Da un altro punto di vista

Forse il mio viaggio non è molto a tema con questo sito,"turisti per caso", perchè proprio turista non sono stata... O forse è il sito migliore, perchè proprio per caso mi sono ritrovata ad essere una turista in una situazione un po' diversa dal solito... Il mio soggiorno in Kenya non si è infatti svolto in un villaggio turistico, ma in un...
Scritto da: Mariam85
da un altro punto di vista
Partenza il: 02/08/2005
Ritorno il: 02/09/2005
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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Forse il mio viaggio non è molto a tema con questo sito,”turisti per caso”, perchè proprio turista non sono stata… O forse è il sito migliore, perchè proprio per caso mi sono ritrovata ad essere una turista in una situazione un po’ diversa dal solito… Il mio soggiorno in Kenya non si è infatti svolto in un villaggio turistico, ma in un villaggio di terra, ed ha avuto lo scopo di volontariato. Ebbene sì, dopo tanti progetti, vaccini e preparativi, ce l’ho fatta! Il 3 agosto sono approdata in Kenya ed è iniziato uno dei mesi più intensi della mia vita. Il mio sogno di volontariato con i bambini africani si è finalmente realizzato iniziando con grande entusiasmo la mia esperienza missionaria. Mi sono occupata, insieme ad altri ragazzi della mia zona, di organizzare attività varie, dai canti, alle danze, alle attività manuali, agli sport, per i bambini di Makuyu, Doromo e Marema, 3 villaggetti della savana keniota, in cui, nel mese di Agosto, non c’è scuola ma oratorio, gestito dalle suore e dal prete della missione salesiana locale. Il nostro mezzo di trasporto era il matato, un camioncino aperto in cui sembravamo bestie in gabbia! E anche se ci si impolvera parecchio, date le strade di terra di un rosso intenso, è alquanto divertente viaggiarci sopra 1) perché quando prende le curve o le buche, cioè continuamente, sembra di stare sulle montagne russe 2) perché praticamente si sta a contatto diretto con la natura e ogni giorno potevamo fare un bel pezzo di strada con le nostre amiche scimmie! Nei fine settimana ci recavamo sempre a Nairobi, la capitale dalle mille contraddizioni, come del resto tutte le grandi città africane, credo. Alle spalle di imponenti grattacieli a specchio, lussuose auto ed enormi cartelloni pubblicitari, vi è la vera anima di Nairobi: le baraccopoli, dove vivono circa 2,5 milioni di persone su un totale di oltre 4 milioni, sebbene coprano solo il 5 per cento del territorio della città. Ho visitato Korogocho, che è tra le più tristemente conosciute, è la quarta baraccopoli di Nairobi per grandezza, dove il 65% dei residenti paga l’affitto e il 40% dei proprietari delle case non vi abita; sorge su una discarica ed è pericolosissimo addentrarvisi, specie se sei bianco e vestito. Si sente un clima di ostilità in questo quartiere, gli occhi gialli degli abitanti distesi a terra sono minacciosi e alquanto inquietanti, ma non voglio di certo lamentarmi, del resto ero io ad invadere il loro territorio. Avrei voluto vedere un po’ della natura keniota, ma abbiamo scelto di dedicare tutto il nostro tempo al “sociale”… Certo, non è stato un gioco da ragazzi: nonostante in missione non manchi niente, vedere la povertà e la nullità fuori da quelle mura è desolante… così come lo è vedere i bambini accasciarsi a terra quando esce un po’ di sole che causa attacchi di malaria, o vederli percorrere kilometri a piedi nudi e feriti per procurarsi un po’ d’acqua, o ancora vederli prendersi a pugni e spintoni per avere una tazza di kederi (mais e fagioli), che per molti è l’unico pasto della giornata. Ma c’è qualcosa che va oltre tutte le malattie, la sofferenza, la fame: nei loro animi c’è voglia di vivere, di divertirsi, attaccamento alla religione e dedizione ai rapporti umani; i loro sorrisi parlano e sanno regalare più di quanto si possa desiderare, tant’è che, solo a guardarli, spesso ci chiedevamo “Ma di cosa abbiamo il coraggio di lamentarci, noi?” Ci sembra di essere tanto avanzati, di conoscere il mondo e pensiamo che la ricchezza porti benessere, ma ciò che noi abbiamo visto e imparato è che basta accontentarsi di ciò che si ha e viverlo a fondo per essere profondamente felici. Siamo andati in Kenya per aiutare, istruire e renderci utili, ma chi ne ha tratto il maggior insegnamento siamo stati proprio noi! Il Kenya mi ha davvero arricchita, e non nel solito senso in cui noi consideriamo questa parola, ma in un modo molto più profondo e meraviglioso. Non ho visto hotel di lusso ma case di fango, non c’erano animatori ma ri-animatori, non un mare da favola ma solo qualche pozzanghera torbida… E nonostante tutto ciò, è un tipo di esperienza che consiglio di fare a TUTTI… ti fa immergere nella loro cultura e non vorresti più uscirne…


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