Dall’Adriatico all’Atlantico
Il giorno successivo tappone verso Arles nella Provenza romana.
La cittadina ha dimensioni contenute e ci consente di vedere in una veloce passeggiata l’obelisco, il teatro antico del I secolo a. C. e l’anfiteatro romano (90 d.C.) che poteva raccogliere fino a 20.000 spettatori.
Poiché ci rimane parecchio tempo a disposizione decidiamo di metterci sulle tracce di Van Gogh che è venuto qui nel 1888.
Nella cittadina è stato creato un vero e proprio circuit Van Gogh che comprende una decina di pannelli dislocati nei punti della città dove il pittore dipinse alcuni dei suoi capolavori.
La giornata è splendida e la luce, i colori, l’energia e l’atmosfera del luogo sono tutti magnificamente sublimati nelle opere dell’artista.
Proseguiamo per Avignone dove pernottiamo all’hotel Cristol, una specie di Bates motel (quello di Psycho) ma con molto più charme.
Ceniamo all’aperto in un bel ristorante dove tempestiamo la cameriera di domande per quella che è la nostra prima cena in Francia fino a quando questa inizia a sbuffare; non ci sentiamo per niente in colpa perché in una località turistica come questa il menù è in francese o in francese.
Facciamo alcune foto all’imponente Palais des Papes dove dal 1309, per una settantina di anni, si sono insidiati i Papi in fuga dai disordini politici di Roma.
Visitiamo i giardini dai quali godiamo di una splendida vista sul Rodano e sul mitico Mont Ventoux, dove si sono svolte epiche battaglie durante il tour de France, rimpiangendo amaramente di non avere le nostre bici con noi.
Sulla strada per Nimes facciamo una deviazione verso il Pont du Gard, un monumentale acquedotto romano che armonizza arte, ingegneria e architettura. I guardiani però non ci consentono di visitare l’ordine superiore del ponte (aperto solo ai gruppi) dimostrando poca riconoscenza nei confronti di coloro che hanno consentito ai Galli di irrigare i loro cereali.
A Nimes però i francesi si fanno perdonare, i negozianti del centro ci accolgono offrendoci un bicchiere di un ottimo Champagne ghiacciato.
Il monumento più importante della città è l’anfiteatro romano eretto intorno al 100 d.C. dove si tenevano spettacoli di gladiatori e ora malauguratamente si tengono corride.
Durante la nostra visita invece è in corso un festival musicale.
Pernottiamo al B&B hotel Nimes Centre.
Il giorno successivo arriviamo a Carcassonne che era una delle più importanti roccaforti medioevali degli “eretici” Catari. Vista da lontano la cittadella che sporge da uno sperone roccioso con parapetti e torrette sembra uscita da un cartone di Walt Disney dall’interno invece, i molti negozi di ricordini dozzinali la fanno assomigliare a Gardaland.
Ceniamo all’interno della cittadella che di sera, con i negozi chiusi, con pochi turisti e con una illuminazione molto ben studiata ci riporta ad una atmosfera misteriosa e senza tempo.
Pernottiamo al Brit Hotel Bosquet.
La tappa successiva è di alleggerimento. Arriviamo nel paese di Arlgelès Gazost, un paesino montano d’altri tempi ai piedi del mitico Tourmalet; la signora alla reception ci chiede dove sono le bici rigirando così il coltello nella piaga. Pomeriggio alle terme e pernottamento al Café les Fleurs.
E’ arrivato il momento mistico della vacanza; arriviamo a Lourdes e, miracolo, troviamo subito parcheggio in centro.
La visita al Sanctuaire di Notre-Dame de Lourdes ci crea una certa emozione. La grotta di Bernadette, la messa, i canti di un coro irlandese, la speranza dei molti malati hanno un pathos che ci fa dimenticare il lato eccessivamente commerciale dei negozi di souvenir, hotel e insegne al neon.
Partenza per Bordeaux dove pernottiamo per due notti al Teneo aparthotel Bordeaux Begles; un bel hotel appena fuori dal centro dove però malheureusement l’ascensore non funziona.
E’ arrivato il momento del lato naturalistico e selvaggio della vacanza; visitiamo l’elegante cittadina balneare di Arcachon nei cui pressi sorge la dune du Pilat la più grande duna d’Europa lunga più di tre chilometri e alta più di cento; guadagnata la vetta godiamo di un panorama incredibile sull’oceano, sui banchi di sabbia e sulle selvagge foreste di pini.
Bagno nelle scure acque del mare e indimenticabile cena a base di ostriche sul lungomare della cittadina al tramonto.
Dall’ufficio turistico della bella e maestosa Bordeaux cerchiamo di prenotare una visita in alcuni dei più rinomati chateaux ma ci sentiamo dire che bisogna prenotare con almeno tre mesi di anticipo e il costo a persona è di circa 150 euro. Ripieghiamo così per una cantina meno prestigiosa del Medoc comunque curatissima e professionale dove ci vengono fatte visitare le vigne, le cantine e ci viene offerto un micro assaggio del preziosissimo vino.
Sulla strada del rientro ci fermiamo a Saint Emilion un affascinante villaggio medioevale con negozi enogastronomici elegantissimi, curatissimi e purtroppo costosissimi.
Visitiamo un’altra cantina che domina dall’alto i propri vigneti e che scrive sulle proprie etichette made with love; visitiamo la sterminata rete di grotte sotterranee dove vengono invecchiate le prestigiose bottiglie.
Proseguiamo tra i campi e le foreste della Dorgogne ed arriviamo a Sarlat la Caneda (dove alloggiamo all’hotel Albizia).
Ceniamo nella bellissima cittadina medioevale ricca di negozietti con una vasta proposta di tartufi, noci, vini e foie gras. Uno di questi negozi mostra orgogliosamente un video in cui vengono ingozzate le oche con un imbuto!
Il giorno successivo visitiamo Rocamadur, un centro posto su uno spuntone roccioso. La località è meta sin dal medioevo di pellegrini attratti dai poteri di guarigione della Vergine Nera che si trova nella cappella del Santuario.
Dalla città vecchia i pellegrini salivano in ginocchio fino al santuario, noi invece optiamo per l’ascensore poiché il nostro sacrificio è stato quello di passare attraverso il solito souvenirificio del centro.
Raggiungiamo Lione dove pernottiamo all’Hotel Ibis Budget situato in un quartiere non esattamente all’altezza della Rive gauche parigina.
Ottima cena in un ristorantino del centro; non a caso la gastronomia di Lione è la più rinomata del paese.
Il giorno successivo mentre passeggiamo nel quartiere medioevale vediamo apparire militari in assetto di guerra e veniamo a sapere che nei pressi della città c’era stato un attentato. Decidiamo di non prendere la metropolitana e ci godiamo l’ultima mattinata in Francia.
Per spezzare il viaggio di rientro ci fermiamo nelle langhe (e dove se no?) a Sinio dove dopo un’abbondante cena (rispetto ai parametri francesi) decidiamo di perderci volontariamente durante una passeggiata tra i vigneti.
Alla fine del viaggio avremo percorso più di 3.500 chilometri da Trieste, ma ne è valsa la pena perché in Francia si viene trattati veramente bene, a patto di non essere un oca.