Da Lisbona a Santiago de Compostela, un viaggio tanto atteso

Un viaggio alla scoperta di ciò che il Portogallo ha da offrire, con le sue splendide scogliere, la natura incontaminata, l'arte manuelina, la cultura rispettata e l'ottimo cibo in compagnia di splendidi amici
Scritto da: dragone.80
da lisbona a santiago de compostela, un viaggio tanto atteso
Partenza il: 25/04/2013
Ritorno il: 02/05/2013
Viaggiatori: 4 adulti ed un bambino
Spesa: 1000 €
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Siamo tornati.

25.04.2013

Viaggio molto intenso, ricco di tappe e di svegliate direi lavorative, fortuna che c’erano le colazioni abbondanti! Questa è la prima volta che noi tre (io, marito e figlio) facciamo un on the road con degli amici, il nostro budget si è aggirato intorno ai 550 euro a persona, escluso per il bimbo che avendo tre anni le spese sono state alquanto contenute. Biglietti aerei acquistati 8 mesi prima per risparmiare.

Appuntamento alle ore 8,30 all’aeroporto di Napoli, ma noi tre (io, marito e figlio) arriviamo in ritardo, fortuna che avevamo fatto il check-in online per cui abbiamo dovuto solo mostrare il passeggino da lasciare sotto l’aereo. Arrivati al secondo check-in, grazie alla presenza del passeggino, saltiamo la lunghissima fila, non ci era mai capitato ma penso subito che sia una bella cosa anche per incentivare le famiglie con bimbi piccoli a viaggiare. Ci facciamo perdonare del ritardo quando dalla nostra borsa spuntano i nostri classici dolci partenopei.

Il nostro aereo parte puntuale per Londra, dove ci rifocilliamo, oltre che con i nostri panini, anche con un’invitante cheesecake, degli ottimi espresso e, purtroppo per me e per il pargolo, con dei terribili frappè alla vaniglia.

Grazie alla Guida per caso Djspesso ed alle sue indicazioni sapevamo dove dirigerci per trovare la cappellina dell’aeroporto. Poiché si tratta di una cappellina multi religiosa sulla parete troviamo i simboli delle religioni più importanti, nascosto da una tenda rossa c’è Gesù, mentre sul soffitto c’è una freccia con un simbolo arabo e comprendiamo sia la direzione della Mecca. Siamo attirati da un tavolino con numerosi libri religiosi scritti in diverse lingue, che belli ! Mentre recitiamo il Rosario, entra un musulmano che si toglie le scarpe e si inginocchia quasi in un angolo, verso la Mecca. I toni di tutti si abbassano, ma continuiamo a pregare, ognuno al suo Dio ma a pregare tutti nella stessa stanza. Che brivido, che cosa meravigliosa! Quando finisce di pregare rimette le scarpe, e stringe la mano a Roberto che conduceva la nostra preghiera e va via.

Decidiamo poi di fare il check-in per guardare con calma i negozietti dell’aeroporto. Alle 17,10 parte il nostro aereo che arriva a Lisbona alle 20. All’uscita dell’aeroporto abbiamo appuntamento con un’addetta di Interrent, che col pulmino ci conduce ad un Km di distanza, presso l’agenzia Europcar. Due ore di attesa ed una notevole difficoltà per comprendere l’operatore che parla solo portoghese, comprendiamo che dobbiamo pagare molti di più di quanto sapevamo e soprattutto che la nostra carta di credito non passa e lui non sa come e cosa fare. Che incubo! Che ansia! Gli chiediamo di riprovare o almeno di farci accompagnare in albergo, ma non è un problema suo. Ritornati in aeroporto vediamo una fila rapidissima per prendere un taxi, ma Roberto scopre che prendendo un aerobus spendiamo di meno (meno di 3 euro a testa) ed arriviamo comunque davanti all’hotel, in zona Marques de Pombal, in sole 6 fermate. Durante il tragitto facciamo una sorta di giro panoramico che ci permette di vedere campo Pequeno con l’arena, Avenida da Republica ed un McDonald’s (chiude alle 4 del mattino) dove decidiamo di mangiare, dopo aver posato le borse, perché è tardissimo e siamo troppo stanchi per arrivare fino al Rossio come avevamo preventivato.

Il nostro hotel è molto bello e fa parte della catena HF Fenix (69 euro compreso colazione abbondante) molto pulito, bagno grande, unica pecca wifi molto lento.

26.04.2013

Dopo una sana dormita e un’abbondante colazione (dei miei amici, io ero troppo nervosa ed in ansia per dormire e mangiare), riprendiamo l’aerobus e torniamo all’Europcar, e lavoratore che trovi sorpresa che hai, la nostra carta non passa con la strisciata, fa una semplice telefonata riprova ed otteniamo la nostra agognata Golf Stationwagon Volkswagen. Gli raccontiamo dell’esperienza serale e se ne rammarica, purtroppo capita di trovare l’addetto sbagliato, mentre per i prezzi maggiorati è un problema di Interrent, mette dei prezzi senza considerare l’agenzia a cui si appoggia. Mah! Indagheremo ora siamo sollevati già per aver preso l’auto!

Carichiamo valigie e passeggino e finalmente siamo pronti per fare i turisti e seguire il nostro programma: Alfama ci aspetta. Lasciamo l’auto in un parcheggio pubblico e ci dirigiamo verso il castello di San Giorgio, ma poiché l’ingresso costa 7 euro, decidiamo di soprassedere anche perché in parte è distrutto, in parte è ricostruito, il museo è semivuoto e ci sono tanti altri belvedere per Lisbona. Tanti negozietti di souvenir attirano la nostra attenzione, ma ancora di più decidiamo di perderci per le stradine dell’Alfama, ci fanno ritornare in mente i vicoli di Napoli e la serenità delle passeggiatine nei vicoli sorrentini, gustiamo un buonissimo caffè a soli 0,40 centesimi e di nuovo in marcia. I continui sali scendi ci stancano, ma continuiamo a camminare incantati dalla storia che ci circonda, dal clima favorevole, dalla gentilezza dei portoghesi. Mentre camminiamo la ci appare in tutto il suo splendore, ma restiamo ancora più conquistati dalla Igreja di Sant’Antonio, che si trova proprio di fronte, Santo a cui Antonio è molto devoto e che ci accoglie inaspettatamente con una Messa in italiano. Nella sua cripta, dove si trova il luogo natale di Sant’Antonio, vi è l’inginocchiatoio su cui pregò Papa Giovanni Paolo II nel 1982. Come sempre un azulejos ricorda l’avvenimento.

Dopo la Messa continuiamo a camminare dirigendoci verso il Miradouro (belvedere) de Santa Luzia, splendida veduta sui tetti dell’Alfama e sul fiume Tago, in parte rovinato dalla presenza di un enorme nave da crociera; il muretto che corre lungo il belvedere è decorato con azulejos azzurre, ma la nostra attenzione è attirata dall’imponente cupola del Pantheon e dallo splendido Monastero di Sao Vicente de Fora. È Sao Vicente il patrono di Lisbona, ma a quanto ho capito se la contende con Sant’Antonio!

La stanchezza e la curiosità ci spingono a prendere il famoso electrico 28, che sferraglia forsennatamente lungo le strade strettissime dell’Alfama, l’autista è velocissimo e ci siamo divertiti tantissimo, ma fortuna che una donna si sia alzata per farmi accomodare con mio figlio che dormiva, altrimenti avrei fatto la fine di una passeggera caduta: così abbiamo anche assistito ad un cazziatone portoghese! Di una cosa ci meravigliamo, nonostante la crisi, i negozi sono pieni di cose molto care, i ristoranti sono tutti molto affollati, le strade sono asfaltate e le pulizia è notevole (non c’è neanche un foglio a terra).

Mangiamo dei panini al volo perché non c’è tempo per pranzare purtroppo, riprendiamo l’auto per parcheggiare proprio davanti al Pantheon, (3 euro, saliamo solo io e Francesco, gli altri 2 dormono prendendo il sole), che ospita cenotafi di eroi della storia portoghese come quello di Vasco de Gama e della fadista Amalia Rodrigues, che era ricco di fiori freschi. Dal Pantheon c’è una splendida vista su Lisbona. A 5 minuti a piedi c’è Sao Vicente de Fora (fuori dalle mura), che risale alla fine del 1500, una delle poche opere architettoniche non distrutta dal terremoto. Purtroppo il chiostro è chiuso e ci “accontentiamo” della chiesa. Lisbona è splendida ma non rilassante, avremmo desiderato arrivare alla Confeitaria Nacional, come suggeritomi dalla Gpc Didiadry, ma il tempo è tiranno ed il traffico, i controsensi ed i semafori rossi non ci aiutano, così soprassediamo e ci dirigiamo verso Coimbra, facendo la strada che passa per il Ponte Vasco de Gama, poiché Francesco voleva assolutamente vederlo. Volevamo mica togliere questo sfizio al bambino di 36 anni?

Comunque l’esperienza era da fare, le macchine sfreccianti, il quieto Tago sotto di noi che macinavamo 17 km di ponte. Eravamo sul ponte più lungo d’Europa ed intanto facevamo battute sul “ponte” dello stretto di Messina. Chissà come mai?!

Il ponte si trova vicino al Parco delle Nazioni, che ha un bel centro commerciale, in base a quel che ho letto su Trip, ma non avevamo il tempo per cui ci siamo accontentati di un piccolo discount a 5 minuti dal ponte dove acquistare taniche di acqua e bustoni di patatine che ci hanno fatto compagnia soprattutto in un paio di occasioni in cui è stato difficile trovare ristoranti alla nostra portata.

In poco meno di due ore arriviamo a Coimbra, sono le 21 ora portoghese, parcheggiamo alla maniera napoletana (dove capita) e subito si avvicina un coimbrese che ci comunica che quello è un posto dell’hotel-ristorante, gli chiediamo la cortesia di farci scaricare le valigie, comunicandogli che il nostro albergo si trova proprio di fronte ma in area pedonale. Cortesia accordata. Ci avviamo in due con 5 valigie ed un passeggino occupato dal cucciolo, davanti all’hotel Moderna (36 euro, compreso colazione e parcheggio)… senza ascensore. Ci abbattiamo, ma subito ci viene incontro un energumeno che si presenta come il portinaio dell’hotel, prende contemporaneamente 3 delle nostre valigie e ci porta su. Quasi pareva volesse prenderci tutti in braccio. Hahaha!

All’interno l’hotel ci dà la tranquillità di un clima familiare, è pulito, silenzioso e raccolto. Poi è in pieno centro, a 5 minuti a piedi da Santa Cruz. I ragazzi al bancone ci forniscono delle dritte su dove mangiare, cosa fare e sorpresa scopriamo di essere arrivati durante la notte bianca, con feste varie e negozi aperti tutta la notte. La passeggiata per Coimbra è rilassante, che bel luogo, ancor di più perché siamo accompagnati dalle note jazz di una compagnia di strada (violoncello- chitarra classica-sax), e man mano che passeggiamo piccoli gruppi di ragazzi si accerchiano attorno ad altrettanto piccole compagnie musicali, jazz, fado, classica e nella piazza della Igreja de Santa Cruz abbiamo ascoltato anche qualcosa di simile alla nostra tarantella, con personaggi vestiti in maniera quasi alpina. Coimbra è affascinante, di sera poi ha un che di romantico nonostante i negozi aperti (anche se essendo la notte bianca me ne aspettavo aperti molti di più), i suoi vicoli, la sua musica, sembra che anche le mura ci raccontino la sua storia. Ma poiché ad un certo punto il nostro stomaco reclama, decidiamo di fermarci in un “tasca”(trattoria) vicina al nostro albergo, “Adega Paco do Conde”, si presenta in maniera molto spartana, come quasi tutte le tascas incontrate nel nostro viaggio, pesce e carne in esposizione in maniera non proprio igienica, tavoli quasi alla rinfusa, ma i numerosi clienti, molti dei quali portoghesi, e l’odore della brace, ci fanno desistere dall’andarcene e veniamo quasi lanciati nel caos di persone da una donna in là negli anni che ci fa accomodare a più tavoli, finchè non decide qual è quello giusto per noi che abbiamo il passeggino. Il menu è quasi incomprensibile per chi non conosce il portoghese, ma per fortuna accanto al nostro tavolo c’è un gruppo di giovani quarantenni che parlano varie lingue e riconosciamo il nostro italiano. Ci spiegano così un po’ di cose ed addirittura una donna ci fa assaggiare il riso dal suo piatto appena arrivato. Squisito! Tutti i piatti scelti sono ottimi, gli spiedini di carne sono enormi, il pesce spada arrosto prelibato tanto che mio figlio ha mangiato anche gran parte della mia porzione, solo il baccalà essendo arrosto era un po’ secco. I contorni abbondano tra patate fritte, patate lesse ed insalata, ricca anche di cipolle, contento mio marito! Un caffè allo storico ed affollato cafè restaurante Santa Cruz (1,1 euro), con prezzi poco al di sopra della media e poi nanna.

27.04.2013

Siamo pieni di forze per affrontare quest’altra piacevole giornata e dopo aver fatto colazione e preparato i panini con parte della nostra colazione, posiamo le valigie in auto e ci dirigiamo alla scoperta della città. Prima un mercato dell’usato, poi l’antica Igreja de Santiago, indi la magnifica chiesa di Santa Cruz dove il nostro caro Sant’Antonio ha consacrato la sua vita al Signore, e dove si trovano anche le salme dei primi due re del Portogallo. Mentre in due godevamo le bellezze della chiesa, gli altri due sono andati a godere delle meraviglie del cafè con dolci tipici e un espresso molto buono! De gustibus…

Una lunga salita ci fa rimpiangere di aver lasciato l’auto al parcheggio, ma non demordiamo e annaspando e spingendo il passeggino arriviamo prima alla splendida Sè Velha (2 euro), poi alla Sé Nova, anche questa a pagamento, ma essendoci un matrimonio abbiamo preferito non entrare perché altrimenti non avremmo neanche potuto fare le foto, infine arriviamo all’Università, una delle più antiche d’Europa (1290), e mi emoziono come una matta nel vedere degli studenti vestiti con le classiche toghe nere, così fermo una ragazza che ha anche gli occhiali tondi come Harry Potter, lei si fa fotografare con noi, mettendo anche in mostra degli stemmi cuciti all’interno della toga, intanto ne approfitta per promuovere un cd sul Portogallo (10 €). Restiamo incantati a guardare il panorama ed il fiume Mondego con il Ponte di Santa Clara, il sole è forte ed è tutto bellissimo. Coimbra mi è piaciuta tantissimo, mi sarei trasferita all’istante e non solo io. Propongo di andare a visitare la famosa biblioteca ma chiude proprio davanti a noi per pausa pranzo, così decidiamo di farla anche noi ed entriamo nella mensa universitaria, buon cibo ottimo prezzo (zuppa di pesce 1 euro, mezza ananas 1,5 €, baccalà e contorni vari 3,5€) Divoriamo tutto e facciamo anche un po’ di scorta di dolcetti e patatine per il viaggio. Usciti dalla mensa scopriamo che la Capela di Sao Miguel, che si trova all’interno dell’università, sta per aprire, cerchiamo di precipitarci all’interno ma ci bloccano causa matrimonio, “ não pode entrar”.

Altra chiesa, altro matrimonio!

Usciamo dall’Università con l’obiettivo di raggiungere il Monastero di Santa Clara a Velha, ed intanto superiamo una serie di porte arabeggianti, visibili o più nascoste, e gruppi di ragazzi che si divertono. Coimbra è storicamente viva ed allegra, ancor più quando passa davanti a noi un gruppo di ragazzi travestiti da …”bottiglie di birra Mahou” (una birra locale, penso), hahaha. Prima di superare il ponte ci soffermiamo a leggere una poesia scritta per il Mondego, il paesaggio e la città in lontananza; poi andiamo alla scoperta del Monastero (5 €, ma con tessera universitaria 2,5€ ott-apr h10-17), che risale al 1300, ma di cui ora rimane solo un cumulo di rovine( a causa delle continue inondazioni) a due piani, dove è netta la differenza di stile tra il romanico, nella parte inferiore, e gotico medievale, nella parte superiore. Speriamo che continuino i lavori di restauro perché è un Monastero che ci è rimasto nel cuore. All’interno vi erano anche le spoglie di Santa Isabella, trasferite poi nel 1700 a Santa Clara a Nova, che non abbiamo visitato. Qui la macchina fotografica mi dà problemi, all’improvviso fa solo foto bianche. Da questo momento non mi servirà più. Addio macchinina, fortuna che Francesco mi dà la sua in comodato d’uso gratuito, hahahaha.

A pochi passi dal Monastero c’è il Portugal dos Pequenitos, costruito a misura di bimbo, ma visto che il nostro bimbo stava dormendo di brutto era inutile entrare, non avevamo neanche la scusante!

Ormai dobbiamo lasciare Coimbra ed avviarci verso Santiago de Compostela, in Spagna, con piccola parentesi in quel di Braga, più precisamente a Bom Jesus do Monte. Qui si trova un piccolo santuario reso ancor più interessante da una gigantesca scala barocca dove vi sono distribuite 14 cappelle raffiguranti, in parte, il cammino di Cristo verso la crocefissione. Abbiamo approfittato per fare la Via Crucis, nel frattempo che osservavamo le statue e le fontane che rappresentavano dei personaggi allegorici; vi sono anche delle fontane piuttosto particolari che raffigurano i 5 sensi, per cui da una sgorga l’acqua dagli occhi, un’altra dalle orecchie e così via. Riusciamo a vedere il santuario in corner, il sagrestano ci ha quasi dovuto spingere fuori ma noi stavamo anche approfittando delle panche per riposare. Dietro al Santuario c’è l’inimmaginabile, alberi, fiori, laghetto artificiale, piccole cascate, barche, clima molto romantico, ettari ed ettari di terra, e tutto straordinariamente pulito ed ordinato. Bravo l’architetto!

Avremmo desiderato scendere con l’elevador, la funicolare ottocentesca(1 euro) ma non sapevamo chiudesse alle 20… ed erano le 20 e 10: abbiamo dovuto ripercorrere di nuovo tutte le scale a piedi. Sigh!

Durante il viaggio è sveglio solo Antonio, tutti crollano, fino al confine con la Spagna, poiché io mi sveglio e faccio troppa confusione per fare le foto alla segnaletica di confine. Un’ora corre veloce tra canzoni sanremesi ed anni ‘70, ma è il nostro caro Pino Daniele che ci accompagna nella zona che stiamo cercando, dove io e Francesco ci becchiamo un bell’acquazzone appena scesi dall’auto, alla ricerca del nostro terzo albergo (Hotel MV Algalia), in zona pedonale. E gli ombrelli? Sono in auto. Per una volta che avremmo potuto usarli!

Durante la ricerca dell’albergo ci sentiamo a casa, poi capiamo il motivo: moltissimi sono italiani.

L’albergo è bellissimo, colori vivaci ma anche pietra viva, 45 euro + 5 per la colazione + 10 euro parcheggio, c’è l’ascensore per i piani superiori ma non per quello inferiore della colazione, nella nostra stanza c’è un balconcino che fa molto Romeo e Giulietta.

28.04.2013

La colazione va alla grande, siamo quasi soli nella sala e ci sono tantissimi dolci. Lasciamo i bagagli alla reception e passeggiamo verso la famosa Cattedrale di Santiago de Compostela. Una guida che parla italiano con accento spagnolo mi ipnotizza e la seguo intrufolandomi nel gruppo di milanesi interessati più a cercare un angolo di sole che ad ascoltarla. Effettivamente la giornata non prometteva per niente bene, un vento fortissimo ci faceva rimpiangere di aver lasciato i maglioni pesanti a casa. “Ma questo è il clima oceanico”, spiegava la guida, “puoi trovare sole a Natale e freddo a ferragosto”. La seguiamo per i vicoli del paese, finchè non comprendiamo che ci sta facendo allontanare troppo dalla Cattedrale e decidiamo di tornare indietro, i 3 maschi caricano il passeggino già a sua volta carico di infante e decidiamo di percorrere le rampe di scale che ci separano dalla cattedrale, per fortuna ci fermano: c’è la Messa. La chiesa è strapiena e ci suggeriscono di entrare lateralmente, meglio per il passeggino ci sono solo 3 scalini, che fatica fatta inutilmente sarebbe stata.

Mentre gli altri vanno in avanscoperta, io mi getto come sacco di patate su degli scalini interni alla chiesa, in attesa della fine della Messa, intanto mi guardo attorno ed osservo che vi sono almeno una ventina di persone addette al servizio d’ordine; ad un certo punto tutti si avvicinano all’altare ed un’alzata di cellulari, palmari, ed anche ipad, mi fa capire che sta per iniziare qualcosa da non perdere. Il botafumeiro, che è un grande turibolo oscillato da personale addetto fino a 22 metri di altezza, attraverso un sistema di corde e carrucole. Trovandomi proprio nella parte della navata in cui oscillava, temevo quasi un distaccamento delle corde ed una ciaccata, ma comunque mi sono goduta la cosa. (il distaccamento è accaduto un paio di volte nei secoli scorsi.) Finito l’evento ci accingiamo a fare fotografie, scendiamo nella cripta per omaggiare San Giacomo e poi seguiamo un gruppo di italiani che avendo un sacerdote come guida, comprendiamo siano alla ricerca di una cappella dove celebrare Messa. Dopo averla ascoltata, usciamo dalla Cattedrale, per ritornarci nuovamente dopo la Messa austriaca, ed intanto andiamo a riscaldarci in un bar poco distante dalla Cattedrale e dall’Hospederia San Martin Pinario(che si trova proprio di fronte alla Cattedrale, ha delle antiche celle ristrutturate ed alcune, prenotate con anticipo, hanno veramente un ottimo prezzo). I prezzi del bar sono spagnoli e si vede che siamo usciti dal Portogallo, una fetta di torta tipica 4 euro, un caffè e cioccolata hanno prezzi sopra la media, ma il tempo gelido esterno richiedeva qualcosa per coccolarci. La caratteristica di questo bar è che sulle mura si trovano una serie di centesimi appoggiati, non attaccati, lasciati dai turisti e dai peregrini nel corso del tempo, anche noi abbiamo lasciato il segno della nostra presenza.

Ritorniamo alla Cattedrale con la speranza di riuscire a fare in tempo per vedere nuovamente il botafumeiro in azione, ma lo perdiamo per una manciata di secondi. Pazienza, continuiamo le nostre foto di rito, visita delle varie cappelline, c’è una bella ed enorme targa dedicata agli ultimi due Papi i cui busti fuoriescono dalla targa stessa, saluto al SS Sacramento, confessione con un simpaticissimo sacerdote poliglotta, piccolo museo all’interno della Cattedrale. Poi usciamo, ma questa volta lo facciamo dalla porta principale, così da poter osservare il Portico della Gloria, che si trova all’interno, subito dopo aver superato l’entrata barocca esterna.

Santiago è splendida e ci dispiace lasciarla, ma ormai le Messe sono state ascoltate, i regalini acquistati, l’espresso bevuto, ma sentiamo che manca qualcosa. Così usciamo dalla zona pedonale, prendiamo l’auto, carichiamo i bagagli e guidando arriviamo verso il parco dell’Alameda, troviamo facilmente parcheggio e scopriamo che di domenica il parcheggio pubblico è gratuito. All’entrata del parco vi sono due leoni, simbolo del controllo sul parco e dell’importanza dello stesso; una serie di statue a grandezza naturale, di scorci paesaggistici ed il suono dei tamburi, di gruppi giovanili riunitisi, ci accompagnano nella nostra passeggiata al parco. Alcune statue sono molto originali e noi ci fermiamo in particolare a fotografarci con una coppia di vecchiette dal volto e postura simpatici; avremmo voluto fotografarci anche con la statua di Valle Inclan, famoso poeta spagnolo, seduto su una panchina, ma c’era la fila e non volevamo attendere. Troviamo un angolo di sole per riscaldarci un po’, mangiamo e facciamo delle foto in lontananza alla Cattedrale ed al panorama in generale.

Riprendiamo l’auto con obiettivo Porto, ma con prima fermata a Guimaraes, piccolo comune vicino Braga. Purtroppo quando arriviamo è già tardi, i castelli chiudono alle 17. Pazienza, sono già splendidi dall’esterno anche se piccoli. Nel castello di Sao Miguel, secondo la tradizione, vi nacque il primo re del Portogallo; nel Paco dos Duques avrei tanto voluto vedere il soffitto di legno della sala dei banchetti che è fatto come uno scafo capovolto di una caravella portoghese; nella piazza di Largo da Oliveira si respira un’aria più tedesca che portoghese, ma con i suoi archi intatti ci rimanda ad un passato storico. A due passi vi è la chiesa di Nossa Senhora da Oliveira, che troviamo aperta. Passeggiando per Guimaraes attraversiamo stradine in ciottoli con le case medievali intatte, arriviamo fino alla chiesa di Sao Francisco che purtroppo troviamo chiusa. Il nostro passaggio a Guimaraes può essere sembrato quasi inutile dal momento che abbiamo trovato quasi tutto chiuso, ma la città è stata molto rilassante, e ci è sembrato di tornare indietro nel tempo.

Arriviamo a Porto e ci rendiamo conto che il nostro hotel è un po’ fuori città (Hotel Premium Porto- 48 euro, compreso parcheggio e colazione), nella stanza vi è anche la cucina ( stoviglie a pagamento per 10 euro) ma non sapendolo non avevamo acquistato nulla da cucinare. Nel mio frigo c’è una bottiglia di spumante, come da me richiesto, per brindare con i ragazzi dal momento che siamo a metà viaggio, ho voluto fargli una sorpresa. Il nostro primo viaggio insieme e tutto sta procedendo meravigliosamente. Anche Federico reclama la sua parte, ed un goccio di augurio non si nega a nessuno, ma solo un goccio.

La stanchezza ci accompagna, ma decidiamo di andare a fare un giro per Porto, e di sera mi sembra d’obbligo una passeggiata per la Ribeira, il fiume che scorre lento, Il ponte Don Luis illuminato, Vila Nova de Gaia che si vede di fronte. È una cosa spettacolare come Napoli di notte. Peccato che i ristoranti abbiano tutti prezzi alquanto alti, così dopo un po’ cambiamo zona e ci spostiamo vicino la stazione di Sao Bento. Parcheggiamo l’auto, ma mi sento un po’ inquieta, fino ad ora non avevamo trovato così tanti elemosinanti, strade rovinate, cantieri, luci pubbliche spente, zone scure. Sono stata in ansia per l’auto, ma ci siamo comunque avviati verso Avenida dos Alliados dove passeggiando abbiamo trovato un McDonald’s particolare, il più bello che abbia mai visto, situato in un palazzo d’epoca, in stile liberty con decori, vetri colorati, lampadari di cristallo, archi dorati, una pulizia tale che addirittura gli addetti oltre agli specchi pulivano pure le mura del locale, vale la pena visitarlo anche solo per prendere un caffè e guardarselo.

Dopo la nostra cena all’americana, camminiamo per sgonfiarci un po’ e andiamo a vederci la Stazione di Sao Bento,a circa 5 minuti a piedi da Avenida dos Aliados a dir poco splendida, con tutti i suoi azulejos che riproducono i primi mezzi di trasporto, scene storiche e rurali. Qualcosa assolutamente da non perdere, sembra rimandarci indietro nel tempo. È molto tardi e sono poche le persone nella stazione che attendono i treni. Torniamo in albergo e crolliamo

29.04.2013

Siamo tutti arzilli per una ricca ed abbondante colazione, durante la quale come al solito ci prepariamo i panini per sostenerci durante la giornata, visto che come sempre non abbiamo intenzione di fermarci troppo e neanche di spendere un patrimonio, infatti abbiamo concordato fin dapprincipio la necessità di fermarsi al ristorante una sola volta al giorno.

Poiché siamo molto stanchi e non vogliamo neanche perdere troppo tempo visto che abbiamo pure un appuntamento alle 15 presso la Sandeman, decidiamo di goderci Porto direttamente dall’auto. Lo so, con questa frase la mia Gpc Didiadry rabbrividirà! Il nostro navigatore non si mostra molto d’accordo, inizia ad impazzire ad un certo punto facendoci fare sempre lo stesso giro, potremmo dire che ad un certo punto potevamo guidare ad occhi chiusi da Camera Municipal alla Torre dos Clerigos, compresi blocchi per lavori pubblici e divieti. Abbiamo preferito non salire la torre perché 225 scalini non erano affatto invitanti, la torre è magnifica ed è visibile da molti punti di Porto e Vila Nova de Gaia. Dopo ci dirigiamo verso la Livraria Lello, dove purtroppo non si possono fare foto, per cui gli addetti ci controllavano come falchi per paura che scattassimo, certo che mettere il ditino indice su quel pulsantino così piccolo, in questi casi è ancora più invitante. La libreria in sé merita, è degli inizi del secolo scorso, in stile liberty, una scala in legno spettacolare, ed all’interno sono state girate delle scene del secondo capitolo di Harry Potter, per i miei gusti è un po’ cara (un segnalibro minimo 4 euro) e poi non mi sono piaciuti i falchi antifoto!

Poiché a due passi dalla livraria si trova la Galeria de Paris, Francesco si piomba spinto dal suo desiderio di fare “benzina”, Antonio lo fa compagnia per un pintado (caffè con un po’ di latte), noi ci guardiamo intorno: una vera auto 500 appesa al muro (targa Roma – assicurazione fatta a Napoli), bambole, trenini, pupazzi, un vero gabinetto, robot, flipper, si colleziona di tutto. Io penso, chissà quanta polvere, povere le addette alla pulizia, se la fanno!

Uno dopo l’altro vediamo i monumenti che ci eravamo proposti di vedere, più come bravi studenti che come turisti che debbono rilassarsi. Igreja da Misericordia, Igreja de Santo Ildefonso, Capela das Almas (splendida esternamente con gli azulejos che riproducono la vita di San Francesco e Santa Caterina da Siena e d’Alessandria), Igreja de Sao Francisco. Qui decidiamo di fermarci un po’. Parcheggiamo l’auto e Roberto, Antonio ed il piccolo si trattengono nella piazza, che ha un bel po’ di verde e tanti gabbiani, dinanzi Palacio da Bolsa; Francesco decide di entrare appunto in Palacio da Bolsa attratto dalla sala araba; io mi dirigo verso San Francesco (3,5 euro, con sconto se si ha la tessera universitaria). La chiesa mostra il contrario della povertà del nostro patrono, ben 200 kg di oro usati per altare, colonne, pilastri, cherubini, animali, e cosa più bella di tutti, l’albero di Isaia. La chiesa è scura, non si possono fare foto, ma la sicurezza è presa dalla confusione di una scolaresca e qualche foto riesco a scattarla. Nel biglietto è inclusa anche la visita a delle stanze contenenti tombe di benefattori della chiesa, ma si può evitare. Uscita scopro che Francesco non è entrato in Palacio da Bolsa poiché si entra o su prenotazione o attendendo la guida, con degli orari precisi, ed un gruppo era entrato da soli 10 minuti, così ne ha approfittato per prendere un caffè.

Arrivata all’auto vedo mio marito che gira intorno all’auto alla ricerca di un pannolino perché Fede ha dato giù di brutto, ed il mio arrivo è stato per lui provvidenziale, “che fortuna” mi dico. Ad un certo punto Francesco esclama “ma in ogni città deve lasciare il suo ricordo? Allora con noi ci siamo portati il –botamerdeiro-?”.

Per pochissimo troviamo la (la cattedrale) chiusa e decidiamo di superare il Ponte Don Luis e il fiume Douro ed andare a mangiare a Vila Nova de Gaia, dove ci fermiamo presso “Casa Dias” e per soli 10 euro mangiamo una buonissima zuppa, a cui aggiungiamo il nostro immancabile compagno di viaggio, il Grana Padano, un’ ottima orata arrosto con patate lesse ed insalata, per due di noi, per gli altri due arrivano ben 3 bistecche di maiale a testa, patate fritte ed insalata. Che bella mangiata, poi essendo in ritardo, corsetta di 5 minuti per arrivare alla Sandeman. Qui conosciamo Joanna, la nostra guida portoghese-italiana, che ci conduce alla scoperta del vino Porto, tra botti piccole e grandi, odore pregnante e risate (ho prenotato la visita tramite internet un mese prima di partire attraverso il contatto sul sito della Sandeman) L’entrata costa 5 euro ed è inclusa la visita, la degustazione di 2 bicchieri di porto, quello rosso e quello bianco, e lo sconto di 1 euro su ogni acquisto fatto. Vi assicuro la visita merita, anche se due di noi che non beviamo porto. Mio figlio si è divertito come un matto a girare e nascondersi tra le botti, lui che in genere è tranquillo, lì dentro si è lasciato andare, sarà stato l’effetto del vino annusato?

Acquistate diverse bottiglie di Sandeman, tutti pieni ed assonnati raggiungiamo l’auto, cerco di tenere tutti svegli perché tra un po’ arriva uno dei miei assi nella manica, suggeritomi sempre dalla Gpc Didiadry: l’Igreja do Senhor da Pedra a Vila Nova de Gaia.

È qualcosa di spettacolare: una cappella eretta su una roccia in riva al mare, il quale si infrange contro le rocce rendendo tutto molto più suggestivo. Federico si è subito messo a giocare sulla sabbia, io e Francesco più arditi abbiamo messo le gambe fino alle ginocchia nel ghiacciato Oceano, ma era doveroso farlo anche per rispetto a quella massa di acqua di fronte a noi che sembrava chiamarci. Dopo un caffè ed un gelato gustati guardando l’Oceano, riprendiamo l’auto per avviarci verso Aveiro, a 40 minuti di distanza, ottimo tempo per dormire un po’.

Volevamo assolutamente vedere la Venezia portoghese, chiamata così per i suoi numerosi canali, ed osservare i particolari moliceiros, imbarcazioni dai colori intensi e disegni particolari, anche un po’ simili a quelli di Manara. Per sfizio saliamo su una di queste imbarcazioni ancorate. Poi passeggiamo per le tranquille strade di Aveiro, in giro non c’è quasi nessuno, pochi fanno canoa, qualcuno è chiuso nelle pasticcerie. Noi facciamo dei giri in qualche pasticceria assaggiando diversi dolci, ma l’obiettivo principale è quello di trovare ed assaggiare gli ovos moles, dolci creati secoli fa dalle suore dei vari conventi, che utilizzavano gli albumi per inamidare gli abiti e usavano i tuorli per evitare che venissero sprecati. Nun l’avess’m maje truvat’. Ah se non li avessimo trovati. Il loro gusto non riscontrava per niente le nostre aspettative, peccato, ma avendoli chiesti con una certa enfasi alla proprietaria non abbiamo voluto deluderla, per cui abbiamo gustato davanti a lei i dolci, solo Antonio che si trovava in seconda fila è riuscito a nascondere il dolce nel tovagliolo e farlo fuori. Il tuorlo si sente troppo all’interno delle due ostie, era come mangiare un uovo fresco direttamente dal guscio. Che brivido… Subito acquistiamo un dolce alle noci per coprire il gusto che avevamo in bocca.

Da Aveiro a Costa Nova do Prado il passo è breve e così siamo andati a guardarci questo delizioso villaggio di pescatori, con dune di sabbia quasi bianca, il mare mosso ancor più dal vento ed i palheiros, case particolari dipinte a righe verticali o orizzontali, oggi case di vacanza, un tempo case dei pescatori che dovevano riconoscere la propria casa nascosta dalla nebbia fitta. Che divertimento cercare le case più carine, rosse, gialle, blu e fare delle foto.

Sono le 20 e dobbiamo arrivare per le 21 e 30 a Fatima per il Rosario. Si corre, talvolta anche superando i 120 km orari, limite di velocità. Che grande autista abbiamo, ci porta per tempo nella ventosa Fatima e corriamo direttamente a fare il Rosario, rimandando il check-in in hotel. Il Rosario è in lingue diverse, all’interno della Cappella delle Apparizioni, davanti alla famosa statua della Madonnina, nella cui corona il caro Papa Giovanni Paolo II fece incastonare il proiettile con cui era stato colpito. La statua è collocata su una colonnina in marmo che indica il punto esatto delle apparizioni della Madonna. Emozionante fare il Rosario in quel luogo santo e silenzioso nonostante fosse gremito, sentirlo in tante lingue, soprattutto la parte recitata, anzi direi cantata in indonesiano . Eravamo finalmente a Fatima, che cosa meravigliosa. Quante lingue diverse per recitare una Cosa Unica al Signore ed alla nostra cara Mamma.

Finito il Rosario fa troppo freddo per trattenerci e siamo anche troppo stanchi ed affamati, fortuna che avevamo i nostri panini. Ci rechiamo così all’albergo, Hotel Santo Amaro (39 euro a notte compresi colazione e parcheggio), entriamo nelle nostre stanze e mangiati i panini ci scaraventiamo sul letto, la doccia aspetterà la mattina successiva, eravamo veramente molto stanchi.

30.04.2013

Ore 8.00 Messa in italiano, conoscevamo gli orari delle Messe e dei Rosari perché avevo contattato via email il servizio pellegrini (sepe@fatima.pt, sul sito del santuario di Fatima c’è anche l’email per il servizio alloggio e pranzo, sol il sabato e la domenica). Avrei dormito volentieri un po’ in più, ma mi sono svegliata presto per una bella doccia energetica. Fa ancora fresco e la giacchetta ci accompagna anche oggi, come quasi in tutto il viaggio: io ho il mio impermeabile alla tenente Colombo, che comunque non mi scalda mai completamente, non immaginavo di trovare queste temperature, ero pronta alla pioggia, essendomi portata dietro anche gli ombrelli, ma non al freddo.

Dopo la Messa mentre i ragazzi cercano un confessore, poveretti sono scesi inutilmente alle 7 del mattino con l’intenzione di confessarsi, noi perdiamo tempo tra i negozietti, vedendoci così i primi prezzi ed ipotetici regali. Arrivati in hotel facciamo colazione e poi visita alla Basilica di Fatima, certo architettonicamente quella di Lourdes è più bella, ma ha comunque il suo fascino anche se è una Basilica moderna. AL suo interno ci sono le tombe dei 3 pastorelli e soprattutto un bellissimo quadro sull’altare, di cui ce n’è una copia anche a Lisbona all’interno della cappella nel Gesù della Pace (quel Gesù simile a quello di Rio), rappresenta l’apparizione della Madonna (l’Angelo del Portogallo) ai 3 pastorelli con il Vescovo del tempo inginocchiato.

Proprio di fronte all’altare c’è un’altra cosa che attira la mia attenzione, le canne dell’organo, mi sembravano tante, ma quando l’ho letto sono rimasta colpita: sono ben 12000. Usciti dalla Basilica si può osservare tutta la piazza dove si vedono la Cappellina delle apparizioni, vero cuore del Santuario, dove si recita anche il Rosario multilingue, il Monumento al Sacro Cuore di Gesù, che si trova sopra un pozzo con delle fontanelle dove sgorga acqua benedetta, anch’essa veicolo di tante grazie, l’ulivo secolare, sotto cui i pastorelli recitavano il Rosario, la Basilica della Santissima Trinità, che io ho visto solo esternamente, la statua di Paolo VI. All’entrata del Santuario, sulla via del ritorno all’hotel, ci soffermiamo ad osservare una sezione di cemento armato e scopriamo essere una parte del muro di Berlino, portato qui grazie al volere ed ai soldi di un commerciante portoghese emigrato in Germania. Con altre piccole parti di muro fu fatto un Rosario, donato a Papa Giovanni Paolo II ma conservato a Fatima, i cui 5 grani del Gloria sono stati fatti con le pietre dei palazzi governativi dei cinque nuovi Stati della Germania riunificata. Che mente che ha avuto questo mercante portoghese!

Visto ciò, io, Antonio e figliolo decidiamo di prendere l’auto e dirigerci verso Tomar, Francesco e Roberto restano a Fatima.

Per il convento di Tomar ci vuole un’ora, pensavamo di meno, ma tra curve e navigatore impazzito…

L’ingresso costa 6 euro, e viste le numerose scale, la maestosità del convento e la pochezza del tempo decidiamo di separarci: io mi sacrifico e resto nel giardino a giocare con il piccolo, mentre Antonio entra nello storico convento templare. Ha cercato di goderselo tutto, ma è veramente enorme ed un paio di ore non bastano per vedere tutti quei chiostri e giardini, quelle celle e scale, la cappella, le mura. Quando è uscito era stremato e stanco. Tomar sei avvertita ci rivedremo! Anzi ci vedremo!

Torniamo sui nostri passi, riprendiamo i due passeggeri e ci avviamo tutti verso il famoso e maestoso monastero di Santa Maria da Vitoria, più conosciuto come Monastero di Batalhà. Se non lo si vede non si riesce a capire quanto sia spettacolare, ovviamente patrimonio dell’Unesco, è un gioiello dell’arte gotica (non solo gotico portoghese), un vero merletto di pietra. Mentre loro prima di entrare preferiscono andarsi a prendere un caffè io non resisto, lo sappiamo la curiosità è donna, e questa donna è stata fortunata, dal momento che è riuscita ad entrare con una scolaresca all’interno della cappella del re Giovanni, che ho saputo dopo essere a pagamento. L’ho saputo proprio quando hanno provato ad entrarci i maschi ed una guardia, che precedentemente non c’era non li ha fatti entrare senza biglietto. Il biglietto costa 6 euro per vedere i chiostri e la cappella di re Giovanni, dove ci sono anche le tombe della moglie Philippa e dei figli, tra cui Enrico il navigatore. Il monastero invece è gratuita ed è bellissima: lunga, stretta, alta. Ma la cosa più bella in assoluto è il portale, che ha fatto emozionare anche Roberto, che si è tenuto sempre un po’ più freddo e distaccato nei confronti delle creazioni dell’uomo, mostrando maggiormente la sua preferenza ed emozione nei confronti della grandezza della natura. È stato lui a farmi notare che tutte le statue sul portale si trovano sotto un baldacchino e che gli apostoli calpestano i diavoli, da sola però sono riuscita a vedere Gesù al centro con attorno i 4 evangelisti, hahaha. Da non perdere anche il portale laterale da dove noi siamo entrati convinti che fosse l’entrata principale.

Dopo questa emozione ci rechiamo a venti minuti di distanza dal personalmente meno bello, rispetto al Monastero di Batalhà, ma incantevole Monastero di Alcobaca, anch’esso patrimonio dell’Unesco e più grande chiesa del Portogallo. Entrata gratuita, il resto 6 euro. Francesco correva avanti ed indietro tra le due tombe, che sono poste una di fronte all’altra, per capire chi fossero e per scoprire che uno era il re Pedro tra gli angeli e l’altra era Ines de Castro. Il destino volle che Pedro, essendo l’erede al trono, anche se innamorato di questa Ines (dama di corte), dovesse sposare Costanza di Castiglia. Alla morte di quest’ultima, Pedro si trasferì con Ines a Coimbra, ma lei fu fatta uccidere dal padre di Pedro (Alfonso IV) e fu sepolta a Santa Clara a Velha a Coimbra (che noi abbiamo visto) . Ma l’amore non ha confini, così quando morì Alfonso il figlio, divenuto re, prima fece strappare il cuore agli assassini di Ines (…vendetta, tremenda vendetta…), poi la dichiarò sua moglie, ne fece esumare il cadavere e seppellirlo ad Alcobaca, poi obbligò la corte ad inginocchiarsi davanti alla sua compagna e baciare la mano ormai decomposta. Le due tombe sono poste una di fronte all’altra perché nel giorno del Giudizio al risveglio possano vedersi subito. Altro che Giulietta e Romeo. This is love…. Io seguo la storia d’amore e mi appassiono, poi vedo mio marito che fotografa i mattoni, mah! Quando esce dal monastero ci viene incontro e ci dice “ma avete visto quante firme massoniche ci sono là dentro?” “?!” “Le firme dei mastri costruttori su diversi massi sparsi per il Monastero”. È stato per lui uno dei momenti più emozionanti del viaggio.

Che massa di ignoranti che siamo! Hahaha, per non pensarci ci fermiamo nel vicino supermercato per comprare le nostre compagne di viaggio: le patatine. Quando abbiamo riconsegnato l’auto era praticamente una patatina con le ruote. Zozzosi, fortuna che un po’ l’abbiamo pulita.

“Si è fatta una certa” come si suole dire, così decidiamo di spostarci in direzione Nazarè con la speranza di un bagnetto, ma il tempo non è proprio favorevole e così cerchiamo qualche posto almeno per mangiare visto che sono le 17 e dobbiamo ancora pranzare, stavolta abbiamo proprio esagerato. I ristoranti sono tutti chiusi o inutili per noi, ad esempio troviamo aperta una pizzeria che vende la Margherita a 9 euro, noi veniamo da Napoli la Margherita + cara costa 4 euro, e poi da Napoli andiamo a mangiare la pizza in Portogallo! Molti si avvicinano a noi per proporci case in affitto. Andiamo in riva al mare e mangiamo i panini che ci eravamo preparati in hotel con la colazione. Il mare è molto mosso e noi speravamo almeno di trovare dei surfisti, sapendo la storia della big wave, volevamo vedere delle belle onde alte. Le onde c’erano ma non facevano così paura, il vento si fa sempre più forte, decidiamo di continuare ad osservare il panorama dalla macchina per ripararci. Scelta fortunata, poiché subito dopo una bella onda, di quelle che desideravamo vedere, ha bagnato l’intera duna sabbiosa dove ci eravamo appollaiati.

Torniamo a Fatima e facciamo rifornimenti di regalini da portare a Napoli. La ricerca di un posto dove mangiare e il breve tempo a disposizione ci porta a rimandare la cena ed andare a fare il Rosario. Al rientro, quasi demoralizzati troviamo un piccolo bar dove ci facciamo portare una zuppa mediocre, una frittata quasi bruciata, della carne con occhio di bue un po’ troppo cotta, mentre mangiamo faccio la conoscenza di una brasiliana con discendenze italiane che vive nella zona dell’Algarve. Così in italiano mi racconta un po’ la sua storia. È incredibile quanti discendenti di italiani ci siano in Portogallo e quanti ne abbiamo incontrati che appena ci sentivano parlare sentivano la necessità di comunicarci la loro discendenza italiana.

01.05.2013

Ore 8 Messa. Ore 9.30 colazione e pagamento.

Oggi è festa dei lavoratori anche in Portogallo e la maggior parte dei monumenti statali sono chiusi, perciò ho dovuto preparare il mio programma di viaggio in modo da visitare in questo giorno monumenti aperti ed a Sintra sono tutti aperti (ho dovuto mandare diverse email ai centri di Tomar, Queluz, Sintra e Batalhà per avere info).

Prima percorriamo il Caminos dos Pastorinhos, con le classiche 14 cappelline per fare la Via Crucis che porta ad Aljustrel e percorre la strada che facevano i pastorelli con le loro pecore quando poi incontrarono l’Angelo del Portogallo, alcune statue simboleggiano i luoghi delle apparizioni, noi siamo passati solo davanti al luogo della quarta apparizione, dove vi è un capitello con la statua di Maria, poi invece di deviare verso le altre cappelline, abbiamo continuato verso la casa di Lucia, Giacinta e Francesco. Un caffè è d’obbligo ed al ritorno, raggiunta nuovamente l’auto ci sembra doveroso anche un gelatino.

Siamo in ritardo sulla tabella di marcia e così eliminiamo Queluz come obiettivo da raggiungere e ci dirigiamo direttamente verso Sintra e sull’autostrada vediamo uno spettacolo che non ci saremmo aspettati: le cicogne hanno fatto il nido sulla segnaletica verticale. Quanti nidi e quante cicogne. Che bello!

A Sintra facciamo una scelta, sia per una questione di tempo che per una questione di denaro, io e Francesco decidiamo di andare a vedere Palacio da Pena (14 euro + 2 euro per il trenino) anziché Palacio Nacional (9 euro), mentre Roberto, Federico ed Antonio dormono in auto. Scelta sbagliata o forse è stato sbagliato scegliere Sintra. Il castello è della seconda metà del XIX secolo, troppi stili architettonici, un’accozzaglia di generi, ma comunque di fine 800. La sala araba è stata una grande delusione, mi aspettavo qualcosa di veramente particolare ed orientale ed invece ci siamo ritrovati con degli affreschi trompe-l’oeil (inganna-occhi). Terribile. Unica cosa bella la cappella del 500, visto che il castello fu costruito sulle rovine di un antico Monastero. Esternamente il castello fa scena, è bello per farsi fare delle fotografie. Sigh!

Scesi al centro del paese compriamo dei dolci in una pasteleria che si trova di fronte a Palacio Nacional, la cameriera è molto dolce e disponibile, ci taglia i dolci, ci fa usare il bagno, ci riscalda la pasta per il piccolo. Mangiamo nella piazza del Palazzo con una splendida veduta sulla città, i dolci sono buonissimi ed il cucciolo fa fuori tutta la torta al cioccolato. Poi spinti dalla curiosità saliamo sul trenino turistico, per 5 euro si può fare, pensiamo, non l’avessimo mai fatto! Facciamo quasi lo stesso giro che avevamo fatto con l’auto per raggiungere il Palazzo da Pena, poi un po’ di qua un po’ di là e per fare due foto la macchina ci casca. Addio macchinina di Antonio. Con due macchine fotografiche fatte fuori ora ci resta solo quella di Francesco … e lui va un po’ in ansia, ma continua a lasciarmela.

Ritornati al punto di partenza e decidiamo di scappare da Sintra. Basta, questa città non fa per noi. Forse ci sarebbe piaciuta di più se fosse stata tra le prime città visitate durante il viaggio, non tra le ultime dopo aver visto le spettacolari bellezze che il Portogallo ha da offrire.

Fortuna che subito dopo ci rilassiamo a Cabo da Roca. Spettacolare, meravigliosamente bello vedere le onde infrangersi contro gli scogli e sapere che un faro ed una targa segnano il punto più estremo dell’Europa Occidentale. Sulla targa, davanti alla quale ci siamo fatti innumerevoli fotografie, c’è scritto “Aqui… Onde a terra se acaba e o mar começa…” del poeta Luis Vaz de Camoes , “Qui… dove la terra finisce e il mare comincia”.

Una staccionata in legno segna il confine da non superare, ma tanto per cambiare Francesco ed Antonio devono farmi venire le palpitazioni, e nonostante il divieto ed il vento superano la staccionata ed arrivano alla punta più estrema, oltre solo l’Oceano. Nonostante il freddo ed il vento sembra che nessuno voglia staccarsi da quel luogo incantato, il primo a farlo però è Roberto che si reca al bar a ricaricare la telecamera, poi gli altri due che come al solito hanno bisogno di un po’ di benzina che nella loro lingua si chiama espresso e pintado.

Al grido di “Buttamm ‘e man” si parte per Cascais, che carina! Sembra di stare sulla costiera Amalfitana e così ci rilassiamo completamente, Antonio fa acquisti per dei suoi amici, i 2 maschi fanno i galletti mentre guardano delle americane, io guardo i miei 4 maschi, grandi compagni di viaggio e 2 anche di vita. Che splendido viaggio che sta per finire, abbiamo avuto orari ferrei, tempistica quasi militare, ma siamo riusciti a fare quasi tutto e sempre col sorriso sulle labbra e Dio nel cuore. Che cosa meravigliosa la vita e dire che con Roberto e Francesco ci conosciamo solo da un anno ed anche tra loro non si conoscevano, quando durante il pellegrinaggio a Medjugorje ci sedemmo tutti per caso allo stesso tavolo per pranzare e cenare, da allora non ci siamo più separati.

A Cascais ceniamo, siamo troppo stanchi per arrivare a Lisbona e metterci anche a cercare un localino. I ristoranti sono tutti pieni, alla faccia della crisi. Mangiamo seppie arrostite e pesce spada, Antonio carne, insalata come sempre ricca di cipolle. Rifocillati, paghiamo quanto scritto sullo scontrino ma gli facciamo notare che ci avevano detto un prezzo e ce ne hanno fatto un altro. No no no, non si fa, ma questa è una cosa che fanno molti locali ti attirano con il piatto del giorno che ha un costo inferiore ed una volta seduti ti dicono che non c’è e che magari, essendo già tardi, possono farti comunque quel prezzo. Ma poi non lo fanno.

È tardi quando arriviamo a Lisbona, anzi più precisamente ad Almada, dov’è il Cristo Rei, che in lontananza si vede dal nostro albergo. Superiamo il Ponte XXV aprile, soggiorniamo al Lisboa Almada Hotel, un 4 stelle che ne merita 5, se non fosse per la lontananza. Io avevo riservato una sorpresa ad Anto che attendevo con ansia: la camera romantica.

Sul nostro letto petali di rose formanti un cuore, accappatoi con una rosa appoggiata, macchina del caffè Nespresso sulla scrivania, spumante, fragole e cioccolato nascosti nell’armadio, intero set da bagno per la pulizia personale (compreso rasoio e pettine). Fuori dalla stanza un tavolo imbandito ricco di cornetti, biscotti al burro, caffè monoporzione, thè, acqua, succo di frutta a nostra disposizione, solo per il nostro piano, il settimo, al quale si arriva con la chiave della propria stanza. I ragazzi stanno al quarto, ma mentre Roberto mi filma la stanza, Francesco si attacca al tavolo e non va via senza aver fatto fuori un succo d’arancia, un cornetto ed un caffè. Mio figlio è in fibrillazione e corre eccitato dall’interno della stanza al tavolo esterno, chiama l’ascensore, sale sul letto per giocare con i petali e per farsi fare delle foto. Che gioia sul suo volto e nel mio cuore. Si fan l’una e trenta per farlo addormentare mentre Antonio organizza i bagagli per la partenza del giorno dopo, siamo arrivati con 5 bagagli, torniamo con 6 visto che abbiamo acquistato il Porto e va messo in stiva. Fortuna che, da bravi previdenti, abbiamo acquistato un bagaglio da stiva, telefonando da casa al call canter EasyJet, a 17 euro, piuttosto che trovarci dinanzi al checkin e sborsarne 30.

02.05.2013

La colazione più abbondante di tutto il viaggio, anche se le altre posso dire che non sono state per niente scarse! Pagamento e partenza. Prima fermata a 5 minuti di auto: Cristo Rei. Dal parapetto, tra gli uliveti, possiamo godere di uno splendido panorama su tutta Lisbona. Splendido! A terra vi è un’enorme Croce “Cruz Alta”, donata dal Santuario di Fatima nel 2007. L’ entrata è a pagamento (4euro) per prendere l’ ascensore e salire ai piedi del Cristo, salgono solo Francesco e Roberto, noi entriamo nella cappella e scopriamo che rappresenta il Cristo della pace, ed è stato costruito per ringraziare Dio di non aver fatto partecipare il Portogallo alla seconda guerra mondiale. Come ho già scritto, all’interno vi è la riproduzione del quadro che si trova sull’altare della Basilica di Fatima, quello in cui l’Angelo del Portogallo parla ai 3 pastorelli.

Superato il ponte XXV aprile, a pagamento, entriamo a Lisbona, il tempo è tiranno, alle 14 dobbiamo lasciare l’auto e fare il check-in ed Antonio inizia ad andare in ansia, fosse per lui andrebbe direttamente in aeroporto, ma per i miei gusti si sarebbe perso il meglio (i miei gusti sono: quello che viene dopo è sempre il meglio!). Ora il meglio è rappresentato dalla Torre di Belem, il Monumento alle scoperte, il Monastero dos Jeronimos (dei Geronimiti), in stile manuelino. Tre monumenti vicinissimi tra loro, per cui non occorre camminare tanto. Ne approfittiamo anche per fare gli ultimi acquisti da regalare, delle magnifiche foto e delle grasse risate. Notiamo che in questa zona di Lisbona, Belen, ci sono tantissimi turisti, ma anche numerosi artisti di strada ed automaticamente tanti controlli, con vigili che multano quegli artisti che provano a vendere i propri dipinti. Peccato! Un sottopassaggio pedonale collega il Monumento ed il Monastero evitando così di dover attraversare la strada con le auto che sfrecciano. Dopo esserci riempiti gli occhi con tanta bellezza, decidiamo di riempirci la pancia, e dove se non alla pasteleria suggerita da tutti i tpc e trip? Cari Pasteis de Belem arriviamooooo.

Mentre i maschi fanno la fila, io mi perdo tra le sale labirintiche per raggiungere il bagno. Anche il bagno merita di essere visto, oltre che di essere usato! La fila scorre veloce, ma scopriamo poi di averla fatta inutilmente perché prendiamo sia delle cose da portare a casa che altre da mangiare al momento. Quando ci accomodiamo al tavolo il cameriere ci fa capire che potevamo anche chiedere tutto a lui, perché oltre a servire il cliente possono anche preparare le pasteis da asporto. Ne approfittiamo subito ed ordiniamo altre pasteis, sia da asporto che al piatto, e 2 bicchieri di Porto. Ci rilassiamo tantissimo. A pancia piena ed ora tarda, sono ormai le 13, Antonio dà il via, è arrivato il momento di raggiungere l’aeroporto, ma il navigatore non è per niente d’accordo e ci fa fare tanti giri diversi ma tutti nella stessa zona: avremmo dovuto proprio aggiornarlo sto TomTom prima di partire! Così usiamo il caro vecchio metodo: abbassare il finestrino e chiedere informazioni.

Arriviamo in tempo, lasciamo l’auto all’Europecar e ci facciamo accompagnare al Terminal….sbagliato prendiamo il pullman interno che ci porta al Termina di Easyjet, il checkin apre davanti a noi così non facciamo neanche la fila, ci fanno imbarcare il nostro bagaglio da stiva già pagato e ci permettono di lasciare gratuitamente altri 2 bagagli. Saltiamo la seconda fila grazie alla presenza del bambino e soprattutto del passeggino e finito il Rosario chiamano il nostro volo. Roberto e Francesco sono costretti a fare tutta la fila, noi 3 grazie al piccolo saltiamo anche la terza fila. Arriviamo a Roma in anticipo, ma i bagagli impiegano molto tempo ad uscire ed il passeggino esce proprio da tutt’altra parte, molte mamme protestano per il mancato avviso. All’uscita cerchiamo di comprendere cosa dobbiamo prendere per arrivare alla stazione centrale, io non ci ho capito proprio niente, quanti bus e taxi, quanti lupi e iene, fortuna che Antonio si è ben districato, io ho solo visto buttare i bagagli di qua e di là e mancava poco che mi lanciassero direttamente sul sedile. Il pullman impiega quasi un’ora, stiamo in ansia perché l’ultimo treno per Napoli parte alle 22, non vogliamo passare la notte alla stazione e poi non ci possiamo permettere di saltare un altro giorno di lavoro.

All’ufficio biglietteria non c’è fila, facciamo i biglietti ed abbiamo addirittura tempo: circa trenta minuti prima di sapere il nostro binario, accomodarci in una intera cabina e rilassarci relativamente. I miei 4 maschi volevano dormire, ma io avevo troppa voglia di parlare così, tra mille scuse, ho avuto modo di tenerli svegli per ben due ore. Alle 00 eravamo nella caldissima Napoli, carichi di emozioni, risate, ricordi e poca voglia di lasciarci.

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