Da Messico City a Tulum. Consigli pratici
Questi miei appunti vogliono essere una guida per chi si appresta a viaggiare in Messico. Perciò, non vi descriverò minuziosamente ciò che ho visto (per questo vi rimando alla guida della Lonely Planet), ma cercherò di mettere a disposizione l’esperienza che ho fatto durante i venticinque giorni di viaggio. La preparazione per il viaggio è stata abbastanza lunga, un mese per organizzare le tappe, scegliere gli hotel e prenotare volo ed alberghi.
Il viaggio: Per il viaggio ho consultato il sito www.Skyscanner.Com un ottimo motore di ricerca per i voli più economici. Consiglio di evitare, se possibile, il transito nelle Nazioni Unite, perché i controlli sono molto minuziosi e richiedono tanto tempo Ho prenotato con IBERIA il volo Roma/Madrid/Mexico City e ritorno al prezzo di € 1572,14 a coppia. Per il volo interno Cancun/Mexico City l’offerta migliore è stata con Aviacsa ad € 118 a coppia. Dopo aver consultato la guida Lonely Planet e i commenti riportati sul sito www.Turistipercaso.It abbiamo deciso di utilizzare gli autobus ADO deluxe per gli spostamenti interni: non ci si stanca a guidare, sono mezzi comodi che percorrono le strade principali senza soste intermedie e si evitano rapine e multe di poliziotti poco onesti. Unico neo i dossi artificiali in cemento rallenta-traffico, che devono essere superati a passo d’uomo, per cui la media della velocità è di 50 km/orari. Esasperante, ma viaggiando di giorno si gode il panorama mozzafiato.
Il bagaglio: uno zaino e un trolley a testa sono il bagaglio ideale, perché permettono spostamenti veloci, s’imbarcano sull’aereo e non si attende la consegna bagaglio in aeroporto. Consiglio di portare sei t-shirt, tre pantaloni, pantaloncino per il mare, costume, una maglietta di filo a maniche lunghe, una felpa, scarpe da ginnastica con suola alta, sandali, ciabatte per il mare, pareo come telo da mare, cappello, occhiali da sole. A marzo non ci sono zanzare ma se andate nel periodo delle piogge (maggio/ottobre) portate un repellente e le piastrine con relativo fornellino, oltre ad un k-way. Ricordate di avere con voi due spine all’americana e se soggiornate a Tulum nelle cabanas di portare una torcia, perché alle 22 tolgono la luce. Attenzione ai liquidi: solo confezioni da 100 ml per un massimo di dieci pezzi da mettere in una busta trasparente nello zaino per un controllo veloce alla dogana. Non comprate tequila al duty free in partenza da Città del Messico: la nostra confezione era doppiamente sigillata, non abbiamo lasciato mai l’area di sicurezza nell’aeroporto di Madrid, ma ci hanno sequestrato le bottiglie.
Soldi: la Lonely Planet consiglia di portare dollari sia in contanti che in travel cheque. Sinceramente questa non si è rivelata una scelta felice: non solo abbiamo perso nel cambio euro/dollaro/pesos, ma i travel cheque sono difficilissimi da cambiare. Poiché il tasso di cambio migliore viene praticato dalle banche e tutte cambiano gli euro, consiglio di portare la nostra valuta, che ha un cambio più favorevole del dollaro (1 Euro / 18 pesos) e solo pochi dollari. Ho visto che molti turisti facevano uso del bancomat, ma non mi sono fidata: infatti, mi è capitato di assistere a carte che non funzionavano con conseguente disperazione del turista malcapitato. Anche la carta di credito non è ben vista (forse per un problema di tasse, non so). Appena giunti a Città del Messico, appena fuori del gate ci sono molti uffici di cambio, consiglio di cambiare lì i primi euro, per pagare il taxi.
Taxi : appena passata la dogana (noi siamo stati fortunati, perché all’uscita bisogna premere un bottone: verde, passi – rosso, controllano il tuo bagaglio) oltre agli uffici di cambio, sulla destra c’è lo sportello per i taxi autorizzati. E’ sufficiente dire in quale zona si va e la tariffa è fissa. Noi per lo Zocalo abbiamo pagato 205 pesos, attenzione a non dare il biglietto dell’avvenuto pagamento ai facchini: sono pochi passi, andate direttamente allo stazionamento. Ho letto che si possono subire rapine sui taxi, prendete perciò sempre quelli della SITIO con la fascia arancione. Noi abbiamo girato sempre con la metro e non abbiamo avuto nessun problema Telefoni: Attenzione, i cellulari europei in Messico non funzionano, perché hanno un sistema GSM 900 non compatibile con il nostro. Si rimedia utilizzando internet e telefoni a scheda per longa distancia della Telmex: con 100 pesos si parla per cinque minuti. Occorre digitare 00 39 prefisso della nostra città, numero di telefono, controllate sempre che vi diano la scheda rigida con il chip dorato, le altre passano attraverso l’operatore e se non si conosce bene lo spagnolo diventa complicato Domenica 1 marzo: il nostro volo parte da Fiumicino alle ore 8, perciò il taxi da noi prenotato ci carica alle 6.00 e in mezz’ora siamo in aeroporto. L’emozione è grande: finalmente questo viaggio a lungo desiderato inizia. Volo tranquillo e alle 18 ora messicana siamo a Città del Messico, una megalopoli impressionante: dai finestrini dell’aereo non si vede l’inizio e la fine di questa città. Abbiamo prenotato e pagato dall’Italia con un sito, di cui ci siamo serviti altre volte, una stanza al Tulip Inn Ritz Hotel per quattro notti. La posizione dell’hotel è centralissima, in pochi minuti a piedi arrivi allo zocalo e alla metro, ma la stanza è un po’ decadente, specie il bagno. Lì per lì ci innervosiamo,ma con il senno di poi penso che lo standard alberghiero sia questo in tutta la città per gli alberghi di categoria media (47 € x notte con colazione a buffet) Ceniamo con tacos di pollo e cerveza in un caffè proprio di fronte all’hotel (270 pesos) Lunedì 2 marzo: è una bellissima giornata di sole e partiamo alla scoperta della città, pieni di buone intenzioni. Visitiamo la cattedrale, il palazzo nazionale con i murales (chiedono un documento, portate con voi la fotocopia del passaporto e girate con questa per evitare furti di documenti originali), lo zocalo e ci inoltriamo per le vie laterali, piene di negozi e bancarelle. Le macchine sfrecciano veloci anche con il rosso perciò attenzione nell’attraversare. Pranziamo al Cafè Popular in av 5 de Mayo 52 con piatti messicani e l’immancabile cerveza (178 pesos) ed assaggiamo alla Dulceria de Celaja al numero 39 un dolce al cocco. Buono, ma mi aspettavo qualcosa di più. Ci spostiamo dalla parte opposta di via Madero per ammirare la casa de los azulejos , la torre latinoamericana , il palazzo delle belle arti in stile art nouveau con murales di Diego Rivera. Dopo un breve riposino in hotel, decidiamo di recarci ad un Ticketbus per acquistare i biglietti per Oaxaca, nostra prossima tappa. Seguiamo le indicazioni della Lonely Planet, ma niente uffici: scopriremo poi che in città non ci sono più uffici vendita e i biglietti si acquistano ai terminal. Siamo stanchi perciò ci fermiamo in av. 16 settembre al caffè Starbucks per un rigenerante cappuccino. Da lì raggiungiamo av de Palma, angolo 5 de Mayo, Pizza Hut. La pizza è buona e spendiamo 130 pesos Martedì 3 marzo: oggi giornata dedicata al sito archeologico di Teotihuacan. Arrivarci è semplice. Dal Terminal Norte, raggiungibile con la metro, parte il bus della linea Mexico – S. Juan dal gate n. 8. Quando fate il biglietto (31 pesos a persona) specificate Les Piramides: si scende all’ingresso 1 e procedendo dritto si entra in corrispondenza della Cittadella. A sinistra si snoda il viale dei morti che porta alle piramidi del sole e della luna. Abbiamo pranzato alla Gruta che si trova in corrispondenza dell’ingresso 5, dove c’è il museo. Perciò consiglio di visitare prima tutto il sito e da ultimo il museo e l’orto botanico, in modo da trovarsi vicino al ristorante. Questo è molto caratteristico, perché ricavato all’interno di un’enorme grotta e il cibo è eccellente. Abbiamo preso pollo alla dos moles (ottimo) e suprema di pollo, chips con le loro gustose salsine, tortillas come pane e due cerveza: costo totale 400 pesos. Il sito è imponente, si cammina tanto ed il sole picchia implacabile: perciò cappello, occhiali da sole, crema solare e scarpe comode! Tornati in albergo alle 16, dopo una doccia indispensabile, siamo crollati sul letto e le buone intenzioni di visitare il quartiere di Coyoacan sono sfumate. Chi è più giovane può senz’altro farcela.. Cena da Pizza Hut. Consiglio a chi viaggia con i bus di comprare i biglietti per Oaxaca la mattina al terminal Norte. Abbiamo acquistato i biglietti per la corsa delle 9.30 (464 pesos a p.) che parte dal Terminal TAPO, più comodo da raggiungere con la metro, visto che bisogna trascinare i bagagli. Inoltre, abbiamo preferito acquistare anche i biglietti Oaxaca – San Cristobal de las Casas (466 pesos a persona) Il bus parte alle 20 ed è l’unico viaggio che abbiamo fatto di notte. Se possibile, scegliete sempre i posti 15/16 o 17/18, sono i migliori.
Mercoledì 4 marzo: giornata dedicata al Museo Nazionale di Antropologia. Prima disavventura messicana: decidiamo di cambiare dei travel cheque in banca prima di andare al museo. La banca Santander di fronte all’albergo ci dice che li cambia, li firmiamo, ma dopo 20 minuti di attesa ci dicono di andare in una loro succursale in av. De Mayo. Qui il direttore ci comunica che la banca non cambia travel ed è inutile spiegargli che ormai sono firmati. In breve, dopo due ore d’attesa la prima filiale ci cambia i travel. Finalmente possiamo prendere la metro ed avviarci al museo, dove arriviamo alle 11. Le sale sono tantissime e piene di reperti, alcuni dei quali veramente interessanti: Alle 14 ci mancano ancora due sale da visitare, così decidiamo di mangiare al ristorante del museo. Prendiamo due piatti messicani e una zuppa di mais (tutto eccellente), oltre alle due birre, spendendo 324 pesos. Alle 17 siamo di nuovo in hotel. Di sera non abbiamo molta fame, perciò andiamo dallo Starbucks e prendiamo cappuccino e una fetta di torta. Vicino a noi una coppia di stranieri distrutti, che come noi non riescono nemmeno a salire le scale! Città del Messico: Hotel Tulip Inn Ritz, av Madero 30 tel. 00525551300160, prenotato e pagato con gtahotels; pranzi a Pizza Hut, Cafè Popular, La Gruta, Caffè Starbucks Giovedì 5 marzo: partenza alle 9.30 per Oaxaca . Abbiamo prenotato i posti 15 e 16, ottimi perché a metà del bus. Il viaggio dura sei ore esatte ed il paesaggio che scorre di lato lascia senza fiato. Si attraversa la Sierra Negra, non esistono paesi e la vegetazione è fatta solo di cactus, di agave e di yucca che diventano veri e propri alberi. Bellissimo, veramente affascinante e più di una volta ho pensato che viaggiare in questi luoghi da soli con una macchina a noleggio è veramente rischioso e da pazzi. Alle 15.30 arriviamo ad Oaxaca, città vivace e molto più vivibile di Città del Messico. Alloggiamo all’hotel Las Golandrinas, carino, in puro stile messicano, pulito e con personale molto gentile. In cinque minuti arriviamo al centro, in via Alcalà 203 dove prenotiamo per 360 pesos la gita a Monte Alban. Poi passeggiamo per lo zocalo e dintorni, animati da bancarelle, musicisti, ragazzini che vendono caramelle e gomme, mendicanti, insomma un universo eterogeneo ma piacevole. Ceniamo in via Valerio Trujano 203 al El Naranjo (in fondo allo zocalo la prima a destra) fuori dalla confusione del centro e a lume di candela. Abbiamo ordinato una mole negra (pollo con mole nero, fatto con cacao, cannella, peperoncino, spezie) e una mole pablito (una frittata ripiena di verdure con tamales e mole rosso) più le solite birre Indio scure per un totale di 300 pesos. Ottimo. Alle 22 crolliamo a letto, domani ci attende un’altra giornata faticosa.
Venerdì 6 marzo: Sveglia alle 7.30 e colazione in albergo. Non la consiglio, perché è scarsa e cara. Alle 9.30, zaino in spalla, saliamo sul pulmino che dall’albergo ci porta al punto di raccolta presso l’hotel Rivera del Angel. Abbiamo preferito il tour organizzato al fai da te, anche se più caro, perché i vantaggi sono tanti: risparmi il taxi per arrivare in via Mina 218, viaggi con l’aria condizionata e hai a disposizione una guida in inglese o in spagnolo. Abbiamo scelto il gruppo spagnolo e la guida è un bel ragazzo moro, Daniele, che scopriamo essere di padre italiano. Ottimo, perché se sfugge qualcosa (devo dire però che lo spagnolo si capisce abbastanza bene) te lo spiega in italiano. Il sito è interessante e le spiegazioni sono state molto esaurienti. Alle 14 siamo di nuovo in albergo e alle 16 ci rechiamo in av. Valdivesio 2, praticamente allo zocalo, per acquistare i biglietti San Cristobal – Palenque (328 pesos in due). Da qui ci avviamo per via Alcalà per acquistare il tour a Mitla. L’agenzia apre alle 17 e così ci fermiamo proprio di fronte per uno spuntino veloce alla catena La Compagnia Italiana del Caffè. Prendiamo due cornetti con prosciutto e formaggio, un cappuccino e una moka (cappuccino con panna e cioccolata fusa.. Una bontà) per 86 pesos. Decidiamo di fare qui colazione domani mattina e partire perciò dall’agenzia per il tour. Prenotiamo per Mitla (360 pesos) e proseguiamo verso l’alto in via Alcalà per visitare la chiesa di San Domenico. Le chiese in Messico o sono spoglie o sono ricchissime di stucchi dorati e statue di Santi, la maggior parte delle quali ha veri e propri vestiti decorati con strass, fili dorati ecc. La chiesa di San Domenico appartiene alla seconda categoria. Nella piazza della chiesa c’è uno spettacolo di danza. Ci sediamo per assistervi, ma è una delusione. La banda della città suonicchia per 1 ora e poi tre coppie di ballerini volteggiano sul palco per 10 minuti. Insomma, ci alziamo (come tanti) e ce ne andiamo. Poco lontano, all’angolo fra via Garcia Vigil e Carranza c’è il ristorante Zandunga. Ordiniamo cohito horneado (maiale al forno) e tamales de cambrì (manzo e pollo avvolti in foglia di banano) due birre e il mezcal reposado che ci viene servito con un piattino in cui c’è dello zucchero di canna e fettine di arancia. Spendiamo in tutto 341 pesos e mangiamo divinamente.
Sabato 7 marzo: Come da programma, alle 8 lasciamo l’albergo per andare a fare colazione al caffè italiano. Seduti nel patio alberato, immersi in un’autentica atmosfera da Messico coloniale, sorseggiamo il nostro cappuccino, aspettando le 10. Si parte per Tule dove c’è uno degli alberi più vecchi del mondo. Appartiene alla famiglia dei cipressi ed ha duemila anni. Anche in questo caso, i preti hanno costruito una chiesa vicino all’albero, che era un simbolo sacro per i Maya, in modo da sostituire un rito maya con uno cattolico. Mitla è un sito archeologico unico nel suo genere, perché i templi sono ornati con mosaici di pietra. Il sito è carino, anche se piccolo (ci sono in tutto 9 templi ma tre sono stati usati dai preti per costruire una chiesa). La cosa seccante è che oltre a Mitla il tour ci porta a vedere come fabbricano i loro tessuti e il mezcal, una grappa che si ricava dalla distillazione dell’agave. Infatti, intorno ad Oaxaca ci sono piantagioni sterminate di agave. Arriviamo ad Oaxaca alle 15 e ci facciamo lasciare allo zocalo dove a La Cafeteria mangiamo un buon filetto alla griglia con patate fritte e verdure bollite a 258 pesos. Al Caffè della Compagnia Italiana (c’è anche allo zocalo) ordiniamo due panini della casa da portare in viaggio (90 pesos) e in panetteria compriamo quattro brioche, sempre per il viaggio della sera. Si torna in albergo, doccia, riposo e valigie. Paghiamo il conto di 1650 pesos poi con il taxi (40 pesos) arriviamo al terminal bus. Il viaggio è lungo (11 ore), la strada pessima tutta curve e salite, insomma più che dormire, sonnecchio. Alle 7.30 dell’otto marzo arriviamo a destinazione: San Cristobal de las Casas.
N.B. Per risparmiare si può prenotare per due notti e lasciare i bagagli in deposito alla reception Oaxaca: Hotel Las Golondrinas av. Tinoco y Palacios 411 lasgolon@prodigy.Net.Mx camera doppia a € 31,57 x notte senza colazione. Pranzi: El Naranjo, Zandunga, La Cafeteria, La Compagnia Italiana Del Caffè.
Domenica 8 marzo: un taxi per 20 pesos ci porta all’albergo Posada Real del Chiapas in via Madero, prenotato e pagato dall’Italia. E’ bellissimo, in stile messicano con patii, fontane, piante ed arredamento veramente di gusto. Ci piace molto, così come la cittadina. Posiamo i bagagli e corriamo nella piazza della cattedrale, a pochi passi dall’hotel, per prenotare i tour. Ci siamo rivolti all’agenzia sotto i portici Astur Viajes ed abbiamo avuto un servizio efficiente con guide brave e gentili. Avremmo voluto prenotare per il giorno stesso la gita al canon del Sumidero, ma era già tutto esaurito, così il giorno 8 abbiamo visitato i villaggi indios (il tour ai laghi ci sarebbe piaciuto ma dopo una notte di veglia in bus non sarebbe stato facile affrontare 8 ore di escursione)e il giorno 9 il canon. Non ci siamo pentiti della scelta fatta, è stato interessante e la miscellanea tra cattolicesimo e paganesimo lascia sbalorditi. Infatti, la chiesa ha lungo le pareti le statue dei santi, ma il pavimento è coperto da aghi di pino, dal soffitto pendono i loro bellissimi tessuti colorati e ovunque è un’esplosione di candele accese. La guida ci ha spiegato che ogni santo rappresenta una divinità maya (in effetti, gli indios hanno finto di convertirsi al cattolicesimo) e gli aghi di pino sono il tramite dalla terra verso il cielo attraverso l’albero della vita. Anche le loro croci sono preesistenti al cattolicesimo ed indicano il cammino del sole che incrocia la via lattea. Gli sciamani siedono a terra e curano i malati e se si è fortunati si può assistere al sacrificio di un pollo.. Gli abiti delle donne sono belli, specie quelli di Zancatan, dove predomina l’indaco sul nero. Alle 15 siamo di ritorno in hotel e dopo una doccia usciamo a scoprire San Cristobal. Tutto affascinante, c’è una strana atmosfera che incanta davvero. Abbiamo cenato in via Real de Guadalupe 40 al Ristorante Italiano (il lunedì è chiuso), perché ci siamo un po’ stancati della cucina messicana. Abbiamo ordinato una porzione di penne ai 4 formaggi e due di pollo alla valdostana con insalata. Tutto squisito, il nostro stomaco e il palato ce ne sono stati grati! In tutto con tre birre 320 pesos. Un altro giro nella zona pedonale a destra della cattedrale e a nanna, perché domani ci aspetta il Sumidero.
Lunedì 9 marzo: sveglia alle 7, colazione in albergo, buona ma un po’ misera come porzioni. Poi all’agenzia dove alle 9.15 partiamo per il canon (440 pesos, al villaggio 400) Il viaggio in pulmino dura circa un’ora, dopodiché tutti all’imbarcadero ed inizia l’avventura. Bellissimo, le pareti sono alte fino a 1000 metri d’altezza, ci sono aironi bianchi e grigi, cormorani, pellicani, rapaci simili agli avvoltoi, scimmie, iguane ed abbiamo avuto la fortuna di vedere ben tre coccodrilli. Una natura mozzafiato! Al ritorno sosta a Chiapa de Corro, una cittadina graziosa, ma la sosta di 1 ora è lunga per una visita (il paese è piccolo) ma breve per un pranzo. Per fortuna, all’uscita dell’imbarcadero avevamo comprato due cornetti algida al cioccolato (40 pesos) e tornati a San Cristobal abbiamo preso cappuccino + brioche sempre alla Compagnia Italiana del Caffè che qui si trova in via Real de Guadalupe. Passeggiando, abbiamo comprato degli anelli, un ciondolo in argento e pietra dura, t-shirt tutto da regalare al nostro ritorno. Per la cena ci siamo fermati al Gato Gordo, terribile sia per l’ambiente che per la cucina. Da evitare. Sosta al punto internet per i soliti messaggini alle figlie e fratelli e poi a nanna.
Martedì 10 marzo: Oggi si parte per Palenque alle 15.45. Perciò alle 11 lasciamo i bagagli alla reception. Facciamo un altro giro per il centro e compriamo alla Compagnia del Caffè due panini della casa da portare in viaggio come cena. Alle 12 siamo a pranzo e questa volta scegliamo il ristorante Plaza Real che la Lonely Planet definisce raffinato e dalla cucina internazionale. Infatti, il locale, via Real de Guadalupe 5, occupa l’atrio dell’antico palazzo governativo. E’ molto bello, i tavoli sono sotto alberi enormi e tutta la struttura ha un suo fascino particolare. Ordiniamo due sopa de tortillas, buonissime, e poi due cohito asorrado (maiale con salsa semi piccante) Le solite birre per un totale di 308 pesos. La strada per Palenque è pessima, ci sono ovunque “riductor de velocitade” e alla fine abbiamo incontrato anche due tir con doppio rimorchio e per superarli c’è voluto tempo, visto che la strada è tutta curve. Il paesaggio è fantastico: montagne ovunque, abeti altissimi e disseminati qua e là, poveri villaggi indios di baracche di legno con capre, maiali e polli che razzolano intorno. Qui è il vero Messico povero di Zapatero! Finalmente alle 21.30 arriviamo a Palenque. Ho paura di non trovare la camera: abbiamo prenotato via internet ad ottobre e non ho molta fiducia. Invece, all’hotel Lancandonia in via Allende sono di parola: ci danno la camera 15 e finalmente possiamo riposare. La stanza è ariosa e decente, ha il condizionatore e il ventilatore ma il caldo umido si attacca alla pelle: è stata senz’altro la città dove abbiamo sofferto di più il caldo. Per informazione di chi ci legge: è possibile dormire vicino alle rovine, forse lì gli alberghi sono meno rumorosi e si sta meglio. Noi abbiamo scelto la città per avere a portata di mano le agenzie per i tour, internet e una maggiore scelta di ristoranti (vicino alle rovine è isolato).
San Cristobal de las Casas: Hotel Posada Real de Chiapas via Madero tel 00 52 967 6780928 € 38,24 x notte inclusa colazione prenotato e pagato con bestday Pranzi: Ristorante Italiano, Plaza Real, Compagnia Italiana del Caffè Mercoledì 11 marzo: primo giorno a Palenque. Ci svegliamo alle 6 per la luce, il caldo e il rumore delle auto. Facciamo una buona colazione al bar dell’hotel per 54 pesos. Di fronte, staziona il combi collettivo che ogni 15 minuti parte per le rovine (10 pesos a persona) Per entrare nel parco si paga 22 pesos a persona, mentre il biglietto d’ingresso alle rovine costa 51 pesos. All’ingresso, proviamo a fare un gruppo di italiani per prendere una guida e dividere la spesa di 600 pesos. Dopo un po’ si aggiunge un ragazzo e così decidiamo di affidarci alla Lonely Planet. Le rovine sono una meraviglia: a parole è difficile descriverle. Sono costruzioni imponenti immerse nella giungla e molto, molto particolari. Immaginarle colorate di rosso e con tutti i fregi blu e gialli fa venire i brividi: peccato che ora siano completamente grigie (al museo di antropologia a Città del Messico c’è una ricostruzione che lascia senza fiato). La visita dura tre ore abbondanti (con il museo), quindi si prende il primo combi che passa e siamo di nuovo in centro città (che eufemismo). Prenotiamo in agenzia( i prezzi sono tutti uguali e cioè 100 pesos a persona esclusi i 35 pesos di ingresso) il tour per Misol-Ha e Agua Azul. Pranziamo in via Hidalgo al Caffè de Yara, carino come ambiente, pulito e con prezzi onesti. Per un pollo arrosto con patate fritte ed insalata, carne alla messicana con riso bollito e purè di fagioli rossi, due birre abbiamo pagato 200 pesos con la mancia. Nel pomeriggio un giro per Palenque e per cena andiamo alla pizzeria Palenque (dell’albergo) La pizza è buona, ma troppo ricca di ingredienti ed io ne lascio la metà.
Giovedì 12 marzo: alle 9 si parte per il tour delle cascate, ma abbiamo un piccolo contrattempo. L’agenzia Kichan Bajlum in via Suarez ci ha venduto gli ultimi due posti e praticamente mio marito deve sedere sul sedile anteriore tra me e l’autista. Il sedile è duro, non c’è spazio per le gambe e le due ore di viaggio sono per lui un tormento. La prima tappa è Misol-ha, una cascata con un salto di 30 metri, tra la vegetazione tropicale. Abbiamo a disposizione 45 minuti per le fotografie, un giro panoramico ed un bagno, ma l’acqua è fredda e scura (un solo ragazzo ha fatto il bagno). Si riparte poi per Agua Azul e qui lo spettacolo è veramente da cartolina. L’acqua è tra il turchese e l’acquamarina ci sono diversi salti e nelle pozze che si formano è possibile fare il bagno. Magnifico ed imperdibile! Per pranzo mangiamo un mango: attenzione, ai messicani chiedono 10 pesos, da noi ne volevano 20. Per evitare discussioni accese, abbiamo pagato 15 con buona pace di tutti. Al ritorno, la “maledizione del viaggiatore” colpisce mio marito: febbre a 38° e vomito. Una compressa di enterogermina e subito a letto con la speranza che tutto si risolva presto.
N.B.: chi ha a disposizione un numero minore di giorni potrebbe pernottare a Palenque due notti. Il terzo giorno si lasciano le valigie alla reception, si prenota il tour alle cascate delle 12.30 con ritorno alle 19 e si parte per Merida alle 21.
Palenque: Hotel Lacandonia via Allende (350 pesos x notte senza colazione) tel. 0052 916 3450057 e-mail: hotel-lacandonia@hotmail.Com Pranzi: Cafè de Yara via Hidalgo 66, Pizzeria Palenque via Aldamà Venerdì 13 marzo: alle 8 partenza per Merida con ADO primera (364 pesos a persona) Mio marito non ha febbre, ma non si sente bene. Come sempre il viaggio è massacrante: le lumache vincerebbero la gara di velocità! Alle 16 (dopo 8 ore) arriviamo a Merida: Prendiamo il taxi sicuro, ma vogliono fregarci. Il costo è di 40 pesos, ne diamo 100 e come resto ci danno 40 pesos. Dopo una piccola discussione otteniamo gli altri 20 pesos e finalmente possiamo andare in albergo. Abbiamo prenotato e pagato con gtahotel l’albergo Caribe. E’ ricavato in un vecchio convento, l’architettura è coloniale con soffitti in legno, il portico che corre sui lati lungo il giardino centrale con annessa fontana zampillante e tucani. Al secondo piano c’è anche la piscina con vista sulla Cattedrale, ma la camera lascia a desiderare (la finestra è rotta e non si apre e dormire con il condizionatore non rientra nelle nostre abitudini) Intanto sto male, febbre a 38° e vomito: non sappiamo se è stato il mango, la pizza o semplice ribellione dello stomaco dopo due settimane di cucina messicana.. Piombo sul letto dopo aver preso una bimixin.
Sabato 14 marzo: mi sveglio senza febbre e decidiamo di fare il tour turistico della città offerto dal municipio di Merida. Che dire di Merida? E’ come le altre città messicane: tutto ruota intorno allo zocalo: cattedrale, municipio, palazzo governativo. Il resto è nulla, le case e i negozi sono fatiscenti e in periferia le case sono quasi baracche. Il tour termina alle 12.00 e decidiamo di passare in banca per cambiare i travel. Qui scopriamo che è sabato (per i viaggiatori tutti i giorni sono uguali), cambiano solo contanti e bisogna aspettare martedì per i travel, in quanto lunedì 16 marzo è festa nazionale e sono tutti chiusi. A questo punto realizziamo che sono già le 13 e il sabato alle 14 chiudono gli uffici. Ci precipitiamo letteralmente in calle 62 all’agenzia Turitransmerida ( è sul lato destro parecchio dopo il ristorante Pane e Vino, rientra un poco rispetto al marciapiede) per prenotare il tour a Chichen Itza per la domenica e ad Uxmal e Kabah per lunedì (in tutto 1400 pesos). Arriviamo in tempo anche per comprare al ticketbus dello zocalo i biglietti per Tulum sempre con ADO primera (194 pesos a persona). In serata andiamo a mangiare da Pane e Vino, perché il mio stomaco non sopporterebbe null’altro che un semplice piatto di spaghetti al pomodoro. Mio marito ordina anche una porzione di scaloppine al limone con un bicchiere di vino. In tutto 324 pesos. Ad essere sinceri questo ristorante è mediocre come cucina ed il servizio è molto lento. Per la colazione consiglio ancora una volta La Compagnia Italiana del Caffè in calle 62; con il cappuccino si può prendere o un muffin o un cornetto senza formaggio e prosciutto (basta chiederlo e lo portano semplice). Dopo cena ci fermiamo ai giardini della piazza per goderci il fresco e i preparativi per il mercato di domani, domenica.
Domenica 15 marzo: alle 9.15 arriva il bus dell’agenzia in albergo e devo dire che l’organizzazione è perfetta. Le guide sono due: una per l’inglese e una per lo spagnolo. Come sempre scegliamo il gruppo spagnolo e siamo fortunati perché è la migliore guida che abbiamo avuto in questo viaggio. Chichen Itza trasmette una strana emozione, c’è un senso di grandiosità e di misticismo, che negli altri siti manca, anche se tutti, ripeto, bellissimi e particolari. L’immenso cenote dove erano gettati i sacrifici umani agli dei è inquietante e un brivido ha percorso la mia schiena. Abbiamo visitato il sito per tre ore e neppure i numerosi venditori ambulanti che offrivano le loro mercanzie sono riusciti a scalfire quest’atmosfera particolare che qui si respira. Il pranzo a buffet è compreso nel prezzo del biglietto; il ristorante è presso un hotel che si trova vicino al sito e tutto è stato perfetto: menù molto vario e con pietanze gustose, oltre ad uno spettacolo di danza yucatana veramente piacevole ed eseguito con maestria dai ballerini. Unica pecca le bevande, che non sono comprese e che costano 25 pesos a consumazione (senza alcuna differenza fra acqua e birra). Alle 17 siamo di ritorno al Caribe e per cena decidiamo di tornare da Pane e Vino, ma la nostra prima impressione è confermata: non è un ristorante tra i migliori. Dopo cena facciamo un bel giro in piazza fra le numerosissime bancarelle, ma non trovo nulla di veramente bello da comprare.
Lunedì 16 marzo : oggi gita a Uxmal e Kabah. Stessa agenzia e stessa organizzazione, ma la guida è meno brava di quella di ieri. Anche qui l’ingresso è di 111 pesos a persona, mentre a Kabah è di 37 pesos (ma il sito è veramente piccolo: due costruzioni).
Ad Uxmal ci sono tantissime iguane, che circolano tranquille tra le rovine e si offrono all’obiettivo dei turisti come star sulla passerella! Al ristorante (pranzo a buffet) assaggiamo per la prima volta la sopa de lime: è buonissima, in effetti, è brodo di pollo ristretto con succo di limone, pezzi di pollo, verdure e tortillas fritte e tagliate a strisce. Alle 16 siamo di nuovo a Merida. Per cena Pane e Vino è chiuso, così mangiamo proprio di fronte all’albergo in calle 60 in un bar ristorante che si chiama La Parranda e si mangia meglio dell’altro ristorante. Per 320 pesos abbiamo ordinato filetto al flambé con insalata e patate fritte, sopa de lime, pollo alla piastra, una birra e una coca. Il locale è molto kitch con biciclette e motocicli che scendono dal soffitto e murales tridimensionali alle pareti: simpatico..
n.: a Merida si può pernottare tre notti, invertendo i tour: prima Uxmal e il giorno dopo Chichen Itza. Questo sito, infatti, si trova a metà strada per Tulum, quindi se si va con il tour si può chiedere di proseguire per Cancun o Playa del Carmen, invece con ADO si va a Pistè, scendendo alle rovine. Merida: Hotel Caribe, calle 60, prenotato e pagato con gtahotel 35 € per notte senza colazione tel 0052 999 9249022 Pasti: Pane e vino, calle 62, La Parranda, calle 60, Compagnia Italiana del Caffè, calle 62 Martedì 17 marzo: prima di tutto facciamo le valigie, poi andiamo in banca per cambiare i travel. Alle 9.15 siamo allo sportello e cambiamo 400 dollari in travel ad un cambio sfavorevole: solo 13.80. Pazienza, ricordate perciò di portare euro! Facciamo colazione come sempre alla Compagnia Italiana del Caffè e ci facciamo preparare quattro cornetti con formaggio e prosciutto senza condimenti per il viaggio a Tulum. Si torna in albergo per prendere le valigie, poi il taxi (30 pesos) ed arriviamo al terminal ADO. Abbiamo il tempo di telefonare alle nostre due mamme, perché con internet non ci sanno fare ed abbiamo comunicato sempre con gli altri parenti, che trasmettevano poi loro le ultime notizie. Naturalmente sono felicissime di sentirci e vorrebbero in cinque minuti un resoconto dettagliato di 17 giorni di viaggio… Le salutiamo, rassicurandole che stiamo bene ed il viaggio procede come da programma. Alle 16 arriviamo a Tulum. La cittadina è bruttina, sembra un poco Palenque (la più brutta in assoluto) Rimango delusa, perché mi avevano parlato di questo luogo come di un paradiso. Forse domani al mare sarà diverso! Ho qualche dubbio sulla scelta dell’albergo Don Diego de la Selva, perché è ad un Km. Dal centro e non è sul mare. Questa sera dormiamo all’hotel Latino, perché abbiamo anticipato di un giorno l’arrivo a Tulum (abbiamo rinunciato a Bonamapak causa febbre del marito a Palenque) e non c’era possibilità di pernottamento al Don Diego. La sera ceniamo in avenida Tulum al ristorante Basilico. I proprietari sono di Roma e la signora è molto socievole. Dopo tanti giorni di cucina messicana assaporiamo un ottimo piatto di spaghetti al pescatore (pomodoro, calamari, gamberi e un pezzetto d’aragosta). Tre birre, una porzione abbondante d’ananas fresco e il caffè concludono la cena (519 pesos). Un salto al caffè internet per dialogare con le figlie e a nanna! Mercoledì 18 marzo/ lunedì 23 marzo : settimana dedicata al mare! Don Diego de la Selva si è rivelata una scelta azzeccatissima! Avevo il dubbio che fosse molto fuori città, invece abbiamo fatto bingo. La struttura è veramente confortevole: ci sono una decina di bungalow in muratura, ognuno con il bagno privato, aria condizionata e ventilatore a soffitto, una terrazza privata con amaca e in camera un letto king size meraviglioso! Il tutto è immerso nel verde con relativa piscina per chi non vuole andare al mare (ma come si fa con un mare così turchese?) La distanza dell’hotel dal centro è circa di un chilometro, ma è una bellissima passeggiata tra i negozietti che vendono souvenir. Un’altra scoperta molto piacevole che facciamo è che esiste da poco anche un Don Diego de la Playa sul mare. Possiamo tranquillamente usufruire dei lettini, ombrellone, bar, ristorante, bagni e discesa a mare. Meraviglioso, anche perché la spiaggia è ormai quasi tutta privata, nel senso che le strutture con i bungalows si susseguono ininterrottamente e penso che tra breve sarà molto difficile poter accedere alla spiaggia. Le cabinas, tranne poche eccezioni, sono adatte ad un pubblico giovane, perché oltre ad essere molto spartane hanno il bagno in comune, tipo campeggio, anche se i prezzi non sono certo economici (media 75 $ a notte) Ogni mattina, dopo la ricca e varia colazione (succo di frutta, caffè e latte, frutta fresca, pane tostato con due marmellate e miele, dolce fatto in casa) ci siamo recati sulla strada principale, 100 metri a piedi, dove passano continuamente i taxi che per 40 pesos ti portano al mare (contrattare sempre sul prezzo, altrimenti chiedono anche 60 pesos). Idem per il ritorno. Che dire, poi, del mare? E’ un paesaggio da cartolina, con la sabbia bianchissima, il mare trasparente e di un turchese fantastico e le palme che arrivano fin sulla battigia… I pellicani volano intorno e si tuffano in picchiata per acchiappare il pesce e poi passeggiano tranquilli sulla spiaggia, indifferenti alla presenza umana. Certo, non è che ci sia folla, diciamo che ogni cento metri trovi qualcuno! Mare, sole, relax sono state le parole d’ordine di questa fantastica settimana. Venerdì è stata una giornata nuvolosa, con un piccolo tentativo di pioggia. Ne abbiamo approfittato per visitare le rovine di Tulum, ma vi assicuro che rispetto alle altre visitate durante il nostro peregrinare non sono nulla di speciale. Se c’è il sole, potete anche evitarle, a meno che non indossiate il costume sotto i vestiti… Dalle rovine, infatti, si scende ad una spiaggetta, dove è possibile trascorrere la giornata e tuffarsi in un mare cristallino. Ogni sera cena al ristorante il Basilico, dove abbiamo mangiato veramente bene, con una spesa media di 400 pesos in due, prezzo normale, perché a Tulum è tutto più caro.
Tulum : Hotel Don Diego de la Selva, e-mail diego@tulum.Com, prenotato con laterooms Camera a € 54.53 per notte colazione inclusa Martedì 24 marzo: le vacanze sono finite! Alle 9.15 un pulmino comodissimo ci preleva per condurci all’aeroporto di Cancun. E’ il servizio Airport Shuttle della Tucan-Kin che per 250 pesos a persona fa il trasporto per l’aeroporto. Infatti, da Tulum con i bus ADO è possibile partire per Cancun solo alle 14 (quindi si rinuncia ad un giorno di mare, in quanto occorre dormire a Cancun una notte). Altrimenti occorre prendere il collettivo per Playa del Carmen, perché da qui sono più frequenti i collegamenti. L’airport shuttle per me è la soluzione più comoda, perché dall’hotel ti portano direttamente in aeroporto, senza ulteriori trasbordi. Praticamente, con 25 euro fai un viaggio di due ore, economico se paragonato ai taxi di Roma… Alle 13.40 il nostro volo dell’Aviacsa parte puntuale e alle 16 atterriamo a Città del Messico. Il nostro volo Iberia parte alle 21, ma facciamo subito il check-in, così possiamo mangiare qualcosa e spendere i nostri ultimi pesos. Alle 20 chiamano per l’imbarco ed un groppo alla gola fa improvvisamente capolino. E’ proprio finita questa splendida vacanza e Roma ci attende. Sorvolando la città saluto mentalmente con una punta di nostalgia il Messico, terra dalle mille sfaccettature: adios!!!