Diario del viaggio di nozze di Raffaele e Daria

Tre settimane da sogno tra la modernità e il misticismo di Hong Kong e l'avventura dell'Australia on the road, per finire col giusto relax su di un'isola mozzafiato al largo della barriera corallina.
Scritto da: honeymoon
diario del viaggio di nozze di raffaele e daria
Partenza il: 13/11/2009
Ritorno il: 01/12/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Venerdì 13 nov: partenza da Roma Fiumicino ore 12:50 per Hong Kong con volo Cathay Pacific diretto (durata circa 12 ore). Ottimo volo, bellissima compagnia aerea, viaggio trascorso tra tentativi di dormire, miseramente falliti (troppa la voglia che cominciasse questo viaggio tanto atteso e desiderato), scorpacciata di film – in italiano – e partite alla play station personale per ognuno di noi. Arriviamo ad Hong Kong che sono le 8.00 del mattino (ci sono 7 ore di fuso orario) e ci vengono a prendere all’aeroporto, abbiamo i trasferimenti inclusi, per andare al nostro albergo, The Langham, sull’isola di Kowloon – 8 Peking Road, Tsimshatsui, nel cuore della zona della città dedicata allo shopping e al divertimento. L’albergo è molto bello, con una hall che toglie il fiato e intimorisce anche un po’, ma appena ci avviciniamo al banco dell’accettazione ci rilassiamo e ci lasciamo coccolare dall’incredibile gentilezza. Arrivati in stanza, cediamo al fuso orario e ci addormentiamo stremati, risvegliandoci con difficoltà nel pomeriggio. Scendiamo per una passeggiata, cartina alla mano con l’intenzione di goderci la vista dalla baia di Kowloon sull’isola di Hong Kong antistante e scopriamo che ci sono tantissimi turisti e non, in attesa di uno spettacolo imperdibile che dalle 20.00 alle 20.15, che si ripete ogni sera e consiste in un gioco di suoni e luci proiettate sui grattacieli di Hong Kong che sembra stiano ballando: è fantastico e molto suggestivo, restiamo rapiti! Dopo lo spettacolo scegliamo un locale per quello che doveva essere l’aperitivo e che poi è diventata una cena vera e propria visto che servivano piatti internazionali e visto che morivamo di fame: niente cene cinesi ha detto Raf, non si fida, mangiamo hamburger e patatine…wow. Sabato 14 nov: Colazione in albergo, buonissima e molto abbondante (compresa nel prezzo) e partenza per un tour con guida in italiano dell’isola di Kowloon, che deve il suo nome ai nove draghi rappresentati dagli otto picchi montuosi che circondano la zona:Kowloon Peak, Tung Shan, Tate’s Cairn, Temple Hill, Unicorn Ridge, Lion Rock, Beacon Hill, Crow’s Nest e dal nono che è lo stesso Imperatore Bing; veniamo in pochissimo tempo trasportati dalla modernità sfrenata della città ad una zona alle spalle della baia, tutta monti e bellissime ville appartenenti alle ricche famiglie del posto, molte delle quali fanno parte dei coloni inglesi che si sono trasferiti in queste zone. Affascinante il racconto sulle mille superstizioni della gente di qui, la più grande e più famosa quella riservata ai numeri: se sei molto ma molto ricco possiedi una macchina con tutti i numeri della targa = 8, il 4, omofono di “morte”, è il numero sfortunato che tocca ai poverissimi…

Continuiamo su un piccolo bus per raggiungere il Victoria Peak, un punto panoramico situato all’altezza di circa 500 metri, da cui si gode di una vista suggestiva su tutta la baia di Hong Kong e di Kowloon, ma è all’interno di una piccola porta, sormontata da statue di draghi e adornata con un piccolo laghetto in cui nuotano le tartarughe, che lo spettacolo è davvero fantastico: statue di Buddha di tutte le forme e dimensioni, piene di doni di collane e bracciali dei fedeli… facciamo la fila per toccarle: io il Buddha della fertilità, Raf quello della ricchezza…non si sa mai! Passeggiamo per i santuari e ammiriamo uno spettacolo tutto nuovo, per chi come noi non era mai stato in oriente, molto mistico, e camminiamo sul ponte della lunga vita, un ponticello che, per ogni attraversamento, ti dovrebbe donare 3 giorni di vita in più…scopro che Raf è diventato superstizioso come gli abitanti dell’isola e ne fa parecchi di giri sul ponte, “almeno ci assicuriamo tutto il viaggio di nozze” mi dice! Poi incrociamo una gigantesca statua di un pesce giallo e ci spiegano che se lanci una monetina e centri la bocca del pesce diventi ricco, e anche qui a tirare monete fino a riuscirci, e non è facile… Tornati in albergo ci concediamo un po’ di riposo e un bagno caldo in una bellissima vasca corredata di champagne e flute, è pur sempre il nostro viaggio di nozze! Decidiamo di concederci una cenetta romantica in bel posto e scegliamo un ristorante all’interno del più grande centro commerciale (che è più una città, con piazze e cascate) di Tsimshatsui, che, dalla targa all’ingresso, ci sembra sia stato inaugurato il giorno del nostro matrimonio…anche se non ne siamo così sicuri ma ci fa piacere pensarlo. Antipasto di calamari fritti per Raf e formaggio con miele per me, poi una portata di salmone fresco di Raf ed io agnello e dolce + una bottiglia di vino (1100 dollari HK, circa 100 euro) non economico ma molto molto buono e poi il servizio è eccezionale!!! Domenica 15 nov: Ultimo giorno ad HK, stasera si parte per l’Australia! In mattinata andiamo ad Aberdeen, la zona delle sampan, le tipiche barche che fungono anche da abitazioni. Ora ne sono rimaste pochissime, ma sono ancora come erano un tempo. Alcune appartengono ai pescatori che a quest’ora stanno rimettendo a posto le reti. Paghiamo un giro in barca di una mezz’ora con una donna dal tipico cappello di paglia. Sulle barche sono attaccati tutti intorno pneumatici, panni stesi, stracci, cianfrusaglie varie o pesce essiccato che le rendono ancora più caratteristiche. Sono così famose che alcune sono diventate ristoranti di lusso, molto turistici, e tra questi il maestoso Jumbo Restaurant, dove è stato girato il film di James Bond. Dopo il giro in sampan abbiamo prenotato un battello più serio, più grande, con guida in inglese che ci fa fare tutto il giro della baia di Hong Kong, raccontando un po’ di storia del paese, ma il tempo fuori è brutto, piove e non possiamo uscire all’esterno, allora ci accomodiamo sui divanetti interni e tra le onde e i racconti, io mi addormento… Resoconto dei 3 giorni ad Hong Kong: fantastica, quella che doveva essere solo una tappa per spezzare il lunghissimo viaggio fino a Sydney si è rivelata una sorpresa meravigliosa, una catapulta in un mix affascinante di modernità, grattacieli, negozi griffatissimi (come non menzionare il monomarca di Manolo Blahnik?) e un misticismo fatto di credenze, atmosfere delicate e superstizioni di ogni tipo. Alle 17.00 c’è il trasferimento in aeroporto per il volo delle 20.20 per Sydney con volo diretto Quantas che durerà circa 8 ore. Ancora non ci credo…la mia tanto sospirata Australia a un passo! Il volo non è bello come quello da Roma ad HK, la Quantas è una buona compagnia ma non come la Cathay, e poi siamo un po’ sfortunati sull’assegnazione dei posti, finiamo giusto di fianco ai locali centrali adibiti a cucina, una puzza impossibile per tutte le otto ore e, manco a dirlo, noodles per pranzo! Se avesse potuto Raf si sarebbe catapultato fuori e sarebbe arrivato a nuoto! Purtroppo l’aereo era pieno e non abbiamo potuto cambiare posto, ma tant’è, mancano 8 ore all’Australia e se deve essere puzza di noodles, sia! Lunedì 16 nov: Con il fuso, siamo a Sydney alle 8.15, in perfetto orario. Ci vengono a prendere in aeroporto con tempi e modi diversissimi da quelli di HK, qui la gente è molto più rilassata, e aspettiamo un po’ prima di partire. Destinazione il nostro albergo: Sydney Shangri-La – 176 Cumberland St, Sydney NSW 2000, Australia -. Un albergo bellissimo, la nostra stanza è enorme, con una parete di vetro e vista sulla baia e sull’Opera House e l’immancabile bottiglia di champagne e i cioccolatini, che fanno tanto honeymoon. Scendiamo subito per una passeggiata fino al molo, incontriamo l’aria della primavera australiana, calda e secca, molto piacevole, molto diversa dall’umidità di HK, e ci imbattiamo in un simpatico aborigeno che suona per addomesticare i serpenti al lato della strada…ci siamo! Arriviamo al molo, dove abbiamo prenotato una mini crociera sul Captain Cook cruise, chiamata così in onore del capitano James Cook che il 28 aprile del 1770 gettò l’ancora della sua nave, l’Endeavour, proprio in questa baia. Ma prima niente mi può fermare, devo arrivare all’Opera House, devo salire quei gradini e affacciarmi sul parco, girando tutto intorno all’edificio che troppe volte ho guardato in tv fantasticando di essere lì; è bellissimo, senti proprio di essere dall’altra parte del mondo quando sei seduta su quelle scale!!! Dopo un pò saliamo sul battello che ci porta ad esplorare la baia compresa tra l’Opera House e l’Harbour Bridge e tutta la costa, dove ci sono splendide case a picco sul mare; a bordo ci servono un pranzo a buffet a base di pesce molto buono e assaporiamo il gusto di una nuova avventura! Tornati in albergo la solita storia, crolliamo distrutti dal fuso orario; quando scendiamo per la cena è tardi, troviamo aperti solo pub di stile tipico inglese e tedesco, e ci buttiamo su birra e panini, ma ancora una volta la vista sulla baia illuminata è meravigliosa… Martedì 17 nov: Ci alziamo presto perché abbiamo appuntamento con la nostra guida-accompagnatore per l’escursione alle Blue Mountains, un simpatico australiano, che parla italiano, sulla sessantina (o anche settantina, non saprei dirlo con precisione, ma sì che stava bene!) che ci porta con un fuoristrada a circa un’ora da Sydney, nella parte sud-est dell’ Australia dove si estende la Grande Catena Divisoria. Ci fermiamo all’interno del parco per una sosta dedicata a thè e biscotti e facciamo il nostro primo incontro con i canguri!!! Liberi e per niente impressionati dalla nostra presenza, si fanno fotografare saltellando intorno a noi, che emozione! Proseguiamo per un tratto in macchina e poi a piedi fino ad arrivare al belvedere da cui possiamo ammirare le Three Sisters, tre vette gemelle, simbolo di questa catena montuosa composta da spettacolari formazioni rocciose e restiamo incantati dalla magnificenza del paesaggio e dal silenzio. Il nostro amico ci racconta la loro suggestiva storia: si dice che in questo posto viveva un capo tribù che aveva tre figlie; per paura dell’imminente arrivo di un demone, il capo tribù chiese allo stregone di trasformare le figlie in rocce, per poi farle tornare donne una volta passato il pericolo, ma lo stregone sparì e le tre sorelle rimasero rocce per sempre…… e così noi possiamo ancora oggi ammirarle da quassù. La passeggiata al parco continua con l’avvistamento delle Bridal Veil Falls, cascate così sottili e delicate da sembrare il velo di una sposa, molto romantiche… e camminate sulle rocce, con la nostra guida che ci mostra e ci spiega i metodi degli aborigeni per colorarsi il viso usando le rocce di questi luoghi, e finiamo con facce pittate di rosso e di giallo. Pranzo a buffet in una locanda nelle vicinanze del parco dove ci servono pollo e vegetali di ogni sorta e un caffè di cui potevamo anche fare a meno… La giornata continua con la visita al Featherdale Wildlife Park ($ 23.00 a persona), dove incontriamo ogni sorta di animale, molti dei quali liberi in mezzo a noi; prima di entrare i custodi ci accolgono facendoci salutare un piccolo canguro wallaby appena nato, troppo tenero! Dentro, poi, ne incontriamo tanti altri che sgambettano un po’ ovunque e ci addentriamo lungo il percorso tra pavoni, emu, piccoli orsetti wombats, dingo (i cani australiani) e tantissime specie di uccelli, il più impressionante di tutti (io non avevo nemmeno capito di cosa si trattava) è il pipistrello australiano, uguale al nostro, in effetti, solo 10 volte più grande, nero e imponente a testa in giù, altro che batman…Di rito e immancabile la visita al Koala Sanctuary, all’interno del parco, dove vive la più grande colonia di koala del New South Wales e foto ricordo col koalino, un animaletto dolce e simpatico; unica mancanza non essere riusciti a vedere il diavoletto della Tasmania, dormiva nascosto nella sua tana…un buon motivo per ritornare in questa terra meravigliosa. Rientro in albergo, doccia veloce, ormai sappiamo che non possiamo fare tardi altrimenti niente cena e ci avviamo a piedi chiedendo un po’ in giro di un bel posto dove andare; ci indicano Darling Harbour, una zona meno famosa della baia con l’Opera House ma davvero molto bella, un porto con una lunga passeggiata con il mare su un lato e una schiera di localini e ristoranti sull’altro; noi restiamo incantati, è così romantico…ci facciamo tutto il giro e leggiamo tutti i menù fuori dai locali, e siamo colpiti da una cosa: servono la carne del canguro! Ok magari lì è normale, ma noi non avevamo studiato le loro usanze alimentari e siamo sorpresi, ma non scoraggiati, anzi… decidiamo di assaggiare il canguro, ed è squisito, una carne tenera e saporita (niente paura, in Australia ce ne sono così tanti di canguri che molti li devono abbattere e li mangiano, come noi mangiamo le mucche…); ottima cena dunque, d’ora in poi sarà carne di canguro ogni volta che lo troveremo sul menù. Mercoledì 18 nov: Bene bene, stamattina alle 9.00 abbiamo appuntamento alla Hertz di Sydney per ritirare la nostra macchina; prendiamo un taxi e andiamo a prendere la ??? che ci porterà in giro per il sud dell’Australia per 7 giorni di avventure on the road. Entrati in macchina Raf al posto di guida (a destra) ed io come navigatore (con tanto di librone delle strade australiane da decifrare) prendiamo la Hume Hwy e poi la Federal Hwy destinazione Canberra: durata del viaggio circa 3 ore e mezza per percorrere 300 km a sud-ovest di Sydney. Il viaggio procede bene, la strada è ampia e comoda, cominciamo a pensare che tutte le raccomandazioni che ci hanno fatto dall’Italia e anche in Australia (sulla necessità di fare sempre il pieno prima di partire, di portare con noi acqua e qualcosa da mangiare,…) siano la solita esagerazione; poi però man mano che ci addentriamo in direzione di Canberra il paesaggio cambia e diventa arido e caldissimo, la macchina porta una temperatura esterna di 45°C! Sui lati della strada appaiono sempre più frequenti cartelli con l’indicazione del livello di pericolo incendi: freccia sul rosso fuoco, pericolo massimo! In effetti abbasso il finestrino e metto una mano fuori, un caldo spaventoso…ci avevano detto che se siamo fortunati potremmo vedere delle lingue di fuoco che saltano da un lato all’altro della strada – grazie ma noi questa fortuna la lasciamo volentieri a qualcun altro – non incontriamo quasi nessuno in nessuna direzione e soprattutto mai una pompa di benzina o qualcosa del genere: era vero, bisogna sempre fare il pieno prima di partire dalle città verso il nulla più totale…Arriviamo a Canberra e troviamo il nostro albergo, il Novotel – 65 Northbourne Av Canberra ACT 2600 Australia – non bello come quelli visti fino ad ora, ma la camera è molto grande con ingresso con lavabo (?) un salottino con tv, camera da letto con tv anche questa e bagno (la stanza è più grande della casa dove abitavamo prima di sposarci!), tempo di mettere macchina fotografica (nuova, comprata ad Hong Kong) e telecamera in borsa e scendiamo convinti di vedere una città bellissima, è pur sempre la capitale…andiamo nel punto informazioni della struttura di fianco l’albergo e prendiamo una cartina di Canberra, quindi ci avviamo a piedi verso quello che crediamo il centro. Dopo circa un Km sotto un sole cocente ed un caldo infernale ci rendiamo conto che non sappiamo dove stiamo andando e che il “centro” è difficile da raggiungere, quindi torniamo in albergo e riprendiamo la macchina (mai avventurarsi a piedi a Canberra). Giriamo un po’ in tondo avvistando la sede del Parlamento, che non riusciamo a fotografare data la strana luce che c’è, e l’Università e poi decidiamo di scegliere un posto preciso da andare a visitare, dato che il famoso centro in pratica non esiste; optiamo per il Museo Nazionale d’Australia, interessante, anche se niente di che in confronto alla nostra arte, ma bella soprattutto la parte dedicata alla cultura aborigena, ai popoli originari del posto, con bellissime immagini e splendide stoffe. Torniamo in albergo un po’ delusi da questa città, ma almeno ci riposiamo un po’, prima di scendere per cena in un posto vicino all’albergo, dove ci sono molti giovani, universitari, e un sacco di gente che qui viene solo per motivi di lavoro. Ci sediamo in un ristorantino e consumiamo una cena non troppo buona, ma almeno il vino australiano merita. Giovedì 19 nov: Ripartiamo da Canberra per tornare sulla costa, dove abbiamo scelto di vedere alcuni piccoli paesini di pescatori e surfisti, che danno l’idea dell’Australia più vera, al di fuori delle grandi città. Dopo aver fatto il pieno e la scorta di acqua e cibo prendiamo la Monaro Hwy e poi la Princes Hwy per un totale di circa 260 Km durante i quali i paesaggi cambiano tantissimo, dall’arida terra dell’interno nelle vicinanze di Canberra alla strada ricavata all’interno dei parchi nazionali, dove si cammina su sole 2 corsie circondati da alberi altissimi che non ti fanno vedere il cielo, suggestivo anche se un po’ impressionante, ho passato molto del tempo a pregare che la macchina non si fermasse…facciamo tappa a Bodalla, un piccolo antico paesino in mezzo al nulla, dove ci avevano detto che producono un formaggio buonissimo, soprattutto alla Bodalla Big Cheese, che però troviamo chiusa, ma non ci scoraggiamo e ci fermiamo in una locanda dove assaggiamo i loro sandwiches al formaggio, niente male. Alla fine raggiungiamo la costa, dove prendiamo confidenza col paesaggio che più ci assomiglia, la costa, il mare, piccoli villaggi a ridosso delle spiagge. Arriviamo a Merimbula, il viaggio è stato piacevole comunque, spostarsi in macchina dà meglio la percezione di essere in un paese in cui è la natura e lo spazio che dominano, per non parlare dei classici cartelli che indicano la presenza dei canguri per i Km a venire, esistono davvero, ce ne sono un sacco! Il villaggio è piccolo, molto caratteristico, il nostro albergo è il Best Western Fairway Motor Inn – 180 Arthur Kaine Drive MERIMBULA NSW 2548 – carino e ospitale con una piccola cucina in camera. Usciamo subito per visitare le spiagge e ci fermiamo sulla Main Beach di Merimbula, una bellissima spiaggia, enorme e non attrezzata (come tutte, o quasi, le spiagge in Australia) dove riposiamo e ci godiamo la bella giornata di sole. Poi giro per gli immancabili negozietti e cena in un piccolo ristorante con vista sul mare. Venerdì 20 nov: Lasciamo Merimbula per raggiungere la prossima meta del nostro vagabondaggio australiano: Lakes Entrance nello stato del Victoria. Ancora 300 Km sulla Princes Hwy e raggiungiamo questo simpatico paesino sul mare, il nostro albergo è il The Esplanade Resort and Spa – 1 The Esplanade, Lakes Entrance, Victoria, Australia, 3909 -, molto belle le camere, in realtà miniappartamenti , con cucina-salotto, camera e bagno e terrazzino affacciato sulla piscina scoperta. C’è anche una piccola piscina idromassaggio al coperto dove ci fondiamo appena arrivati, una meraviglia, proprio quello che ci voleva dopo tante ore di viaggio! Dopo il giusto relax prendiamo la macchina e ci spostiamo fino ad arrivare ad una delle spiagge più grandi e più famose di questa zona dell’Australia, la 90 Mile Beach, gigantesca spiaggia perfetta per il surf e per l’ozio…Nel pomeriggio andiamo a cercare un posto buono da dove ammirare e fotografare la regione dei laghi del Gippsland, dove ci troviamo, che è la più grande rete di corsi d’acqua interni dell’Australia, incontaminata e spettacolare. Poi torniamo a Lakes Entrance, dove scegliamo un posticino per l’aperitivo a base di birra e ostriche, abbinamento inconsueto ma che ha il suo perché…e cena a bordo del ristorante galleggiante Ferryman’s Seafood Cafe, dove Raf sceglie per entrambi un enorme misto di pesce comprensivo di tutto quello che questo mare ha da offrire: barramundi fritto, frutti di mare di ogni sorta, calamari e un sacco di altri tipi di pesce che non distinguo o non ricordo, tutto accompagnato dal buon vino australiano che non è mai mancato sulla nostra tavola ($ 40 per persona circa). Sabato 21 nov: E siamo di nuovo in macchina ed ancora sulla Princes Hwy diretti a Phillip Island, forse la più grande sorpresa di questo viaggio, un posto che ti resta nel cuore. Percorriamo i nostri 300 Km giornalieri, entriamo sull’isola attraversando un ponte e continuiamo fino ad arrivare al nostro albergo qui a Phillip Island, il Glen Isla House – 230-232 Church Street, Cowes VIC 3922 – bellissima e antica residenza risalente al 1870 e che oggi ospita un Bed & Breakfast di lusso, con tante piccole mini villette come stanze, parcheggio e terrazzo privato e circondate da giardini all’inglese. La signora che la gestisce è gentilissima e ci accoglie in una hall che è più un grande salone con divani davanti al caminetto e tavoli per la colazione e ci dice subito con orgoglio che quella è la residenza scelta dalla Ducati, casa motociclistica italiana, per il tempo che trascorrono ogni anno durante il motomondiale d’Australia che si tiene proprio a Phillip Island; io ovviamente non lo sapevo, ho scelto questa tappa per la ragione che leggerete tra poco, ma Raf lo sapeva ed esprime il desiderio di andare a vedere il circuito. Ma prima posiamo i bagagli nella stanza… stanza? una bomboniera che fa molto Regina Elisabetta, con un grande letto a baldacchino col camino di fronte e un soffitto altissimo con le travi in legno a vista; c’è anche un bel bouquet di fiori e il frigo con champagne e cioccolatini, mi piace proprio questa storia del viaggio di nozze…ma la cosa più bella è il bagno, anzi no, è la vasca idromassaggio! Decidiamo di andare subito al circuito, tanto per toglierci il pensiero, entriamo e andiamo a vedere il Visitor Centre’s History of Motorsport Display ($13.50 per persona), una specie di museo della storia del circuito con le riproduzioni di macchine da corsa e motociclette, non particolarmente eccitante per me, ma Raf ha il più grande sorriso da quando siamo partiti…poi usciamo e ci affacciamo per vedere il circuito, quello vero, e siamo anche fortunati, c’è una corsa di macchine di non so che tipo, ma possiamo sentire il rumore tipico delle gare; Raf si fa prendere dall’entusiasmo e decide di arrivare fino al bordo della pista; manco a dirlo io già mi immaginavo incidenti, gomme che volano per aria e altre catastrofi di questo tipo, ma ormai non lo fermo più, è andato e io vado con lui. Dopo un’oretta trascorsa girando sui prati intorno al circuito, andiamo a mangiare qualcosa al bar dei Campioni e facciamo un giro allo Shop per qualche compera, ovvio no? Rientriamo in albergo con l’idea fissa di farci un bel bagno con la schiuma e l’idromassaggio e ci prepariamo anche un tavolino vicino alla vasca con lo champagne e la cioccolata… ma Raf ha messo troppo sapone e non riusciamo più a fermare la schiuma che esce fuori dalla vasca e dal lavandino e ormai è ovunque nel bagno… che risate, abbiamo dovuto toglierla con gli asciugamani, c’erano nuvole di sapone dappertutto; alla fine riusciamo a immergerci e ne è valsa davvero la pena! Per la cena facciamo una scelta che non è da noi, andiamo in un ristorante italiano, è gestito da un calabrese emigrato lì 10 anni fa che, come tutti i compaesani emigrati, ha tanta voglia di parlare e perdiamo un sacco di tempo. A un certo punto decido che è ora di andare, non posso perdere la sola occasione che ho per vedere uno spettacolo unico al mondo. Ed ecco la ragione per cui ho voluto fortemente venire qui: ogni sera al tramonto, su una spiaggia dell’isola, c’è la Penguin Parade ($ 42 in due), uno spettacolo naturale in cui una colonia di pinguini fata (così chiamati perché molto piccoli) esce dall’acqua del mare per fare ritorno alle tane sulla spiaggia. I piccoli eleganti pinguini escono tutti in fila, una “parata” in effetti, in gruppi, organizzatissimi e molto simpatici con la loro buffa camminata, così romantici mentre si asciugano a vicenda… si dice che il pinguino sia un animale monogamo, che sceglie il compagno della vita e resta con lui per sempre; sarà la suggestione del posto e un po’ l’effetto “luna di miele” ma Raf è insolitamente preso e commosso come me stasera. Dopo un tale spettacolo, non abbiamo potuto fare a meno di comprare per ricordo un pinguino di pelouche! Domenica 22 nov: Ripartiamo da Phillip Island dopo aver acquistato un ticket necessario per uscire dall’isola con la macchina (circa $ 11) e puntiamo su Melbourne; stavolta il percorso è più breve, circa 150 Km. In effetti arriviamo molto presto e molto facilmente, quello che risulta davvero complicato è l’ingresso in città in cerca del nostro albergo; ci perdiamo e riperdiamo, entriamo e usciamo dal raccordo che gira intorno alla città….fino a questo momento, a parte Canberra, che comunque non è una città molto grande, abbiamo attraversato solo piccoli paesi e non abbiamo mai incontrato tali difficoltà. Alla fine decidiamo di raggiungere la Hertz di Melbourne, dove in ogni caso oggi dobbiamo lasciare l’auto e andare in albergo in taxi; la scelta si rivela azzeccata, con un colpo di fortuna troviamo la Hertz e prendiamo un taxi per il nostro albergo, il Vibe Savoy Hotel Melbourne – 630 Little Collins Street, CBD, 3000 Melbourne – ma anche il tassista ha difficoltà a trovarlo…allora era davvero difficile! Scopriamo che era proprio vicino alla Southern Cross Station, stazione dei treni dalla struttura molto particolare con il suo tetto ondulato e innovativo, a saperlo prima…Posiamo le valigie in camera e decidiamo di riprendere il taxi fino al centro della città, nei pressi di Federation Square; lo spettacolo è bellissimo, una città viva, giovane, piena di gente e di colori. Giriamo su Elizabeth Street e Finders Street fino alla Cattedrale di S. Paul, sulle sponde del fiume Yarra e raggiungiamo Federation Square, un’area riservata alla cultura e al divertimento nel cuore di Melbourne, sede di importanti attrazioni culturali, eventi internazionali e servizi turistici, ma soprattutto il luogo dove spicca l’Australian Center for the Moving Image, un centro dedicato all’arte visiva in movimento, che risalta agli occhi per la sua struttura modernissima; ci fermiamo a bere qualcosa ai tavolini all’aperto di un bar della piazza e Melbourne mi sembra ancora più bella di quello che avevo immaginato, e non vorrei dire un’eresia, ma mi sembra ancora più bella di Sydney! Il nostro giro riprende attraversando St. Kilda Road e Princes Bridge e poi lungo la Southbank Promenade dove incontriamo una serie di simpatiche sculture moderne e un sacco di localini con vista sul fiume; decidiamo che sarà il posto dove verremo a cena! Così facciamo ritorno in albergo per un po’ di meritato riposo e in serata rieccoci in Southbank a scegliere un posto carino per la cena: optiamo per un pub, in perfetto stile colonia inglese dall’altro lato del mondo… Lunedì 23 nov: Stamattina ci attende il trasferimento all’aeroporto di Melbourne per prendere il volo Quantas che ci porterà al Nord, a Cairns, dopo poco più di 3 ore di volo. Bene, una parte del viaggio è finita qui, tra il New South Wales e il Victoria, ma un’altra, sempre affascinante e di certo più avventurosa ci aspetta nella regione del Queensland! Atterriamo a Cairns e la prima cosa che colpisce è il caldo e le palme intorno all’aeroporto, non c’è dubbio, il clima è cambiato, la foresta pluviale, la Wet Tropics of Queensland, patrimonio naturale mondiale, è vicina. Aspettiamo un po’ che arrivi un simpatico signore incaricato del trasferimento nostro e di altri turisti nei rispettivi alberghi e ci sistemiamo sul pulmino; ci godiamo il paesaggio man mano che giriamo accompagnando i nostri compagni di viaggio, è un altro mondo. Giungiamo, quindi, al nostro albergo, il Rydges Tradewinds Cairns – 137 The Esplanade, Cairns 4870, Australia – molto bello a dire il vero. Saliamo in camera e mi accorgo che Raf ha dimenticato sul pulmino lo zaino con tutti i souvenirs comprati fino a questo momento (lo vorrei strozzare!), scendiamo alla reception e loro, gentilissimi, si offrono di chiamare l’autista e chiedere di riportarcelo…lo spero con tutto il cuore. Nell’attesa scendiamo in piscina, io mangio un’insalata al bar e Raf si intrattiene con una partita a biliardo. Torniamo in camera e dopo un po’ bussano alla porta, il nostro zaino è tornato!!! Da oggi in poi mai più in mano a Raf una cosa così preziosa….tutti i miei regalini! Andiamo un po’ in giro per la cittadina di Cairns, che ha un bel lungomare e la solita strada con ristoranti e negozietti per turisti, ma una cosa colpisce la mia attenzione, una miriade di uccelli neri che volano sulle nostre teste, ma tanti…e scopriamo che sono quei pipistrelli giganti che avevamo visto la prima volta nel parco a Sidney, solo che qui sono liberi e sono tantissimi; è necessario farci l’abitudine, altrimenti non puoi camminare, ma comunque non danno nessun fastidio. Scegliamo il ristorante per la cena leggendo i menù come sempre esposti all’esterno, e decidiamo di assaggiare un piatto chiamato “tris di sapori australiani”: canguro (immancabile), barramundi (il pesce che avevamo già mangiato a Lakes Entrance) e una novità, il coccodrillo! Bene, il coccodrillo ha una carne bianca, un po’ stopposa, sembra quasi un pollo, non sa certo di pesce e a noi è piaciuto. È il momento di andare a dormire, domani ci attende un’altra giornata impegnativa. Martedì 24 nov: La sveglia suona prestissimo, alle sei siamo in piedi e pronti a viverci il tour più avventuroso della nostra vacanza: Daintree Rainforest and Cape Tribulation con la Tropical Horizons Tours. Ci viene a prendere il solito pulmino con a bordo altri turisti, per lo più inglesi e giapponesi, ma l’autista-guida è italiano (siciliano) e vive in questa fetta di mondo da più di 30 anni, felice e mai pentito di questa scelta sicuramente fuori dal comune. Il nostro amico parte verso nord lungo il Great Tropical Drive e dopo poco raggiungiamo le località costiere di Palm Cove e Port Douglas; Palm Cove è considerata la “Spa capital” dell’Australia grazie ai vari centri che promettono benessere e relax totale. Breve sosta-fotografie e via verso il Daintree National Park, un posto incredibile, con alberi maestosi ed imponenti e colori e profumi mai visti né sentiti prima. Il percorso è ovviamente a piedi, ci addentriamo nella foresta sentendone i rumori, incontrando simpatici, per quanto inizialmente spaventosi, animali, come il tacchino nero selvatico o un’iguana di 2 metri che sbuca dalle foglie facendomi saltare dalla paura…ero convinta fosse un coccodrillo. Lo so, la suggestione fa brutti scherzi; in realtà parte del tour consisteva in un giro in barca sul Daintree River alla ricerca di qualche esemplare del coccodrillo estuario, dominatore assoluto del fiume insieme a serpenti, pitoni, uccelli acquatici e farfalle…eccome se l’abbiamo trovato! Grande (almeno per noi, la nostra guida fluviale diceva che era un esemplare giovane) e fiero, riusciamo a fotografarlo, anche se non avviciniamo troppo, è molto pericoloso, ma è una esperienza esaltante! Il tour prosegue a piedi lungo le rive di un torrente più piccolo in cui, ci dice la guida, possiamo fare il bagno se vogliamo (anche no, grazie). All’ora di pranzo ci accompagnano in un bellissimo resort con vista sulla foresta e con tanto di piscina, dove ci aspetta un buon pranzo a buffet e un po’ di relax. Nel pomeriggio andiamo a fare una piccola passeggiata sulla Cape Tribulation Beach, spiaggia di sabbia bianchissima incorniciata dalla vegetazione della foresta pluviale, sembra di essere in un film; solo i cartelli di divieto di balneazione per la presenza dei coccodrilli rovina un po’ la bellezza del posto, anche perché il mare sembra fantastico. La nostra guida ci spiega che i coloni inglesi arrivati qui alla fine del 1700 furono costretti a sbarcare su queste spiagge a causa di guasti alle loro navi, e per via delle enormi difficoltà che trovarono a causa delle condizioni non proprio favorevoli del posto (clima, fauna, aborigeni arrabbiati,…) chiamarono questo luogo Cape Tribulation, il Capo della Tribolazione; bhè devono essersela vista brutta, qua ancora oggi è tutto così selvaggio (e bellissimo). Ultima tappa della nostra giornata: Daintree Rainforest Aerial Walkway and Canopy Tower, in pratica si tratta di una passeggiata su passerelle di legno che arrivano fino alla cima degli alberi più alti della foresta pluviale, per godere di una vista mozzafiato di questo paradiso naturalistico, dall’alto della Canopy Tower, infatti, si vedono tutti gli “strati” della foresta. Tornati a Cairns stanchi morti ci facciamo una doccia e scendiamo per una cena veloce; scegliamo il ristorante italiano che ci ha suggerito l’amico siciliano della Tropical Horizons, dice che si mangia bene e vogliamo credergli; non c’è da pentirsi, la moglie del proprietario cucina davvero bene, e allora io approfitto per un bel piatto di gnocchi, sono quasi 3 settimane che non tocco pasta. Dopo la cena tappa al supermercato, seguiamo un altro dei consigli della nostra guida di oggi, e andiamo a fare scorta di pane, biscotti, formaggio…da portare con noi sull’isola domani, pare che lì non ci sia altro che un bar dove per un panino devi fare un mutuo, vedremo… Mercoledì 25 nov: Ok ormai sono davvero ripetitiva, ma oggi è una giornata memorabile! Si avvera un sogno coltivato da bambina, fatto di immagini, fotografie ritagliate dai giornali e dalle riviste delle agenzie di viaggio e ore passate davanti alla tv quando c’erano servizi sulla Grande Barriera Corallina Australiana. Dal porto di Cairns prendiamo un catamarano che attraversa i 27 Km di Mar dei Coralli per portarci a Green Island, un gioiello, una minuscola isola, scelta proprio per questo, perchè fosse un piccolo angolo di paradiso. Siamo come trasportati in un altro mondo, finalmente sul nostro fazzoletto di terra in mezzo al mare…qui non esistono case, non ci abita nessuno, non ci sono strade, né mezzi di trasporto, l’unica struttura è il nostro resort, che si trova proprio vicino al molo e ad una spiaggia bianchissima, il resto dell’isola è ricoperto dalla vegetazione. Allo sbarco siamo accolti ed accompagnati alla nostra stanza: bella, ampia, tutta in legno, ventilatore sopra il letto, terrazzo che si affaccia sulla piscina interna privata… in più, ogni sera, quando vengono a sistemarci la camera, ci lasciano sul letto 2 cioccolatini, un indovinello riguardante curiosità sull’isola e le previsioni del tempo del giorno successivo, fantastici! Ma andiamo con ordine. Regola numero uno per questi quattro giorni che passeremo sull’isola è dedicarsi al dolce far niente; la regola numero due non esiste. Quindi: infilato il costume, unico indumento che serve sull’isola, partiamo all’esplorazione. Oltre alla piccola piscina privata per gli ospiti del resort, ce n’è una più grande nell’area comune, dove ci sono anche un paio di negozietti, la spa ed un bar-tavola calda; questa zona è dedicata ai turisti che vengono da Cairns per un’escursione di un giorno… alle 16.00 comunque riparte l’ultimo catamarano e l’isola con i suoi tramonti meravigliosi è solo nostra! Bene, allora, andiamo in spiaggia e veniamo a sapere che per noi ospiti del resort ombrellone, sdraio, asciugamani da mare, canoe, attrezzature per fare snorkeling sono gratis, wow… La prima esperienza con il mare dalle mille tonalità davanti ai nostri occhi è un misto di eccitazione e un po’ di paura, dovuta alla vista dal molo di razze e piccoli squaletti ma soprattutto alla presenza, pare, di piccole e trasparenti meduse assassine, capaci di farti fuori in una manciata di secondi; niente paura, ci dicono, dobbiamo solo indossare le mute integrali che ci danno (gratis) e possiamo stare tranquilli. Detto fatto, io sono pronta, ma la muta è scomodissima, si azzecca addosso, fa troppo caldo e poi io voglio sentire l’acqua sulla pelle….comunque vado, mi butto, Raf mi aspetta sulla sdraio, e mi fotografa, sono proprio ridicola. La nostra giornata trascorre lenta e dolce e mi sembra un sogno. In camera preparo un thè coi biscotti e me li godo sul terrazzo mentre leggo un libro (in italiano, trovato nella libreria messa a disposizione dal resort) e Raf riposa davanti alla tv. All’ora di cena (dalle 18.00 alle 20.00) andiamo all’unico ristorante dell’isola, che affaccia sulla piscina grande, e siamo accolti da un simpatico cameriere francese con due flute di champagne e i loro auguri per la nostra luna di miele, incredibile! Qua anche i sassi sanno che siamo in viaggio di nozze…che meraviglia! Solo che la cena è abbastanza terribile, c’è da morire dal ridere, Raf ordina un misto di pesce convinto che questo è il posto perfetto mangiarne uno squisito e gli arriva una zuppa piena di salsa che non si può descrivere, poi ci dicono che il cuoco è giapponese e tutto ritrova un senso. Dopo cena in pratica non c’è niente da fare, inoltre questo non è un periodo di grande turismo e ci sono davvero pochi ospiti sull’isola; devo dire che tutto questo non fa che aumentarne il fascino, infatti ci godiamo una passeggiata sul molo da soli, le luci sono spente, la luna sembra enorme e il rumore del mare è l’unico che si sente. Giovedì 26 nov: Oggi ci riproviamo, ci abbiamo dormito su e scendiamo in spiaggia armati di coraggio, maschere e boccagli: niente muta! In effetti intorno a noi quasi nessuno la indossa, le medusine stronze dovrebbero arrivare sulla costa tra un paio di settimane, non è proprio il periodo più pericoloso, la muta è per chi ha paura di incontrare quella che è arrivata in anticipo…E allora via con lo snorkeling in questo mare meraviglioso, l’acqua è fresca e trasparente e finalmente ce la godiamo. La giornata trascorre tra mare, lettino, mare e piscina… piscina giusto perché è vicina al bar dove ogni tanto prendiamo qualche cocktail alla frutta, e relax; io mi sono ambientata benissimo, ho preso a camminare scalza ovunque come si usa qui, che grande senso di libertà! Riposino pomeridiano (ci si stanca a non fare niente, che credete) e pranzo in stanza coi panini che avevamo portato da Cairns; nel pomeriggio andiamo a fare un giro sulla barca col fondo di vetro per vedere più da vicino le meraviglie della barriera corallina (gratis anche questo per noi) ed è un trionfo di coralli, pesci di ogni tipo e tartarughe giganti; la guida improvvisa anche il fish feeling, in pratica dà da mangiare ai pesci che accorrono a decine, è impressionante. Dopo le 4 del pomeriggio riparte l’ultimo catamarano con i turisti giornalieri e la spiaggia è tutta nostra, dico tutta nostra perché ci siamo davvero solo Raf ed io e ne approfittiamo per camminare sulla riva e goderci il tramonto sul mare, che da queste parti è uno spettacolo incantevole. Si fa ora di cena, e stavolta, conoscendo le capacità del nostro cuoco, cerchiamo di ordinare quanto di più semplice c’è nel menù e non ci va tanto male; dopo, la solita passeggiata al molo e rientro in stanza nel buio e nel silenzio. Venerdì 27 nov: Anche oggi ci dedichiamo alle attività che la nostra isola ci offre: mare cristallino, relax, tanto sole (wow…siamo abbronzati a fine novembre!) e passeggiate. Nel pomeriggio decidiamo di andare a visitare il “museo” dell’isola, si tratta più di un parco naturale che di un museo secondo la nostra concezione; ci sono vasche dove nuotano le tartarughe marine giganti, vasche dove vivono diverse specie di stelle marine ma soprattutto tante vasche che accolgono simpatici ed enormi coccodrilli! C’è anche una guida che ci racconta le abitudini di vita di questi animaletti così temuti e assistiamo ad uno spettacolo tanto bello quanto inquietante, è l’ora di pranzo per i coccodrilli e viene servito loro il pasto: su un lungo bastone sono infilati pezzi di carne che poi vengono allungati ai coccodrilli che fanno dei salti impressionanti e aprono bocche che mi potrebbero inghiottire in un boccone…non potevamo perdercelo! Piccola curiosità, uno di questi è il coccodrillo più grande esistente in cattività, cinque metri e mezzo di bestiola, il signor Cassius, tra l’altro star del cinema, avendo avuto una parte importante nel film “Mr. Crocodile Dundee”, o almeno così ci dicono. Durante il giro incontriamo un ragazzo italiano che ci avvicina per scambiare due chiacchiere e scopriamo che lavora sull’isola da sei mesi, ha trovato lavoro qui per caso, dopo esserci stato in vacanza, e ci è rimasto. Ci dice anche che sei mesi in quel paradiso sperso in mezzo al mare sono stati lunghi e che tra un po’ se ne sarebbe andato a Sydney, per rincontrare un po’ di esseri umani (…in effetti); altra sorpresa, anche al negozietto di souvenirs (immancabile) del museo lavora una ragazza italiana, è incredibile. Torniamo in stanza a riposare un po’ e stasera scendiamo un po’ più presto del solito, non vogliamo perderci l’ultimo tramonto da sogno sull’isola, quindi andiamo al nostro posto sul molo, e tra i bacini non rinuncio a fotografare questo spettacolo indimenticabile. La conoscenza con l’amico italiano si rivela molto utile la sera a cena: Raf ottiene una descrizione dettagliata di cosa c’è da mangiare e come viene cucinato, ne esce una cena finalmente buona e siamo contenti. Sabato 28 nov: Ultimo giorno sulla nostra isola, Raf e io siamo d’accordo su cosa fare: niente. Se non facciamo niente il tempo passa più lento e resta meglio impresso nella mente quello che vedi: i colori del mare, il bianco della sabbia, gli alberi che ci circondano, gli uccelli che qui sono i principi incontrastati e tutta la meraviglia di questo angolo di paradiso. E così ci piazziamo sulle sdraio ad osservare il paesaggio, a sentire i profumi e il rumore della risacca; si avverte un pizzico di tristezza nei nostri sguardi che si riflette nelle fotografie di oggi: decine di foto allo stesso gabbiano che indugia sul bagnasciuga, quasi come voler imprimere per sempre questa pace nella nostra memoria. Una mezzora prima della partenza del catamarano che ci riporterà a Cairns ci avviamo sul nostro molo a guardare il mare ancora un po’; poi alle 16.00 partiamo anche noi salutando per sempre (forse…chissà) la nostra bellissima isoletta dall’altro capo del mondo. Arrivati a Cairns, torniamo in taxi al Rydges Tradewinds, dove cominciamo a sistemare le nostre cose e preparare per bene i bagagli che, come noi, da domani dovranno affrontare 2 giorni di viaggio per tornare a casa. Quando scendiamo nella cittadina per la nostra ultima cena australiana mi sorprendo a pensare che tornare nella nostra nuova casa dalla nostra nuova vita mi fa davvero piacere.



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