Da Helsinki a CapoNord: il viaggio della luce

Ciao, mi chiamo Linda. Questo viaggio è stato la realizzazione di un sogno. E allora, perché non cominciarlo come nella più classica delle favole!? C'era una volta una calma sera di primavera, una radio accesa ed una finestra aperta su un bel cielo blu che già tende al rosa del tramonto. La musica suona tranquilla, e tra le mille canzoni...
Scritto da: Linda B 1
da helsinki a caponord: il viaggio della luce
Partenza il: 14/07/2002
Ritorno il: 31/07/2002
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Ciao, mi chiamo Linda.

Questo viaggio è stato la realizzazione di un sogno.

E allora, perché non cominciarlo come nella più classica delle favole!? C’era una volta una calma sera di primavera, una radio accesa ed una finestra aperta su un bel cielo blu che già tende al rosa del tramonto. La musica suona tranquilla, e tra le mille canzoni che l’emittente manda in onda, ne trasmette una in particolare che dice più o meno cosi: ‘…Andiamo via, lungo l’autostrada con lo zaino in autostop, arrivare a Capo Nord tra tutti quei gabbiani…’ Il sogno inizia da lì. Ed ora eccomi qui, in una altrettanto bella serata di fine estate, ormai ridicolmente corta, a raccontare di quel viaggio che mi ha portato fino lassù a vedere la Luce Estiva del Nord, per quasi tre settimane immersa nel chiaro alone surreale che rende il paesaggio fatato ed incredibile, dove giorno e notte si incrociano e si intrecciano nel lungo meriggio estivo.

14/7/02 – Aeroporto Milano Malpensa – Partenza!! Lasciamo Milano sotto un acquazzone da fine del mondo, con in tasca le guide del Touring, lo ScanRail, le mappe di Finlandia e Norvegia e un’idea più o meno precisa del percorso da seguire. Nonostante il tempaccio, l’entusiasmo e la voglia di partire sono alle stelle. Non ho mai fatto un viaggio così all’avventura, questa sarà una buona occasione per scoprire dei lati di sé poco conosciuti. Mi specchio nelle vetrate dell’aeroporto e faccio fatica a riconoscermi nell’immagine che vedo, mi pare alquanto estranea, con quello zainone sulle spalle. Ma non era quello che avevo sempre desiderato in fondo? La tenda, il sacco a pelo ed una mappa che mi indica dove andare? Quando tornerò e mi specchierò di nuovo in queste stesse vetrate riuscirò a dire ‘Ecco sono io’? Il viaggio inizia con due ore di volo per arrivare a Stoccolma, un’ora di sosta In Svezia e poi via verso Helsinki, la prima tappa del viaggio che ci farà attraversare la Finlandia. Al nostro arrivo nella capitale baltica, ci accoglie un bel sole caldo (alla faccia dei maglioni che ci siamo portati!). Nonostante sia il centro più abitato del Paese, incontriamo una città affascinante e a misura d’uomo, con le sue vie in salita, il traffico misurato, nessuno che strombazza, nessuno che reclama, poche code ai semafori, gente tranquilla che pattina o passeggia per i parchi e lungo il molo dalle acque pulitissime. Si rimane fuori a leggere e chiacchierare, godendo del favore di questa splendida luce che rimane fino a tardi. Sembra quasi un peccato andare a dormire, con questo giorno che non finisce mai, ma la stanchezza accumulata è tanta. Le due cattedrali, quella luterana bianca e la Uspenski rosso mattone in fondo ad Aleksanderiskatu, fanno da scenario al primo tramonto di mezzanotte rosa ed oro che ci regala la Finlandia.

La mattina seguente la città è affollata ed inaspettatamente calda, almeno 24/25 gradi. La Piazza del Mercato con le sue bancarelle multicolori ed il porto, cuore pulsante della capitale, sono rumorosi, agitati e gremiti di gente. Lungo le Esplanadi si mescolano gli abitanti, i turisti e gli artisti di strada, un sassofonista biondo suona, una famigliola russa intrattiene il pubblico con un numero casalingo di gatti ammaestrati che saltano nei cerchi o passeggiano su dei bastoni.

Guardando la baia e le isolette di fronte a noi, immaginiamo Tallin e l’Estonia. Anche la Russia è qui a pochi passi, se ne sente la presenza nell’architettura, nei colori, nelle case, e non possiamo fare a meno di pensare alla storia travagliata della Finlandia e delle sue vicissitudini con questo “vicino di casa”, tra invasioni e dominazioni. Lasciamo dietro di noi tutto questo fermento per partire col battello alla volta di Suomenlinna, la fortezza che sta proprio davanti alla città, quattro isolotti immersi nel verde collegati da ponti. Appena sbarcati ci stupisce il silenzio, rotto solo dal vento e dallo stridio dei gabbiani che pescano solitari o in gruppo. L’atmosfera è rilassante, il sole tiepido e l’aria frizzante di mare! Incontriamo una ragazza italiana sposata con un finlandese, che abita qui. Ci racconta del suo lavoro di baby sitter e della festa di S. Giovanni del 24 giugno, il solstizio d’estate, dove esiste un giorno senza la notte, e tutta questa abbondanza di luce la meraviglia ancora dopo due anni.

La ascoltiamo affascinati, ed il pensiero corre già ansioso su fino a CapoNord, nella Terra del Sole di Mezzanotte. Ci chiede di portare un bacio alla sua Capri quando torneremo.. Sarà fatto, anche se siamo di Varese va bene lo stesso! Savonlinna, la città tra i Laghi Due giorni dopo ci spostiamo verso la celebre Regione dei Laghi. Passiamo quattro ore sonnacchiose a bordo di un treno, attraversando infiniti prati verdi, fattorie rosse col tetto a punta, allegri fiumiciattoli e suggestivi specchi d’acqua. Sfioriamo per molti chilometri il confine russo, emozionandoci. Inevitabilmente il pensiero corre ancora di là verso S. Pietroburgo, città che avremmo dovuto visitare ma che abbiamo tralasciato con molto rimpianto per ragioni di tempo. All’arrivo a Savonlinna, soggiorniamo in un B&B tipicamente finlandese (nota di merito al Tourist Info alla Stazione di Helsinki che fa anche servizio di prenotazione alberghi in tutta la Finlandia!), situato appena fuori città in direzione Mikkeli. Che posto splendido! Ci accolgono il gentilissimo proprietario, un bel cagnone fulvo affettuoso e una casettina rossa completamente di legno (il ‘mokit’) con le finestre ed il tetto bianco, roba da fare invidia ad uno chalet di montagna. Tra le fronde dei boschi di betulle s’intravede un laghetto azzurro (jarvi) chiamato Attikka, scopriamo con piacere che l’acqua è tiepida ed invitante, e che ci sono una barchetta a remi ed un mokit per la sauna. A guardare questi boschi non mi stupirei se in una di queste sere magiche trovassi gnomi, elfi, folletti e fatine che tengono il loro ‘Gran Consiglio’ sotto i rami nodosi e tra l’erba di questo morbido sottobosco!! Il ricordo che mi torna più spesso alla mente e di cui sento più nostalgia, è questa luce sempre presente… mi sono ritrovata fuori dal cottage verso mezzanotte che era ancora chiaro, tutto era immerso in un’incredibile tranquillità, l’aria quasi ferma, la luce soffusa appena in ombra, i colori opachi.. Non capivo se ero sveglia o se dormivo.. Sembrava un incantesimo.

La Terra dei Laghi ci circonda e noi con essa cerchiamo di perderci nella sua favola.. Viene quasi voglia di fermarsi qui per molti giorni, ma il viaggio deve continuare.

Partenza per Rovaniemi Avrei mai potuto immaginare due mesi fa che avrei dormito sul ‘Santa Claus Express’ in piena estate finlandese diretta verso il Circolo Polare Artico? Rovaniemi! Solo il nome mi fa pensare ad una tipica e variopinta cittadina con le casine di legno, la gente operosa ed indaffarata, gli allevamenti di renne… Visto che è la capitale della Lapponia e ci abita Babbo Natale (o Santa Claus o Joulupukki come lo chiamano qui), era il minimo che mi potessi immaginare! Invece… Ma andiamo con ordine. Del lungo viaggio in treno mi ricordo la città di Tampere, sfilata davanti agli occhi attraverso il finestrino verso l’una di notte, ed un bellissimo frugoletto biondo visto nel vagone ristorante durante la colazione… aveva un certo non so che.. Il modo di guardare, il modo di gattonare sul tavolino, gli occhi un pochino a mandorla… insomma, non c’è altra spiegazione.. Doveva per forza essere un piccolo elfo!! Dopo tredici ore raggiungiamo la meta, sopra di noi splende un bel sole in un delizioso cielo blu che sa già di artico. Scarichiamo i bagagli in hotel, recuperiamo una cartina in stazione e partiamo per il centro… Purtroppo l’entusiasmo cala subito (almeno da parte mia) alla vista di certi palazzoni di mattoni del tutto simili a quelli delle nostre città, centri commerciali, edifici in vetro cemento, scritte al neon, cartelloni pubblicitari, una infinità di locali ‘Bingo’, un centro pedonale abbastanza anonimo.. Ma dove sono finite le casine di legno che mi ero immaginata!? Qui non c’è un filo di verde, è tutto grigio e triste cemento!! Sempre Rovaniemi, visita a Babbo Natale e Circolo Polare Dal centro prendiamo il bus nr. 8 che ha una bella vetrofania con su scritto ‘Artic Circle’: il pensiero di attraversarlo mi entusiasma come un bambino, e se poi si conta che stiamo anche andando a casa di Babbo Natale.. Beh, l’emozione raddoppia!! Il piccolo villaggio di Santa non tradisce le aspettative, anche se è schifosamente commerciale ed i prezzi sono alle stelle!! Ci sono il piccolo Ufficio Postale e la casa vera e propria del Babbo, col tetto a punta e con una sua enorme foto che troneggia su tutto il luogo. Mi fa un certo effetto ritrovarmi al venti luglio al Circolo Polare Artico, con 26 gradi, sudata, in maniche corte, con un sole da fare invidia a Rimini a Ferragosto che picchia in testa, girare davanti alla casa del Babbo con in sottofondo le canzoncine tradizionali di Natale… Concorderete che è una situazione alquanto stramba!!! Infatti il sole ci dà alla testa, io mi sdraio sul Circolo, Max ci cammina a mo’ di equilibrista.. Ma lo sberleffo finale è sederci sopra a mangiare il gelato!!!! Difatti Odino non sembra gradire… Ahimè! Il giorno dopo inizia il brutto tempo che ci accompagnerà fino ad Oslo.

Dopo le foto di rito davanti al Mappamondo di marmo ed al ceppo che segna le distanze delle varie città del mondo (Roma 2985 km, CapoNord 680 km), entriamo nell’Ufficio Postale. Se prima fuori mi sentivo strana, qui la sensazione aumenta! Tutti i commessi hanno il berrettino rosso con pon pon bianco, ci sono le candele accese, la moquette rossa, gli scaffali con le lettere da tutto il mondo, ma soprattutto una bellissima scrivania in legno dall’aria alquanto consumata, con un tagliacarte, dei fogli puliti, ed una stupenda penna d’oca bianca intinta in un calamaio! Fantastica! C’è anche un personaggio vestito in gilet nero e camicia bianca, con la pipa in bocca e i baffi ritorti con la punta all’insù, che però si defila subito. Beh l’atmosfera è indescrivibile!! Sembra di essere stati direttamente catapultati al 25 dicembre! Nella casetta invece tutto è ancora più sognante, la luce è dolce e soffusa. Varchiamo una porta di legno addobbata e troviamo un grande scaffale con libri di cartapesta enormi, un mappamondo, un gattone di peluche adagiato su un sofà con orsetti, elfi e letterine. Nemmeno il tempo di guardarci intorno che d’improvviso ci appare davanti Babbo Natale in carne ed ossa e barba bianca…Viene proprio una gran voglia di tirargliela!!! Restiamo lì imbambolati a contemplarlo per non so quanto tempo.. Notate che ho 28 anni e mi sono emozionata! Però purtroppo il tempo scappa, e dobbiamo rientrare in città.. In fondo non è poi cosi deludente, la zona vicina alla confluenza dei due fiumi è piena di fiori coltivati, ed il campeggio e la chiesa meritano davvero un’occhiata!! Inari Tappa intermedia verso la sospirata NordKapp. Attraversiamo boschi di betulle sempre più basse, la vegetazione si fa sempre più rada e le abitazioni inesistenti. Finalmente incrociamo le renne! Man mano che ci addentriamo nella terra dei Sami si vedono branchi sempre più numerosi. La strada che costeggia l’Inarijarvi è molto panoramica, il lago è stupendo e nonostante la pioggia (eheheheh.. Ce la manda Odino..) i colori sono accesi e puliti.

Arriviamo al villaggio di Inari, si e no 300 abitanti, una chiesina graziosa, un campeggio, un Tourist Info, un supermercato, un museo Sami all’aperto. Qualcuno per pagare usa ancora i vecchi marchi finlandesi. Il lago ha un sottile tratto di spiaggia, un molo, un pontile dove attracca un idrovolante.

In questa piccola oasi d’oblio regnano incontrastate alcune colonie di gabbiani cinerini.

Qui, tra i silenzi del mondo, sullo specchio d’acqua sacro ai Sami dove tutto sembra permeato da un alone quasi mistico, ha inizio il viaggio verso la punta più estrema d’Europa.

Partenza per NordKapp L’orario dei bus segna: ‘ore 17.00 Hotelli Inari’.

Io alle quattro già scalpito, e alle quattro e dieci trascino Max (che protesta!) fuori alla fermata.

Dopo tre quarti d’ora di febbrile attesa, lo vediamo sbucare fra gli alberi in fondo alla strada.

Batticuore. Sapevo che prima o poi il sogno di una sera di primavera mi sarebbe venuto incontro, però non ero certa né del come né del dove, né con quale mezzo poteva raggiungermi.

Ora il mio sogno si fermava davanti a me sottoforma di un bus marrone e giallo, con un gran stridio di freni. L’autista, vestito con una camicia azzurrina, scende per aprire il bagagliaio, mi guarda e mi chiede con un sorriso gentile: ‘NordKapp, madam?’ In viaggio verso Lakselv, la Artic Road La strada si snoda ancora attraverso boschi, e pare un nastro grigio che taglia a metà la foresta e mi porta dritto in direzione nord. Al confine con la Norvegia il paesaggio cambia radicalmente, lasciamo i boschi e le distese piane della Finlandia (Kiitos, Suomi!!) e incominciamo a vedere fiordi smeraldini incastonati tra montagne scure e rocciose. Nonostante il sonno, è impossibile dormire: ci mangiamo letteralmente il paesaggio con gli occhi, il verde ed il blu del mare, le coste sabbiose alternate a scogliere frustate dalle onde, il cielo con le sue nuvole basse, le casine rosse solitarie nelle baie, le piccole città subito superate. La natura che ci circonda è talmente smagliante da non farci pensare a nient’altro. Il fiordo da Lakselv fino all’isola di Mageroya è incredibile, da solo vale tutto il viaggio.

Scrutiamo l’orizzonte, si distinguono baie e montagne immerse nella nebbia in lontananza… quale sarà il nostro mitico promontorio? Dove saremo diretti, verso il cielo scuro che sa di pioggia, o verso quell’apertura che ci fa scorgere un filo di blu tra le nubi spaccate? Signor Autista, ho letto anche il tuo nome sulla targhetta ma non me lo ricordo, portami fino a NordKapp, vai dove ti pare ma vai verso quel filo di blu sottile, non posso rimanere delusa in questo mio sogno! Scansa le nuvole basse e lasciatele alle spalle, portami lassù fin dove si può, fin dove puoi arrivare, fin dove potrò dire ‘da qui in avanti c’è solo il Mar Glaciale’, fin dove potrò raccontare di aver gustato il sapore del mio sogno iniziato quasi per scherzo.

L’autista azzurrovestito (un angelo?!) si dirige verso il blu, si gira e parla un po’ con noi, ci chiede da dove veniamo, e se da noi ci sono delle strade come questa. Fa un gesto come ad abbracciare tutto il paesaggio, e dove non arriva il nostro inglese, arrivano l’espressione e la luce dei suoi occhi… Sarà emozionato anche lui nel percorrere questo tragitto? L’isola di Mageroya è un susseguirsi di rocce scoscese, dolci pendii, casine rosse e laghetti verdi.

Manca ogni tipo di vegetazione, all’infuori di una rada copertura d’erba verde-giallognola che spunta tra le rocce, ma a me pare bellissima nonostante sia una landa desolata e ventosa.

All’ultimo cartello, tredici chilometri mi sembrano un’infinità.

Il bus prosegue sicuro lungo la strada tortuosa, finché d’improvviso davanti a noi si apre un falsopiano, e tra la foschia compare un promontorio a picco sul mare. E’ il mio, è NordKapp. Lo so con sicurezza appena lo vedo. Sto arrivando! L’Autista guida piano come per farci assaporare lo splendido paesaggio, e quando dopo una curva vedo sbucare dal nulla il Centro Visitatori, unica costruzione in mezzo all’infinito ed alla luce, il groppo in gola si scioglie in una lacrima che inizia a punzecchiare l’angolo dell’occhio.

L’ultimo chilometro è un sogno, l’accesso al parcheggio pure. Ci mettiamo lo zaino in spalla ed entriamo imbambolati nella NordKapp Hall.

Forse durante il percorso mi sono addormentata, e sto sognando..

No.

Sono sveglia, e sono qui.

CapoNord!!!! 22/7/2002, guardando l’infinito Noncuranti della marea di folla vociante, attraversiamo la Hall ed usciamo direttamente a pochi metri dal promontorio. Ci sono solo le rocce ed una recinzione; più avanti di lì non si può andare.

Oltre il promontorio, tutto è imponente. Il mare silenzioso, i gabbiani in volo, le nuvole, il riflesso arancione del sole sull’acqua, il vento lieve.

La sensazione di essere in cima al mondo, accompagnata solo dal silenzio, mi rimarrà impressa a lungo. Capisco cosa veramente significhino le parole ‘infinito’ e ‘sconfinato’.

Sono le uniche che si possano adattare a questo luogo, ma purtroppo non rendono tutta la gamma di emozioni provate stando lì in cima al mondo, a guardare giù, a contemplare quell’incredibile mare che rispecchia tutte le gradazioni del blu, ed il sole in lontananza, purtroppo nascosto dietro le nubi.

Lo sguardo si sposta da est ad ovest, abbracciando tutto quello che si riesce a scorgere, tentando di imprimersi nella mente ogni singolo colore, ogni singola forma di ogni singola roccia, ogni profumo, ogni particolare. Il momento diventa magico, è infinito, è quasi mistico. Ora è mio.

Per caso mi rifletto in una porta a vetri della Hall. Mi guardo, e vedo un viaggiatore con lo zainone, tanti chilometri macinati alle spalle, ed un sorriso che non sapevo di avere. Mi piace questa immagine che mi si presenta, spero che durerà a lungo, anche quando questo viaggio sarà purtroppo lontano, e sarò stata ripresa nella routine di tutti i giorni. Il ritorno è proseguito lungo la Norvegia, bella da mozzare il fiato, con le incredibili Lofoten, e l’arrivo rocambolesco nella capitale, dove ci siamo messi ad urlare ‘Osloooo!!!’ lanciando in aria le guide del Touring.

Però questo era il racconto del mio sogno, e mi pare giusto finire qui.

Mi torna in mente l’immagine di una statua messa un po’ lontano dalla linea del promontorio, raffigura una Madonna coi capelli scompigliati dal vento che guarda il nord, ed un bambino vicino a lei che addita nella stessa direzione. Immagino come sarà d’inverno quel luogo, immerso nella neve e nell’oscurità polare, e nella magia del ricordo mi pare di una bellezza incredibile.

Chissà se anche il suo scultore ha avuto la possibilità di realizzare un sogno, e se ci è riuscito.

Non smettete mai di sognare!!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche