Dieci giorni in giro per l’Irlanda

Un intenso giro in auto per l'Irlanda, in senso orario da Dublino a Dublino. Spizzichi e bocconi di una natura splendida, in parte selvaggia e in parte curata e accudita dall'uomo, in mezzo a villaggi, città, porticcioli e scogliere battute dal vento. E poi due città splendide, Dublino e Belfast.
Scritto da: gp.elena
dieci giorni in giro per l'irlanda
Partenza il: 09/08/2019
Ritorno il: 19/08/2019
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Viaggio dopo viaggio ci dicevamo che prima o poi sarebbe venuto il momento dell’Irlanda, da unire emotivamente alla Scozia come prolungamento delle scogliere di Staffa verso la Giant’s Causeway irlandese. È passato qualche anno, ma ce l’abbiamo fatta, e così eccoci nella verde Irlanda, in balia di pioggia, sole, vento e la mitica guida a sinistra! Anche quest’anno volo prenotato con largo anticipo sul sito Ryan, con partenza da Orio al Serio. Per alberghi e bed & breakfast ci siamo appoggiati a Booking.com, anche qui prenotando con buon anticipo. E’ vero che girando per le campagne irlandesi si trovano anche in agosto dozzine di b&b che espongono la scritta “Vacancies”, ma noi abbiamo preferito toglierci i problemi della ricerca di un posto dove dormire. Per città come Belfast e Dublino prenotare a marzo per il mese di agosto è comunque un ottimo modo per evitare di vagare ore a cercare un alloggio.

Primo giorno 09 AGOSTO 2019: Da casa a Kilkenny

Pur abitando a due chilometri dall’aeroporto di Caselle ci tocca spostarci fino ad Orio al Serio per prendere un volo. Autostrada e parcheggio al Caravaggio Parking, prenotato anch’esso mesi prima, e poi navetta e aeroporto. Imbarco veloce e in orario. Purtroppo si riscontrano problemi con il carico bagagli e quindi perdiamo la finestra oraria per il decollo. Dopo un’ora di attesa finalmente partiamo, e alle 12.30 locali siamo a Dublino. Subito ci colpisce l’aria irlandese, frizzante e ventosa, che a seconda dell’umore porta pioggia o sole. Con la navetta della Sixt ci spostiamo al terminal 2, dove ci assegnano l’auto (una CLIO bruttina ma spaziosa), non prima di averci fatto vedere un video sulla famigerata guida a sinistra. Anche la hostess alla consegna auto ci spiega come affrontare incroci e rotonde. Ok, avviamoci!

Tutto sommato l’impatto con la guida a sinistra è meno traumatico rispetto alla Scozia di qualche anno fa. Ci immettiamo in autostrada con calma, sotto la pioggia, e dirigiamo verso la prima tappa, la cittadina di Kildare, dove arriviamo in mezzo al diluvio universale. Tempo di infilare i k-way e la pioggia quasi smette, così che possiamo visitare la cattedrale di St. Brigid e la vicina torre circolare. Ci colpisce subito la struttura della chiesa, che rivedremo spesso in Irlanda: un corpo centrale quadrato, a forma di torre, dal quale si dipartono quattro bracci di eguale lunghezza. Una croce greca in salsa normanna. Interno con belle vetrate e una particolarità: per uscire bisogna gettare una moneta in una urna, altrimenti la porta a vetri resta chiusa. Da Kildare ci spostiamo a Kilkenny, antica capitale del paese durante il Medio Evo. E’ una cittadina piacevole, con due vie commerciali molto frequentate che puntano verso la pizza principale, di fianco al castello. Il parco di quest’ultimo è una vera oasi di pace e tranquillità, dove fermarsi a riposare dopo gli strapazzi del viaggio in aereo. Lasciata Kilkenny andiamo al nostro b&b, il Kate’s Rest, a Clomantagh, immerso nel verde. Il gestore è molto cortese, anche se di poche parole. Ci mostra lo spazioso alloggio e ci indirizza per la cena alla Butler’s Inn di Urlingford, a dieci minuti di auto da lì. Cena a base di pollo e brodo, deliziosa e corroborante. Mentre ceniamo ci accorgiamo che il locale è vuoto: in effetti appena siamo entrati il barista/cameriere ha chiuso da dentro la porta, ed esposto l’insegna “Closed”. Qui in campagna – ma non solo – si cena entro le venti. Buono a sapersi per i prossimi giorni. Finito il pasto si torna a nanna.

Secondo giorno 10 AGOSTO 2019: Rocca di Cashel, cerchio di pietre di Drumbeg, faro di Baltimore e Mizen Head

Colazione a base di marmellata e croissant, saluti al simpatico gestore e partenza per la contea di Tipperary. Ci fermiamo a visitare la Rocca di Cashel, splendida fortezza che svetta sulla pianura circostante. Suggestiva la visita alla cappella di Cormack, costruita in arenaria chiara, che contrasta mirabilmente con il resto della rocca, in pietra scura. La guida molto brava ci spiega nel dettaglio i fregi e le particolarità architettoniche del monumento. Laa chiesa principale, senza tetto, e il cimitero esterno immerso nel verde rendono Cashel un luogo suggestivo. La tappa successiva è il cerchio di pietre di Drumbeg, poco a sud di Cork. Vaghiamo per un po’ in preda alle stranezze del navigatore, ma infine i cartelli marroncini che indicano le mete turistiche ci indirizzano sulla buona strada. Stradette strette immerse nel verde, infine un parcheggio, due passi e siamo arrivati: in vista del mare, immersi nel verde, stanno diciassette pietre infisse in verticale a disegnare un cerchio megalitico. Sembra un luogo abbandonato e misconosciuto, e invece vanno e vengono famiglie, coppie di turisti, gruppi di amici. Evocativo, tranquillo, molto irlandese.

La costa a sud di Cork è un incanto di scogliere, baie riparate, isole nel vento. Ci fermiamo a Baltimore e andiamo a piedi fino al vecchio faro, un missile in pietra dipinto di bianco che indicava un tempo l’accesso alla baia. Scogliere, vento, sole, niente pioggia.

Riprendiamo l’auto e ci spostiamo lungo la costa, diretti a Mizen Head. Ci imbattiamo in un dolmen, con l’apertura rivolta ad un capo lontano immerso nelle nebbie: la nostra prossima meta!!!! Arriviamo a Mizen Head alle 18, quando ormai il centro visitatori ha chiuso. Siamo nel punto estremo a sud est della costa irlandese, ci sentiamo davvero in capo al mondo. Vento fortissimo, mare agitato, scogliere a picco e attorno tantissimo verde. Qualche chilometro ancora e siamo a Bantry, al B&B Le Mirage, poco fuori dal paese. Abbiamo per noi tre una stanza immensa, ricavata sotto a un terrazzo. Doccia veloce e si parte per il paese, a cena. La fame è così tanta che ci infiliamo nel primo locale che troviamo, una friggitoria take-away con tavoli per chi si ferma a desinare. Mangiamo il fish and chips più buono della nostra vita, cotto all’istante in immensi calderoni di pastella e olio bollente. Bene, almeno ce ne siamo tolti la voglia per un po’. Pochi minuti di auto e ci buttiamo nei letti, esausti per il nostro primo giorno interamente irlandese.

Terzo giorno 11 agosto 2019: Penisola di Beara e Killarney

Dopo una notte di eccellente riposo ci attende una sontuosa colazione irlandese per Caterina e me, mentre per Elena c’è l’equivalente in stile continentale. Il gestore del B&b, loquace come la moglie se non di più, ci sconsiglia di percorrere il Ring of Kerry per due ragioni: oggi è domenica, quindi ci sarà un delirio di autobus e turisti, e inoltre, essendo il cielo carico di nebbie basse, il panorama sarà ben misero perché le strade del Ring corrono quasi a pelo d’acqua. In alternativa ci consiglia il Ring of Beara, una penisola poco a sud del classico giro d Kerry, altrettanto bella ma poco conosciuta. Ci lasciamo convincere e ora possiamo anticipare di avere visto tante di quelle cose nel giro di Beara da non farci rimpiangere ciò che abbiamo trascurato. Ma andiamo con ordine: partiamo da Bantry sotto un cielo grigio che pian piano si solleva e apre squarci di sereno. La strada si dipana per baie e insenature una più bella dell’altra, così che sfruttiamo tutti i parcheggi panoramici per fermarci a fare fotografie. Da un lato il mare e mille insenature, dall’altro montagne che scompaiono tra le nebbie. Arriviamo a Castletownbere, porto di pescatori ove sono ormeggiati pescherecci di considerevole stazza, dirimpetto a case con facciate di tutti i colori dell’arcobaleno.

Sempre seguendo la costa arriviamo alla punta estrema della penisola. Un braccio di mare burrascoso ci separa dall’isola di Dursey, ove si trova l’estremo lembo sud-orientale dell’Irlanda. Per andare sull’isola c’è da prendere una teleferica: una scatola di sardine che corre attraverso due colossali piloni in acciaio. C’è da aspettare un’oretta, visto che la scatola porta al massimo sei persone. Oretta che passa in fretta, in compagnia degli altri turisti che non vedono l’ora di andare sull’isoletta. Traversata emozionante, durante la quale ammiriamo le diverse dotazioni di sicurezza del mezzo, tra le quali spicca la fotocopia del Salmo 91, in caso di necessità…

L’isola di Dursey è un ameno pascolo con al centro poche case di pastori. Ne percorriamo una buona parte (senza spingerci fino al faro che ne segna l’estremo limite orientale), poi rientriamo sulla terraferma – si fa per dire – sempre sulla scatola di sardine. Dopo aver costeggiato il lato meridionale della penisola, ci dedichiamo alla porzione settentrionale. Sosta su una spiaggia di sabbia bianchissima. Sabbia molto particolare, a grani di quarzo grandi e rugosi. Poco oltre arriviamo ad Allihies, cittadina che ebbe un momento di gloria nel corso dello sfruttamento delle miniere di rame, nell’Ottocento. Adesso capiamo che i grani di quarzo della spiaggia lì vicina non sono altro che lo scarto di lavorazione delle miniere di rame. Ci fermiamo poco fuori, vicino a un vecchio pozzo di miniera, a fotografare le onde drammatiche del largo. Seguono ancora cimiteri abbandonati, chiesette con teste in pietra incise, vento, sole, mare, scogliere. Ci fermiamo per far merenda in un coffe shop ad Eyeries, un paesino di case coloratissime.

Non abbiamo più occhi per guardarci attorno, tutto è particolare e speciale, selvaggio e curato allo stesso tempo. Ancora mare e scogliere, seguendo una strada strettissima lungo la quale non arriva nessuno, e poi da Kenmara dirigiamo verso Killarney, la nostra meta, passando per il Moll Gap, un valico alpino a due passi dal mare con tanto di vento e erba seccata dal freddo. Dal Moll Gap costeggiamo i laghi di Killarney, gemme azzurre immerse nel verde, e infine siamo nella cittadina capoluogo del Kerry. Molti turisti, molte auto. Troviamo subito il nostro B&b, l’Harmony Inn, dove ci sistemiamo per la cena. Seguiamo il consiglio della ragazza della reception e ci scordiamo l’auto, dirigendo verso il centro a piedi. Dieci minuti di passeggiata e abbiamo l’imbarazzo della scelta per il locale ove cenare. Optiamo per il Caragh, locale pieno di gente del posto, e non ci pentiamo: stufato, pollo, insalatone. Cena corroborante che ci consente di rientrare al B&b per la notte. Domani ci aspettano le Cliff of Moher!!

Quarto giorno 12 agosto 2019: Ennis, Cliff of Moher, Ballyvaughan, Kinvara e Galway

Colazione continentale sontuosa e partenza per le contee di Clare e il Burren. Attraverso la valle dello Shannon arriviamo a Limerick, sotto un diluvio infinito. Anche a Bunratty diluvia, pertanto saltiamo la visita del castello e tiriamo diritto, fino a Ennis, piacevole cittadina dove visitiamo il monastero francescano. Rovine austere in pietra grigia, altorilievi e bassorilievi molto interessanti per capire la storia dei francescani nella zona. Bella digressione di un paio di ore, per smaltire i chilometri di auto. Usciti da Ennis andiamo alla ricerca delle rovine di Dysert O’Dea, segnalate dalla guida come molto interessanti. Gira e rigira, infine troviamo la stradina che ci porta ad una torre medievale isolata in mezzo alla campagna. Facciamo due passi lì attorno, immersi nel verde e nel sole, e ripartiamo per la prossima meta: le Cliffs of Moher.

Passiamo da luoghi ameni e poco battuti a una delle mete più gettonate dell’intera Irlanda. Enorme parcheggio a pagamento, dove i ragazzi dell’assistenza trovano un posto per tutti, e nel giro di mezzo chilometro siamo alle scogliere. Lo spettacolo è incredibile: siamo a duecento metri sopra l’oceano. Sole, vento, strapiombi tutto attorno. C’è molta gente, ma lo spazio è talmente enorme che la pressione umana risulta comunque diluita. Passeggiamo su e giù per un paio di ore, riempendoci gli occhi di infinito. Risaliti in auto rinunciamo alla strada costiera per tagliere in diagonale l’altopiano del Burren. Tavolati rocciosi, montagne dai dorsi aridi e tondeggianti, mare blu all’orizzonte: il paesaggio è bizzarro e incantevole allo stesso temo. Non vi è esplosione di flora e di verde, anzi. La peculiarità del luogo sono i biancori abbacinanti dei tavolati, inframezzati al verde cupo delle vallette più riparate. Poche case sulla strada fino alla costa, dove ci fermiamo a Ballivaughan a sgranchirci le gambe e ammirare i cottage con i tetti in ardesia e paglia.

Poco oltre siamo a Kinvara, un grazioso paesino allietato oggi da una festa di matrimonio. Damigelle non troppo leggiadre, sposa in bianco con voce da baritono, uomini alle prese con smisurate birre recuperate nei pub della zona. Da qui a Galway non c’è molta strada. Troviamo il nostro B&B “Amber Hill” in una zona periferica, tranquilla e poco trafficata. Per la cena andiamo in auto a Galway Bay, un quartiere di locali notturni e case da gioco in stile Riccione/Las Vegas. Su indicazione del ragazzo della reception del B&b entriamo al Galleon, un ristorante pub molto frequentato dove il servizio è comunque velocissimo e in un attimo ci sediamo. Roast beff, “Sheperd’s pie” e insalatone, annaffiate dalla immancabile Guinness sono la nostra corroborante cena. Due passi sul lungo mare e siamo di nuovo in albergo. Domani ci aspetta un lungo trasferimento verso il Donegal.

Quinto giorno 13 agosto 2019: Clonmacnoise, Boyle, Rosses Point, Drumcliff e Donegal

Oggi lunga tappa di trasferimento verso il nord, che intendiamo spezzare in due o tre sezioni. Dopo una corroborante colazione lasciamo Galway e dirigiamo verso est, alla volta di Clonmacnoise. Questo è un monastero antichissimo piazzato esattamente al centro dell’Irlanda, lungo il fiume Shannon. Posto di sepoltura di molti re dell’Alto Medio Evo, si trova in una incantevole ansa del fiume, circondato da campi e torbiere. Ci sono due torri circolari e tre grandi croci scolpite, oltre alle rovine di più chiese. Ci sarebbe da stare ore a cercare scorci e inquadrature, oppure leggere le iscrizioni sulle centinaia di lapidi del cimitero. Il centro visitatori offre un ottimo scorcio sul Medio Evo dell’Irlanda, epoca turbolenta e violenta e purtuttavia (o proprio per questo) ricca di lanci spirituali, pentimenti e conversioni.

Da Clonmacnoise dirigiamo finalmente verso il nord, facendo tappa a Boyle, una cittadina descritta dalla guida come piacevole e frizzante. Percorriamo la via centrale, dove spicca una targa che indica la casa natale di Maureen O’Sullivan, l’attrice che impersonò la prima “Jane” nei film di Tarzan. Poco oltre c’è la villa georgiana dei signorotti locali, diventata caserma e ora nuovamente visitabile anche se totalmente rifatta. Ancora due passi e arriviamo alle rovine di una abbazia, molto belle viste da fuori. Ci accontentiamo della vista dall’esterno, anche perché i tetti scoperchiati e il chiostro aperto non fanno presagire grandi attrazioni interne. Ripartiamo convinti che Boyle usurpi un poco la fama di cittadina “incantevole” riportata sulla guida. Chilometri dopo chilometri nelle campagne ci conducono a Sligo, terra del poeta Yeats. Superata la cittadina dirigiamo a Rosses Point, amena località marina di poche case allungate su una penisola adiacente ad una isoletta con faro e cavalli. Facciamo una bella passeggiata per sgranchirci le gambe e intanto ammiriamo il Metal Man, colossale statua in ferro di un ufficiale della Royal Navy che da una boa indica la rotta sicura ai naviganti. Il mare è calmo e traditore, tanto che diversi cartelli danno consigli ai bagnanti su dove nuotare: ci troviamo sulla “Punta dell’uomo morto”, ci sarà un perché a questo nome.

Pochi altri chilometri e siamo alla chiesa di Drumcliff, nel cui cimitero è sepolto Yeats. La tomba si trova facilmente: un monolito in pietra con un epitaffio succinto e struggente: “Getta un freddo sguardo sulla vita, sulla morte. Cavaliere, passa avanti”. Vista l’ora ci fermiamo a mangiare una fetta di torta nel coffe shop adiacente, che strabuzza di memorabilia del grande poeta irlandese. Ancora un tratto di strada e arriviamo a Donegal, dove spremiamo a fondo le capacità del navigatore per arrivare al nostro B&b, “Heenessy lodge”, immerso nel verde dei boschi. Siamo in una grande stanza affacciata sul prato, coccolati da un padrone di casa premuroso che si informa su nostri viaggi e mete future. Atmosfera molto calda e rilassante. Doccia e si esce per la cena, a Donegal, al Dom Pier n.1, un locale a due piani dove fanno musica dal vivo. Salmone a raffica e pollo stufato, tanto da avere la necessità di fare due passi per smaltire l’abbuffata. Così visitiamo le rovine dell’antica abbazia francescana affacciata sul mare. Infine è ora di tornare al lodge. Domani si entra in Irlanda del Nord e ci aspetta la scogliera dei Giganti.

Sesto giorno 14 agosto 2019: Grianan Ailigh, Londonderry, scogliera dei Giganti

Dopo una colazione sontuosa a base di pancake e marmellate, lasciamo Donegal sotto una pioggerella leggere molto irlandese, che ci accompagna fin quasi al confine con l’Irlanda del Nord. Poco prima del confine facciamo una deviazione per salire a Grianan Ailigh, una suggestiva costruzione circolare che risale al V secolo avanti Cristo. Ciò che la rende particolare è soprattutto la vista a 360 gradi che si gode dalla sommità della cinta muraria: a perdita d’occhio colline, villaggi, bracci di mare e nuvole che corrono via veloci.

Dopo una decina di chilometri arriviamo a Londonderry. Parcheggiamo vicino al centro e ci avviamo verso le mura della città vecchia. Passeggiata piacevole e molto istruttiva: da un lato si domina il quartiere cattolico di Bogside, tappezzato di murales inneggianti alla lotta armata dell’IRA, dall’altro lato si osserva il quartiere protestante, ove pullulano le Union Jack e i proclami di fedeltà alla Corona Inglese. Al centro della città vecchia c’è il Diamond, una piazza quadrata dominata dal monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Dalle mura scendiamo verso il Bogside, a passeggiare tra i murales e i pannelli che ricordano momenti tragici della storia irlandese. Molto toccante è l’obelisco a memoria dei caduti del Bloody Sunday.

Riprendiamo l’auto e dirigiamo verso la costa, diretti a Bushmill e alla scogliera dei Giganti. Nel leggere i resoconti di altri turisti ci sembrava che il modo migliore per arrivare alla scogliera consistesse nel lasciare l’auto a Bushmill e da lì prendere una fantomatica navetta gratuita verso la scogliera. Posteggiato nel parcheggio pubblico non capiamo bene che fare, e quindi andiamo all’ufficio informazioni a chiedere lumi. Ci accoglie un signore molto compito, che ci spiega in breve la strategia da seguire. Non c’è nessuna navetta gratuita, ma un normale bus di linea per andare alla scogliera. Visto che siamo in tre, spenderemo 12 pound circa tra andata e ritorno. La soluzione migliore, più economica e rapida sarebbe quindi andare con l’auto fino alla scogliera, ignorare il parcheggio del centro visitatori (che è sempre pieno) e parcheggiare nel parking di un albergo lì vicino, per la modica cifra di 8 pound. Il gentile signore ci ricorda che l’accesso alla scogliera è libero, quindi non serve fare il biglietto al centro visitatori. Facciamo come indicato: servizio perfetto e ineccepibile!! Siamo ora sul mare, anche se dall’ingresso dell’area alla scogliera vera e propria ci sono una decina di minuti a piedi, se non si vuol prendere la navetta elettrica.

Giunti sul luogo, restiamo a bocca aperta: per quanto la si possa aver vista in tv, al cinema o sui libri, essere lì a camminare tra colossali colonne prismatiche di basalto è una sensazione unica. Peccato per la folla, che si accalca tutta sulla parte più famosa e fotogenica, e non va oltre. Noi ci spingiamo lungo il sentiero costiero fino all’Anfiteatro, dove svettano i tre Camini di Fingal. Attorno luce, sole, aria e mare. Poche nuvole nere all’orizzonte. Un incanto, da starci tutto il giorno? Meglio di no. Le nuvole nere si avvicinano veloci e ci lasciano giusto il tempo di arrivare in auto, prima di scatenare un diluvio pazzesco. Bene, le scogliere le abbiamo visitate in modo approfondito, all’asciutto, ma ci si spezza il core a pensare alle centinaia di turisti che in questo istante sono sotto alla pioggia battente. Fortuna, destino.. a noi è andata davvero bene.

Tra uno scroscio di pioggia e l’altro passiamo davanti al Dunluce Castle, da fotografare al tramonto a picco sul mare. Arriviamo infine al nostro B&b “Welcome rest” a Ballycastle, dove siamo accolti dallo spassoso gestore che in due minuti ci mostra tutti i servizi e le utilities del luogo, prima di dileguarsi in un lampo. Non lo vedremo mai più, d’altronde abbiamo già pagato il servizio e la cucina è a nostra disposizione per la colazione. Ceniamo a Ballycastle, al Central Inn, locale pieno di famiglie dove non manca la musica dal vivo. Infine nanna, la giornata è stata ricca di emozioni.

Settimo giorno 15 agosto 2019: Dark Hedges, Fair Head e Belfast

Dopo una notte di pioggia battente ci svegliamo con un sole sfolgorante. La cucina del B&b è a nostra disposizione, con il frigo pieno di leccornie: ci dedichiamo a tostare e imburrare pane sul quale spalmiamo marmellate e nutella a iosa. Prima meta del giorno sono i Dark Hedges, un viale di alberi colossali con i tronchi intrecciati in maniera bizzarra e inquietante. Qui sono state girate alcune scene di “Games of Throne” e la località è diventata meta di appassionati e nerd. Ci siamo passati quasi per caso, e ci è piaciuto molto. Tappa successiva è la scogliera di Fair Head. Si segue una stradina che porta a un parcheggio di fianco a una casa colonica, e di qui diversi sentieri conducono alle scogliere a picco sul mare. Ottima idea per sgranchirsi le gambe in una bella giornata. Dopo aver costeggiato due bellissimi laghi si arriva al ciglio del dirupo sul mare, da dove si ammira la vicina isola di Rathin e, poco oltre, la frastagliata costa della Scozia.

Da qui seguiamo la spettacolare Coastal Scenic Route, la strada costiera che attraverso la contea di Antrim conduce a Belfast. Alterniamo boschi verdissimi a spiagge sassose e piccoli paesi di pescatori, fino a che una serie di impianti industriali preannuncia l’arrivo a Belfast. Il navigatore ci conduce ad un parcheggio vicino al centro, peccato che non abbiamo sterline per il parchimetro e l’applicazione web per pagare non funziona. Risolviamo prelevando cartamoneta da un ATM e cambiandola in un negozio presso la stazione Centrale. Pensavamo che Belfast fosse un luogo cupo, ripiegato su se stesso da anni di terrorismo e lotte politiche. Ci troviamo invece davanti a una città solare e brillante, che ci lascia davvero conquistati. In veloce rassegna: passiamo davanti al Crown Bar, rivestito di maioliche sfavillanti; esploriamo la Linen Library, odorosa di libri antichi e caffè; giriamo attorno al maestoso City Hall, controllato da una statua arcigna della regina Vittoria e ingentilito dallo struggente monumento alle vittime del naufragio del Titanic; ci immergiamo nella baraonda delle Entries, vicoletti costipati di locali caratteristici dove si suona dal vivo; ci sgranchiamo le gambe lungo il Titanic Trail, passeggiata che conduce ai bacini dove vennero costruite il Titanic e la sua gemella Olimpia. Quest’ultima meta è quella che ci fa innamorare di Belfast: skyline suggestiva sul fiume, spazi aperti, bacini enormi dove si apprezzano le dimensioni delle due navi, un museo dalle linee futuristiche (che non visitiamo). Sulla via del ritorno concludiamo che abbiamo fatto bene a fermarci un pomeriggio intero, qui a Belfast. Cinque minuti di auto e siamo all’Holiday Inn, in una tranquilla area universitaria. L’atmosfera non è così rustica come nei precedenti B&b, ma per noi va bene anche così. Cena nel ristorante dell’albergo e poi si va a nanna, stanchi e soddisfatti.

Ottavo giorno 16 agosto 2019: Monasterboice, Hills of Tara, Trim e Dublino

Ultimo giorno di auto, oggi. Colazione pantagruelica a buffet e si parte sotto una pioggia leggera. Lasciamo l’Irlanda del Nord e ritorniamo in Eire, quasi senza accorgercene. Prima tappa del giorno è Monasterboice, un cimitero che ospita tre grandi croci e una torre cilindrica quasi intatta. Atmosfera molto rilassata, vento che porta nuvole avanti e indietro, poche persone in circolazione. Suggestivo, come tanta parte dell’Irlanda. Pochi chilometri ancora e mille deviazioni per spostarci a Tara. Questo è un luogo magico per gli irlandesi: qui si incoronavano nei tempi antichi stirpi di re, qui si seppellivano grandi dignitari e schiere di sacerdoti celebravano culti alla natura. E’ un’oasi di pace in cui si cammina sui rilievi erbosi e si dominano a 360 gradi le colline circostanti. Come per Grainan Ailagh, in posti simili si capisce davvero cosa sono gli spazi aperti e infiniti.

Bello, da vedere, con pochi turisti e tanto spazio attorno. Ancora mille strade di campagna ci portano a Trim, cittadina dominata da un castello normanno imponente. Piacevole passeggiata attorno alle rovine di una torre medievale, in vista del maniero. Poi ci buttiamo nel traffico di Dublino, diretti all’aeroporto. Consegniamo l’auto alla Sixt (nessun problema e nessun difetto) e ci rechiamo all’ufficio informazioni del terminal 1 per acquistare la Leap Visitor Card, tessera che con 20 euro ci permetterà per 72 ore di usare tutti i mezzi di trasporto di Dublino e dintorni.

Fatte le tessere cerchiamo il bus per il centro, che troviamo in un’area riservata al trasporto locale. Il nostro alloggio dublinese , Aine Rose Guest Accomodation, si trova a Drumcondra, quartiere di Dublino a mezza via tra il centro e l’aeroporto. Scendiamo alla fermata giusta e in due minuti siamo alla porta dell’alloggio. Ci apre il proprietario che ci illustra la sistemazione: bella, simpatica, un po’ piccola per tre persone, ma ci staremo solo un giorno e mezzo. Di fronte all’alloggio c’è un supermarket dove comperiamo i generi per la colazione di domani e dopodomani. E, poco oltre, c’è l’Ivy House, uno stupendo locale dove ci concediamo una lauta cena irlandese (e io raddoppio la dose di Guinnes, così per caso…)

Tanto, appena oltre la strada c’è il letto, e poi l’auto l’abbiamo ormai riconsegnata a Mr. Sixt…

Nono giorno 17 agosto 2019: Dublino

Giornata interamente da dedicare alla visita di Dublino. Prendiamo il bus che ci porta in centro, al termine di O’Connel Street, la via principale della città che punta direttamente al ponte sul Liffey. Da qui andiamo a piedi al Trinity College, la più rinomata Università dell’Irlanda. In una oasi di pace si distendono padiglioni, camerate, aule per lezioni, cappelle per il culto, refettori, biblioteche. Ci affidiamo ad una visita guidata condotta dagli studenti del college per districarci in questo labirinto di costruzioni, e apprendiamo moltissimi aneddoti e curiosità riguardo l’Università. La chicca della visita è rappresentata dalla esposizione del Book of Kells, uno splendido codice miniato del nono secolo, e dalla vista mozzafiato della Long Room, enorme biblioteca in cui sono allineati più di 200.000 testi antichi riposti in scaffali altissimi.

Dublino è la città in cui è ambientato l’”Ulysses” di James Joyce: uno dei capitoli di questo infinito romanzo si svolge proprio nel centro di Dublino, e il percorso del protagonista Leopold Bloom è ricordato da una serie di targhe in ottone poste sui marciapiedi. Presi dall’entusiasmo decidiamo di ripercorrere anche noi i passi di Leopold, anche perché ci condurranno per le vie centrali di Dublino. Partiamo quindi da Abbey Street, a nord del Liffey, per passare in O’Connel Street, traversare di nuovo il Liffey, transitare di fronte al Trinity College, percorrere buona parte della animata Grafton Street, arrivare all’oasi verde di St. Stephen Green per terminare la nostra corsa (e quella di Leopold Bloom) di fronte al museo nazionale di Archeologia.

Detto così sembra semplice, ma camminare con un ccchio a terra e l’altro per aria non è affatto semplice. Noi ci siamo fidati delle indicazioni trovate in questo sito

http://www.turismoletterario.com/blog/attraversando-dublino-con-leopold-bloom-e-james-joyce/

e ci siamo divertiti, oltre ad aver scoperto diversi aspetti della città visti con l’occhio di uno scrittore. Durante il percorso ci siamo fermati a fotografare la statua di Molly Malone, pescivendola assai discinta e disinibita soggetto di una canzone popolare che è divenuta l’inno delle squadre sportive di Dublino e della nazionale irlandese di rugby (la statua non è più in Grafton Street, come riportano molte guide e siti internet, ma si è spostata di 200 metri fin davanti alla chiesa di Sant’Andrea, in Suffolk Street).

Due passi nel verde a St Stephen’s Green, alla ricerca di una statua di Joyce, una fetta di torta in un coffe shop e poi con una corsa di bus siamo di nuovo sul Liffey. Da qui dirigiamo verso le caratteristiche ciminiere di Poolbeg , ma ci fermiamo molto prima, di fronte al monumento che ricorda le vittime della Grande Fame che spopolò l’Irlanda tra il 1848 e il 1849, a causa di una malattia che decimò il raccolto di patate. Sagome in bronzo ad altezza naturale che sembrano spettri, mani rattrappite e occhi ormai spenti. Inquietante, toccante. Ancora due passi fino a un veliero ormeggiato sul Liffey, poi torniamo verso il centro. Veloce giro al General Post Office, teatro della rivolta del 1916, e per il ponte pedonale dell’Half Penny siamo in Temple Bar. I locali iniziano a popolarsi e la calca è già notevole.

È metà pomeriggio, siamo stanchi di passeggiare e con l’autobus torniamo al nostro alloggio. Relax, doccia e infine rieccoci all’Ivy House per la nostra ultima cena irlandese. E poi, subito dopo, nanna!!

Decimo giorno 18 agosto 2019: Dublino e casa

Ci resta ancora una mattina e mezzo pomeriggio per gironzolare per Dublino, prima di prendere l’aereo per casa. Lasciamo l’alloggio lillipuziano e dirigiamo in O’Connel Street dove depositiamo il nostro valigione in un Visitor Center davanti al Post Office. Prima visita di oggi è il Castello, imponente costruzione nel centro della città ove per secoli risiedettero i Lord Luogotenenti d’Irlanda, ovvero i rappresentanti in Irlanda del potere inglese. Molto interessante la visita degli appartamenti di Stato, ancora utilizzati per funzioni di rappresentanza: sale da pranzo, sale del trono, anticamere, saloni da ballo si succedono uno dopo l’altro. Dato che il castello è utilizzato tuttora, non si respira l’aria imbalsamato di certe residenze reali italiane, ma si capisce che, oltre al flusso di turisti, c’è ancora vita in questi saloni.

Dal castello dirigiamo alla vicina Christ Church Cathedral, che è al momento chiusa per la celebrazione della messa. Andiamo allora alla chiesa di San Patrizio, poco lontana, anch’essa chiusa per le funzioni domenicali. Altri due passi per un tranquillo quartiere residenziale e siamo alla distilleria di whiskey Teeling. Già nell’atrio della biglietteria ci si inebria con i fumi dell’alcool… rinfrancati dalla passeggiata torniamo alla Christ Church. Grande chiesa con tratti gotici e romanici, in parte restaurata per un antico crollo, custodisce una serie di capitelli romanici scolpiti e, nella cripta, i cadaveri mummificati di un gatto e un topo, caduti entrambi dentro una canna d’organo e lì morti assieme…

Usciti dalla chiesa decidiamo di fare un’ultima camminata nella città, piuttosto che visitare un’altra chiesa. Riattraversiamo Temple Bar e Grafton Street per arrivare a Merrion Square, tranquillo giardino dove si trova la statua di Oscar Wilde, che abitava lì di fronte. Oramai è tempo di rincasare. Preleviamo il bagaglio, prendiamo il bus e siamo in aeroporto. Decollo in orario, arrivo perfetto e nel cuore della notte siamo a casa. Un altro viaggio è finito, ma ricordi e sensazioni resteranno a lungo. Arrivederci Irlanda.

Considerazioni e consigli.

Alloggio: Irlanda e Regno Unito sono la terra madre dei B&b, ma dato il periodo (pieno agosto) abbiamo preferito prenotare con discreto anticipo. Molte strutture anticipano il pagamento a qualche giorno prima della prenotazione, da tenere presente qualora si voglia cambiare itinerario all’ultimo momento.

Carte di credito. Accettate ovunque e per qualsiasi importo nei locali dove abbiamo cenato. Nei piccoli coffe shop di paese abbiamo sempre pagato in contanti.

Auto e Parcheggi. Si guida tenendo la sinistra, sappiatelo. Ma non è un dramma, si può sopravvivere. Avere un navigatore aiuta molto, soprattutto nelle rotonde e negli incroci più trafficati. Le autostrade hanno prezzi irrisori rispetto all’Italia; la tangenziale di Dublino ha un sistema di pagamento elettronico tale per cui l’addebito vi sarà girato dalla società di autonoleggio direttamente sulla carta di credito. Vi stupiranno i limiti di velocità, molto alti considerato che si applicano a stradine di campagna di larghezza ridotta, piene di curve e dossi. Se superate quei limiti, siete piloti molto bravi, oppure rischiate di finire fuori strada in breve tempo. Ottime le indicazioni stradali; le località turistiche sono indicate con cartelli marroncini, così come gli alberghi e gli hotel.

Cibo: Fish and chips, stufati di pollo o manzo, salmone alla piastra sono stati il nostro ottimo cibo per dieci giorni. Noi eravamo in tre e non abbiamo mai speso più di 50 euro in tutto. Le abbondanti colazioni mattutine ci davano la carica per saltare il pranzo e concederci una ottima merenda a base di torte e caffè nella prima metà del pomeriggio. Birra a fiumi, ottima, servita in pinte o mezze pinte (una pinta è circa mezzo litro). Attenzione che in molti locali – soprattutto nei paesi piccoli – dopo le otto e mezza la cucina inizia a chiudere, quindi conviene arrivare per tempo.

Visite varie: impossibile fermarsi a tutti i monumenti, castelli, musei e attrazioni che abbiamo incrociato, altrimenti non sarebbe bastato un mese per il viaggio. Per quel che abbiamo visto, possiamo consigliare:

  • La rocca di Cashel Mizen head e il faro di Baltimore
  • La penisola di Beara, con la gita in teleferica a Dursey Island
  • Le Cliffs of Moher
  • Il monastero di Clonmacnoise Rosses point e la tomba di Yeats
  • La cinta muraria di Londonderry
  • La scogliera dei Giganti
  • Il centro di Belfast e la passeggiata fino al bacino del Titanic
  • La collina di Tara
  • Il Trinity College, il castello e la passeggiata lungo il Liffey a Dublino.


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