Dal Maine alla grande mela

Siamo Cristina e Marcello, e con questo viaggio abbiamo realizzato un sogno comune: andare negli States. Ci affidiamo ad una agenzia per l'acquisto del volo, e il resto lo prenotiamo noi via internet o ci affidiamo al caso in loco. Visto che in caso di infortunio o di problemi di salute l'assistenza negli Stati Uniti è molto cara, prima di...
Scritto da: kri&marc
dal maine alla grande mela
Partenza il: 07/08/2006
Ritorno il: 22/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Siamo Cristina e Marcello, e con questo viaggio abbiamo realizzato un sogno comune: andare negli States.

Ci affidiamo ad una agenzia per l’acquisto del volo, e il resto lo prenotiamo noi via internet o ci affidiamo al caso in loco. Visto che in caso di infortunio o di problemi di salute l’assistenza negli Stati Uniti è molto cara, prima di partire abbiamo sottoscritto un contratto d’assicurazione con la Europeassistance. Fortunatamente non ci è servita a niente, però non si sa mai.

Lunedì 7 agosto Partiamo da Malpensa nel pomeriggio, l’idea è di arrivare a New York questa stessa sera ma, grazie ad un imprevisto di volo (l’aereo non si trova), partiamo da Milano in ritardo perdendo così la coincidenza ad Amsterdam. La compagnia aerea ci paga la cena ed il pernottamento presso un hotel vicino all’aeroporto e ci trova un posto su uno dei primi voli della mattina dopo.

Martedì 8 agosto Arriviamo finalmente a New York. Ritiriamo la macchina all’Avis (una Chevrolet Cobalt color giallo canarino, una tamarrata incredibile) e partiamo verso nord. Purtroppo, dovendo recuperare il tempo perso il giorno prima, dobbiamo rinunciare alla visita al Mistic Seaport nel Connecticut e, a causa del traffico molto intenso, arriviamo nel Massachusetts ormai a sera. Ci sistemiamo nel motel 6 di Braintree, una catena di motel spartani e anonimi ma puliti ed economici (170 $ per 2 notti), secondo noi l’ideale per chi voglia visitare Boston, infatti basta attraversare la strada per prendere la linea della metropolitana che porta in centro.

Mercoledì 9 agosto Giornata dedicata alla visita di Boston. Seguendo una linea rossa tracciata sull’asfalto (il Freedom trail) è possibile fare una passeggiata della città visitando i luoghi più caratteristici. Per il pranzo ci siamo fermati al Quincy Market un mercato coperto dove si trovano piatti tipici di tutto il mondo ad un prezzo veramente economico. Nel pomeriggio facciamo una visita a Cambridge, dove c’è la Harvard University, l’unico rammarico è che gli interessanti musei dell’università chiudono alle quattro.

La sera, tornati a Braintree, facciamo l’errore di uscire a mangiare dopo le 10. Dopo aver vagato a vuoto alla ricerca di qualcosa di aperto ci rassegnamo ad andare in un drive-thru dove con un inglese stentato cerchiamo di comunicare con il citofono. In pratica ordiniamo a caso e ci ritroviamo con 2 minuscole porzioni di pollo fritto e due coca-cole gigantesche. Evabbè.

Giovedì 10 agosto Dal porto di Boston prendiamo il traghetto della “Boston Harbor Cruises” che per 70 $ a testa ci porta a Cape Code, più precisamente nella cittadina di Provincetown. Avremmo potuto andarci anche in auto ma in agosto è sconsigliato per il grande traffico e il costo elevato dei parcheggi. Il posto è veramente bello, alternativo, molto vivace e ci si trova veramente di tutto dai locali gay-friendly alle galleria d’arte, dalle riserve naturali alle locande per famiglie. Quello che ci colpisce subito è la totale mancanza delle catene commerciali, per una volta niente McDonald o Burger King ma diners autentici dove prendiamo il primo hamburger “americano”: buonissimo. Le case sono fantastiche, con i giardini che sono vere opere d’arte. I negozi sono originalissimi e pieni di stravaganze di ogni genere. Andiamo anche in spiaggia ma l’acqua è un po’ troppo fredda per il bagno. Saliamo sul Pilgrim Monument, una torre costruita ad immagine e somiglianza alla “Torre del Mangia” a Siena, dalla cui cima si può ammirare tutta la parte settentrionale di Cape Code. Consigliamo di provare le tipiche vongole fritte che vendono vicino al porto, occhio solo alle porzioni: una ne vale tre delle nostre. Torniamo a Boston con il traghetto della sera, ormai è buio e abbiamo giusto il tempo di recuperare l’auto e dirigerci a nord. Arriviamo a Danvers dove alloggiamo in un altro Motel 6 (140 $ per 2 notti).

Venerdì 11 agosto La mattina raggiungiamo Salem famosa per la cruenta caccia alle streghe del 1692. Qui troviamo infatti almeno una decina di musei sulla stregoneria e, fra questi, decidiamo di entrare nel Salem Witch Museum (7,5 $ a testa) dove viene rappresentata la ricostruzione di tutti gli avvenimenti, processi compresi. Per poter seguire al meglio la storia viene fornito gratuitamente un walk-man in cui ascoltare il racconto nella propria lingua (ci sono praticamente tutte).

Dopo questa breve visita ci dirigiamo a Cape Ann, più precisamente a Gloucester, per partecipare ad un giro in barca da cui avvistare le balene. Dallo stesso porto partono almeno 5 compagnie, i prezzi e la durata del giro sono praticamente identici, noi scegliamo Captain Bill & Sons (40 $ a testa) che offre anche la visita ad un piccolo museo sulle balene. Questa è una delle esperienze più belle di tutta la vacanza, all’inizio vediamo solo qualche spruzzo in lontananza ma quando la barca si ferma vediamo balene da ogni parte, arrivano in superficie si lasciano ammirare a poi si rituffano nelle onde. Una ci appare così vicina che sembra quasi di poterla toccare. Siamo fortunati e in lontananza riusciamo a vedere anche un delfino fare salti da acrobata.

Concludiamo la giornata a Pigeon Cove, da cui si gode una fantastica vista sull’oceano.

Sabato 12 agosto Si parte per il Maine con la bella intenzione di vedere fari, scogliere, spiagge e pinete ma appena superato il confine c’è Kittery, un paese formato quasi esclusivamente da Outlets. L’idea è di dare un’occhiata veloce ma appena vediamo tutti questi prodotti di marche prestigiose (Calvin Klein, Timberland, Reebok, Ralph Lauren, Tommy Hilfiger, Samsonite, Nautica, Puma…) venduti a prezzi che da noi non si trovano nemmeno al mercato durante i saldi, veniamo posseduti dal demone dello shopping e ce ne andiamo solo dopo esserci riempiti di sacchi e sacchetti.

Raggiungiamo Ogunquit, un tipico paese di villeggiatura, in cui si trova la famosa Marginal Way una passeggiata che passando per le scogliere arriva su una bellissima spiaggia anche se l’acqua è gelida.

Poi ci fermiamo a Kennebuck dove facciamo una giro sulla spiaggia con la sabbia bianchissima, se non fosse per l’aria frizzante sembrerebbe di stare ai caraibi. Purtroppo veniamo multati per divieto di sosta: immagino la faccia soddisfatta del poliziotto che poteva multare una macchina gialla targata New York… Raggiungiamo Portland e ci sistemiamo nel Rodeway Inn (90 $ una notte con colazione), decisamente più bello dei motel 6. La sera andiamo a fare un giro nella zona di Old Port , una parte della città molto animata e da pochi anni rimessa a nuovo. La maggior parte della gente che si vede è tra i 20 e i 30 anni, c’è un gran numero di locali e in quasi tutti c’è un gruppo che suona dal vivo. Tra i negozi più belli che troviamo c’è il “Cool as a moose” pieno di magliette, cartoline e altri ricordi divertentissimi. Andiamo poi a mangiare in una piccola trattoria sul mare dove ci servono la famosa aragosta del Maine (squisita) per soli 19 $, un vero affare.

Domenica 13 agosto Oggi dedichiamo la giornata all’esplorazione delle coste del Maine. A causa della sua forma molto frastagliata per raggiungere luoghi che in linea d’aria sembrano vicinissimi, ci tocca percorrere miglia e miglia di pinete all’apparenza disabitate. Dico all’apparenza perché sul ciglio della strada vediamo spuntare le cassette della posta quindi, a logica, ci devono essere anche delle case.

La prima tappa è al forte di Pophan Beach, costruito durante la guerra di secessione ma mai utilizzato. Ad essere sinceri non valeva la pena fare tutta questa strada per passare di qui, soprattutto per noi italiani che di forti e castelli ne abbiamo da vendere.

Da non perdere è invece la tappa successiva al faro di Pemaquid Point. L’ingresso costa 2 $ ed include la salita sul faro e la visita ad un piccolo museo. Ciò che rende veramente unico questo faro è la particolare conformazione degli scogli su cui sorge. Le rocce assumono un’infinità di sfumature diverse e sembrano formate da vari strati messi uno sopra l’altro. Siamo così fortunati da riuscire a vedere una foca mentre nuota beata tra le onde, un evento piuttosto raro da queste parti per la stagione.

Dopo esserci rifocillati a dovere ripartiamo subito verso nord. Percorriamo la Highway 1 (che parte dal confine canadese ed arriva fino a key west in Florida) che ci permette di ammirare la particolare geografia delle coste del Maine, sembra di passare vicino ad un’infinità di piccoli laghetti ma in realtà è sempre l’oceano che entra nel territorio attraverso delle insenature lunghe anche parecchi Km. Questa strada attraversa le cittadine di Rockland, Camden e Belfast (che avrebbero meritato una visita, ma il tempo…) arriviamo a Bar Harbor, la località più vicina all’Acadia National Park, talmente stremati da non avere nemmeno la forza di uscire a mangiare. Ci sistemiamo al Sunrise Motel (64 $ una notte) e ci accontentiamo di un paio di panini e di un po’ di frutta recuperati ad un market lì vicino.

Lunedì 14 agosto Oggi visitiamo l’Acadia National Park (20 $ ad auto), situato per gran parte sull’isola di Mount Desert. Pur essendo uno dei parchi più piccoli, è comunque uno dei più frequentati. Il paesaggio è molto vario, all’interno è completamente coperto da boschi, laghetti e torrenti. All’esterno c’è la costa, in cui il particolare granito rosa che ricopre l’intera isola si alterna a spiagge bianchissime.

Non avendo molto tempo a disposizione decidiamo di percorrere la Park Loop Drive; una strada a senso unico che permette di vedere le migliori attrazioni del parco. Troviamo come prima tappa la Sand Beach, una delle migliori spiagge dell’isola. Ci fermiamo poi a Thunder Hole, un’alta scogliera da cui di dovrebbe sentire il rumore del tuono, ma visto che oggi il mare è molto calmo sentiamo solo un forte gorgoglio. Il giro prosegue poi a Otter cliffs con una bella vista sull’oceano e il Jordan Pond un lago molto suggestivo immerso nei boschi. Infine saliamo in vetta alla Cadillac Mountain, una montagna alta 486 mt, da cui ammirare tutto il parco e le isolette che lo circondano. Finito il giro ripartiamo verso sud, stavolta prendiamo l’interstate che scorre all’interno del Maine, meno panoramica ma sicuramente molto più veloce.

Arriviamo a Freeport, il centro dello shopping. Qui sorge il L.L.Bean un grande negozio di articoli sportivi, formato da più palazzine, aperto 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Passiamo qui la serata girando anche per gli altri innumerevoli Outlet ma, avendo già dato a Kittery, questa volta ci limitiamo a dare un’occhiata. Pernottiamo all’Econolodge (85$ per una notte con colazione), un recentissimo motel tutto in legno dipinto di bianco come le tipiche case del New England.

Martedì 15 agosto Oggi è il giorno del tappone di trasferimento: lasciamo il Maine diretti verso le cascate del Niagara.

Riattraversiamo il Massachusetts sulla statale 2 che segue il Mohawk Trail, un antico sentiero indiano molto panoramico. Arriviamo nello stato di New York e, fermandoci per una sosta lungo l’autostrada, troviamo un giornaletto con i coupon di sconto per i Motel (la cosa sarà molto utile). L’autostrada scorre in un territorio che alterna zone agricole a zone più selvagge e boscose tanto che all’imbrunire vediamo anche dei cervi!! Ormai è sera e decidiamo di fermarci a Rochester una città a circa 1 ora e mezzo dalle cascate. Usando il libretto scegliamo il Motel Super 8 che per solo 50 $ ci offre una bella camera con colazione. Usciamo per cena e troviamo un diner stile anni ’50 in cui abbiamo mangiato benissimo, la cameriera sulla quarantina fa la finto-scorbutica ma in realtà è gentile e scherza con tutti, sembra di essere finiti nel telefilm “Happy Days”. Mercoledì 16 agosto La mattina dopo colazione raggiungiamo Niagara Falls, la città è doppia: una è la parte statunitense, un po’ decadente e simile ad un’anonima periferia; l’altra è la parte canadese, molto più moderna ed animata.

Per evitare le trafile della dogana con auto e bagagli decidiamo di fermarci a dormire nella parte americana. La disponibilità di motel è ampissima, noi facciamo un po’ gli spilorci e, usando di nuovo i nostri preziosi coupon, ci fermiamo al Knight Inn (solo 40$!!!). L’albergo è un po’ fatiscente ma ci offre anche la colazione e la tessera giornaliera dei bus.

Arriviamo finalmente alle cascate, vediamo prima quelle americane ma la visuale non è un granché e dopo un giro veloce decidiamo di passare la frontiera. Le formalità sono molto veloci sia all’andata che al ritorno, basta passare sul Rainbow bridge e ricordarsi di portare con sé il passaporto. Questo lato è decisamente il migliore, le cascate, le famose “Horseshoe falls”, sono impressionanti e si ha anche un’ottima vista su quelle statunitensi. Tra le varie attrazioni per turisti scegliamo il “Maid of the mist” (25 $ a testa): il famoso barcone che ti porta fin sotto le cascate. Prima della partenza ci danno un k-way di plastica blu ma l’acqua delle cascate è così impetuosa che nonostante tutto una bella lavata ce la prendiamo. Ne vale veramente la pena!!!!! Facciamo un giro della città, un susseguirsi di giostre, sale giochi e altre attrazioni mangiasoldi, sembra un mix tra Disneyland e Las Vegas, solo molto più in piccolo.

La sera le cascate vengono illuminate fino a mezzanotte, offrendo uno spettacolo favoloso.

Giovedì 17 agosto Partiamo alla volta della Pennsylvania e lungo il tragitto vediamo le tipiche fattorie con il fienile dipinto di rosso, i silos per il grano e i mulini segnavento. Arriviamo in serata nella Lancaster County dove vive una folta comunità Amish. E ci fermiamo all’Econolodge (70 $ una notte compresa colazione).

Per cena andiamo in un Buffet “All you can eat” dove per 12 $ a testa mangiamo fino a scoppiare, compresa una doppia porzione di gelato al burro di arachidi. Venerdì 18 agosto Ci accorgiamo che di fronte al nostro Motel c’è una fattoria Amish e li vediamo passare per i campi nei loro tipici vestiti ottocenteschi. Dopo colazione andiamo a visitare l’Amish farmhouse, una fedele ricostruzione fatta per evitare l’intrusione dei turisti nella vita semplice e riservata degli Amish.

La visita può essere fatta solo con la guida che sapendoci italiani si sforza di parlare molto lentamente per farci capire il più possibile. Apprendiamo così, tra le altre cose, che da una decina d’anni a questa parte gli Amish usano il gas (l’energia elettrica è tuttora proibita) e si sono modernizzati su parecchie cose ma girano sempre sui loro carretti a cavallo.

La tappa successiva è a Philadelphia, ma essendoci rimasto poco tempo, visitiamo solo la campana della Libertà e il palazzo della Dichiarazione d’Indipendenza.

Partiamo finalmente alla volta di New York ed entriamo in città dal Lincoln Tunnel, purtroppo è venerdì sera e per colpa del traffico ci impieghiamo un’eternità. Le enormi avenues di New York paiono stradine vista la quantità mostruosa di mezzi e persone che le percorrono. Abbandoniamo la nostra “Gialdona” all’Avis e andiamo all’ostello che avevamo prenotato: il Big Apple Hostel (295 $ per tre notti). La posizione è ottima, a 2 passi da Times Square, il personale simpatico e disponibile, la camera pulita e il bagno è in comune con solo un’altra stanza. Dovessimo ritornare a NY sappiamo dove andare… Siamo un po’ stanchi ma usciamo comunque a fare un giro nella zona di Times Square, l’impatto è forte da lasciarti senza fiato, persone di ogni razza e religione, luci al neon impressionanti, suoni ovunque… Tanto che girando con la testa verso l’alto e lo sguardo stupefatto, veniamo subito avvicinati da un poliziotto che in italiano ci spiega a chi rivolgerci in caso di problemi. È proprio vero che a noi italiani ci riconoscono ovunque…

Sabato 19 agosto Iniziamo l’esplorazione della “Grande Mela”: partiamo da downtown e come prima cosa prendiamo il traghetto per la Statua della Libertà ed Ellis Island (12 $ a testa). Purtroppo dobbiamo limitarci a guardare la statua dall’esterno perché le visite all’interno sono limitate e i posti vanno prenotati con largo anticipo. Molto più interessante è il museo dell’immigrazione di Ellis Island, nel passato porta della speranza per milioni di persone. Oltre all’aspetto storico, è possibile rintracciare i propri antenati passati di qua e vedere come i vari gruppi etnici si sono distribuiti sul territorio. Ritornati sulla terraferma andiamo a vedere “Ground Zero”, per la verità adesso è solo un enorme cantiere ma sapere quello che è successo e come ha cambiato il mondo ci lascia comunque impressionati. Ci sono esposte molte lettere, fotografie, ricordi vari e il plastico di come verrà riedificata la zona.

Dopo aver recuperato le forze con un kebab in una simpatica tavola calda turca, giungiamo a South Street Seaport e al Pier 17, una zona recuperata piena di negozi e ristoranti eleganti, proprio di fianco al ponte di Brooklyn.

Prima di ritornare in camera veniamo stregati dal negozio di giocattoli Toys “R” Us, il più grande del mondo, con all’interno addirittura una ruota panoramica di 20 metri e un tirannosauro animato a grandezza naturale. Passiamo la serata a Chinatown, che ci delude un po’ anche per la grande sporcizia, e a Little Italy, che invece è molto più vivace. In giro si vedono le classiche macchiette degli italo-americani e l’unica nota di colore “originale” sono i tripudi per la vittoria del mondiale di calcio. Domenica 20 agosto Ci alziamo di buon ora e andiamo da starbucks a fare colazione, l’unico posto in cui riusciamo a trovare un buon espresso. Prendiamo l’autobus e visitiamo l’Upper West Side dove c’è la Columbia University, veniamo colpiti dalla Riverside Church, una chiesa un po’ alternativa (con manifesti a favore dei gay e contro la politica di Bush) e con tanto di centro benessere interno. Per di più dalla torre campanaria alta venti piani si gode un bel panorama. Dopo un’occhiata veloce al Lincoln Center andiamo a Central Park, immenso polmone verde della città. Essendo domenica il parco è molto frequentato soprattutto dai padri che passano la loro giornata libera con i figli magari insegnandogli a giocare a baseball. Il parco è pieno di scoiattoli e vediamo anche il laghetto con le anatre citato nel “Giovane Holden” (uno dei nostri libri preferiti).

Usciti dal parco facciamo una passeggiata sulla Fifth Avenue dove ci sono i negozi più lussuosi e la Trump Tower.

Arriviamo così all’Empire State Building, ritornato il grattacielo più alto della città e tappa obbligata di ogni visita a NY. La salita (16 $ a testa) è veloce e la vista dall’alto è impressionante e mozzafiato. Dopo aver mangiato qualcosa facciamo un giro a Soho, quartiere particolare pieno di lounge bar, gallerie d’arte e negozietti stravaganti. La serata invece la passiamo al Village, un’altra zona piena di locali, dove andiamo in un club in cui suonano dal vivo.

Lunedì 21 agosto Il “programma” della giornata prevede la visita al MOMA (20 $ a testa), il museo di arte moderna da poco completamente rinnovato. La struttura è molto luminosa, la collezione magnifica, e c’è anche un tranquillo giardinetto per le sculture. L’unica grande pecca è l’aria condizionata, tenuta così alta da fare letteralmente congelare. Dopo di che diamo un’occhiata al Rockfeller Center e alla Cattedrale di St. Patrick. Facciamo gli ultimi acquisti da Macy’s, una specie di Rinascente solo 3 volte più grande.

Ormai si è fatta sera e con grande tristezza dobbiamo raggiungere l’aeroporto.

Martedì 22 agosto Dopa aver fatto scalo ad Amsterdam, nel primo pomeriggio sbarchiamo a Malpensa questa volta in perfetto orario.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche