Da Pietralunga a Pérenchies passando per Parigi
Tutto è iniziato quando io e la mia amica Sara nel giugno 2009, a soli 2 mesi dal Palio della Mannaja, abbiamo chiesto ad uno dei membri storici dei Tamburini di Pietralunga di entrare a far parte del loro gruppo, lui non era molto convinto ma poi quando alle prove si sono presentate 11 ragazze (e che ragazze!) siamo state più che benvenute.
Da lì è iniziata una bella avventura, che dura ancora oggi, grazie anche all’unione che abbiamo creato con il gruppo degli Sbandieratori.
Quest’anno, con grandissimo piacere, abbiamo accolto l’invito del Sindaco di Pérenchies, paese nel nord della Francia con il quale Pietralunga è gemellato da qualche anno, ad esibirci nel loro paese e ad essere loro ospiti per qualche giorno insieme al Sindaco di Pietralunga e alla sua “premiere dame”.
Mercoledì 21 marzo 2012, dopo aver caricato il pullman con tamburi, bandiere, divise e doni siamo partiti alle 20 circa ed arrivati a Parigi il giorno successivo intorno alle 13. Non potevamo non fermarci almeno un giorno a Parigi!
Prima tappa il Louvre (foto 1): tutti quelli fino a 25 anni (compresa me che ne compivo 26 il mese successivo) sono entrati gratis, per gli altri il biglietto era di Euro 10. Naturalmente con il poco tempo a disposizione siamo riusciti a vedere solo pochissime opere fra le più celebri: la Gioconda, la Venere di Milo (foto 2), la Vittoria di Samotracia, l’ Incoronazione di Napoleone I, le nozze di Cana del Veronese…
Poi, accompagnati dai nostri super-autisti, Lucio e Maurizio, che ci hanno fatto anche da ciceroni, siamo andati alla Tour Eiffel (foto 3), peccato solo che non siamo potuti salire in cima perché c’era troppa fila. Ci siamo goduti però un po’ di meritato riposo rilassandoci sul prato sottostante, anch’esso affollato di turisti.
L’albergo nel quale alloggiavamo si trovava nel quartiere di Montrouge e faceva parte della catena Ibis Accor Hotel, molto diffusa in Francia, standard ma pulito. Appena arrivati ci siamo preparati per uscire… la notte parigina era ancora lunga!
Con la metro abbiamo raggiunto il quartiere di Saint-Michel, molto carino, dove abbiamo consumato la cena ognuno secondo le proprie preferenze: ci sono tanti locali dove si mangia all’aperto e si può passare la serata, la nostra invece è continuata fino al quartiere Pigalle, raggiunto in taxi, dove si trova anche il Moulin Rouge.
Tornati in albergo mi sono addormentata come un sasso e non ho neanche sentito la mia amica Sara che avevo chiuso fuori dalla stanza e provava invano a chiamarmi al cellulare per svegliarmi… s’è dovuta far dare un passepartout e prendere una strigliata dal portiere. La mattina dopo, quando aprendo gli occhi l’ho vista accanto a me, le ho detto candidamente: “E tu come hai fatto a rientrare?”. Per fortuna siamo amiche da tanti anni e non mi ha strangolata nel sonno!
Dopo aver fatto colazione e aver infilato gli occhiali da sole per nascondere le occhiaie con il pullman abbiamo raggiunto l’Opéra. Da lì abbiamo proseguito a piedi: direzione l’Hard Rock Cafè, in fondo siamo sempre dei musicisti! Il pullman ci aspettava alle 14 dove ci aveva lasciato la mattina, così mentre alcuni proseguivano lo shopping io ed altri ragazzi abbiamo preso la metro per raggiungere la collina di Montmartre, il punto più elevato della città e, tra scalinate ristoranti turistici e negozi pittoreschi, arrivare alla Basilica del Sacro Cuore (foto 4), uno dei monumenti più famosi di Parigi: ne valeva la pena!
Ma il nostro viaggio non era ancora arrivato a destinazione, così risaliti in pullman ci siamo diretti alla volta di Pérenchies. Giunti alla meta la delegazione franco-italiana ci stava aspettando per il brindisi di benvenuto e lì abbiamo conosciuto le persone che ci avrebbero ospitato nelle loro famiglie. Io ed Emanuele, un altro tamburino, siamo stati ospiti di Florence (foto 5), una signora di origini italiane che vive con 2 gatti a Houplines, a pochi chilometri da Pérenchies.
Naturalmente salto tutte le battute di cui sono stata bersaglio nei giorni seguenti e oltre dato che a causa del numero dispari ero l’unica ragazza in casa con un ragazzo!!!
Florence, senza perdere tempo, ci ha voluto portare a visitare Lille, una città bellissima, poco distante, che lei conosce bene. E’ stata un’ottima guida, siamo entrati anche nella cattedrale Notre-Dame-de-la-Treille, molto particolare, e siccome eravamo gli ultimi visitatori della giornata il custode, dopo aver chiuso il portone, ci ha fatto fare una specie di visita privata anche alle sale interne. La cena l’abbiamo consumata in una specie di risto-pub: “Les 3 Brasseurs”. Oltre alla birra (nostra compagna per tutto il viaggio) ci siamo presi una specie di pizza: sopra c’era di tutto ma l’elemento comune a qualunque variante da scegliere era la cipolla! Non so se era la stanchezza o perché fossero le 10.30 di sera ma ce le siamo divorate!
A Lille abbiamo ammirato anche il suo beffroi, una specie di torre, solitamente eretta accanto al municipio, di cui sono dotate le più importanti città del nord della Francia.
Sabato mattina invece siamo partiti con il pullman (molti dei nostri amici francesi si sono uniti a noi) alla volta di Calais. Prima una breve sosta per ammirare il municipio e il suo beffroi (foto 6 ), poi una visita al porto e naturalmente l’imbocco del tunnel della Manica. Con il pullman abbiamo raggiunto uno dei punti panoramici dal quale, nei giorni in cui il cielo è limpido e non c’è nebbia si possono vedere le coste inglesi di Dover. Noi le coste siamo riusciti solo ad intravederle, la foschia ce lo ha impedito, ma anche il vento lì non scherza!
Per il pranzo ci siamo diretti in un centro commerciale dove i “padroni di casa” avevano già provveduto a prenotare il ristorante, della stessa catena “Les 3 Brasseurs” in cui io ed Emanuele avevamo cenato la sera prima a Lille. Meno male però che non avevano ordinato la pizza con la cipolla!
Dopo aver acquistato qualche regalo da portare in Italia abbiamo ripreso la strada per Pérenchies, lungo il tragitto però ci aspettava una sorpresa: ad un certo punto gli amici francesi hanno chiesto all’autista di fermarsi per entrare in una piccola osteria, all’apparenza insignificante. Poi abbiamo capito: a fianco c’era una specie di sala da ballo con un organo ed una fisarmonica alle pareti che suonavano da soli! Così tra risate, foto e altra birra non potevamo non concedergli almeno un ballo!
La sera ci siamo divisi: alcuni sono andati a Lille con la metro, altri al bowling e qualcuno, come me ed Emanuele ad uno spettacolo di beneficienza organizzato da un’associazione locale. Si trattava di una specie di musical….Però, dato che la mia conoscenza del francese è scarsa ho capito molto poco di quello che dicevano. Florence prima di andare a casa ci ha fatto fare un giretto in Belgio, il confine dista solo 500 metri dalla rotonda che porta a casa sua, con la promessa che la prossima volta che torneremo ci porterà a Bruges.
La domenica era riservata allo spettacolo. Dopo aver pranzato tutti insieme alla mensa scolastica ci siamo preparati ad attraversare le vie della città ( foto 7 ) in coda alla sfilata. In prima fila c’erano 2 grandi pupazzi vestiti da cuoco e da cuoca, poi la banda, le majorettes, le ragazze di una scuola di ballo e infine noi che con i nostri tamburi catturavamo l’attenzione di tutti.
Arrivati nella piazza principale siamo stati gli ultimi ad esibirci, eravamo la ciliegina sulla torta. Tutti sono rimasti molto affascinati dal nostro spettacolo costituito da vari esercizi degli sbandieratori, ognuno con un numero di membri diverso ma tutti accompagnati dal suono dei nostri tamburi: bello da vedere e da sentire. Solo il vento sembrava avere qualcosa in contrario ma gli applausi alla fine hanno spazzato via quel pizzico di emozione che avevamo.
Il bello però doveva ancora arrivare! Al termine dell’esibizione pensavamo che la festa fosse finita lì, invece tutti si sono diretti in una sala dove ci attendeva la Confraternita della Tarte à Prones (torta alle prugne n.d.r.) per farci loro ambasciatori. Il nostro sindaco insieme ad Alessio e Valentino, rappresentanti degli sbandieratori e dei tamburini hanno dovuto fare un giuramento (in francese naturalmente), mangiare la tarte à prones e farsi innaffiare il capo di champagne sotto una tovaglia bianca. Noi che guardavamo la scena in prima fila ridevamo come pazzi. Poi anche noi abbiamo dovuto firmare un “registro degli ambasciatori” e assaggiare questo dolce simbolo di Pérenchies. E chi se l’aspettava una cosa del genere: sono proprio dei mattacchioni!
Non solo: i più vicini ci hanno aperto le porte delle loro case per farci cambiare e preparare prima della partenza.
Il momento dei saluti era arrivato: abbiamo cenato tutti insieme nello stesso posto dove avevamo pranzato, questa volta però c’era anche un duo per fare qualche ballo. Dopo gli abbracci e i ringraziamenti di rito, verso mezzanotte, siamo ripartiti per tornare a Pietralunga.
Indubbiamente fare un viaggio così lungo in pullman e dormirci anche 2 notti non è stato facile ma questa esperienza è stata davvero indimenticabile: siamo tutti ragazzi giovani, alcuni sono studenti, altri in cerca di lavoro, questo viaggio ce lo siamo pagati da soli, senza nessun contributo esterno, tanti hanno sacrificato le ferie estive ma noi, agli occhi dei nostri amici francesi, abbiamo rappresentato la “bella gioventù” italiana.
Siamo tornati pieni d’orgoglio e su una cosa siamo tutti d’accordo: l’accoglienza e l’ospitalità che ci è stata riservata ci ha lasciato a bocca aperta, i nostri grazie non riusciranno mai a ripagare la gentilezza e i riguardi con i quali siamo stati accolti.
Inoltre dopo questo viaggio la nostra fama è aumentata a dismisura…stiamo ricevendo un sacco di richieste, tutti vogliono che portiamo il nostro spettacolo nei loro paesi, in Italia e non solo!
Dimenticavo: questo racconto è una sorpresa per i miei amici-compagni di viaggio….chissà che facce faranno….e, naturalmente, se mi farete l’onore di pubblicarlo ne manderò una copia anche a Pérenchies!
Il Palio della Mannaja è la rievocazione storica di un fatto accaduto a Pietralunga l’11 Settembre 1334, quando un certo Giovanni di Lorenzo di Picardia, per recarsi in pellegrinaggio a Lucca al Volto Santo, passando per Pietralunga, venne ingiustamente accusato di avere ucciso un uomo e di conseguenza condannato a morte. Il poveretto si rivolse fiducioso al Volto Santo tanto che, quando il boia tentò di tagliargli il collo con la mannaja, la lama si piegò su se stessa. Pietralunga ricorda tale avvenimento con il Palio della Mannaja, una sfida tra i Borghi e Quartieri che si contendono il premio spingendo per le vie del centro storico un pesantissimo carro (il Biroccio), antico mezzo di trasporto dei condannati a morte, in una vera e propria corsa a tempo molto entusiasmante. Il paese per l’occasione si addobba a festa; nel centro storico e nelle vie principali si aprono le botteghe artigiane, le taverne e le locande, dove si possono ammirare ed acquistare prodotti dell’artigianato locale, degustare cibi della gastronomia locale, il tutto accompagnato da tanta ospitalità. La mannaja del miracolo è custodita a Lucca.