Dalle Alpi al Caucaso, SNOWBOARD TRIP, Turchia
Dopo 26 ore di autobus mi trovavo nella capitale bulgara. Trovato l’ostello e l’uffcio turistico la grande negativa notizia: “quest’anno ancora niente neve.” le news della tv satellitare dell’ostello di Sofia davano già neve in Turchia. Dopo aver passato qualche giorno a Sofia per una visita della città eccomi ad istanbul.
L’aria di istanbul era fredda. Solo,seduto in un bar del Bosforo sorseggiavo un ottimo te turco. Era appena stata ferita dai terroristi. Ma Istanbul era sempre bellissima, con i suoi suoni, i suoi profumi, i suoi colori. Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul, chimala come vuoi me lei rimane semore la stessa città tra ovest ed est.
lasciai Istanbul dopo un bel po’, era difficile lasciare quella città ma le montagne e la sua neve mi aspettavano e il 17 dicembre mi trovavo su un treno per Kayseri, nel centro della Turchia dove sarei salito sulmonte Erciyes.
venti ore di treno. Arrivo a kayseri, trovo l’hotel economico che consigliava la mia guida. Un hotelcon l’atmosfera turca al 100 per cento. Fredda, senza riscaldamento. Ma non importa mi copro ben bene durante la notte e la mattina mi sveglioper andare a fare questa camminata sul monte, anzi sul VULCANO ERCIYES, 3910 metri. Prendo un minibus e arrivo a 2200 metri, nel comprensorio del centro dell’Anatolia e non c’era ancora nessuno, era tutto chiuso, ma dopo nemmeno trenta minuti che mi trovavo lì, apre la seggiovia che volevo prendere. Arrivato alla fine dell’impianto avrei iniziato a camminare. Così feci.Mi lego la tavola dietro lo zaino e iniziai a camminare. Camminavo,camminavo e camminavo. Vedo una casa abbandonata, rotta, mezza distrutta ma ottima per riposarmi un pòe prepararmi un caffè. Mi trovavo già a tremila metri. Dopo mezz’ora di relax riprendo il acmmino ed eccomi arrivare al punto dove mi sarei buttato tra il powder (neve fresca) del vulcano.
il panorama spettacolare era davanti a me. Attorno al papà vulcano tanti altri piccoli vulcani. La Cappadocia era lì, nata dalla sua violenta eruzione e da quella di mamma Hasan, che era bianca, di fronte ai miei occhi.
Piede destro, poi sinistro, gli enigma nel mio mp3 che mi accompagnavano dentro il mistico mondo dei vulcani, della neve, dello snowboard.
Solo. Seduto aoktre tremila metri. Lo snowboard, il vulcano, la neve, solo con le mie emozioni e con il sogno che ormai era diventato realtà.Grande respiro, grande emozione, mi alzo, salto per mettere il naso della tavolain avanti e iniziai a scendere nella neve fresca del padre della Cappadocia. La neve mi guidava a scendere sempre più giù. Sempre più giù. E così tra un back e un front, un salto enlle rocce vulcaniche ilmio corpo viene guidato verso il fondo di questa fantastica ed emozionante viaggio che mi avrebbe portato ai cinfini, e poi oltre.
arrivato a fondo incontro tre soldati americani in licenza dal martoriato paesee Irakeno. Erano con lo snowboard, non parliamo dell’Iraq, non parliamo di politica, non parliamo di cosa è giusto o di cosa è sbagliato, stiamo snowboardando.
Due giorni su questo vulcano, gli altri giorni li passai in cappadocia, per il natale e qui incontrai Dirk dall’Olanda, Diane e Phil dal Canadà. Appassionati anche loro di snow decidiamo di partire insieme per la Bulgaria, incontro per l’anno nuovo a Istanbul e poi BULGANSKI.
…I miei viaggi sono molto economici, dormo nella locanda più economica, viaggio in classe più economica, ma nel resort di ERCIYES ci sono dei bei hotelcon tutto il confort che un turista chiede… Per arrivare a erciyes bisogna andare a Kayseri e da qui una trentina di cjìhoìilometri per arrivare al resort a 2200 metri. Ci sono minibus economici che portano al resort oppure se non avete problemi di budget potete andare con un taxi. Gli impianti si possono pagare a salita, ora non ricordo quanto ma quasi un’euro a salita se non sbaglio…
Steve il ragazzo rumeno nato a New York, vissuto a Los Angeles, trasferitosi in Romania ma di origine Macedone con la sua 4×4 mi accompagnò a Bucarest dove un autobus mi ha riportato nella mia amata Istanbul. Ad Istanbul avrei incontrato Sandra e insieme a lei avrei continuato il viaggio verso il GRANDE CAUCASO.
Arrivò il 20 gennaio e dopo due giorni ad Istanbul di grande bufera con difficoltà climatiche lasciamo l’affascinate città turca sotto la neve. Vedere La Mosche Blu sotto un afitta nevicata con la tavola da snowboard sotto al braccio comeessere sul Cervino è stato uno settacolo indimenticabile.
Dopo due giorni di treno con le magnififiche vedute dal finestrino con la neve che non faceva altro che cadere dal cielo arrivammo ad Erzurum nell’estremo est del paese.
Una città di oltre 300 mila abitanti a quasi 200 metri di altezza. ma quello che interessava a noi, soprattutto a me er la montagna di fronte alla città dell’Anatolia Orientale… Il monte PALANDOKEN.
Il giorno dopo mi trovo subito lì,a soli 6 km dalla città, era uno dei miei posti più ambiti di questo viaggio. Ma quel giorno Palandoken non mi entusiasmò, sicuramente era a causa delle nuvole e della neve che la trovo strana, non soffice come mi aspettavo visto che era designata come un paradiso del emdio oriente per i snowboardisti. Vidi una lamina spezata nella mia tavola e così al riportai a riparare e tornare poi a Erzurum non soddisfatto.
Ma il giorno dopo, per incanto tutto cambia, durante la note aveva nevicato e il sole al mattino stava spuntando passando così un agiornata a Palandoken a dir poco fantastica, in neve fresca e con neve da sogno, con dei fuori pista entusiasmanti dove la tavola galleggiava come sulle onde dell’Oeano. Curvavo piegandomi talmente tanto da accarezzare questa fantastica neve farinosa.
C’era un fuori pista che mi faceva gola, era ancora vergine, non c’era un track, una traccia, un immenso manto bianco voglioso di essere surfato. Ma quando risalgo con l’ovovia di palandoken mi accorgo che il vogliosomanto bianco che volevo andare a fare si era trasformato in una grandissima valanga. Io a bocca aperta, il mio amnto di neve non c’era più, e forse sotto c’era qualcuno. C’era tutta l’aria della ricerca di qualcuno. Guardavo sbalordito… Stavo per andarci io in quel manto bianco, qualcuno mi aveva anticipato… Non potevo crederci. Non volevo afre nemmeno il curiosone e così scendo da un altro fuori pista con un fantastico acnalone e mi butto da quest’altra discesa da sogno.
Primadi arrivare in fondo mi giro, il sole di fronte, la mia traccia proprio dietro, una foto,una ripresa del mio track, mi siedo primadiripartire e guardo avanti il panorama del Medio oriente che non è il deserto, ma le montagne ela neve…
… DONNE VELATE CON CHADOR E BURKA E SOLDATI AMERICANI, UOMINI CON LA KEFYA COLORATA E RAGAZZE A BRACCETTO CON IL FIDANZATO, I SUONI CALDI DEL MEDIO ORIENTE SI ACMBAINO CON I VENTI GELIDI DELLE SUE NEVI, I CLIFF DELLE MONTAGNE ARRIVANO SULLA TERRA MARRONE DEL DESERTO, ED IO SCENDO CON ILMIO SNOWBOARD DA UNA DI QUESTE TANTE MONTAGNE GUARDANDOMI QUESTO PANORAMA SOTTO DI ME CHE E’ IL MEDIO ORIENTE…
si riparte e arrivo giù, incontrai sandra e in autostop con la tavola sotto braccio ci dirigiamo per Erzurum.
Daniele