Da L’Avana al carnevale di Santiago de Cuba
INTRODUZIONE
Cuba, “la chiave del golfo”: così la definivano i colonizzatori spagnoli per la sua posizione strategica, nel cuore dei Caraibi. Un’isola grande, la più grande dei Caraibi, terra di pirati e avventurieri, con un ricco patrimonio di cultura, musica, natura. Con le sue verdi pianure, le montagne, le spiagge bianche, le piantagioni di canna da zucchero, frutta, tabacco, i suoi oltre mille isolotti, Cuba da sempre affascina chi l’ha visitata: Cristoforo Colombo nel 1492 la definì la “terra più bella che occhio umano abbia mai visto”; Hemingway la scelse come “buen ritiro”, Stevenson, prima di lui, la scelse per ambientarvi la sua “L’isola del tesoro”, Graham Green vi ambientò il suo celebre “Il nostro agente all’Havana”. Come restare indifferenti alla sua natura, ma anche alla sua storia, dalla colonizzazione spagnola alla rivoluzione dei Castro e Che Guevara? Oggi Cuba è davanti ad una svolta, con la fine dell’embargo, nel 2015, e la ripresa delle transazioni commerciali con il resto del mondo. Il nostro viaggio sarà un lungo viaggio alla scoperta delle bellezze naturali e artistiche di questa grande isola caraibica, col desiderio di capire qualcosa di questa società in cambiamento.
Indice dei contenuti
IL NOSTRO TOUR: La Havana – Vinales – Cajo Jutias – Varadero – Cajo Blanco – Playa Larga – Santa Clara – Cienfuegos- Trinidad – Valle de Los Ingenios- Playa Ancon – Cayo Guillermo – Camaguey – Santiago de Cuba.
Prima di partire ho letto molti diari ed esperienze dei viaggiatori sui forum. La Lonely Planet si è rivelata preziosa per ideare itinerari e avere notizie storiche, meno per la parte relativa alle case e ai prezzi, non sempre aggiornati alla velocità con cui le cose stanno cambiando sull’isola. Nella scelta delle case ho preferito affidarmi ai consigli dei viaggiatori e alle recensioni su tripadvisor. Cuba si è rivelata anche in questo diversa dalla maggior parte dei viaggi finora da noi fatti: negli hotel soggiornano in genere i tour organizzati e gli uomini d’affari, mentre il turista “fai da te” sceglie le abitazioni dei cubani, chimate “casas particulares”. A Cuba ne sono nate moltissime, sono adatte a tutti, specialmente per chi viaggia in famiglia, e rappresentano la maniera più diretta per entrare in contatto con il paese, la sua realtà, la sua cultura; ve ne sono di tantissimi tipi, da quelle più spartane ed economiche, a quelle più chic, ricavate in autentiche case coloniali d’epoca. Molte possono essere contattate direttamente, tramite internet e prenotabili con largo anticipo. In genere basta dare conferma della prenotazione con qualche giorno di anticipo (noi facevamo chiamare i proprietari delle case) e pagare poi in contanti (alcune case accettano gli euro). Nelle case vengono servite colazioni, da pagare oltre al prezzo della stanza: si mangia frutta tropicale (banane, papaya, ananas, guava, mango), pane fresco o tostato, uova fritte o strapazzate, succo di frutta, marmellata tropicale (terribile), caffè/tè, latte, talvolta prosciutto e formaggio. Una colazione costa 4/5 CUC a persona. Spesso rappresentava la sola occasione di trovare frutta fresca nella giornata, io la integravo con marmellatine e Nutella e biscotti portati da casa, dato che detesto le uova al mattino e ancor di più le marmellate di mango/papaya. Nelle case vi è spesso la possibilità di cenare con 8/10 CUC; abbiamo mangiato così così, solo un paio di volte veramente bene, per il resto mangiato molto meglio nei paladares, i ristoranti privati (e speso uguale). Nei cayos, le isole, non vi sono invece case particular, ma solo hotel e villaggi a 4/5stelle.
A Cuba lo stato esercita ancora moltissimo controllo. Interessantissimo un articolo di qualche anno fa (http://www.travelbaila.it/vivere-e-viaggiare-a-cuba-oggi-119/), ma ancora attuale e utile per capire un po’ come si vive a Cuba: “A Cuba, tranne poche eccezioni, non esiste l’impresa privata. Tutte le attività sono statali, gestite e controllate dallo Stato. Vai in gelateria? La gelateria è dello Stato. Vai al cinema? E’ statale. E così gli alberghi, i ristoranti, le discoteche, le industrie, i campi coltivati, il giornalaio, il supermarket, l’ottico. Tutto. […] E di conseguenza tutti i lavoratori cubani sono dipendenti statali. Uniche eccezioni di imprese private (comunque controllatissime e con alte tasse): le “casas particulares” (le case affittate ai turisti), pochi “paladares” (ristoranti a gestione familiare), alcuni taxi, i venditori di cibo nelle bancarelle di strada, e pochissimi altri.” A Cuba il 10% circa della popolazione che ha che fare col turismo possiede dollari e vive con maggiori comodità. Il rimanente 90% vive con stipendi bassi: circa 300 pesos al mese per un contadino/operaio/commessa (pari a circa 10 euro), 360 gli insegnanti, di lì a salire fino ai più “ricchi”: circa 500 pesos per gli infermieri (15euro), 600 per medici/ingegneri/docenti universitari (18 euro), 1300 un giudice (40euro). L’istruzione (anche quella universitaria) e l’assistenza medica sono completamente gratuite e di buon livello. Lo stato passa ad ogni cubano la “libreta de abastecimiento”, una tessera con la quale si ha diritto all’acquisto di alcuni beni di prima necessità a prezzi particolarmente bassi, però in quantità limitata (ci hanno detto che le famiglie la esauriscono in 7/10gg): sale, zucchero, latte, riso, fagioli, sapone, dentifricio. Una fonte di introiti, non trascurabile: quasi in ogni famiglia ha un familiare che se ne è andato negli Usa o in Europa e invia ai familiari un aiuto economico. Ecco quindi che il turista rappresenta un’affascinante e irresistibile fonte di denaro, forse come in nessun’altra parte dei Caraibi. Esiste a Cuba addirittura una figura detta “il/la Jinitero/a” che offre insistentemente ai visitatori qualsiasi cosa in strada: servizi guida, tabacco, taxi, case dove dormire, tutto con lo spirito di guadagnare una commissione.
Diciamo che Cuba, più di ogni altro paese caraibico precedentemente visitato, si è rivelata complessa nella composizione della sua società e stile di vita. Mai, come in questo viaggio, si sono rivelati utili saggi e romanzi che mi hanno aiutata a “decifrarla” un po’ nel suo passato e nel suo presente. Consiglio quindi caldamente la lettura di:
- “L’isola sotto il mare” di Isabel Allende. Romanzo ambientato tra Haiti, Repubblica Domenicana, Cuba e Louisiana tra 1770 e 1830, narra la vita degli schiavi nelle piantagioni di canna da zucchero attraverso gli occhi della schiava nera Zarité tra soprusi, violenze e gioie, fino alla conquista della libertà.
- “Il nostro agente all’Avana” di Graham Greene. Un romanzo del 1958 che racconta gli anni della corruzione del regime di Batista; satira e divertimento di alta classe.
- “Prima che sia notte” di Reinaldo Arenas. Un libro “forte” che racconta in forma autobiografica la vita di uno dei più grandi scrittori cubani e la condizione terribile degli omosessuali a Cuba, arrestati e sottoposti a trattamenti coatti di “guarigione”, vere e proprie forme di tortura fisica e psicologica (insieme a tossici, Testimoni di Geova, “disadattati sociali”) nei famigerati campi UMAP, chiusi nel 1968 in seguito a pressioni internazionali e campagne di denuncia.
- “Fragola e cioccolato” di Senel Paz. Un breve romanzo ambientato alla fine degli anni Settanta, divenuto celebre film, che narra l’incontro tra David, giovane comunista, e Diego, intellettuale omosessuale che sceglierà la strada dell’esilio.
- “Il romanzo della mia vita” di Leonardo Padura Fuentes. Un romanzo bellissimo e toccante che affronta il doloroso tema dell’esilio: Fernando è un professore universitario cubano espulso dall’isola in seguito a una delazione. Dopo 18 anni d’esilio in Spagna, decide di tornare un mese all’Avana sulle tracce di un antico manoscritto perduto, l’autobiografia del poeta romantico cubano José María Heredia (1803-39), costretto a sua volta a un esilio involontario negli Stati Uniti e in Messico. Il ritorno a casa riaprirà antiche ferite e inasprirà mai sepolti rancori.
- “Trilogia sporca dell’Avana” di Pedro Juan Gutierrez. Per stomaci forti, una raccolta di storie con tanta violenza, sesso e rum ambientate nei difficilissimi anni Novanta, quando il regime impose alla popolazione un pesantissimo quinquennio di restrizioni e sacrifici che portarono molti cubani alla fame, al suicidio e alla fuga verso la Florida.
- “Cuba libre” di Yoani Sanchez. La Cuba del 2000 vista con gli occhi realistici e disillusi della giornalista blogger in post che hanno infastidito il regime e colpito i lettori di tutto il mondo: la miseria, la fame, la burocrazia assurda, la censura che tutto controlla. Da non perdere.
Con queste prime rudimentali nozioni di vita cubana, partiamo.
3 luglio: Italia – Cuba (via Amsterdam)
Fuso orario in estate: -6h rispetto all’Italia
Atterriamo all’aeroporto Jose Marti dell’Havana nel primo pomeriggio. Indispensabili, per entrare sull’isola, il visto e la polizza assicurativa, così da coprire le eventuali spese mediche da sostenere sull’Isola, e la cui durata non deve essere inferiore al periodo di permanenza. I controlli d’ingresso sono piuttosto lenti, ma per le famiglie con minori c’è una corsia preferenziale. Conservare con cura il pezzetto del visto di ingresso, che andrà consegnato in partenza da Cuba al controllo passaporti.
Ci sono sempre moltissimi tassisti che aspettano l’atterraggio dei voli. Dall’aeroporto al centro della città ci sono circa 25 km di distanza ed il taxi costa 25 cuc. Da fare appena sbarcati: cambiare in aeroporto alla cadeca, il cambiavalori gestito dal governo che effettua lo stesso tasso in tutta l’isola, appena fuori dall’aeroporto. Date le code abbiamo preferito cambiare l’indomani, in uno dei cambi in città, ma si può anche in alcuni alberghi.
A livello monetario per ora è ancora in vigore il doppio sistema che distingue tra pesos convertibles (sigla CUC) usati dai turisti e la moneda nacional (sigla MN) usati dai Cubani. Quando si cambiano gli euro o i dollari in una casa de cambio, si ottiene il corrispettivo in CUC. Noi sinceramente la moneda nacional non l’abbiamo quasi mai vista, tranne in un paio di occasioni in un mese di vacanza, abbiamo sempre ricevuto resto in CUC. Alcuni tassisti e case hanno accettato pagamenti in euro.
Per le nostre prime notti sull’isola abbiamo scelto la zona del Vedado, per vivere l’esperienza di un’autentica casa coloniale: “La colonial 1861” ) , indirizzo che non mi sento di consigliare per scomodità da tutto e non eccelsa gentilezza del titolare. Migliore la casa in Habana vecchia, “Calle Cuba”, al secondo piano di un palazzo in centro.
Luglio è caldissimo a Cuba. Noi nelle prime settimane abbiamo trovato un caldo torrido e implacabile che, aggiunto al fuso orario e allo smog assurdo della capitale, ha reso piuttosto difficili i primi giorni sull’isola. Da metà luglio, invece, sono iniziate le piogge, tutti i pomeriggi, anche 2/3 ore a fila! segnalo anche l’umidità altissima e le zanzare/sandflies delle zone di mare. Portatevi un sacco di repellenti, quasi introvabili a Cuba.
Nel tardo pomeriggio: passeggiata sul Malecon e aperitivo al National.
Il Malecon è il lungomare cittadino dell’Havana, 8 Km che alternano parti restaurate, con edifici ridipinti in colori pastello, a zone malmesse, con calcinacci che cadono a pezzi. Smog a livelli folli, ma comunque caratteristico. ll Malecon è stato costruito nel 1901 dagli Americani come un viale pedonale alberato con grandi luminarie, ma poi, a causa del vento e della forza del mare, il progetto è stato modificato. Noi, forse perché l’abbiamo visitato prima del tramonto, non l’abbiamo poi trovato così particolare, solo uno stradone trafficatissimo. Più interessante, invece, l’aperitivo allo storico Hotel Nacional, una struttura gigantesca che ricorda un castello, con tanto di torrette che svettano. L’ingresso è rivolto verso il Vedado ed il retro, con il suo giardino, verso il Malecon. Costruito nel 1930 sul modello del Breakers Hotel di Palm Beach, in Florida, l’eclettico Hotel Nacional, in stile neoclassico e art déco, è un monumento nazionale e uno degli edifici da “cartolina” dell’Avana. Due episodi storici hanno reso celebre l’hotel: nell’ottobre del 1933, quando, in seguito al colpo di stato condotto da Fulgencio Batista che rovesciò il regime di Gerardo Machado, 300 ufficiali destituiti vi cercarono rifugio, sperando di ingraziarsi l’ambasciatore americano Sumner Wells, che alloggiava nell’albergo. Costui, invece, subito partì, consentendo alle truppe di Batista di aprire il fuoco sull’albergo, uccidendo 14 persone. e giustiziandone poi la maggior parte in seguito. Nel dicembre del 1946 i gangster americani Meyer Lansky e Lucky Luciano se ne servirono per organizzarvi il più grande raduno della mafia nordamericana, che vi si riunì sotto la copertura di un concerto di Frank Sinatra. Anche chi non vi soggiorna può entrare e ammirare la lobby moresca, passeggiare per il parco arioso che si affaccia sul Malecón e osservare le fotografie appese alle pareti all’interno, che raffigurano gli ospiti famosi che un tempo passarono di qui.
4 luglio: la Havana
L’Avana è una città molto grande, supera i 2milioni e mezzo di abitanti, ed è una delle città più antiche del Nuovo Mondo. Fondata nel 1514, oggi la città è divisa in 15 distretti, i più noti sono la Habana Vieja, Centro Habana, il Vedado e il Malecon. Per la visita alla città servono almeno 2 giorni. Il cuore della città è coloniale e ben conservato, tanto che che è definito dall’Unesco “patrimonio cultural de la humanidad”.
Per girare la città, oltre ai taxi privati (che costano 5cuc a tratta) ci sono: cocotaxi, una specie di Ape modificata, di forma ovale e di colore giallo; le bellissime auto d’epoca (carros americanos) abbandonate dagli Americani negli anni ’50, affittabili con autista e fotografabili in fotoricordo a pagamento; non per i turisti sono i camellos, autoarticolati simili a carri-bestiame presi d’assalto dai locali.
Nel quartiere dove soggiorniamo, il Vedado, si trova uno dei simboli di Cuba: la Plaza della Rivolucion, simbolo della rivoluzione castrista e sede di famose e sterminate adunate politiche. Da qui parte il nostro primo giorno di scoperta della capitale. La piazza è davvero enorme ed è dominata dal celebre ritratto in bronzo di Che Guevara che copre un intero lato del Ministero dell’Interno con le parole “Hasta la Victoria Siempre”. Dall’altra parte c’è l’effige di Camilo Cienfuegos, altro fedelissimo di Fidel. Al centro della piazza il Memorial José Martí, ideologo della Rivoluzione, un obelisco alto 109 metri con una pianta a stella a cinque punte. Di fronte si trova il monumento al poeta Josè Martì, alto 18 metri. Dalla Rivoluzione in poi in questa piazza si sono svolti tutti i raduni, le parate e tutti i famosi e lunghissimi discorsi di Fidel al popolo cubano.
Dopo la celebre piazza, partenza per la Casa di Heminway! Finca La vigia, trasformata ora in museo, a 16km dall’Avana. Per arrivarci, oltre 30 minuti, dovete contrattare con un taxi A/R (35 euro). Sito web: http://www.hemingwaycuba.com. La casa è aperta solo col bel tempo, da lun a sab 10/16; la domenica 9/13. La casa fu costruita nel 1886 e acquistata da Hemingway nel 1940; lo scrittore ci visse fino alla morte, nel 1961. Qui scrisse “Per chi suona la campana” ed “Il Vecchio e il Mare”. Non è possibile entrare, si sbircia dalle finestre l’interno della casa perfettamente restaurata. E’ una casa semplice e lineare, con un soggiorno, 2 camere da letto, 2 studi, un bagno, una cabina armadio, ovunque libri, numerosi i trofei di caccia, le opere d’arte, presente la macchina da scrivere. Il giardino è molto bello, con tante piante importate dallo stesso Hemingway dall’Africa, il cimitero dei suoi cani e la barca Pilar in bella mostra sotto una tettoia. C’è anche la piscina, vuota, dove un tempo nuotava nuda Ava Gardner. All’esterno c’è uno stand dove viene preparato un cocktail a base di canna da zucchero, rum, lime ed ananas.
Nel pomeriggio: Centro Havana.
In mezzo fra Avana Vecchia e Vedado si trova l’affollato quartiere popolare di Centro Havana, indubbiamente il più popolato. Abbiamo giusto dato un’occhiatina al Campidoglio (in restauro), al Gran Teatro dell’Avana. Interessante la visita al Museo de la Revolución, ex Palazzo Presidenziale e ex residenza di Batista, che proprio qui fu avvisato, nel 31 Dicembre del 1958 , che la città di Santiago era passata nelle mani dei guerriglieri guidati da Fidel Castro. Sempre in questo palazzo avvenne il famoso discorso di Castro dell’8 gennaio 1959 dove annunciava al popolo la vittoria della revolución. Il Palazzo fu costruito tra il 1913 e il 1920, gli interni sono stati decorati da Tiffany di New York e il Salón de los Espejos (Salone degli specchi), attualmente in restauro, è stato progettato sul modello del salone omonimo del palazzo di Versailles. Nello spazio posteriore, in parte in restauro, c’è il Pavillón Granma , un monumento commemorativo all’imbarcazione di 18 m a bordo della quale Fidel Castro e 81 altri rivoluzionari lasciarono Tuxpán, in Messico, per raggiungere Cuba nel dicembre del 1956.
Da non perdere: un salto rinfrescante al Floridita, celebre bar/ristorante noto per il daiquiri. Musica dal vivo e arredi del vecchio secolo meritano una sosta! sito . Ernest Hemingway, che tra il 1932 e il 1939 alloggiò all’Avana nell’Hotel Ambos Mundos, poco distante dal Floridita, ne divenne assiduo frequentatore. Il suo legame con il locale è celebrato all’interno di questo con fotografie, cimeli, un suo busto e, dal 2003, una sua statua in bronzo a grandezza naturale, realizzata dall’artista cubano José Villa Soberón. I celebri frequentatori del Floridita furono comunque moltissimi, come Spencer Tracy, Gary Cooper e Jean-Paul Sartre. Se siete al Vedado, niente male una cenetta a “La Catedral”, Calle 8 entre Calzada y Quinta.
5 luglio: la havana
Alla scoperta di Habana Vieja, la zona più antica e caratteristica dell’Avana, un insieme di piazze e strade pittoresche, di stile coloniale, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Devo essere sincera, mi aspettavo di più, forse a casa dei racconti entusiastici di altri viaggiatori. Ma Havana non è la maestosa Città del Messico, né la magica Antigua e neppure la elegante Santo Domingo: ha un centro storico comunque piacevole che si visita in poche ore e offre scorci carini.
La visita si snoda lungo un itinerario che abbraccia quattro celebri piazze: Plaza Vieja, Plaza de San Francisco de Asis, Plaza de Armas, Plaza de la Catedral.
– Plaza Vieja: quattro secoli di storia dell’arte (dal barocco cubana all’art nouveau) su una delle più belle pizze della capitale. Sulla piazza poligonale, con al centro una fontana della fine del Settecento recante lo stemma della città, si aprono portici con colonne, palazzi coloniali ristrutturati, qualcuno ancora in rovina, un paio di baretti, il Planetario, un birrificio artigianale (La Factoria), negozi di quadri… Per uno spuntino o pranzo veloce c’è “La Vitrola”, all’inizio di San Ignacio esquina Muralia: sandwiches gustosi e servizio rapido e gentile.
– Plaza de San Francisco de Asis: si trova a ridosso del porto, dove sostano le navi da crociera. La piazza risale al XVI secolo ed è stata restaurata negli anni Novanta. Al centro della piazza si trova l’ottocentesca Fuente de los Leones, tutta in marmo, e sul lato la Iglesia y Monasterio de San Francisco. Sono inoltre presenti la significativa scultura “La Conversacion”, posizionata nel 2012 e la scultura a grandezza naturale “El Caballero de Paris”, dedicata a un viandante filosofo degli anni Cinquanta: toccarne la barba si dice che porti fortuna. La settecentesca Chiesa non svolge più funzioni religiose, ma è sala di concerti e sede del Museo de Arte Religioso.
– Plaza de Armas (piazza delle armi) deve il suo nome al fatto che, alla fine del XVI secolo, qui si svolgevano le esercitazioni militari. La maggior parte degli edifici attuali risale alla fine del XVIII secolo. E’ una piazza molto vivace, accoglie, anche di giorno (tranne la domenica), il più grande mercato di libri usati dell’Avana e un mercato artigianale dove acquistare souvenirs. Al centro della piazza c’è una statua novecentesca dedicata a Carlos Manuel de Cespedes, uno dei padri della indipendenza cubana. Sulla piazza si affaccia il Palacio de los Capitanes Generales, tipico esempio dell’architettura cubana barocca, oggi sede del Museo de la Ciudad, ricco di fotografie, carrozze, uniformi e altro, molto interessante. Sul lato della piazza che guarda il mare si trova il Castillo de la Real Fuerza, uno dei forti più antichi esistenti sul continente americano, costruito nel 1558/77, davvero affascinante, col suo ampio fossato, oggi è sede del Museo della Navigazione.
Su Plaza de la Catedral si trova l’imponente Cattedrale dell’Avana, il più importante esempio in stile barocco dell’isola, Patrimonio dell’Umanità nel 1982. E’ un po’ il cuore della capitale, molto vivace, con venditori e musicisti. Meravigliosa la facciata barocca della Catedral de San Cristobal (così denominata in quanto si riteneva che al suo interno si trovasse la salma di Cristoforo Colombo). All’interno vi è la statua lignea di san Cristoforo a cui ogni anno il 16 novembre grandi masse di fedeli chiedono la benedizione. Sul lato opposto alla Cattedrale, nel Palacio de Los Condes de Casa Bayona, si trova il Museo de Arte Colonial dove sono esposti mobili, porcellane, lampadari e una collezione unica di vetri colorati. Sul lato occidentale della piazza sorge il Palacio de los Marqueses de Aguas Claras, risalente alla seconda metà del XVIII secolo, ospita il famosissimo ristorante El Patio, con tavolini nel cortile interno e direttamente sulla splendida piazza.
Da Plaza de la Catedral, una piccola deviazione su Calle Empedrado conduce alla celebre Bodeguita del Medio, locale storicamente frequentato da personaggi famosi del passato, che tramite foto, firme nelle pareti, graffiti e oggettistica varia, hanno lasciato il segno del loro passaggio in questo ristorante. Salvador Allende, Pablo Neruda, lo scrittore Ernest Hemingway, sono solo alcuni che in passato frequentarono questo locale. Sulla parete spicca una famosa frase, in inglese, di Hemingway: “My mojito in La Bodeguita, My daiquiri in El Floridita”. Il nome deriverebbe dal fatto che tali locali erano solitamente posizionati agli angoli delle strade, mentre questo si trova nel mezzo. Il barettino è alquanto insignificante, mentre abbiamo apprezzato la cucina del ristorantino.
Eccoci ora alle due più famose vie di Habana Vieja: Calle Obispo che ospita i palazzi più antichi della città e il celebre Hotel Ambos Mundos, abitato da Hemingway negli anni Trenta (nella lobby dell’albergo si può fare una pausa con bibite e cocktail); Calle Mercaderes, acciottolata via pedonale, ricca di negozietti di souvenirs, ristorantini e piccoli musei.
6/7/8 luglio: Vinales
Da Havana a Vinales occorrono tra le 2 alle 3 ore di taxi, dipende dal traffico e dalla modernità del taxi scelto. Raccomandiamo, per chi viaggia in Luglio e Agosto, i mesi più torridi dell’anno, di spostarsi con mezzi dotati di aria condizionata. Per questa tratta abbiamo speso ben 80 cuc, dato che il proprietario della casa particular non ci ha minimamente aiutato a trovare un tassista affidabile: la cifra giusta dovrebbe essere tra i 60/70max.
Il Parque Nacional Viñales è un paesaggio naturale straordinario, tra i più antichi di Cuba e si estende per ben 150 kmq. E’ un’area verdissima, ricca di pini, e a grande vocazione agricola: vi si coltivano caffè, tabacco, canna da zucchero, arance, avocados e banane. Vinales è il centro principale della produzione di tabacco cubano, tra i migliori al mondo. Nelle sue campagne si trovano svariate piantagioni coltivate con le tecniche tradizionali rimaste invariate da secoli. Tra le piantagioni spiccano le case del tabacco, costruite in legno e col tetto di foglie seccate, ancora oggi per far seccare le foglie del tabacco raccolte nei campi che le circondano. Tour organizzati a piedi, bicicletta, cavallo portano i turisti alla scoperta di questo affascinante mondo contadino. A rendere unico il paesaggio contribuiscono i pittoreschi “mogotes”, colline calcaree che ricordano i nostri panettoni. La valle è carsica, ricca di caverne, alcune visibili. La cittadina di Vinales offre tantissime opportunità di pernottamento. Noi abbiamo scelto Villa el Mojito, C/ Adela Azcuy Norte,#43. Tutte le casette colorate di Vinales sono dotate di patio con le immancabili sedie a dondolo. Lungo la via principale, calle Cisneros, si trovano una Cadeca per cambiare i soldi (fondamentale presentarsi con passaporto e non fotocopia), una chiesetta, due banche , l’ufficio della Viazul e qualche agenzia turistica tra cui Havanatour e Cubanacan che organizzano gite di un giorno alle due celebri spiagge del nord: Cayo Jutias e Cayo Levisa.
Il pomeriggio ci siamo presi un tassista che per 20cuc ci ha portato in giro a vedere:
- la Cueva del Indio, a 5,5 km a nord di Viñales, grotta molto famosa. La valle di Vinales è una zona carsica con molte grotte. Ci sono almeno 3 grotte visitabili dai turisti e la più conosciuta è la Cueva del Indio. Una volta entrati nel parco si inizia la visita della grotta indigena, scoperta negli anni Venti, con una passeggiata di 200 metri nelle viscere della montagna, fin quando si arriva alla fermata della barca con la quale si prosegue la gita in un fiume sotterraneo per ulteriori 220m.
- il Mural de la Prehistoria, 4 chilometri a ovest di Viñales, sul fianco del Mogote Dos Hermanas, c’è un murales lungo 120 m disegnato nel 1961 da Leovigildo González Morillo, un seguace del pittore messicano Diego Rivera.Il murales richiese il lavoro di 18 persone e cinque anni di tempo. L’enorme serpente, i dinosauri, i mostri marini e gli umani che vi sono raffigurati simboleggiano la teoria dell’evoluzione. E’ possibile pranzare al ristorante del sito o semplicemente bersi una bibita fresca.
- il Belvedere accanto all’Hotel los Jazmines: una vista panoramica sui mogotes che leva il fiato, ascoltando musica live e gustandosi una delle migliori Pina Colada di Cuba.
7 luglio: Cayo Jutias
Oggi gita al mare! Cayo Jutias è un minuscolo isolotto coperto di mangrovie situato approssimativamente 65km a nord-ovest di Viñales e collegato alla terraferma da un breve pedraplén (strada rialzata). Per arrivarci occorrono 90 minuti, buona parte dei quali su strada dissestata piena di buche. Il paesaggio è però magnifico, tra pini e alberi da frutti. Tantissimi gli avvoltoi che svolazzano in cielo.
Le uniche strutture disponibili sull’isola sono il Restaurante Cayo Jutías (11-17) col tetto in paglia affacciato sull’oceano, specializzato in frutti di mare, e un piccolo centro sub. C’è un piccolo bar che serve semplici panini “jamon y queso” (prosciutto e formaggio), frullati di frutta fresca, bibite, birre e cocktails. E’ possibile gustarsi un bel cocco, al naturale o in versione “coco loco”, cioè pazzo, con aggiunta di rum , limone e miele.
8 luglio: Vinales
Nel pomeriggio ci siam o regalati un tour a cavallo alla scoperta della Valle del Silenzio, una delle più belle di Viñales.
Tappe dell’escursione: esplorazione della cueva de la golondrina, visita alla piantagione di tabacco e alla ‘casa’ del caffè, con degustazione di sigari e caffè, sosta al lago El Capon, cena alla fattoria agrobiologica “El Paraiso”.
Nella piantagione di tabacco è stato possibile scoprire tutto sulle coltivazioni di tabacco: vedere le foglie in essiccatura all’interno di un “secador”, grandi case di legno sparse a macchia in ogni angolo della valle e vedere come si realizza, a mano, un sigaro.
La Finca Agroecológica “El Paraiso” offre una vista mozzafiato sulla Valle del Silenzio; si ammira il tramonto dalla sua terrazza, gustando una cena tipica, integralmente a base prodotti della finca. Questa finca è una delle fincas biologiche più antiche del paese. Per questa gita abbiamo scelto la Knowing Vinales Tour (http://www.knowingvinales.com/it/), un’agenzia specializzata in gite a cavallo più costosa rispetto ad altre, ma che utilizza cavalli ben tenuti, caschi di sicurezza.
A Vinales abbiamo mangiato bene a El Olivo, maluccio a la Casa de San Tomas, benissimo alla Finca El Paraiso.
9/10/11/12/13 luglio: varadero
Quattro ore abbondanti di viaggio, speso 120cuc. Varadero è una delle più famose località turistiche di Cuba e dei Craibi interi, grazie agli oltre 20 chilometri di sabbia fine e bianca e di acqua calma e cristallina, perfetta per i bambini. Tantissimi gli hotel di lusso, ma presenti anche le case private. Da molti considerata poco meritevole di una vacanza, per la lontananza da ciò che è autenticamente cubano, per noi Varadero ha, invece, rappresentato un luogo perfetto per qualche giorno di avventura e spiaggia splendida. La nostra casa particular: “Casa de Mary y Angel” (www.casamaryyangel.com/varadero).
Nella cittadina vera e propria, più verso la terra, si trovano le case particolari e gli alberghi più vecchi, mentre nella parte più protesa verso il mare ci sono i grandi alberghi più recenti (qeesta parte ricorda un po’ Miami o Cancun). La cittadina offre agenzie viaggi, banche, localini, spazi verdi, un centreo commerciale con supermercato e negozietti. Tre sono i parchi principali della città: Parque Central e Parque de las 8000 Taquillas. In entrambi prende vita il mercato dell’artigianato, ricco di souvenir. C’è anche Parque Josone, al suo interno si trova un bel laghetto attraversato da diversi ponti che lo rendono un parco molto romantico. Si trovano qui anche ristoranti e bar, per tutti coloro che vogliono fermarsi tutta la giornata.
Da non perdere: il Delfinario, aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17. Favolosa l’esperienza del bagno coi delfini: 93 euro per 30minuti in acqua.
A Varadero c’è un bus turistico a due piani che collega tutta la penisola con 45 fermate (Varadero beach Tour), biglietti a bordo, 5cuc al giorno.
Escursioni fatte da Varadero:
– seafari ossia gita in catamarano a cayo blanco (circa 100cuc a testa): a bordo di un catamarano, con snorkelling, musica, bar, pranzo. Scegliere quello con l’incontro coi delfini a cayo cangrejo, poi snorkelling alla barriera con attrezzatura propria o fornita dagli addetti del catamarano. Il Cayo ha sabbia bianchissima e cristallina. La gita è proposta da molte agenzie, con spesa pressoché identica.
– escursione all’allevamento dei coccodrilli di Boca de Guamà con visita alla Baia dei Porci e alla Fiesta Campesina (circa 60 cuc a testa).
Boca de Guamá è una creazione puramente turistica, ma per i bambini è davvero interessante. A metà strada fra l’Autopista Nacional, all’altezza di Jagüey Grande, e la famosa Bahía de Cochinos (Baia dei Porci), deve il suo nome al capo taíno Guamá, che lottò coraggiosamente contro i conquistadores spagnoli nel 1532 (a Baracoa). La cosa che piace di più è l’escursione in barca tra le vie d’acqua e attraverso la Laguna del Tesoro fino alla “ricostruzione” di un villaggio taíno con 32 statue a grandezza naturale raffiguranti altrettanti indigeni in pose idealizzate. Il lago è soprannominato “Lago del Tesoro” perché, secondo una leggenda, i taínos avrebbero gettato un tesoro nelle sue acque subito prima della conquista degli spagnoli (una storia simile alle leggende dell’El Dorado sudamericano). Fidel era solito trascorrere le sue vacanze qui e diede una mano nello sviluppo del tema legato ai taínos. Ormeggiate intorno al molo, le barche partono e raggiungono la meta in circa 10/15 minuti. Si arriva ad uno spazio molto bello, con ristorante, snack bar dove gustare tartaruga e coccodrillo, negozi di souvenirs (si possono acquistare coccodrilli impagliati). Vengono allevate due specie di coccodrilli: l’autoctono Crocodylus rhombifer (cocodrilo in spagnolo) e il Crocodylus acutus (caimán in spagnolo), diffuso in tutta la fascia tropicale del continente americano. Prima dell’avvio di questa iniziativa nel 1962 (il primo programma di tutela ambientale intrapreso dal governo rivoluzionario), queste due specie di coccodrilli palustri erano quasi estinte. Dopo un pranzo piacevole abbiamo sostato per il bagno a Playa Larga, una spiaggiona che in luglio offre discrete onde e correnti.
Meno interessante la Finca Fiesta Campesina, un po’ fiera di campagna, un po’ riserva faunistica e un po’ parco safari. Ci troverete porcellini d’india pronti a gareggiare e una Pina Colada da urlo!
A Varadero, abbiamo mangiato cucina italiana al paladar Nonna Tina ( Calle 38 #5 entre 1ra y Playa), e da Dante’s (al parco Josone)\, ottima cucina cubana da Vinaria (tra calle 37 e calle 38) e a Esquina Cuba (zona calle 37).
14 luglio: santa clara
Tre ore di taxi, 120 cuc (pagato decisamente troppo).
Alquanto sgarrupata e bruttarella, posizionata nel centro geografico di Cuba, Santa Clara è una città moderna con una cultura giovanile all’avanguardia, anche grazie alla presenza della seconda università più prestigiosa del paese. Santa Clara è la città del Che: Che Guevara la liberò nel dicembre del 1958, decretando la fine del regime di Batista, vi è inoltre sepolto. Il mezzo di trasporto più in voga della città è il cavallo! Ci si muove infatti su carrettini trainati da cavallo. La nostra ottima casa particular: “Hostal Itaca” (www.facebook.com/HostalItaca/info?tab=overview)
Da vedere a Santa Clara:
- Complesso storico Comandante Ernesto Che Guevara comprende statua, museo e mausoleo (chiuso il lunedì) con le tombe di Ernesto Guevara e di molti suoi compagni guerriglieri. Davvero interessante!
- Monumento a la Toma del Treno Blindado (chiuso la domenica, aperto dalle 9 alle 17) Il monumento ricorda l’assalto nel dicembre 1958 del Che al treno che portava il rifornimento di armi e truppe a Batista. I vagoni sono quelli originali e sono rimasti nella posizione che hanno preso dopo il deragliamento. Sono presenti 5 vagoni ed i più interessanti sono i primi tre in cui sono presenti foto dell’attacco, alcuni oggetti appartenenti ai soldati ed alcune armi. Negli altri due è presente una mostra fotografica di artisti contemporanei. Nel monumento è conservato anche il caterpillar utilizzato per alzare i binari ferroviari.
- statua del Che y Nino (il bambino)
- Parque Vidal: Intitolato al colonnello Leoncio Vidal y Caro, che fu ucciso qui il 23 marzo 1896, in epoca coloniale il Parque Vidal era cinto da due sentieri paralleli divisi da uno steccato, uno per i bianchi e uno per i neri. Oggi tutti i colori dell’arcobaleno etnico che è Cuba si mescolano in uno dei parchi più pieni di vita di tutta la nazione: vero e proprio teatro all’aperto, è frequentato da tutti, da anziani in guayabera che chiacchierano seduti sulle panchine all’ombra a bambini portati in giro su carrettini trainati da capre. Prendetevi il tempo di osservare la statua dedicata alla filantropa locale Marta Abreu e l’emblematico El Niño de la Bota (il bambino con lo stivale), simbolo della città.
Nella serata trascorsa a Santa Clara, abbiamo mangiato ottimamente al ristorante “Sabor y Arte”, due passi dalla nostra casa.
15 luglio: CIENFUEGOS
La nostra eccellente casa particular (mangiato ottimamente): “Casa Babi”, CALLE 37 No 3402 _ e/t 34 y 36, Cienfuegos 55100, Cuba, telefono babi casababicuba@gmail.com 392 9642748. Raffinata, elegante, cordiale e rilassata, la cosiddetta “Perla del Sur” di Cuba è un riuscito mix di stile francese e aria caraibica.
Cienfuegos è una città marinara con un’invidiabile posizione sul Mar dei Caraibi. Fondata nel 1819 da un gruppo di coloni francesi fuggiti dalla Louisiana e da Haiti, dal 2005 Cienfuegos si è guadagnata l’iscrizione tra i siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. La città è divisa in due parti: la zona centrale circondata da portici, con l’elegante Prado e il Parque Martí, e Punta Gorda, una sottile lingua di terra che si protende sulla baia con i palazzi del primo Novecento. La parte commerciale/industriale di Cienfuegos (cantiere navale, flotte di pescherecci per i gamberi di tutto il paese, una centrale termoelettrica e un centro petrolchimico) non intaccano l’atmosfera rilassata e coloniale del centro città. Da vedere: il Parque Central Jose Martì, la piazza più importante, la Iglesia Catedral de la Purissima Concepcion (1869), il teatro Tomas Terry , costruito nel 1887/89, dove si sono esibiti artisti di fama mondiale come il tenore Enrico Caruso, nella sua tournèe del 1920, e la grande ballerina russa Anna Pavlova, nel 1915. L’Arco di Trionfo di Cienfuegos è l’unico di tutta Cuba: situato al margine occidentale del parco, il monumento, attraverso il suo portale dorato, conduce a una statua di marmo del filosofo e rivoluzionario José Martí. Il Palacio de Valle, originariamente dimora di un miliardario, è stata costruita da un architetto italiano, più precisamente veneziano, combinando stili diversi trai quali quello privilegiato è l’orientale; ospita bar e ristorante.
Per provare il bagno coi delfini c’è un Delfinario anche qui.
16/17/18/19 luglio: Trinidad
Il trasferimento in taxi fino a Trinidad con sosta al Parco El Nicho, ci è costato 70 cuc. Tempo impiegato: da Cienfuegos a El nicho 1 ora; dal Nicho a Trinidad 90 minuti.
Il parco Naturale Topes de Collantes si estende tra Cienfuegos e Trinidad, per 12 ettari di vegetazione, un tripudio di alberi di bambù, eucalipto, pini, caffè, piante medicinali e molte altre specie. All’interno del parco sono presenti alcune cascate le quali formano dei piccoli ristagni d’acqua ideali per rinfrescarsi e per farsi una nuotata (l’acqua è molto fredda, a metà luglio era sui 20gradi). La Vega Grande è una cascata di 75 metri, il Salto del Caburnì (escursione più impegnativa, vicina a Trinidad) e El Nicho (escursione meno impegnativa, da fare da Cienfuegos) sono cascate più piccole, ma non meno suggestive. All’interno del parco si trovano vari ristoranti e bar dove poter fermarsi per mangiare. El Nicho è un segmento esterno del parco naturale Topes de Collantes; siamo nella verdeggiante Sierra del Escambray, di cui è visitabile solo una piccola parte, El Nicho è il nome di una bellissima cascata sul Río Hanabanilla, ma in questa zona ci sono anche un sentiero naturalistico (Reino de las Aguas) lungo 1500 m, due piscine naturali, come la famosa “Poceta de Los enamorados” , grotte e un ristorante. La visita alle cascate di El Nicho è da non perdere! il percorso guidato ad orari stabiliti dura circa due ore. Il biglietto è di 9 cuc. La nostra deliziosa casa particular: hostal las margaritas (www.hostallasmargaritastrinidad.com).
Trinidad, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è uno dei gioielli architettonici coloniali del paese meglio conservati. Fondata nel 1514, nel XVII secolo era un covo di pirati e contrabbandieri. Nel XIX secolo a Trinidad arrivarono centinaia di profughi francesi in fuga da Haiti, dove si era scatenata una rivolta di schiavi. Giunti qui misero in piedi 50 zuccherifici e in pochi decenni la città diventò importantissima e ricca. Ricchissimi coloni fecero edificare lussuosissimi palazzi, simbolo del loro potere. A Trinidad il tempo sembra essersi fermato alla metà dell’Ottocento: palazzi neoclassici e coloniali, sconnesse strade acciottolate, muli, carrozze, uccelli tropicali nelle gabbiette delle case. Nonostante i tantissimi turisti, la cittadina conserva un’atmosfera tranquilla e piacevole, ricca di localini dove bere e ascoltare musica. Da provare la “canchanchara”, il cocktail simbolo di Trinidad, a base di miele, limone, ghiaccio e rum non invecchiato, detto “agua ardiente”, servito in un piccolo coccio munito di bastoncino per poter girare il miele che resta sul fondo; si può gustare nell’omonimo locale, una taverna del 1723, situata vicino a Plaza Mayor. Da non perdere la classica Casa della Musica, in piazza, dalle 21 in poi. Plaza Mayor è il cuore della città: è una sorta di un grazioso giardino con panchine, vasi in ceramica e levrieri in bronzo. Ci addentriamo tra le strade acciottolate, delimitate dalle abitazioni in stile coloniale con colori sgargianti e inferriate tipiche, che hanno reso unica Trinidad nel mondo. Vi si trovano la bella chiesa ottocentesca Iglesia Parroquial de la Santisima Trinidad (11-1230 da lun a sab) e i palazzi-museo: il Museo Romantico (in restauro), il Museo de Arquitetura Trinitaria (ex residenza dei ricchissimi Iznaga); nel patio della Casa Tempio de Santeria Yemaya si festeggia la festa della dea del mare e su un altare ai piedi della statua, ci sono offerte di frutta e dolci.
Escursioni da Trinidad:
- Playa Ancón, a 12km a sud di Trinidad (16cuc di taxi A/R). C’è la possibilità di affittare lettini o usare gli ombrelloni di paglia liberi. Due bar danno la possibilità di bere e mangiare panini ma noi abbiamo acquistato pizzette dai venditori ambulanti (2cuc l’una). Spiaggia molto graziosa e tranquilla, ma attenzione ai famelici sandflies, specie dopo la pioggia.
- escursione in trenino alla Valle de Los Ingenios, alla scoperta delle vecchie piantagioni di canna da zucchero. La verdeggiante vallata intorno a Trinidad nell’Ottocento era coltivata a canna da zucchero: immense piantagioni lavorate dagli schiavi rendevano ricchissimi molti imprenditori spagnoli che qui vi costruirono eleganti dimore coloniali. Il suo nome deriva dai mulini per lo zucchero (ingenios). Oggi nella Valle de los Ingenios si trovano i ruderi di decine di zuccherifici di quell’epoca, come magazzini, impianti di raffinazione, alloggi per gli schiavi, mentre alcune case padronali sono state trasformate in ristoranti. Quasi tutto andò, infatti, distrutto durante la guerra d’indipendenza e la guerra ispano-cubana-americana. C’è una ferrovia, un tempo con treno a vapore, che collega Trinidad a questa zona. La partenza è prevista tutti i giorni alle ore 9.30 dall’unico binario della città di Trinidad, che si trova in fondo a Via Lino Pérez, per un costo di 10 cuc a persona comprensivo sia di viaggio A/R. L’escursione in treno comprende 2 soste e il percorso attraversa nella prima parte bei paesaggi, meno interessanti dopo, quando la valle si fa più ampia. La prima sosta di un’ora avviene nel centro coloniale di Manaca Iznaga, l’attrattiva principale della valle che si trova 16 km a nord-est di Trinidad. Fondata nel 1750, nel 1795 la piantagione fu acquistata da Pedro Iznaga, uno degli uomini più ricchi di Cuba, grazie al traffico degli schiavi. Al costo supplementare di 1CUC è possibile salire su una torre di avvistamento utilizzata per controllare il lavoro degli schiavi ai tempi d’oro della coltivazione della canna da zucchero; la vista è molto bella. La torre di 44 m che sorge accanto all’hacienda aveva proprio la funzione di sorvegliare gli schiavi, mentre la campana davanti alla casa serviva a radunarli. Le bancarelle vendono prodotti artigianali: panama, bamboline cubane, tovaglie ed altri prodotti fatti a mano. La seconda sosta, a soli 3km oltre la Manaca Iznaga avviene nella località di Guachinango, dove si trova un’antica residenza padronale piuttosto lugubre, la Casa Guachinango che ospita un ristorante dove è possibile mangiare solo un piatto di riso e pollo.
A Trinidad abbiamo trovato i più bei ristoranti di Cuba, con una cucina davvero notevole. Cito: il paladar “Sol y Son”, in Simon Bolivar 283; la “Cubita Restaurant” in A.Maceo 471; il “Sol Ananda” in piazza.
20/21/22 luglio: CAYO GUILLERMO
Spostamento di 4 ore in taxi, per 120 cuc.
L’arcipelago di isolette di Jardines del Rey fu turisticamente “scoperto” da Ernest Hemingway che lo immortalò nel suo romanzo “Isole nella Corrente” (uscito postumo nel 1970). Si tratta di un ecosistema composto da mangrovie e ampie paludi, popolato da fenicotteri e spatole rosate, con 22 km di spiagge bianche o dorate. In questa zona di Cuba non vi sono case particulares, ma solo villaggi a 4/5*. Provenendo dalla terraferma, grazie ad una strada sopraelevata di ben 27km, il primo isolotto che si incontra è Cayo Coco; più piccolo è Cayo Guillermo, rinomato per le sue dune sabbiose, tra le più alte dei Caraibi, per la possibilità di fare pesca in alto mare. Cayo Guillermo è piccino, appena 13 kmq, ma ospita una delle più celebri spiagge di Cuba e dei Caraibi, Playa Pilar, e un delfinario. La nostra scelta: l’Iberostar Daiquiri ), prenotato dall’Italia tramite cubatravelsclub. Noi abbiamo soggiornato in formula all inclusive per 3 notti. Le camere si trovano in gradevoli palazzine in stile coloniale di due o tre piani, sparse per ampi giardini pieni di palme e ombra. Il corpo centrale ospita una gradevole lobby anch’essa in stile coloniale, un gruppo di piscine, e si apre sulla splendida striscia di spiaggia lambita da acque color turchese.
Jardines del Rey bus tour è la navetta che passa dai principali villaggi e che, a orari fissi, solo 5 CUC per tutto il giorno, porta nella celebre spiaggia Pilar, di fronte alla quale Hemingway andava di solito a pescare (Pilar era il nome della sua barca). A disposizione sdraio e ombrelloni. Presente un ristorante e un bar sulla spiaggia. Spiaggia che purtroppo sta perdendo il suo fascino a causa delle vicine costruzioni alberghiere che hanno rovinato e rovineranno ulteriormente il paesaggio.
23 luglio: Camaguey
Sono 250 km di taxi, ci sono volute 3 ore abbondanti per 100 cuc.
Camagüey, la terza città di Cuba, era famosa per i tinajones (otri di terracotta che servivano a raccogliere l’acqua piovana) e per il suo labirinto di strade strette e tortuose, risultato di due secoli trascorsi a combattere contro pirati. Nel 2008 il suo centro storico, ben conservato, è diventato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO di Cuba. La nostra casa particular: hostal CasAlta (https://www.facebook.com/hostalcasalta/), Cisneros 160. La cittadina è abbastanza insignificante e si visita in pochissimo tempo: segnalo giusto Plaza San Juan de Dios, l’angolo più pittoresco di Camagüey, nonché l’unica piazza della città che abbia conservato il disegno e gli edifici originari.
Sulla piazza si trova il Museo de San Juan de Dios, un tempo ospedale per i poveri diretto da Padre José Olallo dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni, il frate che è diventato il primo santo di Cuba. L’ospedale presenta un suo chiostro anteriore, risalente al 1728, e un originalissimo patio triangolare sul retro, costruito, con qualche tocco moresco, nel 1840. Il grande complesso è stato una scuola magistrale, un ricovero per la popolazione durante l’uragano del 1932, e la sede del Centro Provincial de Patrimonio, l’ente che coordina il restauro del patrimonio culturale di Camagüey: oggi non è visitabile, perché in restauro.
24/25/26 luglio: Santiago de Cuba
Lungo viaggio verso Santiago de Cuba (340 km), 5 ore e mezza di taxi per 150 cuc. Abbiamo fatto sosta alla Basílica de Nuestra Señora del Cobre (chiude alle 18). Significa la Madonna del Rame, è situata su una collina 20 km a nord-ovest di Santiago de Cuba, dove un tempo si trovava una miniera di rame. La Virgen de la Caridad, familiarmente detta “Cachita”, nei riti della santería è associata a Ochún, dea dell’amore e della danza, simbolo religioso molto amato dalle donne di Cuba. Ochún è rappresentata dal color giallo, dagli specchi, dal miele, dalle penne di pavone e dal numero cinque. Secondo la leggenda la statuetta della vergine fu scoperta che fluttuava tra le onde nella Baia di Nipe nel 1612 da tre pescatori, chiamati “i tre Juan”, travolti da una violenta tempesta. Quando la tempesta si placò e le loro vite furono risparmiate, pensarono fosse stato un miracolo operato dalla vergine e ne diffusero la fama. Lungo la strada che porta alla basilica si assiepano i venditori di elaborate corone di fiori da offrire alla Virgen o piccole riproduzioni della statuetta. Molti i venditori di frammenti di calciopirite, un tempo estratti nella miniera di rame. Sulla base della statuetta si trova l’iscrizione : «Sono la Vergine della Carità.» Osservate bene gli ex voto: ci troverete quello lasciato da Hemingway, la medaglia ricevuta per il premio Nobel per la letteratura vinto nel 1954.
Santiago, “la città culla della rivoluzione”, “città eroe della Repubblica”, è una città maestosa. E’ la seconda città per importanza e per popolazione di Cuba. Si trova a oltre 800 km dalla capitale, tra il Mar dei Caraibi e la Sierra Maestra. Ha però come l’Havana un traffico e uno smog allucinante, però è ancor più calda, a livelli direi insopportabili!
La nostra casa particular: Hostal Miguel Hernandez y Damaris, Calle San Felix (Hartmann) 211 | e/ Maceo y San Mateo
El Carnaval Santiaguero è senza ombra di dubbio il più rinomato, il più vivace e il più divertente di tutta l’isola. La manifestazione si svolge secondo tradizione sin dalla fine del XVII, quando prendevano piede le processioni nelle calli attorno alla famosa Cattedrale.
Si comincia a festeggiare intorno al 20 luglio e si va avanti per una settimana (includendo così anche la celebrazione della festa nazionale del 26 luglio). Spiccano, nella festa, i tratti caratteristiche delle differenti culture quali quelle africane e franco-haitiane. I cortei carnavaleschi, chiamati “congas” per i grandi tamburi africani che accompagnano il corteo, affiancano il passaggio delle “comparsas”, che sfilano a ritmo di musica. Le comparsas sono gruppi di ballerini e musicisti di ogni età: una cosa che ci è molto piaciuta è il coinvolgimento di tanti anziani nello spettacolo. Insieme alle comparse ci sono anche i “munacones”, persone con indosso delle maschere di cartapesta che rappresentano antiche divinità o personaggi famosi del passato o del presente. Comparse, carri con ballerine, luci, colori, suoni scorrono come l’originaria processione lungo la strada scelta per lo spettacolo, quest’anno Av menendez, al porto. I biglietti si acquistano dentro l’Hotel casa Grande. L’esibizione è iniziata verso le 21,30: noi abbiamo preso posto intorno alle 20. Una volta seduti, cameriere offrono da bere birra, bibite e cocktail (2cuc). Tante le bancarelle di cibo che vendono churros fritti, pop corn, banane fritte, granite (fatte come da noi un secolo fa, grattando direttamente un tocco di ghiaccio con un raschino). Che dire, caratteristiche.
Da non perdere a Santiago:
– il Castillo del Morro (Castello di San Pedro de la Roca). Si trova a circa 8 km dal centro. Grazie al suo eccellente stato di conservazione, dal 1997 il Castello è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. La fortezza del Morro fu costruita dagli spagnoli nel 1663 per proteggere la città di Santiago de Cuba dalle frequenti incursioni dei pirati e corsari. Fu in seguito adibita a carcere per gli indipendentisti. Attualmente è adibita a Museo della Pirateria, con reperti che spaziano dai coltelli alle palle di mortaio dei bastioni. Dallo spalto più elevato si gode una bella vista sulla Baia di Cayo Granma e sul piccolo villaggio di pescatori.Si sviluppa su cinque piattaforme (il progetto è dell’italiano Giovanni Battista Antonelli) e quella posta direttamente sul mare è la Plataforma de la Punta. Si entra per un ponte levatoio (e al costo del biglietto occorre aggiungere un sovrapprezzo per le foto, altrimenti occorre lasciare gli apparecchi fotografici in un armadietto custodito!) e si accede al cortile interno e alle varie scalinate e passaggi sotterranei. Panorama bellissimo. Carini i prodotti artigianali sulla strada che porta all’entrata del castello.
– il Museo della caserma Moncada. L’assalto alla caserma Moncada è un episodio della rivoluzione cubana, avvenuto il 26 luglio 1953, messo in atto da un gruppo di ribelli guidati da Fidel Castro. L’assalto fallì, ma fu celebrato in seguito come l’evento che segnò l’inizio della rivoluzione cubana e la data dell’episodio fu adottata da Castro come nome del movimento che prese il potere nel 1959, il Movimento del 26 luglio. L’attacco, che iniziò alle 5 di mattina del 26 luglio, fu condotto in modo maldestro e inefficace. Fidel Castro e suo fratello Raúl guidarono 160 ribelli male equipaggiati (armati per lo più con fucili da caccia), e forse anche troppo vecchi per essere arruolati. La colonna di auto si divise ancor prima di arrivare alla caserma e furono persi i contatti con l’auto che trasportava le armi pesanti. Molti dei ribelli che avrebbero dovuto prender parte all’assalto, inoltre, furono lasciati a casa per mancanza di armi. Il risultato fu una netta inferiorità numerica dei ribelli rispetto ai soldati. l’assalto alla caserma Moncada si risolse in un disastro totale. Sessantuno ribelli rimasero uccisi negli scontri ed un terzo di loro furono catturati. Metà dei catturati furono torturati a morte. Solo pochi ribelli, tra cui Fidel Castro, riuscirono a fuggire sulla Sierra Maestra, per essere poi catturati dopo circa una settimana. La caserma conserva ancora sui muri i fori delle pallottole sparate durante l’attacco. In un’ala di quella che ora è una scuola, sono custoditi armi, uniformi, foto e plastici rappresentativi di parecchia parte della storia cubana degli anni ’50-’60 del ‘900.
– il piccolo centro storico, rappresentato da Parque Céspedes, la piazza-giardino ove si affacciano gli edifici principali: il palazzo del municipio, la cattedrale barocca, l’antica casa Diego Velázquez e lo storico albergo di epoca coloniale “Casa Granda”.
Parque Céspedes conserva al centro il busto in bronzo di Carlos Manuel de Céspedes – l’autore del Grito de Yara con cui, nel 1868, venne rivendicata l’indipendenza di Cuba. Adiacente la piazza vi è la Casa de Diego Velázquez, in Felix Peña, è l’edificio più antico ancora in piedi a Cuba: costruita nel 1522, fu la residenza ufficiale del primo governatore dell’isola. Restaurata alla fine degli anni ’60, presenta una facciata in stile andaluso (con i tipici balconi chiusi fra graticci moreschi finemente lavorati) e dal 1970 ospita il Museo de Ambiente Histórico Cubano (ingresso CUC$2; 9-13 e 14-16.45 lun-gio, 14-16.45 ven, 9-21 sab e dom). La Catedral de Nuestra Señora de la Asunción è la chiesa più importante di Santiago stupisce sia per l’imponente esterno sia per l’interno a cinque navate. Fu questo il sito prescelto per la cattedrale sin dalla fondazione della città, anche se pirati, terremoti e architetti di scarso talento costrinsero a ricostruire almeno tre successivi edifici. Quello attuale, caratterizzato dalle due torri neoclassiche, fu completato nel 1922: il primo governatore, Diego Velázquez, è sepolto sotto il pavimento della cattedrale. Meticolosamente restaurato, l’interno accosta gli elaborati affreschi del soffitto agli scanni intagliati del coro e all’altare consacrato alla veneratissima Virgen de la Caridad.
Alle spalle della cattedrale, due isolati più in basso rispetto al parco, si trova il Balcón de Velázquez (all’angolo tra Bartolomé Masó e Mariano Corona), spazioso sito di un antico forte spagnolo che offre un’incantevole vista sul porto e sui tetti in tegole di terracotta.
L’Hotel Casa Granda (1914) era molto amato dallo scrittore Greene che qui scrisse parte del suo romanzo “Il nostro agente all’Avana”. Il 2 gennaio 1959 Fidel Castro apparve al balcone dell’attuale edificio per annunciare la vittoria della rivoluzione. Data la scarsità di ristoranti decenti a Santiago, per noi ha rappresentato la pausa pranzo ideale per sandwiches e bibite fresche.
Abbiamo inoltre visitato il piccolo Museo del Ron, il Museo del carnevale, la Casa natale del poeta Heredia, il minuscolo Acquario cittadino.
Conclusioni
Un viaggio lungo e impegnativo che però ci ha permesso di conoscere cultura, arte, natura e tradizioni di Cuba. La cosa più stressante è stata avere a che fare coi tassisti, spesso poco seri (non si sono presentati all’appuntamento in un paio di occasioni), ritardatari, un po’ cialtroni (si offrivano di accompagnarci e poi non conoscevano la zona e chiedevano a decine di passanti l’indirizzo, facendoci perdere tempo).
La gente si è rivelata in genere cordiale e abbastanza disponibile. Le spiagge di Cuba si sono rivelate un pochino al di sotto delle nostre aspettative: ci aspettavamo spiagge simili alle splendide spiagge viste in Repubblica Domenicana, ma non ci sono, secondo me, paragoni. Molto interessante la parte storica e indimenticabili le esperienze coi delfini e i coccodrilli.