Diario di un viaggio

Venerdì 23 gennaio 2004 : Rino , Mauro ed io partivamo per una vacanza di 10 giorni sull’isola della felicità . Non tanto la nostra di felicità , ma quella di un popolo straordinario che senza pretese sa trasmettere una gioia di vivere ed una semplicità senza pari , il popolo di Cuba . Gente povera , ma ricca di spirito (...anche quello...
Scritto da: Gufo triste
diario di un viaggio
Partenza il: 23/01/2004
Ritorno il: 01/02/2004
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Venerdì 23 gennaio 2004 : Rino , Mauro ed io partivamo per una vacanza di 10 giorni sull’isola della felicità . Non tanto la nostra di felicità , ma quella di un popolo straordinario che senza pretese sa trasmettere una gioia di vivere ed una semplicità senza pari , il popolo di Cuba .

Gente povera , ma ricca di spirito (…Anche quello alcolico ) , con repressioni insopportabili per chiunque di noi ; non hanno nulla che appartenga loro tranne la gioia di vivere che , purtroppo, vedo sempre meno ! ************************ La mattina del 24 gennaio , dopo una notte insonne a causa dei bagordi , ci incamminiamo con un’auto presa in affitto alla volta di Varadero .

L’odore del petrolio marcio che si consuma sull’isola entra perfino nei pori della pelle . Non ci occupiamo di ciò…Abbiamo con noi quello che diventerà il nostro compagno di viaggio preferito : il mitico rhum “Havana Club”.

Mauro ha delle amicizie in quel di Varadero . Dopo un viaggio fatto sette anni prima ha voglia di rivedere “Pepeto”, un tipo di cui ci dice : “Se non é in galera vedrete che ci divertiremo ! ” Ora a Varadero molte cose sono cambiate , non c’é più la “fiesta”cubana che vi si trovava sette anni or sono . Forse questa è stata una fortuna per Pepeto che , a sentire Mauro , era un po’ infognato.

Pepeto ci accoglie a braccia aperte , anche lui è felicissimo di rivedere Mauro e chiunque lo accompagni e così , tra “mojitos”e cerveza “Cristal”, ci lasciamo andare in racconti e scambi di opinioni .

Arriva la sera che siamo tutti un po’ brilli e con la stanchezza accumulata dopo circa cinquanta ore senza dormire , decidiamo di trovare un posto dove riposare le nostre ossa .

L’Hotel Oasis farà sicuramente al caso nostro e senza troppi indugi prendiamo una stanza fino al giorno dopo . Rino si infila subito a letto (anche perché è mezzanotte passata) , ma Mauro, che con i suoi quasi quarant’anni è sempre un incorreggibile ragazzone , non vuole saperne di andare a dormire , così dopo una doccia veloce si decide di andare ancora in discoteca ; neanche da dire… due “cubalibre” e ci ritroviamo stesi al tappeto .

Domenica 25 gennaio : risveglio faticosissimo , colazione all’ inglese e giornata da dedicare al dolce far niente . Puntiamo alla spiaggia dove le onde del mar dei Caraibi si increspano sulla barriera corallina , una brezza spumeggiante ci aiuta nel difficile compito del risveglio e ne approfittiamo per fare una lunga passeggiata sulla sabbia bianca e ancora fredda del mattino .

Abbiamo appuntamento con Pepeto che vuole offrirci pranzo a casa sua ; naturalmente tutto di nascosto perché a Cuba nessun abitante può ospitare stranieri e quindi il suo gesto rischierebbe di causargli dei guai non indifferenti . Nel tardo pomeriggio ci riavviamo in direzione di Cienfuegos dando appuntamento a Pepeto per qualche giorno più tardi , quando saremo nuovamente nei paraggi.

I chilometri non sono molti , ma le strade che dobbiamo percorrere sono orrende e questo li raddoppia o li triplica addirittura nel tempo , così siamo costretti ad una tappa intermedia in quel di Playa Giròn dove c’è un parco con dei coccodrilli e dove scopriamo esserci stata la grande resistenza dei rivoluzionari in quella che è diventata famosa come la battaglia della “Baia dei porci”. Cena e poi , come del resto è normale su tutta l’isola , fiesta in compagnia degli abitanti del luogo che si ritrovano a suonare bere e danzare fino alle ore più tarde della notte .

Mattina successiva : partenza ore 9,00 – 9,30 – 10,00 …Quando ce la facciamo insomma…

E’ impressionante come in quest’isola ci si ritrovi catapultati indietro nel tempo di almeno cinquant’anni , viaggiamo per chilometri in mezzo a piantagioni di canna da zucchero coltivate e trasportate con mezzi che sembrano del dopoguerra ; del resto Cuba ha un parco auto riciclato dall’America degli anni ’45 – ‘50 che non a caso è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità e che ha dato all’isola un motivo in più per essere visitata . Primo pomeriggio del martedì , eccoci finalmente giunti a Cienfuegos , cittadina carina e molto turistica ma per fortuna , vista la stagione , non così affollata . Gironzoliamo un po’ alla ricerca di una “casa particular”, abitazione privata che gode del privilegio da parte dello stato (previo pagamento di una tassa) di poter ospitare a pagamento i turisti che preferiscono questo tipo di alloggio ; noi siamo tra quelli , il contatto umano è diverso rispetto a quello più internazionale degli Hotel .

La sera dopo aver cenato con coloro che ci ospitano facciamo un giro in città , cercando di contattare qualcuno che ci indichi un locale per fare serata ma , come ci dicono tutti , è stato dato un giro di vite anche in quel senso , così non ci rimane che continuare ad “Havana club” in compagnia di un tale “Moro” ed alcune “chicas” (ragazze) sue amiche .

Martedì 27 . Sveglia rintronati come pochi , pomeriggio in piscina e sul tardi partenza per Trinidad dove vorremmo ancora concederci un po’ di mare . Durante il viaggio , non privo di sorprese (autostoppisti , forature …) e sempre in buona compagnia (alcoolica) , attraversiamo dei paesaggi stupendi : un po’ costeggiando il mare ed un po’ addentrandoci nella “Sierra del Escambray” che circonda la città . Vi arriviamo a notte inoltrata e dopo aver trovato una locanda per mangiare , dove Mauro e Rino scaricano le tensioni del viaggio , andiamo a dormire in case separate .

Ci svegliamo , e con grande sorpresa (almeno per me) , Trinidad ci accoglie con uno scenario insolito . Poche le auto in giro per la città , tutta un saliscendi di viuzze ordinate e pulite , senza asfalto ma ben conservate , sembrerebbe di veder spuntare da un momento all’altro un colonizzatore a cavallo e armatura con il suo seguito di “bandidos” alla conquista del nuovo mondo ; tutto sembra essersi fermato a quell’epoca , tranne chiaramente l’abbigliamento ed i mezzi (berrò troppo?).

Chiediamo indicazioni per andare verso la spiaggia e dopo un quarto d’ora di auto ci arriviamo ; non è molto bello , tutto turismo ed Hotel , spiagge bianche a perdita d’occhio e palme fino a bordo mare nelle quali sono infrattati chioschi per turisti di tutti i tipi . Decidiamo così di partire e far ritorno in città fermandoci a gustare una ottima e freschissima aragosta strada facendo .

Sono circa le 16 , bottiglia alla mano veniamo avvicinati da due “chicas” che ci chiedono un passaggio sino ad un vicino paese dove si tiene una grande festa , “Perché no ? “ .

Partiamo in loro compagnia , ma ci accorgiamo ben presto che le due furbone approfittando del nostro “stato d’animo” si fanno accompagnare a casa ottanta chilometri prima … Cienfuegos ! Giovedì 29 gennaio . Vediamo già la fine della vacanza e allora pensiamo sia meglio fare un po’ di turismo , quello vero … Ci aspetta qualche ora di viaggio per arrivare a S. Clara dove c’è il mausoleo dedicato al “Che”, il grande condottiero Ernesto Che Guevara che guidò la rivoluzione assieme a Fidel Castro , attuale “presidente” dell’isola . Percorrendo la strada , si scorgono tra le palme in lontananza , alte ciminiere fumanti che appartengono alle “centrales” , fabbriche produttrici di rhum e alcool estratto dalla lavorazione della canna da zucchero , forse la più grande e redditizia risorsa di Cuba assieme al tabacco .

S. Clara … Città caotica e molto giovane , dove le persone sono simpatiche e disponibili ; concerti per la strada e ragazze avvenenti che attaccano bottone anche solo per il gusto di scambiare due chiacchiere con qualcuno che non sia del posto. Qui troviamo alloggio presso una “casa particular” abitata da una coppia sulla cinquantina , molto distinta , la signora ci mostra la stanza e poi , dopo una bella chiacchierata davanti ad un buon caffè , ci accompagna a prendere Yailén ; una ragazza conosciuta in precedenza a Cienfuegos e tutti insieme ci avviamo ad un “Paladar”(ristorante) per mangiare una buona ed abbondante cena ; c’è una specie di menestrello che ci intrattiene con dei giochetti di prestigio e della buona musica , seduti al tavolo cantiamo e beviamo allegramente fino al mattino .

Sveglia alla cazzo , ognuno quando gli pare , saluti a tutti , e via verso l’auto , che ci accorgiamo essere stata svaligiata , nottetempo , di due mezze bottiglie di rhum adagiate sul sedile (l’unico atto “teppistico” che abbiamo subito) .

Visitiamo il mausoleo del “Che” e poi ci incamminiamo verso Varadero dove ci attende Pepeto con la promessa di cucinarci il più grosso pargo mai visto . Duecento chilometri di queste strade sono davvero incredibili : “autostrade” attraversate dai binari del treno senza neanche un passaggio a livello , camion che escono contromano dagli “autogrill”, venditori di formaggio aspiranti suicidi che si buttano in mezzo alla strada con il loro prodotto in mano e carretti trainati da muli ovunque sulle strade secondarie … Non arriviamo per pranzo …

A cena Pepeto non disattende le aspettative , quel pargo , pesce tipico del posto , è forse il pesce più grande che abbia mai visto servito in tavola , ed è lì che ci attende circondato da bottiglie di vino e di birra . Ennesima nottata di “fiesta” e bagordi , al punto che , Mauro ed io ci svegliamo la mattina in auto , dopo due ore di sonno , persi nelle campagne circostanti , senza sapere cosa sia successo .

Salutiamo tutti a malincuore , ci promettiamo che ci rivedremo , ma ormai è sabato e il giorno dopo l’aereo ci riporterà a casa ; così , in un miscuglio di gioia e tristezza riprendiamo la strada che ci separa dall’Havana … Entrare all’Havana nell’ora di punta è la cosa più sconsigliabile ; i cubani guidano come dei pazzi furiosi , le precedenze sono un optional e la segnaletica è incasinata … Tant’è che ci impieghiamo almeno due ore a portarci in zona centro , per trovare una casa dove passare l’ultima notte .

Trovata la sistemazione decidiamo di uscire a piedi , comincia a piovere , l’odore e l’umidità che ci avvolgono contribuiscono a rendere l’ennesimo tuffo nel passato ancora più affascinante …

L’Havana è una città vecchia e maltenuta , palazzi scrostati con serramenti scardinati , stradine piene di buche trasformate in vere e proprie pozzanghere , auto d’altri tempi parcheggiate quasi una sopra l’altra e , a tutte le ore , gente più o meno vecchia che cammina per la strada chiassosa .

Non ci parliamo più , ognuno di noi è assorto nei propri pensieri . Sotto gli alberi del Paseo del Prado , il viale che sale verso il centro dallo stupendo Malécon (lungomare) , sembriamo essere da soli , camminiamo come attratti dalla musica che proviene da un angolo della Plaza de la Catedral ; è una “rumba” che cerca di fuggire da un locale molto affollato … “La bodeguita del Medio”, il locale preferito da Hemingway , dove veniva a scolarsi ettolitri di mojitos per trarre l’ispirazione … Perché non seguire il suo esempio? Domenica 1° febbraio . Come riuscire a staccarsi da questo posto stregato ? Ci svegliamo relativamente presto e cominciamo a camminare , camminare e ancora camminare ; penso di non aver mai fatto tutti quei chilometri a piedi . Occhiali scuri e bottiglia nello zaino percorriamo un’infinità di vicoli che ci portano a scoprire questo o quel monumento , questo o quel personaggio , fino ad arrivare nel tardo pomeriggio lungo il Malécon che si affolla di gente di ogni tipo : venditori , giovani spavaldi che sfidano le onde dell’oceano con tuffi quasi olimpici , persone che praticano riti propiziatori spargendo cibo nell’acqua per la gioia di pesci e gabbiani … Ma soprattutto il tramonto … Surreale , tutto si colora di rosa : i muri , le auto perfino le persone pian pianino cambiano colore (sarà ancora il rhum?) ; le luci si accendono poco alla volta dando agli spruzzi d’acqua che si infrangono sulle rocce un effetto che sembra l’eruzione di un vulcano . La gente , ride , grida , si diverte , una felicità contrastante con quella che è la loro situazione ; eppure la semplicità di costoro ne fa un popolo veramente unico .

Noi non siamo così felici , come al solito appena ci si abitua e ci si ambienta è giunto il momento di fare le valigie . Ci dirigiamo verso il parcheggio dei taxi , l’ultima mezza bottiglia di rhum finisce che neanche ce ne accorgiamo . Rino vuole a tutti i costi guidare il risciò dove sono caricati i nostri bagagli e , per finire in bellezza , affittiamo un “Taxi particular”, quelle auto anni ’50 che siamo abituati a vedere nei film di Humprey Bogart e che naturalmente sono proibite ai turisti … Che posto, tutto quello che è proibito è ciò che si fa di più ! Giunti all’aeroporto controlliamo che ci sia tutto , non ho mai preso l’aereo così sbronzo … Sigari , souvenirs , passaporto , biglietto aereo , una serie di indirizzi , sì mi pare ci sia tutto … Addio Cuba , chissà che un giorno non ci si riveda …

L’aereo si alza e il sonno ci raggiunge , dopo lunghe ore di viaggio torniamo alla realtà , come se fosse stato un sogno .

************************ Ci impiegherò qualche giorno a riprendermi del tutto , secondo me anche per colpa di tutto il rhum che ho ingurgitato (circa una bottiglia e mezza al giorno) , ma soprattutto perché è inevitabile che quel posto ti entri nel sangue …

************************ Appunti : Viaggio non molto costoso se fatto con criterio , cucina buona , rhum da usare con parsimonia (non come noi) , controllare molto bene l’auto presa in affitto , non fidarsi di chi vi presenta una “chica” (quasi sempre è d’accordo con lei per spennarvi , quindi arrangiatevi) , non contrattare (spesso il prezzo è già il giusto , anzi è gradito un dollaro di mancia) , comportatevi sempre con umiltà , nel mondo c’è molto da imparare .



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