Den haag e Noord Holland

Con un po di ritardo mi decido a pubblicare questo itinerario che ci ha coinvolto particolarmente questa primavera. Sono partito con Claudia, la mia ragazza, il giorno 1 maggio con Easyjet da Malpensa alla volta di Amsterdam, spesa circa 250 EUR a/r: il volo è puntuale e nell'avvicinamento a Schiphol (il megaaeroporto di Amsterdam) ci permette di...
Scritto da: kailuastar
den haag e noord holland
Partenza il: 01/05/2008
Ritorno il: 05/05/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Con un po di ritardo mi decido a pubblicare questo itinerario che ci ha coinvolto particolarmente questa primavera. Sono partito con Claudia, la mia ragazza, il giorno 1 maggio con Easyjet da Malpensa alla volta di Amsterdam, spesa circa 250 EUR a/r: il volo è puntuale e nell’avvicinamento a Schiphol (il megaaeroporto di Amsterdam) ci permette di vedere dall’alto la foce della Schelda e le dighe costiere della Zeeland, magistrale capolavoro di ingegneria idraulica che hanno il compito di difendere Rotterdam e il sud del paese dall’irruenza del Mare del Nord che nel 1954 causò migliaia di morti sommergendo interi villaggi. L’Olanda come molti sapranno è un paese con vaste zone costiere poste sotto il livello del mare e protette da dune o sbarramenti naturali ed artificiali. Questa peculiarità ha fatto sì che nei secoli la popolazione abbia imparato a convivere con l’acqua cercando, di proteggersi dai danni che essa può causare e sfruttandola per gli scopi più svariati strappando inoltre vaste zone al mare per costruire i polder, aree grandi come una provincia che una volta erano fondale marino coperto da circa 4 metri di acqua e che oggi ospitano intere città come Lelystad e Almere e infinite distese di campi coltivati.

Scesi nel superefficiente scalo, ci rechiamo alla Hertz (gli autonoleggi sono un po’ scomodi da raggiungere soprattutto con tante valigie) e ritiriamo la nostra Golf 1.9 TDI blu scuro prenotata via internet a circa 28 euro al giorno per avviarci verso la prima meraviglia: il Keukenhof ovvero il parco floreale più grande d’Europa dove da marzo a maggio (incredibile, è aperto solo 2 mesi!) si possono ammirare tulipani e altre varietà di fiori camminando per ore tra boschi e laghetti. Siamo veramente estasiati dalle moltitudini di ogni genere di fiore che dipingono questo enorme parco come un quadro d’arte moderna pieno di colori vivaci: al limitare del giardino poi si possono ammirare distese di tulipani multicolore a perdita d’occhio. Sparsi nel parco ci sono diversi padiglioni con esposizioni di fiori rari, rivendite di bulbi, ristoranti, caffè, negozi di souvenir e quant’altro. Dopo un paio d’ore di visita con le nuvole che si rincorrono velocissime nel cielo, il classico acquazzone ci costringe a riparare al ristorante dove ci strafoghiamo di cibi grassi e tipicamente dutch. Fortunatamente sarà l’unico temporale che incontreremo in 5 giorni di tempo splendido e caldo.

Terminato il nubifragio ci dirigiamo verso Den Haag, la città sede del Parlamento e del Governo per una visita: la città è carina, a mio avviso non molto tipica e poi è festa e ed assai vuota: visitiamo il centro, il Bijnnenhof che è il palazzo dove si riunisce il Parlamento e i dintorni con le sedi dei ministeri… curiosamente ospitate da casette con tanto di targa sulla porticina colorata e l’inquietante Corte di Giustizia dell’Aja. Dopo un breve giro a Scheveningen, la località balneare più conosciuta (non andateci in auto, è un delirio!) ci dirigiamo verso il nostro hotel (prenotato con booking.Com), il Van Der Valk di Breukelen (a pochi km da Utrecht) che è il paese che ha dato il nome a Brooklyn (oltre che se interessa a qualcuno il paese natale di Rutger Hauer), essendo stati gli Olandesi tra i primi a colonizzare il nuovo mondo (vicino ad Amsterdam c’è pure Haarlem che da il nome ad un altro popoloso quartiere di New York). Abbiamo scelto questo hotel perché strategico, a 2 passi dall’uscita dell’autostrada che collega Amsterdam e Utrecht e a 100 metri dalla stazione ferroviaria in caso ci venisse in mente di usare il treno e la bicicletta. Spendiamo circa 80 euro a notte(l’Olanda non è proprio economicissima, del resto il tenore di vita è molto alto) ma il posto è davvero carino, con stanze che saranno 30 mq, pulito e con personale efficientissimo e cordiale. Il panorama dalla finestra non è granchè (autostrada, anche se in lontananza… la camera è silenziosa) ma tanto ci dobbiamo solo dormire e devo dire che ci troviamo a nostro agio. La sera, andiamo a Utrecht in cerca di un ristorante indonesiano, cucina che adoro perché da piccolo ci andavo spesso in occasione delle visite ai nonni: il cibo è fenomenale, assaggiate Nasi Goreng Speciaal o Bami Goreng Speciaal per rendervene conto e, se avete uno stomaco capiente, provate il Rijstaffel che è l’antico pranzo luculliano dei mercanti nelle Indie, una roba da 30 portate… Purtroppo a Utrecht in centro non ci sono più ristoranti indonesiani tranne un paio ormai chiusi vista l’ora per cui alla fine ripieghiamo sull’unico posto aperto e ci facciamo un giretto per questa città universitaria davvero molto molto carina con i locali posti sotto la strada che costeggia in alto il canale (erano vecchi magazzini portuali).

L’indomani visitiamo Westzaan, il paese dei miei nonni che è un posto fiabesco con le casette tipiche verdi, i ponti levatoi e i mulini, quanti ricordi d’infanzia… vado a trovare un mio compagno di giochi di 30 anni fa, lui si è trasferito ma ci sono i suoi due figli, gemellini biondissimi che sono li con i nonni… tutto è rimasto come allora salvo qualche casa dove prima c’erano prati… il municipio con De Prins, il ristorante più buono del paese, la Chiesa dove mio nonno in pensione si occupava dell’amministrazione, la finestra del suo ufficio… tutto davvero come un tempo, ben tenuto e curato… quanta nostalgia! Consiglio a tutti questa zona dell’Olanda a nord-ovest di Amsterdam, Westzaan, Purmerend, Koog a/d Zaan eil basso Noord-Holland sono tutti villaggi dove il tempo sembra essersi fermato.

Proseguiamo poi per De Zaanse Schans, un villaggio posto a pochi km (direzione Koog a/d Zaan da dove si può prendere il traghetto perché stanno… sostituendo tutti i ponti sul fiume!) dove una volta c’erano centinaia di mulini, una specie di zona industriale dell’epoca: ne consiglio a tutti la visita perché è di una bellezza spettacolare. Una decina di mulini regolarmente funzionanti con tanto di mugnaio che producono senape uno (acquistatene un vasetto, è una roba stupefacente!), pigmenti per vernice un altro, uno è una segheria e quasi tutti sono visitabili. Il giorno che siamo stati noi c’era parecchio vento e vederli funzionare è strabiliante soprattutto se si pensa che tutto quello che vedete, dalle pareti ai meccanismi, agli enormi ingranaggi è costruito in legno. Mangiamo al ristorante del villaggio con vista sul fiume Zaan e sui mulini: lo consiglio a tutti, i sandwich sono buonissimi, c’è sempre coda per sedersi ma con la vista che c’è è comprensibile.

Impegni serali con i miei zii ci impediscono di visitare tutto il paese che comprende una zona artigianale con botteghe dove fabbricano zoccoli e altro ma le foto che abbiamo scattato sono tra le più belle del viaggio. La sera raggiungiamo i miei zii a Bilthoven… restiamo a bocca aperta per la bellezza della zona, case splendide una accanto all’altra tra canali e boschi lussureggianti. Vale la pena di una visita.

Il giorno dopo ci rechiamo a nord costeggiando il fiume Vecht tra Utrecht e Amsterdam, è davvero una bellissima zona, piena di splendide dimore mozzafiato degli antichi mercanti fiamminghi, verdissima e con il fiume antistante pieno di chiatte e barche che pigramente si spostano avanti e indietro: chi volesse farsi un giro in bicicletta qui si godrebbe uno degli scenari sicuramente più belli dell’Olanda. La nostra meta è la grande diga o Afslutdijk, altro capolavoro dell’ingegneria idraulica olandese: costruita prima della 2 Guerra Mondiale con i mezzi di allora, separò per sempre quello che era un golfo con acque poco profonde (3-4 m) ma vasto più di 1000 kmq dal mare permettendone il progressivo parziale prosciugamento per creare i grandi polder di Wieringemeer, Noordostpolder e Flevoland, ognuno grande diverse centinaia di kmq. La diga è da vedere, anche se i km per arrivarci sono tanti però al ritorno ci si può fermare a Enkhuizen o Hoorn oppure attraversare la diga (ci passa l’autostrada sopra… e sono 30 km con acqua a destra e a sinistra!) e andare in Friesland dove è nata mia mamma… noi ci andremo la prossima volta e stavolta optiamo per Hoorn una delle cosiddette “città morte dello Zuiderzee”: Hoorn si affaccia infatti su quel golfo fatto a “U” al centro dell’Olanda, una volta chiamato Zuiderzee in quanto comunicante col Mare del Nord e poi, in seguito alla costruzione della grande diga che ha trasformato la “U” in “O”, denominato Ijsselmeer cioè lago Ijssel. Un tempo fiorente porto commerciale della VOC (Compagnia delle Indie Orientali) è ora un porto lacustre: l’acqua di mare è stata infatti sostituita dall’acqua dolce dei fiumi che sfociano nell’Ijsselmeer. Di morto non ha davvero nulla: il sabato c’è il mercato e il paese è un brulicare di persone, a una bancarella compriamo del gustoso pane nero e i panini con l’uvetta e poi pranziamo in piazza in uno degli affollatissimi ristoranti all’aperto: il paese è davvero stupendo,anche qui atmosfere da fiaba, casette in mattoni rossi con fregi e stemmi a far da padroni, canali, vecchi magazzini riattati ad abitazioni tipo loft e quell’inconfondibile odore di patate fritte che permea l’aria. Enkhuizen (a pochi km da Hoorn) mi dicono essere ancora più caratteristica anche se più piccola: la comodità è che entrambi i paesi sono raggiungibili via treno da Amsterdam Centraal Station in 30 minuti circa e i treni in Olanda sono come la metropolitana: uno ogni 20-30 min dalle 6 del mattino all’una di notte, cosa davvero incredibile per chi come me vive in una specie di piccolo terzo mondo dove i treni ci sono ogni ora o due ore e l’ultimo che parte da Milano è… alle 21 e 30! Sulla via del ritorno ci fermiamo anche a Volendam, meta molto turistica assieme all’antistante Marken: troppi negozi di souvenir e troppo turismo hanno rovinato a mio parere un borgo già poco interessante se non per il porticciolo con le case poste attorno. La sera la trascorriamo con Marjolein e Tjebbe, una coppia di amici e i loro due bambini. Al contrario che da noi, i pargoli con poche ciance vengono messi sotto le coperte e viene dato al vicino il classico allarme portatile che avverte se sente rumore provenire dalla camera dei bimbi mentre i genitori escono con noi per cena e caffè in un locale a pochi passi dove mangiamo dell’ottimo cibo etnico (indonesiano e malese) per pochi euro.

Il giorno successivo riconsegniamo l’auto all’aeroporto e ci trasferiamo in treno (la stazione è sotto il terminal ) ad Amsterdam dove alloggiamo al Die Port Van Cleve in pieno centro, camera prenotata con hotels.Com per 100 EUR a notte, albergo pulito anche se la camera è più piccolina della precedente. Amsterdam è una grande città cosmopolita che offre molto ma è anche caotica e abbastanza sporca per cui a Claudia piace e non piace (non ha mai entusiasmato nemmeno me). Consigliamo l’acquisto di un biglietto del tram di quelli con più tratte, le macchinette sono nell’atrio della stazione, non pensate di fare i portoghesi salendo senza biglietto perché controllano tutti senza possibilità di sfuggire. Depositiamo i bagagli e ci facciamo un giro con la barca, di quelle che partono all’uscita della stazione centrale e che ti fanno vedere i vari canali con la spiegazione registrata. Terminato il giro, passiamo per il quartiere rosso che ormai è una zona tranquilla e controllata da telecamere (peraltro assai squallido) e poi ci concediamo una passeggiata in centro. Oltre a Piazza Dam e il Palazzo Reale che non sono molto attraenti, da vedere sicuramente c’è il Begijnhof, l’antica residenza delle donne che si votavano alla preghiera e all’assistenza dei poveri, un angolo di paradiso nel centro… entrarci è come scoprire un giardino segreto dietro palazzi e strade trafficate, la sua quiete coglie impreparati. Damrak e Rokin, le vie principali sono piene di cantieri per cui per ora c’è poco da vedere, Rembrandtplein e dintorni sono molto affollate cosiccome Leidseplein e tutta la cerchia dei canali dove si affacciano bellissime dimore settecentesche dalla curiosa facciata inclinata in avanti per agevolare la movimentazione delle merci tramite il verricello posto praticamente su ogni frontone. Ah, le case olandesi sono dotate delle famose “scale olandesi”  ovvero scale con alzate monstre da 20-25 cm e pedate da 10 cm per cui se decidete di alloggiare in un albergo in centro dovrete farci l’abitudine a salire e scendere aggrappati al corrimano! Alla sera riusciamo a visitare la Anne Frank Huis, la casa dove Anna e la sua famiglia restarono per mesi nascosti per sottrarsi alla deportazione nei campi di concentramento nazisti: la casa, nel retro dello stabile sede dell’attività del padre, è stata spogliata degli arredi per volere della famiglia stessa ed è ora un museo multimediale delle inenarrabili atrocità commesse dai nazisti in Olanda, da sempre per la sua proverbiale multiculturalità e tolleranza, abitata da una delle colonie ebraiche più numerose d’Europa. Se l’attesa all’ingresso può essere lunga, vale definitivamente la pena di visitare questo luogo, anche se all’uscita resta sempre in testa la stessa domanda: perché, cosa vi avevano fatto? Claudia è un po’ arrabbiata con me perché l’ho ripresa bruscamente quando nel quartiere rosso ha tirato fuori la macchina fotografica (una volta non era consigliabile…) per cui cerco di farmi perdonare con una serata romantica e una buona cena che, crolli il mondo, stavolta sarà indonesiana. Cerco un ristorante abbastanza grande da essere ancora aperto a quell’ora (erano già le 10) e ci avviamo verso il Long Pura su Rozengracht: il proprietario sbuffa un po’ per l’ora ma non si può che dargli ragione! Mangiamo divinamente e piccantemente bevendo birra indonesiana a fiumi e facciamo ritorno all’hotel con una bella camminata notturna tra i vicoletti da Amsterdam. Al ritorno in Italia scoprirò che a 2 passi dall’albergo c’è il Kantjil & de Tijger dove pare cucinino un Nasi Goreng divino… vabbè, sarà per la prossima volta.

Il giorno dopo andiamo ad Haarlem col treno, sono 15 minuti da Amsterdam, la città è carina ma più piccola di quanto mi aspettassi: compriamo del formaggio da portare a casa (adoro quello con i semi di cumino) e mangiamo un delizioso e mitico panino che resterà agli annali con un bicchiere di shake di frutti alla bancarella sotto Vroom&Dressmann mentre una moltitudine indescrivibile di ragazzi e ragazze (e che ragazze… Claudia ha subito notato che lei che è 175 cm in Olanda sarebbe una tappa!) si avviano dalla stazione verso il parco: è la Festa della Liberazione e sono previsti eventi in ogni città. Sono tutti allegri ma compostissimi nonostante siano a centinaia. Torniamo ad Amsterdam e ci resta tutto il tempo per la visita all’attrazione principe di Amsterdam: il Rijksmuseum e i capolavori di Rembrandt. Il museo è in restauro e praticamente l’hanno traslocato in un’ala del palazzo gigantesco che lo ospita ma la “Ronda di notte” è visibile e mi fermo ancora a contemplarla con la sua incredibile luce che emana tra i toni cupi. Inoltre, il “coat of arms” di una nave inglese del 1600 appeso all’ingresso fa una certa impressione, sembra voler ricordare che questa minuscola nazione fu dominatrice incontrastata dei mari per secoli. Ancora due passi in centro, qualche acquisto e poi viene l’ora di andare all’aeroporto, l’aereo è alle 21 per cui ci siamo potuti godere l’intera giornata in giro e il treno pulitissimo e puntualissimo (che differenza con i nostri…) ci porta in pochi minuti all’aeroporto dalla stazione centrale con un costo irrisorio. Dopo aver comprato il famoso budino olandese al cioccolato e vaniglia ci dimentichiamo che non è ammesso in aereo e un maleducato vigilante ci intima di buttarla: non sia mai ciò, ci allontaniamo e ce lo scoliamo tutto ripresentandoci con la bocca ancora sporca al controllo. Restano comunque ben custoditi in valigia gli stroopwafels (biscotti al miele o caramello), gli spekulaas (biscottoni alla cannella, una roba devastante che da assuefazione pesantissima ;-)), i Cafè Noir della Verkade (biscotti con glassa di caffè), il cioccolato in scaglie De Ruyter (da mangiare sul pane e burro, anche qui con un non irrilevante pericolo di assuefazione), il formaggio Gouda e il resto del bottino del saccheggio di un negozio Albert Heijn (catena di supermercati che produce anche dolciumi da 200 anni li trovato dappertutto, anche a Schiphol, si riconoscono dall’insegna “ah” celeste). L’aereo è puntuale, l’equipaggio Easyjet cortesissimo, bizzarro e divertente (all’arrivo l’annuncio recita pressappoco “si prega di non dimenticare nulla sull’aereo, suocere incluse”) e, purtroppo, in circa due ore siamo di nuovo a Malpensa. Tot ziens Nederland… la prossima volta vorremmo vedere l’est, i polder, Giethoorn (cercate le immagini su Google, è un villaggio paradisiaco, solo canali e piste ciclabili, niente auto!) ma anche i mulini di Kinderdijk e il parco nazionale di Hoge Veluwe!



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