Dalla caotica quanto meravigliosa Bangkok alla tranquilla Koh Kood, passando per il maestoso Angkor Wat

Viaggio fai da te utilizzando mezzi pubblici partendo dalla eclettica Bangkok, soggiornando in Cambogia per visitare la zona di Angkor Wat e tappa nelle isole thailandesi di Ko Chang e Kok Kood per un relax finale al mare
Scritto da: Anna Codino
dalla caotica quanto meravigliosa bangkok alla tranquilla koh kood, passando per il maestoso angkor wat
Partenza il: 01/01/2017
Ritorno il: 15/01/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Dalla caotica quanto meravigliosa Bangkok alla tranquilla Koh Kood, passando per la maestosa Angkor Wat. 1 – 15 Gennaio 2017

Itinerario: Bangkok – Siam Reap ( Cambogia) – Ko Chang – Ko Kood – Bangkok

Spesa: 1200 € a persona

Quale migliore occasione per tornare in Thailandia che non incappare in un economicissimo volo per Bangkok? Circa otto mesi prima della partenza, infatti, troviamo un volo Qatar a 377 € e ricordando la nostra bellissima vacanza di alcuni anni fa lo acquistiamo. La scorsa volta il nostro viaggio, oltre ad alcuni giorni nella tanto caotica quanto affascinante capitale, è stata una vacanza destinata prevalentemente al mare, tra le meravigliose isole di Ko Lipe e Ko Lanta. Quest’anno decidiamo di associare, vista la vicinanza, la visita della famosa zona dei templi cambogiani e successivamente andare a riposarci prima a Ko Chang e poi a Ko Kood.

Come sempre, più che le guide turistiche, ci sono utili i numerosi diari di viaggio letti, che ci aiuteranno a programmare l’itinerario del nostro viaggio.

DOMENICA 1 GENNAIO: PISA – BANGKOK

Per noi accaniti viaggiatori iniziare l’anno prendendo un aereo è davvero il massimo! E così eccoci qui a Pisa pronti per il nostro volo che partirà alle 1530. Dopo un breve scalo a Doha, riparte la seconda tratta che ci porterà a destinazione.

LUNEDÌ 2 GENNAIO: BANGKOK

Arriviamo alle 13 ( Bangkok + 6 ore) e veniamo accolti da una temperatura piuttosto elevata (34 gradi!!) che tuttavia, non amando particolarmente l’inverno, non ci dispiace affatto.

Ritirati i bagagli, prima di dirigerci verso il centro, ci soffermiamo in aeroporto per comprare una sim e per cambiare soldi in moneta locale. Per la scheda ci sono numerose offerte di diverse compagnie telefoniche. Noi scegliamo un opzione che prevede, per una spesa di 15 euro, internet illimitato per due settimane e 100 bath di traffico. Le telefonate in Italia con scheda locale costano circa 10 bath al minuto, quindi un bel risparmio rispetto all’utilizzo delle compagnie italiane. Di internet se ne potrebbe anche fare a meno, dal momento che in tutti i bar, ristoranti e alberghi è disponibile il wifi, ma tutto sommato a noi è stato utile per trovare luoghi attraverso le mappe o cercare informazioni varie. Per il cambio dei soldi andiamo alla ricerca del Superich (http://www.superrich1965.com/rate.php ) che troviamo davanti alla biglietteria dell’Airport Link. Esistono diverse filiali in tutto il paese di questo cambio (spesso imitato anche nelle insegne da altri), che sembra essere il più vantaggioso. Cambiamo per 1 € = 37 Bath.

Per recarci al nostro albergo scegliamo i mezzi pubblici. I taxi sono di per sè molto economici ma Bangkok è una città molto trafficata e talvolta, soprattutto in alcuni orari, si rischia di trascorrere molto tempo in auto per percorrere brevi distanze. Essenziale nella scelta della sistemazione la vicinanza alle stazioni della metropolitana (MRT) o dello Sky Train (BTS, due efficientissime linee di treni sopraelevati). Entrambe queste soluzioni, veloci ed economiche, permettono di girare per l’intera città. Noi abbiamo scelto un albergo vicinissimo a Silom Street, in una stradina tranquilla e silenziosa (Sunflower place, 24 € a notte senza colazione. Pulito e con personale molto gentile e disponibile a dare informazioni). Sul sito dell’albergo è spiegato molto bene il modo per arrivarci. Dall’aeroporto occorre poco meno di un’ora ed una spesa inferiore a 2 € a testa (Airport Rail Link sino al capolinea, Sukhunvit line sino a SIAM , Silom Line sino a SALA DAENG dalla stazione meno di dieci minuti a piedi e si è arrivati). Siamo molto stanchi e provati dalle varie ore di aereo e dal fuso orario, ma nulla ci ferma e dopo una doccia veloce ripartiamo per Asiatique. Si tratta di una zona serale fronte fiume molto turistica, ma con alcuni negozietti carini e particolari. Il cibo è un pò più caro della media, ma vale sicuramente la pena farci un giro. Per arrivarci occorre prendere lo Sky Train sino a SAPHAN TASKIN, poi andare a piedi sino al molo principale (Sathorn Pier) da dove partono barche gratuite per i turisti dalle 16 alle 2330.

MARTEDÌ 3 GENNAIO: BANGKOK

Nella ricerca di un posto per la colazione, naturalmente disdegnando il Mc Donald’s consigliato dall’albergo, ci imbattiamo in una di quelle meraviglie, che un minuto prima ti chiedi come si fa a mangiarla a quell’ora del mattino e un minuto dopo ti ritrovi a pensare che ne mangeresti ancora. Nella strada tra l’albergo e la stazione della metro, una traversa sulla sinistra pullula di bancarelle che vendono cibo. Tra queste una donnina cuoce in piccoli cestini, dei meravigliosi ravioli al vapore che poi condisce a tuo piacimento con salsa piccante ( e quella proprio non ce la siamo sentita) o salsa di soia. Deliziosi anche per chi, come me, odia i ravioli dei nostri ristoranti cinesi e a colazione mangerebbe solo pane e marmellata. Cercatela e provate! Questa mattina ci siamo svegliati riposati, ma non abbastanza per non cadere nelle rinomate fregature da tuk tuk, sulle quali tra l’altro abbiamo letto e riletto sempre le stesse cose ossia: non fidarsi se ti dicono che i monumenti sono chiusi, spesso ti portano dove vogliono loro, se ti dicono che quello è il negozio migliore della città, stai pur tranquillo che è gestito dal migliore amico dell’autista o per lo meno da quello che gli offre la percentuale migliore. Ma dieci bath ci sembravano convincenti per farci portare al molo delle barche e se uniti ad un viso angelico ed a una gentilezza estrema perché no? Beh forse perché appena arrivati ci rendiamo conto di essere all’attracco di un’ agenzia di imbarcazioni private che non esita a proporci crociere con tanto di mercato galleggiante a prezzi esorbitanti. Fortunatamente abbiamo imparato a dire “no grazie mi hai già fregato troppo oggi…” e a cercare prontamente una soluzione alternativa. Che poi era la prima pensata, cioè quella di arrivare a piedi sino a una fermata del Chao Phraya Espress Boat (sistema di navigazione pubblico) e prendere una barca per raggiungere il Wat Arun. Essendo la nostra seconda volta a Bangkok tralasciamo, infatti, alcune cose già viste, come il Palazzo Reale e il Wat Pho ( che meritano comunque per la loro bellezza e maestosità), mentre ci dirigiamo in questo tempio che si trova dall’altra parte del fiume. Non è semplicissimo capire dove si fermano le barche più economiche, ma chiedendo, ci si può spostare sul fiume per poche monete. Non preoccupatevi del biglietto poiché appena saliti, sarà un attento controllore a scovarvi facendovi pagare il giusto.

Wat Arun ( ingresso 50 bath), è un tempio piccolo, ma con bellissime decorazioni, sulla sponda opposta a quella della fermata de Palazzo Reale. Purtroppo, la ristrutturazione in corso ci impedisce di salire ai piani alti, da dove pare esserci una bellissima vista sulla città. Nonostante abbiamo fatto il pieno di templi e Buddah vari in Birmania, meno di un anno fa, non possiamo non rimanere nuovamente affascinati dai riti di preghiera e dalle composizioni di fiori offerte.

Occorre ricordare che nei templi è richiesto un abbigliamento adeguato che non prevede nè pantaloni corti né canottiere. In certi posti affittano indumenti per coprirsi, ma se porterete con voi un pareo il problema è risolto. Riattraversato il fiume ci mettiamo alla ricerca del Mercato degli Amuleti, non troppo distante dal Palazzo Reale. È un mercato originale, pieno di bancarelle con monete di vario tipo, esaminate con la lente di ingrandimento da interessanti personaggi e amuleti di cui capiamo poco il significato. Un posto dove si respira aria di altri tempi che consigliamo se siete interessati ai mercati insoliti. Girare parte della città a piedi, da l’occasione di osservare quanto la religiosità e le tradizioni abbiano una forte influenza sulla vita di queste persone. Nel mese di ottobre è morto il Re e nell’intera città è ancora visibile il lutto, sia nei numerosi altari sparsi ovunque e addobbati con fasci neri, sia nelle centinaia di donne che si recano a Palazzo Reale in abiti scuri, in segno di rispetto per una figura il cui ruolo va, evidentemente, ben oltre quello politico. Muniti di mappa ci mettiamo alla ricerca di un altro luogo particolare, il mercato dei fiori ( Pak Khlong Talat in Jakkrapert Road). Il mercato è aperto anche di sera, dove pare dia la sua immagine migliore. Ma anche di giorno, si rimarrebbe ore a guardare le donne che, con un’infinità pazienza infilano fiori come fossero perline per costruire le collane e i drappi che vengono portati come offerte nei templi. Ci si perde tra i mille colori e si rimane stupiti da forme mai viste, il tutto in una caoticità più che sopportabile, per lo meno a nostro parere.

Bangkok è una città da amare o da odiare, ma sicuramente da accettare nella sua confusione di motorini che sfrecciano in ogni angolo, di tuk tuk che trasportano turisti poco o troppo convinti, di locali che la sera si animano di improbabili show a sfondo sessuale e di uomini che, trovano in questo mondo di trasgressioni, i loro momenti di felicità.

Per noi, che amiamo le cose inutili e a bassissimo costo, Bangkok è soprattutto Chinatown che raggiungiamo utilizzando nuovamente gli spostamenti sul fiume (fermata RATCHAWONG). Se la giri di giorno Chinatown è perdersi tra i negozi delle vie strettissime e curiosare tra le cineserie vendute in enormi pacchi o in piccoli pezzi, ma a costi davvero irrisori. Insomma ti viene da pensare che qui ci verresti con un container da riempire per poi rivendere il tutto ripagandoti tranquillamente dei soldi del viaggio. Se questo genere di cose non vi interessa, veniteci invece di sera, infilatevi in un ristorante con anatre laccate in ogni dove o (non fate troppo gli schizzinosi) dopo aver scelto il tavolino più lontano dai tubi di scappamento, ordinate i frutti di mare o i crostacei che si muovono ancora sulle bancarelle. Ci concediamo anche un massaggio di un’ora che ci rimette in forma. In Thailandia ci sono centri di massaggi ovunque, tanto che ti chiedi quanto siano pieni di massaggiatori improvvisati, ma devo dire che noi, tutte le volte che ci siamo fermati, siamo stati molto soddisfatti. Inoltre i prezzi sono bassissimi e questa sera con poco più di dieci euro, paghiamo i nostri due strepitosi massaggi. Concludiamo la serata tornando nei pressi del nostro albergo, dove si svolge uno dei più famosi mercati serali del falso, Patpong. Dopo infinite contrattazioni il nostro bottino equivale a due falsissimi orologi Rado, un meraviglioso, quanto poco autentico, portafoglio di Prada e una maglietta. Non siamo per nulla amanti delle firme, ma i falsi acquistati nello scorso viaggio hanno avuto una riuscita meravigliosa, quindi, visto che alla fine i prezzi sono inferiori a quelli di marche italiane sconosciute, vale la pena concedersi una serata di folle shopping. Noi amiamo i mercati più dei centri commerciali, ma per chi fosse interessato nelle vicinanze esiste anche un Silom Centre dove si possono fare acquisti di grandi marche.

MERCOLEDÌ 4 GENNAIO: BANGKOK -SIAM REAP

Per oggi è previsto il trasferimento in Cambogia che è possibile fare via terra, organizzandolo sul luogo con le molte agenzie locali oppure, come da noi scelto, con un volo Air Asia ( 122 € a testa). I voli partono non dall’Aeroporto principale, ma dal Don Muang che abbiamo raggiunto con i mezzi pubblici ( BTS sino a MO CHIT e all’uscita 3 autobus A1 o A2, che in circa 30 min arriva a destinazione). Pur essendo usciti molto presto dall’albergo ( verso le sei), la nostra via delle bancarelle è trafficatissima di affaccendati thailandesi che comprano cibo, quindi non rimane che mischiarsi tra loro e ripetere la nostra colazione a base di ravioli al vapore. È opportuno essere all’aeroporto, molto affollato, due ore prima del volo. In un’ora siamo in Cambogia, muniti del visto fatto on line sul sito www.evisa.gov.kh (40 $ a testa). Il visto si può fare anche direttamente in aeroporto, spendendo qualche dollaro in meno, ma si rischia di perdere tempo in coda. I taxi per il centro hanno tariffa fissa (7 $).

A Siam Reap si può tranquillamente evitare di prelevare moneta locale, perché da ogni parte, mercati compresi, è possibile pagare in dollari. Purtroppo abbiamo uno spiacevole inconveniente. Leggendo recensioni positive avevamo prenotato l’84Hotel, (per altro già pagato con Pay Pal), ma al nostro arrivo ci dicono di aver fatto confusione con le prenotazioni e di non avere una stanza disponibile per noi. Ci restituiscono i soldi e ci prenotano un albergo, a loro dire, di uguale livello facendoci accompagnare lì da un tuk tuk. Nonostante la stanza dell’Angkor Island Home non ci convinceva del tutto, veniamo presi da pigrizia o più che altro, scoraggiati dal caldo micidiale, accettiamo di fermarci tre notti. Scelta non azzeccata poiché la stanza si rivelerà poco confortevole e con la spiacevole presenza di insettini morti sul pavimento. Anche il personale non è stato molto utile nel darci le informazioni richieste. La tariffa di questo posto, che non ci sentiamo proprio di consigliare, è 15 $ a notte ma la cittadina offre moltissime sistemazioni e con pochi dollari in più, si può sicuramente trovare di meglio. Leggendo le recensioni dell’albergo da noi inizialmente scelto, scopriamo che non siamo gli unici ad aver subito questo tipo di inconveniente, il che ci fa pensare che non sia proprio uno di quegli errori che possono capitare. Trascorriamo il resto della giornata gironzolando per il paese, che non offre proprio nulla di interessante, prendendo informazioni per organizzare le due giornate successive. Siam Reap è usata da tutti i turisti come base per la visita dei templi, ma altro non è che un accozzaglia di locali di bassa qualità collocati in pub Street e nelle stradine secondarie, dove il massimo della felicità sembra essere, poter bere alcolici a poco prezzo. Ceniamo in un posto carino, abbastanza vicino al nostro albergo, ma un pò fuori mano rispetto al centro. Il ristorante Love U, zona università; è un posto frequentato da locali, fuori dai circuiti della musica assordante, gestito da studenti molto gentili che serve cibo buono ed economico. Siam Reap è leggermente più caro di Bangkok, ma con una cifra tra i 10 e i 20 $ si riesce tranquillamente a cenare in due. Naturalmente parliamo di posti che tutto sono, tranne ristoranti di lusso che non rientrano proprio nei nostri standard di viaggio.

GIOVEDÌ 5 GENNAIO: SIAM REAP

La giornata di oggi è dedicata alla visita dei templi che si trovano a pochi chilometri dalla cittadina di Siam Reap. La zona si può raggiungere e visitare in diverse maniere. Noi abbiamo scelto un tuk tuk per una spesa giornaliera di 18 $ (contrattando scendono anche a 15), ma si può optare per un taxi (circa 30 $), sinceramente poco sensato, o per un pulmino proposto dalle diverse agenzie del luogo. Ciascuno di questi mezzi vi porterà alla zona di ingresso per il biglietto e successivamente ai vari templi che girerete a piedi. Ci si può spostare anche affittando una bicicletta, ma il gran caldo e le distanze non proprio minime, non ci sembrano favorire questa soluzione. Consigliamo di cercare un guidatore di tuk tuk che parli inglese, in modo che possa raccontarvi anche lui qualcosa del luogo. Attualmente i biglietti costano 20/40/60 $ rispettivamente per un giorno, tre giorni e una settimana, ma dal primo febbraio 2017, è previsto un cospicuo aumento che porterà i biglietti a 37/62/72. Noi abbiamo optato per il biglietto giornaliero ( abbiamo letto, ma non verificato, che consentono l’ingresso dal tardo pomeriggio del giorno precedente). Una valida alternativa potrebbe essere il biglietto da tre giorni, magari usandone anche solo due, per poter vedere i templi con più calma o soffermarvi in luoghi che vi appaiono più suggestivi e per questi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Abbiamo effettuato il tour del piccolo circuito partendo alle sette di mattina dal nostro albergo e rientrando intorno alle 16. Il nostro inglese non è dei migliori e dall’Italia, purtroppo muovendoci troppo tardi, abbiamo contattato alcune guide in grado di parlare italiano, ma risultavano tutte già occupate. Neanche chiedendo sul posto siamo riusciti a trovarne una. È possibile affittare un’audioguida, ma anche questa non in italiano. Abbiamo quindi optato per una guida in lingua inglese, trovata direttamente alla zona dei templi, per la sola nostra prima tappa Angkor Wat, il tempio che è diventato il simbolo della Cambogia, tanto da comparire sulla bandiera. Il costo della guida è stato di 15 $. La guida è indubbiamente molto utile, per apprendere un pò di storia del luogo e per farsi spiegare l’infinita simbologia che compare nel tempio.

Angkor Wat è uno splendore nonostante l’affollamento, reso a tratti, un po’ fastidioso dai pullman di giapponesi che sbarcano agguerritissimi con le loro macchine fotografiche. Ma la visione all’ingresso toglie davvero il fiato e una volta entrati ci si perde tra i bassorilievi e le sculture perfettamente conservate. Noi vi abbiamo trascorso due ore al suo interno, ma ci si passa tranquillamente l’intera mattinata, soprattutto se accompagnati da una guida che vi potrà affascinare raccontandovi le grandi storie della mitologia induista, scolpite nella pietra. La nostra seconda tappa è stata la città di Angkor Thon con, al suo interno, lo spettacolare tempio Bayon. Innumerevoli facce scolpite in ogni dove vi guarderanno in qualsiasi angolo voi siate e vi immergeranno in una atmosfera surreale carica di mistero. Pranziamo in uno dei numerosi ristoranti presenti all’interno del sito, chiaramente più cari (piatti intorno ai 6/7 $). È comunque possibile trovare bancarelle che offrono frutta o altro cibo a prezzi inferiori. Proseguiamo la visita con il Ta Prohm dove la natura fa da padrona. Immense radici di alberi giganteschi escono dalla terra per abbracciare le secolari rocce in un connubio perfetto. Il piccolo circuito prevede anche la visita di templi minori. A noi, ad esempio, è piaciuto molto il Banteay Kdei che si incontra poco prima dell’uscita. La visita ai templi può essere un pò faticosa soprattutto a causa del gran caldo. Tra l’altro, anche qua, si esigono spalle coperte e pantaloni non troppo corti. Ovunque si trova acqua da comprare che vi sarà sicuramente utile, La sera andiamo a visitare il deludentissimo Night Market e ceniamo in una bancarella in pub Street. Proviamo anche a mischiarsi tra i turisti in cerca di divertimento sfrenato, ma dopo un tentativo, con un cocktail a 1,50 $, alle nove siamo già a dormire!

VENERDÌ 6 GENNAIO: KAMPONG KHLEANG

La nostra scelta di oggi cade sulle campagne intorno a Siam Reap. Probabilmente meritano la visita anche i templi più distanti, ma abbiamo voglia di lasciare la Cambogia non senza esserci fatti un’idea, per quanto vaga, di come sia la vita fuori dai circuiti turistici più gettonati. Leggendo alcune recensioni, prenotiamo l’escursione con l’agenzia Triple A Adventures Cambodia (39 $, prenotabile anche online, senza pagare nulla in anticipo dal loro sito. Noi abbiamo prenotato due giorni prima). Consigliamo vivamente questa escursione, molto ben organizzata, con una guida attenta che vi racconta molte cose interessanti e con la visita di villaggi non troppo modificati dal turismo. Ci vengono a prendere in albergo alle 8.30 ed insieme ad altre nove persone ci accompagnano per alcuni chilometri fuori Siam Reap, in una zona rurale dove ci fermiamo. Muniti di biciclette ci rechiamo in una scuola dove centinaia di bambini sorridenti ci vengono incontro e si fanno fotografare ridendo a crepapelle quando si rivedono nelle foto. Proseguendo, sempre in bicicletta, raggiungiamo il mercato locale, dove nemmeno qui nessuno sembra particolarmente infastidito dalla nostra curiosità e dalle nostre foto. Raggiunto il fiume, ci rechiamo con un’imbarcazione al villaggio Kampong Khleang sull’immenso lago Tonle Sap. Qui le case costruite su palafitte hanno una doppia entrata, quella dalla strada per la stagione secca e quella dall’acqua per la stagione delle piogge, quando l’unico mezzo di trasporto rimane la barca. Dopo un pranzo a base di noodles e riso in una casa locale esploriamo la zona circostante e ci imbattiamo in una cerimonia per un matrimonio. Passare dal curiosare dall’esterno, nel rispetto di questa gente, a trovarsi parte del corteo che porta cesti di frutta e cibo verso la casa della sposa è un attimo. La gente ci fa ben presto capire che non siamo affatto di troppo e ci ritroviamo a fotografare il bel gruppo familiare accanto al fotografo ufficiale! Qualcuno sembra persino dispiacersi quando diciamo che dobbiamo ripartire! Ripresa la barca raggiungiamo il villaggio vietnamita, fatto da case mobili che vengono spostate a seconda delle stagioni. Sulla via del ritorno ci fermiamo ad assaggiare dell’ottimo sticky rice cotto nel bambù e intorno alle 17 siamo in albergo. Questa escursione ci ha permesso di lasciare la Cambogia con un’idea diversa da quella che ci saremmo fatti rimanendo solo a Siam Reap. Purtroppo in questa cittadina sembra essere partita la gara allo spennamento del turista. Le persone, o perlomeno quelle incontrate da noi, non sono particolarmente gentili, i venditori e gli autisti di tuk tuk sono insistenti e talvolta diventano fastidiosi, l’aria che si respira è quella dei posti dove i turisti tanto vengono ugualmente comunque li tratti. Ma appena fuori le cose cambiano. I sorrisi delle persone, le manine dei bambini, le case semplici ma dignitose, ci hanno fatto capire che tutto intorno c’è ben altro e che vale la pena andarlo a scoprire.

Visto che a Siam Reap è la base ideale per la visita dei templi il nostro consiglio è di arrivare qui con le idee chiare sui costi delle cose. Questo vi permetterà di contrattare il giusto con tassisti che sparano cifre improponibili, guide che vi raccontano quanto siano alte le tasse da dare allo stato, ma non mostrano neanche l’ombra di un tesserino, alberghi che costano anche troppo per quello che offrono.

SABATO 7 GENNAIO: SIAM REAP – KO CHANG

Previsto per oggi il lungo trasferimento verso l’isola di Ko Chang. Le agenzie propongono un trasferimento “diretto” promettendo tempi ben diversi da quelli descritti nei racconti di viaggio. Parecchi viaggiatori parlano di traversate infinite e faticose che portano a destinazione non prima delle otto di sera. Gli spostamenti in aereo ti riportano a Bangkok e da lì a Trat con una spesa, nel periodo in cui abbiamo viaggiato noi, non indifferente. Non avendo nessuna voglia di arrivare tardissimo e sfiniti, abbiamo optato per investire qualche soldo in più e spostarci con i taxi privati. Certo soluzione più costosa, ma non esageratamente se si tiene conto del fatto che, partendo alle 6, alle 1430 eravamo nel nostro albergo. Organizzare questo tipo di spostamento è semplicissimo e non crea particolari problemi almeno nella direzione in cui lo abbiamo fatto noi. Taxi da Siam Reap a Poipet (prenotato con l’agenzia di fronte all’albergo) 35 €, ci mette due ore per arrivare al confine. Avevamo anche provato a bypassare l’agenzia, chiedendo il costo direttamente al tassista che dall’aeroporto ci ha portato in albergo, ma questo gran furbone ci aveva chiesto ben 80 $! Scesi dal taxi si va a piedi verso la frontiera. La zona non è delle migliori, ma neanche terribile, basta procedere dritti e non fermarsi ad ascoltare chi propone spostamenti alternativi. Fondamentale farsi mettere il timbro di uscita dalla Cambogia, altrimenti vi rimanderanno indietro. L’operazione è piuttosto veloce e occorre consegnare una copia del visto cambogiano. Procedendo a piedi ancora 500 m, si deve fare una lunghissima coda ( per noi, sul posto già alle otto di mattina, solo un’ora, ma se si arriva più tardi il tempo necessario potrebbe raddoppiare) per poter avere sul passaporto il timbro di entrata in Thailandia. Poco più avanti dell’uscita c’è una baracchetta per i taxi per Trat. Già ci vedevamo a contrattare all’infinito, ma i prezzi sono fissi: 2500 bath ossia 67 €. Quindi costo totale del trasferimento poco più di 100 €, ma si viaggia comodissimi e si riducono notevolmente i tempi. Tenendo conto che noi in questa maniera ci abbiamo messo otto ore, non risulta difficile credere che in pulmino con più persone, che parte più tardi e che effettua anche fermate prima dell’arrivo, si arrivi almeno a dieci, rischiando anche di perdere l’ultimo traghetto. Il taxi ci ha accompagnato sino al porto dove siamo saltati su una barca in partenza spendendo probabilmente più del dovuto (330 bath a testa , mezz’ora di tragitto in barca più trasferimento in albergo). Avremmo dovuto soffermarci e contestare, ma la voglia di arrivare era troppa e abbiamo evitato. Al porto di arrivo, nel nord dell’isola, un pulmino ci ha accompagnato al nostro albergo. Ko Chang offre tantissime sistemazioni per lo più sulla costa occidentale dell’isola dove ci sono le spiagge. Noi abbiamo scelto il Paradise Bungalow molto carino, pulito, stanze coloratissime e con un ragazzo molto gentile alla reception (25 € a notte). Il nostro bungalow era in una zona tranquilla nel giardino a cinque minuti a piedi dalla spiaggia. La zona è Kai Bae Beach, poco lontana dalla più mondana Lonely beach. A noi questa zona è piaciuta, sia per la lunga spiaggia di sabbia, sia per la vasta scelta di ristoranti e locali di diverso tipo. Sulla spiaggia si possono affittare canoe e ovunque motorini per poter girare il resto dell’isola. I ristoranti chiaramente pullulano di pesce fresco bene esposto e hanno prezzi più che contenuti. Sulla spiaggia è possibile vedere i cuccioli di elefanti con i quali, a pagamento, i bambini possono giocare nell’acqua. A parte che si tratta di animali meravigliosi ed è inevitabile fermarsi a guardarli o avvicinarsi per accarezzarli è davvero difficile non pensare ai metodi quasi sicuramente poco teneri usati per addestrarli e renderli così docili.

Ko Chang è un’isola caratterizzata da una rigogliosa vegetazione, per cui tutte le agenzie propongono trekking, nella jungla anche a dorso di elefante, ma noi, amanti del mare, abbiamo scartato questo tipo di proposte. Dopo aver mangiato dell’ottimo pesce fresco in uno dei ristoranti lungo la strada, trascorriamo il resto della serata al Seabreeze vicino al nostro albergo, ascoltando una band con personaggi alquanto bizzarri che suona ottime cover di brani rock. Purtroppo il tempo non è dei migliori e, nonostante siamo in stagione secca, nel tardo pomeriggio e in serata piove.

DOMENICA 8 GENNAIO: KO CHANG

Graziati dalle condizioni meteo, che tanto ci preoccupavano, onoriamo la domenica dedicando l’intera giornata al riposo sulla spiaggia, tra un piatto di noodles e un succo di frutta fresco. Non aspettatevi il mare dei Caraibi perché la sabbia finissima e le maree a cui è soggetta la spiaggia, rendono l’acqua lievemente torbida. Ma fare il bagno in acqua tiepida a meta gennaio, mentre ci arrivano notizie di una Italia stretta nella morsa del gelo, non ha comunque prezzo! Nella notte rimaniamo in ascolto di uno strano verso di animale, simile al suono fatto dai giochini dei bimbi che se si schiacciano suonano, che scopriremmo poi essere un geco di grandi dimensioni, tipico della zona.

LUNEDÌ 9 GENNAIO: KO CHANG

Oggi partecipiamo ad un’escursione nel parco marino di Koh Rang acquistata ieri, insieme al trasferimento per Ko Kood presso l’agenzia Max Tours sulla via principale. La si riconosce perché è l’unica con le proposte dei prezzi scritte a mano all’esterno ed è quella che ci ha fatto i prezzi migliori: 580 bath a testa per l’escursione ( escluso l’ingresso al parco marino di 200 bath,che si paga direttamente a Bang Bao prima di salpare) e 700 bath per il trasferimento a Ko Kood. Tutte le agenzie propongono giri equivalenti per lo snorkeling, con la differenza del tipo di barca utilizzata: barca lenta, come quella scelta da noi, o barca veloce, una sorta di grosso motoscafo. Nel secondo caso l’escursione è più costosa. Non immaginatevi di vedere i fondali del Mar Rosso, ma qualche pesciolino colorato si vede soprattutto nella prima tappa (Koh Yak Lak). Oggi è una giornata ventosa e alla partenza il personale di bordo distribuisce pastiglie per il mal di mare che, fortunatamente, è un problema che non abbiamo. La giornata trascorre piacevolmente con altre soste tra isolette e piccole spiagge (Koh Ang, Koh Mapring, Koh Yak Yai, Koh Wai). Sulla barca viene servito un pranzo a buffet, sul quale è meglio sorvolare in quanto a qualità del cibo. Nel complesso l’escursione non è niente di imperdibile, ma comunque piacevole se si vuole trascorrere una giornata diversa. Ceniamo nel primo ristorante sulla spiaggia, con tavolino direttamente sulla sabbia, gustando scallop ( capesante) e crab soft shell ( piccoli granchietti che essendo in fase di muta possono essere mangiati interamente) due piatti entrambi consigliatissimi. Dopo cena ci armiamo di coraggio e decidiamo di affrontare il rinomato massaggio thailandese. Ci fanno cambiare dandoci una camicia e dei pantaloni larghi e in men che non si dica ci troviamo aggrovigliati in posizioni impossibili, con una massaggiatrice a cavalcioni su di noi che ci tritura le nostre povere ossicine con gomiti e piedi. Insomma nulla a che fare con il tipico massaggio rilassante, visto che si passa tutto il tempo terrorizzati ad immaginare quale sarà la mossa successiva, ma alla fine ( o sarà forse perché è finito?) il corpo ne trae un beneficio. Sono entrata con un dolore in mezzo alla schiena. che avevo da qualche giorno e ne sono uscita senza!!

MARTEDÌ 10 GENNAIO: KO CHANG – KO KOOD

Alle nove parte la nostra barca (scelta barca veloce perché quella lenta ci mette ben sei ore) e ci vengono a prendere direttamente al nostro albergo, anche se vicinissimo al molo di partenza. Infatti tutte le volte che si acquista un trasferimento in Thailandia è generalmente incluso un servizio door to door che ti preleva e ti accompagna direttamente all’alloggio scelto o al molo di partenza di una barca, piuttosto che ad un autobus. Ci stupisce sempre la caotica organizzazione perfettamente funzionante di queste situazioni, dove ognuno viene marchiato con un adesivo spiaccicato sulla maglietta. Talvolta, soprattutto nel caso in cui ci si sposti con mezzi diversi, ci si sente trasportati come del pacchi, si perde l’orientamento, si seguono indicazioni di qualcuno che ti chiedi come faccia a riconoscerti e si arriva esattamente alla destinazione scelta! Alle 11, dopo aver saltato un pò sulle onde ed esserci lievemente bagnati, siamo a Ko Kood (detta anche Ko Kut). Abbiamo scelto una delle sistemazioni più economiche (21 € a notte stanza con ventilatore e acqua calda), ma con ottime recensioni che confermeremo sicuramente. I bungalow del Cozy House sono curati e posizionati in una splendida e tranquilla posizione sul fiume, gestiti da una simpatica coppia padre e figlia. Sono a disposizione dei clienti alcune canoe gratuite per muoversi immersi in una fitta vegetazione. È possibile farsi cucinare qualcosa chiedendolo in anticipo, ma sulla strada principale vi sono alcuni ristoranti tra cui il Ra Beang Mai Restaurant in cui abbiamo pranzato e cenato divinamente. A dieci minuti a piedi, c’è una spettacolare spiaggia di sabbia bianca ed acqua cristallina (Khong Chao) dove trascorriamo il pomeriggio. Sulla spiaggia ci sono alcuni resort dai prezzi, almeno per noi, improponibili, ma non usufruendo dei lettini è possibile sdraiarsi dove si vuole e volendo anche accedere a ristoranti e bar dei resort.

MERCOLEDÌ 11 GENNAIO: KO KOOD

Questa mattina esploriamo la zona circostante per capire come è fatta questa particolare isola e per andare alla ricerca di qualche altra spiaggia. È possibile affittare motorini per circa 300 bath al giorno, ma dal momento che noi non siamo guidatori proprio esperti, preferiamo muoverci a piedi, il che di solito ci fa sempre scoprire angolini particolari ed interessanti. Dopo una lunga camminata sulla strada che prosegue dopo il molo in cui siamo arrivati, e dopo l’ultimo tratto aiutati da un camion che trasporta cemento e che si è fermato offrendoci un passaggio, raggiungiamo l’Ao Noi Resort con una piccola spiaggia antistante. Mentre il resort sembra trascurato e poco accogliente, la spiaggia offre un bel colpo d’occhio con un pontile sul mare che invita a fare foto da cartolina. Facendoci aiutare dalla mappa del navigatore del telefono, scopriamo un sentierino che costeggia il mare e che dopo un tratto di cammino, spunta nel meraviglioso AwayResort, in pratica evitandoci tutto il salitone fatto sotto il sole. Quindi se, come noi, volete raggiungere a piedi questa zona basta andare all’Away resort, girare a sinistra nella stradina sotto i bungalow e proseguire sino al sentiero da noi fatto al ritorno. Ko Kood non ha un vero e proprio centro, i punti dove si trovano cibo, motorini da affittare e bar coincidono per lo più con i vari resort e alberghi esclusi alcuni chioschetti locali. In uno di questi ci fermiamo a bere un succo di frutta fresco. Trascorriamo il pomeriggio sulla stessa spiaggia di ieri, che ci piace di più di quella visitata oggi. Prima dell’ingresso un carrettino vende pannocchie e frutta tagliata in sacchetti, ottima per un pranzo veloce. All’estremità della spiaggia un sentiero porta al Good View, bar e resort che offre una vastissima scelta di buonissimi succhi. La lunghissima spiaggia termina con una lingua di sabbia, proprio dove il fiume che passa davanti al nostro albergo si unisce con il mare, in una congiunzione di acqua verde e blu davvero bella. Sia al Good View che poco più avanti è possibile farsi fare massaggi a prezzi nettamente più economici di quelli proposti dai resort che arrivano sino a 1200 bath, ma visto che si tratta di posti piccoli in certi orari occorre la prenotazione.

GIOVEDÌ 12 GENNAIO: KO KOOD

Muniti della canoa messa a disposizione dall’albergo partiamo in prima mattinata verso lo cascate. Pagaiando per una ventina di minuti sull’acqua circondata da mangrovie, immersi in un’atmosfera rilassante quanto carica di avventura stile Indiana Jones, si arriva ad un punto con l’indicazione “waterfalls”. Lasciando la canoa e proseguendo a piedi (indispensabili sandali o scarpe) si raggiungono le cascate, in questa stagione non troppo floride, ma comunque belle soprattutto per la grande piscina naturale sottostante, in cui è possibile fare il bagno. Pomeriggio a goderci il sole degli ultimi giorni di vacanza e a fare, ahimè, gli ultimi bagni in questa stupenda acqua tiepida e trasparente.

VENERDÌ 13 GENNAIO KO KOOD – BANGKOK

La compagnia Boonsiri (ha anche un sito sul quale si possono vedere prezzi o orari) organizza il trasferimento a Bangkok per 850 bath. Abbiamo acquistato il biglietto direttamente dall’albergo. L’alternativa più economica, è acquistare il solo trasferimento per Trat e poi da lì prendere un autobus che dicono esserci ogni ora. Anche se in questo modo si risparmia qualcosa, abbiamo optato per la prima soluzione che comprende sia il trasporto in barca che autobus. Alle otto ci vengono a prendere in albergo e mentre i proprietari ci salutano con grandi sorrisi porgendoci bottiglie di acqua “free”, ci troviamo inaspettatamente ad asciugarci le lacrime. Sarà anche un modo per ingraziarsi il turista, ma a noi questo modo piace tanto. Ci si sente a casa in un posto dove sei stato solo tre giorni e che probabilmente non rivedrai mai più. Dopo un tragitto in pulmino di mezz’ora sino al porto principale saliamo su una comodissima barca che, in poco più di un’ora, ci porta sulla terraferma. Altro trasporto di bagagli super organizzato sino all’autobus che ci porterà a Bangkok, un autobus a due piani dall’arredamento un po’ kitsch, tendine comprese, ma con molto spazio tra i sedili. Poco dopo le 16 siamo a Bangkok e scendiamo alla fermata dell’Airport Link (fermata precedente a quella dell’aeroporto). L’autobus effettua anche una seconda fermata a Khao San Road, utile solo se alloggiate in quella zona, visto che la strada non è vicina a nessuna fermata della metropolitana. Con i mezzi raggiungiamo il nostro Sunflower Place dove ci chiedono come sia stato il tempo durante il nostro viaggio e ci dicono che, in maniera insolita, anche a Bangkok nei giorni scorsi è piovuto molto. Alla sera raggiungiamo il Rachada Night Market (fermata MRT Thailand Cultural Centre; il mercato si trova dietro al centro commerciale Explanade). Si tratta di un mercato dove non si trovano da comprare molte cose particolari, ma vale la pena andarci per l’ambientazione vintage. Vecchi pulmini Volkswagen sono trasformati in bar o altri tipi di punti vendita, i locali sono arredati con bidoni dipinti, trasformati in poltrone esponendo vecchie moto o altri oggetti di arredamento stile anni 60/70, accanto ai negozi di abiti usati e barbieri per uomo arredati a tema. Anche la scelta del cibo è molto varia ed originale, dalle bancarelle che vendono dagli insetti agli spiedini di carne o pesce sino a ristoranti con una sorta di piccolo barbecue su ogni tavolo. Ceniamo in un posto alquanto particolare dove ordiniamo un secchiello di frutti di mare e crostacei che al loro arrivo vengono rovesciati su una tovaglia di carta. Niente coltello nè forchetta ma solo guanti di plastica per affrontare il tutto con le mani! Cibo gustoso e ben condito con una salsina tipo barbecue lievemente piccante, prezzo assolutamente modico. Il mercato è frequentato soprattutto da asiatici e si incontrano pochissimi turisti.

SABATO 14 GENNAIO: BANGKOK – DOHA

Essendo l’ultimo giorno della nostra vacanza un sabato, non possiamo che destinarlo al Chatuchak Market aperto solo nei week end (fermata Bts MO CHIT). È uno dei più grandi mercati mai visitati. Vi puoi trovare veramente di tutto compresi animali, dai più banali cani e gatti sino ai più strani, tipo lucertolone che ti chiedi, davvero, come fai a tenertele in casa. E poi abbigliamento, borse, arredamento, artigianato, souvenir. Noi ci eravamo già stati cinque anni fa e ci aveva davvero entusiasmato. Questa volta, nonostante alcuni acquisti fatti, l’entusiasmo è stato minore. Ricordavamo una vasta scelta di oggetti non visti da altre parti e prezzi davvero bassi, mentre questa volta non abbiamo trovato nè uno nè l’altro. Ma forse, vista l’immensità del mercato, non siamo semplicemente capitati nelle zone giuste. Anche il cibo, tuttavia, un semplice piatto di noodles ad una bancarella sul perimetro del mercato, è stato tra i più cari di tutta la vacanza. In ogni caso un giro in questo posto vale la pena farlo, perdersi nelle contrattazioni, cercare inutilmente di capire qualcosa dalla mappa delle bancarelle e andare alla ricerca di buoni affari. Naturalmente la folla abbonda per cui utile essere li all’apertura delle nove e fare molta attenzione a zaini e portafogli. Alle 1930 parte il nostro volo per Doha.

DOMENICA 15 GENNAIO: DOHA – PISA

Dopo un lungo scalo prendiamo il secondo aereo e arriviamo a Pisa alle 12.

Terminiamo il nostro racconto con alcuni consigli pratici che potrebbero esservi utili nell’organizzazione del vostro viaggio.

Sistemazioni: noi abbiamo prenotato tutto dall’Italia scegliendo in base alle recensioni di altri viaggiatori ed utilizzando i soliti siti (Booking, Hotel.com…) o talvolta scrivendo mail direttamente all’albergo. In Thailandia è possibile trovare sistemazioni più che decenti a prezzi economici oppure concedersi di viaggiare in hotel di lusso a prezzi nettamente inferiori ai nostri.

Temperatura e meteo: molto caldo a Bangkok e Siam Reap, più ventilato nelle isole. I mesi da Dicembre a Febbraio sono indicati come la stagione migliore per visitare questa zona, ma purtroppo ultimamente le stagioni sono piuttosto confuse. A noi a parte il cielo a tratti coperto nelle isole e qualche acquazzone serale non è andata troppo male ma, negli stessi giorni, a Ko Lipe ci sono stati nubifragi importanti.

Elettricità: in alcuni posti è necessario un adattatore tipo americano.

Cucina: se vi piace il genere è veramente difficile mangiare male in Thailandia. La scelta è varia, tra piatti a base di carne, pesce e verdura. Fate attenzione al loro “little spicy” che corrisponde spesso al nostro molto piccante! La frutta è buonissima, non perdetevi i succhi freschi, compresi quelli per strada a Bangkok di melograno e mandarino, non pericolosi perché fatti con acqua delle bottiglie.

Soldi: non abbiamo mai prelevato al bancomat perché le commissioni sono molto alte, ma portato con noi euro, cambiati in Thailandia e dollari usati in Cambogia.

Difficoltà del viaggio: praticamente nulla. Facilissimi gli spostamenti sia a Bangkok, con segnaletica in inglese molto chiara, sia tra i vari luoghi da noi visitati. Ovunque si trovano agenzie del posto che propongono pacchetti, escursioni e trasferimenti. Obbligo contrattare tutto anche in agenzia! La gente del posto è quasi sempre sorridente e gentile. Da nessuna parte abbiamo percepito qualche sorta di pericolo.

Con il senno di poi: questo è un viaggio che si può tranquillamente fare con il bagaglio a mano. Ovunque si trovano lavanderie che per un euro vi lavano un kg di roba. Nelle isole si gira con abbigliamento informale anche di sera soprattutto se, come noi, non sentirete l’esigenza di frequentare locali alla moda. Shampoo, bagnoschiuma e saponi costano un terzo per cui vale la pena comprarli sul posto. Utile portarsi una borsa di quelle pieghevoli da riempire con gli acquisti fatti o altrimenti potrete comprare anche quella.

Luoghi da visitare quando sicuramente si tornerà: A Bangkok abbiamo ancora alcuni luoghi in lista che non siamo riusciti a vedere: – mercato di Pratunam: famoso per i prezzi dell’abbigliamento. – Talad Rot Fai Market : mercato vintage aperto solo sabato e domenica sera e nel quale pare si incontrino personaggi vestiti a tema. – isola artificiale di Koh Kret leggermente fuori dal centro della città, ma raggiungile in taxi dalla fermata fluviale Nonthaburi. – casa di Tiziano Terzani anche se ormai trasformata in ristorante.

Tra le isole potrebbe essere piacevole passare qualche giorno in assoluta tranquillità a Ko Way o a Ko Mak, isole che offrono pochissimo in quanto a servizi, ma che proprio per questo sembrano essere interessanti ed incontaminate dal turismo di massa. In ogni caso la Thailandia offre miriadi di isole diverse, dalle più turistiche alle più selvagge, per cui è possibile tornarci innumerevoli volte scegliendo sempre destinazioni diverse.

Concludiamo dicendo che questa vacanza ce la siamo proprio goduta, dal giusto mix di visite interessanti, alla buona cucina, al relax al mare. Il lato economico ha, inoltre, il suo peso nella nostra valutazione del tutto. La cifra riportata all’inizio del racconto è comprensiva di acquisti, massaggi, aperitivi che non ci siamo certo fatti mancare. Per cui mettetevi subito alla ricerca di qualche offerta sul volo e partite sicuri del fatto che non rimarrete delusi!



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