Deep inside Kuwait
I posti auto del parcheggio a due piani sono separati da cordoli di cemento e sono così ampi che da noi di vetture se ne metterebbero due se non tre , per non parlare delle Smart . Ovunque si respira aria di spazio, ordine e tecnologia avanzata. Prendiamo la King Abulaziz Saud Express Way, ovviamente a otto corsie , si fila a circa 110 all’ora, le macchine hanno di serie un segnalatore acustico che entra in funzione appena si supera tale limite ,mentre i semafori indicano i tempi di attesa. L’istituzione della patente a punti sbarcata in Kuwait molto prima che da noi e le foto camere per la rilevazione delle infrazione visibili ai lati dei guard rails hanno esaurito la loro funzione di spauracchio , cosicché il traffico scorre molto veloce ma ordinato. Ovunque si vedono solerti legioni di giardinieri pakistani e cingalesi che annaffiano le palme e rasano l’erba dei prati che delimitano le aree spartitraffico . I cavalcavia ed i sottopassaggi sono imponenti e sinuosi , le pareti sono rivestite con mosaici di pietre o di marmo. Per diversi chilometri è tutto un susseguirsi di lussuose ville, il sole che nel frattempo è apparso , ha già portato l’indicatore della temperatura esterna del Prado a superare 38 gradi, e lo zenit è ancora lontano. Il display del navigatore gracchia per avvertire che a breve si deve lasciare l’autostrada, con il traffico altamente canalizzato è indispensabile prepararsi per tempo per segnalare il cambio di corsia.; poco dopo siamo al centro città, downtown come viene chiamata , diretti all’albergo Courtyard By Mariot appena aperto. Depositata la valigia rieccomi in strada diretto alla casa del comandante, ora siamo sulla Arabian Gulf Road in direzione Messila. Anche questa arteria è un susseguirsi di ville faraoniche. Una, in particolare a due piani mi colpisce , sul tetto e sui balconi appositamente costruiti prosperano delle palme adulte ricolme di datteri.
L’abitazione del comandante è nel lussuoso quartiere Sabah Al Salem e si eleva su tre piani con piscina Jacuzzi al primo rialzato . La facciate principale è formata da una unica vetrata antiriflesso. Le ville accanto non sono da meno e i proprietari , almeno in paragone ai nostri parametri occidentali, appartengono al ceto della media borghesia, così mi chiedo cosa mai saranno quelle dei nababbi petrolieri. Ne avrò conferma quando andrò a vedere le ville al mare.
L’interno è elegantemente arredato in stile iraniano, a conferma che i confini in questa parte del globo sono una realtà che per noi occidentali è ancora molto sfuggente per dire sconosciuta , difficile da penetrare, quanto da illustrare distorta dai media.. L’area del Golfo è infatti un crocevia di popoli e culture che ruotano attorno ad una unica radice religiosa . L’Islam , ma un Islam ricco diverso da quello che vediamo in Italia.
La consorte del comandante è iraniana e parla un perfetto italiano avendo studiato a Roma ; oltre all’iraniano conosce l’inglese e l’ arabo. Se si aggiunge che oltre ad un fisico da top model veste capi da mannequin e che di professione fa la …Casalinga la mia mente opera subito un raffronto su quanto si sappia da noi ancora ben poco del mondo femminile in questi luoghi. Fra una Mecca Cola , la Coca cola di produzione locale , una Shani, altra bevanda del posto e un tuffo nella piscina dove sguazzano due pestiferi futuri piloti, di quattro e sei anni, viene servito il pranzo. Il piatto è unico e si chiama Mac Bus , ma non ha nulla a che vedere con i Mac Donald e roba del genere, anzi è un piatto tipico del posto e lo si trova preparato solo in famiglia. Al pari del più noto couscous nordafricano viene servito in un unico gran piatto, dove la semola è qui sostituita dal riso mentre il contorno è invece a base di stinco di agnello e intere teste d’aglio cotte con la pellicola. Lo si gusta sciogliendo con le mani l’aglio nel riso che stranamente non da odore ed è più soffice della panna. Ovviamente vi è poi la cerimonia del tè , in bustina Lipton e teiera elettrica in omaggio alla tecnologia occidentale, nonostante un canum ( fornello di terra cotta con carbone) sia sempre tenuto acceso in usanze alla tradizioni locali Ci muoviamo al tramonto , per andare a vedere su mia richiesta il centro vecchio della città .Dal nostro punto di vista questo non è un gran che. Oltre alla Jamaà Al Khalifa la più antica moschea edificata nel 1741 sono rimaste solo piccole botteghe e case basse.E’ tutto quanto resta della prima Kuwait City. Fra pochi anni non ne rimarrà traccia.Come tutti gli occidentali pensavo che essendo la parte più antica fosse anche la parte più interessante, invece ho potuto capire perché il comandante fosse stato restio in un primo momento ad accompagnarmi, così lascio fare a lui e ci dirigiamo verso il Marina Mall, un importante centro commerciale aperto 24 ore su 24. Impossibile descrivere in poche parole questo complesso dove vi è di tutto e del meglio, ove tutto è enorme, anzi gigante, nuovo luccicante come se fosse appena costruito. Una serata non è sufficiente per visitarlo, così scelgo la parte a mare che si apre su una darsena come una piccola “ croisette” della Costa Azzurra. Davanti a una ordinata distesa di lussuose imbarcazioni, vi è una fila di coffe shops , negozi , ovviamente di extra lusso. Nonostante vi sia gente, il posto potrebbe ospitarne dieci volte di più. Su dieci persone prese a caso , vi sono al massimo due kuwaitiani , il resto sono orientali, che rappresentano il grosso della manovalanza straniera e rari occidentali. Questi ultimi sono per lo più militari americani. Il vederli senza uniforme e armi fuori dallo stereotipo mediatico fa uno strano effetto. Quì sono silenziosi , girano in gruppo per i corridoi dei shopping centers senza acquistare nulla, tanto meno nei tanti mall griffati. Sebbene residenti e avvezzi agli usi e costumi del Paese, danno l’impressione di essere spaesati contadini appena arrivati in una ricca metropoli. Può sembrare una impressione personale o di parte ma non lo è , mi capiterà infatti più volte di ascoltare in arabo i commenti ironici dei locali specie quando questi osservano le vetrine. Non è neppure necessario conoscere l’idioma locale in quanto è facile cogliere gli ironici sguardi dei locali per capire che, se non altro, non sono particolarmente accetti. A riprova del fatto durante tutto il periodo mi capiterà di vedere un solo veicolo militare, un Hummer e per giunta fuori dal centro cittadino .Le istruzioni impartite , mi dicono, sono tassative , niente di questa presenza militare deve essere visibile in città. D’altronde la quasi totalità della macchina bellica Usa è rigorosamente confinata sulle portaerei e su un ’isola a poche miglia di fronte a Kuwait city. A Failaka, questo il nome dell’isola ogni settimana arriva dagli Usa un carico di alcolici ed altri tipici generi di conforto per questa comunità . L’isola era una volta un posto molto frequentato dai kuwaitiani che la raggiungevano con le loro barche da diporto. Nonostante la sottosegretaria al ministero del turismo , la sig.Ra Nabila Al Angari abbia appena varato il progetto Ikarus che prevede il ritorno dell’isola a questo scopo, i tempi saranno forzatamente lunghi. Vi è poi da risolvere quanto prima il problema dell’inquinamento che ha già distrutto gran parte del suo habitat subacqueo .Si parla infatti di una moria della fauna ittica dovuta agli scarichi delle navi che vi stazionano perennemente , molte delle quali a propulsione nucleare. Ai Kuwaitiani, per ora altro non resta che osservarne le luci di sera dal lungomare ascoltando le melodie di Nancy Ayram la cantante libanese che va forte nel paese, o delle Burtukal, quattro prosperose ragazze più conosciute localmente come “ Laham ua Shahan “,letteralmente la carne e la ciccia che si agitano in un sinuoso ritmo dove non si sa se il nome “Burtukal” arance sia da attribuirsi ai vestiti di color arancione che indossano quanto ai generosi e sussultanti pettorali rigorosamente abbottonati fino al collo. Comunque sia le si vedono e le si sentono ovunque specie sui maxi schermi dei shopping center e alla radio . Noto che il pubblico femminile è quello che più facilmente si sofferma sotto i maxi schermi.Dove queste cantanti compaiono, ridacchiando . Le kuwaitiane dell’alta società indossano sontuose abaye nere spesso lasciate aperte , che lasciano vedere tagli di haute couture europea all’ultima moda. In questo lento scivolare di gente e carrelli colmi di acquisti , qualcosa mi colpisce ma non riesco a realizzare fino a che un certo momento quando mi rendo conto che è il silenzio, il senso di calma che regna ovunque e che copre anche la musica di sottofondo che aleggia ininterrottamente in ogni lounge. Tutti si muovono lentamente, la fretta sembra non esistere , ai coffe shop ci si siede per un prendere un semplice espresso e si viene serviti di tutto dalla panna al miele e biscottini di contorno gratis. Un abisso con le nostre abitudini specie la mattina dove la gente in piedi davanti al banconi fra un clangore di tazzine e cestelli di lavastoviglie , simili a cavalli davanti ad una mangiatoia , fa a gara per passare lo scontrino , bere e uscire per primo ed infilarsi nell’utilitaria lasciata in doppia fila con i ripetitori accessi. E ‘tardi , vengo riaccompagnato in albergo . Le luci nella stanza si accendono automaticamente ogni qual volta si cambia vano .I canali televisivi sono oltre 350 canali tutti gratis come gratis sono le confezione di dopobarba e di profumo , le ciabatte, l’accappatoio , tutti firmati, per non parlare degli altri servizi offerti; si va dalla sauna alla moto di mare pronte, a semplice richiesta, in una spiaggia privata dell’albergo dove , nemmeno a dirlo, si viene accompagnati gratis con vetture dell’albergo. Qui mi dicono non si deve pensare a nulla , ma come si fa non pensare al conto, almeno per noi occidentali ? L’indomani inizio la giornata con la visita al mercato generale del pesce, una costruzione a un piano ultramoderna tutta in marmo accanto alla Marina mall .Una cesta di gamberoni del peso di circa trenta chili costa 50 $. Chiamati familiarmente “ Um rebiam “ madre di tutti i gamberi sono enormi , coloratissimi ed effettivamente rinomati per essere i migliori al mondo. Anche i Gub Gub, i granchi non scherzano, e facilmente superano il chilo l’uno. Faccio un “pieno “di foto di tutti i tipi di pesce, e crostacei presenti passando dallo squalo ai zubeidi , curiosi pesci argentati con strisce dorate per finire ai, nuwaiby e subeidi, interamente gialli. Gli acquisti per le pescherie e i ristoranti sono contrattati e smistati via sms . Tutto il venduto viene registrato su vari PC posti al centro della sala e la sera verso il tramonto l’invenduto viene ributtato a mare. Ed è uno spettacolo assistervi dal lungo mare ai miglia di gabbiani e altri uccelli che urlando seguono il natante che li trasporta si tuffano per pigliare senza fatica il cibo che galleggia. Il comandante sceglie un magrur , una specie di cernia più maculata rispetto alla comune Hamur, di quattro chili che sarà servita a pranzo ripiena di datteri. Anche questo piatto non si trova nei ristoranti, pur essendo una comune pietanza dei vecchi pescatori kuwaitiani. Al mercato ci tornerò più volte anche per andare a fotografare i boom le tipiche imbarcazioni del posto.Immutate nel tempo, hanno ora a bordo tutte le più recenti attrezzature dall’ecoscandaglio, agli autogonfiabili , mentre le toilette sono rimaste le solite specie di ceste fissate fuori bordo sulla murata assieme ad un barattolo appeso ad un lungo con un solido spago per pescare l’acqua del mare in funzione …Della carta igienica . Non lontano dal porto riesco a cogliere un scorcio del Kuwait di una volta, quello fatto di decrepiti villaggi di pescatori di perle e di antichi traffici carovanieri. Alcuni dromedari in attesa di essere caricati sono accovacciati sotto le fiancate dei Dows.Fa da sfondo un immutabile tramonto che si staglia netto su un cielo rosso, il deserto incontra il mare . L’Arabia Felix del del britannico viaggiatore Tresigher i cui libri fotografici sono esposti ovunque è sempre più lontana.
Il giorno seguente sono ospite del padre del comandante , un anziano capo guida carovaniera per gli hadji , cioè per i fedeli diretti alla Mecca. La sua abitazione in periferia, ha un giardino che è un piccolo zoo. In un grande recinto che circonda gran parte della villa, convivono gazzelle, capre, pecore, volatili tutti li solo per il piacere di poterli avere vicini come una volta quando abitava nel deserto. Vi è pure un forno incastrato nella sabbia fatto con un vecchio bidone dove il pane viene cotto come da tradizione schiacciandolo semplicemente sulla lamiera arroventata. Passando vicino alla cucina intravedo una batteria di forni a microonde, tutti hanno sul vetro gli adesivi col prezzo di quando erano ancora nei negozi.. Nonostante l’età il nonno è secco e arzillo e guida ora un mastodontico Suburban 4×4. Ogni tanto, mi confidano, tira giù in manovra qualche muro , col cammello non succedeva si lamenta lui , per il resto è autonomo e le decisioni importanti di tutta la famiglia passano sempre al suo giudizio. Convivono qui felicemente austere tradizioni e opulento consumismo ma, in fondo in fondo si riesce ad intuire che se quest’ultimo dovesse venire a mancare la cosa non sarebbe poi di gran danno, l’essenzialità fatalista del mondo arabo tornerebbe infatti a prevalere annientando ogni desiderio o necessità superflua ; questa è una delle forze del mondo arabo . Ascoltarlo è avere una rara miniera di informazioni e di autentiche curiosità su un Kuwait che sta scomparendo , sulle tradizioni di questo popolo di ruvidi pescatori e nomadi. Si mangia tutti insieme seduti sul tappeto, il menù è esclusivamente di pesce preparato in vari modi. E’incredibile la varietà di piatti che riescono a preparare con solo poche spezie e rari legumi che il deserto offre, come proverbiale è pure l’ospitalità araba riservata agli ospiti stranieri. Il padre del comandante rimprovera il figlio per avermi a suo dire “piazzato” in un albergo normale, doveva portarmi a suo parere al Kempiski Julai’a Hotel poco fuori città che tutti dicono sia una meraviglia. Dato che il mio già lo è mi domando cosa sarà mai questo Kempiski? Vengo distratto da un cognato del comandante che mi invita a fare un giro con la moto d’acqua appena finito di pranzare. Assieme scorazziamo con due potenti Bombardier da non so quanti cavalli per il lungomare , in pochi minuti potremo essere a Failaka ma non si può, per il resto nulla è vietato, neppure arrivare a riva a tutto gas scendendo direttamente sulla sabbia..
Passo poi a vedere la sua nuova villa in costruzione , quattro piani! Vengo a sapere che il terreno gli è stato dato gratis dallo stato più una ingente somma di denaro , a fondo perduto per la sua edificazione. Questa è la dote che lo stato Kuwaitiano dà a tutti i suoi cittadini che sposano una kuwaitiana. In caso contrario nulla. Allora il comandante non ha avuto niente visto che la sua consorte è iraniana . E’ così infatti risponde questo contributo non gli spettava, così ha dovuto fare da se e per questo che la sua villa è solo a tre piani. Volevo chiedergli se non fosse stato il caso di impalmare prima una kuwaitiana incassare il contributo e successivamente divorziare e passare alla straniera senza per questo dover restituire soldi e terreno ma mi trattengo . In ogni modo vengo a sapere che la sposa straniera conserva comunque il diritto all’ assegno di 15.000 $ per il trucco per il giorno delle nozze. Con un simile importo da noi la più brutta si rifà nuova ! La giornata termina con la cena al Boom. E’ un ristorante ricavato nella capiente stiva uno di questo velieri,ormeggiato in un club . La cucina è internazionale, il personale è vestito da marinai d’epoca e il consueto tè questa volta niente Lipton ma quello tipico con la Kaskhusha, la schiumetta ci viene servito a poppa preso direttamente da sopra il braciere . Il conto meglio ignorarlo ! Poco distante vi è l’Al Hashemi un Baghla a due ponti , così come vengono qui chiamati i boom più grossi. Completamente restaurato è principalmente destinato ad ospitare mostre di prestigio . Lo si visita gratis. Accanto mi dicono una volta vi era il club dei piloti della SAS. tra i primi ad essere fondati e fra i più frequentati per via delle hostess che pigliavano il sole . Oggi il “Hot Pot “ cosi come chiamano qui posti è presso il Hilton Resort , situato in Abu Khalifa. Sempre pieno di stranieri e di kuwaitiani che affittano gli chalet anche se hanno a disposizione lussuose ville a poche centinaia di metri. Passo al Radisson , altro club elitario dove un addetto alle pubbliche relazioni , appresa la mia nazionalità vuol farmi conoscere un loro ospite italiano residente in Kuwait per motivi commerciali e ottimo suonatore di chitarra, lo ringrazio , ma l’Italia è lontana e per una volta mi fa piacere che sia tale.
L’indomani è venerdì giorno di festa e il programma è quello di andare a vedere il deserto in “ scatola” assieme ai due “futuri Piloti”liberi dagli impegni scolastici. Non prendiamo infatti nessuna pista , ma ancora una volta la Arabian Gulf Road in direzione Salamiyah ed entriamo in grande parcheggio ombreggiato da centinaia di palme e antistante una moderna costruzione , poco prima delle tre torri simbolo di Kuwait City. Il posto viene chiamato The Scientific Center.
Qui vi e ‘ tutto il Kuwait, ovvero il suo “ Heritage” la sua storia , il suo ambiente raccolti e illustrati da tale Ayoub Hussein Ayoub. Seguendo un percorso obbligato si passa dalla sua fauna terrestre a quella marina.Il primo animale che si incontra in questo deserto vivente richiuso in un museo è un bel gatto selvatico, l’ultimo è un coccodrillo non bisogna dimenticare infatti la vasta zona delle paludi di Bubiyah di questo Paese stretta ai confini con l’Irak e l’Iran, paesi che non sono costituto, come molti reputano solo da sabbia e petrolio, specialmente il secondo antica culla dell’impero persiano. Si passa poi agli acquari dove vari squali girano pigramente a pochi centimetri dai nasi dei due pestiferi incollati sul vetro. Ogni ambiente è stato ricreato e mantenuto secondo natura.
Il viaggio termina all’aperto con un porticciolo dove sono esposti otto tipi di dows le tipiche imbarcazioni del Golfo che qui chiamano tutti invece boom. Pannelli fotografici ne illustrano le diversi fasi e metodi di costruzione e i relativi nomi che variano a secondo della stazza e della forma. I boom sono le imbarcazioni qui più frequenti essendo proprio tipiche del Kuwait e risalgono al periodo quando le uniche risorse di questo stato erano costituite dalla pesca alle perle e dal ricavato trasporto delle merci nel Golfo. Lunghi anche oltre trenta metri con poppa e prua molto appuntite, come testimonia il Fateh el Hair , nome dell’unico sopravissuto di quel periodo nonché il più grande fra quelli esposti e che costituiscono la parte più interessante ed autentica di questo paese , ancora sospeso a metà fra dune e mare.
In proposito vi e da dire che il Kuwait,.Seppure del tutto simile per lusso e potenzialità turistiche ai paesi limitrofi, non si presenta con gli eccessi e le follie dei sceicchi dei vicini emirati, ma è al contempo semplice e dignitoso pur nelle sua sconfinata. Ricchezza . Per quanti siano poco interessati al deserto vi è la possibilità di effettuare un “viaggio” nel cosmo a bordo di un astronave . Chiamato the discovery Place è in realtà una sorta di planetario camuffato da astronave, francamente non ci sono andato e mi sono attardato a vedere i negozi di souvenirs e l’ultimo versione del “Durango” esposta al centro di una sala. I 4×4 non vengono qui usati per la loro motricità, quanto piuttosto status symbol, le versioni esportate differiscono parecchio da quelle disponibili in occidente, sono esclusive e di un lusso incredibile che spesso ne triplicano il prezzo, tutte superaccessoriate e automatiche per cui per andare in off road e sufficiente salirci sopra e spingere la leva del cambio automatico. Noto che per il Durango la garanzia è di ben sette anni o 110.000 chilometri e due di servizio gratuito, assicurazione offerta gratis per due anni .Da noi, con la nuova finanziaria offrono appena bollo per tre anni, commento con il comandante , ma fatti confronti Trascorro altri due giorni da perfetto residente gironzolando fra i tanti shopping center , a volte da solo a volte accompagnato dalla consorte del comandante e i due piccoli che conoscono a memoria tutti i negozi di giocattoli di questi centri e tirano la gonna della madre ogni qual volta vedono le Burtukal sui grandi schermi. Ovunque cartelli “ Women’s prayer room ” indicano le stanze riservate alla preghiere per le donne. In uno di questi centri faccio conoscenza di una titolare di una boutique di abbigliamento di griffe della Spagna che vuole aprire un shopping center tutto di prodotti italiani. Nello stesso shopping center noto un negozio di Trussardi che espone solo giubbotti invernali , chiedo alla signora a cosa servono chi li acquista, visto che l’inverno non esiste da queste parti. Mah un po’ tutti, i Kuwaitiani li prendono per quando vanno all’estero, qui sono detassati e costano un terzo di quanto costano in Europa, gli iraniani e gli orientali li acquistano al momento del rientro in patria. In somma è un po’ come un grande Duty free Per non sbagliare acquisto delle camicie Polo Ralph Saint Laurent e Timberland per giunta in saldo con risparmio sicuramente superiore al 50 %,.In ognuno di questi shopping mall vi è sempre una svendita anzi tutti fanno a gara per proporre un affare. L’importante è vendere. Questa è l’anima di questi paesi del Golfo , cardine ormai fra Europa e Cina..
Il comandante si ricorda del mio interesse a scoprire le radici del suo Paese e decide di portarmi a visitare la “ Pre oil era” . Curioso non chiedo cosa sia e salgo in macchina. E dopo circa 40 chilometri sulla principale arteria che corre verso l’Arabia Saudita, dopo Fahaheel ci troviamo nella Pre Oil era, cioè il centro , anzi la cittadina dove abitava il personale delle Gulf Oil e della British Petroleum negli anni della scoperta dei giacimenti petroliferi. E formato dalle classiche villette basse con giardini davanti alla porta senza muri di cinta , così come in uso in america , del tutto simile ai tanti quartieri sorti per la stessa occasione in altre Paesi produttori di petrolio, come quello di Hay el Andalous a Tripoli in Libia per citare un altro esempio analogo. Oggi il posto è pressoché disabitato, il comandante, in vena di ricordi , mi confida che comunque è ancora frequentato specie di sera dalle coppiette in cerca di un po’ di intimità. Sulla via del ritorno ci fermiamo a vedere , un porto turistico appena costruito dove sono ormeggiati dei motoscafi per le gare of Shore. e poi le ville a mare a Messila . Non dico niente , per me parla solo il comandante che mi dice che dovrei vederne gli interni per restare ancora più muto. Rifiuto ho già visto troppo e anche la macchina fotografica .
Altra cena questa volta speciale, barbecue bordo piscina a base di gamberi , gub gub seppie , aragoste e wodka e Gin di provenienza, mi dicono, dalla base di militare di Falaika. Fosse questo il solo problema, quello vero oggi è il Junk food, mi spiega il comandante, e mi invita ad osservare i kuwaitiani, diversi, donne comprese sono più larghi che alti , si capisce il perché devono usare i 4×4 , sono tutti sempre più amburgherizzati. Mac Donald , Burger King, Pizza Hut, Whopper and Pizza Hardees, Chicken Tikka, K.F.C dove la C di chicken pollo in inglese dovrebbe essere piuttosto una D, quella di dajaja sono i fast food più noti .Non c è bisogno di scendere dalla macchia, si ordina stando dentro e un fattorino porta tutto nel frattempo si può usufruire di lavaggio e rifornimento carburante.. Il più strano ‘ il Shaworma Famous. Cosa si sono inventati? Questo fast Food offre in pratica la tipica carne cotta attorno alla fiamma che qui viene servita con il condimento del paese di riferimento , quindi la Shaworma China viene servita con salsa agrodolce, la Shaworma Italy con del ragù bolognese, la Shaworma Usa, con del Ketchup , la shaworma India con salsa curry , la France Shaworma la più richiesta del momento con raffinate salse a base di senape e altre ancora . In uno di questi centri , il Fannar se non vado errato, vi è una intero piano di questi fast food , col grandangolo ne infilo una unica inquadratura mezza dozzina, tutti mi guardano per matto, pensano di sicuro da voi (occidente) non ne avete così tanti da scegliere, da parte mia penso che non sanno cosa è la dieta mediterranea , anche se in tutte le case in cui sono andato ho sempre visto una sala con attrezzature per sauna e aerobica, Andiamo al Suk. Oggi è costituto dall’insieme di quanto rimane dei diversi mercatini antecedenti alla Pre Oil ed ora riuniti in un area moderna. Impressionante è quello dell’oro, per noi incredibile, la gente prova i monili come se fosse in un supermarket. Preferisco girovagare in quello che è per loro il mercato della cianfrusaglie dove trovo delle rare teiere dal becco allungato tipiche dell’area del golfo . Sono accatastate in un grosso mucchio nel retro di un negozio alcune sono intarsiate in argento, costano un nulla e benedico il turismo che non c’è, per una volta posso fare una affare in tutta pace. Sono giunto agli ultimi giorni prima della partenza ,e opto per un giro delle oasi per vedere l’interno . Il navigatore di bordo e il pieno dei due serbatoi di serie del prado di 92 litri ciascuno sono più che sufficienti per affrontare il paese che conta in tutto appena 193 chilometri di costa.. Ovviamente il confine nord è off limits, appena fuori dal centro noto della grandi tende vuote ,incontro degli accampamenti di tende dove i kuwatiani amano riunirsi per discutere e passar tempo come un volta davanti a grigliate aromatizzate di pesce e di agnello . Con l’unica differenza che davanti sono fermi dei lussuosi 4×4 , al posti dei dromedari. Il paesaggio deserto che vado scoprendo è diverso da quello sahariano a cui i tanti anni di vissuta quotidianità , la sabbia è qui cromaticamente più uniforme,più abbagliante i paesaggi sono pur sempre splendidi con tramonti da cartolina. Annoto i W.P. di alcune playas, resti di antiche zone di probabile natura paleolacustre, a forza di andare a spasso per deserti con l’amico geologo egiziano Monein vi ho fatto l’occhio e conto di tornavi con più tempo. Cena di arrivederci in un ristorante cinese, tutti insieme, siamo ormai tanti gli amici conosciuti , che quasi lo occupiamo tutto, Narghez una sorella del comandante fa cagnara per tutti non si da pace finche non abbiamo assaggiato ogni specialità noto che il tailleur che indossa e sottoposto a grossi sforzi in prossimità delle cuciture . La cucina è diversa da quella originaria ed è stata adattata al gusto di un clientela cosmopolita. .I piatti vengono preparati li per li su una cucina posta al centro del locale. Il pesce comunque fa sempre da padrone. Ottimi i rebiam aperti a metà e passati in una pasta prima di essere cotti sulla piastra , se ne possono prendere fino a scoppiare si paga sempre una porzione. L’Airbus ha preso quota e passa sulla città che ora ha un aspetto più famigliare, sono in grado di riconoscere diversi posti , le tende dei beduini fuori città, la Pre oil city, le torri petrolifere poi delle basse nuvole coprono un Kuwait in cui presto farò ritorno, l’ hostess inizia a servire lo champagne ai pochi passeggeri della First assieme ad un omaggio della Kuwait Airlines, uno stupendo orologio da tavolo.