Delizioso Sri Lanka
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La scelta di trascorrere un periodo di 14 giorni nello Sri Lanka è nata dai racconti di alcuni amici che, negli anni passati, hanno deciso di visitare quella che è definita “La perla dell’Oceano Indiano”: natura selvaggia e incontaminata; mare meraviglioso; un popolo aperto e ospitale nonché una storia e una cultura che trovano radici fin prima della nascita di Cristo.
Dai loro racconti e dalle informazioni raccolte tra forum, letture e diari di viaggi, siamo partiti con l’idea di visitare l’interno e trascorrere alla fine qualche giorno al mare, approfittando che nel periodo scelto (causa lavoro coincide sempre con il fine agosto/inizio settembre) sul lato orientale dell’isola il clima è più asciutto e le piogge quasi inesistenti.
La ciliegina sulla torta è stata l’inatteso matrimonio tra Alberto e Francesca i quali, dopo una serie di peripezie, hanno coronato il loro sogno proprio la mattina della partenza: breve rito in Comune; bicchierata con parenti e amici e poi di filato a Mal pensa per il volo delle 14.05 diretto a Dubai. Un po’ tutto di corsa ma per fortuna è andato tutto ok come nelle previsioni.
Ed eccoci qui, allora, in Sri Lanka: tutto è pronto ma deve avere inizio. Noi ci siamo ma vediamo cosa succederà nel frattempo.
Periodo Gennaio – Agosto
E’ il periodo intercorso nei preparativi del viaggio: a Gennaio ci riuniamo una sera e decidiamo di prenotare il volo, tenuto d’occhio fin da subito dopo Natale. Approfittando di un’offerta scontata della Emirates, compriamo al prezzo di € 570 il volo Milano-Dubai-Colombo, con partenza il 23 agosto e rientro il 5 settembre e su questo lasso di tempo di 14 giorni costruiamo il nostro itinerario.
Già quella stessa sera prenotiamo su Booking alcuni alberghi e guest houses mentre rimandiamo agli inizi di luglio l’acquisto dell’assicurazione di viaggio e il visto on line, che facciamo appunto durante il mese estivo.
Prima però, alla fine di febbraio, prendo contatto con Buddhi Jayasekara, il proprietario dell’agenzia Siriranga viaggi, che mi offre un’auto con driver al prezzo di 770€ tutto compreso (auto, carburante, assicurazioni, vitto e alloggio per l’autista) per 10 giorni: gli anticipo 200€ via Money Transfert e pagherò il resto in contanti e in Euro all’arrivo.
Si giunge quindi ad agosto che il viaggio è programmato e ci tocca solo far le valige e partire.
23 agosto – martedì. MILANO/DUBAI/COLOMBO
Mentre gli sposi sono in Municipio a unirsi in matrimonio, io e Roby andiamo alla Malpensa già col check-in in tasca e le valige pronte. I due neo-sposi ci raggiungono un po’ più tardi, in tempo per consegnare le loro e far con calma tutti i controlli: ci incontriamo così tutti in aeroporto, onde evitare ritardi.
Il volo Emirates parte puntuale alle 14:05 (nel modernissimo A380 il caldo torrido di Dubai è compensato dal freddo polare all’interno!) e giunge a destinazione con una mezz’ora di anticipo: ciò ci permette di far un bel giro per il moderno terminal (la nota stonata è che i bagni sono a dir poco orrendi!) e di vedere cosa comprare al ritorno durante lo scalo.
Ceniamo, col voucher datoci dalla compagnia (per coincidenze superiori alle quattro ore rilasciano un voucher per un pasto gratis in alcuni ristoranti), da Red Carnet Caffè & Seafood con una padellina di riso e gamberi e poi, alle 02:45, partiamo alla volta di Colombo. L’aereo è pieno, il cibo piccante (alle 6 del mattino il pollo col curry non è il top!) e il riposo breve.
24 agosto – mercoledì. COLOMBO
Giungiamo anche qui un po’ prima sull’orario previsto e sbarchiamo a Colombo abbastanza stanchi, trascinandoci nella hall dell’aeroporto e rimanendo stupiti dai negozi di elettrodomestici presenti (imbarcano frigo e lavatrici?). Il controllo visto è abbastanza celere così come il ritiro del bagaglio e quindi usciamo nella zona arrivi per organizzare in primis il cambio di un po’ di soldi e poi il trasferimento all’hotel di Colombo.
Cambiano giusto lo stretto necessario in uno dei tanti changes presenti e costatiamo che 1€ è pari a circa 160 Rupie singalesi o Rs: con i soldi nuovi compriamo una sim da inserire in un cellulare per chiamare a prezzi convenienti l’Italia e spendiamo, da un rivenditore lì presente il cui addetto parla benissimo l’italiano (è vissuto a Mantova, quindi chiacchiera un po’ con Roby che è di lì), circa 8€.
Ultima tappa è al taxi service presente in loco: il trasferimento a Colombo ci costa in totale 2400 Rs (15€ in tutto, pari a circa 4€ a persona) senza aria condizionata. L’autista però la inserisce lo stesso ma paghiamo solo il sovrapprezzo di 300 Rs (2€) per prendere la expressway e arrivare più in fretta a Colombo.
Il tragitto di quasi un’ora è celere nella prima parte ma lento nella seconda, quando imbocchiamo le trafficate strade della città: ci sono caos, caldo e rumore. E noi stanchi morti.
Arriviamo al Metro City Hotel in Union Place, in piena zona musulmana, e prendiamo subito possesso delle nostre camere: sebbene sito in posizione centrale e a pochi minuti di tuk tuk da Fort e Pettah, l’albergo si presenta bene da fuori, ma le camere avrebbero bisogno di essere rimbiancate. La mia ha una finestra su un pozzo interno e quella dei neosposi da’ sulla trafficatissima strada e non ha tende. Per fortuna l’aria condizionata e il televisore funzionano.
Fatta una doccia rinfrescante e un riposo di qualche ora, nel primo pomeriggio usciamo per le prime visite.
Ci rechiamo al vicinissimo lago di Beira, dove sorge il tempio dell’isola di Seema Malaka, parte integrante del Gangaramaya temple: costruito su tre piattaforme emergenti dall’acqua e collegate tra loro e con la terraferma da passerelle, la sua architettura è ispirata ai monasteri delle foreste di Anuradhapura e Ritigala. Su ogni piattaforma c’è un parapetto di corallo nero con numerose statue di Buddha seduto che visualizzano i diversi gesti delle mani o “mudra”. Il tempio è dedicato principalmente alla meditazione e al riposo e la piattaforma centrale è composta di una struttura con pannelli di legno. Sulla seconda piattaforma c’è l’albero sacro della Bodhi (Illuminazione), circondato da statue di Buddha sedute e ornate con colorate bandiere triangolari contenenti i desideri scritti dai devoti per allontanare il male, mentre l’ultima contiene il “Tesoro della Verità”, una biblioteca d’importanti testi buddisti accessibili solo ai monaci ordinati. Nei quattro angoli del tempio ci sono i santuari dedicati a divinità indù, come Shiva o Ganesh. Per visitarlo paghiamo 300 Rs a persona (2€) ma il biglietto vale anche per il vicino Gangaramaya temple, che raggiungiamo dopo: restiamo già affascinati soltanto ammirandone la struttura esterna, decorata con disegni elaborati e ornamenti d’oro. Entrati all’interno e tolte le scarpe, le tante sale si presentano adorne con varie statue di Buddha, leoni, ninfe e vasi di porcellana posti casualmente. All’ingresso del santuario principale ci sono due statue di Buddha d’oro a media altezza che si ergono come sentinelle alla porta, tutta intagliata con sculture di legno di elefanti e cigni. Entriamo nel santuario e troviamo una sala decorata in tenui tonalità giallastre che ospita un’enorme statua di Buddha in meditazione, posta in fianco a statuette di creature celesti. I soffitti sono incantevolmente decorati con dipinti a pastello vivaci raffiguranti storie buddiste mentre le colonne del santuario sono incredibili festoni fatti con l’arte tradizionale dello Sri Lanka. Nel cortile sono accese lampade di luce a olio, si bruciano incensi dappertutto e ci sono molte statue in pietra di Buddha, uno stupa e l’albero della Bodhi. Varchiamo la soglia di una porta per entrare nel museo sul cui tetto sono contenute un altro innumerevole gruppo di statue mentre all’interno è conservato un Buddha di bronzo coperto d’oro e di pietre preziose: è uno spettacolo vedere come abbaglia.
Usciamo dal tempio entusiasti e decidiamo di fare una bella passeggiata in attesa che arrivi l’ora di cena: percorriamo alcune vie interne fino al Viharamahadevi Park, il più antico e il più grande parco pubblico di Colombo, attraversandolo poi nel suo centro per ammirare la serie di fontane d’acqua con giochi di colori e finendo davanti all’enorme Buddha sito di fronte alla Old Town Hall, il vecchio Municipio ora sede del Consiglio comunale. Proseguiamo sulla nostra destra fino alla Dewatagaha Jumma Majid, la cui facciata è tutta illuminata da festoni (siamo all’ora della preghiera), e giungiamo alla Lipton Circle, uno degli incroci più trafficati di Colombo: qui sorgono la Cinnamon Garden Baptist Curch (una chiesa vecchia di 200 anni) e l’Eye Hospital, d’inizio secolo scorso.
Ripercorriamo la dr Colvin Mawatha fino all’Hilton, dove la Lonely Planet consiglia il buffet: sarà ma ci chiedono più di 3000 Rs per cenare a persona (quasi 20€) in un ambiente gelido e da fricchettoni. Usciamo e scopriamo a pochi metri non solo Kells, uno dei supermercati più forniti della città, ma anche Avinra Food Island, una sorta di take away singalese: al prezzo di circa 600 Rs cadauno (4€) mangiamo ottimi noodles con pollo, riso con verdure, del pollo grigliato e un tè finale che ci calma la fame e ci concilia il sonno.
Una breve passeggiata fino all’albergo e poi a nanna, che la stanchezza si fa sentire.
25 agosto – giovedì. COLOMBO
Oggi ci dedichiamo alla visita di Colombo partendo, dopo la colazione, con un tuk tuk per Fort: al prezzo di 400 Rs (2,25€) il guidatore sfreccia tra il traffico e ci lascia davanti al palazzo neoclassico della Segreteria del Presidente. Da qui raggiungiamo la Clock Tower, una torre cilindrica di mattoni nata come faro ma che ora funziona come orologio.
Dobbiamo ritornare indietro per andare a visitare il faro di Galbokka point, a sud del porto di Colombo: alto 29 metri di altezza e posto su una base di cemento di 12 m, è ornato da quattro statue di leoni. Abbiamo da qui la prima vista panoramica sull’Oceano Indiano. Più avanti passiamo sotto il Sambodhi Chaithya, uno stupa (ossia un tempio buddista) costruito col cemento armato su una piattaforma supportata da due archi a incastro.
Per visitare il Palazzo del Presidente dobbiamo ritornare indietro con una passeggiata di una ventina di minuti, finendo davanti alla residenza ufficiale con sede in un’antica casa coloniale del XIX secolo e circondata da un lussureggiante giardino.
Da qui la strada per Pettah è tutta dritta e soleggiata: ci fermiamo in una banca per un cambio di soldi e per visitare la sede di Cargills, un vecchio edificio utilizzato all’eopca coloniale come deposito commerciale.
Pettah è il quartiere dove ha sede la zona commerciale della città: arriviamo alla Torre dell’Orologio di Khan, punto di riferimento popolare che segna l’ingresso al mercato, e ci inoltriamo tra negozi, megastore e centri commerciali fino alla Jami-Ul-Alfar moschea, nota come Red Masjid o Moschea Rossa. Quest’ultima è una storica moschea e una delle più antiche e si dice che fu costruita con questo colore affinché fosse il primo edificio riconoscibile dai marinai all’arrivo in porto. L’architettura è indo-saraceno, che incorpora le cupole a forma di melograno, e quindi i bei minareti e le cupole sono visibili anche da lontano.
Più avanti, in uno slargo, sorge la vecchia sede del Municipio. Seguendo la mappa, ci inoltriamo per una strada che ci porta davanti alle Kathiresan Kovil, due santuari indù dedicati al Dio della guerra Skanda e sul tetto ci sono gli intagli che raffigurano i molti dèi della religione indù.
Torniamo indietro e attraversiamo tutto il mercato fino alla Olcott Mawatha, una delle arterie principali, dove ci fermiamo a mangiare in uno dei tipici ristorantini presenti in loco, poi continuiamo in giro per il mercato, iniziano a cercare souvenir e oggettistica da poter portare in Italia.
Per un colpo di freddo preso entrando in un supermercato in cui l’aria era gelida, sono costretto a rientrare in albergo mentre i due sposi continuano il giro. Per fortuna, la sera già va meglio e andiamo a cenare nel ristorantino di Kells: i prezzi sono un pochino alti ma il cibo è buono. Da Anvira prendiamo dopo un bel té e dei dolcini squisiti e poi a nanna in orario consono.
26 agosto – venerdì. COLOMBO/GALLE/COLOMBO
Oggi incontriamo Namal, il driver che ci ha procurato il titolare dell’agenzia viaggi: è un piccolo ma robusto singalese che sorpassa come se nulla fosse tutte le auto, gli autobus e i tuk tuk che gli si parano davanti.
Fatte le presentazioni, partiamo subito per Galle, sita a quasi 130 km a sud. Il driver segue la strada della costa, passando tra i paesi e le rovine di ciò che in alcuni tratti è rimasto dopo lo tsunami del 2004: per commemorare il tragico evento ci fermiamo a Peraliya, poco prima di Hikkaduwa, dove è stato eretto un enorme Buddha.
Proseguiamo per Galle giungendovi quasi a mezzogiorno ma, come mettiamo piede fuori dall’auto, siamo investiti da un violento acquazzone: è il primo scroscio monsonico che becchiamo ma che, per fortuna, dura poco.
Iniziamo così la visita di quest’antica colonia portoghese, cinta da mura e ricca di reminiscenze legate al dominio di vari stati: c’è la chiesa olandese e quella anglicana; c’è il Museo Nazionale (ospitato nel più antico palazzo coloniale della città) con vicino l’Amaragalla, sede dei comandi olandesi ma ora hotel di charme. Si visitano i musei archeologico marino e nazionale marittimo, situati nei vecchi magazzini e danneggiati dallo tsunami del 2004, e si arriva fino al vecchio ospedale olandese, tutto ristrutturato e pieno ora di negozi e caffé. Ci fermiamo da Rocket Butler su Pedlar street per mangiare un buon panino e per darci un momento di riposo poi riprendiamo il percorso delle alte mura che cingono la città da tutti i lati e dai cui bastioni si godono bellissime vedute sull’Oceano e sulle sottostanti spiagge, in cui audaci singalesi fanno il bagno benché il tempo non sia molto clemente.
Raggiungiamo il faro, simbolo di Galle, e la dirimpettaia moschea e percorriamo il bastione fino alla Roccia della bandiera, il bastione di mura utilizzato come stazione di segnalazione per avvertire le navi dei pericolosi tratti rocciosi della baia. Proseguiamo lungo le mura del forte fino al Bastione Trion, dove un mulino a vento prelevava l’acqua dal mare per pulire le strade polverose e da cui si ammirano i tramonti.
Da questo punto ci inoltriamo nel centro storico, passando per le quiete strade e ammirando le basse case coloniche, in cui botteghe artigianali e gioiellerie trovano sede.
Ritorniamo di nuovo al Main Gate e ripartiamo per Colombo seguendo la Espressway (a pagamento) che ci riporta in albergo poco prima del tramonto.
Una doccia, un breve riposo e poi da Kells per comprare tè e spezie. Per cena, Anvira ci aspetta con i suoi buonissimi noodles e le sue carni per niente piccanti (su richiesta).
27 agosto – sabato. COLOMBO/PINNAWALA/KANDY
Alle 9 partiamo per Kandy ma prima chiedo al driver di fermarsi davanti alla Chiesa di Sant’Antonio, poco dopo Pettah, perché questo luogo è uno dei più sacri per i cristiani dell’isola: nata sulle fondamenta di una piccola cappella di fango, la grande chiesa fu completata nel 1828 e custodisce un piccolo pezzo di lingua incorrotto di S. Antonio da Padova in una teca speciale posta all’ingresso.
Lì vicino visitiamo anche la Sri Ponnambalam Vanesar Kovil, un tempio indù dedicato ai patrioti che hanno sacrificato la vita per ottenere l’indipendenza dello Sri Lanka: sono una serie di costruzioni di granito in cui fervono già i riti e le celebrazioni.
Siamo così pronti per affrontare il viaggio fino a Pinnawala, dove abbiamo l’intenzione di fermarci all’Orfanotrofio degli Elefanti: il viaggio dura circa due ore, rallentato non solo dall’incessante traffico ma dai tanti tuk tuk che percorrono le strade.
Comunque l’ingresso costa 2500 Rs (16€) e conviene arrivare o la mattina per le 9 o il pomeriggio per le 13, in modo da vedere sia la poppata, che è data ai più giovani, sia poi il successivo bagno nel vicino fiume in cui sono portati tutti gli elefanti. Può sembrare uno zoo ma, in effetti, questi elefanti sono tenuti liberi e nel proprio ambiente, dove scorrazzano tranquillamente seppur tenuti a bada.
Dopo il divertente spettacolo degli elefanti a mollo nel fiume e un gelato per pranzo in uno dei vicini caffè, ripartiamo per Kandy, anche se Namal ci propone di visitare una fabbrica di tè: accettiamo l’invito e ci fermiamo lungo la strada alla Kadugannawa Tea Factory, con l’intenzione di vedere com’è lavorato e prodotto il tè più buono del mondo.
Una gentile signorina ci conduce per le varie sale, mostrandoci le coltivazioni a ridosso della fattoria, le vasche di essiccazione delle piante e le parti usate per la lavorazione. La seguiamo poi in un percorso fatto di macchine artigianali dove il tè viene essiccato, frantumato, scomposto e diviso fino a ottenere vari tipi che vanno dal nero (black) al verde (green) o amalgamati ad altri sapori. Alla fine ci offrono una squisita tazza da bere tassativamente non con lo zucchero ma con piccoli pezzi di miele: seppure originali, purtroppo abbiamo già comprato le confezioni di té, così lasciamo la fattoria ringraziando il personale per la visita e la degustazione.
Un’altra oretta e arriviamo a Kandy, fiondandoci alla Mount Haven Home Stay, dove abbiamo prenotato due camere: sita sulle colline della città, è un idilliaco posto in cui riposare e godersi il fresco. Patrick, il gestore, ci accoglie con succhi di papaya e ci fa accomodare nelle nostre camere: si sta talmente freschi che non c’è bisogno dell’aria condizionata!
Fatta doccia e riposino, scendiamo con un tuk tuk in città e andiamo a cena da Kandyan Muslim Hotel: per circa 700 Rs (scarsi 5€) mangiamo buonissimi noodles vegetali e bei pezzi di pollo anche se il servizio è un po’ lento.
Per finire la serata, sosta all’unico locale aperto fino a tardi, The Pub: vendono anche alcolici ma hanno scelte molto limitate.
28 agosto – domenica. KANDY
La colazione che Patrick ci fa trovare la mattina è qualcosa che lascia strabiliati: pane e toast a volontà; pancakes alle banane; marmellate e burro; frutta varia per ognuno di noi; omelette o uova strapazzate accompagnate tutto da succhi di frutta, caffè o tè.
Rifocillati, alle 9 l’autista arriva puntuale e partiamo per le nostre visite: la prima tappa la facciamo proprio ai piedi della strada principale, all’Asgiri Maha Viharaya, un centro monastico fondato nel 14° sec., che però troviamo in ristrutturazione. Da qui ci facciamo portare al Bahirawakanada Buddha Statue, dove c’è la grande statua bianca visibile da tutta la città: la visita (a pagamento di 200 Rs ossia poco più di 1€) è interessante sia tra le sale adorne di statue e di dipinti sia dalla terrazza e dall’alto della statua (si può salire) dove c’è un bellissimo panorama.
Sempre in tema di panorama, l’autista ci conduce all’Artur’s seat viewpoint, una terrazza da cui è possibile ammirare la città e il lago dall’alto. Da qui, scendiamo fino alla Clock Tower e lasciamo libero il nostro autista, decidendo prima di cambiare qualcosa di soldi (i changes e le banche sono situati al piano terra dell’enorme Kandy City Centre) e poi recandoci allo Sri Dalada Maligawa o Tempio del Sacro Dente, vecchia residenza reale della monarchia singalese del Regno di Kandy in Sri Lanka.
All’ingresso ci sono controlli rapidi soprattutto sull’abbigliamento consono (niente spalle coperte o gambe in bella vista) poi entriamo nel Maha Maluwa o Grande Terrazza, l’area di parco situata di fronte al Tempio.
La giornata festiva e le celebrazioni in corso rendono questo posto affollatissimo di persone, buona parte vestite di bianco.
Per visitare il Tempio bisogna lasciare le scarpe in un apposito box e pagare il biglietto di 1000 Rs (poco più di 6€ ma solo per gli stranieri) per poi accedervi tramite il Maha Vahalkada, composto di una cinta di mura chiamata Mura delle Nuvole sia per le sue merlature sia per i fori triangolari che lo contraddistinguono, che servivano per ospitare lampade a olio per permettere l’illuminazione di notte.
Saliamo scale e percorriamo corridoi pieni di singalesi in processione fino all’altare in cui è conservata la teca contenente il dente di Buddha, giunto qui nascosto nei capelli di una principessa. Intorno c’è gente che salmodia incessantemente e una coda pressante di persone spinge per passarci davanti e rivolgere le preghiere.
Riusciti ad ammirare da lontano il prezioso reliquario, scendiamo e usciamo nell’area dove sorgeva una volta un grande complesso di palazzi che comprendeva il Palazzo del Re (Raja Wasala), la Sala Reale delle udienze (Magul Maduwa), il Palazzo della Regina (Meda Wasala), l’Harem del Re (Palle Vahale) e il Padiglione dei bagni della Regina.
Il Magul Maduwa o Sala Reale delle udienze, è il primo edificio che si visita ed era il luogo dove il Re incontrava i suoi ministri e svolgeva i suoi compiti amministrativi quotidiani: consta di una sala aperta il cui tetto è sorretto da due file di trentadue pilastri finemente scolpiti.
Proprio vicino sorge il Wadahindina Mandappe o Raja Tusker Hall, il palazzo dove il re riposava: ci sono conservati una serie di mirabilia e i resti imbalsamati del Rajah, il capo elefante utilizzato nella Kandy Esala Perahera e morto nel 1988. Facciamo un salto anche al Palle Vahale o Palazzo Inferiore, costruito per ospitare l’harem del re di Kandy ma che oggi è sede del Museo Nazionale di Kandy, e passiamo davanti alla statua di Buddha che anticipa il grande edificio sede del Museo Mondiale del Buddhismo. Per uscire e ritornare al punto di accesso, passiamo davanti all’Ulpange o Padiglione dei Bagni della Regina, situato sul bordo del lago.
Opposto all’ingresso al Tempio c’è l’accesso alla zona sacra di Kandy, composta di una serie di templi vari: c’è lo Sri Maha Paththini Devalaya, un tempio Buddhista; la Khaali Amma kovila, che è un tempio hindu; il Vel Bodhiya, un santuario religioso con un albero della Bodhi; la St Paul’s Church, una reminiscenza coloniale di stile vittoriano e, per finire, le Natha Devale Viharaya Nenasala e Natha Devalaya, che pare sia essere una delle più antiche strutture esistenti a Kandy.
Terminata la visita del posto (molto bello ma troppa gente: meglio non farla di domenica), andiamo al vicino The New Empire cafè per il pranzo, gradendo dei buoni ma un po’ piccoli sandwiches.
Il pomeriggio è dedicato allo shopping e, nel giro dei negozi, ammiriamo anche la locale Moschea e il Giragama Walauwa, una casa padronale coloniale restaurata di recente.
Rientriamo alla guest house con il solito tuk tuk e, dopo una doccia e il riposo, riscendiamo con il nostro autista in centro, facendoci lasciare davanti al Devon Restaurant, dove ceniamo davvero bene e abbondante e pagando sulle 800 rs a persona (5€).
Giretto sul lungo lago, qualche foto notturna e poi rientro.
29 agosto – lunedì. KANDY/MATALE/DAMBULLA/SIGIRIYA
Il driver è puntualissimo alle 9 e, dopo l’abbondante e deliziosa colazione, salutiamo Patrick e partiamo per la prossima tappa.
Dopo meno di un’oretta ci fermiamo a Matale per visitare la Sri Muthumariamman Kovil Temple, un tempio indù riconoscibile da una grande torre che sovrasta l’ingresso principale: ricco di centinaia di esuberanti e decorate sculture di esseri divini chiamati gopurams, caratteristici dei templi indù Tamil nel sud dell’India e dello Sri Lanka, il tempio è dedicato alla dea Muthumariamman, molto popolare tra la popolazione tamil. Il biglietto d’accesso costa 250 Rs (1,25€) e l’interno è pieno di altari coloratissimi. Un profumo d’incensi invade l’aria e molti devoti portano le loro offerte di cibo: riconosciamo Shiva, la dea Kalì, Skanda dio della guerra e Rama, la cui leggenda sul rapimento della moglie vede protagonista anche lo Sri Lanka.
Riprendiamo la strada dopo la piacevole visita e ci fermiamo subito dopo la cittadina presso le Aluvihara Caves, un tempio buddhista situato in alcune grotte poste sotto un gruppo di alte rocce. Anche qui l’ingresso costa 250 Rs (1,25€) più l’obolo per la custodia delle scarpe (sono sufficienti 20 o 25 Rs a paio) e saliamo sulla ripida scalinata che porta all’ingresso del complesso monastico. Qui, sulla destra, c’è il percorso che conduce a tre grotte in cui nella prima c’è un Buddha sdraiato, circondato da altre statue e sistemato sotto un soffitto dipinto a fiori di loto, nella seconda invece ci sono molti dipinti rappresentanti l’Inferno secondo la visione buddhista (non lontana da quella cristiana) e nella terza ci sono le statue dedicate a un suo discepolo che qui ha studiato e soggiornato.
Le grotte sono interessanti e ci si può fermare giusto un’oretta per visitarle insieme al monastero, una costruzione abbastanza moderna accompagnata da uno stupa.
Il nostro driver ci attende tranquillo ma, poiché il viaggio ci porterà a Dambulla per ora di pranzo, proseguiamo dritti oltre l’ingresso alle grotte e ci fermiamo presso il Traveler Cafè, lungo la strada: posto abbastanza turistico, prendiamo giusto dei noodles con pollo e dell’acqua (non volendoci appesantire per le successive visite) e spendiamo sugli 800 Rs (5€).
Ritorniamo, quindi, indietro fino alle grotte e lasciamo il nostro autista nell’ampio parcheggio avviandoci alla visita di uno dei simboli dello Sri Lanka: le grotte di Dambulla.
Avendo già saputo che l’ingresso attualmente è gratis, arriviamo direttamente nell’ampio cortile del Tempio Dorato, sovrastato da un’enorme e kitsch statua di Buddha, da cui si accede alla scalinata che porta alle grotte costruite sotto a una roccia alta 150 metri: definirla scalinata è un eufemismo perché si tratta di un’erta e ripida salita che s’inerpica sul fianco della montagna. Durante l’ascensione siamo accompagnati da gruppi di scimmiette abbastanza innocue che si prestano a simpatiche fotografie.
Giungi in cima affaticati, accaldati e stanchi, lasciamo le scarpe appena fuori ed entriamo nel complesso formato da cinque grotte convertite in reliquiari e contenenti una collezione di 150 statue riguardanti Buddha e la storia dello Sri Lanka. Le statue e i dipinti rappresentano la scultura e dell’arte singalese nel tempo e sono di diverse dimensioni. All’interno, inoltre, i soffitti sono dipinti con complicati motivi a sfondo religioso che seguono il contorno delle rocce e se ne contano, in una grotta, oltre 1.500 raffiguranti Buddha, insigni buddisti come il discepolo Ananda, altri dei o divinità, e alcuni re.
Nella prima grotta domina una statua alta 14 metri, scolpita da una roccia; nella seconda e più grande grotta, oltre a sedici statue erette di Buddha e a quaranta sedute, vi sono gli dei Sampan e Visnu, che alcuni pellegrini adornano con ghirlande, e ci sono anche un dagoba e una sorgente d’acqua gocciolante dal soffitto, che si dice avere proprietà curative.
Nella terza grotta vediamo che contiene affreschi sui muri e sul soffitto, oltre ad altre statue del Buddha mentre nella quarta e quinta grotta, che sono più piccole, le statue sono più moderne.
Dall’alto della rupe scorgiamo in lontananza la rocca di Sigiriya e tutta la pianura sottostante è ricoperta dalla folta vegetazione forestale.
Ridiscesi, ripartiamo per Sigiriya, giungendovi in poco meno di un’ora: Namal ci lascia al Gangula Lodge, un piccolo resort di quattro camere sito nella foresta. L’accoglienza è amichevole e davanti alla nostra camera ci sono sdraio e tavolini dove potersi riposare.
Dopo il relax e la doccia rigenerante, usciamo sulla via principale ma si tratta solo di un centinaio di metri su cui si aprono un paio di negozi e alcuni ristoranti: decidiamo di cenare da Ahinsa, appena fuori l’ingresso al vicoletto che conduce al resort, e ci troviamo bene perché il cibo non è speziato, beviamo finalmente una birra e paghiamo davvero pochissimo.
30 agosto – martedì. SIGIRIYA/POLONNARUWA/SIGIRIYA
La colazione servita dalla gentile proprietaria è un vero toccasana dopo una notte trascorsa sì dormendo, ma con sottofondo di strane urla e misteriosi richiami, non sapendo a quali animali appartengono (nel pomeriggio Francesca e Alberto si sono quasi scontrati con un elefante sbucato all’improvviso sulla strada principale). Comunque, i pancakes alla banana, il pane con la marmellata e la buonissima frutta fresca ci fanno dimenticare lo zoo in cui siamo immersi e ci permettono di affrontare la strada che ci porta a Polonnaruwa.
Oggi, infatti, abbiamo programmato la visita alle rovine della città medievale, che è stata una delle capitali dell’isola e che fa parte del triangolo culturale riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, insieme a Kandy e ad Anuradhapura.
Giungiamo al Museo dopo un’oretta e mezzo di auto, ed è il primo posto da visitare non solo perché qui si compra il biglietto ma anche perché all’interno ci sono in mostra reperti e testimonianze interessanti degli scavi. Il biglietto costa 3550 Rs (pari a circa 22€) e permette l’accesso alla vasta area, sita dall’altra parte della strada, e percorribile con l’auto o con bici prese a noleggio.
Visitiamo il Museo e poi, dopo aver declinato l’offerta per una visita guidata, raggiungiamo con l’auto l’ingresso e il primo complesso da visitare, quello della Cittadella con il Palazzo Reale: le alte rovine ci mostrano l’imponenza che doveva avere e i fregi della Sala delle Udienze testimoniano la sontuosità che lo contraddistingueva. Interessante troviamo anche la Kumara Pokuna, la vasca delle abluzioni.
Con l’auto proseguiamo fino alla tappa successiva, passando davanti alla Shiva Devale (ciò che resta di un tempio indù) e fermandoci al Quadrilatero, una serie di rovine sacre. Qui visitiamo (tassativamente senza scarpe) il Vatadage, un tempio circolare contenente statue di Buddha; l’Hatadage, il primo tempio ad aver conservato il famoso Dente di Buddha; il Tuparama Gedige, l’unico ancora col tetto, e il Satmahal Prasada, una struttura a forma di ziggurat, solo per citare alcuni dei luoghi più interessanti.
Da qui continuiamo sempre in auto lungo l’asse principale degli scavi e ci fermiamo al complesso dell’Alahana Pirivena, altra serie di rovine da visitare: c’è il Rankot Vihara, uno degli stupa più grandi dell’isola; il Buddha Seema Prasada, la sala delle udienze del monastero e la Lankatilaka, che consideriamo l’edificio più suggestivo finora visitato, con la sua navata priva di tetto e gli incensi che bruciano davanti al Buddha senza testa.
Infine, con l’ultimo tragitto, siamo davanti al Gal Vihara, il gruppo di statue costruite direttamente nella roccia: lasciate le scarpe, si accede a questo posto talmente mistico che c’è vietato fare i selfie e dar di spalle alle statue. Le quattro statue sono davvero bellissime e le loro espressioni incantano perché riprodurle dalla roccia vuol dire solo aver grande maestria delle tecniche di scultura rupestri.
Ancora affascinati andiamo via e dato che l’ora di pranzo è da poco passata, il nostro driver ci porta a pranzo in un posto tipico singalese, situato nelle campagne: in un ristorante molto rustico e in compagnia di un gruppo di spagnoli portati lì dal loro autista, assaggiamo deliziosi piatti di riso bianco e riso integrale per niente piccanti, delle verdure squisite e del pane a dir poco favoloso. La ciliegina sulla torta è una specie di panna cotta da condire con il miele: squisitissima. E il tutto per una cifra inferiore ai 4€ a persona.
Rifocillati degnamente, rientriamo a Sigiriya e ci facciamo portare al Sigiriya Craft Complex, dove ci illustrano i tipi di alberi utilizzati per le lavorazioni artigianali e ci invitano a visitare il loro negozio: cose belle ma, in effetti, un po’ voluminose e acquisto solo un paio di piccole maschere di legno da aggiungere alla mia collezione.
Rientriamo al lodge per un riposo e una doccia e poi ceniamo da Ahinsa, rilassandoci dopo al fresco del nostro giardino.
31 agosto – mercoledì. SIGIRIYA/MIHINTALE/ANURADHAPURA
Sono le 06,30 del mattino che la sveglia suona già: l’escursione alla famosa Rocca conviene farla o presto oppure sul tardo pomeriggio, per evitare il caldo e l’afa. Il nostro driver alle 7 arriva al lodge e, dopo appena quindici minuti, stiamo già comprando il biglietto d’ingresso, che costa 4260 Rs (26€, il più caro fin ora pagato).
Da lontano, la rocca si staglia nell’afa mattutina e già alcune persone sono in salita. Attraversiamo i bei giardini acquatici coperti di ninfee e fior di loto e arriviamo ai giardini terrazzati, da cui iniziano i gradini d’ascesa: saliamo fino a raggiungere la scala a chiocciola che ci porta al muro degli affreschi (purtroppo non fotografabili) su cui leggiadre fanciulle pettorute sono dipinte in varie pose, audaci per l’epoca. Ridiscendiamo per una scala gemella e proseguiamo lungo il Muro degli Specchi, dove sono incise frasi antiche relative al luogo e alle suddette fanciulle. Da qui, con un’altra scalinata ripida, arriviamo a una prima piattaforma, che ci permette di riposare da questo sforzo.
Per proseguire la salita, passiamo tra due enormi zampe di leone scolpite nella roccia (Sigiriya significa appunto “rocca del leone”) e scaliamo su una rampa di ferro sospesa nel vuoto fino in alto, laddove finalmente si apre il panorama e si trovano i resti di quella che era la residenza di un re: la prima impressione è che questo posto, con il suo panorama, le sue terrazze e la sua ascesa, assomiglia a una piccola Macchu Picchu.
C’è un forte vento che libera l’aria e porta frescura mentre la vastità del panorama si perde sulla foresta sottostante e sulle lontane colline: questo posto è davvero affascinante e bellissimo.
Fatte le dovute foto di rito, ammirato il panorama e apprezzate le poche rovine presenti (tra cui un’enorme cisterna), ridiscendiamo per la stessa strada, anche se all’altezza del Muro degli specchi bisogna scendere un’altra scalinata che porta direttamente giù. Prima di uscire, passiamo davanti alla Grotta del Cobra, detta così per la forma che la roccia assume.
Il nostro driver ci aspetta al parcheggio turistico e ci riporta, dopo quasi due ore, al lodge, per permetterci di far colazione prima di partire: i rotthi, le omelette e il buon té sono proprio divorati dopo gli sforzi compiuti!
Partiamo quindi per Anuradhapura ma facciamo tappa prima a Mihintale, per visitare uno dei luoghi sacri del Buddhismo: si narra che proprio qui avvenne l’incontro tra Mahinda, discepolo di Buddha, e il re Devanampiya e che dalla conversione di quest’ultimo partì la diffusione del buddhismo nell’isola.
Il nostro autista ci porta direttamente all’ingresso più in alto, evitandoci l’enorme gradinata iniziale ma, dopo aver pagato il biglietto di 500 Rs (3€), dobbiamo comunque salire per la seconda parte: arriviamo in cima già stanchi (oggi è la giornata delle salite, a quanto pare).
Giunti in alto e lasciate le scarpe, visitiamo nell’ordine: l’Ambasthale Dagoba, costruito sul luogo dell’incontro; poi la Sela Chetiya, che contiene un’impronta di Buddha; un’enorme statua dello stesso posta su un’alta roccia e la Aradhana Gala o Roccia della Meditazione, luogo dove pare sia arrivato Mahinda in volo. Su tutto, si erge l’alta mole del Mahaseya Dagoba, che raggiungiamo con un’ulteriore erta salita: da qui si domina tutto il complesso sottostante.
Ridiscesi dalla visita, riprendiamo la strada per Anuradhapura e in breve tempo siamo al Dill Lake View Resort, una guest house sulle rive di uno dei laghi della città. Ci sistemiamo nelle camere, congediamo Namal fissandogli appuntamento in serata, mangiamo alcune gallette di riso e usciamo per una breve visita, giusto per impegnare il resto del pomeriggio.
In serata, Namal ci accompagna da Casserole per la cena: posto carino, cena buona e conto adeguato. Trascorriamo il resto della serata seduti a un chiosco di cibo davanti la guest house, giacché in città alle 21,30 tutto è già chiuso, bevendo del buon té e assaggiando dolcetti comprati in un supermercato.
1 settembre – giovedì. ANURADHAPURA
Anche qui la buona colazione ci rimette in sesto e siamo pronti per affrontare la lunga giornata di visite. La città è, infatti, sede di una vasta area definita sacra in cui si ergono i resti della prima capitale dell’isola.
Namal ci conduce a visitare il tempio più vicino, quello di Isurumuni Raja Maha Viharaya, costruito su alcune rocce: l’ingresso costa 200 Rs (1,25€) e si possono visitare una serie di piccoli templi, salire sulla roccia della meditazione (ridotta, le scale sono poche) e visitare il museo contenente una serie di sculture antiche tra cui quella “dei due amanti “.
Da lì, ci spostiamo al cuore dell’area, ossia al Mahavihara, in cui sorge lo Sri Maha Bodhi: qui è custodito l’albero della Bodhi, cresciuto da una talea importata dall’albero originario che si trova in India. Entriamo in questo sacro luogo, dove già salmodiano monaci e fedeli, e assistiamo anche a una processione in cui sono portati doni a Buddha: il posto è molto mistico e, seppur con tanta gente, non c’è confusione.
Usciamo per seguire a piedi una strada che sale verso nord e passiamo davanti al Palazzo di Bronzo, le cui colonne testimoniano quando un tempo aveva davvero un tetto di bronzo. Arriviamo, accompagnati da un gruppetto di scimmie, davanti all’enorme bianca mole del Ruwanvelisaya Dagoba ed è talmente riflettente la luce che le foto che scattiamo risultano sovraesposte. Comunque giriamo attorno a questa enorme costruzione e notiamo i bei fregi contenenti migliaia di elefanti scolpiti.
Raggiungiamo il vicino parcheggio dove Namal ci aspetta e ci trasferiamo subito al Jetavanarama Dagoba, dove nel locale museo facciamo il biglietto per gli scavi: ci costa 3550 Rs (22€) e ci permetterà di visitare il resto dell’area sacra.
Il Museo è interessante e offre una panoramica sui reperti trovati negli scavi: figure sacre, vasellame, oggettistica di ferro, bronzo e oro. Facciamo un giro cognitivo e poi ci rechiamo fuori a visitare il dagoba e l’area circostante.
L’altezza del dagoba è veramente impressionante e si dice sia stato all’epoca il terzo monumento più alto al mondo dopo le Piramidi di Giza. Intorno ci sono i resti del plesso monastico dove alloggiavano migliaia di monaci: visitiamo ciò che resta dell’enorme refettorio e di una serie di stanze.
Lasciamo quest’antico posto e ci rechiamo, sempre in auto, verso la cittadella ma, vuoi le strade che la fitta boscaglia, riusciamo solo a trovare i resti della Dalada Madawa, un tempio ormai diroccato, e del Mahapali Refectory, di cui solo l’enorme vasca per il riso è impressionante.
Dato che è ora di pranzo, raggiungiamo la parte nord, quella dell’Abhayagiri Monastery, e ci fermiamo per uno spuntino davanti alle Kuttam Pokuna, pranzando a biscotti e crackers comprati da un locale venditore. Visitiamo poi le due grandi vasche per le abluzioni e poi ci trasferiamo al parcheggio vicino.
Da qui, a piedi, ci rechiamo al Samadi Buddha, una statua in posizione di meditazione del IV secolo, che ci regala foto bellissime grazie alla presenza di alcuni monaci in preghiera. Poi, sempre a piedi, tra la boscaglia e le scimmie, arriviamo all’Abhayagiri Dagoba, costruito più di 2000 anni fa: rimesso a nuovo, la sua mole spicca tra la vegetazione. Facciamo il giro per ammirare i fregi e le statue presenti poi andiamo a visitare le rovine della vicina scuola monastica che conserva una bellissima Pietra della Luna, lastra posta a terra davanti ad ogni ingresso di un tempio buddhista e che rappresenta il ciclo del samsara di ogni uomo (nascita, vita, morte).
Ritornando verso il parcheggio, passiamo davanti all’enorme piattaforma che ospitava il Refettorio e, in auto, finiamo le visite fermandoci velocemente al Thuparama Dagoba, le cui colonne circondanti restano ancora un mistero sull’uso. Da qui, procediamo a uscire dall’area sacra e a condurci verso la città.
Ci fermiamo per un buon té da Walkers, citato dalla Lonely Planet, ma, a parte i buoni dolci, il locale sembra misero e le toilette sono la cosa più indegna che vediamo.
Namal ci riconduce in albergo e ci suggerisce di andar a cenare da Alankulama Restaurant, a sud della città nuova: a orario di cena un tuk tuk ci porta in questo posto ma scopriamo che è un altro Casserole situato vicino un supermercato. Restiamo comunque e ceniamo, visto che si può mangiare bene a poco prezzo.
La serata la terminiamo al solito chiosco della guest house con té e dolcetti.
2 settembre – venerdì. ANURADHAPURA/TRINCOMALEE
Partiamo dopo la prima colazione e percorriamo la strada semivuota che collega le due città: intorno, campi di riso e palmeti si alternano a piccole case e laghetti azzurri. Namal divora in meno di due ore il percorso e ci ritroviamo nel traffico di Trincomalee in cerca della nostra guest house, sita a Uppuveli: percorrendo la strada verso nord, scorgiamo il cartello di segnalazione e seguiamo la direzione fino al cancello della White House Holiday Inn, situato tra la strada e la spiaggia. Ad accoglierci c’è Giri, un allegro e simpaticissimo tamil che ci augura il benvenuto e ci offre un bicchiere di succo di papaya.
Ci sistemiamo nelle camere, ci prepariamo e… ci fiondiamo a mare, lì a pochi metri: la spiaggia che si presenta è sabbiosa e si allunga per chilometri, orlata da palme e arbusti. Il mare è un po’ agitato ma non ci impedisce di far il bagno nell’Oceano Indiano.
Passiamo il pomeriggio ad abbronzarci, riposare, guardare il passeggio della riva e l’arrivo dei pescatori, scortati da nugoli di corvi, cani randagi innocui, capre e vacche in villeggiatura.
Al rientro, conosciamo gli altri ospiti della guest house: c’è Ramon, un fotografo viaggiatore che sta facendo il giro dell’Estremo Oriente; due ragazze catalane giunte qualche giorno prima e un simpatico medico tedesco amante del diving.
Ceniamo da Crab, sulla strada principale, ma è caro e le porzioni mignon: paghiamo a persona circa 1500 Rs (10€) per un piatto di calamari con un’insalatina. Per essere la cena più cara, abbiamo mangiato poco e neanche tanto saporito.
Come di prassi, insieme a tutto il gruppo passiamo la serata nella guest house a conoscerci, a scattar foto e a bere il buon té preparato dalla moglie di Giri.
3 settembre – sabato. TRINCOMALEE
La colazione un po’ parca ci lascia un pochino sconcertati ma facciamo correre e partiamo, stamattina, alla visita di Trincomalee: il nostro driver ci accompagna al Koneswaram Temple, situato nel Frederick Fort alla fine della lunga spiaggia.
L’ingresso è costeggiato di bancarelle dalle mercanzie più varie e fra le sovrastanti rocce appaiono all’improvviso cerbiatti e daini.
Il tempio, il cui ingresso è gratis, è conosciuto come Tempio delle migliaia di pilastri ed è stato costruito per omaggiare Shiva, la cui enorme statua blu si erge all’ingresso. Sebbene sia stato ricostruito una trentina d’anni fa, il primo tempio originale fu eretto circa 2000 anni fa ma distrutto poi dai portoghesi nel XVII secolo. Per fortuna molti oggetti furono nascosti e protetti nel tempo e ora alcuni fanno bella mostra sugli altari presenti nella kovil. Dopo la visita al santuario, lungo la parete rocciosa che da’ sul sottostante mare, ammiriamo una serie di statue divine poste sul belvedere, da cui si può spaziare sull’oceano.
Terminiamo la visita e facciamo un breve giro tra le bancarelle, giusto per acquistare l’ultimo souvenir, poi Namal ci porta a far una rapida visita della città, in effetti poco attrattiva: vediamo la Dutch Bay, la Kali Kovil e le strade affollate.
Perdiamo un po’ di tempo per acquistare del pane poi rientriamo alla guest house e ci prepariamo per ritornare al mare, visto che comunque il tempo è buono: così trascorriamo il pomeriggi, godendoci il sole, la spiaggia, il relax e un buon drink sul tardi da Fernando’s beach bar, sempre sulla spiaggia.
Ceniamo alla guest house, dove la moglie di Giri ci prepara uno squisito riso col pesce cotto nel latte di cocco, accompagnato da verdure varie e seguito dal solito ottimo té. La compagnia di Giri e le chiacchiere del gruppo internazionale ci fanno passare una bella serata.
4 settembre – domenica. TRINCOMALEE/NEGOMBO
Partiamo abbastanza presto oggi, dato che dobbiamo attraversare tutta l’isola per giungere a Negombo, nostra ultima tappa: Giri ci fa trovare il kotthu a colazione (pollo trito passato con cipolle, vegetali e spezie varie) e non di certo resta una colazione memorabile.
Riprendiamo la strada per Anuradhapura e poi quella per Negombo, attraversando il paese e giungendo di filato dopo cinque ore d’auto: ci fermiamo al Pearl Lanka B&B per la nostra ultima sera di viaggio, accolti da un gruppetto di bambini.
Mangiamo un panino in un caffé e facciamo un breve giro ma troviamo solo negozi chiusi e spiagge bruttissime.
In serata ceniamo da Family Restaurant scegliendo i nostri ultimi noodles e facciamo una breve passeggiata per la via principale. A letto presto che ci aspetta un lungo viaggio.
5 settembre – lunedì. NEGOMBO/DUBAI/MILANO
Alle 7 è già pronta una squisita e sostanziosa colazione e mezz’ora dopo il driver ci aspetta per accompagnarci all’aeroporto: la scelta di Negombo è proprio dovuta alla sua vicinanza allo scalo internazionale. Infatti, ci impieghiamo appena venti minuti ad arrivarci e lasciamo il nostro autista ringraziandolo per la pazienza e la premura che ha avuto con noi.
Non avendo fatto il check in on line, dobbiamo seguire la lunga fila e fare altrettanto con quella per il controllo passaporti: ciò ci impedisce di spendere con calma le ultime rupie a nostra disposizione e riesco giusto a comprare un copriteiera velocemente prima di correre all’imbarco.
Il volo parte puntuale alle 10,05 e arriva altrettanto a Dubai, dove ci concediamo un po’ di shopping sfrenato tra dolciumi e magneti da comprare.
Anche il volo per Milano parte in orario e, anzi, arriva con mezz’ora di anticipo: appena atterrati, comprendiamo che ormai lo Sri Lanka è lontano e non ci resta che goderci il ricordo di questa terra meravigliosa e del suo amabile popolo.
Organizzazione
Come già detto, per organizzare il viaggio abbiamo utilizzato le nostre conoscenze di Internet: alberghi prenotati con Booking; auto e driver ricercati nei forum di viaggio; assicurazione fatta on line con Columbus e visto anch’esso fatto on line.
Senza muoverci da casa e spendere molti soldi, le nostre vacanze hanno avuto un budget abbastanza commisurato.
Per gli alberghi, segno di seguito le notti e i prezzi che abbiamo speso a camera:
- a Colombo il Metro City Hotel per tre notti al prezzo di 120€ in totale;
- a Kandy il Mount Haven Home Stay per due notti al prezzo di 49€ in totale;
- a Sigiriya il Gangula Lodge per due notti al prezzo 42€ in totale;
- ad Anuradhapura il Dill Lake View Resort per due notti al prezzo di 39€ in totale;
- a Trincomalee la White House Holiday Inn per due notti al prezzo di 48€ in totale;
- a Negombo al Pearl Lanka per una notte al prezzo di 19€ in totale.
Tutti con colazione inclusa e bagno in camera. Le recensioni di questi alberghi sono rintracciabili su Tripadvisor e su Booking.
Segnalo inoltre il sito dell’agenzia viaggi (www.sirirangaviaggi.com) il cui titolare parla l’italiano e mi ha fornito su richiesta l’auto con l’ottimo driver (ma si può avere anche l’autista che parla italiano): lo trovate anche su FB col gruppo “In Sri Lanka con Buddhi”. Se siete pigri, può organizzarvi il giro dell’isola a buoni prezzi prenotando alberghi, B&B e guest houses.
L’Assicurazione l’abbiamo fatta con Columbus e c’è costata 61,50€ a persona mentre il visto on line singolo è costato 32€ circa (si paga con la carta di credito e in dollari).
A conti fatti, il viaggio c’è costato in totale sui 1.100€ più le spese in loco arriviamo ai 1400€ a persona.
Suggerimenti e consigli
Per quanto riguarda il vestiario, comodi pantaloncini oltre il ginocchio (più corti si rischia di non entrare nei luoghi sacri) e magliette a mezze maniche. Le scarpe che siano comode, possibilmente senza lacci e indossate con calzini, da utilizzare per visitare i templi e i luoghi sacri. Utile anche disinfettarsi con l’Amuchina o le salviette apposite.
Bere acqua in bottiglia, mangiare cibi cotti e frutta sbucciata: buonissimi sono manghi, papaya e banane. Molto cibo è speziato ma soprattutto piccante: chiedere NO SPICY e NO CHILLY che non si vogliono mangiare cibi così conditi. I noodles e il riso sono un’ottima alternativa e spesso anche il pollo può essere mangiato. Se non si amano i sapori forti, meglio mangiare cinese o thai, se si trovano in giro.
Se non si amano le zanzare portarsi un repellente ma noi abbiamo subito giusto qualche morso, per fortuna, e non hanno dato fastidio.
Per gli acquisti, consiglio il tè, davvero squisito, e le spezie, a prezzi davvero irrisori e utili da regalare agli amici. E, per chi ama far scorta di cibo, abbiamo comprato il riso rosso a 2€ il chilo (in Italia costa il triplo!).
Infine il contatto con la gente: i singalesi sono un popolo amichevole e tranquillo. Se abbiamo avuto difficoltà ci hanno aiutato ma anche semplicemente incontrandoli, ci hanno salutato e ci hanno dato il benvenuto.
I bambini sono poi amorevoli: si mettono in posa per le foto e salutano se li riprendi con la videocamera. La gente è proprio come la loro terra: sono deliziosi.