Darwin, terra dei Larrakia
DARWIN
Ed eccoci in Australia e fa caldo, tanto! Darwin è esattamente come la pensavo: calda sui 40° all’ombra, afosa, di color blu e verde: cielo-mare-alberi-fiori! Se non fosse per il caldo stroncante, sarebbe un paradiso. Nell’andare per strada non si cammina mai, si passeggia e lentamente!
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Arriviamo all’ostello con taxi e ci colpisce subito l’edificio che è sì cadente, il primo tra tanti per motivi economici, ma talmente immerso nel verde che comunque ci sembra bello. Sul retro palme, tante e tutte altissime, una piscina e in lontananza il mare e tra noi e il mare una colonia di Flying foxes (grossi pipistrelli dei tropici): un sogno surreale!
In camera si gela. Ci sono 4 posti letto e gli altri due sono occupati da ragazze amanti del fresco, del molto fresco. Dormiamo con le coperte (che non bastano per il freddo intenso del condizionatore) e la mattina seguente, nell’uscire dalla camera, siamo quasi colpite da infarto, tanto è la differenza di temperatura all’aperto. La notte successiva siamo sole e vediamo di regolare l’aria condizionata su livelli umani.
Vedo di organizzare un tour per Kakadu e Litchfield, zone molto particolari dove è necessario andare solo con guide esperte. Trattasi di zone percorse nel film “Crocodile Dundee” per intenderci. Finalmente è tutto fatto e partiamo: come guida ci si presenta un elemento molto interessante; l’uomo (aspetto da barbaro +/- belloccio!) è sui 35 anni ed è ovviamente un mezzo sangue (metà bianco e metà aborigeno, come ce ne sono tanti da queste parti). Prima meta è il fiume Adelaide dove ci imbarchiamo su traghetto metallico discutibile e partiamo sotto un sole cocente. Qui ci sono i famosi coccodrilli “saltanti”, vivono liberi nel fiume (che è densamente popolato praticamente solo da loro) e hanno fame. All’imbarcadero troviamo un cartello che ci informa delle usanze alimentarie dei coccodrilli “pesci, rettili, uccelli, mammiferi tra cui e se disponibile… l’uomo”! Partiamo.
Ci si presenta il primo coccodrillo, gli viene offerto del pollo attaccato a palo estendibile, lui salta, azzanna, mangia e aspetta il prossimo snack. Arriva altro coccodrillo, stessa scena, e avanti così per una quantità inquietante di coccodrilli. Foto e molti “OOOH!” Arriva Jacko! Jacko è diverso, è albino e come tale viene isolato dal branco ed è quindi ancora più cattivo degli altri. Non vuole saltare, lui sa di essere una prima donna, ci nuota attorno da lontano, ci osserva e basta. Il suo pollo viene mangiato da altro. Ad un certo punto sentiamo un forte rumore metallico ed è lui, Jacko, che ci prende a testate a poppa. Tutti in piedi (ovviamente!) e la barca traballa. La guida sgrida tutti e chiede se siamo matti o che. A Jacko viene offerto del pollo nell’acqua, lui mangia e si immerge. Fine… si torna al pulmino.
Entriamo, pronti e… ma il pulmino non va! Prova e riprova… non ci sono santi, non va! Scendiamo. Il sole è sempre lì che ci osserva in posizione Zenit.. e fa caldino! Scena fantozziana: fuori tutti gli arnesi meccanici, tutti che osservano, offrono consigli, commenti, acqua…. Ma il pulmino non va, non va e basta. Per fare qualcosa passeggiamo e troviamo altro cartello che dice “Attenzione ai Serpenti” quindi tutti in piedi; sull’erba (possibilmente all’ombra!) non si siede nessuno, ovviamente. Dopo circa un oretta e mezza arriva altro pulmino. Si parte. Fa sempre caldino.
Visitiamo Kakadu ed è un sogno: i canyon, i fiumi nascosti in zone apparentemente aride, i monti minacciosi… tutto veramente bello, da depliant. Verso sera arriviamo al campeggio. Si cena, si parla attorno al fuoco in compagnia di una giovane aborigena (bellissima e nera come la pece!) e il suo compagno “bianco” che ci dicono “bianco non è” ma che trattasi di mezzo sangue accettato dalla tribù – sia quello che sia, esteriormente l’uomo è bianco, molto bianco! Gente simpatica comunque. Si dorme su brandine nei sacchi a pelo che, a loro volta, sono inseriti in altri sacchi a pelo oleati, detti “swags” all’australiana. Entrare e uscire da tutto ciò, per giunta al buio, è un’impresa eroica ma ce la facciamo. La mattina seguente andiamo a scoprire come sono i bagni e siamo sorpresi nel constatare che sono perfetti, acqua calda inclusa. Nel mio caso specifico, nell’uscire dal WC faccio un salto di circa mezzo metro nel sentire prima un dolce “cra” e poi nel trovare una magnifica rana verde….nel WC che avevo appena utilizzato! Col caldo afoso che c’era si vede che stava bene lì…
Secondo e terzo giorno
Altre meraviglie soprattutto le caverne dipinte. Molto interessante il Dio dei Fulmini (con i fulmini che fuoriescono dalla testa) e un personaggio nudo capovolto. Perché capovolto chiediamo. Ci viene spiegato che in questo territorio ci sono zone e acque radioattive, problema già noto agli aborigeni da tempi remoti. L’uomo capovolto era un segnale per dire “attenzione, questa zona non è sana, state lontani dall’acqua”. I sintomi riportati erano soprattutto dei gonfiori alle giunture. Nel dipinto c’è anche un “dogma”, una legge alla quale le donne non potevano sfuggire. Se nascevano gemelli, uno veniva lasciato morire. Con questa legge non si discuteva: il territorio era in grado di sfamare soltanto un certo numero di individui e la nascita di due figli insieme non era assolutamente contemplato. La donna poteva solo scegliere, o l’uno o l’altro, ma uno doveva morire.
La terra qui ha dell’incredibile. Un esempio per tutti: in questo lembo di estremo nord non esistono fossili, cioè la terra è talmente vecchia che non si trovano alcunché di antichi esseri viventi o di piante o alghe di qualsivoglia tipo. Qui c’era la terra e null’altro. Nel Western Australia trovasi le cosi dette stromatolite, primissimi organismi molto semplici del Paleozoico Inferiore, ma qui nemmeno queste.
A Fannie Bay, appena fuori Darwin, si presenta una muraglia di pietra, bella colorata ma nulla di particolare se non fosse per il fatto che è lì dall’epoca di Gondwana (quando la terra era ancora un unico blocco, prima della separazione dei continenti). Questa muraglia sul mare si formò durante una delle prime divisioni dei continenti . Ed è lì così com’è da un miliardi e mezzo d’anni, anno più anno meno!
Sempre appena fuori Darwin trovasi una magnifica galleria d’arte. Contiene un interessante e forse unico settore sugli artefatti aborigeni e una grande collezione di dipinti di Albert Namajira, famoso artista aborigeno locale di inizio ‘900, il primo che ha voluto dipingere paesaggi della sua terra. Gli aborigeni australiani dipingono di tutto tranne i paesaggi, che sono una usanza europea. Alla galleria trovasi anche ottimi dipinti dei suoi figli mentre a Melbourne ho addirittura scoperto un teatro cittadino che presentava una recita sulla vita di Namajira e gli attori erano nientemeno che i discendenti di Albert Namajira!
E, infine, una parola sulla tribù dei Larrakia sulle cui terre si è costruito la città e il porto di Darwin. Purtroppo a me l’unica parola che mi viene è “compassione”. Peccato davvero lo stato in cui si trovano: ubriachi, litigiosi, violenti. Grande speranza tra alcuni però, soprattutto giovani, meticci e donne. Tra questi si trovano persone originalissime talvolta anche molto artistiche che, andando coraggiosamente controcorrente, fanno le guide turistiche, le guardie forestali, poliziotti. Una grossa percentuale è infine occupata nella produzione di artefatti di antica tradizione [un esempio per tutti: il boomerang, arma da caccia primordiale e di grande ingegno].
La cittadina è molto rilassata con quell’aspetto trasandato “easy” così amato dagli australiani. Al calare del sole poi, Darwin cambia volto completamente e i Locali (tutti!) si riempiono a dismisura di gente accaldata e assettata. Tutti felici, tutti contenti e soddisfatti, soprattutto di questa terra così particolare, il Northern Territory, che non è un luogo anonimo ma, considerato il clima estremo, più che altro è uno stile di vita.