Da Ostia a La Maddalena
La manifestazione prevede una regata d’altura da Roma a Caprera e una serie di regate costiere che si svolgono a La Maddalena,
Per me e Paola è la prima vera esperienza in barca a vela, a parte qualche uscita giornaliera per prendere confidenza con il mezzo, ma il resto dell’equipaggio è molto esperto (chi più chi meno, chi sulla cucina e vini, chi su vento, rotte etc) e quindi siamo in ottime mani.
Il cielo è nuvoloso e il vento non molto forte, sui 10 nodi, ma inizia subito a fare freddino. Il mio turno di guardia e timone (in realtà pilota automatico) va dalle 12 alle 16, intervallato da un aperitivo con panzanella e pranzo con orecchiette al pesto (che poi si faranno sentire per tutto il giorno). Prendo veramente un sacco di freddo…anche perché non sono abbastanza coperta ma non avrei mai pensato che la temperatura sarebbe scesa cosi tanto. Quindi non appena giungono le ore 16 me ne scendo sottocoperta e mi tuffo nella mia cabina sotto al sacco a pelo e mi sparo un pisolino fino alle 19 circa. Tutto prosegue tranquillo e nonostante il freschetto risalgo sopra dove il mal di mare decisamente si soffre di meno. Di nuovo aperitiviamo con pane casereccio condito con pomodoro e alici, il tutto accompagnato dal vinello dei colli albani acquistato da Paola al supermercato, che poi è l’unica a non berlo e nemmeno a mangiare visto che sta male e già da diverso tempo. Resistiamo fino alle 22 dopodichè noi donne ci ritiriamo:io nella cabina di prua, Paola sul divanetto centrale visto che soffre molto più di me. Dormo tranquillamente fino alle 4 quando vengo svegliata dai continui sobbalzi: non voglio morire da sola, né tanto meno con la testa schiacciata così mi trasferisco sul divanetto vicino a Paola, dove lei sta passando il suo calvario. Da qui inizia una sofferenza che terminerà alle 10 della mattina. Il vento è forte e il mare è grosso e fuori fa un freddo glaciale. Gli uomini poverini non dormono niente e cercano di domare la barca, anche se sono costretti a cambiare rotta. Il vento infatti ci viene contro cosi come l’onda, quindi dobbiamo deviare il percorso e purtroppo non riusciamo a raggiungere a La Maddalena. Abbiamo veramente ballato: ho provato ad alzarmi diverse volte, anche per andare in bagno, ma la nausea ogni volta era troppo forte e solo alle 10 del mattino riesco ad alzarmi. La notte quindi trascorre tra salti, avvisi di burrasca alla radio e varie richieste di aiuto da altre imbarcazioni. Come battesimo del mare direi “non male!”. Finalmente si vede terra, anche se non quella dell’arcipelago: approdiamo infatti al porto di Marina di Portisco, che sinceramente non so nemmeno dove sia, ma l’importante è toccare TERRA!
Ora siamo “prigionieri” in questo porto: il tempo infatti non promette niente di buono e probabilmente forse solo martedì riusciremo a ripartire per raggiungere la destinazione iniziale. Abbiamo saputo che delle 10 barche partecipanti alla regata per ora ne sono arrivate solo 2, le altre 8 compresi noi , sono attraccate in porti diversi.
Una volta sbarcati dopo una bella doccia rinvigorente la domenica scorre tranquilla tra chiacchiere e una passeggiata per i dintorni del porto, piccolo ma delizioso. Come per tutta la vacanza non manca davvero il mangiar e bere bene, oltre a grasse risate.
Al risveglio di lunedì il tempo non è un gran che, decidiamo quindi di noleggiare le macchine e andare alla scoperta della terra sarda. Tra inversioni improbabili e curve a non finire superiamo velocemente Arzachena e raggiungiamo Palau, dove facciamo due passe veloci fra le vie del centro. E’ ora di pranzo e visto che la fame incombe ci fermiamo al primo ristorante che ci ispira appena usciti da Palau. La scelta si è rivelata buona, soprattutto per le seadas finali!!
Per digerire un po’ raggiungiamo Santa Teresa di Gallura, graziosa località marina abbastanza frequentata. I turisti affollano la piazza principale, così ci dirigiamo a fare due passi tra le rocce a picco sul mare in direzione della vecchia torre spagnola. Camminando ammiriamo anche la spiaggetta di Santa Teresa, piccola ma spettacolare, soprattutto in questo periodo in cui non c’è tanta gente. Al ritorno ci fermiamo a visitare la tomba dei giganti: un monumento funerario fonte di magnetoterapia naturale che per questo diventa subito l’oggetto di vari abbracci di tutti noi, desiderosi ognuno di curare i propri acciacchi. Torniamo poi al nostro porto e dopo aver restituito le macchine risaliamo su Free, di cui già iniziavamo a sentire la mancanza (soprattutto Valerio) e dove consumiamo una squisita cenetta in compagnia. Consultiamo le previsioni (vento e onde) e poi dritti a dormire: domani potrebbe essere l’unica occasione di raggiungere La Maddalena sfruttando il calo del vento e delle onde in mattinata.
Il giorno seguente ci svegliamo di buon ora cercando di sfruttare la finestra temporale di bel tempo per partire. Facciamo rifornimento e via verso l’isola! Costeggiamo la Gallura e per fortuna le condizioni atmosferiche non sono poi cosi pessime, tanto che finalmente riusciamo a raggiungere l’isola, anche se con 2 giorni di ritardo. Dopo aver incrociato un’imbarcazione di mascalzone latino (c’è in corso la Luiss Vitton Trophy) attracchiamo al porto, che non è altro che una banchina nel centro de La Maddalena, a un passo dalla strada dove macchine e motorini sfrecciamo a pochi metro dalla nostra barca. Davvero niente a che vedere con l’incantevole porticciolo che ci ha ospitate per i precedenti giorni ma pazienza, ci adattiamo! Doccia veloce e poi passeggiatina per dare un’occhiata in giro e capire come muoversi:al centro informazioni sono gentilissimi e ci dicono quali autobus e navette prendere per spostarsi. Così dopo un pranzetto da leccarsi i baffi a bordo alcuni di noi decidono di andare a fare una capatina in spiaggia: dopo tanta fatica ce la meritiamo no??!! Prendiamo il bus nella piazza principale appena scesi dalla barca: questo circumnaviga l’isola e sotto consiglio di una signora residente visto il vento presente decidiamo di scendere a … . Possiamo trattenerci non più di un paio d’ore, giusto il tempo per prendere l’ultimo autobus. Non fa molto caldo ma sdraiati al sole si sta proprio bene. Peccato solo che l’acqua del mare sia un po’ fredda. Tornati sulla nostra Free dopo una doccia prepariamo per la cena, o almeno diamo una mano ai nostri chef, e mangiamo come sempre allegramente e spensieratamente. Questa sera il menù prevede anche il dolce: seadassssssss! Proposte e cucinate da Enzo, sotto l’occhio critico di Valerio che vedeva, anzi sentiva, la sua barca impregnarsi di cattivi odori. Ci hanno proprio viziato! Dopo cena facciamo una passeggiata per l’isola: c’è un po’ di gente in giro e fare due passi aiuta a digerire.
Siamo arrivati al 2 giugno: anche oggi la regata salta per le cattive condizioni di mare e vento. Cosa fare? Naturalmente non possiamo rimanere con le mani in mano così io e Paola (e poi dicono che le donne non sono più intraprendenti!) andiamo ad informarci per procurarci un mezzo per girare l’isola e dintorni. Optiamo per uno stupendo quad (50 euro a quad al giorno)!! ma gli uomini non si fidano a lasciare andare da sole due impavide fanciulle e Sergio e Giorgio decidono di unirsi alla nostra gita, ma davvero non li lasciamo guidare! Dopo qualche difficoltà iniziale nel prendere confidenza con il mezzo ci avventuriamo alla scoperta de La Maddalena. E’ bellissimo viaggiare con il vento in faccia lasciandosi alle spalle ogni pensiero… Non appena marcia non possiamo fare a meno di fermarci più volte per ammirare il paesaggio e immortalarlo. Il mare è di un blu intenso che toglie il respiro. Mèta della prima sosta prolungata è una spiaggetta che visto il periodo fortunatamente è quasi deserta. Dopo esserci riposati e rifocillati ripartiamo, anche perché è troppo divertente andare in giro in quad. Decidiamo di raggiungere Caprera, collegata a La Maddalena da un ponte, isola interamente compresa nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. Si tratta di un’area protetta marina e terrestre di interesse nazionale e comunitario: il paesaggio che ci circonda è davvero spettacolare. Dopo un’ulteriore pausa con ristoro in una spiaggia di Caprera, torniamo a La Maddalena diretti al Porto Arsenale dove è stato allestito il campo base della Louis Vitton Trophy, competizione velistica in corso proprio in questo periodo. Il complesso, nato dalla ristrutturazione dell’ex arsenale militare, è davvero imponente: hotel e residenze di lusso, con tanto di sala riunioni a picco sul mare. Facciamo un giro tra gli stand e gli equipaggi, compresa visita alla mostra allestita su Garibaldi, dopodichè torniamo a casa..ops in barca! Qui ci aspetta l’ennesima cenetta da leccarsi i baffi! Infatti i 3 marinai rimasti a terra, mentre noi andavamo a zonzo, hanno acquistato pesce fresco dai pescatori in porto e ci hanno preparato un ottimo cous cous di pesce.
Arriviamo a giovedì e finalmente si esce per la regata!wow! Quasi non ricordavo più lo scopo principale del viaggio. La prova prevede un percorso tra le isole più piccole dell’arcipelago: il vento non è molto forte e alla fine arriviamo ultimi tanto che non ci aspettano nemmeno all’arrivo. Devo dire che l’organizzazione ha lasciato molto a desiderare: peggio per loro…comunque ci siamo divertiti e l’importante è partecipare. Il pomeriggio scorre tra chiacchiere risate e acquisto di souvenir, per finire con la solita ottima cena consumata in barca ad opera dei nostri chef e deliziata da ottimi vini scelti con accuratezza dal nostro sommelier Sergio. Siamo un equipaggio perfetto!
La vacanza sta volgendo al termine purtroppo, così dedichiamo l’ultimo giorno alla cultura: prendiamo l’autobus e ci dirigiamo tutti insieme (anche il nostro skipper!!che per una volta si convince a lasciare la sua Free per qualche ora) verso Caprera, per la visita alla casa-museo di Garibaldi. Acquistati i biglietti, dopo un po’ di coda, iniziamo la visita guidata: si parte dalla stalla, all’abitazione principale fino alle tombe di famiglia.
Terminata la visita constatiamo che per le successive due ore non ci sono autobus; impavidi decidiamo di avviarci a piedi. La strada che ci aspetta è lunga…per fortuna che con il quad noleggiato da Sergio e Giorgio (non avendo voglia di prendere l’autobus) che fa la spola sul ponte riusciamo a risparmiare un po’ di strada. Nel pomeriggio andiamo in spiaggia per salutare questa splendida isola nel migliore dei modi: un bel bagno, il primo della stagione, in un mare fantastico anche se freddo.
E’ sabato, sveglia presto e via ai preparativi per la grande traversata di ritorno: ci aspettano 24 ore circa di viaggio, sperando in condizioni migliori dell’andata. Per fortuna è così, il mare è piatto e il vento assente (tanto che dobbiamo usare il motore): ne approfittiamo, dopo il turno al timone, per prendere il sole e goderci il panorama circostante. Intorno a noi solo mare: azzurro, azzurro e ancora azzurro. A intervallarlo solo qualche imbarcazione che incrociamo di quando in quando. Poi improvvisamente e inaspettatamente un incontro fantastico: i delfini! Sapevo che è frequente incontrarli in questa tratta ma mai avrei immaginato di vederne cosi tanti tutti insieme. Un branco infatti affianca la nostra barca e inizia a giocare con noi: è uno spettacolo! Una delle emozioni più belle di questa meravigliosa avventura. Ci seguono per una decina di minuti, deliziandoci con le loro acrobazie mentre io non faccio altro che fotografarli.
Dopo questo incontro il viaggio procede sempre più malinconico…Passano cosi le ultime ore tra la cena, chiacchiere e un po’ di sonno, fino all’arrivo al porto di Ostia domenica mattina tutti sani e salvi!
Era la mia prima esperienza in barca ed è stata fantastica. Il merito è anche dell’equipaggio: eterogeneo ma complementare, fatto da persone speciali. Sicuramente replicherò. Se volete provare vi consiglio lo skipper (Valerio) e la barca (Free) con cui sono stata io, non ve ne pentirete!
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