Da New Orleans a Chicago lungo la via del Blues

Affascinante viaggio on the road lungo la Highway 61
Scritto da: lauraccia
da new orleans a chicago lungo la via del blues
Partenza il: 15/03/2012
Ritorno il: 01/04/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
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15/03/2012

Partenza puntualissima ore 7:00 dall’aeroporto Marco Polo di Venezia, dall’aereo si vedono le bianchissime montagne delle Alpi Francesi, primo scalo aeroporto di Parigi. Per trovare il gate 76 ci abbiamo messo circa un’ora! E’ un aeroporto davvero grande con il treno per i vari spostamenti interni, ore 11:00 partenza per Atlanta. Il viaggio è durato 9 ore. Alle 15:30 locali siamo arrivati all’aeroporto di Atlanta …bellissimo… enorme .. ma molto ben organizzato, qui oltre a ritirare i bagagli per un ulteriore controllo ci hanno preso le impronte digitali di entrambe le mani e fatto una bella foto, nel frattempo abbiamo conosciuto un’interprete italiana di Milano che ora vive ad Atlanta. Ore 17:40 partenza per New Orleans, si inizia già ad avvertire l’atmosfera del sud nell’allegria che trasmette la gente. Finalmente arrivo a New Orleans ore localo 18:30.

Prendiamo un taxi che ci porta all’Hotel Pelham , qui avevamo già prenotato una camera per quattro, carino l’hotel ma soprattutto comoda la posizione vicino al French Quartier. Serata al Bourbon Street, la strada più famosa della città dove si riuniscono tutti per divertirsi e ascoltare musica. La stanchezza però ora si fa sentire perciò abbiamo cenato in un localino e poi a dormire.

16/03/2012

Sveglia senza troppa fatica alle 7:30, la nostra prima colazione l’abbiamo fatta da Starbuks, nostro punto di riferimento in ogni viaggio. La mattinata l’abbiamo dedicata al French Quartier incamminandoci per la Decatur Street, una strada molto bella in riva al Mississippi, ci accoglie subito la statua di Jean Baptiste le Moyne de Bienville, il fondatore di New Orleans. Proseguendo d si arriva alla Jackson Square, una grande piazza che si affaccia sul fiume, qui gli artisti espongono le proprie opere e i musicisti intrattengono i turisti con dei bei concerti. Dirigendosi verso il fiume si può passeggiare lungo la Moonwalk, una stradina che affianca per un lungo percorso il Mississippi e da qui il panorama è bellissimo. La mattinata l’abbiamo passata visitando il French Quartier, è un quartiere molto vivace anche alla luce del sole, con le sue caratteristiche terrazze in ferro battuto e l’architettura stile coloniale, sono tutte costruzioni a due piani oppure singole villette, la Esplanade avenue è un gioiellino, con case fatte di legno colorato, sottoportici e le immancabili sedie a dondolo, al piano superiore terrazze in legno, i giardini circoscritti da recinzioni ornamentali.

Alla fine di Esplanade avenue abbiamo girato a sinistra per la Rampart avenue. Questa è la via del jazz, è una strada molto larga dove durante il Mardi Grass, il carnevale di New Orleans, ci sono le sfilate dove tutto è concesso! Sempre su questa strada c’è il Congo Square, un ampio e curato parco la cui entrata è costituita da un arco bianco con scritto in grande Armstrong. Appena si entra ci accoglie una scultura con i musicisti della New Orleans Brass Band, è la prima di tante sculture che raffigurano Mahalia Jackson, Charles “Buddy Bolden”, Sindey Bechet, ma la più bella è quella di “Sacmo”, Louis Armstrong che da una parte tiene la tromba e dall’altra l’immancabile fazzoletto per asciugarsi la fronte.

Entriamo nel cuore del French Quartier dove già alle tredici c’è musica nei locali e la gente beve allegramente alcolici, ma l’atmosfera che si respira è di allegria e spensieratezza. Per pranzo andiamo al Maspero in Decatur St. più o meno vicino alla Jackson Square. Consiglio questo posto perché è un ambiente molto accogliente, i piatti vari, abbondanti e buoni, io ho preso il Bean and Rise il piatto preferito da Louis Armstrong. Nel pomeriggio facciamo un tratto della Moonwalk passando davanti all’Acquario, ma senza visitarlo per poi proseguire verso Warehouse District, un quartiere dai forti contrasti, con alti grattacieli accanto a dei ruderi, però ciò che lo caratterizza è la presenza di numerose gallerie d’arte, perciò è un quartiere in crescita.

La serata la passiamo al Bourbon Street dopo aver cenato al Bubba Gump, locale famoso perché ispirato al famoso film di Forrest Gump perciò ricco di oggetti e gadget del film. Si mangiano piuttosto bene i famosi gamberetti preparati in tutti i modi ma è costoso e le porzioni non ci hanno soddisfatto. Bourbon st è la strada più famosa di New Orleans, abbiamo passato una serata davvero originale. Si passeggia fiancheggiando numerosi locali in ognuno dei quali c’è un gruppo che suona, ragazze mezze nude alla porta per invitarti ad entrare. Sulle terrazze, che si affacciano sulla strada, ci sono gruppi di ragazzi muniti di collane di perle (rigorosamente di plastica), offrono quest’ultime alle ragazze disposte a mostrare qualcosa di loro magari il seno e se nudo ancora meglio e vi assicuro che le donzelle disposte a farlo non mancano! Gente che urla, che lancia collane, che beve e che ride. Qualcuno ci dice che questo è il week end della festa di San Patrick che cade il 17 marzo, ed è per questo che quasi tutti sono vestiti di verde, il verde è il colore degli irlandesi.

17/03/2012

Questa mattina decidiamo di recarci al Garden District, famoso per le sue belle villette. E’ un po’ distante cosi prendiamo il taxi. Scendiamo in Washington St., la strada principale di questo quartiere. Mentre arriviamo notiamo tanta gente ai bordi della strada attrezzata con tutto l’occorrente per fare un pic-nic. Scopriamo che la vera festa di San Patrick si festeggia proprio qui, ma che fortuna, e tutte queste persone vestite di verde aspettano la parata. Ci incamminiamo verso Magazine St. ed è straordinario vedere persone di qualsiasi età vestite totalmente di verde con fantasia e originalità, alcuni sono davvero chic. Ai due lati della strada ci sono magnifiche ville con i cancelli aperti e gente che entra ed esce carica di cibo e bibite. Sulle verande di alcune case ci sono gruppi musicali che suonano blues. Siamo capitati in mezzo a due gruppi di persone che da un ciglio all’altro della strada si lanciano delle palline di gomma, ovviamente ci buttiamo nella mischia raccattando le palline da terra e lanciandole agli avversari urlando come pazzi, nel frattempo passano delle macchine e qualcuno si incazza, ma fa parte del gioco.

Da qui in poi è tutta una festa, siamo addirittura entrati in casa di un ricco signore che ci ha accolti davvero calorosamente, All’entrata c’erano due neri a fare security, ma non è stato un problema entrare, ne fare la foto sulla poltrona di vimini accanto ai padroni di casa che poi ci hanno mostrato la casa, presentandoci agli ospiti e offrendoci gamberetti e birra. Gli americani sono molto generosi e socievoli e se gli dici che sei italiano li conquisti totalmente. Salutiamo i gentili padroni di casa e continuiamo fino in fondo alla strada dove ha inizio la parata. Che bello vedere tutti questi signori vestiti con il completo nero, camicia bianca e cappello, carichi di collane e oggetti vari da offrire alle signore in cambio di un bacio. Abbiamo poi rifatto la strada a ritroso ma addentrandoci dentro al quartiere più tranquillo e silenzioso, Le case sono ovviamente stupende, quasi tutte bianche, ma non ne mancano di rosse, azzurre, sembra il paese delle fate.

Piccola sosta allo Starbucks, oggi fa caldo e la fatica si fa sentire perciò relax al fresco con un buon Vanilla Cream.

Per la parte finale della sfilata ci siamo fermati ad ammirare i carri trainati dai trattori. Sono carri a due piani con tante persone a bordo che ovviamente lanciano di tutto e di più, biscotti, patatine, pupazzi, delle code viscide e verdi da mangiare e gli immancabili cavoli, simbolo degli irlandesi, una coppia ne ha raccolti almeno una decina. Fra un lancio e l’altro conosciamo Cris e Marc, uno bianco di origini siciliane e l’altro nero. Parla e parla scopriamo che sono due poliziotti e tutti, compreso Giancarlo, tirano fuori il tesserino per essere immortalati in una bella foto. Cris e Marc ci invitano per la serata in un pub irlandese l “Irish Pub” al 1432 di Charles St.

18/03/2012

Oggi inizia il grande viaggio con la nostra macchina a noleggio Dodge targata Texas DB5 P891. Destinazione Baton Rouge, la capitale della Louisiana, prendiamo la I 10 ovest. La strada è molto bella, siamo in mezzo all’acqua e molti tratti li facciamo su strade sospesa sull’acqua, assomiglia un po’ alla laguna di Venezia. La capitale è piuttosto vicina e ci dirigiamo subito nel Down Town. Sembra di essere in una città fantasma, sensazione che scoprirò ricorrente nelle successive città. Certo oggi è domenica e siamo in una zona ricca di uffici e per forza non c’è nessuno. Andiamo a visitare il Campidoglio, conosciuto per essere la copia in piccolo dell’Empire State Building di New York. Dentro è fantastico, si possono visitare le stanze del Parlamento dove ho contato 100 scrivanie, tanto per capire le proporzioni, la Louisiana è molto più grande dell’Italia e ha solo un centinaio di parlamentari! La vista dal terrazzo del Campidoglio è mozzafiato, si vede l’enorme distesa della Louisiana e con la fantasia riesci ad immaginare i confini, e in questo spettacolare panorama l’imponente Mississippi percorre la sua corsa verso il nord. Piccola curiosità, il lucidissimo pavimento dell’entrata del Campidoglio è fatto di lastre di lava di Pompei e le colonne sono di marmo di Carrara, viva l’Italia!

Partenza per Lafayette, la strada a due corsie è enorme ma poi scoprirò che sono tutte cosi “enormi”.

Lafayette è stranissima, in realtà non ha un vero e proprio centro, ci sono strade parallele con ai lati dei Motel, Hotel, catene di ogni genere, l’immancabile Starbucks, Mc Donald e non mancano i posti tipici del luogo, tutti edifici distanziati l’uno dall’altro con ampi parcheggi, regna l’ordine e la pulizia. Le casa sono quasi tutte di legno, appoggiate su dei mattoni, non hanno fondamenta. Mi piace questa cittadina, è ordinata e si inizia a respirare la vera America.

Ci mettiamo alla ricerca di un Bed and Breakfast consigliato dalla mitica guida, il “T’frere’s House”, un posto delizioso. Nonostante sia un po’ costoso decidiamo di fermarci in questa casa delle bambole dove tutto è curatissimo stile Holly Hobby, ci sono merletti, piattini, tazze, bicchieri in ogni mensola. Ci accolgono due anziani signori Maggie e Pat, ci mostrano la casa, la grande cucina, la graziosa sala per la colazione “ Oh La La”, il salottino con il caminetto insomma una vera e propria bomboniera, con lavatrice e asciugatrice di cui ne avevamo bisogno. Maggie ci offre l’aperitivo della casa, prende dal freezer dei bicchieri con ghiaccio incorporato e versa uno speciale tè con del rum, so solo che alla fine eravamo tutti un po’ brilli!

La sera andiamo a cena al Randonl’s, un locale consigliato dal vecchio Pat, in effetti sembra di tornare indietro ai tempi di Happy Days, c’è un gruppo che suona e dei ragazzi molto giovani che ballano tutti balli di coppia e quello che stupisce è la semplicità e la naturalezza di questi ragazzi della Louisiana. Siamo arrivati un po’ tardi, alle nove, ma qui si va a letto presto, infatti alle dieci precise fine della musica e tutti a casa. Nell’unico tavolo di clienti c’è una coppia di italiani che hanno deciso di visitare l’America in moto con una guida esperta, chiacchieriamo un po’ e poi a dormire.

19/03/2012

Lasciamo Lafayette e ci dirigiamo verso Francesville. La strada 90 è fantastica, due doppie corsie separate da un’ampia striscia di campo verde. Guardo fuori dal finestrino e non ho mai visto tante casa prefabbricate appoggiate a dei supporti di cemento o mattoni, sono tutte case sospese, la maggior parte costruite con listarelle di legno o di plastica. Sono molti i luoghi dove vendono casa cosi con le ruote, un prezzo medio si aggira sui 45.000 dollari, con due stanze. Qui si percepisce la diversità nel concepire la casa, da noi una casa è per sempre invece in America e usa, lascia o trasporta.

Per strada ci fermiamo a Livonia, piccolissimo ma incantevole paesino, qui non manca nulla, la casetta del barbiere, una piccola chiesa, la casa del dentista, è una città stile Lilliput. Proseguendo per questa strada arriviamo a Francesville. Lo visitiamo in poco tempo essendo piuttosto piccolo e andiamo a pranzare al Bar Magnolia, per fortuna abbiamo seguito il consiglio della guida perché se capiti per caso davanti a questo bar probabilmente non entreresti, invece ne vale la pena, dentro è tipicamente americano con il classico bancone con gli sgabelli dove ho mangiato un hamburger strepitoso.

Risaliamo in macchina direzione Natchez, è una cittadina interessante soprattutto per le sue ville da capogiro con cespugli di buganville coloratissimi davanti alle porte d’ingresso. Numerose sono le ville coloniali risalenti alla fine dell’ottocento perciò abbiamo fatto tutte le stradine comodamente in macchina. Verso il tardo pomeriggio arrivo a Vicksburg, città in riva al Mississippi molto ricca di casinò. Purtroppo c’è un evento in città e abbiamo grosse difficoltà a trovare un alloggio, alla fine pernottiamo in un B&B stupendo, il Cesar Grove, una grande villa con dependance e piscina, davvero elegante. C’è da dire che finora i B&B che abbiamo visto sono di altissima qualità, corrispondono ad un 5 stelle degli Hotel italiani e il prezzo medio è intorno ai $ 100.

20/03/2012

Super colazione al Cesar e poi andiamo a visitare il National Military Park, un enorme campo di battaglia devo nel 1863 ci fu la Guerra di Secessione. Il campo lo si può visitare in macchina, è disseminato di cannoni, obelischi a ricordo dei vari Stati che hanno partecipato alla guerra, statue di vari personaggi chiave e in memoria dei protagonisti. Sono chiaramente visibili e segnalate le postazioni delle due Brigate. E’ conservata una nave da guerra del tempo, infatti la maniera più efficace e veloce per conquistare il territorio era direttamente lungo il Mississippi. Commovente è il cimitero, ci sono tante piccole lapidi bianche messe ordinatamente in fila, su molte c’è inciso il nome del soldato, ma su altrettante c’è scritto “unknow” cioè sconosciuto.

Direzione Jackson, la città dove è stato girato il bel film “The Help”. In questo trotto di strada i boschi iniziano a diradarsi per lasciare spazio ad enormi campi coltivati dei quali non vedi la fine. Che dire di Jackson? Può interessare se dico che siamo entrati nel Capitol, sede del governo del Mississippi di cui appunto Jackson ne è la capitale? Siamo entrati a visitare questo stupendo palazzo e dopo un severo controllo attraverso i metal detector siamo saliti e recati davanti all’ufficio del Governatore del Mississippi. Abbiamo detto alle due segretarie che siamo italiani e per magia si sono spalancate le porte dell’ufficio dove abbiamo potuto scattare delle foto seduti sulla scrivania del Governatore, lui però era fuori sede.

Abbiamo visitato Jackson in macchina passando per la famosa Farish Street dove è nato il blues e dove nei locali hanno suonato praticamente tutti i più famosi musicisti di blues e di jazz. E’ però impressionate vedere com’è ridotta oggi, è una strada completamente abbandonata e gli edifici sono tutti diroccati e disabitati, che peccato.

Prossima meta è nel paese in cui la ferrovia incontra lo “Yellow Dog”. E’ un tratto di ferrovia che correva nel cuore del Mississippi e che ha ispirato i testi di alcuni importanti brani blues.

Indianola è il paesino dove visse e iniziò i primi passi musicali il grande B.B.King. Da poco gli è stato dedicato un museo che ha sede proprio qui dove ogni anno il grande blues man viene ad esibirsi per rendere omaggio alla sua città. In una strada più in la, sul marciapiede, c’è il disegno di una grande chitarra con le impronte delle mani e dei piedi del grande chitarrista.

Partenza per Clarksdale, troviamo subito un Confort Inn, lasciamo le valigie e via a mangiare al Madidi, il locale di Morgan Freeman, purtroppo però è chiuso da ormai un paio d’anni, ma mentre sbircio attraverso la vetrina sento in lontananza della musica. Faccio un fischio ai miei compagni di viaggio e decidiamo di fermarci in un piccolo Pub dove suonano Blues. Beviamo una birra, l’atmosfera è molto rilassante, con le poltrone, gli scaffali di libri, quadri coloratissimi alle pareti, insomma si stà cosi bene che ci fermiamo fino ad oltre mezzanotte. Il proprietario è simpaticissimo, lui è di New York ma, innamorato della musica e della vita rilassante del Sud, ha deciso di trasferirsi qui e di aprire un locale frequentato da tanti amici. Conosciamo Fia, una ragazza di Chicago che è venuta a Clarksdale da sola per fare delle foto che gli serviranno per lavoro, dice di essere un’artista e noi le crediamo. E’ comunque bello vedere come in America anche ragazze molto giovani viaggino con tranquillità da sole e le distanze sono ben diverse dalle nostre.

21/03/2012

La mattina, dopo una colazione quasi europea, cioè dolce (gli americani prediligono colazioni salate, sono capaci di mangiare uova, bacon, carne con una salsa che non ho avuto il coraggio di assaggiare, salumi, wurstel….). Saliamo in macchina, questa volta guido io! Andiamo a vedere il locale Ground Zero, in parte di Morgan Freeman. Una vera e propria baracca, fuori è da demolizione, davanti all’entrata ci sono dei divanetti da discarica e sfido chiunque a sedersi da sobrio, ma appena apri la porta ti appare un mondo incredibile. Ogni parete, oggetto, tavolo, sedia, bancone è ricoperto completamente da scritte e firme, ci sono strumenti musicali appesi al muro, in fondo un piccolo palco con una bellissima batteria illuminata da faretti rossi. Alcune ragazze di colore sono già al lavoro e ci permettono di fare alcune fotografie. E’ un ambiente molto vecchio nell’aspetto e nell’odore, il pavimento originale è distrutto e contro ogni norma di sicurezza, ma unico è il fascino di questo locale, dove si respira un pezzo di storia dell’America e dei musicisti che vi sono passati. Uscendo anche quelle squallide poltrone sembrano avere un perché! Sopra al Ground Zero ci sono delle stanze da prendere in affitto e la nostra amica Fia ha alloggiato proprio qui descrivendole come stanze pulite con cucina in comune, lo ha trovato in internet.

Ora andiamo a caccia del Riverside Hotel, famoso perché qui vi morì la grande cantante Bessie Smith. Lo troviamo ma è chiuso, non ci resta che fare delle foto all’esterno, nel frattempo arriva un Pickup nero che parcheggia proprio davanti all’hotel prendendosi le nostre maledizioni perché ci ha coperto la visuale e non si può più scattare!

Scende un ometto magro e di colore che ci viene incontro, indovinate chi è? Frank il figlio della vecchia proprietaria, che ci accoglie all’interno raccomandandosi di non fare foto. Ci racconta che questo edificio era un ospedale, la madre lo acquistò e lo trasformò in Hotel. Qui hanno alloggiato tutti i musicisti che passavano in città, sulle pareti è pieno di foto che testimoniano il passaggio di molte personalità della musica e Frank era sempre presente. In una stanzina sulla sinistra Frank ci mostra dove è morta Bessie Smith, sul letto e sul comò ci sono i ritratti di una delle prime cantanti Blues del mondo. Si dice che la verità sulla morte di Bessie la sappia solo Frank e alla nostra domanda su come è andata lui ci ha risposto “Bessie Smith? Chi è?”, e quando gli abbiamo detto che dentro all’Hotel si respira la storia del Blues lui ha risposto “io sono la storia”, come dargli torto?

Al Riverside si può alloggiare tuttora, l’aspetto è molto decadente, è una costruzione di legno con stanze al pian terreno e al piano inferiore che è sotto il livello della strada. Ringraziamo Frank e via verso il punto dove si incrocia la strada 61 con la 49 messo in evidenza da due grandi chitarre appese ad un alto palo.

Direzione Helena in Arkansas. E’ un micro paesino appena dopo il ponte che segna il confine tra il Mississippi e l’Arkansas. C’è qualche fabbrica apparentemente dismessa. Parcheggiamo nella piazza e raggiungiamo l’argine del fiume, appare un bellissimo murales dove sono dipinti i volti di molti musicisti. Sulla destra c’è il museo sul Delta del Mississippi, entriamo e il custode vedendo dei turisti ci ha invitato ad andare lì in fondo dove ci sono le tendine blue, noi non capiamo bene il perché ma obbediamo. Sulla vetrina con le tendine verdi c’è scritto “The Biscuit Time”, caspita è l’emittente radiofonica che trasmette Blues in tutto il Delta! Il tipo anziano con le cuffie ci fa cenno di entrare e noi lo facciamo. Entriamo in un negozio con due sale, nella prima ci sono quadri, manifesti, oggetti e strumenti musicali originali. Nella sala attigua c’è la postazione della radio con i microfoni per gli ospiti e il mixer dove Mister Sonny Payne trasmette in diretta.

Ci fa capire che vuole intervistarci, noi gli spieghiamo che non parliamo bene l’inglese ma per lui non è un problema. E’ il fondatore della radio, perciò Sonny è qui fin dagli inizi e ha avuto il privilegio e merito di conoscere ed intervistare tutti i musicisti Blues e non solo, ha una raccolta invidiabile di cd, il suo archivio è unico. Abbiamo fatto un’intervista in diretta dove Sonny ci faceva delle domande che non capivamo e rispondevamo tutt’altro, che ridere, è stata una situazione paradossale ma al nostro amico è andata bene cosi. Ci ha raccontato che lui trasmette un paio di ore la mattina poi va a casa dalla moglie, fa un piccolo riposino e poi torna in studio, questa è la sua vita da sempre in questo piccolo paesino di nome Helena.

Memphis è la nostra prossima meta, la strada è abbastanza lunga, il panorama è cambiato ancora, ci sono molti campi coltivati a destra e sinistra decisamente una vista rilassante.

22/03/2012

Prima tappa Graceland, la casa dove visse il grande Elvis Plesley. Appare subito come una macchina per fare soldi che rovina un po’ il fascino della leggenda. Parcheggiamo e andiamo a fare i biglietti, ci sono grandi capannoni e una miriade di negozi che vendono gadget di ogni tipo.

La villa è dalla parte opposta della strada e per raggiungerla ci sono dei pulmini, saliamo e ci viene consegnata l’audio guida, per fortuna in italiano. La villa è bellissima, costruita su una collina, è in stile coloniale con all’ingresso alte colonne bianche. Dell’interno si può visitare solo il piano terra dove c’è il salotto con un lunghissimo sofà bianco, e la stanza con il pianoforte di Elvis, la cucina molto moderna e tecnologica per quei tempi, la camera da letto dei genitori che Elvis ha portato con se da Tupelo, la sua città natale. Su un mobile c’è la foto di Elvis e dei suoi genitori, la bellezza l’ha presa dalla madre mentre il fascino dal padre. Proseguendo si attraversa la Giungle Room, poi l’esposizione di tutti i premi, vestiti meravigliosi, foto, video, e ti rendi conto di quanto fosse ricco, famoso e bello.

All’esterno si trova un maneggio, più avanti l’angolo della meditazione. Quest’ultimo è costituito da una fila di colonne bianche disposte a semicerchio che abbracciano le tombe di Elvis, della nonna, dei genitori e una lapide a ricordo del fratello gemello di Elvis morto subito dopo la nascita.

Entrando nell’intimità di Elvis Presley si scopre una persona molto semplice, molto generosa e amante della famiglia, purtroppo il successo enorme è stato anche la sua rovina che lo ha portato alla morte.

Ritornando dall’altra parte della strada abbiamo visitato l’esposizione delle auto di Elvis, ci sono Cadillac, Ferrari, moto, mini macchine con cui giocava con gli amici. Indescrivibile l’enormità della sua ricchezza, ci sino oggetti di grande valore già all’epoca. Nell’ultimo spazio espositivo si ammirano il Jet privato e l’aereo “Lisa Maria”. Entrambi extra lusso con salottino, sala relax dove ascoltare musica, camera da letto, bagno, guardaroba.

Riprendiamo la Elvis Presley Boulevar per dirigerci al Lorrain Hotel dove venne assassinato Martin Luther King.

Il Lorrain Hotel è ora adibito a Museo dei Diritti Civili. E’ una struttura tutta azzurra, sulla terrazza del primo piano è esposta una corona bianca davanti alla camera 306. Martin Luther King il 4 aprile 1968 si affacciò sul terrazzo per prendere un po’ d’aria e venne colpito e ucciso da un proiettile. Sotto la stanza sono parcheggiate la copia di due auto, una era di M.L.King, dopo la sua morte l’auto originale non venne rimossa per lungo tempo.

Il museo è interessantissimo, nonostante sia tutto in inglese ci sono molte foto che testimoniano il razzismo e la segregazione di quegli anni.

Raggiungiamo più tardi la strada più frequenta di Memphis, Beale Street, anche qui si suona ovunque già dal pomeriggio. In fondo alla strada è stata trasportata la casa di W.C. Handy il famoso trombettista che si spacciava per l’inventore del Blues.

Cena al Peabody Hotel dove nella hall si trova la fontana con le papere vive.

23/03/2012

Questa mattina andiamo subito a pagare il nostro debito con la polizia, il giorno prima abbiamo parcheggiato in una zona vietata e la multa è arrivata puntuale, pazienza. La polizia è sulla Union Street e con grande gioia ci accorgiamo che proprio in questa strada c’è il mitico Sun Studio. Il primo studio di registrazione di Memphis. E’ proprio qui che Elvis all’età di 18 anni incise (a sue spese) un singolo per il compleanno della madre e proprio grazie a questo brano venne notato per la sua voce calda e vellutata. Pur essendoci solo due stanze da visitare, sono cosi curate e ricche di strumenti dell’epoca per la registrazione che merita di essere visitato. Nella sala di registrazione c’è il microfono con il quale cantò Elvis e ovviamente non sono mancate le foto con il microfono in mano.

Prima di prendere la strada per Memphis ci fermiamo nella meravigliosa pasticceria del Peabody dove abbiamo acquistato i favolosi Capecake, strepitosi dolcetti strapieni di burro.

Partenza per Nashville, la strada è lunga ma scorrevole e bella, la vegetazione ora è costituita da alti alberi pieni di fiorellini viola, ce n’è ovunque.

Facciamo tutto un dritto con una sosta al Mc Donald. Arriviamo al downtown e pernottiamo al Best Western, la posizione è ottima. Mettiamo giù le valige e facciamo una prima passeggiata per Nashville, con tutte queste ore in macchina è davvero piacevole muoversi un po’. Nashville è una città diversa dalle altre, ci sono più grattacieli, è più pulita e ordinata, qui a differenza di Memphis le gente è tutta di pelle bianca, ci sono moltissimi giovani ma si è persa un po’ di quella magica aria del Sud.

Percorriamo la Church Street, poi la First Street e su per la Broadway ma qui ci sorprende un forte acquazzone, non ci rimane che andare a mangiare all’Hard Rock Caffè. Nel frattempo smette di piovere e ci incamminiamo per la Broadway, ci sono negozi aperti, tanti vendono abbigliamento Country e inutile dirlo qui la musica è tutta Country.

Assistiamo anche all’ arresto di una giovane coppia, probabilmente alla guida in stato di ebrezza. Questi due giovani sono stati pubblicamente ammanettati e caricati in due distinte auto della polizia, la loro auto è stata lasciata in mezzo alla strada, all’interno i poliziotti hanno trovato una cassa di birra, qui non si scherza se sgarri paghi davvero.

Tra i vari locali abbiamo scelto il Legends Corner, noto locale con all’esterno un’enorme chitarra. L’atmosfera all’interno è allegra, tanti ballano davanti alla band che suona, altri ascoltano e chiacchierano, tutto in un clima di serenità. Ci prendiamo una birra e quando il cameriere mi chiede da dove veniamo mi dice “welcome in U.S.A.”, wow che carino.

24/03/2012

Questa mattina andiamo a visitare il Country Museum di Nashville e prenotiamo la visita allo Studio 3 della R.c.a. Credevo che lo Studio fosse dentro al museo, invece ci fanno salire su un pulmino e ci portano nel Low, un quartiere dove ci sono tantissimi Studi di registrazione, praticamente un quartiere della musica. Entriamo nello Studio dove Elvis Presley ha inciso tutte le sue canzoni composte dal 1957 al 1977. C’è il pianoforte dove suonò Elvis, durante la visita abbiamo ascoltato i brani musicali che hanno fatto la storia della musica.

Ritorniamo al Museo, è organizzato molto bene, si parte dalle origini della musica, dai canti che si facevano in mezzo ai campi, nelle chiese fino allo sviluppo della musica Country. In questo Museo c’è una Cadillac originalissima, con le corna sul davanti, pistole al posto delle maniglie e un fucile sulla parte posteriore ma soprattutto è enorme. Enorme è anche la macchina di Elvis, sarà almeno 5/6 metri. Bianca, l’interno sembra un salotto, c’è la tv e il telefono, tutte le parti gialle sono in vero oro. Dietro alla super macchina c’è il pianoforte d’oro che Priscilla, moglie di Elvis, gli regalò per il loro primo anniversario di matrimonio.

Un ultimo sguardo alla Broadway e poi via verso S.Louis ripassando per Memphis e prendendo poi la 55.

Per strada si possono visitare cittadine interessanti come Bethleville e New Madrid, purtroppo non è stato possibile fermarsi. Passiamo la notte a Cape Girardeaux, piccola parentesi, i Motel e Hotel fuori dalle città sono molto curati ed accoglienti, soprattutto per le famiglie, hanno quasi tutti la piscina e le colazioni sono davvero abbondanti.

25/03/2012

Visitiamo il centro di Cap Girardeaux, è una bella mattinata e per la prima volta ho la sensazione di avere davanti a me una città del Far West. Oggi è domenica e non c’è nessuno! In realtà il centro è costituito da due strade che si incrociano ma molto caratteristiche. Al centro dell’incrocio fa bella mostra di se un grande orologio che fa da spartitraffico. Guardando in cima alla strada c’è una grande scalinata che porta ad una chiesa. Dando le spalle alla chiesa il panorama è stupendo e romantico, la strada corre giù verso il fiume con in mezzo lo splendido orologio, si potrebbe fare una corsa e tuffarsi nel Mississippi. Percorriamo la strada verso il fiume, cui c’è un alto e lungo muro con un’unica apertura per accedere al Mississippi. Il muro fu costruito per impedire al fiume di esondare, sono segnate le tacche delle alte maree ed è impressionante vedere quanto è salito il fiume nel 1996, senza il muro Cap Girardeaux non esisterebbe più.

Ma ovviamente un muro non può essere un semplice muro, è stata affrescata tutta la storia del paese dal 1200 quando ci vivevano solo gli indiani, conducendo una vita tranquilla dedita alla coltivazione e alla caccia poi arrivarono i primi conquistadores. Più in là ci sono i ritratti dei vari personaggi famosi vissuti nel luogo e sono molti.

All’incrocio dell’orologio ci siamo fermati al Cap’n’cork, un vecchio saloon ristrutturato, oggi è un caffè molto curato con una vasta esposizione di vini del territorio ma con grande sorpresa non mancano le etichette di vini toscani!

Riprendiamo la macchina e iniziamo un tratto di Route 61 per me particolarmente bello. Questa è una zona molto fertile e ci sono tanti campi e frutteti.

Attraversiamo Appletown, minuscolo paesino la cui insegna indica il numero degli abitanti 120! Poi attraversiamo Long Town, Perryville. Ci sono tanti Ranch, mucche al pascolo, cavalli, è una zona ricca e lo si vede dalla bellezza delle case. Arriviamo a San Genevieve e ci fermiamo per visitarla. Qui sono conservate alcune case originali ma ciò che affascina è la cura e la bellezza delle ville e dei negozi, sembra una bomboniera. Ci fermiamo a pranzare all “ Old Brick House”, un ristorante che si vanta di essere il primo edificio costruito in mattoni del Mississippi. Partenza per St. Louis.

St. Louis fa un certo effetto, dopo tante piccole città ora ci troviamo immersi in una metropoli ricca di grattacieli e lo stupendo arco, simbolo di St.Louis. Ormai è quasi sera ma decidiamo lo stesso di visitare l’Arch Gatoway. Sopra di noi si erge un arco alto 192 metri tutto rivestito di lamiere di acciaio, le luci lo illuminano da sotto e luccica come un gioiello. Sulla cima ci sono delle finestrelle e proprio li su andremo domani. L’Arch è stato regalato agli Stati Uniti d’America a simbolo di una grande porta che collega l’est con l’ovest in onore di Lewis e Clark, i due pionieri che hanno aperto il sentiero cambiando la storia dell’America.

26/03/2012

Come da programma, dopo la colazione da Starbucks andiamo a visitare l’Arch, di giorno luccica ai raggi del sole. Facciamo il biglietto in una delle due basi dell’arco. È a forma di rombo ed è davvero grande, da fuori non si percepisce l’ampiezza perché la struttura è snella e slanciata.

Saliamo con un ascensore che sicuramente nel 1976 era all’avanguardia, con cabine che salgono a zig zag e ci portano direttamente in cima. La vista è da brivido, è una giornata molto limpida e da qui si vede molto lontano. Il Mississippi, con le sue curve sinuose, è il protagonista della visuale. Visitiamo il museo dedicato alla storia del generale Jefferson e all’avventura di Lewis e Clarck.

Non ci avanza molto tempo per visitare St. Louis perciò ci dirigiamo subito nella zona del Loop dove c’è un grande giardino, Forest Garden, la primavera è già scoppiata, tanti colori e tanti fiori e ci fermiamo a fare delle foto. Per pranzo andiamo al Blueberry un locale dove ha suonato Ciak Berry. Il proprietario ha arredato il locale con tante bacheche piene di oggetti del ventesimo secolo, pupazzi, giochi, cianfrusaglie di ogni tipo. I muri sono tappezzati di foto del proprietario in compagnia di tantissimi cantanti e attori famosi, pare che di qui siano passati proprio tutti.

Direzione Hannibal, cittadina che ha dato i natali a Marc Twain, come le altre molto piccola e affascinate soprattutto la riva del Mississippi e la casa di Marc Twain.

Ormai è sera e per strada ci fermiamo a Burlington. Per cena andiamo al Gato’s, una catena americana. All’interno una teca ospita Wally, un vero coccodrillo lungo 4 piedi, ha 14 anni e ormai fa parte dello staff.

27/03/2012

Burlington non è diversa da tutte le altre città, anche questa apparentemente deserta ma vanta di possedere la strada più tortuosa del mondo. In effetti c’è una graziosa strada che sale a zig zag, è molto bella.

La prossima destinazione è il capolinea, Chicago. Da Burlington la 61 perde un po’ il suo fascino, è ampia, costeggiata da ampi campi e qualche fabbrica e avvicinandoci a Chicago la route 61 ci lascia portandosi via la storia di milioni di neri che da New Orleans hanno percorso la nostra strada in cerca di fortuna, ma sempre accompagnati dall’incantevole musica Blues.

Chicago è bella e meriterebbe un capitolo a sè, l’unica cosa che evidenzio è una targa che si trova nel parco che porta all’acquario: “The Blues Trail” Mississippi to Chicago The “Great Migration” from the South to “The Promise Land” of Chicago brougth more African Americans here from Mississippi than any other state, especially during and after World War II. Whit the migrants came the Delta blues that was the foundation of the classic postwar Chicago blues style.

Questo viaggio è finito, ma avendo tempo e denaro si può intraprendere una nuova avventura perché proprio da Chicago ha inizio la famosissima Route 66, spero un giorno di poterla raccontare.

Un ringraziamento particolare va all’ideatore di questo viaggio, Giancarlo, un vero innamorato dell’America.

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New Orleans chicago percorrendo la via del Blues



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