Dalla Turchia alla Grecia in barca a vela…

A luglio io, mia sorella Rachele con Mamma e Papà abbiamo intrapreso una fantastica avventura tra i mari di Turchia e Grecia con la barca a vela. Il viaggio inizia con una mega pazzia: raggiungere in macchina la marina di Gocek dove ci aspetta la barca a vela noleggiata da papà. Partiamo da casa nelle prime ore del mattino e il sole inizia a...
Scritto da: selenedifla
dalla turchia alla grecia in barca a vela...
Partenza il: 10/07/2009
Ritorno il: 28/07/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
A luglio io, mia sorella Rachele con Mamma e Papà abbiamo intrapreso una fantastica avventura tra i mari di Turchia e Grecia con la barca a vela. Il viaggio inizia con una mega pazzia: raggiungere in macchina la marina di Gocek dove ci aspetta la barca a vela noleggiata da papà.

Partiamo da casa nelle prime ore del mattino e il sole inizia a sorgere quando siamo in prossimità dei campi verdi emiliani. Raggiungiamo Ancona e la sera ci imbarchiamo, troviamo subito posto sul ponte e ci accampiamo per affrontare la nottata. Arriviamo puntuali a Jougumenitsa in Grecia e una volta sbarcati partiamo subito per la lunga attraversata della Grecia,i panorami sono spettacolari, e tra una chiacchierata e un’altra arriviamo nei pressi di Thessaloniki dove ci fermiamo per un veloce pranzo al sacco con pane e tipica mortadella greca. A farci compagnia ci sono, sparse qua e là, accovacciate nei loro nidi sopra i lampioni, delle famigliole di cicogne, il tempo di qualche foto e si riparte per raggiungere il confine turco. Ci arriviamo alle 16:00 circa e aspettiamo 2 ore per oltrepassarlo ( rigidi controlli da parte dei doganieri greci nei confronti dei turchi che tornano in patri per qualche settimana di vacanza dopo l’intero anno passato nelle città occidentali, Germania e Francia, a lavorare).

Una volta passato il confine ci aspettano gli ultimi chilometri (circa 200) prima di raggiungere la nostra prima tappa, Cannakkale. Possiamo iniziare ad ammirare lo splendido paesaggio turco con campi infiniti di girasoli e un tramonto rosso fuoco. Arriviamo nella cittadella Turca molto caratteristica con luci, colori suoni e odori favolosi, siamo rimasti tutti e 4 affascinati. Una cena veloce in un Kebab (mica quello che c’è in Italia!!) e poi a nanna, stravolti dal lungo viaggio, e con la consapevolezza di aver di fronte altrettanti chilometri per raggiungere la “maledetta” marina. (Anzac Hotel € 80,000 la camera per 4 persone con colazione, veramente un ottimo hotel).

Si riparte l’indomani mattina presto e tra le terribili strade turche (non esiste una vera e propria autostrada se non nei pressi di Izmir e lunga solo un centinaio di km). Tra affascinanti paesaggi e un acquazzone improvviso raggiungiamo la marina Gocek, dove ci aspetta la barca affittata. Sistemato il tutto e ci rilassiamo in un ristorantino con cenetta a base di pesce direttamente sul porto (€ 90,00 cena a base di pesce per 4 persone). Un giro per i negozietti tipici e poi tutti a nanna, entusiasti di essere arrivati e carichi per l’inizio vero e proprio della vacanza (a parte mamma che più che entusiasta era terrorizzata).

Salpiamo dalla marina per mezzogiorno circa, issata la randa e aperto il fiocco ci lasciamo trasportare dai 18 nodi di vento, ci fermiamo solo velocemente nei pressi dell’isolotto Tersane a fare un bagno senza dare ancora, ripartiamo, il vento si alza leggermente e ci permette qualche bella bolina, divertiti ed entusiasti ma con mamma non ancora del tutto tranquilla, arriviamo nella piccola baia di Kizilkuyruk Koyu. Ormeggiamo e ci godiamo con un buon aperitivo “fai da te” e cenetta, la pace e la tranquillità che si respira. Il mare cristallino che ci circonda e il sole che piano piano scende dietro la collina.

Il mattino seguente ci aspetta una bella attraversata, il vento però non da segni di vita e perciò facciamo il primo pezzo del tragitto a motore, ci fermiamo dopo qualche ora per un bagno e un pranzo veloce per poi ripartire con destinazione Ekincik. Nel frattempo il vento si è alzato permettendoci di soorfare sulle onde e lasciarci trasportare dal vento che con determinazione spinge la barca permettendoci i brividi di una stupenda bolina (ogni tanto arrivava qualche urlo di paura da parte di mamma Mari che si spaventa quando la barca si piega un po’ più del dovuto).

Arrivati a destinazione ci rilassiamo con un buon bagno e nel frattempo, i venditori del luogo ci raggiungono per venderci l’escursione, per il giorno successivo, all’antica Caunos (€ 120,00 in 4, dopo una buona contrattazione). Così l’indomani mattina alle ore 9:00 un traghettatore, con la sua indistruttibile barchetta (un’ imbarcazione a fondo piatto chiamata dolmus), viene prenderci. Dopo circa 30 minuti raggiungiamo la foce del fiume Koycegiz e iniziamo così la risalita. Prima però facciamo un piccolo bagno nelle acque fresche e limpidissime della foce e raggiungiamo a nuoto la spiaggia dove, nel mese di maggio, le famose Tartarughe Caretta Caretta, vengono a depositare le loro uova. Prima tappa della risalita è nei pressi l’imbarcazione di un omino anziano che da il cibo alle tartarughe facendole così venire in superficie e permetterci di scattare qualche foto e regalarci una grande emozione (5 euro per poter fare le foto). Risalendo ancora rimaniamo affascinati dalla vegetazione e dalla silenziosità del luogo. Raggiungiamo così la città antica di Caunos dove ci viene lasciata circa un ora per visitare le sue rovine. Veramente affascinante la veduta dall’antico anfiteatro. Nonostante il caldo insopportabile è stata un’esperienza fantastica. Risalendo sulla barchetta ci dirigiamo verso l’ultima parte del tour, cioè le tombe rupestri incastonate nella montagna. Ci limitiamo ad osservarle affascinati prima di iniziare il viaggio di ritorno, dov’è obbligatoria una fermata nelle piccole grotte sul mare che hanno acque limpidissime e azzurrissime, riusciamo così a scattare qualche foto. Ma l’emozione più grande della giornata è stata avvistare, qualche ora più tardi, una tartaruga a pochi metri dalla nostra barca.

Il giorno dopo, issiamo l’ancora e via, si riparte, dopo ore di navigazione sostiamo nella piccola baia Gerbekse dove, con maschere e boccaglio, possiamo ammirare dei fondali stupendi. Il vento si inizia ad alzare e qualche raffica di troppo ci costringe e ripartire. Ci allontaniamo un po’ troppo dalla costa, nel pomeriggio il vento (meltemi) aumenta sempre più, raggiungendo persino i 36 nodi, papà si vede così costretto a ritirate fiocco e randa e proseguire a motore, con questo mare che faceva paura, riusciamo a raggiungere solo alle ore 20:00, col calar del sole, l’insenatura di Serce (famosa per i reperti di un veliero trovati sul fondo marino. Si racconta che questo veliero si fosse rifugiato in questa baia a causa del forte meltemi andando però a sbattere sugli scogli e colando poi a picco per 32m.) Solo dopo aver ormeggiato ci tranquillizziamo. Appena dopo il nostro arrivo ci raggiunge un ragazzo che si prende cura delle barche che si fermano in questa baia invitandole a cenare nel ristorantino sulla spiaggia, ma siamo troppo stanchi per volerci andare.

La giornata successiva la passiamo sempre in questa baia, poiché il meltemi non permette la navigazione. Ne approfittiamo per ammirare i fondali e scambiare quattro chiacchere con lo stesso ragazzo del giorno prima che ci regala dei tipici burka nella speranza che gli compriamo un tappeto e mamma si convince e glielo compra.

Nelle prime ore del mattino dopo possiamo finalmente ripartire. La prossima tappa è Simi (stupenda isola greca). Passiamo il pomeriggio nelle acque cristalline della baia di Nanou . Nel tardo pomeriggio ci avviamo verso il porto dell’isola, caratterizzato dalle case dalle tinte blu, ambra, crema e rosa pastello strette l’una all’altra lungo i fianchi ripidi dell’insenatura. Attracchiamo e passiamo la serata tra shopping di souvenir (mamma acquista una campanella da aggiungere alla sua collezione e io il tipico liquore greco: Ouzo, che aggiungerò alla mia collezione dei liquori che acquisto in ogni paese che visito), una squisita cenetta in uno dei tipici ristoranti greci affacciati sul porto. Si riparte sempre in mattinata, oggi si ritorna in Turchia lungo la penisola di Datca, rimaniamo un po’ sorpresi della vegetazione quasi assente e delle scogliere rosse fuoco a picco sul mare, ci permettiamo un bagno in mezzo al mare a causa della mancanza di vento e per mettere alla prova il coraggio di mamma Mari!! Il pomeriggio lo trascorriamo nei pressi della spiaggia di Ciftlik ad ammirare le famose nacchere (crostacei dalla forma omonima incastonati sui fondali sabbiosi). Verso il tardo pomeriggio ci avviamo verso il porto di Datca (questa volta è Rachele a dominare il timone della barca).

Rimaniamo tutti affascinati da questo villaggio, veramente stupendo e pieno di vita.. Luci e colori fanno da protagonisti. Ne approfittiamo la per fare qualche approvvigionamento e comperare qualche immancabile souvenir (e per la mia collezione acquisto il tipico liquore all’anice Raki). Una notte un po’ travagliata, a causa della musica ad alto volume fino a tarda notte, proveniente dai numerosi bar di fronte alla banchina. Ripartiamo alla volta di Knidos, un piccolo porticciolo alle pendici delle rovine della città antica (solo parzialmente riportate alla luce) composta da un suggestivo e disordinato insieme di blocchi di pietra e frammenti. Dopo aver ormeggiato ci raggiunge sulla barca un signore anziano che ci vuole dare il benvenuto, ne approfittiamo per bere una birra in compagnia e scambiare qualche parola col simpatico signore. Ci svegliamo presto perché ci aspetta una bella attraversata per raggiungere la seconda tappa greca del nostro viaggio: Nisiros. Il vento è a nostro favore e raggiungiamo facilmente l’isola e buttiamo l’ancora presso le acque azzurre di fronte alle cave di sabbia bianca. Nel tardo pomeriggio ci spostiamo nel porto proprio di fronte dove attracchiamo e facciamo un breve giretto nel villaggio dei pescatori. L’indomani scopriamo la possibilità di poter fare una piacevole escursione al vulcano dell’isola, così affittiamo a soli 12 euro due motorini e io e Rachele ci mettiamo alla guida, mentre mamma era seduta nella parte posteriore del mio motorino e papà in quello di Rachele. Iniziamo l’escursione seguendo i le indicazioni per raggiungere il vulcano, sbagliamo strada un paio di volte ritrovandoci improvvisamente in mezzo a stradine completamente sperdute. Facciamo marcia indietro e finalmente, dopo viste mozzafiato da far invidia a chiunque, ci ritroviamo nei pressi del vulcano, ma non dalla normale strada ma dalla parte opposta arrivando da una stradina terribilmente in saluta e sterrata. Da quella visuale possiamo goderci maggiormente lo spettacolo e notare come pullman di turisti raggiungano i crateri per potervi poi entrare e camminare. Dopo un paio di foto ci dirigiamo anche noi verso i crateri e , parcheggiati i motorini ci avviamo alla discesa per ritrovarci così in mezzo al cratere, un esperienza unica, tutto attorno rocce bianchissime e delle piccole fumarole dal quale uscivano getti di vapore, il caldo era veramente esagerato. Torniamo al villaggio di pescatori nelle prime ore del pomeriggio e ci beviamo un buon caffè shakerato tipico greco prima di riprendere il viaggio. Raggiungiamo in serata l’isola di Tilos, a qualche miglio di distanza da Nasiros. E ci addentriamo nell’insenatura di Eristu dove passare la notte.

Passiamo una notte un po’ agitata a causa del continuo oscillare della barca poiché questa insenatura non era particolarmente protetta. La vacanza sta per giungere al termine ed è ora di rientrare e si riparte in mattina presto, e grazie al buon vento di poppa apriamo tutto il fiocco e ci lasciamo trasportare come magicamente, in serata siamo di nuovo nei pressi dell’isola di Simi, più precisamente sull’isoletta Seskli che si trova nella parte sud dell’isola. Un’attraversata lunga e stancante. Fortunatamente troviamo un insenatura che, nonostante il vento abbastanza insistente, ha acque azzurre e cristalline che ci permettono di rilassarci con qualche ultimo bagno prima che la sera scenda di nuovo.

Penultimo giorno di navigazione e sempre con vento di poppa , rientriamo nelle acque turche e raggiungiamo il golfo di Marmaris e ci ormeggiamo nell’insenatura di Kadriga Bornu, troppe barche per i nostri gusti ma ora mai è tardi e ci accontentiamo. Improvvisamente però l’allarme dell’ancora ci avvisa che l’ancora non ha tenuto e ci troviamo così costretti a tirarla su per ri-ormeggiare, l’ancora però non viene più su, il telecomando non dava il comando, cercando di tenere la calma riusciamo però a tirarla su, per non rischiare però ulteriori sorprese, nonostante sia ora mai buoi pesto, papà decide di raggiungere la prima baia più vicino che abbia delle boe al quale attraccarsi. Usciamo così dall’insenatura e, a motore ci inoltriamo sempre più all’interno del golfo di Marmaris, mamma Mari era praticamente terrorizzata, papà che nascondeva il nervoso, attento alla guida al timone seguiva le informazione che io e Rachele gli davamo sulle coordinate da seguire, e nel frattempo cercavamo di tranquillizzare mamma, il vento era insistente e rendeva il tutto molto più preoccupante, finalmente riusciamo a raggiungere la marina di Villa Florya, subito ci vengono ad aiutare ad attraccare degli uomini del posto. Una volta sistemato il tutto ci rilassiamo e cerchiamo di ridere sull’accaduto prendendo in giro mamma che aveva ancora le lacrime agli occhi. Si riparte la mattina presto perché entro le ore 17 dobbiamo essere di rientro alla marina di Gocek. Una giornata di navigazione che ci ha regalato il brivido di vedere un branco di delfini nei pressi della barca. Decidiamo di fare un ultimo bagno nei pressi dell’isolotto Ragged Bay, durante la navigazione papà era riuscito a sistemare il telecomandino, ma il guaio è arrivato quando abbiamo deciso di mettere l’ancora per questo ultimo bagno, nel momento in cui abbiamo deciso di ripartire ecco che l’ancora non dava segni di vita, girava a vuoto. Il tutto dovuto a una cattiva manutenzione della barca, che presentava altri piccoli difetti. Papà cerca di tirare su l’ancora a mano ma risulta un operazione praticamente impossibile poiché la corrente è forte e l’ancora troppo pesante, il vento nel frattempo alza e ci costringe così a dover sfilare l’ancora, leghiamo le cime ad una boa così che sia facilmente ritrovabile, scriviamo le coordinate esatte per permettere poi il recupero. Amareggiati dell’accaduto rientriamo in marina e subito ci accoglie il ragazzo che ci aveva fatto il check-in. Gli raccontiamo subito l’accaduto e gli mostriamo come la cattiva manutenzione abbia reso praticamente inutilizzabile l’argano, pieno zeppo di salsedine e marcio in alcuni punti. La compagnia di noleggio (Argolis) non ha voluto sentire storie e si è trattenuta 1200 euro di caparra nonostante la causa di tutto fosse la cattiva manutenzione della barca. Consiglio vivamente di non affittare barche con questa compagnia perché potreste trovarvi qualche brutta sorpresa, ci ha consolato sapere che questa cosa non è capitata solo a noi. Amareggiati e tanto arrabbiati riprendiamo la macchina e riattraversiamo la Turchia. Ore e ore di viaggio rientriamo a circa mezzanotte in Grecia e ci fermiamo a dormire in un albergo, di fronte al mercato del pesce, ad Alexandroupolis. Riprendiamo la sfacchinata in macchina il giorno dopo già dal mattino presto. Attraversiamo le montagne ma decidiamo che non potevamo salutare la Grecia senza fermarci a Metsovo, un villaggio di montagna molto caratteristico per l’oggettistica artigianale in legno e i ristoranti con specialità di carne, in particolare i Cocoretzi (le interiora dell’agnello) mamma e papà ne vanno pazzi mentre io e Rachele no, perciò noi due ci limitiamo a mangiare qualcosa di “normale”. Si riparte e arriviamo a Jougumenitsa. Ci imbarchiamo e si salpa per il rientro, con il cuore pieno di emozioni vissute e la mente satura di posti magnifici visitati, mari cristallini e i soliti immancabili imprevisti che però rendono una vacanza indimenticabile.

SPESA APPROSSIMATIVA A TESTA DI 1200 EURO 15 GIORNI (incluso viaggio, noleggio barca a vela etc. Il prezzo indicato esclude quello che che è stato trattenuto dalla caparra della barca)



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