dalmazia, pace e paradiso

Di lei ne avevamo sentito parlare spesso e anche bene. A parole l’avevano dipinta come bella e accogliente, un mix di mare, cultura e relax. Così io e Alberto, il mio ragazzo, abbiamo deciso di scoprirla e l’8 agosto 2009 siamo partiti alla volta della Dalmazia, un’affascinante regione divisa tra Croazia, Montenegro e Bosnia Erzegovina....
Scritto da: Raganella3
dalmazia, pace e paradiso
Partenza il: 08/08/2009
Ritorno il: 14/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Di lei ne avevamo sentito parlare spesso e anche bene. A parole l’avevano dipinta come bella e accogliente, un mix di mare, cultura e relax.

Così io e Alberto, il mio ragazzo, abbiamo deciso di scoprirla e l’8 agosto 2009 siamo partiti alla volta della Dalmazia, un’affascinante regione divisa tra Croazia, Montenegro e Bosnia Erzegovina. 1° giorno L’inizio è in sordina: l’appuntamento è al porto di Bari, la partenza a mezzanotte a bordo di un traghetto della compagnia Jadrolinja, arrivo previsto a Dubrovnik la mattina seguente.

Al porto di Bari però ci attende la cattiva notizia: per un disguido dell’agenzia la nostra prenotazione delle cabine non risulta. Abbiamo il biglietto ma non la cabina per riposare.

Decidiamo di salire comunque, speranzosi che almeno potremo contare su poltrone comode per trascorrere la notte. La nostra speranza tramonta presto, non appena ci accorgiamo che la nave è molto affollata, che le poltrone sono una trentina (ovviamente già occupate) e che tutto il resto della gente è sdraiata per terra o sulle sedie. A quanto pare la maggior parte dei viaggiatori non si trova in cabina, infatti notiamo che in tanti hanno disposto il sacco a pelo per terra. I corridoi della nave, gli interni e i due ponti diventano dei dormitori, lo spazio vitale si riduce e si è costretti a condividere la notte a pochi centimetri ognuno dall’altro.

Ai nostri occhi è uno scenario piuttosto singolare, di certo Jadrolinja per quanto abbia un nome altisonante, non ci promette un riposo gradevole. Ogni grande viaggio ha il suo imprevisto, può capitare e la nostra pazienza prevale. Così ci adattiamo su un paio di sedie e, tra il dolce russare di un vicino e i passaggi di un cane senza guinzaglio, tentiamo l’ardita impresa di prendere sonno. E’ una partita persa, decidiamo però di combattere la delusione, nello spirito alla “Rossella O’Hara”: domani è un altro giorno e la Dalmazia sarà generosa. 2° giorno L’alba è a Dubrovnik. Appena salpati si respira già un’atmosfera diversa. La città è immersa in un mare blu cobalto e circondata da mura medievali. Il blu del mare si confonde con una ricca vegetazione mediterranea, in lontananza vediamo infatti spuntare diversi giardini e arboreti.

Il tragitto verso Mlini, dove abbiamo prenotato l’hotel, è affascinante: strade asfaltate e molto panoramiche, le montagne sono a precipizio sulla costa e sembrano quasi affondare nel mare da cui svettano le grandi navi da crociera.

Il nostro hotel è un tre stelle, si chiama Astarea II ed è ubicato in uno splendido parco mediterraneo nel cuore di Mlini, un paesino a 10 km sud est da Dubrovnik. Le stanze ci sembrano confortevoli e spaziose, finalmente abbiamo l’occasione di riposare! Nel pomeriggio decidiamo di scoprire la spiaggia a pochi metri dall’hotel e non ci delude. Fondo di sassolini per una spiaggia pulita e accogliente, mare cristallino e clima temperato: l’atmosfera è propizia per un lungo bagno di acqua e di sole. La nostra giornata si conclude con una passeggiata serale per le viuzze di Mlini. Il paesino è ricco di parchi odorosi e chiesette molto suggestive, come quella storica di San Rocco e Spirito Santo. Nei vicoli spuntano bancarelle di cestini e colorati merletti che rendono bene lo spirito artigianale e marinaro del paese. In tutto il paesino i prezzi restano accessibili, la moneta in Croazia è la Kuna e, rispetto all’euro, ha un valore piu’ basso.

A Mlini il tempo sembra essersi fermato, si respira una quiete quasi paradisiaca, lontano dai rumori e dalla frenesia delle città.

3°giorno Il dolce impatto con Dubvronik meritava un ritorno, così dedichiamo il terzo giorno alla sua scoperta.

Secondo lo scrittore irlandese Bernard Shaw “coloro che cercano il Paradiso terrestre devono venire a vedere Dubrovnik” : la realtà che appare ai nostri occhi si rivela all’altezza delle sue parole.

Le mura sono la caratteristica principale di Dubrovnik, circondano tutta la città vecchia per 2 km completamente percorribili a piedi e in alcuni punti arrivano a toccare i 25 metri di altezza. Lungo le mura spiccano 15 torri difensive che sono state costruite nel XIV secolo e che allargano il fascino di una città che, nonostante abbia subito la ferocia dei bombardamenti nel 1991, ha saputo rialzarsi e diventare ancora piu’ bella.

Dalle mura la vista sul mare è mozzafiato, una passeggiata lungo i bastioni ci regala tutto lo splendore di questa città che nel 1979 è stata dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO.

La Placa, invece, è la via centrale di Dubrovnik, si estende da Porta Pile fino alla Torre dell’Orologio. È interamente pedonale e ai suoi lati spiccano negozietti di souvenir e bar. La Placa era anticamente chiamata “Stradun” perché in passato si trovava sotto la superficie del mare, era un’insenatura marina e separava le due aree abitate su cui poi la città è stata fondata. Appena entrati dalla Porta Pile ai nostri occhi appare l’antico monastero francescano, al cui interno c’è la farmacia piu’ antica d’Europa, è in esercizio dal 1391.

Proseguendo si arriva alla Chiesa di San Biagio, patrono della città, un incantevole edificio in stile barocco italiano, ed il gotico Palazzo del Rettore, costruito nel 1441 a favore del rettore che governava la città. A breve distanza ammiriamo la maestosa fontana di Onofrio, costruita nel 1438 dal napoletano che le diede il nome, Onofrio della Cava.

Non lontano da Palazzo del Rettore, incontriamo la cattedrale di Dubrovnik, al suo interno c’è la preziosa pala d’altare e il tesoro d’arte sacra che vanta ben 138 reliquari.

La nostra passeggiata continua e si arricchisce di colori e suggestioni, cala la sera e decidiamo di assaporare anche la cucina del posto. Così ceniamo a Karaka, un ristorantino nel cuore storico del porto, dove un’ottima grigliata di pesce conferma lo splendore di questa giornata a spasso per Dubrovnik.

4°giorno È la volta di Budva (in serbo Будва), una cittadina sulla costa adriatica del Montenegro.

La Riviera di Budva (Budvanska rivijera), con i suoi 38 km di spiagge, è considerata il fiore all’occhiello dei montenegrini perché ricca di storia e con un mare spettacolare. La spiaggia piu’ bella è quella di Becici che vanta una lunghezza di ben 2 km e si raggiunge con piccoli trenini elettrici in partenza dal centro storico. Le montagne qui sembrano gettarsi in acqua e il paesaggio è straordinario: l’azzurro del mare e il verde dei monti in un unico luogo.

Budva è la capitale del turismo a Montenegro e dentro la città antica troviamo infatti numerosi ristoranti, bar, gelaterie nonché mercatini all’aperto dove spiccano souvenir e articoli di abbigliamento. Qui le Kune non servono, la moneta corrente è l’euro: ne approfittiamo per fare un po’ di shopping senza l’angoscia del tasso di cambio. Budva è bella non soltanto per il mare, vanta un patrimonio storico e culturale di grande valore, non a caso alcuni l’hanno soprannominata la “mini Dubrovnik”.

Nella città vecchia (Stari Grad) abbiamo occasione di visitare la Chiesa di Sant’Ivan, VII secolo, al cui interno ammiriamo dipinti e icone di artisti veneziani del XV-XVII secolo.

Un’altra chiesa suggestiva è la Santissima Trinità (1804) con la tomba dello scrittore montenegrino Stjepan Mitrov Ljubisa. Vicino a Budva si trovano poi importanti monasteri ortodossi come Praskvica e Rezevici, e di fronte alla città, nello specchio d’acqua smeraldo, sorge l’isola di San Nicola con i resti dell’antico convento e della chiesa.

5°giorno La nostra prossima tappa è in Bosnia Erzegovina, Medjugorie. L’unico luogo al mondo in cui appare la Madonna.

Il tragitto è lungo e tortuoso, Medjugorie si trova in cima alle montagne e per raggiungerlo bisogna attraversare strade che, diversamente dalla Croazia e da Montenegro, non sono asfaltate.

Appena arrivati percepiamo subito un’atmosfera diversa: questo paesino ad ovest dell’Erzegovina non offre attrazioni culturali o panorami mozzafiato. Il paesaggio è povero e semplice, la bellezza qui non risiede all’esterno ma si determina nel cuore del visitatore: una pace surreale e un senso di quiete si sprigiona dentro di noi. La chiesa di Medjugorie ha un’architettura essenziale e imponente: all’interno troviamo tanti pellegrini in preghiera, c’è la messa in italiano (ogni ora, infatti, si celebrano le messe in lingue diverse).

Dopo aver seguito la messa usciamo e passeggiamo nel parco, poco lontano dalla chiesa ci soffermiamo a guardare la statua di un crocifisso, ai suoi piedi le persone si affollano per strofinare fazzoletti e coroncine al ginocchio destro del Cristo. All’inizio non capiamo, poi comprendiamo di trovarci davanti a qualcosa di eccezionale. Dal ginocchio del crocifisso sgorga ininterrottamente una goccia d’acqua. L’acqua è sempre presente sul ginocchio del Cristo, anche nel gelo dei mesi invernali e persino nei periodi di siccità estiva.

La nostra guida ci spiega poi che le gocce d’acqua sono state analizzate e contengono la stessa salinità delle lacrime. Acqua salata da una statua di bronzo: per un ateo è un fatto scientificamente inspiegabile, per noi credenti è semplicemente un miracolo.

6° giorno L’ultimo giorno lo trascorriamo alle cascate di Kravice, a circa 40 km da Mostar, in Erzegovina. Le acque del fiume Trebizat cadono da 30 metri d’altezza formando un grandioso arco e creando uno spettacolo che ricorda, seppure in dimensioni ridotte, le imponenti cascate del Niagara. Sotto le cascate l’acqua crea un grande lago e attorno c’è un’abbondante vegetazione: sembra il luogo ideale per fare picnic e per nuotare. Così ne approfittiamo per un lungo bagno, totalmente immersi in uno dei paesaggi piu’ belli dell’Erzegovina.

Il ritorno a casa contiene un presagio di nostalgia, la Croazia è come una musica dolce e sottile: anche se l’ascolti una volta soltanto ti resta nella mente e nel cuore per sempre.

Chiara Bilotta



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