Diario del Costarica 2011
Partenza Premuniti di opportuna Lonely Planet acquistata giorni prima, partiamo da Roma alle 8 del mattino, sveglia alle 4.30…) e dopo uno scalo a Madrid e poi a Panama (dove aspettiamo più di 3 ore in quanto l’aereo proveniente da Madrid ha ritardato di quasi un’ora…) riusciamo dopo “sole” 20 ore di viaggio, alle 21 ora locali (le 4 del mattino in Italia..), a raggiungere l’aeroporto internazionale Juan Santamaria di San Jose. Arrivati lì, dopo le veloci pratiche di dogana, prendiamo un taxi arancione (quelli ufficiali e consigliati) e andiamo verso il nostro piccolo alberghetto ad Alajuela (Hotel Trotamundos che in spagnolo significa girovago) dove passiamo la nostra prima notte in Costa Rica. L’albergo non ci entusiasma, almeno la prima notte di permanenza in Costa Rica…poi ci abitueremo agli “standard” delle Cabinas (alberghetti simili agli hostal spagnoli) sparse per tutto il paese. La stanza è piccola, spartana, un po’ rumorosa per i rumori provenienti dalla strada ma sostanzialmente pulita, essenziale ed economica (35 dollari a notte). L’acqua calda, come in molti altri posti, è presente solo nel vano doccia e non è altro che un “riscaldatore” elettrico d’acqua presente nel telefono doccia. Giorno 1 – Santa Elena Ovviamente il fuso orario, nonostante le poche ore di sonno, ci fa svegliare presto e poiché la colazione fai-da-te dell’albergo non ci soddisfa usciamo a cercare qualcosa di meglio ma alle 8 del mattino è tutto chiuso. Quindi aspettiamo il taxi che ci porterà al ristorante Calalù (a circa 15 km) dove prenderemo il primo shuttle-bus che ci porterà a Santa Elena/Monteverde, prima tappa del nostro viaggio. Al ristorante Calalù finalmente facciamo la nostra prima colazione Costaricense a base di gallo pinto (riso e fagioli) e uova picados (strapazzate). Poi arriva il nostro Shuttle, un minibus con 9 posti, e partiamo. La strada fino a Puntarenas (sul Pacifico), la famosa Interamericana, è buona con tratti autostradali (ad una sola corsia e solo in alcuni tratti a doppia corsia …) e ci fa sorridere lo stop al casello per il pagamento del pedaggio : non c’è una sbarra ma è la casellante addetta al pagamento che espone il cartello di Stop (ALTO) per fermare l’auto. Dopo aver preso lo svincolo per Juntas l’autobus imbocca una strada sterrata che comincia a salire. Solo dopo un po’ ci rendiamo conto che i 20 km rimanenti fino a Santa Elena/Monteverde saranno tutti così. La strada in alcuni tratti è quasi impraticabile e i sobbalzi ci ricordano qualche attrazione del Luna Park. Attorno piccole case sparse di agricoltori e/o allevatori e ogni tanto una scuola in prefabbricato, ma tutto molto ordinato e pulito. Scansiamo sulla strada anche un’iguana che la attraversa. Finalmente dopo 4 ore di viaggio di cui una ballando, arriviamo al nostro albergo Casa Tranquilo, anche questo modesto ma pulito e accogliente. Qui il giovane proprietario ci dà dei consigli sulle escursioni da fare e in pratica scegliamo di fare il Don Juan Coffe Tour nel pomeriggio e l’escursione guidata notturna nella foresta Santamaria. Il Don Juan Coffe Tour è stato molto interessante perché ci ha permesso di scoprire il processo di produzione del caffè dalla raccolta alla tostatura e le varie qualità di caffè tra cui la più aromatica e intensa è quella marrone chiara mentre quella scura è la più forte. Conosciamo anche il vecchio proprietario della fazenda, il “vero” Don Juan. All’interno della fazenda ci fa sorridere la presenza, quasi come un oggetto prezioso, di una moka napoletana. Dopo il Don Juan Coffe Tour arriviamo al Santamaria per l’escursione notturna nella foresta. Ci dotano di torcia e intanto il freddo e una pioggia fine cominciano a farsi sentire. Grazie alla guida scorgiamo tra gli alberi una famiglia di perezosos (bradipi), qualche tarantola nascosta nella tana, molti insetti, una famiglia di procioni (forse…) che attraversano il nostro sentiero, un serpente e una miriade di formiche rosse intente a costruire il formicaio. La sera torniamo a riposare ma non ci aspettavamo un vento così forte e soprattutto un freddo pungente. Sembra assurdo ma dormiamo in un paese tropicale con doppia coperta.
Giorno 2 – Monteverde Pronti per l’escursione al parco naturale di Monteverde con guida privata arriviamo all’entrata del parco in taxi e lì ci aspetta la nostra guida. Facciamo una buona colazione al bar del Parco e finalmente iniziamo il nostro tour. La nostra guida ci precede col suo binocolo professionale iniziando a spiegarci la differenza tra bosque primario e bosque secondario e dandoci qualche informazione sulla flora presente e sulla fauna che potremmo incontrare. L’atmosfera è fantastica. Si sentono solo i suoni degli animali e i nostri passi, oltre a quelli di altri gruppi di escursionisti. L’umidità e la pioggia fine ci accompagnano per tutta l’escursione. Riusciamo a vedere un pavo (black guan) , qualche Mono araña (scimmia ragno), colibrì e, fortunatissimi, anche un bellissimo quetzal. La guida ci racconta che poco tempo prima era stato lì per 3 giorni consecutivi il principe del Giappone con l’intenzione di vedere un quetzal e che non c’era riuscito. Sarà una leggenda? Comunque se non lo fosse siamo stati sicuramente più fortunati di lui. Riusciamo anche a intravedere un tucano ma non proprio da vicino. Ci colpisce la grande capacità visiva e auditiva delle guide che riescono a scorgere animali dove il nostro occhio ed il nostro orecchio non riescono ad arrivare… Torniamo a Casa Tranquilo e rifacciamo le valigie pronti per arrivare a La Fortuna (Arenal) tramite il famoso jeep-boat-jeep. In effetti non si tratta di un vero jeep-boat-jeep quanto di un minibus-boat-minibus…il primo minibus ci porta, percorrendo per 2 ore strade sconnesse in salite e discese ripide, all’imbarco sul lago Arenal dove ci attende una imbarcazione con circa 18 posti che ci porta all’altra sponda del lago dove ci attende un altro minibus che ci accompagna direttamente al nostro albergo (l’unico VERO albergo del nostro viaggio…) Vista del Cerro. L’albergo è accogliente, pulito anche se non è nella città di La Fortuna. Ma poi ci renderemo conto che non è un male perché lì vicino ci sono delle soda (tipici piccoli ristorantini del Costarica) veramente convenienti e ottime. Il pomeriggio prenotiamo in albergo (55 $) il tour del giorno successivo al vulcano Arenal con successive terme Baldi e cena a buffet. La sera con un taxi andiamo a cenare alla Soda La parada proprio al centro del paese. Niente di eccezionale.
Giorno 3 – Arenal – La Fortuna Al mattino andiamo a visitare le Cascate La Fortuna e decidiamo di andarci a piedi considerando che di fronte all’albergo parte una strada lunga 4 km che ci porta direttamente alle cascate. Il percorso è caratteristico e regna una pace assoluta. Dopo circa 3 km però la strada comincia a salire e scendere ripidamente e alla fine arriviamo all’entrata delle cascate già stanchi e affannati. E siamo preoccupati perché per visitare le cascate occorre scendere circa 400 gradini di cui molti ripidissimi e quindi al ritorno risalirli…ma lo spettacolo che ci aspetta quando arriviamo al punto in cui la cascata si getta ci fa dimenticare completamente il ritorno. La cascata è alta 65 m e l’acqua che scende poi forma un piccolo laghetto per poi continuare seguendo il tracciato di un fiume. L’acqua di questo laghetto non è certo calda ma è limpidissima e molti pesci nuotano vicino ai bagnanti. Tutto il verde che ci circonda rende il posto paradisiaco. Al ritorno la risalita non è facile ma ci riusciamo già ben allenati dalla scarpinata precedente… Torniamo in albergo, questa volta con un taxi, e aspettando che ci passino a prendere per il tour al vulcano con terme serali, decidiamo di pranzare alla Soda La tipica, di fronte al nostro hotel. In pratica uno dei migliori pranzi che abbiamo fatto durante tutto il nostro viaggio. Consigliatissimo. Più tardi un minibus con relative guide ci accompagna ai piedi del vulcano Arenal dove, a piedi, inizia la nostra escursione al vulcano. Il vulcano non è in attività da più di 4 mesi e quindi lo spettacolo della lava e di un’eruzione ce lo perdiamo. L’escursione comunque non è niente di particolare perché ci fanno arrivare fino ai limiti della colata lavica del 1968 (il vulcano allora si risvegliò dopo 400 anni di quiete generando distruzione e 87 morti, per fortuna pochi). La parte più bella di questa escursione, vista l’inattività del vulcano, è l’accesso serale alle terme Baldi. Una miriade di grandi piscine di acqua calda, a partire da 35° fino a oltre 45°, con cascate e Jacuzzi, immerse in un’ambientazione tipicamente caraibica dove rilassarsi e far rilassare il corpo.
Giorni 4-5 – Tortuguero In piedi presto per attendere lo shuttle che ci porterà a La Pavona (zona Caraibica) da dove proseguiremo in barca, attraverso dei canali, per il famoso villaggio di Tortuguero. L’autista dello shuttle è molto simpatico e ci spiega tante cose del Costarica, della differenza tra la parte centrale e la parte caraibica, delle varie piantagioni di ananas, banane, e altri frutti tropicali che incontriamo durante il percorso. Arrivati a Cariari ci fermiamo per l’acquisto di un phon a 110V (il nostro a 220V è lentissimo con il voltaggio 110…). Poi passiamo villaggi e paesi dove quasi il 100% della popolazione lavora nelle immense piantagioni di banane che ci accompagnano per chilometri e chilometri. Intanto il nostro autista continua a raccontarci di tutto e ad un certo punto si ferma per dare un passaggio a 2 ragazze del luogo che a piedi devono percorrere molta strada per tornare a casa. Finalmente dopo 3 ore e con gli ultimi chilometri sulle ormai solite ma affascinanti strade sterrate, arriviamo all’imbarco di La Pavona dove ci attende una barca-bus a motore. Il tragitto per arrivare sino al villaggio Tortuguero è fantastico tra i canali che si snodano all’interno della foresta. Arrivati al villaggio ci rendiamo conto che non ci sono automobili. E’ piccolo e per percorrerlo tutto bastano appena 5 minuti. In pratica il villaggio è sulla striscia di terra che separa la laguna e l’oceano Atlantico. Strade (pedonali) sterrate o in cemento e case stile caraibico. Appena arrivati alle nostre cabinas Tortuguero (a gestione italiana e non lo sapevamo anche se i gestori in quel periodo erano in Italia) ci accoglie Ricardo che il giorno dopo ci accompagnerà nel nostro tour con barca a remi per i canali. Piccola visita al villaggio e alla spiaggia dove le tartarughe, non in questo periodo, depositano le uova. Il mare è agitato ma qui è sempre così. Ci troviamo all’uscita della scuola dei bambini locali che arrivati a casa (in qualche minuto…) lasciano le divisa scolastica per indossare comodamente(senza scarpe) la “divisa quotidiana” ottima per correre e giocare con gli amici . Poi la sera ottima cena dalla famosissima Miss Junie, una delle prime fondatrici del villaggio, ormai non più vivente che però ha tramandato la sua caratteristica arte culinaria criolla alla figlia e ai discendenti che ora gestiscono il ristorante. Il mattino dopo ci svegliamo presto per riuscire a visitare all’alba i canali con tutte le sue bellezze. E in effetti lo spettacolo che la nostra guida ci porta a visitare è qualcosa di indimenticabile. La silenziosità della barca a remi ci fa ascoltare tutti i rumori della giungla appena sveglia. E riusciamo a vedere, anzi ci indica altrimenti noi non ce ne saremmo nemmeno accorti, basilischi, uccelli vari, caimani, scimmie ragno e cappuccino, oltre allo spettacolo fantastico offerto dalla vegetazione paradisiaca. Il silenzio e la bellezza del posto non si possono descrivere a parole ma bisogna provarli. Tornati dal nostro fantastico tour facciamo colazione al Dorling’s Bakery dove più volte in questi due giorni abbiamo gustato i tipici prodotti, soprattutto la frutta e i succhi (batidos) fatti con la frutta fresca (ottimo quello alla sandia cioè l’anguria) oltre alla ottima torta di carote (pie de zanahoria). Quindi visita a piedi al parco nazionale del Tortuguero la cui entrata è prospiciente al villaggio. Indossiamo obbligatoriamente gli stivali per evitare gli eventuali morsi letali dei piccoli ma velenosi serpenti presenti all’interno. Il percorso costeggia la spiaggia e a dire il vero di serpenti non riusciamo a vederne nessuno ma scorgiamo solo granchi e lucertole che in Italia non esistono (forse…). A un certo punto però incontriamo un ragazzo, scalzo e abbastanza caratteristicamente selvaggio, del luogo, chiamato El Pelon, che si propone come guida ai turisti all’interno del parco e che sta mostrando ad alcuni turisti americani i vari animali presenti che altrimenti l’occhio di un incompetente non riuscirebbe a scorgere. Poiché sta tornando indietro mentre noi proseguiamo, ci dice che ci indicherà tramite dei paletti i posti in cui ci sono i serpenti. In effetti sulla strada del ritorno troviamo i paletti ma dei serpenti nemmeno l’ombra. Lo reincontriamo lì vicino e finalmente riusciamo a vedere dei piccoli ma pericolosi serpentiin posti in cui eravamo stati 5 minuti a cercarli… La sera ceniamo da Miss Miriam ma la cucina non è particolarmente gradevole nonostante la nomea del posto.
Giorni 6-7-8-9-10 – Cahuita Al mattino ci aspetta lo spostamento verso Moin (Limon) per poi proseguire verso Cahuita uno dei posti più famosi sulla costa atlantica. Ci imbarchiamo sulla solita barca-bus da 15 posti e per 3 ore giriamo tra i canali del Tortuguero che corrono paralleli al mare. E qui vediamo per l’unica volta nel nostro viaggio un coccodrillo con la bocca spalancata per espellere il calore in eccesso. Oltre ovviamente a molti uccelli acquatici e alla straordinaria vegetazione. A Moin ci aspetta un piccolo autobus privato che ci accompagna a Cahuita alle Cabinas Safari. Il primo impatto con Cahuita non è dei migliori poiché ci rendiamo conto che rispetto a ciò che avevamo visto fino a quel momento quello che ci si presenta davanti è molto diverso e all’inizio deludente. Ma per fortuna ci sbagliamo perché l’atmosfera e l’aria che si respira a Cahuita è caratteristica e unica. Siamo in Costarica ma l’impressione è di essere in un villaggio giamaicano. La gente che abita la costa atlantica del Costarica discende dagli schiavi che qui lavoravano nelle piantagioni e quindi il colore della pelle e il modo di vivere è tipico della gente di colore caraibica. Qui si respira l’aria caraibica. Nei giorni di permanenza a Cahuita riusciamo anche a restare “bloccati” un giorno nella nostra stanza considerata l’incessante pioggia che per due giorni ci accompagnerà senza sosta. Riusciamo comunque ad andare sia sulla playa negra (sabbia giallo scuro) a nord di Cahuita che sulla playa blanca (sabbia bianca) all’interno del Parco Nazionale a sud di Cahuita. La playa negra è lunga e si trova ai margini di una strada interna a nord di Cahuita costeggiata da ville, cabinas e bar-ristoranti. E’ invece vicino alla playa blanca che scorgiamo dei visitatori insoliti per i nostri occhi ma abituè del posto : una coppia di procioni che senza alcun timore si avvicinano agli oggetti incustoditi dei bagnanti per sbirciare alla ricerca di qualcosa di commestibile per i loro denti. E non solo ; scorgiamo anche una scimmia cappuccino che “delicatamente” rovista all’interno del bidone dei rifiuti anche lei ( o lui…) alla ricerca di qualcosa da mangiare. Al di là di questi avvistamenti la Playa Blanca è molto bella e costeggia l’inizio del Parco Nazionale di Cahuita. Proseguendo oltre si può raggiungere la punta estrema del parco e continuando ancora si trova un’altra spiaggia (Puerto Vargas) . Noi però non abbiamo proseguito poiché la strada da fare (ovviamente solo a piedi) era tanta e all’interno della foresta, oppure si poteva arrivare con un autobus fino all’altra entrata del parco e da lì dopo poco circa 2 km a piedi la si raggiungeva. Considerata la pioggia un giorno, tramite l’autobus pubblico, andiamo anche a visitare Puerto Viejo un luogo molto turistico pieno soprattutto di surfisti. Il tempo però non è clemente e la pioggia continua a cadere. Quindi l’impressione che abbiamo del posto non è delle migliori. Ci ricrederemo qualche giorno dopo quando torneremo qui per poche ore in attesa dello shuttle per Arajuela. Per quanto riguarda la cena abbiamo cenato bene al Cha Cha Cha (cena ottima e servita bene) e al Coral Reef (ottimo il cheviche). Buono ma non eccezionale da Roberto. Per la colazione ottima quella del 100% Natural Coffe Shop. Il pranzo, soprattutto a base di insalate è stato buono al Cocorico dove si poteva anche mangiare italiano. Giorni 11-12-13 – Manzanillo Partiamo in mattinata da Cahuita, tramite un taxi, per arrivare a Manzanillo. I giorni e le notti precedenti di pioggia hanno reso le strade un po’ dissestate con buche e voragini pericolose per i veicoli. Riusciamo comunque ad arrivare al nostro bed&breakfast e ci aspetta una sorpresa non da poco…le strade per arrivarci a piedi, ovviamente sterrate, sono completamente allagate e il taxi per fortuna ci lascia vicino al bed&breakfast. Quando guardiamo la stanza che ci spetta notiamo che il letto matrimoniale è coperto da un velo per protezione notturna dagli insetti e soprattutto che la parte superiore dei muri è fatta di mattoni forati sui quali poggia il tetto. Di conseguenza nella stanza potremmo trovarci come ospiti qualche animaletto e/o insetto locale e quindi capiamo il perché del velo sul letto…Però anche quella stanza ha il suo fascino.Una mattina guardando lo specchio del bagno abbiamo notato un nuovo ornamento : era la testa di una rana che ci stava osservando e che è scomparsa dietro lo specchio appena ci siamo avvicinati. Il primo pomeriggio, dopo aver attraversato a piedi le strade allagate e fangose per la pioggia incessante e continua dei giorni precedenti, andiamo a vedere la vicinissima spiaggia di Manzanillo e il tempo coperto e il mare agitato non ce ne dà una buona impressione. Poi la sera ceniamo ad una soda lì vicino, “Mi rinconcito alegre” che si che sarà il nostro posto di colazione per i giorni successivi. La situazione delle strade era comunque migliorata. Il giorno dopo torniamo sulla spiaggia di Manzanillo e passiamo lì la nostra giornata al mare. Purtroppo il mare è ancora agitato e non godiamo appieno della sua bellezza. Non abbiamo con noi nessun riparo dal sole tanto le palme sparse sulla spiaggia sono più che sufficienti. La sera ceniamo al ristorante più famoso del luogo il Maxi’s. La cena è buona anche se non ottima come indicato nella Lonely Planet. Il giorno dopo finalmente il tempo si è messo bene e il mare sembra si sia calmato per cui decidiamo di arrivare alla famosa Punta Uva, sulla strada per Puerto Viejo. Per farlo noleggiamo due bici, non proprio nuove, e ci apprestiamo a percorrere poco più di 4 km di strada a tratti pianeggiante e a tratti piena di salite e discese non proprio facili da fare in bici. La strada si sviluppa all’interno della foresta verde e lussureggiante e solo guardandosi intorno si possono scorgere i suoi abitanti non umani e ascoltare tanti versi differenti. Arriviamo a Punta Uva e in effetti lo spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi merita la pedalata appena fatta. Il colore del mare è tendente al verde trasparente, la spiaggia è bianca e a ridosso di palme e altri alberi tipici della foresta. La spiaggia comunque continua a sinistra guadando a piedi un fiume e in quella parte la batigia si protende di molto verso il mare. Torniamo nel pomeriggio a Manzanillo e la sera prendiamo una pizza all’unica pizzeria del posto Manza Pizza, gestita da Ernesto, un venezuelano che ha lasciato il suo paese perché non si sentiva più sicuro. Il pomeriggio invece, come iI precedente gustiamo un gelato e un piatto di frutta fresca nella gelateria del posto gestita da un’italiana di origine sarda innamorata del Costa Rica.
Giorni 13-14 Alajuela-Ritorno Il mattino dopo, l’ultimo a Manzanillo, ci accorgiamo ancora di più della bellezza del posto perché il mare si è calmato quasi completamente e il vento è appena un alito. Mi decido quindi a fare una piccola incursione di snorkeling (la prima e putroppo unica di tutto il viaggio) dalla spiaggia per dare un’occhiata ai fondali. Purtroppo le correnti sottomarine sono ancora presenti e la visibilità non è ottima ma comunque si riescono a intravedere dei pesci tropicali e qualche residuo di barriera corallina. Abbandonare proprio adesso questo posto è veramente triste ma nel pomeriggio ci aspetta a Puerto Viejo la navetta che ci accompagnerà ad Alajuela per l’ultima notte in Costa Rica. Da Manzanillo a Puerto Viejo ci accompagna (a pagamento…) il gestore della pizzeria della sera prima che a quanto pare è un factotum del posto e durante il viaggio ci racconta della sua triste esperienza di quasi esule venezuelano, passato da sostenitore di Chavez a perseguitato. Arrivati a Puerto Viejo ci rendiamo conto che le ottime condizioni atmosferiche e del mare ce la presentano molto migliore rispetto a quando l’avevamo vista giorni prima. Quindi arriva la nostra navetta e siamo solo noi. Il viaggio dura circa 5 ore e durante lo stesso incappiamo in un posto di blocco della polizia fatto da una 40-ina di agenti in assetto quasi da guerra. Il nostro autista è un ex poliziotto e dopo aver accertato le sue generalità e fatto un piccolo controllo nel bagagliaio (senza toccare comunque i nostri bagagli) nel posacenere e cruscotto, passiamo senza problemi. In pratica, ci spiega il nostro autista, la strada che percorriamo è battuta dai narcotrafficanti che passano il confine di Panama per arrivare in Costarica e imbarcare da lì i carichi di droga verso il Nord-America. Al termine del viaggio arriviamo ad Alajuela allo stesso hostel Trotamundos che ci aveva ospitati la prima notte in Costarica, nella stessa stanza. La sera, considerato che lì vicino non c’è niente di aperto dove poter cenare, prendiamo una pizza in una pizzeria del posto e poi a nanna per la nostra ultima notte costaricana. Il giorno dopo, poiché l’aereo parte nel pomeriggio, visitiamo Alajuela. Non c’è quasi niente da vedere tranne il museo dedicato a Juan Santamaria (il Garibaldi costaricano) in cui tramite foto e oggetti d’epoca viene ripercorsa la storia dell’indipendenza costaricana. Una visita anche al mercato (tipico centro-americano) e ai negozi circostanti. Poi il pomeriggio in taxi verso l’aeroporto e partenza per Madrid da dove prenderemo la coincidenza per ritornare a Roma.
Umberto e Mariarosa – Marzo 2011