Di nuovo in Messico, 20 anni dopo
Note: Soldi: l’Euro è conosciuto, ma soprattutto nei paesi più piccoli preferiscono decisamente gli US dollar; a volte hanno fatto resistenza per cambiarne più di 300 in una volta, ma insistendo ci siamo riusciti; economicamente sono in crisi anche loro –ce lo hanno confermato tutti-; ma anche se più volte abbiamo avuto l’impressione di essere gli unici ospiti di un albergo, di rado è stato possibile trattare sul prezzo.
Ricordatevi il “trasformatore” per la spina elettrica (usano quelli a lamelle piatte); Abbiamo trovato pulizia e cortesia dappertutto, non abbiamo bevuto l’acqua del rubinetto, ma non ci siamo negati né ghiaccio né verdura fresca [problemi enterici ? 4 gg. su 20, con necessità di assumere farmaci solo in due giornate]. Non abbiamo rilevato alcun problema di sicurezza –ci siamo comunque tenuti ben lontani dalla frontiera con gli USA, dove i “problemi” dovrebbero essere più frequenti, spt. a causa di scontri… tra “narcos”-
Traffico e strade: di diverso da noi ci sono “topes” e “4 altos”; i “topes” sono i dossi rallentatori, frequenti, poco visibili e maledettamente alti; quando in un incrocio è indicato “4 altos”, la regola prevede –in presenza di altri veicoli nelle strade laterali, che tutti si fermino, per poi attraversare uno alla volta, alternando un veicolo direz. “nord-sud”, poi uno direz. “est-owest”, poi un’altro “nord-sud” e così via. Abbiamo incontrato parecchi posti di blocco ma ci hanno controllato solo superficialmente; non siamo stati nemmeno “derubati” dalla polizia urbana della Baja (come invece segnalato da altri turisti e confermato –a denti stretti- anche da fonti locali). In albergo ci avevano comunque suggerito di tenere a portata di mano 5 US dollar o 50 pesos da far “spontaneamente” scivolare -con discrezione- in mano al poliziotto in caso di necessità; non è stato necessario. Però la BENZINA costa 10 pesos al litro ( !! ) e la nostra patente italiana basta e avanza
Vocabolario: io parlo lo spagnolo, ma alcuni termini ho dovuto “decifrarli”: “ALAMBRE”: una specie di spezzatino “ALMEJAS” : sono molluschi (buoni); “CALLOS” sono molluschi (buoni), grossi come hamburger; CEVICHE: gamberi -crudi o cotti- o pesce,, serviti a quadratini, con pomodoro/cipolle; ”ENCHILADAS” sono una specie di “tacos”, immersi nel sugo; ”PASTOR”: una specie di Shish Kebab; “TORONJA” (bevanda, una specie di limonata); ”TOTOPOS”: pezzi di mais fritti, a forma triangolare (chiamati “TOSTADAS” se presentati rotondi)
Quanto alle marche di BIRRA, beh provatene diverse e scegliete secondo il vostro gusto.
Se volete altre info, scriveteci: ebarra1@libero.it oppure rosbri51@libero.it
Viaggio: Partenza da Torino, diretti con Air France via Parigi a C. del Messico; qui 3 ore di attesa in aeroporto, di cui approfittiamo per cambiare un po’ di soldi (circa 11 pesos per 1 US dollar], per comprare una “tarjeta” telefonica e per rassicurare l’albergo; poi volo fino a Chihuahua dove (è mezzanotte passata) ci viene a prendere come concordato il taxi per l’albergo [volo prenotato con agenzia, albergo via I-net]
Primo giorno a Chihuahua: giretto a piedi, poi tour organizzato per la città, museo di Pancho Villa ovviamente compreso, a bordo di un minibus (dall’aspetto di un tram); tramite la gentilissima impiegata dell’ufficio turistico, prenotiamo –per il giorno dopo- il bus per CREEL e l’albergo (scelto sulla Lonely).
6 giugno: bus veramente di prima classe, pressoché vuoto e tragitto senza problemi; all’arrivo ci viene a prendere un impiegato dell’albergo [“Plaza mexicana”]; giro per il paese, raccolta e confronto di info per i vari tours; la scelta è caduta sull’agenzia “Tres amigos”, cui abbiamo fatto conoscere questo sito. Ci siamo lasciati convincere a fare un tour di 2 gg., con pernottamento a Batopilas, sul fondo della “barranca” (= canyon); col senno di poi –tenendo anche conto del costo- ci si potrebbe limitare a 1 giorno, escludendo la discesa; interessantissimo invece il resto: villaggio raràmuri, valle de los hongos e de las ranas, la passeggiata a Divisadero sul bordo del burrone e soprattutto le spiegazioni ampie e chiare della guida assegnataci, Julio (già apprezzato da altri turisti).
9 giugno: a Divisadero prendiamo il Chepe (treno Chihuahua-Pacifico); visto che giorni e orari lo consentivano, abbiamo viaggiato in quello di seconda classe, spendendo circa la metà rispetto alla prima e trovando pulizia e sicurezza (4-5 poliziotti, armati fino ai denti, che sono sempre a bordo); paesaggio essenzialmente boschivo, piacevole. Scendiamo a Bahuichivo e ci lasciamo “rimorchiare” da una simpatica signora [Francia] che ha un albergo [Hotel Cerocahui] a Cerocahui, paesino a 15 km. di distanza. Nel complesso ci siamo trovati bene, tenendo conto della difficoltà di approvvigionamento di acqua causata dalla siccità (stagione delle piogge in ritardo, neanche una goccia da settembre 2010!).
10 giugno: con il marito di Francia concordiamo un giro nei dintorni (boscosi, con un paio di punti panoramici spettacolari) seguito dalla discesa fino al fondo della “barranca” (da 2.200 m. a 550 m. lungo una strada sterrata e a tratti un po’ preoccupante), dove scorre il fiume Urique, molto ridotto di portata a causa della prolungata siccità; anche questa discesa –col senno di poi- merita solo fino a un certo punto; l’elemento più interessante –per noi- è dato dal panorama “dall’alto”. La nostra guida ci conferma quanto insinuato dalla Lonely: con le vecchie miniere pressoché esaurite e il terreno arido l’unica fonte affidabile di sostentamento per i locali viene dalla coltivazione di marjuana e di papavero da oppio (c’è perfino un paesino chiamato “Hierbabuena…)
11 giugno: di nuovo alla stazione di Bahuhichivo, di nuovo il Chepe sempre in seconda classe e tragitto fino a El Fuerte, questa volta lungo i fianchi della “barranca”, un po’ da un lato e un po’ dall’altro con un paesaggio interessante; il lato del treno dove sedersi non ci sembra fondamentale; oltretutto i posti li assegna il capotreno in base alla disponibilità e al tragitto che si vuole percorrere. Alla stazione troviamo il taxi mandato dall’hotel [“Rio vista”] che ci aveva prenotato il marito di Francia e che merita il suo nome per la posizione panoramica.
12 giugno: dedichiamo la mattinata a fare un giro per il paese; poi taxi fino alla stazione degli autobus dove prendiamo quello per Los Mochis; qui gentilmente l’autista ci porta fino alla fermata di quello per Topolobampo, il porto di Los Mochis che dista però una ventina di km. dalla città. Siamo a corto di pesos ed è domenica, ma per fortuna la biglietteria del traghetto per La Paz accetta le carte di credito; un po’ di attesa perché la nave parte alle 23, poi traversata su una poltrona scomoda (forse era meglio prendere la cabina, anche per sole 7-8 ore di viaggio…)
13 giugno: all’arrivo,controllo capillare di tutti i passeggeri, inclusi esame con i cani e apertura delle valigie [nella mia il militare trova della polvere marrone, correttamente riconosciuta come frammenti di tabacco]; poi finalmente prendiamo il bus per La Paz (anche qui il porto –Pichilingue- dista diversi km. dalla città); alla stazione degli autobus un taxi ci porta all’albergo (Posada Sol y luna, un po’ decentrato); poi con bus e piantina diamo un’occhiata a La Paz. Pranzo al Bismarck (sul Malecòn, caro ma buono)
14 giugno Programmiamo di fare il bagno a Playa El Tecolote (raggiunta dal bus e dotata di un paio di ristoranti) rimandando la visita a Pl. Balandra [distante 3 km. via terra e priva di bar/ristoranti] al momento in cui avremo l’auto. Appena scesi dall’autobus veniamo però abbordati da un tizio che ci propone di associarci ad altri 5-6 turisti già a bordo di una barca per andare all’isola Espiritu Santo; avendo già un’idea dei prezzi, contrattiamo un po’ (scende a 650 pesos a testa e sarà la barca stessa a riportarci a La Paz). Ne risulta una giornata piacevolissima: paesaggio, delfini, snorkeling guidato, bagno in mezzo i leoni marini, un’esperienza veramente da non perdere!
15 giugno: oggi solo spiaggia, sempre alla Pl. El Tecolote; verso sera, giro per diversi autonoleggi, un’occhiata su I-net (la convenienza c’è solo prenotando almeno 7 gg. prima) quindi la scelta cade sulla National [7gg + 1 in omaggio, una Dodge neanche tanto piccola da consegnarci in albergo, assicurazioni (CDW, TW più una specie di Kasko) in cambio di 3.277 pesos]
16 giugno: puntuale alle 8.30 arriva la macchina; 10 minuti per farci indicare i comandi e controllare con l’incaricato gomme e “graffietti” già presenti ( puntualmente registrati su una scheda); poi ci mettiamo in strada, direzione sud, verso S. José del Cabo. Trovato l’albergo (Posada Terranova, sulla Lonely) in mezzo a stradine strette, mangiamo, poi andiamo a cercare .. il mare (e dobbiamo camminare un po’); il lungomare è parecchio costruito, ci sono parecchie case (dicono di americani) in vendita, parecchi negozi “da turisti”, una lunga spiaggia e discrete onde (siamo alla fine del mare di Cortez, quasi al Pacifico).
17 giugno: lasciamo S. José del Cabo, e arriviamo a Cabo San Lucas (come descritto, ultra costruito e decisamente “turistico”); ci fermiamo solo per fare il debito giretto -senza scendere dalla barca- alla Playa del Amor e a quella del Divorcio (una ancora nel Mare di Cortez l’altra già nel Pacifico; carine ma affollate di imbarcazioni),. Poi riprendiamo la macchina fino a Todos Santos, paesino piccolo ma decisamente più “umano”. Anche qui le spiagge (al di là di una serie di dune) sono decisamente lontane dall’abitato. Cena in un ristorante consigliatoci in paese, “La Fuente”, buono e abbastanza economico. Occhio invece a un ristorante (in C. Centenario) celebrato dalla Lonely ma con prezzi … senza senso!!)
18 giugno: Una lunga tratta, in direzione Nord, verso Loreto – Mulegé Un po’ stanchi, ci fermiamo (guida Lonely) all’albergo Posada Real; cena in paese
19 giugno: in spiaggia [ce ne sono 4-5 –St. Ispàn; Escondida; Coco; Burro; Coyote- nel giro di una quindicina di Km. da Mulegé; a volte “nude” a volte con “cabanas” o ombrelloni (si paga)].
20 giugno: direzione sud, ritorniamo a La Paz e questa volta scegliamo un hotel in centro, sul “malecòn” il Perla; ceniamo al ristorante La Boheme (si, come dice il nome fa cucina francese).
21 e 22 giugno: andiamo in spiaggia (questa volta, con la macchina, la Balandra non ci scappa); mangiamo due sere di fila al Rancho Viejo (sul malecòn, un raro ristorante pieno più di “locali” che di turisti); compriamo un po’ di souvenir in una “tienda de artesanìa” sul lungomare, vicino ad un ufficio informazioni; è l’unico posto –a parte qualche ristorante- dove troviamo la Damiana, digestivo (buono), tipico delle zone aride degli Stati Uniti e del Messico. 23 giugno: riconsegnamo l’auto, paghiamo e prendiamo il primo di una serie di aerei che ci riporta in Italia.