Dalmazia, terra di confine

Nel nostro breve viaggio dall’altro lato dell’Adriatico avevamo preventivato due giorni per la visita della Dalmazia ed altrettanti per il mare, in quanto le isole da queste parti sono semplicemente da sogno, ed il periodo era stato scelto anche per evitare la ressa che inevitabilmente si crea in alta stagione. La prima parte è stata conclusa positivamente, per quanto riguarda il mare, sarà l’occasione per tornare da queste parti.
Indice dei contenuti
Quanto costa un viaggio in Dalmazia
- Volo: 113,96 euro a coppia, prenotato sul sito Ryanair ad aprile
- Sistemazione: Apartments Rede, a Diklo, quartiere nord di Zara, a 405 euro per 5 notti
- Noleggio auto: Enterprise, in base ad esperienza recente, a 119,58 euro con assicurazione totale
- Parcheggio aeroporto: 65,00 euro per cinque giorni al nuovissimo P6 sud coperto a Bologna.
Il programma fatto ad aprile al momento della prenotazione del volo prevedeva la visita di un paio di città e l’escursione presso qualche bella spiaggia (isole e non), ma non era certamente prevedibile l’ondata di maltempo che avrebbe interessato quest’area a fine agosto. Di conseguenza abbiamo dovuto operare a dei cambiamenti di programma imposti dalle bizze del clima, ma alla fine il risultato può considerarsi positivo.
Diario di viaggio in Dalmazia
Giorno 1 – Bologna
Il trasferimento verso l’aeroporto Marconi procede una volta tanto senza intoppi, e raggiungiamo il nuovissimo parcheggio P6 in tutta tranquillità. Il volo decolla in perfetto orario, e dopo 50 minuti tocchiamo il suolo croato, in corrispondenza dell’aeroporto di Zara-Zemonico: appena fuori gli arrivi troviamo i vari box del noleggio, e ritiriamo una Opel Corsa seminuova per dirigerci verso la nostra destinazione che dista circa 17 kilometri. Sono le 21,30 e attraversiamo una città pulita, con ampie strade a doppia corsia interessate da un traffico intenso ma ordinato, e dopo circa mezz’ora eccoci alla estrema periferia nord in un borgo vecchio in grande espansione, dove troviamo il nostro host ad attenderci ed aprirci il cancello del piazzale della propria abitazione. Goran parla un eccellente italiano, così che recepiamo le prime informazioni sul luogo e qualche consiglio per i giorni a venire: a quest’ora tutto è spento, quindi sistemiamo i nostri effetti personali e andiamo a letto.
Giorno 2 – Zara
Mi sveglio alle 7,00 e sosto sul terrazzo qualche minuto a godermi una bella vista sul mare; la giornata promette bel tempo, quindi scendo per circa duecento metri fino al porticciolo, dove trovo il minimarket già aperto ed acquisto quattro cose per la colazione dei prossimi giorni. I prezzi sono tutt’altro che economici, ma in mancanza di concorrenza vale la regola del prendere o lasciare; noteremo comunque nei giorni a venire che il trend è allineato dovunque: una bottiglia di acqua da un litro e mezzo quando va bene la paghi un euro anche al supermercato. Consumata la colazione prendiamo l’auto e ci dirigiamo verso il centro storico della città, distante sette kilometri, ma non ho fatto i conti con il parcheggio, in quanto tutte le aree destinate sono stracolme; quando arrivo sotto le mura comincio a girare in tondo, ed al secondo giro intercetto un Suv che sta uscendo: è fatta. Faccio il biglietto al parchimetro (1,30 €/h) per due ore e mezzo, quindi raggiungiamo Porta Terraferma, molto ben conservata, ed entriamo nella città vecchia. Questa parte di Zara, la penisola, è un angolo di Italia, anche se tutto ciò che era italiano è stato definitivamente cancellato dal nazionalismo jugoslavo: i sassi però, dal momento che ancora sono in piedi, raccontano la storia. Dalla Porta raggiungiamo il foro romano attraverso un corso stretto, pulito e costeggiato dai vecchi palazzi veneziani, in un susseguirsi di taverne, caffè e molte oreficerie con tanto di porte aperte e gioielli esposti in vetrina. Non c’è anima viva di forze dell’ordine, il che mi fa pensare ad una presenza mimetizzata in mezzo alla folla e leggi rigide in materia che fanno da ottimo deterrente. Di fianco alla chiesa di Santa Maria c’è il Museo Archeologico, ed all’interno monastero benedettino la mostra permanente oro e argento di Zara, dove sono esposti oggetti di arte sacra di pregevole fattura. La chiesa di Santo Donato, proprio di fronte, è un edificio circolare completamente spoglio e disadorno, che viene utilizzato, in virtù di una acustica perfetta, per eventi musicali, ma dall’alto del ballatoio sopra le colonne si gode di una magnifica vista del Foro, anche se abbrutito da uno squallido palazzone squadrato di stile e stampo socialista. Usciti di qui raggiungiamo la vicina Cattedrale di Santa Anastasia, con il suo alto campanile che è il punto di riferimento ottico per chi viene da fuori città. I tre euro del biglietto giustificano la visita, ma mi rimangono indigesti i cinque spesi per vedere solo le colonne ed il panorama di Santo Donato. A questo punto facciamo una pausa e ci concediamo un enorme gelato, a dir poco superlativo, alla gelateria di fianco, quindi riprendiamo il cammino verso il mare fino ad attraversare Porta Marina, con il suo leone di San Marco deturpato dagli scalpelli della iconoclastia jugoslava. Facciamo ora un largo giro lungo il perimetro delle mura che costeggiano il mare, quindi ci ritroviamo a Porta Terraferma per riprendere l’auto: la visita non è terminata, ma questo pomeriggio, approfittando della bella giornata, vogliamo andare al mare. Sul lungomare di Diklo sono sorte una infinità di villette, separate dal mare solo da pochi metri, ragion per cui, allo scopo di eludere l’erosione che rovinerebbe la costa (e la strada in primis), si è pensato di costruire un argine in cemento armato, debitamente piastrellato, che si snoda per almeno due kilometri, e sul quale sono stati sistemati docce, spogliatoi ed aree apposite dove potersi stendere al sole. Noi raggiungiamo la estrema punta a nord dove finiscono le case ed inizia lo scoglio, per proseguire per circa cento metri su una spiaggia sassosa e fermarci all’inizio di una pineta all’ombra della macchia mediterranea. L’acqua è limpida e cristallina, una tavola, e neppure tanto fredda, così che ci uniamo ai pochi presenti che già sguazzano nel fondale poco profondo. Purtroppo non siamo dotati delle necessarie scarpette da mare, il che ci limita non poco, ma trascorriamo comunque il pomeriggio a crogiolarci al sole. La sera ceniamo sulla veranda della Taverna Diklo, al porticciolo; una ottima cena, non economica ma in linea con quanto ordinato e pure abbondante; prendiamo un carpaccio di polpo ed un vassoio di pesce grigliato per due con contorno, mezzo litro di vino e acqua per 88,00 euro.
Giorno 3 – Spalato, Traù
Anche oggi il tempo è bello, ma per i prossimi due giorni è previsto un netto peggioramento, così decidiamo di andare a Spalato e, se ci sarà tempo, al ritorno faremo tappa a Traù, a detta di molti la perla della Dalmazia. Dopo colazione ci mettiamo in macchina in direzione di Zara, e percorrendo l’ autostrada A1 dopo 165 kilometri giungiamo a Spalato, la seconda città della Croazia, un alveare di palazzi nuovi che si mischiano con i vecchi casermoni dell’epoca socialista del maresciallo Tito. Il traffico è sostenuto, a volte quasi al collasso, ma lo stile di guida del croato medio è parecchio educato, e grazie al navigatore che non fallisce una svolta, raggiungiamo il centro storico in prossimità del mare. L’ausilio del navigatore si è rivelato fondamentale, in quanto tutte le indicazioni possibili, stradali e non, sono rigorosamente in lingua serbo/croata, eccezion fatta per le numerose farmacie che riportano insegna bilingue (inglese). Una volta raggiunta la meta, subentra il problema della ricerca del parcheggio, in quanto ogni centimetro disponibile risulta già occupato. Mi allontano sensibilmente dalla zona in una ricerca circolare, e poco dopo trovo un parcheggio a pagamento ancora libero per un quarto, ed entro immediatamente.
Siamo dietro una montagna orribile di calcestruzzo che dovrebbe assomigliare ad un centro polisportivo, e chiedo lumi ad una ragazza che sta innaffiando le sue aiuole; mi dice di superare questa bruttura di cemento (dice testualmente concrete hill), quindi scendere dalla lunga scalinata sul lato opposto e proseguire per circa un kilometro lasciandoci il mare alla nostra sinistra. Ed infatti dopo 1300 metri eccoci ad un coloratissimo mercato che fa da anticamera all’ingresso della Porta Aurea, l’accesso al Palazzo di Diocleziano, che praticamente occupava tutta l’area oggi riconosciuta come centro storico. Oggi ciò che rimane del palazzo è sulla parte sinistra, mentre a destra sono state costruite abitazioni in epoche successive ma non moderne, il che ha lasciato una specie di continuità. In mezzo ad una moltitudine di gente raggiungiamo la biglietteria per poter visitare la Cattedrale di San Doimo (5,00 euro) e la cripta (3,00 euro assolutamente spesi male) nel momento in cui la gente si concentra nella piazza antistante in una calca che non permette alcun passaggio. Siamo nella scarna cripta ad osservare la statua di Santa Lucia, l’unica cosa presente in un ambiente piccolo e spoglio, quanto udiamo uno squillo di trombe ed un vociare che si fa sempre più alto sommerso da fragorosi applausi: è mezzogiorno, e l’imperatore e signora fanno la loro comparsa sul balcone del palazzo per omaggiare della loro presenza la folla che li acclama. Il centurione, con il viso coperto da una maschera d’oro dispone i pretoriani della guardia, quindi Diocleziano saluta la folla con un poderoso Ave seguito da poche parole in latino e le esaltazioni della gente, quindi si ritira nelle sue stanze mentre il centurione dispone il ritiro scaglionato della guardia. La folla si disperde, così possiamo continuare la nostra visita e spostarci successivamente nel quartiere rinascimentale attraverso stretti vicoli fino a giungere alla Piazza del Popolo, dove ci rifocilliamo con un fantastico gelato artigianale al limone con profumo di rosa. Uscendo dalla Porta Aurea, proprio di fronte c’è la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, stranamente con ingresso gratuito, e terminiamo la nostra visita facendo due passi fra le bancarelle del mercato. A cento metri dal nostro parcheggio c’è la Concattedrale di San Pietro Apostolo, ma non vale la visita, essendo una bruttura in stile moderno di cemento. Paghiamo il parcheggio (0,80 €/h) e lasciamo la città alla volta di Traù (Trogir) tramite la strada costiera. Percorsi circa trenta kilometri giungiamo alle porte del paese vecchio, raggiungibile varcando un ponticello appena dopo la stazione degli autobus. Troviamo un comodo parcheggio ad un centinaio di metri dal ponte, quindi entriamo nel centro storico, una vera chicca, dove tutto parla di un passato di stampo veneziano. Visitiamo la Cattedrale di San Lorenzo e l’annesso Battistero (7,00 euro il biglietto cumulativo), la dirimpettaia Loggia di Traù, e dopo una bella e lunga passeggiata all’interno del borgo e al di fuori delle mura costeggiando il mare arriviamo al Castello del Camerlengo ed alla possente Torre di san Marco, il primo baluardo difensivo contro le aggressioni dal mare. Tornando al parcheggio mi reco alla cassa automatica per pagare la sosta: 10,00 euro per un’ora e cinquanta minuti. Complimenti ! La sera torniamo alla taverna sotto casa, e andiamo sul sicuro.
Giorno 4 – Diklo
Oggi la giornata è nuvolosa, le previsioni danno temporali dal primo pomeriggio, e decidiamo di andare alla spiaggia sabbiosa a sud vicino al campeggio. Quando la strada lascia il lungomare inizia un’ansa con limpidissima acqua ferma, spiaggia sabbiosa e presenza di ombrelloni e ombra generata dalla pineta: il posto migliore di Diklo sempre preso d’assalto dalla gente locale e dai turisti, specialmente dai villeggianti del campeggio e di una struttura ricettiva direttamente nella pineta. Oggi causa il tempo non c’è particolare ressa, e ci accomodiamo sotto un ombrellone per ripararci dal sole che compare a singhiozzo bucando le nuvole. Tiriamo così mezzogiorno, beandoci dei colori che i saltuari raggi del sole ci riflettono dal mare, fino a quando una grosse coltre grigia ci copre la visuale della baia della città: è tempo di muoverci, ed alla svelta. Raggiungiamo il nostro appartamento e poco dopo si scatena un uragano che si protrae fino a sera con un netto calo della temperatura che ci obbliga ad oziare in cattività.
Giorno 5 – Nona, Zara
Questa mattina il cielo è plumbeo, e le previsioni danno piogge sparse per tutta la giornata. Che si fa? Iniziamo con il fare due passi nel centro storico del borgo che si sta rifacendo il trucco per ritrovarci poi sul lungomare e tornare a casa per ripararci dalla pioggia che inizia a scendere lieve; alle undici uno spiraglio di sole e la noia che sale ci impongono di prendere l’auto ed uscire in direzione nord verso Nona (Nin) un borgo a sette kilometri che merita una breve visita. Si tratta di un antico villaggio sorto su di un isolotto in mezzo alla laguna oltre le saline, di origini romane, possedimento veneziano fino al 1797, più volte raso al suolo e ricostruito per fare terra bruciata alle invasioni ottomane. Il centro storico, cioè il nucleo che giace nell’isola, appare oggi come una Traù in miniatura, belle case in pietra racchiuse da ciò che resta delle antiche mura, una colonna e pochi sassi del tempio romano che era il più grande di tutta la Dalmazia, una piccola chiesetta, la Chiesa della Santa Croce, completamente spoglia, che viene definita come la Cattedrale più piccola del pianeta, e che viene utilizzata come sfondo per spettacoli di suoni e luci. Di interesse può esserci la visita della chiesa di Sant’Anselmo con la sua torre campanaria, e le saline, ma non facciamo in tempo: siamo giusto saliti in auto che inizia a piovere, sempre con maggiore intensità da costringerci a riparare in casa. Acqua a catinelle fino alle cinque del pomeriggio, quando decidiamo di sfidare la sorte e tornare a Zara per la cena. Raggiungiamo il capolinea della linea 8 al porticciolo, e giungiamo in autobus in centro città dopo quindici minuti circa (1,60 euro il biglietto); scendiamo al palazzo delle Poste ed attraversando il nuovo ponte pedonale entriamo nelle mura, giusto in tempo per ripararci dalla pioggia che ricomincia a cadere. Sostiamo sotto la porta di accesso per dieci minuti buoni, poi un raggio di sole ci invita ad entrare in città. arriviamo in Piazza del Popolo, molto bella con la sua rossa torre dell’orologio e la Loggia, per proseguire verso la Chiesa di San Simeone e la piazza dei cinque pozzi, sotto le mura, le fonti di approvvigionamento idrico della città, per poi andare sul lungomare opposto per far visita agli emblemi della città: l’Organo Marino ed il Saluto al Sole. Si tratta di due opere studiate da un architetto croato di notevole spessore: l’organo è costruito in modo tale che le onde del mare si infrangono ed incanalano in appositi condotti che tramite passaggi e sfoghi attraverso opportuni fori che emergono sulla passeggiata, emettono suoni di varie tonalità, a volte ricordando muggiti, a volte lamenti. Il saluto al sole è un pannello fotovoltaico che immagazzina energia durante il giorno, per rilasciare poi luci colorate da appositi led dopo il tramonto, che proprio di fronte assume effetti e tonalità semplicemente spettacolari. Trascorriamo qui un’oretta a goderci suoni, tramonto e luci, quindi, scesa la sera, torniamo in centro per uno spuntino a base di pesci, calamari e patate fritte; gelato di rito, stasera senza esagerare, quindi usciamo dalla città e ripercorrendo il ponte pedonale raggiungiamo il Palazzo delle Poste per il rientro.
Giorno 6 – Zara
Siamo all’epilogo, poteva andar meglio ma va bene così. Dopo colazione ci facciamo l’ultima passeggiata fino alla passerella sul mare dove sostiamo un’oretta a goderci l’ultimo sole, poi rincasiamo per prepararci al rientro. Tutto procede senza intoppi, ed alle 14,00 siamo a Bologna per concludere anche questa avventura. Doveva andare diversamente, ma nulla si può contro le forze della natura.
