Da Srinagar a Varanasi via terra
La Hilton Kashmir è in mezzo al lago Dal, circondata da fiori e con ogni comfort; ci rinfreschiamo e poi prendiamo una shikara (piccola imbarcazione) per un giro del lago con gli orti galleggianti e veri e propri villaggi costruiti sull’acqua. Il paesaggio è splendido e alquanto surreale, la ricettività è notevole ma il turismo è in crisi e siamo in pochi a godere di questi luoghi.
La cena lascia un po’ a desiderare ma ci accontentiamo.
9 agosto: srinagar Affittiamo un taxi per il giro dei giardini Moghul e del tempio sulla collina dal quale si vede tutta la vallata, anche oggi i negozi sono chiusi e la città vecchia è deserta, visitiamo la jama Masjid costruita in legno nella tipica architettura kashmira e ci fermiamo per un caffè nell’unico bar per turisti aperto.
Vista la situazione decidiamo di ripartire subito per il Ladakh e concordiamo il prezzo dell’auto con autista (8000Rs) per l’indomani, un po’ di shopping allo spettrale negozio statale e torniamo a goderci il tramonto in mezzo al lago.
10-11 agosto: srinagar-kargil-lamayuru-leh Il lungo viaggio inizia attraversando la verde valle del kashmir fra paesi in legno, pastori nomadi che scendono a valle col bestiame e basi militari che difendono la line of control, cioè il confine con Pakistan dal quale siamo lontani poche decine di km.
Man mano che saliamo il paesaggio si fa più brullo e la strada diventa sterrata, superiamo il passo Zoj La a 3500mt non senza apprensione viste le dimensioni sempre più ridotte della carreggiata a strapiombo sulla valle. Superiamo Kargil (che è già in ladakh anche se la popolazione è ancora lashmira) e l’autista ci propone di continuare ancora ma evidentemente non è pratico della zona così ci troviamo a passare il Fotu la a 4000mt che fa già buio, piove e siamo avvolti dalle nuvole.
Dormiamo a Lamayuru (anche s ein realtà ci coglie l’insonna dovuta all’altitudine) e la mattina dopo visitiamo lo splendido monastero buddista del X secolo. Ripartiamo e attraversiamo la cosiddetta Moonland perchè sembra proprio un paesaggio lunare. A 70km da Leh una piena ha distrutto il ponte, prendiamo gli zaini e attraversiamo il fiume su una passerella di fortuna e dall’altra parte cerchiamo un passaggio fino in città.
Il panorama è cambiato, entriamo nella valle dell’indo: cime innevate, pendii brulli e qua e là macchie verdi colivate, mele e albicocche e le tipiche case hymalayane col tetto piatto e le larghe finestre di legno.
Arrivati a Leh ci coglie lo smog e il traffico di jeep che portano i turisti attraverso le due strade principali, decidiamo di cercare una guesthouse un po’ fuori e siamo molto soddisfatti della scelta. (Lak rook garden: doppie da 200 a 400Rs, compost toilet, orto biologico e acqua scaldata coi pannelli solari) 12 agosto: Leh-monasteri della Valle Noleggiamo una jeep (sempre con autista per quelle strade è fondamentale) per visitare i monasteri a sud della città: al Tak Tog c’è un festival ma è un po’ troppo turistico però c’è una signora che frigge degli ottimi “panzerotti”; l’Hemis è chiuso in una vallata laterale molto silenziosa. Ci colpisce lo Stakna, su un montarozzo in mezzo alla valle, costruito da monaci provenienti dal Bhutan che hanno affrescato le sale di preghiera in maniera assolutamnete originale; in lontananza il Matha Gompa unico in ladakh unico in ladakh a ospitare la setta buddista sakya.
Il Thiksey è imponente, per noi profani assomiglia al Potala, e domina la vallata dell’Indo.
Rientrati a Leh cerchiamo di districarci fra i negozianti piuttosto insistenti e scegliamo come ogni sera un ristorante diverso, possibilmente gestito da esuli tibetani per mangiare squisiti momo, zuppe (thukpa) e té al burro.
13 agosto: Leh Dedichiamo la giornata alla città, anche per acclimatarci visto che siamo sopra i 3500mt e il fiato è ancora corto.
Saliamo alle rovine del Gompa che domina la città da un sentiero laterale, poi scendiamo verso il palazzo reale e da lì entriamo nei vicoli della città vecchia, girovaghiamo dietro alla moschea e compriamo pane e biscotti appena sfornati dai numerosi fornai, poi scendiamo fino alla stazione degli autobus per verificare gli orari e organizziamo con un’agenzia 2 giorni nella Nubra Valley (l’idea iniziale era la valle dello zanskar ma le piogge hanno interrotto varie strade e quindi abbiamo deciso di fare alcune escursioni sempre tenendo Leh come base) 14-16 agosto: Nubra Valley saliamo lentamente a nord della città, superiamo vari convogli militari e ci avviciniamo sempre più alle cime innevate, la giornata è limpidissima e il paesaggio meraviglioso, ci fermiamo per la foto di rito al kardhung La (circa 5600mt) il passo carrozzabile più alto del mondo e in effetti ci sembra di avere la testa ovattata.
La strada scende quindi verso la valle e davanti a noi si apre alla vista la catena del karakorum.
La prima notte stiamo in una simpatica guesthouse piena di fiori nella parte sx della valle e facciamo un giro fra curiose dune di sabbia che nulla hanno da invidiare a un deserto e fra queste ruminano tranquilli i cammelli della battriana, a due gobbe, una volta utilizzati per trasportare le merci lungo la via della seta.
Il secondo giorno visitiamo il piccolo ma molto suggestivo gompa di hunder dove un monaco ci spiega dettagliatamente, in ladakho!, tutti gli affreschi; a Diskit assistiamo alle celebrazioni per la festa dell’indipendenza indiana con balli popolari e esibizioni delle scolaresche locali, è veramente l’avvenimento della vallata e pare non manchi nessuno! saliamo allo splendido Gompa che sovrasta il paese e vediamo la valle in tutta la sua ampiezza con le cime imbiancate da una piccola nevicata notturna; compriamo una durka wheel, ovvero un antisfiga intrecciato dai monaci e risaliamo in auto per andare nell’altro ramo della valle.
Anche a Sumur c’è una festa di paese, saliamo al monastero fra alberi di albicocche ( e ne cogliamo anche qualcuna, sono ottime!) e lì vediamo un bimbo di circa 2 aani vestito di arancione che corre fra i monaci: è il futuro lama della valle! Il giorno dopo rientriamo a Leh che dopo la tranquillità della Nubra ci sembra veramente troppo caotico.
17-18 agosto: Pangong Lake Le vie di Leh sono costellate di agenzie che organizzano escursioni (i prezzi sono uguali ovunque con mimime differenze), consiglio di guardare gli annunci di ognuna per trovare compagni di viaggio e dividere così la spesa della jeep, in certi posti l’autobus non ci arriva o comunque i tempi e i rischi delle strade d montagna sono tali che non lo consiglio! Partiamo quindi per il Pangong Lake, metà in India e metà in Cina con due inglesi e due francesi.
Il paesaggio è sempre quello Hymalayano ma non ci si annoia mai perchè è comunque sempre vario; superiamo il terzo passo più alto del mondo (eh sì, il viaggio dei guinness) e beviamo la tazza di tè offerta ai viaggiatori.
Quando si comincia a scendere compaiono piccoli laghi dagli splendidi colori e iniziamo subito coi compagni di viaggio una gara a chi vede più marmotte, sono buffissime e veramente grasse! La strada si fa davvero impervia ma ne valeva la pena, lungo il lago ci sono poche costruzioni lungo la strada, il blu del Pangong è intenso e limpido quanto quello del cielo e le montagne si specchiano nell’acqua, lungo la strada solo il rumore del vento e dei nostri passi.
Una giovane coppia gestisce il “resort”: alcune stanze spartane, niente acqua corrente, un bagno comune (una cabina di legno attorno a un buco in terra) e la luce con un generatore solo per la “sala da pranzo” (che ha il pavimento in terra e alcuni materassi sui quali sedersi). Il luogo è comunque magico e i nostri ospiti con un piccolo fornello e poche materie prime ci preparano una cena coi fiocchi, servita col sorriso.
L’alba è fredda ma io non andrei mai via! 19 agosto: Alchi Finalmente riprendiamo un mezzo pubblico, il bus è pieno come un uovo ha le ruote lisce e traballa ad ogni curva ma l’umanità che vediamo vale il viaggio; arriviamo ad Alchi in circa 3h. Il complesso monastico è stranamente sparpagliato in una conca fra gli alberi e anche i “templi” sono molto diversi, con facciate in legno e affreschi veramente unici.
20-22 agosto: tso moriri-tso kar-keylong-manali Partiamo con una coppia di francesi e un austriaco un po’ matto per Manali fermandoci però a un lago lungo il percorso, i km totali non sono molti ma le strade sono veramente terribili! Costeggiamo l’Indo e le sue acque marroni per poi deviare di nuovo in vallate deserte; finalmente vediamo dei veri yak (abitano solo sopra i 4000mt) e ancora campi di marmotte.
Ci fermiamo al villaggio di Karzok sulle riva dello Tso Moriri, dormiremo in una tenda comune attaccata a un’altra tenda dove una signora gestisce una specie di ristorante, sistemazione economica e piuttosto simpatica. Anche questo lago ha dei colori incredibili, qui ci sono anche più animali: papere, asini selvatici, capre (le vere pashmine) ecc.
Camminiamo fino a un’altra vallata e scopriamo vari accampamenti di pastori nomadi che purtroppo vivono in condizioni veramente terribili e torniamo indietro abbastanza colpiti.
Il tramonto tinge tutto di rosa, l’unica nota fastidiosa il continuo latrare dei cani randagi.
Il giorno seguente passiamo per lo Tso Kar, un lago salato immerso in un paesaggio quasi lunare, vediamo anche un Ibex (specie di stambecco).
La strada diventa terribile, tutta a tornanti e strapiombi (consiglio di portare il travelgum!), verso Keylong il tempo peggiora e passando accanto ai lavoratori delle strade che fanno il catrame sembra di essere in un girone dantesco.
Il paesaggio è cambiato, sono iniziati gli alberi, finite le case hymalayane, siamo nell’Himanchal Pradesh, luogo di villeggiatura per gli indiani benestanti.
Da Kargil a Manali sono meno di 120km ma ci vogliono comunque 5h! Manali è in una bella valle e pare sia un ottimo punto di partenza per rafting o escursioni, purtoppo il monsone si ferma proprio lì e quindi piove ininterrottamente. Oltretutto è un concentrato di negozi per turisti, bar e ristoranti e stride un po’ con quello a cui ci eravamo abituati.
L’Hadimba Temple è però molto particolare e merita una visita come anche una salita alla città vecchia dove si vedono le tipiche case di legno con sotto la stalla e le donne vestite nei costumi tradizionali.
Purtroppo la coltivazione della canapa selvatica attira turisti poco interessati alla cultura locale.
23-24 agosto manali-Delhi-Agra Vogliamo di nuovo immergerci nella vera India così prenotiamo il bus notturno per Delhi (sì siamo pazzi non quello privato), e così 17h con gli zaini sotto i piedi e dpo aver quasi finito la scatola di travelgum arriviamo a Delhi, dove fa caldissimo! (eravamo abituati bene) La vedremo al ritorno così andiamo in stazione e prendiamo il primo treno per Agra e ci sistemiamo in un Hotel con vista sul Taj Mahal.
Da qui iniziano le estenuanti discussioni con gli autisti di taxi e di risciò, la fuga dalle false guide, le contrattazioni coi negozianti; è come iniziare un viaggio in un altro paese! 25 agosto: Agra Consiglio di visitare il Taj mahal all’alba: c’è meno gente, fa meno caldo e con un po’ di fortuna si potranno fare foto con il cielo azzurro prima che la foschia cali sulla città.
Ma ad Agra non c’è solo quello, consiglio di immergersi nelle strade accanto alla moschea nella città vecchia e alzare la testa per scoprire le scimmie che saltano da un palazzo all’altro, poi c’è il bel forte e qualche altro monumento di là dal fiume che io non ho potuto vedere per una distorsione alla caviglia! A questo proposito vi consiglio il nostro Hotel, Sahajahan (300Rs doppia con bagno) zona di Taj Ganji: presumo che le camere e i prezzi siano lo standard della zona ma vedendo che mi ero fatta male il proprietario si è fatto in quattro per aiutarmi. Mi ha fatto portare un blocco di ghiaccio (cosa alquanto rara!!!!!), ci ha cucinato lui un’ottima cena in hotel e ci ha contrattato un taxi a un prezzo più che equo! 26-27 agosto: Agra-Varanasi Zoppicando un po’ passiamo la giornata a Fatepur Sikhri, città ormai fantasma che era stata capitale dell’impero moghul poi abbandonata per la scarsità d’acqua (andateci con un bus di linea, è economico, pratico e si possono fare due chiacchiere con gli indiani on interessati ai vostri soldi), comunque molto interessante anche se non perfettamente conservata e soprattutto si viene assaliti da falsi studenti, false guide ecc Rientrati ad Agra prendiamo il treno notturno per Varanasi, classe sleeper, va prenotato con molto anticipo perchè sempre pieno e i bagagli vanno assolutamente legati ai sedili..
A Varanasi sudiamo sette camicie per arrivare all’Hotel (io avevo prenotato per il problema della caviglia ma consiglio di andare lungo il Gange e guardarne un po’ per poi scegliere quello che si preferisce); siamo vicino al Manikarnika, il ghat delle cremazioni e così vediamo il fumo delle pire salire 24h/h e non è raro incrociare cortei funebri negli stretti vicoli.
28 agosto. Varanasi Usciamo all’alba per il giro in barca lungo il gange (consiglio di contratatre da uno dei ghat più piccoli): il fiume è marrone e tranquillo ma la corrente tira parecchio, passiamo davanti ai ghat della cremazione, ai ghat usati come lavanderie, ma quelli più affascinanti sono quelli dove vediamo vecchi, donne, famiglie pregare e lavarsi in un rito che è rimasto intatto nei secoli.
Per il resto Varanasi è una città in cui bisogna perdersi nei vicoli, osservare la sua popolazione e la grande madre che ne regola i ritmi…È anche un bel casino! 29 agosto Varanasi-sarnath-Delhi Prima di rientrare a Delhi facciamo una piccola gita a Sarnath (bus dalla stazione dei treni), il luogo del primo sermone del Buddha dove ogni paese ha edificato un tempio secondo il proprio stile (coreano, giapponese, cinese, thai, birmano) e dove si trova la celebre colonna d’Ashoka, il cui capitello coi leoni è il simbolo dell’India. Purtroppo il venerdì il museo è chiuso, facciamo un giro fra i templi e le rovine buddiste e poi torniamo indietro anche perchè fa veramente molto caldo.
30 agosto-1 settembre: Delhi Arriviamo a Delhi e prendiamo una stanza piuttosto bruttina in Connaught Place (350Rs).
Chiaramente vediamo i monumenti classici: il Red Fort, la jama masjid, il luogo dove hanno cremato gandhi (purtroppo il museo è chiuso) e la bellissima tomba di Humayum che non ha nulla da invidiare al Taj, che anzi ha ispirato.
Consiglio di farsi un giro nella cità vecchia ai lati della moschea, un vero mix fra un suq arabo e uno mercato indiano, ma attenzione ai ciclorisciò che vi passeranno senza problemi sui piedi! A Delhi cerchiamo di fare un po’ di shopping, consiglio gli empori dei vari stati indicati su tutte le guide, arrivarci è un impresa perchè verrete dirottati su negozi privati ma non bisogna demordere e alla fine si è ricompensati.
E poi dopo averli visitati sto già pensando al prossimo itinerario!