Di corsa verso Richmond
Insieme alle strategie, alle intuizioni o ai grandi errori commessi dai campioni, negli anni si conoscono anche tanti posti nuovi e ti viene la voglia di segnarli sull’agendina dei viaggi da fare, perché durante la corsa si ammirano tanti paesaggi differenti e meraviglie storiche a dir poco affascinanti. tenendo in considerazione l’ultimo ventennio, ad esempio, il gruppo ha costeggiato la Valle dei Templi di Agrigento, assaggiato l’aria rarefatta e le salite spaccagambe di Bogotà, sentito il vento gelido di Plouay sulla faccia, fatto lo slalom tra le strade di Madrid, ascoltato nell’aria di Salisburgo le indimenticabili note mozartiane, volato sulle larghe strade in mezzo agli alberi di Melbourne, attraversato le dolci colline toscane o l’altopiano verso Ponferrada.
Un mondiale di cliclismo è anche un viaggio, capace di riempirti gli occhi di emozioni e ricordi.
E quest’anno andremo alla scoperta della Virginia, girando più volte intorno alla città di Richmond, negli Stati Uniti, che ha una caratteristica interessante per i nostri corridori: è poggiata su sette colli, come Roma, e questo potrebbe farli sentire un po’ a casa.
Durante la Guerra di Secessione era dalla parte sbagliata, essendo una delle città principali dei Confederati e, dopo Montgomery, ne divenne addirittura la capitale. Per questo motivo la città pagò un prezzo molto alto, venendo quasi del tutto distrutta verso la fine del conflitto.
Sono nati in questa città o hanno passato parte della loro vita qui personaggi come Edgar Allan Poe, il grande critico d’arte Tow Wolfe, Shirley MacLaine, Warren Beatty e un grande sportivo: Arthur Ashe, ancora oggi l’unico giocatore di colore ad aver vinto il torneo di Wimbledon in singolare.
Al di là dei colli boscosi, dove la corsa potrebbe indirizzarsi verso fuggitivi decisi o verso un arrivo in volata, durante la corsa di Richmond potremmo ammirare anche il Campidoglio più antico della nazione. Si tratta dell’attuale sede governativa dello Stato della Virginia, costruito su progetto di Thomas Jefferson, terzo Presidente degli Stati Uniti, il quale si ispirò ai nostri mausolei classici e neoclassici per dare, come lui stesso affermava, “un monumento che ispirasse le persone alla giustizia e alla libertà”, valori di base della nascente nazione americana.
Unico avvertimento ai nostri Nibali, Viviani, Oss e Ulissi: dare uno sguardo, magari il giorno prima, al Campidoglio, per poi non distrarsi in gara. Infine stare attenti soprattutto a spagnoli, britannici e, perché no, australiani, così da non farsi trovare impreparati. Mi raccomando.