaypata, Juanita, con altri suoi coetanei, fu ricevuta dall’imperatore in persona e da questi benedetta. La fanciulla sapeva che il suo era un destino di gloria, perché a lei e ai suoi piccoli compagni era affidato il compito di recare a Inti, il re Sole, il messaggio accorato del popolo; da lei sarebbe dipeso il futuro raccolto, la protezione dalle epidemie, il benessere di tutto l’impero. Accompagnata da un lungo corteo, la bimba s’incamminò orgogliosa verso il proprio destino di luce, conscia della sorte che l’attendeva, ma per nulla timorosa, anzi impaziente di raggiungere la divinità. Salire lungo le impervie pareti dell’Ampato, vestita solo di sandali e abiti di tessuto, non fu certo facile, ma il richiamo della missione in cui credeva era più forte di qualsiasi avversità.Giunse in cima alla vetta assieme ai sacerdoti, sorbì con gioia la mistura di droga preparata per lei e si addormentò un momento prima che un preciso colpo di clava all’arcata sopraccigliare l’iniziasse al lungo viaggio senza ritorno. La sua mummia ora giace all’interno di una teca di vetro, conservata ad una temperatura di circa –20°C, nella semioscurità. Non è possibile fotografare il suo volto e solo un permesso speciale ci ha consentito di proporre le sue immagini offuscate. Studiosi dell’Università Cattolica di Arequipa stanno portando a termine ricerche mitocondriali del DNA, per arrivare a conoscere di Juanita lo stato di salute, le malattie contratte durante l’infanzia e molte altre informazioni utili. Juanita riposa nel Museo Santuarios Andinos, in Santa Catalina 210, ad Arequipa, proprio di fronte all’entrata del famoso convento di Santa Catalina. Le visite sono possibili dal lunedì al sabato e dalle nove alle diciotto. L’ultima mia visita è stata in “fuoriorario”, alle diciannove, quando tutti i turisti avevano da tempo lasciato il museo. Quasi con timore, ma soprattutto con riverenza, ho camminato senza rumore, ho scattato poche brutte foto e mi sono quindi allontanato, lanciando un bacio alla dolce Juanita. http://www.peru.it


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