Dettagli di una luna di Miele “per caso”

Luna di miele “per caso” in Portogallo Il mio entusiasmo per il Portogallo mi ha portato a scrivere un primo itinerario, in cui lasciavo aperta la possibilità di rispondere alle email che mi avrebbero chiesto informazioni ulteriori. La scelta derivava dall’idea che scrivere molto da subito avrebbe rischiato di annoiare, ma ora...
Scritto da: Lalù C.
dettagli di una luna di miele per caso
Partenza il: 15/05/2000
Ritorno il: 28/05/2000
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Luna di miele “per caso” in Portogallo Il mio entusiasmo per il Portogallo mi ha portato a scrivere un primo itinerario, in cui lasciavo aperta la possibilità di rispondere alle email che mi avrebbero chiesto informazioni ulteriori. La scelta derivava dall’idea che scrivere molto da subito avrebbe rischiato di annoiare, ma ora mi rendo conto che tentare di scrivere ad ognuno le indicazioni a mio avviso più congrue, rischia d’essere molto lungo e difficile.

Allora ho deciso di provare: ….Ecco il nostro itinerario in Portogallo.

[Avvertenza: tutti i nomi sono scritti con i caratteri italiani, vista la mia poca dimestichezza col computer, ma in realtà il portoghese è infarcito di ç e accenti strani.] Devo anche premettere che noi, essendoci stati in viaggio di nozze, non abbiamo sempre scelto gli alberghi più economici, ma ciò non significa che non ce ne siano.

15/5/2000 1^ GIORNO DI VIAGGIO LISBONA [Vi segnalo, se volete una versione più poetica della città di Lisbona e se non l’avete ancora letto, l’altro itinerario: Lisbona 1999, che la descrive in modo più puntuale.] Sveglia alle 4 e 30: AIUTO, gli eccessi del matrimonio si fanno ancora sentire… Le ossa mi fanno male, e non sono riuscita a dormire tutta la notte per il naso chiuso… forse non avrei dovuto ballare sotto la pioggia alla fine della festa… In ogni caso: le valigie sono pronte… rapido caffè e si parte! Ore 6.00.

Arriviamo al garage privato vicino a Caselle…ci terranno la macchina per due settimane senza chiedere cifre impossibili… Il proprietario è abituato, nel tragitto fino all’aeroporto vorrebbe fare due chiacchiere, ma Alberto ed io a quest’ora non sappiamo neanche chi siamo.

Ore 7:00 : Check-in e colazione fatti, compriamo il dizionarietto italiano – portoghese , tentiamo di capire il funzionamento della nostra nuova telecamera digitale, (regalo della nonna per il matrimonio!) e siamo pronti per partire! In aereo, mentre Alberto dormicchia io STUDIO la guida… Albe mi prenderà in giro da qui alla fine, ma io voglio DOCUMENTARMI… o almeno avere un’idea di Lisbona, visto che entro poco ci saremo… Ore 10:20 (ora portoghese) : Siamo a Lisbona… recuperati i bagagli, ci muniamo di – cartina del Portogallo – cartina di Lisbona – carta telefonica nonostante l’inquietudine ingiustificata di Albe, va tutto bene, senza problemi noleggiamo la “nostra” Opel Corsa blu… [avremmo potuto assicurarci il noleggio dall’Italia, ma purtroppo non possediamo una carta di credito, quindi abbiamo dovuto rischiare, in realtà non c’è nulla di preoccupante… all’aeroporto di Lisbona, come ovunque ci sono tante agenzie… noi ci siamo rivolti ad una società locale che se ricordo bene si chiama AutoRent, pagando un’Opel Corsa per due settimane $ 31.000] Inizia la vacanza!!! Io, abituata a Torino, sono colpita favorevolmente dalla luminosità di questa città, non so come mai, ma me l’aspettavo più cupa, invece c’è un sole splendido, il traffico è vivace, ma non triste come il nostro, il rumore ed i colori dei filobus, rallegrano le strade e i muri ricoperti di azulejos impreziosiscono anche le case più semplici.

In un attimo siamo in centro città, il mio neo maritino è un po’ teso e mi propone una divisione dei compiti, per oggi e per tutto il soggiorno: lui guida ed io lo dirigo. Da brava copilota m’illudo di avere la situazione sotto controllo, faccio la disinvolta e mi distraggo ascoltando la bella musica che propone la radio portoghese… in un attimo ci siamo persi, oddio, in realtà sappiamo bene dove siamo,ma, per un perverso gioco di precedenze e sensi unici… ci troviamo in tangenziale… dalla parte opposta rispetto all’aeroporto… e non solo… dobbiamo anche pagare il pedaggio!!!… Passiamo sopra al ponte che immaginiamo essere quello dedicato a Vasco da Gama e che solo in seguito scopriremo chiamarsi Ponte 25 Abril, da cui ci godiamo la vista di Lisbona.

Quando finalmente riusciamo a tornare indietro, rimaniamo imbottigliati e la stanchezza comincia a farsi sentire… Arrivati (di nuovo) a Lisbona, comincia il nostro peregrinare nel dedalo di vie, alla ricerca di un albergo di nostro gusto… Albe si fa un po’ nervoso… e se non riuscissi a scovare un bell’albergo dopo che gli ho fatto sbagliare strada… che inizio di vita matrimoniale sarebbe?!?… Dalle mie letture avevo tratto tre possibili alberghi: …uno è chiuso, …l’altro è pieno, …. L’altro è brutto… infine tentiamo con quello che da subito aveva ispirato Alberto… nel quartiere dell’Alfama, sotto al Castelo de São Jorge: la Pensão Ninho das Aguias… Ci arriviamo verso le 13:00 E’ proprio carino, ci si arriva attraverso una stradina stretta e col pavimento dissestato, che si inerpica sulla collina… Mi domando come Alberto potrà parcheggiare!!! Per entrare bisogna salire, … con tutti bagagli…, su una ripidissima scala a chiocciola, ma una volta arrivati si può godere di una spettacolare vista sulla città. Già ci soddisfa, ma il prezzo ci convince, ancora di più, che abbiamo fatto la scelta giusta: 8.000 $ al giorno (meno di £ 80.000 per una doppia).

Mentre aspettiamo che ci sistemino la camera, ci rifocilliamo con una birra fresca, sulla terrazza… fa caldissimo ed i due cagnoni della padrona se ne stanno placidamente distesi sotto le piante… Quando finalmente possiamo entrare in camera, Alberto non resiste alla tentazione di spalmarsi sul letto, io invece mi godo una doccia fresca e mi dedico allo studio della guida.

Verso le 16:00 (almeno credo) usciamo… ho in mente un giro da proporre ad Alberto, ma è troppo stanco,… cattedrale e museo degli azulejo dovranno aspettare.

Comincia la mia sindrome tpc… Ogni angolo, ogni squarcio, ogni “piastrella” mi sembra degno di essere ripreso… Attraverso le scale che scendono dalla collina, strette tra le case, con i panni stesi che fanno ombra, arriviamo alla Baixa, il quartiere pedonale vecchio, ma rimodernato con un sacco di boutique “fighette”… a dire il vero mi sembra di essere a Nizza… mah?!? Il senso dell’orientamento ci fa un po’ difetto: … ma Lisbona è sul mare o sul fiume?!?! Arriviamo in Praça do Comércio e ci godiamo la vista delle navi… scopriamo solo in seguito che la sconfinata distesa di acqua che abbiamo di fronte non è l’oceano, ma il Rio Tejo… Continuiamo il giro, in Rua da Conceicao vediamo il caratteristico tram 28, potremmo prenderlo, ma ci ricordiamo dei soliti ansiosi a casa: ci fermiamo in un bar per una birra piccola e una telefonata ai parenti apprensivi: “Siamo arrivati. Tutto bene.”… Le gambe ci guidano verso l’albergo, le scale, fatte in salita sono meno pittoresche… Albe si fa la doccia mentre io inizio il diario di bordo… La fame comincia a farsi sentire… Ci avviamo alla scoperta della Lisbona notturna, con il presentimento che , una volta appagato lo stomaco, non rimarranno molte energie per folleggiare… Niente di ciò che è indicato sulla guida si trova, o è cambiato, o è chiuso… dopo un po’ di ricerche, sempre limitate alle zone in prossimità dell’albergo, finiamo in un ristorantino carino, in un angolo dell’Alfama (Beco do Azinhal, 7) il “Lautasco”. Il cameriere, scoperto che siamo italiani, fa il simpatico, cadendo, a dire il vero , nella solita retorica… Siamo gli unici avventori nel dehors, insieme ad una coppia di bizzarri inglesi sessanta-settantenni… Prendiamo sardine e calamari grigliati e due dessert assolutamente dolcissimi e pesanti, ma buoni: un leite creme e un dolce della casa a base di cocco e cannella.

Il vento fresco aggrava il mio raffreddore, ho i brividi dal freddo… Torniamo in albergo… stanchi tentiamo una scorciatoia che si rivela una fregatura e finiamo col camminare il doppio… Arrivati sul lettone Albe riguarda i filmini fatti ed io, come se fossi a casa davanti alla tele, mi addormento distrutta..

16/05/2000 2^ GIORNO La notte è stata alquanto difficile… il raffreddore non mi ha dato tregua i mi sono svegliata continuamente… ma tutto sommato sono riposata… Il risveglio è all’insegna della calma più assoluta.

Solo verso le 11.00 usciamo… con una notevole fame che ci porta direttamente in una pastelaria… Noi non siamo particolarmente golosi di dolci, ma pare che in Portogallo non ci si possa esimere dal prevedere una fermata in una delle pasticcerie disseminate ovunque. A quanto ho potuto capire i dolci di qui hanno due differenti origini, che in un modo o nell’altro si sono incrociate e fuse dando origine ad una tradizione dolciaria molto diffusa. Da un lato molte ricette furono inventate dai monaci e dalle monache del XVIII secolo, dall’altro credo si possa dire evidente l’influenza della cucina araba. La maggior parte dei dolci sono a base di tuorlo d’uovo e zucchero a cui vengono aggiunti ingredienti quali il cocco e la cannella… non sono un’esperta, ma mi ricordano moltissimo i dolcissimi dessert magrebini.

… mah!! Nessuno di noi due è particolarmente soddisfatto… Forse per questo si insinua tra di noi un lieve filo di tensione… il problema è sempre decidere cosa fare… io ho bisogno di programmare un minimo, giusto per non vagare senza senso… mentre Albe vorrebbe solo andare.

Attraversiamo Praça da Figueira e il Rossio, due piazze nel quartiere della Baixa, molto movimentate e caotiche, piene di vagabondi e venditori ambulanti.

Arriviamo in Praça dos Restauradores dove siamo… lo ammetto… attirati dal solito, immenso Virgin megastore… è radicata in noi la convinzione che spesso all’estero la musica costi di meno, quindi, anche se non è proprio turismo, entriamo… ma scopriamo subito che i prezzi sono simili ai nostri..

Fuori c’è un gran vento, Albe sperimenta la telecamera, mentre io, un po’ pedante, decido il da farsi… Decidiamo di dirigersi verso il Barrio Alto, quartiere situato su uno dei sette colli di Lisbona (?), opposto rispetto a quello dell’albergo.

Anche se la salita è tutt’altro che proibitiva ci concediamo di prendere la funicolare Elevador da Gloria, siamo solo noi e una banda i Giapponesi dotati di microtelecamere… Dal Miradouro de Sao Pedro de Alcantara, ci godiamo un’ulteriore differente vista della città… Vaghiamo un po’ per il quartiere, la gente è poca, ma probabilmente si tratta di una zona che si popola di notte. E’ pieno di locali, ora chiusi, ma che promettono grandi divertimenti, c’è di tutto: locali per intellettuali e pseudoartisti, locali destinati agli omosessuali, posti dove si può ascoltare musica jazz, funky o soul dal vivo, ma soprattutto Casas de Fado dove è possibile sentire la musica nazionale.

Tra i pochi posti aperti a quest’ora ci sono molte osterie dove pare che si possano gustare a prezzi economici i piatti più tipici. Anche se la fame non è tantissima decidiamo di fermarci a mangiare nella Cervejaria da Trinidade, una birreria-ristorante situata in un ex-convento con i soffitti ad arco e degli splendidi azulejos alle pareti.

Io assaggio il bacalhau cucinato con patate e cipolle.

Dopo pranzo andiamo ad assaggiare il porto nel Solar do Vinho do Porto, elegante locale, a metà tra il bar ed il museo, gestito dall’ISTITUTO DO VINHO DO PORTO, l’agenzia che certifica la denominazione di origine controllata al vino portoghese.

Sazi e gratificati dal vino, giriamo ancora un po’ per la zona, fino ad arrivare al Jardim Botanico, gestito dalla Universidade de Lisbona. In ogni posto del mondo dove siamo andati Alberto mi ha portato ai giardini botanici, dove può soddisfare i suoi interessi agrario-botanici.

E’ un posto tranquillo e gradevole dove riposare un po’ le nostre membra appesantite dal cibo a dall’alcol.

Sulla strada del ritorno ci imbattiamo in un grande magazzino, so bene che forse non dovrei scriverlo, ma per noi è una tentazione… entriamo… in fondo osservare le abitudini consumistiche degli altri paesi, può essere un buon punto di vista per capirne usi e costumi… ?!?! L’idea di base sarebbe andare in rua de Conçeicao per prendere il tram 28 per tornare a casa, … ma non è destino, una gentile signora ci informa che c’è sciopero! A piedi andiamo verso la Cattedrale del Sé, nonostante sia tanto osannata e amata, a noi pare una semplice chiesa romanica. La particolarità, per noi italiani sta nello scoprire che uno dei santi più amati dalle nostre parti: S. Antonio, cui è dedicata la cattedrale, è in realtà nato a Lisbona e a Padova.

Di ritorno verso l’albergo ci concediamo un giro un po’ più largo per passare dal Miradouro de Santa Luzia, che si affaccia sul Tago e ci offre l’ennesima occasione per gratificare la nostra telecamera.

Ore 19.30 – 20.00 : Siamo di nuovo nella nostra cameretta… io, ligia al dovere, scrivo sul diario, mentre Albe si gode una delle fortune della vacanza: dormire.

Ore 21.30: Con libri e cartine alla mano andiamo in un locale nei pressi dell’albergo: bar Cerca Moura. Beviamo una birra e mangiamo un panino, tutt’altro che eccezionale, mentre pianifichiamo le prossime tappe, domani lasceremo Lisbona e ci avventureremo nel Portogallo.

17/5/2000 3^ GIORNO Verso SINTRA La notte possa leggermente meglio della precedente, anche se sono ben lontana dal potermi dire guarita.

Dobbiamo lasciare la camera: mi faccio una rapida doccia, facciamo le valigie e siamo via!!! Saliamo in macchina, ma prima di riuscire ad allontanarci dall’albergo passa un bel po’ di tempo… Lisbona, ma soprattutto l’Alfama è un dedalo di sensi unici… una sorta di spirale… giriamo per mezz’ora prima di riuscire ad imboccare la strada per il Museu Nacional do Azulejo.

Il museo si trova nell’ex convento della Igreja de Nossa Senhora da Madre de Deus e ospita degli Azulejos splendidi tra cui alcuni risalenti al XV secolo.

Arrivati, prima di iniziare la visita, facciamo sosta al bar per due tristissimi croissant al prosciutto e formaggio e due succhi di frutta… pessimi… ma il bar è veramente bello, è allestito nella cucina del convento e vi si possono ammirare degli azulejos raffiguranti cibo e scene di vita quotidiana.

Iniziato il giro siamo tentati dall’aggregarci , abusivamente, ad una comitiva di francesi con guida… interessante, ma LENTA e prolissa,… proseguiamo da soli! Ci sono azulejos di ogni epoca, .. Lo ammetto, non siamo tipi da musei, ma questo sono veramente contenta di averlo visto, … mi spiace solo che probabilmente tra qualche mese, avrò dimenticato buona parte delle cose che sto imparando! Sazi di cultura ci allontaniamo da Lisbona.

Non sappiamo bene dove ci porterà il caso, quindi quando sulla strada incrociamo un centro commerciale decidiamo di entrare per fare la spesa… meglio avere dei viveri di scorta!!! Il Centro Comercial Colombo è il più grande dell’intera penisola iberica, un vero monumento al consumismo! L’impressione è che i portoghesi, come del resto anche gli italiani, soffrano di una sorta di senso di inferiorità nei confronti di paesi economicamente più avanzati e vogliano, con tutto questo lusso ostentato, portarsi alla loro altezza! Mah! 500 negozi, 20 banche, 50 ristoranti (… o meglio fast food!), 10 sale cinematografiche e 1 playcenter (parco divertimenti al coperto con tanto di pista di go-kart e bowling!) Tra i tanti scegliamo un fast food messicano, che almeno nelle intenzioni ci sembra carino… la “Cantina Mariache”, due tacos e due birre… Mi spiace aver lasciato la telecamera in macchina perché questo posto è allucinante, l’immagine della grandiosità, una sorta di Disneyland dello shopping… è come se nell’aria ci fosse qualche cosa che ti spinge a comprare… non resisto… due magliette me le concedo… Sfiniti dal TROPPO paghiamo il parcheggio e continuiamo il nostro viaggio.

Albe sembra morso da una tarantola, è agitato e nervoso, pretende che io gli sappia dire la strada senza darmi il tempo di guardare la cartina…faccio fatica ad assecondarlo ed ho più volte il desiderio di mandarlo a cagare… ma mi trattengo… in fondo è il mio nuovo maritino!!! In un modo o nell’altro arriviamo a Sintra, senza neanche aver progettato di andarci.

Proviamo due pensioncine economiche, ma sono tutte piene. Troviamo gente simpatica ed accogliente: alla pensione Piela’s , che purtroppo è piena, il proprietario ci fornisce un sacco di informazioni e ci consiglia di andare alla stazione , dove potranno fornircene di ulteriori. Effettivamente, all’ufficio turistico, non solo ci danno un dettagliato elenco delle pensioni e delle camere presenti, ma telefonano loro stessi per assicurarci la disponibilità di stanze libere. Sono persone veramente gentili! Finiamo col scegliere la Pensao Nova Sintra, ristrutturata da poco, carina e pulitissima, nonostante sia classificata come DELUXE , il costo è di $ 9.000 a notte per una doppia con bagno e colazione inclusa. E’ un po’ fuori dal centro (non certo lontana), ma offre una gran bella vista sulla valle boscosa da un lato e sulla cittadina dall’altra, ed in più ha uno splendido patio.

L’ansia di Alberto sembra sedata, rasserenati, blocchiamo la stanza per una notte e ci sistemiamo. Albe fa la doccia, mentre io scrivo il diario.

Alle 18.30 usciamo.

A Sintra constatiamo per la prima volta che viaggiare a maggio è veramente strano, forse lo è solo per noi, studenti universitari abituati alle vacanze nei periodi classici (agosto e capodanno)… Il Portogallo ci è parso assolutamente invaso da pullman di arzilli ultrasettantenni in gita sociale… E Sintra col suo clima, i suoi boschi e la sua calma sembra essere metà alquanto gradita a questi turisti dai capelli bianchi. In seguito capiremo che la spiegazione è che è maggio il mese della Madonna, nel paese di Fatima e per di più nell’anno del Giubileo Da bravi telefoniamo ai miei genitori e all’apprensiva nonna di Alberto.

Vista la spesa fatta pensavamo di cenare in albergo , ma siamo tentati da un locale sulla piazza principale.

Beviamo un porto… tutt’altro che economico $ 500 l’uno e torniamo a “casa”.

Deciso che il posto ci piace, chiediamo di bloccare la camera anche per domani.

Ceniamo come campeggiatori sul tavolino della camera: pane, prosciutto, formaggio, patè e succo di frutta.

Approfittiamo della televisione per un attento studio sociologico del paese che ci ospita… una cosa ci apparirà chiara da qui fino alla fine del viaggio: per i portoghesi il calcio è più importante che per gli italiani…Ogni giorno c’è almeno una partita alla televisione, e naturalmente non si limitano ai loro campionati, ma spaziano dalla Liga spagnola al campionato italiano e… persino alla coppa Italia… nella fattispecie questa sera c’è Lazio – Inter… A letto! 18/5/2000 4^ GIORNO Il risveglio è piuttosto sonnacchioso… Verso le 9.00 riusciamo, stancamente a trascinarci a fare colazione… Anni di vacanze in camper con i miei mi hanno convinto che ogni qualvolta è possibile mangiare a volontà è bene farlo… non si sa mai se sul nostro itinerario troveremo un posto dove sfamarci quando i morsi della fame si faranno sentire.

Pane, formaggio, prosciutto, succo di frutta, fette biscottate, burro e marmellata e un caffè… Oggi poi abbiamo in programma una gita… mi porto dietro anche un succo di pomodoro… con grande orrore di Alberto… Dopo attenta consultazione della guida decidiamo di non tentare di andare a piedi sino a destinazione… siamo pur sempre in viaggio di nozze e dobbiamo assolutamente tornare RIPOSATISSIMI… ( non voglio dare l’impressione sbagliata, non siamo dei pigri ad oltranza… ma sentiamo ancora il peso della titanica impresa dell’organizzazione del matrimonio e, soprattutto, al nostro ritorno troveremo i soliti impegni sfiancanti… quindi l’imperativo è : RELAX … con moderazione!) Prendiamo la “nostra” macchinina e andiamo fino al parcheggio del Castelo dos Mouros.

Per dovere di informazione… per i tpc leggermente più intraprendenti… segnalo che da Sintra-Vila inizia un ripido sentiero che si inerpica per 3 km fino a raggiungere le rovine del castello.

… castello…forse come definizione è un po’ eccessiva…originariamente costruito dai Mori, venne espugnato dai Cristiani nel 1147 e ciò che rimane è un muro di cinta intramezzato da torrette merlate, immerso nel verde.

Effettivamente il verde è la caratteristica principale di questo posto. La vegetazione è lussureggiante e i panorami sono spettacolari. Pare che nei secoli abbiano visitato e soggiornato da queste parti molti Grandi. Gli antichi Iberi, attratti dal fascino della catena montuosa la chiamarono “Monte della Luna”, in seguito sia i Romani, sia i Mori vi si insediarono. Per centinaia di anni i nobili (re compresi) portoghesi e non, stabilirono a Sintra le loro residenze. Per finire, anche molti poeti, soprattutto romantici inglesi tra cui Lord Byron , furono stregati dalla magia di questi luoghi.

Nel tragitto in macchina scorgiamo ,in mezzo agli alberi, alcune delle tante ville stravaganti in cui abitarono intellettuali e aristocratici.

Lasciata la macchina, percorriamo tutto il perimetro delle mura. C’è un vento incredibile, ma la vista è meravigliosa… ci riempiamo gli occhi e i rullini di paesaggi da portare a casa… Una delle cose che più mi hanno colpito è un’enorme pianta di mimosa che si incontra verso la fine, dal lato opposto rispetto alla città. Tornati alla macchina ci rifocilliamo coi resti della colazione che condividiamo con una decina di gatti.

A piedi raggiungiamo l’ingresso del Parque da Pena, un centinaio di metri prima del castello. E’ pieno laghetti sormontati da romantici ponti, piante esotiche, sequoie, felci. In vena di gossip reali cerchiamo, senza successo, lo chalet che il re Ferdinando fece costruire per la sua amante.

Alla fine di una piacevole passeggiata arriviamo infine al Palacio Nacional da Pena. E’ un posto incredibile, credo di poterla senza dubbio definire la più stravagante costruzione incontrata in Portogallo. Gli autori della mia guida lo paragonano al castello di Disneyland…. È un’accozzaglia di “stili” architettonici e di colori… alla cui vista, senza accorgercene, cominciamo a canticchiare “ … A mille ce n’è nel mio mondo di fiabe da narrar. Venite con me in questo mondo fatato per sognar. Non serve l’ombrello, il cappottino rosso, la cartella bella per venir con me. Basta un po’ di fantasia e di bontà…” Un po’ di storia: Nel 1840 il “creativo” Ferdinando di Sassonia Goburgo-Gotha (artista e consorte della regina Maria II) collaborò con l’architetto prussiano Ludwig von Eschwege a cui commissionò la costruzione di un castello baronesco di foggia ‘romantica’ o ‘gotica’ sulle rovine di un monastero del XVI secolo. Eshwege innalzò questo incredibile edificio manuelino-bavarese composto di ornamenti, torrette e merlature, compresa una statua di se stesso in armatura collocata in cima a un picco che domina il palazzo.

In questo bizzarro posto abbiamo incontrato la più grande mandria di turisti di tutto il Portogallo. Sbucando dal bosco troviamo il piazzale del castello completamente invaso da pullman , tutti uguali, dai quali sono scesi un centinaio di uomini e donne “in divisa”. Ognuno col suo bel cappellino blu, la sua felpa e la sua K-way, tutti recanti lo stemma di una multinazionale tedesca. Tutto sommato ci fanno allegria, sono festosi, ma anche teutonicamente disciplinati.

Oltre a loro, troviamo alcuni rappresentanti di tutta la gamma di turisti presenti in Portogallo in maggio: gli arzilli vecchietti, le coppie italiane, francesi e spagnole in viaggio di nozze, intellettuali inglesi e qualche raro americano ed infine… immancabili, i giapponesi.

[Ci tengo a precisare che non abbiamo mai incontrato tanti turisti da sentirci soffocare come può accadere altrove.] Giriamo intorno al castello e, dalla parte che si affaccia nella valle di Sintra, ritroviamo, vista dall’alto la mimosa del Castelo dos Mouros … è davvero enorme.

All’interno del palazzo, purtroppo non è possibile filmare: prima grande frustrazione per la nostra telecamera nuova, ma ci consoliamo alla scoperta che proprio oggi è la ‘giornata internazionale dei musei’ (?) … e quindi non si paga l’ingresso.

Dentro prosegue la sensazione di essere in un parco dei divertimenti, se non si presta attenzione, la sensazione generale è che tutto sia tenuto troppo bene per provenire da altri tempi. In realtà tutto ciò che si incontra nelle varie stanze è stato mantenuto così com’era quando, nel 1910 la famiglia reale fuggì dal Portogallo alla vigilia della rivoluzione. Mobili disegnati da Eiffel, porcellane preziose, nudi alle pareti ed ogni genere di lussuoso oggetto d’uso quotidiano.

All’uscita troviamo il vento che ci ha accompagnati per tutta la giornata… non abbiamo camminato tantissimo, ma siamo ugualmente stanchi, saliamo in macchina e andiamo a schiacciare un pisolino in albergo.

Solo verso le 16.30 riusciamo a svegliarci. Andiamo in centro, con la macchina perché dobbiamo toglierla dal parcheggio a pagamento e non troviamo posto nelle vicinanze.

Mi ricordo di aver promesso a mia madre una caraffa col gallo e decido di iniziare a cercarla… prima lo faccio, meno rischio di dimenticarmelo…Mi informo sui prezzi nei negozietti di ceramiche, ma sono troppo care e nemmeno troppo belle.

La fame comincia ad attanagliarci, ma è ancora decisamente presto, quindi optiamo per un porto (poi trasformatosi in due) su un’assolata terrazza di un bar. ( non ne ricordo il nome, era uno di quelli nelle stradine che salgono dalla piazza, meno caro di quelli che vi si affacciano direttamente).

Verso le 18.30 cominciamo ad essere inquieti, un po’ ci vergogniamo, ma abbiamo davvero fame… paghiamo ancora un’ora e mezza di parcheggio e cominciamo a vagare.

Il ristorante prescelto, il Tulhas bar & restaurant è ricavato in un vecchio granaio in Rua Gil Vincente. Apre alle 19.00….E siamo costretti a bighellonare un altro po’ per la piazza.

Quando finalmente ci sediamo a tavola siamo intenzionati a mangiare come ‘maiali’… (scusate…) Ci sfoghiamo subito su burro, paté, formaggio e olive [N.B.: Va segnalato che in Portogallo , appena seduti al tavolo di un ristorante vi viene portato un piatto con queijos (formaggio), azeitonas (olive) e paté che NON sono offerti… se cominciate a spizzicare vi verranno messi sul conto, quindi se non li volete è meglio che li rimandiate subito indietro.] Io, fedele ai consigli della guida, ordino un bacalhau com natas (baccalà con salsa di panna), mentre Albe opta, tanto per cominciare, per pesce spada alla griglia. Successivamente ci dividiamo un piattone di calamari e gamberi grigliati, il tutto annaffiato da abbondante birra.

Siamo piuttosto allegri, un po’ per l’alcol, un po’ per il fatto che siamo effettivamente in un bel posto.

Il ristorante è piccolo e nel giro di poco si riempie di locali e di qualche turista. Due di loro, una coppia di bizzarri tedeschi, vengono fatti sedere accanto a noi; lei da subito si mostra particolarmente loquace, azzarda qualche frase in italiano e infarcisce la conversazione di complimenti all’Italia che ci fanno risultare meno pesante la spudorata invasione della nostra privacy. (Devo ammettere di essere decisamente meno socievole di Syusy… ma siamo pur sempre due sposini in viaggio di nozze…).

Lui, invece, mi fa vergognare come non mai… Devo premettere che il mio raffreddore non mi aveva ancora lasciato e che, anche se non è carino, qualche volta devo aver “tirato su col naso”. In ogni caso, il silenzioso tedesco, dopo essere stato in zitto per tutto il tempo, estrae dal suo marsupio super accessoriato un fazzoletto di carta , porgendomelo con fare gentile… Mi sono sentita sprofondare… devo aver farfugliato qualche ringraziamento, adducendo come scusa che “li avevo giusto finiti”… mentre nei loro occhi scorgevo lo sguardo di chi pensa: “Simpatici gli Italiani… ma quanto a buone maniere…”.

Superato a stento l’imbarazzo, paghiamo (6.040$ per una cena dalle porzioni pantagrueliche), salutiamo e torniamo a “casa”.

19/5/2000 5^ GIORNO CASCAIS, CABO DA ROCA, OBIDOS E PENICHE Dopo una notte disturbata dai miei improvvisi attacchi di tosse, ci svegliamo, pronti a lasciare il nostro bel alberghetto.

Rinunciamo a visitare il Palacio Nacional de Sintra e ci dirigiamo verso il mare, destinazione Cascais.

Mah… Cascais pare essere una delle più rinomate stazioni balneari della costa de Estoril, di fatto noi ci siamo rimasti per un’oretta scarsa.

Arrivati paghiamo il parcheggio per 2 ore e ½…. Ma nel giro di poco ci rendiamo conto che avremmo potuto farne a meno. La prima cosa che ci salta agli occhi è l’insegna “Mc Donald”… c’è chi reagisce alla sua vista sentendosi a casa, …noi No! Il porto è effettivamente bello, assistiamo alle operazioni di ritiro delle reti da pesca e continuiamo la passeggiata.

Due o tre viuzze non ci sembrano male, ma siamo tutto fuorchè folgorati… forse maggio non è il mese migliore… Albe si consola con un gelatino… e riprendiamo il cammino (dopo appena un’oretta…).

Ci sono delle cose che un turista, per quanto “per caso”, non può esimersi dal fare, una di queste è andare a Cabo da Roca, il punto più ad ovest di tutta Europa.

A dire il vero non siamo proprio sicuri della strada, ma il panorama è davvero bello, passiamo attraverso il Parque Natural de Sintra-Cascais, non c’è nessuno, gli alberi e la vista dell’oceano dall’alto ci danno una splendida sensazione di pace.

Cabo da Roca (capo roccioso) è un luogo sperduto e selvaggio dove la roccia scende a strapiombo verso l’acqua per 150m. Oltre al faro c’è poco o nulla: un ufficio informazioni, che ha l’unico scopo di vendervi un certificato che attesta il vostro passaggio, e un modesto bar con negozietto di souvenir annesso. E’ chiaro che non bisogna farsi l’illusione di essere da soli… però merita. Il vento, i gabbiani che compiono ampi giri nel cielo e arrivano sino a salutarti, la vegetazione “estrema”, la varietà di blu dell’oceano.. Tutto contribuisce a fare di questo posto un luogo davvero suggestivo.

Dopo la foto di rito con l’oceano come sfondo, ci facciamo un panino e ripartiamo.

Prossima destinazione Obidos, caldamente consigliata da una mia amica filo portoghese.

Ci arriviamo verso le 16.00.

Al nostro arrivo troviamo i soliti simpatici Over- 65.

Obidos è un borgo fortificato rimasto pressocchè intatto. E’ completamente circondato da mura medioevali, posto su un’altura da cui si domina il paesaggio circostante. Pare che fino al XV secolo si affacciasse su un’insenatura che piano piano è andata insabbiandosi.

Il paesino è attraversato da poche viuzze di acciottolato lungo le quali sorgono delle casette dipinte di bianco e bordate da vivaci strisce gialle e blu, decorate da rami di glicine e buganvillee. Tra i vasi di fiori sui davanzali dormono decine di gatti. Dà una strana sensazione, il bianco, il rosso dei gerani e l’azzurro del cielo, offrono l’illusione di trovarsi sul Mediterraneo, qualcosa di simile ai paesini della Grecia.

Essendo essenzialmente turistico è pieno di bar e ristoranti dai prezzi non proprio contenuti. Per i turisti più danarosi c’è anche la possibilità di godersi un soggiorno nel castello che sovrasta le case, trasformato in lussuosa pousada.

Alberto ed io soddisfiamo la nostra curiosità gastro-enologica assaggiando la GINGIHA (distillato di ciliegie) che scopriamo essere tipico di qui, e approfittiamo per comprarci un porto tawny imperial, ottimo per il dopo pasto, da portarci dietro.

Ora bisogna decidere dove passare la notte. Sempre la mia amica mi ha caldamente consigliato di fare tappa a Peniche.

Albe non è convinto… la guida ne parla malissimo… ma alla fine… manco a dirlo… lo convinco.

Effettivamente Peniche non ci entusiasma. La periferia è davvero deprimente, ma il nostro umore è ottimo, ridiamo e scherziamo noncuranti. Trovando l’ufficio del turismo chiuso siamo costretti ad affidarci, tanto per cambiare, alla nostra fidata guida che ci conduce verso “l’immacolato” Residential Rima Vier, il quale si presenta davvero carino e soprattutto .… (i soliti rancini)… economico: 4000$00 a notte per la doppia.

Con il solito anticipo ci siamo sistemati e siamo pronti per un giro di perlustrazione. Peniche non è altro che una cittadina di pescatori, e come tale non offre grandi attrattive, ma ci dà la meravigliosa sensazione di essere gli unici turisti da settimane… la gente ci guarda persino con un po’ di sospetto… Le sardine stese sulle cassette, davanti alla case, ad essiccare al sole sono veramente suggestive e meritano una foto.

Nella nostra passeggiata individuiamo il ristorante per la cena, il Katekero I.

Torniamo all’albergo per cambiarci, la temperatura è piuttosto freddina, e approfittiamo della televisione con satellite per goderci (?) il TG1… L’Italia non ci manca per niente! Al ristorante scopriamo il motivo dell’entusiasmo dalla mia amica… IL PESCE! Ne abbiamo mangiato di ottimo, ma fresco come qui mai. Ci godiamo spiedini di pesce e calamari e stupiamo il cameriere ordinando ancora delle seppie alla griglia. Il posto è il classico ristorante a conduzione familiare, affollato da amici dei proprietari e pieno di bambini allegri che giocano tranquilli mentre i genitori mangiano e bevono sereni.

Al momento del conto siamo sbigottiti: 3.300$00… c’era effettivamente un errore, ma il prezzo reale non è sicuramente simile ai nostri: 4.300$00 per un pasto più che lauto.

Paghiamo e torniamo in albergo felici e con la pancia strapiena.

Prima di dormire ci concediamo uno (o due) bicchierini del porto comprato ad Obidos… e andiamo a nanna.

20/5/2000 6^ GIORNO ALCOBACA e BATALHA Mi sveglio con il ricordo di un sogno incredibile impresso nella mente… forse abbiamo mangiato un po’ troppo… Come ogni giorno ci facciamo la nostra bella litigata, come al solito per una menata… Albe si surriscalda per una frase che nelle mie intenzioni era una pura e semplice constatazione… ma questa naturalmente è solo la mia versione… Ma tanto tutto passa… Paghiamo la pensione e ci facciamo consigliare un bar dove fare colazione. Io faccio il terribile errore di prendere una fetta di torta al cocco, fatta in realtà di TUORLO D’UOVO CRUDO! Terrificante, il suo ricordo mi accompagnerà per tutta la giornata.

Lasciando Peniche passiamo al supermercato a fare un po’ di spesa: succhi di frutta, pane, affettati, insalate di tonno in scatola e patatine… sembriamo adolescenti in gita scolastica.

Fatta la spesa ci dirigiamo verso Alcobaca, dando inizio ai due giorni di turismo “religioso”.

In realtà siamo dubbiosi circa il tragitto da fare: l’idea sarebbe di andare prima di pranzo a visitare il monastero di Alcobaca e poi di andare a fare un picnic in riva al mare a Nazaré.

Lungo la strada ci ritroviamo in una landa sperduta, ma molto bella dove decidiamo di fermarci per fare una passeggiata: non c’è nulla, ma la vista dall’alto del mare burrascoso è sufficiente per giustificare la sosta.

Naturalmente i nostri progetti vengono subito smentiti e ci troviamo, prima del tempo a Nazarè. La cittadina di mare descritta dalle guide risulta essere una turistica stazione balneare fuori stagione, motivo per cui decidiamo di depennarla dal nostro percorso.

Andiamo quindi ad Alcobaca, dove con qualche difficoltà troviamo il Mosteiro de Santa Maria. E’ uno stupendo monastero cistercense con annessa una chiesa gotica molto bella, all’interno della quale si trovano le belle tombe di Dom Pedro e Dona Ines, i protagonisti della più bella storia d’amore del Portogallo (sempre secondo la mia “bibbia” – la guida -.) Quando arriviamo è l’una e la chiesa è occupata da un matrimoni, anzi due… A proposito: è una settimana che siamo sposati! Filmo le spose, divertita dall’assistere ad un matrimonio tanto fastoso (soprattutto rispetto al nostro!). Mentre aspettiamo che finiscano la cerimonia delle fotografie, ci facciamo il nostro solito picnic sui gradini del monastero… che viaggio di nozze lussuoso il nostro… Durante la visita Albe filma tutto, mentre io tento di spiegare, guida alla mano, le immagine da lui riprese.

Finita la visita Albe rimane con la voglia di mare, decidiamo quindi di andare a prendere una stradina che segue la costa, per trovare una spiaggetta dove bagnarci i piedi..

Troviamo infine una spiaggia, Praia Polvoeira, poco segnalata e quasi deserta, se si escludono pochi “bagnanti” del fine settimana e qualche pescatore.

Il tempo è brutto e la sabbia è coperta da una sorta di foschia, ma l’oceano è davvero affascinante, nonché un po’ inquietante. Albe vorrebbe camminare sulla spiaggia, ma io comincio a non sentirmi molto bene… mi sa che devo ancora prendermi uno Zerinol.

Salutato l’Atlantico abbiamo qualche dubbio sulla prossima destinazione Figueira da Foz o Batalha? Forse a causa della mia insistenza, il mare in questa stagione mi mette la malinconia…, scegliamo Batalha.

Arriviamo che ormai sono le 17.30. Il primo problema che impone di essere risolto è la sistemazione per la notte. Io vado ad informarmi presso l’ufficio turistico dove una signorina molto gentile mi indica due pensioni. La scelta è tra una pensioncina tipica, non troppo invitante e un anonimo e un po’ pretenzioso albergo (un po’ più caro). Messi sulla bilancia la pulizia non proprio accurata e il casino del pub sotto la pensione e il parcheggio privato e la colazione compresa dell’albergo ci facciamo sedurre da quest’ultimo.

Una volta sistemati ci facciamo una doccia e provvediamo alle telefonate a casa… Dopo un giretto in questo posto dove, fatta eccezione per il monastero, non c’è assolutamente niente… decidiamo di tornare in albergo e… goderci la nostra luna di miele… Con la spesa fatta a Peniche improvvisiamo la cena e andiamo a dormire.

21/5/2000 7^ GIORNO COIMBRA e LUSO Dopo una colazione consumata in una sala che, vista l’età media degli ospiti dell’albergo, sembra il refettorio di uno ospizio, mettiamo le valigie in macchina e andiamo a visitare il Mosteiro de Santa Maria da Vitoria.

SORPRESA: la domenica l’entrata è GRATUITA! Anche nella mia ignoranza in fatto di architettura mi accorgo che è veramente stupendo. La chiesa, che fuori è riccamente decorata in stile manuelino, dentro appare un po austera, caratteristica tipica dello stile gotico.

Giriamo per il Claustro Real e per le Capelas Imperfaitas, così chiamate perché manca il soffitto, dividendo i compiti come al solito: Albe la telecamera ed io la guida. Per ultima visitiamo la Capela do Fundador in cui si trovano le tombe di Dom Joao I, di sua moglie e di quattro dei loro figli. Qui troviamo una comitiva di italiani con una guida che spiega loro le vicende dei vari regnanti. Io, che da due giorni sono in pieno “trip” per le dinastie portoghesi non resisto alla tentazione di imbucarmi e di ascoltare. Albe, che un po’ si vergogna e un po’ … non gliene frega niente,… mi aspetta fuori.

Avendo scoperto che nei pressi di Batalha ci sono delle grotte sotterranee decidiamo di andare a vederle.

Arrivati scopriamo che, non solo l’entrata costa 700$00 ciascuno, ma oltrettutto non ci lasciano nemmeno filmare… giriamo i tacchi e ce ne andiamo… direzione Coimbra.

Alla vista del cartello “Fatima” siamo presi dai sensi di colpa: … arrivare così vicino e non farci nemmeno una visita ?!? .. Però è domenica… la coda di pullman e auto diretti verso Fatima è IMPRESSIONANTE… chilometri e chilometri… pazzesco. Con la promessa di tornarci al ritorno prendiamo l’autostrada in direzione Coimbra .

Durante il tragitto io mi documento e tedio il mio maritino con la lettura.

Arrivati parcheggiamo e andiamo a farci un giro per il centro.

Vista l’ora, sono passate le 13, andiamo subito a mangiare. Ristorante Adega Funchal segnalato per la chanfana carne de cabra, uno stufato di carne di capra al vino rosso, che ordiniamo insieme a del maiale arrosto, carne per cambiare un po’… Sono ottimi, ma veramente eccessivi nelle dosi, mentre la bottiglia di rosso va via senza problemi.

Assolutamente appesantiti vaghiamo per la città deserta. E’ uscito il sole e comincia a fare davvero caldo. Albe comincia a stressare (simpaticamente): vuole andarsene, Coimbra non gli piace. Effettivamente è molto diverso da come ce l’aspettavamo. Non è affatto festosa come la dipingono , ma forse dipende dal fatto che è domenica e, oltretutto è finito l’anno accademico e come tutte le cittadine universitarie d’estate è un po’ desolante… [per evitare delusioni consiglio a tutti di tenere conto del fatto che da maggio per tutta l’estate, Coimbra potrebbe essere semi-deserta… questo almeno è quanto abbiamo potuto constatare noi…] Non riesco ad accettare l’idea di andare già via e convinco Albe ad informaci presso una pensioncina, Casa Pombal Guesthouse, gestita da un’olandese che ha tutta l’aria di essere un’ ex hippie. E’ l’ideale per dei giovani, ma Alberto ha ragione, cosa stiamo a fare qui se non c’è nessuno? Siamo di nuovo in strada: direzione Luso.

Delusi dalla destinazione tipicamente giovanile, viriamo decisamente verso un posto per persone ‘più mature’, Luso infatti è una stazione termale.

La prima impressione non è delle migliori, camminiamo tantissimo alla ricerca dell’albergo scelto e incontriamo i gitanti della domenica: intere famiglie con bambini e nonni dotati di decine di bottiglie da riempire alla fonte pubblica. Ad aumentare la sensazione di malessere c’è lo stufato di capra che non ne vuole sapere di farsi digerire.

Come al solito, però il cattivo umore dura poco… ci rallegra la scoperta dell’albergo: la Pensao Alegre: è una villa del XIX^ secolo, dipinta di rosa e arredata con mobili d’epoca. Ci offre l’illusione di essere aristocratici in ferie per la cifra ragionevole di 7.000$00.

Sistemati in camera, trattati da re, Albe crolla e si addormenta facendo zapping tra una commedia western americana e … il giro d’Italia… un italiano in vacanza DEVE tenersi aggiornato… non tanto su politica e attualità… ma lo sport… Al suo risveglio usciamo a fare due passi, prendiamo un caffè al bar delle terme. Naturalmente la televisione trasmette una partita di calcio che infervora gli animi degli avventori.

Facciamo una passeggiata intorno al laghetto, non è tenuto benissimo, ma tutto sommato è romantico… ci sono le anatre e dei cigni (a dire il vero un po’ scalcinati…). Siamo dei giovani tutt’altro che festaioli, non si può certo dire che stiamo vivendo l’aspetto notturno del Portogallo.

Alle 20.30 siamo di nuovo in albergo. Io aggiorno il diario e poi … dopo un po’ di coccole dormiamo… …. CHE GIOVANI !!!!… 22/5/2000 8^ GIORNO Verso PORTO Ci svegliamo nella nostra stanza signorile. Racconto ad Albe un altro sogno stranissimo e andiamo a fare colazione. Come mio solito faccio la morta di fame e preparo due panini con formaggio e prosciutto da portarci via… con massimo disappunto di Alberto che si vergogna tantissimo.

Paghiamo l’albergo e andiamo con la macchina sino nel cuore della Mata Nacional do Bucaco, una splendida foresta con piante di ogni specie.

Un po’ di storia: Pare che i primi cristiani cercarono riparo in questa zona verso la fine del II secolo. Al VI secolo risale invece, la fondazione del primo eremo benedettino che, nel 1628, venne venduto all’ordine dei Carmelitani Scalzi, i quali fondarono un alboreto introducendo le prime specie esotiche, creando dei sentieri acciottolati e costruendo un muro di protezione attorno alla foresta. Il posto divenne così importante da finire sotto la protezione di papa Urbano VIII il quale decise, giustamente, di scomunicare chiunque danneggiasse la foresta e, un po’ meno giustamente, di vietare l’ingresso alla donne… per evitare che distraessero i monaci giardinieri.

Diamo un’occhiata da fuori al Mosteiro dos Carmelites e al Palace Hotel do Bucaco, edificio che ospita un albergo di super lusso dove i nobili ospiti, tollerano la curiosità dei vari tpc che li guardano con una punta di invidia, e ci incamminiamo a piedi lungo la Via Sacra in cui sorgono le varie cappelle con dipinti e statue che riproducono le varie stazioni della Via Crucis fino a raggiungere il belvedere della Cruz Alta. Scendendo ci fermiamo a mangiare vicino ad una fontana che sembra uscire da un giardino zen giapponese, facciamo ancora qualche ripresa di questo bel posto e partiamo verso Porto.

Prendiamo la statale, ma visto il traffico e la mancanza di un panorama degno di nota, presto ci pentiamo di non aver preso l’autostrada. Oltretutto dobbiamo fare benzina… spesa che avremmo evitato volentieri (6.600$00) per il pieno! Arrivati a Porto ci troviamo subito immersi nel traffico più caotico.

Verso le 15.30 Alberto riesce finalmente a parcheggiare. Ci concediamo un caffè e ci mettiamo all’estenuante ricerca di un albergo.

In Praca General Humberto Delgado troviamo un efficientissimo ufficio informazioni dove ci forniscono un ulteriore lista di alberghi e pensioni. Il problema è che Porto è grande e girare a piedi è piuttosto stancante… se non sai dove andare.

Più di tutti ci convince una pensioncina tranquilla la Pensao Astoria, (Rua Arnaldo Gama 56, telefono: 2008175 3.000/5.000$). E’ vicina al centro, ma un po’ isolata, si raggiunge con una stradina in discesa e offre una splendida veduta del fiume Douro…. Ne do i dettagli perché a mio avviso merita, ma purtroppo è necessaro prenotare ed infatti noi non abbiamo trovato posto.

Alla fine ci sistemiamo presso la Pensao S. Marino (6.000$ a notte) in Praca Carlos Albertos. La stanza non è un granchè, ma offre una splendida vista sulla piazza e il padrone, per quanto pazzo e logorroico, è simpatico. Dopo una doccia che mi rimette in sesto, mi assumo la responsabilità di fare le solite telefonate ai parenti.

Verso le 21.00 usciamo per una birra e un panino. Il quartiere Ribeira, che costeggia il fiume si rivela caratteristico e meno pericoloso di quanto descritto dalla guida. Anche senza essere dei mondani per natura, Porto merita di essere vissuta di notte.

In Portogallo esiste un detto che spiega la diattriba tra la città del nord e la capitale che ricorda parecchio il rapporto tra Milano e Roma: “Coimbra canta, Braga prega, Lisbona fa sfoggio di sé e Porto lavora”. Ciò nonostante le strade di Porto sono piene di giovani, forse un po’ alternativi, ma innocui e pittoreschi.

Torniamo in albergo contenti di aver vinto la pigrizia e andiamo a nanna.

23/5/2000 9^ GIORNO PORTO e BARCELOS Continua la serie dei sogni… se non fossimo in viaggio di nozze e se non mi occupassi già di tenere il diario, mi piacerebbe annotarli… Prepariamo le valigie e siamo pronti ad andare, ma il nostro bizzarro albergatore ci invita a fare colazione, …forse era compresa nel prezzo, ma ci rimane il dubbio che ce l’abbia offerta per simpatia… è un grande tifoso della Ferrari e ci intrattiene parlandone in una strana lingua esperanto fatta di idiomi italiani, spagnoli e francesi.

Approfitto della sua disponibilità per chiedergli consigli sul vino porto e lui ci dà una dritta su dove comprarlo a buon prezzo (probabilmente un suo amico…).

Salutiamo, paghiamo e ce ne andiamo.

Non dedichiamo molto tempo alla visita di Porto, ci facciamo semplicemente guidare dalle gambe e dall’istinto.

Uno dei luoghi che più mi ha colpito è il Mercado do Balhao, dove i colori delle bancarelle di fiori e di fagioli, la gente che chiacchiera e i vari imbonitori che urlano sono una festa per le telecamere da tpc.

Tornando verso la macchina ci fermiamo all’enoteca consigliata dall’amico ferrarista: la Garrafeira do Carmo, così chiamata perché si trova presso la Igreja da Carmo, sulle cui mura esterne si può osservare la più grande e complessa tavola di azulejios della città.

Troviamo un ragazzo simpatico che tra risate e assaggi vari ci consiglia come districarci tra qualità e prezzi del porto.

Alla fine usciamo con 5 bottiglie da destinare in parte a regali e in parte al nostro godimento.

Poi, solita tappa al centro commerciale, dove compriamo una ulteriore cassetta per la telecamera e dove ci facciamo due panini all’insegna del risparmio.

Con qualche difficoltà raggiungiamo Vila Nova de Gaia: luogo in cui si trovano le cantine del vinho do Porto. E’ un paese che si trova sulla sponda opposta del Rio Douro rispetto a Porto.

Qui, per legge, tutte le case produttrice di porto devono far invecchiare e immagazzinare il vino prima delle spedizioni.

Scegliamo di andare a visitare la cantina più antica, fondata dagli Inglesi, la Taylor’s. In un posto davvero bello e molto british, troviamo una hostess che parla italiano che ci guida nelle cantine spiegandoci i vari passaggi della produzione dei differenti porto. Al termine della visita, GRATUITAMENTE, ci fanno degustare tre qualità: un porto bianco secco che si beve come aperitivo, un tawny invecchiato 10 anni e un fantastico L.B.V. Del 1994 (Late Bottle Vintage) ottimo con dei formaggi stagionati, che decidiamo di comprare per il mio papà intenditore. In più ci regaliamo due bicchieri da porto per potercelo gustare come si deve anche a casa.

(Triste acquisto… considerato che uno si è poi rotto dopo tre giorni dal nostro rientro! Sigh!) Tra parentesi va detto che, per chi volesse, è anche possibile mangiare in questa cantina, naturalmente a pagamento.

Dopo i vani tentativi di Alberto, di fare aprire la coda al pavone che passeggia nel giardino, felici e un po’ brilli salutiamo questo luogo di piacere e ci dirigiamo verso nord.

[Da Vila Nova de Gaia si può godere di una meravigliosa vista della città di Porto.] Alberto prende la statale ed io mi disinteresso della destinazione, convinta che avessimo deciso di comune accordo di andare a Barcelos.

Ad un certo punto Albe mi comunica che siamo quasi arrivati a Viana do Castelo, cittadina sull’oceano. Il mio povero maritino è alquanto frustrato, vorrebbe fare un po’ di mare, ma la mia smania di cultura e le condizioni atmosferiche non gli permettono di esaudire i suoi desideri. Allora, approfittando della mia distrazione, mi ha portata in riva all’oceano. Troviamo un vento incredibile e un tempo tutt’altro che caldo, ma ci concediamo ugualmente un caffè e un gelatino in un baracchino sulla spiaggia. Deciso che il posto non meritava un approfondimento ci dirigiamo SUL SERIO verso Barcelos.

Siamo in piena fase: ‘DOBBIAMO RISPARMIARE’ e visto un supermercato, andiamo a fare un po’ di spesa per evitarci troppi pasti al ristorante.

NOVITA’: …. Sbagliamo strada e finiamo a Ponte de Lima, Albe è di buon umore e, sebbene tutto lasci pensare che ci siamo persi, lui continua a sostenere che: “Siamo proprio in un bel posto”. Sono d’accordo con lui, ma fingo preoccupazione.

Comunque alla fine arriviamo a Barcelos, città in cui nasce la leggenda del Gallo del Portogallo e dove ci rechiamo essenzialmente per comprare un regalo a mia mamma, fanatica collezionista di galli.

[LA LEGGENDA DEL GALLO DI BARCELOS Pare che un pellegrino galiziano in viaggio verso Santiago de Compostela fu ingiustamente accusato di furto durante la sua sosta a Barcelos. Nonostante si fosse dichiarato innocente, fu condannato all’impiccagione. Di fronte alla corte dichiarò che, a prova della sua innocenza, il galletto arrosto che il giudice stava per mangiare si sarebbe alzato in piedi e messo a cantare. Ciò accadde, il pellegrino venne graziato e il gallo divenne un “simbolo nazionale” del Portogallo.]

Ci sistemiamo in un albergo economico, il Residential Arantes dove per 5.000$ ci danno una camera con doccia e lavabo (water in corridoio ! ) che merita solo per la bella vista sulla piazza principale.

Siamo un po’ preoccupati perché nel parcheggio di questa tranquilla cittadina abbiamo incrociato dei figuri loschi che giravano intorno alle macchine con fare sospetto.

Come al solito: picnic in albergo e a nanna presto.

24/5/2000 10^ GIORNO FATIMA e TOMAR Una scarsa colazione e siamo già via… Tappa al centro dell’artigianato locale dove compriamo regali per tutti i parenti, liberandoci della spada di Damocle di questa incombenza.

Siamo un po’ stanchi, a dirla tutta ci assale la sensazione che il Portogallo non abbia più molto da offrirci. Ci fosse almeno il sole, ma oggi piovigina persino… … avevamo promesso di andare a Fatima e allora via…. AUTOSTRADA VERSO SUD.

Il viaggio non è lunghissimo, ma piuttosto noioso. La radio non ci fa un’adeguata compagnia e Albe mi chiede più o meno ogni dieci minuti quanto manca, quanti chilometri abbiamo già fatto e quanti ne restano.

Ci fermiamo in uno squallido autogrill per uno squallido panino e successivamente in uno leggermente migliore per un caffè ed un gelato.

Arrivati a Fatima siamo sopraffatti dalla tristezza… di posti mistici nella nostra vita ne abbiamo visti, ma questo non è certo un luogo di meditazione. Mi rendo conto che non dovrei scrivere queste cose, non voglio offendere nessuno, ma qui ci sembra di assistere ad un vero buissness del sacro. Sembra Las Vegas: insegne luminose di alberghi e negozi di souvenir… Non metto in dubbio che i pellegrini che qui si recano siano seriamente motivati, ma ciò che critico è la gestione economica e assolutamente irrispettosa della fede.

Dopo una rapida visita dalla grande spianata dei fedeli, compriamo una medaglietta per la nonna novantenne di Alberto e ce ne andiamo.

Direzione Tomar, la città dei Templari, una delle mete più interessanti della regione del Ribatejo.

Decidiamo che è assurdo andare al risparmio in viaggio di nozze e optiamo per uno degli alberghi apparentemente migliori Pensao Residencial Cavaleiros de Cristo, dove, per 7.800$, ci rifilano una camera tutt’altro che di lusso. La finestra da sul retro e l’impianto di riscaldamento è piuttosto rumoroso… Passeggiamo un po’ per il centro,… carino.

Fatto sera ceniamo in un ristorante di cui segnalo il nome, Restaurante Tomaz, ma che non consiglio a nessuno, niente di eccezionale… 25/5/2000 11^ GIORNO TOMAR e verso SETUBAL Ci svegliamo e andiamo a fare colazione. L’entusiasmo che è un po’ scemato in entrambi ci rende un po’ tesi. Discutiamo un po’, per poi fare immediatamente pace.

Paghiamo l’albergo e andiamo a visitare il Convento de Cristo. Dopo una breve passeggiata arriviamo. E’ effettivamente molto bello, ma siamo un po’ perplessi per il fatto che il nostro viaggio di nozze sembra essersi trasformato in un pellegrinaggio attraverso i luoghi religiosi del Portogallo.

Visitiamo tutto: Charola, la chiesa costruita sul modello della chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il Claustro do Cemiterio, il Claustro da Lavagem e il Claustro principal.

Un po’ di storia: L’ordine dei Cavalieri Templari è un ordine religioso-militare fondato nel 1119 da un gruppo di cavalieri francesi che avevano deciso di far proprio il compito di proteggere i pellegrini diretti in Terra Santa dalle bande di predatori musulmani. In Portogallo la loro azione più importante fu quella di aiutare l’esercito a cacciare i Mori dal paese.

Ricompensati con terre, castelli e titoli nobiliari, accumulando una quantità impressionante di ricchezze e divenendo i banchieri (?!) dei sovrani e dei pellegrini.

Mentre nel resto d’Europa vennero poi scomunicati e accusati di eresia, in Portogallo i Templari furono più fortunati. Dopo un breve periodo i cui l’ordine venne sciolto, venne poi ricostituito sotto il nome di Ordine di Cristo, subordinato al controlla della corona. Grazie alle loro ricchezze, Henrique il Navigatore (gran maestro dal 1417 al 1460) potè finanziare la costruzione di navi e inaugurare il periodo dei grandi viaggi per mare che fecero grande il Portogallo.

Dopo diverse vicende l’ordine venne definitivamente sciolto nel 1834.

Finito il giro siamo assaliti dall’inquietudine… E ADESSO COSA FACCIAMO?!?! – Algarve… ma con questo tempo? – Lisbona… ma per altri 4 giorni? E’ ora di pranzo e Alberto mi porta a Santarem… così mangiamo e vediamo se può essere un posto degno di nota.

Decidiamo di no.

Con molte difficoltà scegliamo di dirigerci verso Setubal (cittadina di mare a sud di Lisbona), vedere com’è e poi decidere il da farsi.

Dapprima non ci convince un granchè … non è proprio “patinata” diverse persone allo sbando vagano per i parcheggi… Giriamo per il centro e cerchiamo un albergo per riposare le nostre stanche e indecise membra. Troviamo il Residencial Bocage dove per 6.800$ ci danno una bella cameretta dotata di ogni comfort a noi necessario.

… siamo convinti: ci fermiamo qui.

All’ufficio turistico sono molto gentili, ci danno un sacco di informazioni e depliant sulla zona che ci danno un ulteriore motivo per convincerci a restare.

Sistemati i bagagli in albergo usciamo per la cena.

Dopo una birretta in un bar della piazza centrale, telefoniamo a casa per comunicare dove ci troviamo e andiamo al ristorante segnalato dalla guida il Casa do Chico, dove per l’equivalente di £40.000 mangiamo una sogliola e una spigola alla griglia, molto buoni.

Anche qui, come a Peniche, i ristoranti si trovano tutti allineati lungo una via, tutti coi loro bei dehors attigui e con le griglie all’esterno dove i cuochi cucinano sotto gli occhi di passanti e avventori.

Finiamo la serata in un bar, non bello, ma dotato di uno splendido gioco elettronico di freccette, la nostra passione. Giochiamo due partite, manco a dirlo entrambe vinte da Albe, bevendo due birre. Allegri e rasserenati andiamo a dormire.

26/5/2000 12^ GIORNO BELEM Purtroppo al nostro risveglio troviamo un cielo uggioso che promette pioggia.

Decidiamo di colmare le mancanze dei nostri primi giorni, andando a Belem., quartiere di Lisbona da cui partivano le caravelle all’epoca delle grandi scoperte.

Tra i tanti partì da qui Vasco da Gama nel 1497, alla vigilia del viaggio che lo portò sino in India. Dall’esterno guardiamo la Torre di Belem, monumento in assoluto più fotografato di tutto il Portogallo, a piedi raggiungiamo poi il Padrao dos Descobrimentos, recente ed enorme monumento in calcare che raffigura una caravella stilizzata con a bordo i personaggi portoghesi più famosi. Sebbene sia possibile salire in cima per 320$00 decidiamo che non ne vale la pena. Come al solito guidati dallo stomaco, andiamo a mangiare. Ristorante Os Jeronimos, non male, ma leggermente più caro delle nostre abitudini 5.500$… da ricordare il fatto che tutto il pranzo è accompagnato da una colonna sonora di sottofondo fatta di ever green italiane (vd. “Volare”, “O Sole Mio” eccetera) cantate da Julio Jglesias. A pachi passi dal ristorante c’è la rinomata Pasteis de Belem, dove per chi è goloso di dolci, pare sia obbligatoria una sosta.

Un po’ desolati per il cattivo tempo ci limitiamo a passare davanti al Mosteiro dos Jeronimos , per andare a vedere il Centro Cultural di Belem, di cui i Lisboeti (?) vanno particolarmente fieri. E’ una costruzione massiccia e squadrata che ospitale principali manifestazioni culturali di Lisbona.

Di ritorno a Setubal, ci fermiamo nella zona dell’EXPO ’98. Ci rimane il dubbio che dentro i padiglioni ci siaqualcosa interessante da vedere (ad esempio l’acquario), ma non ci fermiamo a lungo.

Tra i tanti locali presenti scegliamo per una bibita, il Peter Cafè Sport che scopriamo essere una fedele riproduzione di un bar del “noto” cacciatore di balene Peter, in non so più quale parte del mondo.

Dalla zona dell’Expo possiamo gustarci la vista del ponte Vasco da Gama, imponente costruzione sulla quale eravamo già passati per andare a Setubal.

Volendo c’è anche la possibilità di prendere una funicolare che unisce i due estremi dell’Expo, da cui si può godere meglio la vista.

Arrivati ci concediamo un giretto per questa cittadina che a dire il vero non offre tantissimo, ma per qualche inspiegabile motivo ci piace e ci fa sentire a nostro agio.

Compriamo un panino e andiamo a ‘casa’ a mangiare.

… a letto… 27/5/2000 13^ GIORNO Al mare !!! E’ meraviglioso, ormai non osavamo neanche sperarlo, C’E’ UN SOLE STUPENDO !!! Finalmente i desideri di Alberto possono essere appagati, oggi si va al mare! Scegliamo di andare alla spiaggia di Portinho da Arrabida, a pochi chilometri ad ovest di Setubal.

Su questa giornata non c’è molto da scrivere, a conclusione della nostra luna di miele ci godiamo la più classica delle giornate di mare, fatta di sole e riposo.

La sabbia è bianca e fine come piace a noi, nonostante sia sabato, non c’è molta gente e la cosa non può che farci piacere… Albe ha una voglia incredibile di tuffarsi nell’oceano, anche se la temperatura dell’acqua è quasi glaciale, il suo entusiasmo è tale che mi contagia… Non ci facciamo proprio un bagno, ma almeno possiamo dire di averci provato.

Mangiamo pranzo in un ristorantino sulla spiaggia, restaurante O Farol, dove assaggiamo la cataplana do peixe, uno zuppone di pesce che viene servito nella casseruola in cui viene cucinato, una sorta di wok cinese.

A fine giornata siamo soddisfatti e felici nel constatare che il nostro pallore se n’è andato per lasciare il posto ad un colorito che ricorda una vera abbronzatura.

Torniamo a Setubal. Vicino all’albergo c’è la banda che suona, cosa che come al solito mi pervade di un senso infantile d allegria… Dopo una rapida doccia ci concediamo un aperitivo in piazza e una cena al ristorante.

La città è piena di gente, gli studenti del liceo festeggiano la fine dell’anno e vanno in giro festosi cantando e suonando.

Scegliamo un ristorante affollato di persone del luogo (non ricordo il nome, si trovava a fianco del Casa do Chico). Aspettiamo tantissimo, ma siamo di buon umore e la cosa non ci disturba. Il cuoco è visibilmente ubriaco e ne combina di tutti i colori sotto i nostri attoniti occhi.

Dopo cena andiamo al bar delle freccette. Lo troviamo pieno di gente, ma Alberto non si scoraggia e pur di giocare ingaggia una sfida con degli ‘autoctoni’. La birra scorre a fiumi, nessuno di questi signori, dai modi tutt’altro che fini, conosce una delle lingue che noi mastichiamo, ma nonostante le difficoltà di comunicazione passiamo una piacevole e strana serata.

Stanchi e felici andiamo a dormire.

28/5/2000 14^ GIORNO Il bel tempo è già finito e non possiamo tornare al mare.

Decidiamo di andare a Sesimbra, nella speranza che possa offrirci qualcosa, speranza subito disillusa. Filmiamo il porticciolo con le sue variopinte barche di pescatori e ce ne andiamo.

Ci dirigiamo verso Nossa Senhora da Cabo…. E’ un capo dove è stata eretta una chiesa a seguito dell’apparizione della Madonna del 1200. Non c’è nulla, ma il tragitto in macchina è piacevole, si attraversa il Parque Natural de Arrabida.

Ci godiamo l’ennesima, ma ultima vista dell’oceano, filmiamo le falesie, ma molto altro da fare non c’è.

In questo posto si sono dati appuntamento dei pittoreschi centauri a bordo di enormi moto da strada, ma oltre a loro ci sono solo due venditori di conchiglie.

Ormai sentiamo che la nostra vacanza sta per finire e, considerato che non ci vengono esaltanti idee, andiamo in albergo a riposare e a goderci le ultime ore di pigrizia a nostra disposizione.

Purtroppo è domenica e neanche lo shopping è possibile… Tristemente facciamo le valigie in modo definitivo, preoccupandoci di sistemare in modo sicuro le bottiglie di porto.

Ceniamo in un ristorante più tranquillo e anonimo dove, stufi di pesce ci concediamo un po’ di carne alla griglia.

29/5/2000 15^ ed ultimo GIORNO Ci svegliamo verso le 8.30. Fatta la nostra ultima colazione in Portogallo, finiamo di preparare le valigie, senza risolvere del tutto il problema porto. Salutiamo Setubal che sono circa le 10.00.

Dobbiamo ancora pensare ai regali per qualcuno e così decidiamo di spendere i soldi rimasti al Centro Comercial Colombo. Compriamo una maglietta dello Sporting Lisbona per il mio fratellino amante del calcio e facciamo qualche spesa extra per noi.

Non ci rimane che restituire la macchina… facciamo il pieno per farci restituire la caparra e ci dirigiamo preoccupati verso l’AutoRent … a Sintra ci hanno rigato la portiera nel parcheggio e due giorni fa un sassolino caduto da un tir di fronte a noi ha ammaccato il parabrezza…Tutto bene, sembrano abituati a questi piccoli inconvenienti e ci restituiscono tutti i soldi. Ansiosi come al solito finiamo coll’arrivare in aeroporto con netto anticipo… Mangiamo un panino e lentamente ci abituiamo all’idea che la luna di miele è finita… Con la tristezza nel cuore salutiamo il Portogallo, con la speranza (promessa) di tornarci il prima possibile.

[Spero davvero di non aver annoiato troppo, mi rendo conto che il mio itinerario è infarcito di cose personali, ma un viaggio non può essere altro che un’esperienza personale. Ho cercato di segnalare il più possibile nomi e prezzi, ma rimango disponibile, entro i limiti del possibile a rispondere ad ulteriori domande, sempre sottolineando che non sono un’esperta, ma solo una turista per caso.

Consiglio a tutti la guida da noi prevalentemente utilizzata: Portogallo Guide edt, l’edizione italiana delle guide Lonely Planet, preziosa “bibbia”, che ci ha aiutato allora e dalla quale ho liberamente tratto spunto per questo diario di bordo.

Saluti a tutti e buone vacanze…. Anche solo con la fantasia!]



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