Dalla parte sbagliata della Manica: Loira, Normandia e Bretagna

Un viaggio on the road tra castelli, storia, calvari e coste selvagge, alla scoperta dei sapori della Francia del nord
Scritto da: Fra&Gazz
dalla parte sbagliata della manica: loira, normandia e bretagna
Partenza il: 11/08/2013
Ritorno il: 22/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Siamo una coppia amante del Regno Unito; negli ultimi anni, Marco e io abbiamo trascorso molte vacanze e weekend al di là della Manica: siamo stati innumerevoli volte a Londra (dove ci siamo sposati nel 2011), abbiamo girato tutta la Scozia in luna di miele, l’anno scorso abbiamo visitato l’Irlanda e, infine, ci siamo concessi un paio di lunghi weekend in Galles e Inghilterra.

Questa estate, invece, abbiamo scelto come meta del nostro viaggio itinerante il Nord della Francia, tra Loira, Normandia e Bretagna: “la parte sbagliata della Manica”!

Il mezzo di trasporto scelto è l’auto: per una volta, vogliamo essere liberi nelle nostre scorribande di shopping enogastronomico!

L’itinerario è stato studiato accuratamente prima della partenza, consultando diverse guide turistiche (Lonely Planet e Mondadori, in particolare); inoltre, abbiamo acquistato l’Atlas Routiere et Touristique della Michelin, utilissimo sia in fase di progettazione, che durante il viaggio. Per la scelta degli hotel, abbiamo utilizzato principalmente booking.com, che si è sempre rivelato molto affidabile. Infine, prima della partenza, io- Francesca mi sono letta e studiata religiosamente tutti i diari dei Tpc: ho trovato tante chicche e idee da sfruttare!

1 giorno: Reggio Emilia – Amboise (km 1.053)

Abbiamo deciso di partire di buon’ora, verso le 5.00 di mattina. Nonostante la maggior parte degli itinerari consigliasse il percorso del tunnel del Monte Bianco, noi abbiamo scelto di arrivare in Francia attraverso il traforo del Frejus: la scelta si è rivelata saggia, in quanto non abbiamo trovato traffico e entrambi i versanti sono serviti da autostrade molto comode.

Una volta in Francia, dopo una breve pausa per la nostra prima baguette in autogrill, abbiamo deciso di non seguire l’itinerario scaricato dal sito viamichelin.it né quello consigliato dal navigatore satellitare, perché studiando l’atlante abbiamo scoperto un nuovo raccordo autostradale tra Lione e Clermont Ferrand (nuovo tratto di A89) che ci ha permesso di risparmiare 80 km!

Siamo arrivati ad Amboise, nostra prima meta, intorno alle 17.00 e abbiamo subito cercato la nostra Chambre d’Hotes (B&B La Grille Dorée, 606 Avenue de la Grille Dorée, Amboise; €126 per due notti con prima colazione). La padrona di casa ci ha accolto subito calorosamente, mostrandoci la nostra stanza al piano mansardato.

Nonostante la stanchezza per il viaggio, siamo andati nel centro storico di Amboise per una cenetta; abbiamo mangiato la prima di una lunga serie di galettes presso la brasserie Anne de Bretagne, proprio ai piedi del castello, consigliata in alcuni diari di viaggio.

Breve giro per la cittadina, con foto del Chateau Royal al tramonto e macarons alla rinomata pasticceria Maison Bigot, poi subito a nanna per recuperare le forze!

2 giorno: Chenonceaux – Montpoupon – Montrichard – Amboise (km 95)

Ci svegliamo presto e facciamo un’ottima colazione, preparataci dalla padrona di casa nella cucinotta attrezzata del B&B.

Alle 9.30 siamo all’ingresso del castello di Chenonceau. Abbiamo già i biglietti e le audio guide, prenotati online e stampati in Italia (€15,00 a persona, mossa che consigliamo vivamente per saltare le lunghe code alla biglietteria). Dopo uno splendido viale alberato, il castello ci appare in tutta la sua gloria, circondato da due giardini simmetrici di cui scopriremo la storia attraverso gli anedotti raccontati dall’audioguida. La visita del castello richiede circa un’ora e trenta. Belli gli interni riccamente arredati: io- Francesca scatto mille foto! Il salone centrale, con pavimento in marmo a scacchi, ci lascia senza fiato: dalle finestre aperte si vede il fiume Cher che passa sotto di noi.

Mentre giriamo tra le varie stanze, ascoltiamo la storia delle due donne che si sono contese il castello e il Re: la Regina Caterina de’ Medici e l’amante Diana di Poitiers.

All’uscita, dopo la visita dei giardini e una rapida scorribanda nel labirinto, ci rendiamo conto che i turisti stanno arrivando a frotte.

Recuperata l’auto, decidiamo di fare rotta su Montpoupon, alla ricerca di una castello meno conosciuto. Ci troviamo di fronte ad un piccolo maniero privato, circondato da boschi e foreste che scopriamo essere una famosa riserva di caccia. In effetti, oltre al castello, che ancora oggi è abitato dalla famiglia, è possibile visitare l’adiacente Musée du Veneur, dedicato alla caccia ed ai cavalli. La visita costa € 8,50 e ci viene fornita la brochure in italiano, così possiamo girare liberamente leggendo le spiegazioni dei vari ambienti arredati.

Nel primo pomeriggio, facciamo rotta verso Montrichard, piccolo borgo medievale sul fiume Cher, sovrastata dal Donjon medievale. Ci fermiamo in una piazzetta, dove pranziamo con due gustosissime omelettes (Restaurant Les Tuffeaux, Place Barthelemy Gilbert). Dopo un giretto nel borgo, acquistiamo due macarons da asporto e ce li gustiamo sulle rive del fiume.

Prima di fare ritorno ad Amboise, girovaghiamo per le campagne piene di girasoli e ci fermiamo per una degustazione di vino rosso in una delle tante Caves. Noi scegliamo la Cave St. Andrè, non lontano da Chaumont sur Loire, una piccola cantina scavata nella roccia.

E’ arrivato il momento di visitare il Chateau Royal di Amboise. Anche in questo caso, abbiamo già i biglietti (€ 10,50 a persona più le audio guide a € 4,00 ciascuna). La vista del castello è incredibile, arroccato su una riva della Loira; iniziamo la visita, però, dalla piccola Chapelle St. Hubert, dove era solita pregare la Regina Anna di Bretagna e dove si trova la tomba di Leonardo da Vinci. Ammettiamo di aver provato una forte emozione di fronte alla semplice lapide bianca a pavimento dove riposano le spoglie mortali del più grande inventore di tutti i tempi.

La visita prosegue con gli interni del castello, dove io-Francesca rimango affascinata da una salone con due enormi camini e finestre a picco sul fiume. Ogni stanza del palazzo è ornata da mazzi di fiori freschi e il profumo quasi stordisce. Rimaniamo all’interno dello Chateau per circa un’ora e mezza, visitando anche i giardini dove un busto di marmo ricorda il luogo della prima sepoltura di Leonardo.

Una volta usciti, desiderosi di approfondire quanto accaduto negli ultimi anni di vita di Leonardo, ci rechiamo al vicino Castello di Clos Lucé, la dimora del Maestro Da Vinci negli ultimi anni della sua vita (visita € 13,50 a testa, con brochure in italiano). Nel palazzo, vediamo la ricostruzione della camera di Leonardo e degli ambienti nei quali viveva. Nel seminterrato è stata allestita una bellissima mostra dedicata al Leonardo ingegnere: vi sono esposte quaranta sue invenzioni (sia i disegni che i modellini) che decisamente precorrevano i tempi.

La parte più interattiva del “Parco Leonardo da Vinci” si trova nei magnifici giardini, dove le invenzioni sono state tradotte in realtà; qui è possibile azionare i modellini mobili a grandezza naturale: ovviamente, non ci siamo lasciati scappare l’occasione di provare il carro d’assalto, la ruota a pale e la ruota a gabbia di scoiattolo! Lungo i sentieri del Parco, inoltre, agli alberi secolari sono appese tele di tre metri raffiguranti dettagli dei quadri di Leonardo: nella penombra del tramonto, lo spettacolo è affascinante.

Torniamo, poi, ai nostri giorni scegliendo una brasserie di fronte al castello per la cena (Cafè du Chateau, 16, place Michel Debre, Amboise) dove, con € 26,50 ceniamo a base di croques madame e orangina.

La nostra giornata nella Valle della Loira è terminata: un ultimo saluto al fiume e torniamo alla camera.

3 giorno: Le Mans – Pont de Normandie – Honfleur – Caen (km 488 km)

Partiamo di prima mattina, dopo un’altra abbondante colazione al B&B e un saluto alla nostra ospite, con destinazione il Museo della 24ore di Le Mans. Cercando l’ingresso del Museo, ci ritroviamo a percorrere la parte “cittadina” del famoso circuito. Marco si sente già un pilota!

Il Museo (ingresso € 8,50 a persona) è una meta imperdibile per gli appassionati di automobili: al suo interno sono esposte le numerose vetture che hanno fatto la storia della 24ore, Marco è rapito!

In seguito, svaligiamo la boutique del museo, riempiendoci di regali per i nostri amici amanti delle corse. Scopriamo anche che, in alcune giornate, è possibile effettuare il giro dell’intero circuito a bordo di un minibus.. ma noi decidiamo di proseguire, non prima di aver rifatto il percorso in auto!

Ci dirigiamo verso la Normandia. La nostra prossima tappa è Honfleur.. Tuttavia, avvicinandoci alla costa, vediamo apparire la sagoma imponente ed arcuata del Pont de Normandie: breve consulto e non resistiamo alla tentazione di percorrere questa eccezionale opera di ingegneria. Ogni passaggio in auto sul ponte costa € 5,30, che noi paghiamo di buon grado (l’attraversamento del ponte è gratuito per i pedoni).

Ci dirigiamo, quindi, ad Honfleur, un paesino “un peu touristique” ma molto caratteristico con il suo Vieux Bassin circondato da locali, ristoranti e negozi di souvenir. Ci fermiamo al Perroquet Vert, per un bicchiere di sidro e una birra artigianali. L’atmosfera sul porto è davvero vivace.

Mentre torniamo al parcheggio, visitiamo alcuni negozietti di liquori e prodotti del territorio, dove iniziano i nostri acquisti di birre francesi.

Proseguiamo lungo la strada costiera, in direzione Trouville e Deauville. La stradina si rivela parecchio trafficata e le due cittadine ancora di più. Proseguiamo, quindi, alla volta di Caen, la nostra tappa per la notte.

Abbiamo prenotato l’Ibis Centre Paul Doumer (33, rue de Bras, Caen, pernottamento e prima colazione €78,60). Possiamo parcheggiare comodamente l’auto nel parking multipiano a pagamento sotto l’albergo; purtroppo, la camera che ci assegnano è veramente minuscola…

Dopo una breve sosta per sistemarci, usciamo per cercare un ristorante per la cena e scopriamo che Caen, alle otto di sera, è una città fantasma! Delusi, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso il mare. La prima cittadina che incontriamo è Ouistreham, vivace paesino portuale (da qui partono i traghetti per l’Inghilterra..) con tanti localini ancora aperti. Scegliamo di cenare nel patio del Restaurant Le Channel (79, avenue Michel Cabieu, Ouistreham): moules crème et frites, crepe dolce e mousse au chocolat per un totale di € 41,00. Fantastique!

Una passeggiata fino alla spiaggia (è la famosa Sword Beach) ed è ora di tornare all’albergo.

4 giorno: spiagge del D-Day (km 248)

Partiamo presto per la nostra giornata dedicata alle spiagge e ai luoghi simbolo della più grande operazione militare della storia: “Operation Overlord”, lo Sbarco in Normandia del 06 giugno 1944. Entrambi appassionati di quel periodo storico, ci siamo documentati prima di partire (anche riguardando “Salvate il soldato Ryan”!) e siamo pronti per un itinerario a tappe che ci porterà fino a S.te Mere Eglise, attraverso Sword, Juno, Gold e Omaha Beach.

Prima tappa: ci fermiamo a Benouville, per visitare il Ponte Pegasus: nella fase antecedente lo sbarco, gli Alleati decisero di prendere due ponti, alle estremità opposte del fronte. Questo fu il primo ponte conquistato dagli uomini del Maggiore Howard, nella notte tra il 5 ed il 6 giugno.

Il ponte mobile che oggi si può attraversare, sia in auto che a piedi, è una copia dell’originale che giace poco più avanti, nel giardino del Memorial Pegasus. A fianco del ponte, vediamo e fotografiamo una piccola casetta (oggi un cafè) che porta, orgogliosa, la scritta: “Questa fu la prima casa in Francia ad essere liberata nelle ultime ore della notte del 5 giugno 1944”.

Ci dirigiamo, poi, a Ouistreham, il paesino dove abbiamo cenato la sera prima, per visitare il Musée du Mur de l’Atlantique – Grand Bunker (€ 7,00 a persona; noi abbiamo speso €6,00, avendo acquistato la Normandie Pass, al costo di 1€, che ci permetterà di avere sconticini in altri musei e siti a pagamento).

Già il cortile dinanzi al bunker è di forte impatto: vi si trova una grande chiatta grigia, risalente alla notte dello Sbarco e utilizzata, molti anni dopo, nel film “Salvate il soldato Ryan”.

Il bunker è enorme: quattro piani di cemento armato ci sovrastano. Seguendo un percorso segnalato, ci addentriamo nelle varie stanze, dove sono state ricostruite, con manichini e oggetti dell’epoca, scene di vita quotidiana all’interno della fortificazione tedesca.

La conquista del bunker si deve al Luogotenente Bob Orrell che, con tre uomini e un assedio di quattro ore, ha costretto alla resa 53 soldati tedeschi, di cui due ufficiali. Leggiamo i cartelli esplicativi, passando di sala in sala e apprendendo così numerosi aneddoti sulla battaglia.

All’ultimo piano del bunker si trova la torretta nella quale ancora oggi è possibile vedere e utilizzare il grande periscopio con il quale i tedeschi controllavano km e km di costa. Impressionante!

Poco distante, a ridosso della spiaggia (Sword Beach), visitiamo il primo dei tanti monumenti commemorativi delle vittime dello Sbarco.

Decidiamo di percorrere la strada costiera D514, seguendo le indicazioni del percorso “Overlord – L’Assaut”. Ci fermiamo così alla statua del Bigpiper, al carro armato di Hermanville e a quello di Lion sur Mer, al sito di Langrune sur Mer; arriviamo poi a Juno Beach, dove visitiamo il monumento commemorativo e il cannone anticarro di Saint Aubin sur Mer (dove venne stabilita una testa di ponte da parte del reggimento di fanteria canadese), il sito di Bernieres sur Mer e i monumenti di Courseulles (dove una croce di Lorena indica il punto ove il 14 giugno De Gaulles “ritrovò la terra francese”).

Arriviamo così ad Arromanches, paesino che si affaccia su Gold Beach. Qui ci attende il Musée du Debarquement (€ 6,50 a testa con Normandie Pass), dedicato in particolare alla storia dei Mulberry Ports, due grandi porti artificiali, voluti da Winston Churchill, per permettere il rifornimento delle truppe sbarcate. Nella baia dinnanzi al museo sono ancora visibili le grandi barriere artificiali trasportate dalla Gran Bretagna.

La prossima meta è fortemente voluta da Marco: ci dirigiamo alle Batteries di Longues sur Mer. Si tratta di quattro enormi casamatte, a cui si aggiunge un piccolo bunker per la direzione del tiro. E’ l’unica batteria ancora equipaggiata con i cannoni dell’epoca.

Il luogo è veramente molto suggestivo. Giriamo liberamente tra le enormi fortezze di cemento armato, attoniti ed emozionati. Dall’interno del bunker, si vede una piccola striscia di mare e cielo: la vista abbraccia, in panoramica, le spiagge dello sbarco.

Un altro sito ci attende, forse quello che nell’immaginario collettivo rappresenta meglio il sacrificio di tanti giovani soldati: il Cimitero Americano di Colleville sur Mer. Il luogo fa parte del territorio degli Stati Uniti d’America; vi si accede attraverso il Memorial, dove sono esposti oggetti e reperti dello Sbarco e dove un altoparlante elenca i nomi dei soldati che vi persero la vita.

Il cimitero sorge sulla collina a strapiombo su Omaha Beach. Le lunghe e ordinate file di croci bianche lasciano senza parole. Prima di uscire, un grande muro a semicerchio riporta i nomi degli oltre 1500 dispersi.

Quando usciamo dal cimitero, ci sentiamo piccoli piccoli, di fronte all’immensità di quanto abbiamo visto.

Sempre a Colleville, si trova il nuovissimo museo Overlord (aperto nel giugno 2013, € 5,90 a testa con Normandie Pass). All’interno dell’immenso hangar che ospita il museo, sono esposti oltre 35 mezzi militari, tra carri armati, carri corrazzati, aerei e jeep, con scene di vita militare minuziosamente ricostruite in scala 1:1.

Ci rechiamo, poi, sulla spiaggia più tristemente nota: Omaha Beach, nei pressi di Saint Laurent sur Mer. Il luogo, in realtà, non ci colpisce molto, perché la presenza di bagnanti, cabine, circoli nautici non ci fanno rivivere le sensazioni provate in altri siti.

Ci spostiamo, quindi, nell’entroterra, per raggiungere la nostra chambre per la notte: Chambres de Saint Méen (15, rue du Général Koenig, S.te Mère Eglise; pernottamento e prima colazione € 55,00).

Il B&B si trova nella piazza principale del paese, proprio di fianco alla chiesa divenuta famosa perché, nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944, durante il lancio dei paracadutisti alleati, il paracadute del soldato John Steele rimase impigliato al campanile. Ancora oggi, un manichino indica il punto dello sfortunato “atterraggio”.

Sistemiamo i bagagli nella nostra camera (che si trova al piano mansardato, è molto ampia e si chiama “Gold”) e ripartiamo subito alla ricerca di un posto dove cenare. Scegliamo la piccola creperie “Le feu ardent”; il locale è molto intimo; sulla parete si trova un grande pannello con le firme dei veterani ritornati in Normandia e delle famiglie dei soldati qui deceduti. Mangiamo bene, croques e gallettes, senza spendere una follia.

Dopo cena, approfittando delle lunghe giornate di agosto, decidiamo di ritornare verso Omaha Beach, per visitare un sito all’aperto chiamato Pointe du Hoc. E’ la degna conclusione della nostra giornata di visita ai luoghi dello sbarco; il tramonto strepitoso sul mare contrasta fortemente con il sito crudo e tetro: bunker e casamatte si susseguono sulla collina devastata dai crateri delle bombe alleate.

All’imbrunire, torniamo a Sainte Mère Eglise.

5 giorno: Utah Beach – Dol de Bretagne – Cancale – St. Malo (km 265)

Ci svegliamo presto. La colazione servita nel patio del B&B è meravigliosa, ottima e abbondante.

La padrona di casa, sig. Charlyne, è molto gentile e ci permette di lasciare l’auto nel parcheggio privato della pensione, mentre facciamo un giretto per il paese, Sainte Mère Eglise.

La piazza di fronte alla chiesa è piena di bancarelle e, improvvisamente, realizziamo che oggi è Ferragosto! Visitiamo la chiesa e facciamo qualche acquisto al mercato e alla Biscuiterie de Sainte Mère Eglise (dove, con immensa gioia di Marco, troviamo un reparto dedicato alla eno – gastronomia inglese!). Davanti all’Hotel de Ville, si trova il “Km 0” della Via della Libertà, una lunga serie di piccole steli colorate lungo il percorso seguito dalle forze alleate.

La mattinata è dedicata a Utah Beach.

Prima meta, le Batterie de Crisbeq a Saint-Marcouf-de-L’isle (€ 5,50 a persona con Normandie Pass). Si tratta di una vasta area fortificata con casamatte, bunker e trincee. All’entrata ci consegnano una brochure in italiano, per capire meglio i luoghi. Veramente impressionante la prima casamatta, distrutta da un’esplosione “di prova” dei genieri americani. La brochure ci fa notare un particolare lungo il percorso: all’interno di una piazzola per cannone Skoda, si possono ancora leggere le scritte nei riquadri di colore rosso (nomi di città, regioni e fiumi tedeschi) che servivano come riferimento per l’azimut dei tiri.

Siamo praticamente soli durante tutta la visita e il silenzio nei bunker è assordante.

Terminata la visita, partiamo alla volta della grande spiaggia di Utah, sulla quale sorgono monumenti e siti commemorativi e il museo Utah Beach.

Ancora qualche foto e dobbiamo lasciare i luoghi dello Sbarco, per dirigerci verso la Bretagna.

Dopo un pranzo a base di galettes a Saint Lo, arriviamo nella grande baia di Mont St. Michel. La Meraviglia spunta, improvvisamente, in mezzo al mare ed è strabiliante.

Ci avviciniamo al nuovo parcheggio, che dista tre km dal Monte. Qui, al Centro Visitatori, raccogliamo tutte le informazioni necessarie per la visita al Mont St. Michel, che effettueremo la sera seguente.

Stremati dal caldo e dalla folla di turisti nel parcheggio del Monte, ci ritiriamo verso l’interno, nella molto più tranquilla Dol de Bretagne, paesino medievale che ci accoglie per una sosta.

Ne approfittiamo per una visita al Menhir du Champ Dolent, un megalite di circa 10 metri che si staglia tra le campagne.

Riprendiamo l’auto in direzione Cancale. Anche qui, orde di turisti, parcheggio selvaggio e caldo estivo, ma riusciamo a fare una passeggiata lungo il porto fino alle caratteristiche bancarelle degli allevatori di ostriche. Qui si possono acquistare e consumare in loco ostriche a dozzine per tutte le tasche.. Noi, tuttavia, non siamo amanti del prelibato frutto di mare.. dopo qualche foto al faro, decidiamo di ripartire verso la nostra destinazione della notte: Saint Malo.

Io-Francesca ho una profonda attrazione per la città corsara: l’avevo visitata vent’anni fa con i miei genitori e il ricordo dei bastioni fortificati non mi ha mai abbandonato.

Abbiamo prenotato l’hotel Ibis Saint Malo Plage (58, Chaussée du Sillon, Saint Malo, due notti con colazione € 256,00), direttamente sulla Grand Plage. La strada è molto trafficata e fatichiamo a trovare parcheggio, ma lo staff dell’hotel ci indica qualche area di sosta gratuita non lontana.

Prendiamo possesso della camera, che purtroppo, non si affaccia sul mare. In ogni caso, la stanza è abbastanza grande e molto pulita, com’è negli standard della catena.

Stasera, ci facciamo belli e andiamo a cena nella Ville Close. I ristoranti turistici costellano la piazzetta e le vie della cittadina; noi scegliamo il Restaurant Des Voyajeurs, dove la formula menù ci permette di cenare con antipasto, portata principale e dessert a soli €30,00 euro a testa. Le portate a base di pesce sono squisite!

Dopo cena, ci attende la passeggiata sui remparts: percorriamo tutta la lunghezza dei bastioni, ammirando il fenomeno della marea che sale. Come ultimo regalo della sera, riesco a ritrovare la postazione dei cannoni che ricordavo dalle foto della mia infanzia!

6 giorno: Cap Fréhel – Dinan – Mont St. Michel (km 266 km)

Ci svegliamo, per la prima volta, con un tempo nuvoloso che minaccia pioggia, ma non cambiamo i nostri programmi e partiamo alla volta di Cap Fréhel.

Prima della visita al faro, però, facciamo una piccola deviazione per raggiungere Fort La Latte, una fortezza arroccata sulle alte scogliere che risale al 1300. Ha attraversato secoli di storia e di occupazioni militari, ma il suo fascino è ancora immutato.

Per raggiungere l’ingresso, si percorre un sentiero in discesa (attenzione al ritorno: la salita è ripida!). L’accesso al Forte costa € 5,20 a testa e la visita è libera con brochure in francese.

Attraversato il ponte levatoio su una profonda gola del mare, ci addentriamo nella fortezza. La parte più antica, il mastio, è interamente visitale nei suoi tre piani: dalla sommità le foto sono stupende, perché la vista abbraccia tutta la costa di Smeraldo.

Dopo il Forte, ritorniamo a Cap Fréhel per la visita al faro nuovo (€2,00 a persona; il parcheggio antistante costa € 2,00): ci aspettano ben 145 gradini!! Sfidiamo la salita e il vento fortissimo, ma anche in questo caso ne vale la pena!

Un po’ infreddoliti, ci rimettiamo in auto. Lungo la strada D16, nel piccolo paesino di Plévenon, ci fermiamo in un locale molto caratteristico, il Ty Faitaud (località La Teusse): il ristorantino-bar-creperie è un’autentica sorpresa! Mangiamo moules et frites e galettes, sorseggiando un’ottima birra Britt alla spina. Porzioni enormi e buonissime, da consigliare a tutti!

Nel pomeriggio ci rechiamo a Dinan. Il centro storico è affollato di turisti, anche a causa del tempo instabile, ma le case a graticcio e le piccole vie medievali meritano una sosta. Svaligiamo un paio di botteghe di prodotti locali (abbiamo trovato anche la birra Chat Malo!) e vaghiamo per i viottoli.

Avevamo letto splendide recensioni della zona del porto vecchio; vista l’ora, evitiamo la ripidissima rue du Jerzual: recuperiamo l’auto e raggiungiamo così il porto, pieno di ristoranti e locali molto antichi.

Facciamo, quindi, rientro a Saint Malo, per prepararci alla serata: abbiamo, infatti, in programma la visita al Mont St. Michel.

Consigliamo la visita serale per tanti motivi: innanzitutto, la ressa dei turisti va scemando (anche perché i negozi di souvenir chiudono prima di cena); il parcheggio auto è gratuito dalle 20.00 ed è poco affollato; infine, nell’Abbazia, la visita serale “Chant d’Ombres à la Merveille” è spettacolare.

Arrivati al Monte, con la navetta gratuita, l’impatto è forte: il paesino si staglia sul cielo al tramonto ed è una autentica meraviglia.

Percorriamo la Grand Rue e ci concediamo una breve sosta per una galette.

La salita fino all’ingresso dell’Abbazia è impegnativa; acquistiamo il biglietto notturno (€ 9,00 a persona) e ci addentriamo nelle sale, ove sono allestiti giochi di luce e ombra. In alcune stanze, l’atmosfera è resa ancora più suggestiva dalla presenza di musicisti con l’arpa, il flauto, la viola.

La sala che ha colpito di più me-Francesca è, senza dubbio, la sala dei Cavalieri, il vecchio scriptorium dei monaci: la grande stanza è interamente al buio, ad eccezione di qualche luce viola che illumina le copie di lettere manoscritte appese al soffitto (“les ombres de cent Lettrines s’impriment sur les piliers au gré des courants d’air et des reflects du soleil couchant”).

Io-Marco sono rimasto impressionato dai giochi di luce organizzati all’interno del chiostro nonché dalla sua caratteristica: uno dei suoi lati è completamente aperto e a picco sulla baia. Se non fosse per la vetrata, sembrerebbe di spiccare il volo verso il mare nero sottostante.

Terminata la visita, ripercorriamo la via ormai deserta fino alla porta principale. Dal piazzale antistante, scattiamo le ultime fotografie alla Meraviglia, che è illuminata e lascia senza fiato.

Facciamo quindi ritorno a Saint Malo per la nanna.

7 giorno: Saint Malo – Costa di Granito Rosa – Guimiliau – Quimper (km 365)

Dedichiamo la prima mattinata ad una visita della Ville Close di Saint Malo. Nelle viuzze pedonali c’è poca gente, i negozi stanno ancora aprendo e nell’aria c’è un profumo fantastico di baguettes calde e croissants! Ripercorriamo i bastioni per vedere il mare e i fortini ora raggiungibili a piedi; avvistiamo anche qualche temerario che fa il bagno!

Salutiamo la città corsara e ci dirigiamo verso la costa di Granito Rosa.

Dopo una breve sosta a Saint Brieuc (cafè e pain au chocolat presi al forno.. deliziosi!), imbocchiamo la strada costiera D786.

All’altezza di Plouha, facciamo una deviazione all’interno per cercare la Chapelle de Kermaria, con la sua famosa Danza Macabra. La segnaletica non ci aiuta e raggiungiamo la chiesetta con non poche difficoltà, per accorgerci che la piccola cappella osserva orari quasi da negozio, con tanto di chiusura al sabato!

Un po’ delusi, ritorniamo lungo la costa.

Visitiamo, quindi, l’Abbazia Notre Dame de Beauport, una meraviglia nascosta. Fondata nel 1202, l’abbazia diventa nel Medioevo una vera e propria signoria monastica, prospera e ricca di terre; la Rivoluzione Francese, però, mette fine alla vita del monastero. Il declino è inesorabile. Tuttavia, nel 1992 l’abbazia viene restaurata e resa accessibile al pubblico. Oggi, infatti, l’abbazia è interamente visitabile (€ 6,00 a persona, visita libera con brochure in italiano).

Dopo aver percorso le stanze della sagrestia, la sala capitolare, il chiostro e il refettorio, entriamo nella chiesa abbaziale. La navata a cielo aperto è resa ancora più suggestiva dai grandi cespugli di ortensie che la adornano.

Proseguiamo, poi, lungo la costa e, in prossimità di Perros-Guirec e Ploumanac’h, ci fermiamo nelle varie piazzole panoramiche per ammirare la costa di granito rosa dall’alto.

Arrivati a Tregastel, avremmo voluto fermarci e percorrere un tratto del Sentiero dei Doganieri. Tuttavia, la piccola cittadina è invasa da migliaia di turisti, auto parcheggiate ovunque, strade chiuse per la sagra. Decidiamo, a malincuore, di ripartire.

Il nostro itinerario prevede ora di “tagliare” all’interno del Finistere per raggiungere la tappa della notte, la cittadina di Quimper.

Lungo la strada interna, ci fermiamo a Guimiliau: qui si trova uno dei più importanti calvari della Regione. I calvari scolpiti sono nati con una funzione didattica: costruiti tra la fine del 1400 e la metà del 1600, servivano, infatti, a raccontare la vita di Cristo e gli episodi della Bibbia alle popolazioni analfabete dell’epoca, che li “leggevano” camminandoci intorno.

Il calvario di Guimiliau risale al 1588 ed è ornato da oltre 200 figure di pietra.

Possiamo ammirare anche il recinto parrocchiale, composto dal grande arco trionfale d’ingresso, dall’ossario collegato alla chiesa e dal calvario.

Rapiti dalla emozione del luogo, decidiamo di percorrere parte della Route des Calvaires; ritorniamo, quindi, a Saint Thégonnec per visitare un secondo enclos paroissiaux e, infine, ci fermiamo a Sizun, dove il complesso parrocchiale è dedicato al monaco gallese Saint Suliau.

Arriviamo a Quimper verso le sette di sera. Qui soggiorneremo, per due notti, all’Hotel Mercure Quimper Centre (21 bis, Avenue de la Gare, Quimper, € 219,00 per due persone in B&B).

L’hotel è molto bello e ci viene assegnata una stanza tripla, molto spaziosa, mansardata.

Lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio della stazione, proprio di fronte all’albergo.

Per la cena, su consiglio della receptionist, ci rechiamo a piedi in centro: le vie intorno alla Cattedrale e la Place du Beurre sono piene di ristorantini e creperie! Scegliamo un piccolo locale molto caratteristico e scopriamo che il sabato sera alle ore 21.00 è “la fin de la soirée et la fin de la semaine”: così la proprietaria ci spiega perché quasi tutti i piatti sono esauriti! Le galettes che alla fine ci porta sono, però, strepitose e accompagnate da un’ottima birra bianca bretone.

Una passeggiata fino all’hotel ed è ora della nanna.

8 giorno: Presqu’ile de Crozon – Locronan – Douarnenez – Pointe du Van (km 276)

Il nostro itinerario di oggi prevede la visita della penisola di Crozon.

Partiamo presto (dopo una colazione esagerata al Mercure!) perché, prima di far rotta verso il mare, abbiamo deciso di cercare altri due calvari segnati sullo stradario.

Prima tappa: Quilinen. Il paesino è minuscolo, come anche la chiesetta. Davanti, si staglia un calvario molto più piccolo di quelli visitati ieri ma altrettanto suggestivo e sicuramente più antico.

Passiamo poi al recinto parrocchiale di Pleyben, ben più vasto del precedente, che consiste in un calvario (uno dei più belli della Bretagna), un ossario, un ingresso monumentale e una chiesa dedicata a Saint Germaine de Auxerre con due campanili asimmetrici.

Arrivati alla penisola, il cui giro ricorda i famosi “Ring” irlandesi (Kerry, Beara e Dingle), iniziamo la ricerca del primo monumento: l’abbazia di Landevennec. Avevamo letto la storia delle rovine dell’antica abbazia del V secolo ma, seguendo le indicazioni per l’Abbaye de Saint Guenolé, ci ritroviamo in un complesso più moderno che scopriamo essere il nuovo convento. Qui, dopo la Messa, i monaci aprono lo shop per i visitatori e noi non ci facciamo scappare l’occasione di acquistare le famose caramelle di Saint Guenolè, morbide gelatine di frutta, e altre specialità preparate dai frati.

Girando nel piccolo borgo di Landevennec, possiamo ammirare anche la chiesetta di Notre Dame che, come ci spiega la targa, “veglia tranquillamente sul suo cimitero in riva al mare, guardando luccicare la rada di Brest”.

Proseguiamo il tour della penisola dirigendoci a Camaret sur Mer. Il lungomare è pieno di brasserie e ristoranti; inoltre, si sta svolgendo un piccolo mercato artigianale.

Pranziamo nel piccolo bar “Ar Men” e quella che potrebbe essere una breve pausa pranzo si trasforma in uno show della proprietaria/cameriera/cuoca/barista, che durante il servizio abbandona il locale per correre a fare rifornimento di patatine fritte!

Divertiti e rifocillati, percorriamo tutto il lungomare e il molo fino alla piccola Chapelle de Notre Dame de Rocamadour, che prende il nome dai pellegrini diretti a Rocamadour, nella Francia del Sud. La caratteristica di questa piccola chiesa è quella di essere dedicata ai marinai: gli ex voto da questi donati hanno la forma di piccole barche e di salvagenti; inoltre, ancora oggi, le campane della chiesa vengono suonate per guidare in porto i marinai nelle giornate di maltempo.

Saliamo verso le scogliere della Pointe de Penhir. Il panorama è strepitoso: alte falesie e mare azzurrissimo. Non mancano, però, i monumenti: troviamo, infatti, a poche centinaia di metri di distanza tra loro, il ceppo commemorativo ai soldati bretoni caduti in guerra, il Museo della Battaglia dell’Atlantico con alcune casamatte ancora visibili e, infine, un campo di menhir!

La penisola si è rivelata uno dei posti più interessanti dell’intero viaggio; pensando ad un eventuale viaggio futuro in queste zone, non ci dispiacerebbe l’idea di un bagno nelle splendide acque di questa penisola ed un soggiorno più lungo a Camaret.

Lasciamo, però, il mare e imbocchiamo la strada che ci porterà alla nostra meta successiva, il paesino di Locronan. Lungo la D887, che costeggia la collina del Menez Hom, ci incuriosisce il recinto parrocchiale di Notre Dame de Sainte Marie du Menez Hom. Il calvario è splendido e si staglia contro il cielo limpidissimo; la chiesetta è adornata da una immensa pala d’altare policroma e dalle statue dei santi bretoni.

Arriviamo, dopo un’oretta di viaggio, a Locronan, un borgo medievale dove il tempo si è fermato. L’ingresso, infatti, è vietato alle auto; lasciamo, quindi, la vettura nell’apposito parking a pagamento (€ 3,00), dove ci viene consegnato un adesivo che ci permetterà di parcheggiare qui per tutto l’anno 2013!

L’impatto con il borgo è molto forte: casette di granito scuro con finestre e infissi coloratissimi; sulla piazza del paese incombe la cattedrale gotica di St. Ronan, che visitiamo.

Ci dedichiamo poi allo shopping enogastronomico sfrenato: qui si trova, infatti, il negozietto “Au Loup Garou Gourmand”, di cui avevamo letto nel diario di una tpc. L’insegna promette 100 birre bretoni, in vendita e, una volta entrati, ci rendiamo conto che la promessa è mantenuta! Oltre alle birre, acquistiamo caramelle au beurre salè, biscotti bretoni, rilettes di sardine e tonno.

Dopo una sosta alla Creperie Les 3 Fées, per dissetarci con una Orangina e una Breizh Cola, è già ora di rimetterci in marcia.

Arriviamo a Douarnenez all’ora di cena e ci dirigiamo verso il port de plaisance. Anche qui, di fronte alle barchette ancorate per la notte, troviamo tanti piccoli locali e ristoranti, dove ceniamo a base di moules frites (Restaurant La Trinquette, ottima cena per due € 32,00).

La luce è incredibile, sul porto: il sole sta tramontando. Proviamo, quindi, a raggiungere Pointe du Van per vedere il “coucher du soleil” sull’oceano. Arriviamo appena in tempo per assistere a questo spettacolo mozzafiato ed estremamente romantico, dalle alte scogliere della Punta. Vediamo, in rapida successione, accendersi i fari della costa del Finistere.

Dopo una lunga giornata, facciamo quindi ritorno a Quimper.

9 giorno: Quimper – Concarneau – Pont-Aven – Quiberon (km 153)

Dedichiamo la mattina a visitare il centro storico di Quimper.

Entriamo nella spettacolare cattedrale di Saint Corentin, con le sue lunghe guglie innalzate al cielo. Qui, la funzione dei calvari è svolta dalle splendide vetrate istoriate, che raccontano storie di Santi e Beati nonché dei Signori di Bretagna. In particolare, ammiriamo la vetrata dedicata ai Santi Guenolé e Ronan, due degli evangelizzatori della Bassa Bretagna: il primo, fondatore dell’abbazia di Landevennec, che abbiamo visitato; l’altro, eremita a Locronan, dove ancora oggi la cattedrale è a lui dedicata. Come sempre, accendiamo una piccola candela ed usciamo tra le vie del borgo.

Le stradine medievali davanti alla cattedrale sono caratterizzate dalle tipiche case a graticcio e dai piani sporgenti.

Recuperata l’auto, partiamo alla volta di Concarneau.

Oggi, però, sono previste anche due tappe molto care a Marco: ci siamo, infatti, documentati sui birrifici artigianali bretoni e due di questi sono nelle vicinanze.

La prima Brasserie che incontriamo è il birrificio Trimartolod. Degustiamo un’ottima birra chiara insieme al mastro birraio e acquistiamo diverse confezioni di bottiglie (blonde, blanche, stout… chi più ne ha, più ne metta!), da bere in Italia con gli amici.

Raggiungiamo, poi, la cittadina di Concarneau e, non senza qualche difficoltà, parcheggiamo l’auto vicino alla Ville Close fortificata, che ci ricorda una piccola Saint Malo. La via principale, piena zeppa di negozietti di souvenir e prodotti tipici, è letteralmente invasa da turisti.. Noi ci concediamo subito la pausa pranzo al Restaurant Creperie Le Penfret, dove gustiamo le mitiche gallettes completes e due birre bretoni.

Completiamo il giro della piccola cittadina e percorriamo un tratto dei bastioni sul mare: da lì, complice un cielo incredibile, scattiamo qualche foto al porto turistico.

Prima di uscire dalla cittadella, non resistiamo alla tentazione di un gelato artigianale!

Ripartiamo. Sulle strade c’è più traffico del solito e gli spostamenti risultano un po’ più lenti.

Raggiungiamo, tuttavia, il secondo birrificio, la Brasserie de Bretagne – Britt, produttrice dei più famosi marchi di birra bretone. Ancora una volta, degustiamo il prodotto (da veri intenditori!) e acquistiamo qualche bottiglia.

Ci dirigiamo verso Pont-Aven, ma prima di entrare nel paesino tanto caro al pittore Gauguin, visitiamo due luoghi che hanno ispirato il celebre artista. A Nevez si trova il calvario raffigurato nel quadro “Le Christ Vert” del 1889, mentre nella Chappelle de Tremalo possiamo vedere il crocifisso di legno che Gauguin ha dipinto nel quadro “Le Christ Jaune”.

Giunti a Pont-Aven, percorriamo la stradina che costeggia il fiume: ogni angolo è un quadro vivente, con i mulini, le terrazze fiorite, le passerelle di granito. Acquistiamo i biscotti tipici della locale Biscuiterie, nonché un paio di riproduzioni di dipinti del luogo.

Proseguiamo, poi, lungo la costa per raggiungere la Presqu’ile de Quiberon. Qui ci aspetta l’Auberge du Petit Matelot (23, Avenue de Saint Malo, Plage de Penthievre, St, Pierre Quiberon; € 282,00 per due notti in mezza pensione). Il piccolo albergo si trova proprio sull’istmo di Penthievre, dove solo la strada divide il Golfo del Morbihan dall’Oceano.

Prima ancora di entrare in hotel, andiamo a vedere la spiaggia che si trova a pochi metri: la voglia di buttarsi in acqua è tanta! Per ora, ci limitiamo a sentirne la temperatura..

In albergo, ci viene assegnata la stanza n.1, al piano terra: abbastanza ampia, anche se l’arredamento è un po’ “vintage”, ci conquista subito per la comodità della piccola veranda, dalla quale si accede quasi direttamente al mare.

E’ già ora di cena: il ristorante dell’albergo, “La Balise”, è molto conosciuto, tanto da richiedere la prenotazione quasi tutte le sere. Noi abbiamo la cena inclusa e possiamo scegliere tra diverse opzioni. Il cameriere è gentile e ci permette anche alcuni “fuori menu”! Gli antipasti di mare sono da veri gourmet e il pentolone di moules che ci viene servito è praticamente infinito.

Conclusa la cena con dolce e caffè, riteniamo necessaria una passeggiata “digestiva”. Prendiamo l’auto per raggiungere il centro di Quiberon, sulla punta estrema della penisola. Qui, troviamo una cittadina vivace e piena di gente. I locali sul lungomare sono aperti, un mercatino dell’artigiano si svolge tutte le sere di agosto e, sul molo, è in corso uno spettacolo di musiche e danze bretoni.

Ci innamoriamo all’istante della presqu’ile!

10 giorno: Dolmen & Menhir – Spiaggia – Quiberon (km 101)

La mattinata è dedicata alla preistoria: la zona intorno a Carnac, infatti, è uno dei siti megalitici più importanti e famosi d’Europa. Dolmen e menhir si incontrano un po’ ovunque lungo le strade, tutti ben segnalati e la maggior parte accessibili gratuitamente.

Iniziamo dagli Alignements di Kerzhero: a lato della strada D781 sorge un campo ricco di menhir, le grandi pietre disposte in verticale. Seguendo il sentiero, ci inoltriamo nel bosco, dove possiamo ammirare i Giganti di Kerzhero (menhir alti oltre tre metri).

Ci spostiamo al Dolmen di Crucuno, risalente al 4000 a.C. Il dolmen è stato gravemente danneggiato nei secoli, ma ancora oggi si vede la camera quadrata, costituita da nove pietre verticali che sostengono un’enorme tavola granitica di copertura.

Proseguendo sulla R3, incontriamo il Dolmen di Mané Croch, ancora integro: un lungo corridoio coperto, alto circa un metro, conduce alla camera interna formata da quattro piccoli loculi. Siamo soli nel bosco e la visita di questo monumento millenario è impressionante.

Ritorniamo sulla D781, in direzione Plouharnel, dove ci aspettano i tre Dolmen di Rondossec , anch’essi datati 4000 a.C.

Imbocchiamo la strada D768 e alla nostra sinistra appare il sito di Mané Kerioned: nel sottobosco, dormono sereni tre dolmen e un menhir. …

A questo punto, è d’obbligo vedere i grandi allineamenti di Carnac: una volta era possibile passeggiare tra le file sterminate di menhir di ogni grandezza. Oggi, il sito è interamente recintato e vi si accede solo con le visite guidate. Tuttavia, è possibile vedere i menhir seguendo il percorso della D196, che costeggia gli allineamenti di Kermario, Menec e Kerlescan.

Inoltre, sempre lungo la strada, troviamo le indicazioni per il tumulus di Kerkado, una tomba a tumulo sita all’interno di un terreno privato (visitabile al costo di € 1). La stanza interna di questo monumento è costituita da 8 menhir e da una grande tavola come volta; vi si accede attraverso un corridoio alto circa 1 metro e lungo 5. Sulla grande tavola della volta centrale riusciamo a distinguere l’incisione di un’ascia, un simbolo che si trova in altri monumenti preistorici.

Decidiamo di proseguire verso Locmariaquer e la Pointe de Kerpenhir, dalla quale la visuale si apre sul Golfo del Morbihan.

Il paesino è famoso per il sito megalitico, che visitiamo. L’ingresso costa € 5,50 a persona: la visita inizia con un video all’interno del Visitor Centre (l’audio è in francese ma, su richiesta, vengono fornite le cuffie con traduzioni in inglese e tedesco). Il video illustra i lavori di ristrutturazione e conservazione del sito e spiega le ipotesi più verosimili sulla natura dei monumenti megalitici qui ritrovati: il Grand Menhir Brisé, il monolite più grande eretto nella preistoria occidentale, alto più di 20 metri, che oggi giace spezzato in quattro frammenti; il Tumulus di Er Grah, un gigantesco monumento, lungo 140 metri, formato dalla cripta a tumulo priva di accesso e la distesa di pietre antistante e la Table des Merchands, una tomba a tumulo che racchiude la lastra ogivale ricca di graffiti ed iscrizioni: un’ascia, un archetto e un bovide.

Al ritorno, ripercorriamo la D196 per scattare altre foto alle file di menhir di Carnac.

Rientriamo in hotel con un’idea fissa in testa: vogliamo fare il bagno nell’oceano. Il pomeriggio, quindi, è dedicato al relax, alla spiaggia e al mare!

La cena alla Balise bissa il successo della sera precedente: ancora una volta, antipasto, portata principale e dessert sono strepitosi. Anticipiamo l’orario di cena perché vogliamo riuscire a vedere il tramonto sul mare dalla Cote Sauvage: il lato ovest della penisola, infatti, offre paesaggi selvaggi, con scogliere a picco sull’oceano, piccole baie nascoste che si rivelano un paradiso per i surfisti.

Parcheggiamo in uno dei tanti punti panoramici e scendiamo verso la scogliera: lo spettacolo ci rapisce e rimaniamo a guardare il sole che scende all’orizzonte, colorando le pietre, la sabbia e le onde di ogni sfumatura di rosa.

E’ la nostra ultima sera in Bretagna e la trascorriamo di nuovo a Quiberon; stasera, sul molo, c’è un concerto e noi sorseggiamo una Breizh Cola guardando il passaggio di turisti sul lungomare!

A malincuore, verso mezzanotte rientriamo nel nostro piccolo hotel.

Giorno 11: Vannes – Clermont Ferrand (km 686)

Oggi comincia il nostro rientro verso l’Italia.

Abbiamo previsto una tappa intermedia, a Clermont Ferrand, dove dormiremo stanotte.

Al mattino, lasciamo a malincuore la penisola di Quiberon, dopo aver scattato le ultime foto all’oceano e dopo aver saccheggiato la Biscuiterie des Menhirs, famosa per i suoi piccoli menhirs di cioccolato.

Decidiamo di trascorrere la mattinata a Vannes, la capitale medievale del Morbihan. La cittadina si presenta subito trafficatissima, fatichiamo a trovare un parcheggio; una volta scesi dall’auto, però, capiamo il motivo di tanta gente: il mercoledì è giorno di mercato!

Superiamo le bancarelle, che si snodano tra le viuzze strette e antiche del centro, fino ad arrivare alla maestosa cattedrale gotica di St. Pierre, dove è sepolto San Vincenzo Ferrer, uno dei primi evangelizzatori della Bretagna.

Pranziamo nella piazzetta vicino alla cattedrale, alla brasserie LeQuatre, dove ci concediamo un’ultima galette. La piazza è interamente circondata da case a graticcio, con le intelaiature di legno dei colori più disparati.

Nel primo pomeriggio, riprendiamo la via del ritorno, percorrendo le autostrade A11, A85 e A71 fino a Clermont Ferrand, dove ci aspetta l’hotel Best Western Le Relais Kennedy (Boulevard Edgar Quinet, Clermont Ferrand. Pernottamento e prima colazione in camera doppia, € 93,30). L’hotel è comodissimo all’uscita dell’autostrada e, appartenendo ad una catena che già conosciamo, non ci delude: camera grande e pulita, bagno spazioso e moderno, nel giardino c’è anche la piscina!

La chicca è il ristorante di carne La Boucherie, proprio a fianco del Best Western: è aperto fino alle 23,00 e gli ospiti dell’albergo hanno diritto ad uno sconto.

Dopo cena, ci ritiriamo in camera per prepararci all’ultimo giorno di vacanza.

12 giorno: Clermont Ferrand – Chambery – Reggio Emilia (km 771)

Ci alziamo di buon’ora per visitare Clermont Ferrand.

Il paese è la sede storica della fabbrica Michelin, che si trova proprio vicino al nostro hotel: non resistiamo alla tentazione di fare una foto al più grande pneumatico del mondo, esposto davanti al Museo Michelin.

Poco lontano, si trova lo stadio del rugby, sempre intitolato a Michelin. Io-Marco, da appassionato dello sport, faccio acquisti allo shop dello stadio, casa di una delle squadre più importanti della lega francese!

Ci dirigiamo, poi, verso il centro storico, dove ritroviamo il labirinto di stradine strette tipico delle cittadine medievali. La cattedrale di Notre-Dame-de-l’Assomption, costruita in pietra scura, troneggia sulla città dall’alto di una piccola collina. L’interno ci colpisce per le navate altissime e le vetrate istoriate che, con il sole del mattino, si accendono di mille colori.

Dal sacro al profano: la nostra curiosità è attratta dalla boutique Michelin, dove acquistiamo qualche ricordo del pupazzo Bibendum!

Ripartiamo. L’autostrada è, come sempre, enorme e poco trafficata. Decidiamo di uscire a Lione per una velocissima sosta allo stadio dell’Olimpique Lyonnais (e relativo shop): un’abitudine radicata dopo anni di “football grounds hopping” nel Regno Unito!

Infine, prima di rientrare in Italia, attraverso il traforo del Fréjus, ci concediamo un caffè e due macarons in Alta Savoia, nel grazioso paesino di Chambery.

Il nostro viaggio “dalla parte sbagliata della Manica” è finito; ci promettiamo, però, di ritornare in quell’angolo di Francia settentrionale che ci è entrato nel cuore, facendo tesoro dell’esperienza appena vissuta.

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